CLSOPD scheletrati

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I FACOLTA’ di MEDICINA e CHIRURGIA I

CORSO di LAUREA SPECIALISTICA in ODONTOIATRIA e PROTESI DENTARIA

CORSO INTEGRATO di RIABILITAZIONE PROTESICA

INSEGNAMENTO di PROTESI DENTARIA III

Prof.ssa IOLE VOZZA

Classe Configurazione Appoggio Protesico I Selle edentule distali

bilaterali Dento-Mucoso

II Selle edentule distali monolaterali

Dento-Mucoso

III Selle edentule intercalate posteriori unilaterali o bilaterali

Dentale

IV Selle edentule intercalate anteriori

Dentale o Dento-Mucoso in funzione dell’estensione della sella

Le prime 3 classi possono essere suddivise in ulteriori sottoclassi sulla base della

presenza e del numero di lacune intecalate.

CLASSE I

EDENTULIA DISTALE

BILATERALE

CLASSE II

EDENTULIA DISTALE

MONOLATERALE

CLASSE III

EDENTULIA INTERCALATA

BILATERALE

CLASSE III

EDENTULIA INTERCALATA

BILATERALE con

Perdita di un canino

CLASSE III

EDENTULIA INTERCALATA

UNILATERALE

CLASSE IV

EDENTULIA INTERCALATA

ANTERIORE

Proiezioni della popolazione anziana (> 65 anni) nell'ambito italiano fino al 2007 (ISTAT).

il 73% delle protesi parziale rimovibili è rappresentato da protesi a sella libera distale, suddiviso in: 40% di I (bilaterale) e 33% di II (monolaterale) classe di Kennedy

La protesi "mobile" o "rimovibile“ è un dispositivo che sostituisce tutti (completa) o solo alcuni (parziale) elementi dentari.

Si tratta di protesi realizzate in resina acrilica rosa, sulla quale sono montati i denti mancanti.

Nella protesi completa la stabilità è data dalla pressione negativa dovuta alla suzione che si ha con l'aderenza della protesi alla mucosa.

E' necessario che le protesi mobili abbiano buona aderenza con la mucosa e siano sottoposte a controlli frequenti con periodiche ribasature.

Nel caso della protesi parziale la sua stabilità è data dall'ancoraggio ai denti rimasti tramite ganci fusi o a filo.

Viste le nuove tecniche in auge, la protesi parziale andrebbe intesa piuttosto come un dispositivo provvisorio in attesa di soluzioni definitive scheletrate o fisse.

Viene realizzata quando si presenta l'opportunità di combinare una parte di dispositivo fisso ed uno rimovibile.

Avremo pertanto le caratteristiche tipiche della protesi fissa (che potrà essere realizzata in resina o ceramica su metallo), abbinate a quella della protesi rimovibile scheletrata, con alcuni indubbi vantaggi.

Il collegamento tra le due parti non avverrà con ganci, ma bensì con attacchi di precisione o dispositivi analoghi, con grande vantaggio sul piano estetico, funzionale e della stabilità.

La realizzazione di questo tipo di protesi, si presta per quei casi nei quali si hanno selle edentule con la necessità di maggiore estetica e funzionalità .

LEGA CERAMICA E SCHELETRATO

CON ATTACCHI

Può essere una alternativa di buona qualità al trattamento implanto-protesico. Può essere utilizzata anche inserendo impianti endossei (per eliminare o ridurre il problema dei ganci). Naturalmente le connessioni implantari devono essere attacchi di precisione .

Se la protesi viene inserita in una serie interrotta di denti, parliamo di protesi intercalata.

E’ sempre limitata da un dente naturale su entrambi i lati di

ogni sella protesica, questo anche se la breccia è tra i pilastri anteriori.

SCHELETRATO IN LEGA

AUSTENAL-VITALLIUM

Se la protesi sostituisce una serie di denti ridotta da uno o da entrambi i lati, si parla di protesi a sella libera.

Questo vale anche nel caso in cui si debbano sostituire contemporaneamente denti singoli nel settore anteriore.

PROTESI DENTALE SCHELETRATA

Se la serie di denti in una mascella è sia interrotta che accorciata si può parlare di protesi combinata.

PROTESI COMBINATA CON CORONE IN LEGA NON PREZIOSA E CERAMICA E SCHELETRATO CON ATTACCHI

SCHELETRATO IN LEGA AUSTENAL VITALLIUM

II Classe di Kennedy

  Connettore principale   Connettori secondari   Ganci   Appoggi   Ritenzioni secondarie

IALLO

congiuntore principale

(placca palatina)

AZZURRO

congiuntori secondari

(per unire la base in resina

e per unire ganci o appoggi)

MARRONE

appoggi diretti e indiretti

ROSSO

Il connettore principale è la componente che unisce

le parti controlaterali di una protesi parziale rimovibile.

Ad essa si uniscono tutte le porzioni della protesi.

