crescita ed emergenti Restano le incognite I TITOLI …...preparato da tempo i mercati a un rialzo...

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Rendimenti 10 anni nel secondario 2,281 1,593 5,647 1,956 1,159 0,777 1,905 2,106 2,663 0,355 Brasile Portogallo Spagna Usa ITALIA Gb Francia Canada Germania Giappone I TITOLI DI STATO NEL MONDO I tassi dei bond governativi Base 31/12/14 = 100 160 150 140 130 120 110 100 90 17/09/2015 31/12/2014 S&P 500 -3,0% Shanghai Composite -4,6% Stoxx 600 +5,6% 100 LE BORSE DA INIZIO ANNO

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Il Sole 24 Ore 5Venerdì 18 Settembre 2015 ­ N. 257

Mercati globaliLA BUSSOLA DEL RISPARMIATORE

Le “minute”I gestori consigliano di leggere i verbali Fedper capire quando arriverà il rialzo dei tassi

Il nodo CinaIl rallentamento della Repubblica Popolareè una variabile cruciale da monitorare

Andrea Franceschi

L a Federal Reserve stapreparando da tempo imercati alla 

normalizzazione della sua politica monetaria ma il tanto atteso rialzo del costo del denaro non è arrivato. Da qualche tempo per la verità gli investitori stavano scontando l’eventualità di un rinvio. La frenata cinese, il crollo dei prezzi delle materie prime, gli scossoni sui mercati emergenti e l’ondata di volatilità che ha colpito i listini globali nel corso dell’estate hanno evidentemente turbato il clima di fiducia sulla ripresa negli Stati Uniti che era alla base del processo di normalizzazione della politica monetaria ultraespansiva mantenuta dalla banca centrale Usa. 

La Federal Reserve ha pensato di prendersi ancora del tempo per ponderare una scelta tanto delicata come l’avvio del primo ciclo rialzista sui tassi da oltre dieci anni a questa parte. Come si sono mossi i mercati a seguito di questa decisione? Nell’immediato si è visto un prevedibile deprezzamento del dollaro e un netto calo dei 

rendimenti dei titoli di Stato Usa mentre meno chiaro è stato l’orientamento di Wall Street dove la prospettiva del mantenimento dei tassi zero (tendenzialmente positivo perla Borsa) è stato controbilanciato dai timori espressi nel comunicatofinale dei banchieri centrali sui possibili effetti negativi derivanti dal difficile contesto globale (si pensi alla frenata cinese).

Una certezza resta: la volatilità dei mercati che resta superiore alla media. Sebbene nell’immediato si possano presentare delle opportunità a seguito della decisione della Fed il consiglio degli addetti ai lavori per gli investitori dal profilo di rischio medio basso è quello di non muoversi in attesa di una stabilizzazione del quadro di riferimento.

In questi giorni alcuni commentatori invocavano un intervento dei tassi da parte della Fed che in qualche modo potesse mettere fine all’incertezza sui tempi della stretta che si protrae da molto tempo. La banca centrale ha deciso di mantenere in vigore le misure ultra­accomodanti di politica monetaria. Ma allo stesso tempo ha lasciato gli investitori «appesi» all’eventualità di un rialzo dei tassi visto dai più come inevitabile. Per pianificare il proprio investimento è quindi cruciale cercare di farsi un’idea di quando il fatidico rialzo del costo del denaro potrebbe arrivare. Il consiglio di Domenico Rizzuto di Dr Finance Consulting è quello di leggere con attenzione i verbali del direttivo Fed, da sempre molto indicativi 

dell’orientamento dei banchieri centrali. 

Nel frattempo gli investitoripiù abituati alle operazioni mordi e fuggi (e quindi dal profilo di rischio più alto) potrebbero beneficiare del prevedibile “rimbalzo” che il rinvio della stretta sui tassi Usa potrebbe innescare su quelle classi di investimento che più di altre avevano sofferto la prospettiva di un rialzo dei tassi. 