Fornisce la stabilità all’arcata e si oppone al

dislocamento provocato dai carichi.

Possiede, quindi, rigidità.

  Rigidità   Rispetto del tessuto gengivale   Non creare zone di ricettacolo   Non indurre disagio al paziente   Fornire mezzi per ottenere ritenzioni secondarie   Dare possibilità di sostenere le selle dentarie

- deve essere posizionato lontano dai tessuti

mobili del cavo orale,

- non deve entrare in contatto con il margine gengivale,

- durante l’inserzione e la disinserzione non deve

entrare in contatto con tessuti duri o molli,

- va progettato in modo da non traumatizzare le

porzioni dei tessuti distali.

1.  Fascia palatina

2.  Barra palatina doppia (antero-posteriore)

3.  Connettore a U

4.  Palato completo

5.  Barra palatina singola

• E’ il connettore più versatile a cui i pazienti si adattano più facilmente

• Ampiezza non inferiore a 8mm

• Non deve attraversare o comprimere le rughe palatine

• Occupa lo spazio dell’osso alveolare riassorbito

• Controindicazioni: tori palatini estesi

• Consiste in 2 barre metalliche che attraversano il palato collegate da due fasce longitudinali con la barra posteriore più estesa dell’anteriore

•  utile in presenza di grandi lacune intercalate o di grandi tori inoperabili

• Ridotta rigidità a causa della forma allungata

• La copertura delle rughe può provocare infiammazione mucosa

• Danni a carico del marine gengivale della dentatura residua

• Indicazioni: IV Classe Kennedy con sostituzione denti anteriori

• Grandi tori inoperabili

• Può essere in metallo o metallo e resina

• L’estesa copertura del palato può provocare infiammazioni e aumentarne il peso

• Indicato nella I Classe di Kennedy con denti residui uguali o inferiori a 6

• Estensione ridotta e spessore limitato nella zona posteriore del palato

• Per migliorare la scarsa rigidità è necessario aumentarne lo spessore con maggior disagio per il paziente

A lingua moderatamente elevata si segna il limite inferiore dell’altezza funzionale del pavimento con una matita copiativa e il segno viene trasferito sull’impronta in alginato.

Misurazione a lingua moderatamente elevata della distanza tra il margine gengivale linguale degli incisivi e il pavimento della bocca trasferita sul modello maestro.

Quando l’area sottolinguale è particolarmente critica

Il connettore principale linguale dovrebbe avere il

bordo superiore almeno 4 mm sotto il margine gengivale.

Però, il bordo inferiore dovrebbe avere, come limite,

i tessuti molli, in modo da non indurre traumi.

Si possono, quindi, verificare casi in cui

non sussiste spazio sufficiente per il

connettore stesso. In questi casi, vanno impiegati

connettori particolari.

Esistono sei tipi di connettore principale linguale.

- a barra linguale,

- a bara sottolinguale,

-con ferula linguale,

-a barra linguale e cingolo,

- con cingolo continuo,

- con appoggio labiale.

- la più usata,

- sezione a “goccia” o “a pera”,

- margine superiore arrotondato e assottigliato,

- margine inferiore arrotondato,

- “rinforzata” nella parte centrale,

soprattutto se lunga.

- margine inferiore non traumatizzante per la mucosa

ma quanto più basso possibile:

i) per evitare eccessivi contatti con lingua a riposo,

ii) per non “intrappolare” residui di alimenti,

iii) per essere più lontano rispetto alla gengiva

marginale,

iv) per essere più lontano dai denti.

- da usare quando la profondità del pavimento della

bocca è limitata e non consente di porre il margine

superiore alla distanza di almeno 4 mm dalla

gengiva marginale,

- attenzione:

i) al frenulo linguale,

ii) sottosquadri linguali.

- è rappresentata da un connettore principale che è

l’ unione di una barra linguale, di un cingolo continuo

e dei connettori secondari laterali

- deve essere il più possibile sottile,

- deve seguire il profilo dei denti e degli spazi interdentali,

- il bordo superiore non deve stare sopra il 1/3 della

superficie linguale,

- è consentita la rimozione di piccole porzioni di denti

quando questi siano un po’ sovrapposti (affollati).

INDICAZIONI

- frenulo interferente o meno di 8 mm fra pavimento

bocca e margine gengivale libero (il bordo inferiore

può essere un po’ più in alto rispetto al pavimento), - presenza di creste riassorbite nelle classi I di Kennedy

(creste piatte offrono scarsa resistenza alle torsioni

orizzontali della protesi), - stabilizzazione per denti compromessi parodontalmente,

- quando si ipotizzi la perdita di elementi (che quindi si

possono aggiungere più facilmente unendo alla ferula

metallica la resina necessaria a portare il dente artificiale).

CONTRO-INDICAZIONI

- si ricoprono i denti e le gengive (maggior frequenza di

carie e problemi parodontali), - provoca eccessive tensioni sui denti (se non ben

disegnata e sostenuta), - problemi estetici (se esistono diastemi che consentono

di far vedere la ferula metallica dalla parte vestibolare).

- viene impiegato quando la presenza di diastemi rende poco accettabile da parte del paziente (esteticamente) la vista vestibolare del metallo della ferula.

- viene impiegato quando sarebbe utile un connettore

a ferula linguale ma l’allineamento assiale degli

elementi anteriori induce tali sottosquadri che

sarebbero difficili da eliminare

- viene impiegato quando l’inclinazione linguale dei denti rimasti è estrema e tale da non consentire l’impiego di una qualsiasi barra linguale,

- viene impiegato quando la presenza di denti con inclinazione linguale non è correggibile o quando, in presenza di tori mandibolari, non sia possibile la loro correzione chirurgica.

IALLO

congiuntore principale

(placca palatina)

AZZURRO

congiuntori secondari

(per unire la base in resina

e per unire ganci o appoggi)

MARRONE

appoggi diretti e indiretti

ROSSO

ASPETTI BIOMECCANICI

i) unire il connettore principale

con le altre componenti della protesi,

ii) trasferire i carichi funzionali dalla protesi

ai denti pilastro,

iii) trasferire i carichi funzionali dai denti pilastro

(attraverso appoggi, ganci…) alla protesi.

CARATTERISTICHE GENERALI

i)  deve essere rigido ma poco sporgente,

ii)  non deve essere posizionato su superfici convesse

(attenzione: sottosquadri dei denti),

iii) deve essere assottigliato nella porzione verso i

denti e più spesso nella parte linguale/palatale,

cercando di occupare lo spazio interdentale,

iv) deve coprire meno margine gengivale possibile

(ad angolo a 90° rispetto al connettore principale)

FUNZIONI

Al connettore secondario spetta il compito di

guidare l’inserzione della protesi, scivolando sui

piani di guida presenti o creati sui denti pilastro.

FUNZIONI

Al connettore secondario spetta il compito di

unire il connettore principale ad eventuali ganci

o ad appoggi sui denti naturali.

FUNZIONI

Al connettore secondario spetta il compito di

fornire una base alla resina che reggerà gli

elementi artificiali.

FUNZIONI

Al connettore secondario spetta il compito di

fornire una base alla resina che reggerà gli

elementi artificiali:

inferiormente per almeno 2/3 della cresta edentula,

superiormente per tutta la lunghezza della cresta

edentula.

ATTENZIONE!

Il connettore secondario deve:

- essere un po’ sollevato dalla mucosa alveolare

per lasciare lo spazio alla resina…

- … ricordando, però, di pianificare attentamente la

posizione della maglia metallica per evitare

interferenze con la successiva applicazione dei denti.

IALLO

congiuntore principale

(placca palatina)

AZZURRO

congiuntori secondari

(per unire la base in resina

e per unire ganci o appoggi)

MARRONE

appoggi diretti e indiretti

ROSSO

QUALSIASI PORZIONE DI UNA PROTESI

PARZIALE RIMOVIBILE CHE GIACE SU DI UNA

SUPERFICIE DI DENTE NATURALE E CHE

ABBIA LA FUNZIONE DI FORNIRE RITENZIONE

O SOSTEGNO VERTICALE COSTITUISCE IL

COSIDDETTO APPOGGIO.

LA SUPERFICIE DI DENTE NATURALE CHE HA

LA FUNZIONE DI ACCOGLIERE L’APPOGGIO

VA OPPORTUNAMENTE PREPARATA

(SEDE DELL’APPOGGIO).

PREPARAZIONE DELLE SEDI IN SMALTO.

La preparazione delle sedi degli appoggi deve

sempre seguire, mai precedere,

la preparazione più generale dei denti,

soprattutto nelle porzioni prossimali.

In caso contrario, il profilo della sede dell’appoggio

sarebbe alterato irreversibilmente.

PREPARAZIONE DELLE SEDI IN SMALTO.

Se nel preparare la sede dell’appoggio si incontrano,

ad es, carie o altri difetti è possibile

ricostruire la normale morfologia con piccoli restauri.

Attenzione a non impiegare gel al fluoro

come protezione perchè sembrano incompatibili

con gli idrocolloidi irreversibili

usati nelle impronte successive.

PREPARAZIONE DELLE SEDI IN CORONE OD ONLAY.

Le sedi degli appoggi devono essere

un po’ più ampie rispetto

a quelle preparate nello smalto.

FUNZIONI:

-  (sostegno verticale)

- mantenere i componenti della protesi

nella posizione programmata,

-  mantenere i rapporti occlusali stabiliti,

- distribuire i carichi occlusali sui denti pilastro.

Si riconoscono tre tipi principali di appoggi:

i) occlusale,

ii) incisivo,

iii) al cingolo.