Resta il fatto che quella della Fed è una “non decisione” che certo non scioglie nodi importanti come quello del rallentamento dell'economia cinese o il problema della debolezza strutturale delle materie prime (di cui Paesi come il Brasile o la Russia sono importanti esportatori) che continua ad essere pesantemente viziato da un grave problema di sovracapacità produttiva. 

Insomma ­ avvertivano neigiorni scorsi gli analisti di Goldman Sachs ­ se nell’immediato la mossa Fed potrebbe ridare ossigeno ad alcune asset class fortemente svalutate come valute e Borse dei mercati emergenti, occorre sempre ricordare che i fattori che ne hanno determinato la debolezza restano. 

La mossa Fed in definitiva potrebbe provocare nel breve periodo un’inversione di tendenza rispetto a quanto visto nei mesi scorsi ma il quadro generale resta inalterato e a quello occorre fare riferimento quando si pianifica un investimento in un’ottica di medio periodo. 

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Scelte di breve termineRestano le incognite crescita ed emergentiLa volatilità si conferma un rischio

Valute

Il dollarosi deprezza,ossigeno per i Brics

pLa prospettiva di un rialzo dei tassi di interesse negli Usaha fatto apprezzare molto il bi­glietto verde (il dollar index è risalito del 10% nell’ultimo an­no). La mossa dei banchieri centrali Usa , sebbene sconta­ta da una parte degli investito­ri alla luce degli scossoni che hanno colpito il mercato negliultimi mesi, dovrebbe preve­dibilmente  invertire  questa tendenza. È probabile quindi che si possa assistere a un re­cupero delle valute emergentiche più erano state penalizza­te  dalla  prospettiva  di  unastretta Fed. Resta il fatto che gli squilibri finanziari che han­no innescato il tonfo di questemonete restano problemi da risolvere e che, nel medio­lun­go periodo, dovrebbero man­tenere sotto pressione i corsi di queste monete. 

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Azioni

Il rinviosolleva dubbisulla ripresadell’economia

pLa banca centrale Usa ha preparato da tempo i mercati aun rialzo dei tassi di interesse motivandolo con l’andamentopositivo dell’economia. Tutti iprincipali  indicatori  macro­economici sono in migliora­mento e solo l’inflazione viag­gia ancora lontano dall’obiet­tivo del 2% (principalmente a causa di fattori temporanei co­me il crollo del prezzo del pe­trolio). Rinviando la stretta la banca centrale ammette che lasolidità dell’economia ameri­cana potrebbe essere minac­ciata da fattori di debolezza esterni (come la frenata cine­se). Un segnale che potrebbe spingere  gli  investitori  chehanno puntato sull’azionario Usa sulla spinta della ripresa apreferire altre asset class me­no legate alle fluttuazioni delciclo economico. 

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Titoli di Stato

I Tbond Usatornanoad esseregettonati

pIl mantenimento dello status quo di politica mone­taria è stato accompagnatoda una corsa all’acquisto dititoli di Stato Usa i cui ren­dimenti sono tornati a scen­dere. Al netto delle reazionidi giornata resta il fatto chela stretta, nell’opinione dibuona parte degli osserva­tori, viene semplicementerimandata. La Fed insommaha dato il proverbiale calcioalla lattina che non modifi­ca la prospettiva generaleche resta restrittiva (e quin­di  negativa  per  l’obbliga­zionario). Insomma se nel­l’immediato  i  tassi  deiTbond sono scesi l’orienta­mento nel medio lungo pe­riodo è al rialzo. Tutto peròdipenderà dai tempi e daimodi in cui il rincaro del co­sto del denaro arriverà.

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Rendimenti 10 anni nel secondario

2,281

1,593

5,647

1,956

1,1590,777

1,9052,106

2,663

0,355

Brasile Portogallo SpagnaUsa ITALIAGb FranciaCanada Germania Giappone

I TITOLI DI STATO NEL MONDO

I tassi dei bond governativi

Base 31/12/14 = 100

160

150

140

130

120

110

100

90

17/09/201531/12/2014

S&P 500

-3,0%

ShanghaiComposite

-4,6%

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