Sede dell’appoggio

CARATTERISTICHE:

forma rotondeggiante e triangolare con apice verso il centro della superficie occlusale

CARATTERISTICHE:

deve avere lunghezza e larghezza uguali,

con un margine verso il connettore secondario

largo almeno 2,5 mm (per premolari e molari)

Sede dell’appoggio

CARATTERISTICHE:

il margine dentale che sostiene l’appoggio deve

essere abbassato di almeno 1,5 mm

Sede dell’appoggio

CARATTERISTICHE:

la sede dell’appoggio deve avere una forma rotondeggiante

(“a cucchiaio”) con maggiore concavità (“più basso”)

verso la porzione centrale occlusale

Sede dell’appoggio

< 90°

CARATTERISTICHE:

L’angolo formato dall’appoggio occlusale e dal connettore secondario deve essere inferiore a 90°. Solo in questo modo le forze possono essere dirette verso il dente pilastro.

Nei casi in cui non è possibile modificare una sede di

appoggio già presente o non sia possibile crearla

in modo da rispettare queste regole è necessario

ricorrere ad un appoggio occlusale secondario.

In queste situazioni, verificare che tutta la struttura

della protesi abbia rigidità sufficiente per assorbire

le forze di due appoggi occlusali opposti l’uno all’altro.

Nei casi in cui il dente pilastro sia rappresentato da

un ultimo molare inclinato mesialmente è necessario

ricorrere agli appoggi occlusali estesi.

Questi ultimi possono arrivare ad essere delle

coperture parziali (onlay) che ripristinano

superfici occlusali piatte.

Nei casi in cui il sistema di ritenzione della protesi

rimovibile preveda di impegnare le aree interprossimali

è possibile ricorrere anche ad appoggi occlusali

interprossimali.

Questi ultimi vanno preparati come se fossero due

appoggi singoli ma con una maggiore estensione

linguale.

ATTENZIONE a non invadere l’area del punto di

contatto fra i denti (ad es. evitare la ritenzione di residui

di cibo).

vestibolare

linguale

Nei casi in cui i denti pilastro rimanenti vadano protesizzati con corone, è possibile ricorrere anche ad appoggi interni.

Questi ultimi NON sono connettori e quindi NON sono attacchi.

Hanno il vantaggio di essere meno visibili.

Gli appoggi incisali sono i meno efficaci.

Possono essere impiegati come appoggi ausiliari.

Meglio utilizzarli per denti inferiori (canini).

Un appoggio incisale è maggiormente in grado

di promuovere spostamenti dentali per un

più sfavorevole fattore di leva.

L’appoggio incisale si prepara riducendo l’angolo di un

canino o la superficie incisale di un incisivo creando una

fossetta di circa 2.5 mm di larghezza e di circa 1.5 mm di

profondità.

Le preparazioni di sedi degli appoggi linguali sui denti

anteriori inferiori non sono quasi mai soddisfacenti

a causa dello scarso spessore di smalto presente.

Preparare una specie di V arrotondata, con apice rivolto

verso il margine incisale del dente.

Ideale sarebbe predisporre una sede di appoggio ricorrendo

ad un restauro protesico.

Quando possibile, vanno sempre preferiti appoggi sui premolari

o sui molari (occlusali).

Quando si debba impiegare un appoggio incisale, è meglio

preparare una sede per appoggio su di un canino.

Quando non si possa usare un canino è preferibile usare appoggi

multipli su più incisivi.

Quando possibile, è meglio impiegare un appoggio al cingolo (o linguale)

piuttosto che incisale. Questo perchè l’appoggio al cingolo (o linguale) è più

vicino all’asse orizzontale di rotazione del dente

IALLO

congiuntore principale

(placca palatina)

AZZURRO

congiuntori secondari

(per unire la base in resina

e per unire ganci o appoggi)

MARRONE

appoggi diretti e indiretti

ROSSO

Una ritenzione diretta è il dispositivo che, unendosi

ai denti pilastro, impedisce la dislocazione della

protesi rispetto alla base edentula tissutale.

Esistono due tipi principali di ritenzioni dirette:

- la ritenzione extra-coronale (ganci)

- la ritenzione intra-coronale (attacco interno o

attacco di precisione)

Azzurro = Arresto (Rest) = Supporto

Rosso = Braccio elastico (ritentivo)= Ritenzione

Giallo = Braccio rigido (reciproco) = Stabilizzazione

Grigio= corpo-spalla-connettore minore= Connessione

• Supporto tale da opporsi all’affondamento nei tessuti di sostegno • Stabilizzazione contro i movimenti orizzontali • Ritenzione contro le forze dislocanti verticali • Passività: non deve esercitare sul dente forze ortodontiche

Gancio di Akers

Gancio circonferenziale ad azione posteriore

Gancio ad anello

Per eseguire un gancio ad azione posteriore è necessario che la linea di analisi sia bassa linguo-palatalmente (questo per poter porre in questa zona l'abbraccio) ed alta distalmente (circa la metà del dente in regione vestibolare). Si misura il sottosquadro con il calibro da 0,25 mm sia disto-linguo-palatalmente che mesio-vestibolarmente.

Nel caso manchi il sottosquadro utile in regione mesio-vestibolare adopereremo il calibro da 0,50 mm per analizzare le pareti disto-linguo-palatali. Il gancio ad azione posteriore rovesciato si usa negli stessi casi descritti appena sopra ma quando la linea di analisi risulti più bassa vestibolarmente e più alta linguo-palatalmente.

Gancio ad anello

Questo tipo di gancio, facendo fulcro sulle creste durante il carico masticatorio, permette la disinserzione della sella.

Essendo il movimento rivolto verso la gengiva bisogna stare però attenti ad avere spazio per permettere lo scorrimento della punta del gancio.

Nel gancio equipoise n° 1 dovremo posizionare l'appoggio nella parte opposta alla zona edentula con l'abbraccio linguo-palatale e la zona di ritenzione in direzione della zona edentula sfruttando, a seconda dei casi, il sottosquadro mesio o disto-vestibolare.

• Miglior risultato dal punto di vista estetico poiché raggiungendo il sottosquadro dal margine gengivale del dente eliminano la visibilità del gancio. • Può essere realizzato con una minor copertura dentale e gengivale. • Altera minimamente il profilo dentale.

II contatto metallo-dente è minimo in quanto il braccio ritentivo entra in contatto con il dente pilastro solo tramite la sua parte terminale , contrariamente al gancio sopraequatoriale il cui braccio ritentivo decorre lungo la parete del dente.

• Il braccio ritentivo origina, dal connettore secondario che funge da ritenzione per la resina, decorre nel vestibolo e in corrispondenza del dente pilastro si ripiega di circa 90 gradi, incrocia il margine gengivale impegnandosi, con la sua estremità, nel sottosquadro del dente pilastro.

• La parte terminale del braccio ritentivo, raggiunto il sottosquadro dalla porzione cervicale del dente, svolge un'azione di ritenzione differente da quella dei ganci circonferenziali, che avviene per trazione.

• La porzione ritentiva ha infatti un'azione a spinta (tripping action), con la conseguenza che la forza necessaria per l'inserzione risulta minore rispetto a quella che si deve applicare nella disinserzione.

Nel disegnare un gancio sottoequatoriale è bene seguire queste regole fondamentali:

— Il braccio ritentivo non deve mai attraversare un sottosquadro gengivale (bozze canine, frenuli), in quanto ciò comporterebbe una sua eccessiva vestibolarizzazione, con conseguente ristagno di cibo ed un'eventuale interferenza con la guancia.

— La parte terminale attiva del braccio ritentivo deve essere prevista, nel rispetto del margine gengivale, nella zona più cervicale possibile per una miglior estetica e per diminuire l'effetto leva sul dente.

— La punta ritentiva deve essere orientata occlusalmente.

Riassumendo, tutti i ganci sottoequatoriali presentano una configurazione base costituita da una placca prossimale, da un appoggio mesiale (collegato al connettore principale tramite un connettore secondario) e dal braccio ritentivo.

a)--Gancio a T

b)--Gancio a T modificato o ad L

c)--Gancio a Y

d)--Gancio a I

I-Bar: È il braccio ritentivo, che deve essere posizionato a livello della massima curvatura del dente, il più vicino possibile al centro della superficie vestibolare (linea mediana) .

La sua sommità va posta all'equatore della corona anatomica mentre la sua area di ritenzione impegna un sottosquadro di 0,25 mm di profondità.

L'I-Bar, per raggiungere la zona cervicale del dente, deve incrociare ad angolo retto la gengiva marginale, ed essere posto ad almeno 2 mm da essa. La porzione verticale del braccio ritentivo, per una corretta flessibilità, deve essere lunga almeno 5 mm

Mesial Rest: costituisce l'appoggio che, unito al connettore principale tramite un connettore secondario, è mesiale rispetto all'estremità ritentiva dell'I-Bar, anteriorizzando così l'asse di rotazione

Proximal Plate: o placca prossimale è prevista in corrispondenza di un piano guida che deve essere preparato sulla superficie distale del dente pilastro fino a raggiungere la giunzione dente-tessuto. Il piano guida viene interamente ricoperto dalla placca prossimale che si estende orizzontalmente per circa 2 mm. in contatto con la gengiva

Il collocamento distale dell'appoggio sul dente pilastro ha un effetto dannoso sulla cresta edentula e sul dente pilastro. La posizione distale dell'appoggio ha infatti come conseguenza un movimento della base protesica lungo la mucosa molto obliquo (un arco quasi orizzontale)

In questo caso la mucosa adiacente alla superficie distale del dente non viene sottoposta ad un carico assiale, ma viene compressa con conseguente danno tissutale. Collocando l'appoggio sul dente mesialmente l'arco di movimento della base protesica cambia. La direzione del movimento risulta essere più perpendicolare alla mucosa in ogni zona.

Il carico che ne deriva è pertanto meno dannoso per cui i tessuti di sostegno manterranno più a lungo la loro integrità. L'appoggio distale, inoltre, per un effetto a chiave inglese, tende a far inclinare il dente pilastro distalmente con conseguente perdita di osso e ipermobilità dentale.

La collocazione dell'appoggio in sede mesiale tende invece ad inclinare il dente pilastro mesialmente. Questo movimento viene in parte annullato dal dente adiacente e l'effetto a chiave inglese viene ridotto al minimo.

In protesi, l'anatomia e il profilo del dente naturale devono sempre essere per quanto possibile rispettati, in quanto indispensabili per la salute dei tessuti di sostegno che lo circondano. Quando viene utilizzato un gancio circonferenziale il profilo del dente pilastro è alterato. L'interferenza con il naturale scorrimento del cibo sulla superficie del dente e sulla gengiva determina una perdita della stimolazione fisiologica indispensabile per la salute della gengiva. Questi aspetti negativi si riducono con l'utilizzo dell'I-Bar".

La zona di giunzione tra dente ed area edentula deve essere particolarmente rispettata onde evitare recessioni, irritazioni gengivali, ristagno di cibo, carie e riassorbimento osseo. La superficie distale del dente nell'I-Bar deve essere ricoperta da una sottile placca prossimale che ha un contatto di almeno 2 mm con la mucosa.

In questo modo la giunzione dente-tessuto verrà ricoperta, in maniera ottimale senza vuoti, dal metallo e non dalla resina; ciò facilita la detersione ed elimina il pericolo di ipertrofia gengivale, data la miglior biocompatilità del metallo.

La PPR con il gancio I-Bar o comunque con un gancio ad appoggio mesiale concentra lo stress vicino alla sommità della cresta. Gli stress interni radicolari sono uniformi e tendono a concentrarsi sulla superficie mesiale. Le strutture di sostegno del dente pilastro (premolare) rivelano uno stress apicale con un'estensione all'apice del canino. L'entità dello stress è in ogni punto minima.

Nel caso di un gancio con appoggio distale (gancio circonferenziale semplice) lo stress si estende, invece, in modo uniforme posteriormente lungo la cresta edentula. Lo stress è concentrato a livello delle superfici mesiale e distale della radice del premolare, fatto che indica torsioni interne radicolari. Le strutture di supporto sono particolarmente interessate apicalmente alla radice del premolare. L'area di stress si estende fino al terzo apicale della radice del canino

In queste condizioni è necessario ricorrere al restauro metallico oppure, se gli altri ganci dello scheletrato in esame nel loro insieme presentano già un'ottima ritenzione e stabilità, preparare il piano guida solo a livello della parte più occlusale ed ottenere il contatto tra la placca prossimale e la mucosa in un tratto lontano dalla giunzione dente-tessuto per preservare tale zona da fenomeni infiammatori .

2) Le alterazioni morfologiche tissutali sono costituite da:

a) un sottosquadro tissutale che non può essere attraversato dal braccio ritentivo: questo risulterebbe infatti troppo distanziato dalla mucosa creando così una zona di ricettacolo per il cibo ed un'interferenza con la guancia. Se si deve utilizzare un gancio di questo tipo è necessario ricorrere ad un intervento chirurgico per eliminare il sottosquadro. b) un deficit di gengiva aderente, la quale deve essere almeno di 3 mm, per evitare la formazione di ulcere a livello della mucosa alveolare. In questi casi, volendo usare un gancio a I, è necessario aumentare la gengiva aderente con un innesto gengivale libero o un riposizionamento apicale.

3) L'inserzione anomala di frenuli può anch'essa impedire la realizzazione della porzione verticale del braccio ritentivo che deve avere una lunghezza di almeno 5 mm. In questi casi, volendo utilizzare un gancio sottoequatoriale, è necessario ricorrere alla frenulotomia o alla frenulectomia o all'innesto gengivale libero.

A differenza della ritenzione diretta che si applica alla protesi mediante ganci su denti e radici della dentatura residua, la ritenzione indiretta agisce in zone lontane dai denti pilastro.

La ritenzione indiretta ha lo scopo di eliminare quei movimenti che tendono a far dislocare la protesi, e nello stesso tempo che i mezzi di ritenzione diretta carichino i denti, danneggiandoli per effetto della torsione, tanto sul piano sagittale che su quello trasversale.

Questa metodica trova il suo campo di applicazione su protesi con selle libere distali dove l'effetto di rovesciamento è più accentuato.

Per le protesi superiori la ritenzione indiretta ha un'importanza più ridotta perché le selle, oltre ad occupare una superficie più ampia, possono essere supportate da un progetto che contempla una placca palatina più estesa.

Fra le ritenzioni indirette più conosciute, il Braccio di Cummer è certamente il più semplice ma la soluzione migliore è il gancio continuo proposto da Kennedy il quale assolve non solo il ruolo di ritenzione indiretta ma ha anche il compito di evitare i movimenti trasversali di rotazione unendo i ganci tra di loro.

Da non sottovalutare è anche l'azione che il gancio continuo ha, di stabilizzatore dei denti residui.

In termini generali, i carichi trasferiti dalla protesi parziale rimovibile possono essere distribuiti, diretti e minimizzati dalla scelta, dal profilo e dalla localizzazione delle diverse componenti della protesi medesima.

Per evitare che la forza di ritenzione dei

ganci non basti o che il parodonto sia

sovraccaricato dalle forze di trazione

dobbiamo far si che il braccio di forza (k)

sia sempre il più corto possibile, mentre

il braccio portante (L) deve essere

mantenuto il più lungo possibile.

E’ necessario minimizzare le azioni di leva sugli elementi pilastro,

in particolare modo le azioni di leva di prima classe.

La lunghezza della sella libera soggetta ad il carico masticatorio(cioè la distanza tra il primo dente sostituito e l'estremità distale della sella libera ) non dovrà mai essere maggiore del tratto che va dall'elemento di sostegno posto di fronte fino all'asse di rotazione.

Se il braccio di forza K è più corto

del braccio di carico L

(in relazione all'asse di rotazione), la protesi a sella libera è costruita correttamente.

Nel caso di costruzione di protesi a sella libera bilaterale estesa avremo quasi certamente la necessità di spostare in qualche modo l'asse di rotazione della protesi stessa: la soluzione migliore è dotarla di elementi ritentivi aggiuntivi a carico del parodonto creando una seconda linea di sostegno.

Il carico vicino alla linea di ritenzione protegge la gengiva.

Notare l'asse di ribaltamento contrassegnato dalla linea viola.

Tali supporti devono perciò essere assicurati al loro posto per mezzo di elementi ritentivi anche se questo provocherà la perdita di esteticità della protesi.

Nel caso di costruzione di protesi laddove la dentatura residua sia fortemente decimata e quindi il braccio di forza risulti più lungo di quello di carico è meglio appoggiare la protesi lungo la linea tangenziale supportandola con una placca il più estesa possibile in modo da alleggerire il carico sul parodonto.

Anche nel mascellare inferiore tutte la parti portanti edentule dovranno farsi carico dello sforzo masticatorio.

Nel caso che siano solamente due molari i pilastri residui sarà nostra cura progettare due ganci aperti con appoggio distale in direzione della sella.

I bracci di ritenzione dei ganci aperti, impediscono che la placca si stacchi dalla cresta del mascellare, mentre i supporti distali agiscono da elementi

secondari di ritenzione.

La bisettrice B determina il

"Tragitto di inserzione"

Questo concetto vale tanto che gli assi dei denti convergano tanto che divergano.

L'asse di inserzione nel caso di pilastri divergenti

Lo strumento che si usa è il misuratore di sottosquadro per mezzo del quale è possibile una valutazione orizzontale adeguata al tipo di gancio da usare.

I misuratori di sottosquadro sono costituiti da un'asticciola (gambo da

inserirsi nel mandrino dell'asta del parallelometro) che determina, con una specie di testina, la sporgenza dal gambo: il valore riportato dal misuratore indica il valore di sottosquadro.

La testa del misuratore indica

il punto di sottosquadro voluto, mentre

l'asta tocca la linea di analisi.

… svolge la funzione di identificare queste interferenze e di

suggerire come modificarle agendo sul contorno dei denti.

Quindi, il parallelometro è lo strumento che serve a localizzare e

determinare il contorno, la posizione ed il relativo parallelismo

dei denti pilastro e delle strutture di sostegno.

Le parti principali di un parallelometro sono

il braccio verticale ed il piano regolabile che regge

il modello dell’impronta.

La relazione che intercorre fra braccio verticale e modello

rappresenta la via di inserzione (o asse di inserzione) della

protesi in bocca.

i. determina la via di inserzione che minimizza o elimina le

interferenze,

ii) identifica le superfici prossimali dei denti che sono parallele

(o devono essere rese parallele) in modo che formino i piani di

guida,

iii. localizza le porzioni dei denti che offrono ritenzione,

iv) segnala le parti dentali od ossee che provocano interferenze

nell’inserzione,

v) delinea l’altezza del contorno dei denti più utile per reggere,

ad es., ganci o per fornire ritenzione indiretta.

Se i denti sostituiti, per esempio gli

anteriori, si trovano fuori dalla linea di

ritenzione, bisogna accertarsi che gli

elementi di ritenzione siano collocati in

modo tale che le forze di leva, di

rotazione e di torsione, rimangano entro

valori minimi:monteremo quindi gli

anteriori fuori dalla linea di ritenzione

cercando di far passare tale linea il più

vicino possibile ai denti sostituiti.

(LINEA VERDE)

Ogni superficie di ritenzione deve coprire il corpo della protesi nella maggiore misura possibile.

Questo significa che, nel caso di brecce di grandezza disuguale, che si trovano l'una di fronte all'altra, gli elementi di ritenzione sono da posizionare sui denti di sostegno, in modo tale che si formino linee di ritenzione di lunghezza possibilmente uguale.

Un esempio pratico nel caso di selle intercalate dove la lunghezza delle selle stesse diversa: in questo caso si applica un appoggio aggiuntivo sul premolare per compensare.

(Linee verdi)

Linee di ritenzione NON possono

attraversare diagonalmente il corpo di

una protesi.

La Linea di Ritenzione DEVE attraversare il baricentro

della protesi.

Per es. In una arcata con sella libera unilaterale dovremo costruire una protesi con i ganci sui

denti 34-37 e 44, questo

perché, così facendo, opporremo con il

gancio costruito sul 34 uno stop alla

rotazione della protesi dovuta al carico

della trazione intorno alla linea di

ritenzione.In questo caso la trazione

stessa sulla sella libera si trasforma in

pressione sul dente di supporto del 34

evitando la rotazione nonché l'instabilità

della protesi.

PROGETTAZIONE DELL'ARMATURA

DUPLICAZIONE DEL MODELLO

FUSIONE

MODELLAZIONE

SABBIATURA

BAGNO ELETTROLITICO

LUCIDATURA

Otre ai metalli sopradescritti troviamo presenze di Carbonio(C), manganese (Mn), Silicio (Si), oltre a possibili tracce di Alluminio (Al), Wolframo (W), Titanio (Ti),Magnesio (Mg) e Rame (Cu).

Il Silicio ed il Manganese vengono impiegati perché necessari alla disossidazione della lega.

Il manganese inoltre migliora la lavorabilità della lega stessa aumentandone l'espansione.

In passato era presente anche il Berillio in percentuale inferiori all'1% poiché rendeva la lega temperabile e faceva scendere l'intervallo di fusione ma data la sua bio-incompatibilità in quanto altamente velenoso e cancerogeno è stato abbandonato l'utilizzo nelle leghe dentali in genere.

Present status of titanium removable dentures--a review of the literature. Ohkubo C, Hanatani S, Hosoi T. J Oral Rehabil. 2008 Sep;35(9):706-14.

Commercially pure (CP) titanium has appropriate mechanical properties, it is lightweight (low density) compared with conventional dental alloys, and has outstanding biocompatibility that prevents metal allergic reactions. This literature review describes the laboratory conditions needed for fabricating titanium frameworks and the present status of titanium removable prostheses. The use of titanium for the production of cast RPD frameworks has gradually increased. There are no reports about metallic allergy apparently caused by CP titanium dentures. The laboratory drawbacks still remain, such as the lengthy burn-out, inferior castability and machinability, reaction layer formed on the cast surface, difficulty of polishing, and high initial costs. However, the clinical problems, such as discoloration of the titanium surfaces, unpleasant metal taste, decrease of clasp retention, tendency for plaque to adhere to the surface, detachment of the denture base resin, and severe wear of titanium teeth, have gradually been resolved. Titanium RPD frameworks have never been reported to fail catastrophically. Thus, titanium is recommended as protection against metal allergy, particularly for large-sized prostheses such as RPDs or complete dentures.

Katsoulis J, Fischer J, Huber S, Balmer S, Mericske-Stern R. Titanium-alloy vs. CoCr-alloy in removable partial dentures--a clinical study. Schweiz Monatsschr Zahnmed. 2008;118(11):1040-6.

The aim of this study was to summarise the use of titanium in removable prosthodontics and to evaluate prospectively the use of the Ti6A17Nb-alloy for RPDs in a small group of patients. Two identically designed RPDs from CoCr-alloy and Ti6A17Nb-alloy were produced for 10 patients. They had to wear each RPD during 6 months, first the CoCr-RPD and then the Ti6A17Nb-RPD. A questionnaire (visual analogue scale = VAS) was completed by the patients after 1-3-6 months of function for each RPD. Prosthetic complications And service needed were recorded. After the end of the entire observation period of 12 months, the patients remained with the Ti6A17Nb-RPD and answered the questionnaire after another 6 months. All parameters regarding the design of the RPDs were positively estimated by the dentist. Minimal, not significant differences were noted by the patients concerning comfort, stability and retention (VAS). Clinically, no differences in technical aspects or regarding biological complications were observed after 6-months periods. The Ti6A17Nb-alloy for the framework of RPDs was judged by patients and professionals to be equivalent to RPDs made from CoCr-alloy. No differences in material aspects could objectively be observed. The Ti6A17Nb-alloy can be beneficial for patients with allergies or incompatibility with one or several components of the CoCr-alloy.

“Le cose migliori

si ottengono solo con il

massimo della passione“

(Johann Wolfgang Goethe)