Anni agitati 2.0

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Laboratorio di letturain collaborazione con:

Istituto storico della Resistenza e dell’età contemporanea

1968-1981: gli anni agitati

Giacomo Colnaghi, il protagonista del libro, giudice che sta indagando sul terrorismo nella Milano del 1981, è un personaggio inventato da Giorgio Fontana, ma ispirato ad un ambiente, a circostanze e a personaggi realmente esistiti.

Emilio Alessandrini

Guido Galli

Gli Anni Settanta sono definiti:

- anni agitati- anni di transizione - anni di lacerazione- anni di crisi- anni di cambiamento di fase

- anni di piombo- notte della Repubblica

Anni di conquiste civili

1970 Statuto dei lavoratoriLegge sul divorzio

1974 Riforma della scuola (Decreti Delegati)

1978 Legge sull’interruzione di gravidanza

Legge Basaglia

Gli antefatti

• La “guerra fredda” fra USA e URSS

• Il “boom” o “miracolo economico” (e le sue contraddizioni)

• La politica: dal “centrismo” al “centrosinistra”

• Le tensioni a destra / la tentazione autoritaria

IL “SESSANTOTTO”

• Berkeley, 1964: nasce la contestazione

• Firenze, 1966: gli “angeli del fango”

• Parigi, 1968: il maggio francese

• Roma, 1968: i fatti di Valle Giulia

• Torino, 1969: l’autunno caldo.

La contestazione: Herbert Marcuse

“Esistono molte cose in questa società che io non vorrei respingere del tutto […] al contrario. […] Quello che io rifiuto nel senso più completo è il modo in cui questa società è organizzata, con cui sperpera e abusa delle proprie risorse, accresce la ricchezza unicamente di una certa parte della popolazione e, allo stesso tempo, non si preoccupa di fare praticamente niente contro l’abbietta povertà ancora esistente in larghe aree del mondo. Soprattutto, rifiuto che essa consideri assolutamente normale e scontato il fatto che si combatta, in Vietnam, una guerra tra le più crudeli, immorali e meno necessarie della storia.”

La contestazione e la scuola.

1. Mauro Rostagno

“Noi non vogliamo ottenere una scuola meravigliosa in una società che non lo è; una scuola uguale in una società che è diseguale; una scuola di ricchi per figli di ricchi. La scuola non può essere separata dal contesto sociale. L’azione fuori dall’università è esattamente un’azione di tipo rivoluzionario, egualitario, che deve portare all’abolizione degli attuali rapporti di potere di questa società”

La contestazione e la scuola.

2. Lettera a una professoressa

“Cara signora, lei di me non ricorderà nemmeno il nome. Ne ha bocciati tanti. Io invece ho ripensato tanto a lei, ai suoi colleghi, a quell'istituzione che chiamate scuola, ai ragazzi che "respingete". Ci respingete nei campi e nelle fabbriche e ci dimenticate.”

“Insegnando imparavo molte cose. Per esempio ho imparato che il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne tutti insieme è la politica. Sortirne da soli è l'avarizia.”

“Non c'è nulla che sia ingiusto quanto far le parti eguali fra disuguali.”

Piazza Fontana

• 12 dicembre 1969, ore 16.37. 17 morti; 88 feriti.

• La pista anarchica e la morte di Pino Pinelli

• La campagna contro il commissario Calabresi

• L’omicidio Calabresi e quarant’anni di processi

• Le vite intrecciate di due giornalisti: Mario Calabresi e Adriano Sofri.

Terrorismo di sinistra…

• 1970: i GAP di Giangiacomo Feltrinelli

• 1970: primi volantini delle Brigate Rosse:

“la lotta armata […] è il solo modo per uscire dalla non politica del Pci e della sinistra ufficiale” e “spezzare la paralisi partitocratica”

“abbiamo lavorato all’interno di ogni manifestazione operaia, per unificare i suoi livelli di coscienza intorno alla proposta strategica della lotta armata per il comunismo”

“Sembrava che la rivoluzione fosse a portata di mano, che il mondo intero stesse per esplodere. Le manifestazioni di quegli anni consentivano l’incontro di rivoluzionari di tutti i continenti, e in questa ottica l’Italia poteva diventare Cuba, la grande fabbrica, la Sierra Maestra, e lo Stato poteva essere abbattuto con la violenza. “Saremo il detonatore di una grande rivoluzione”, avevano sostenuto le Br. È la premessa degli “anni di piombo”. In essa è già scontato il prezzo di un tragico inganno.”

(Sergio Zavoli, giornalista)

Eversione di destra…

• 1970: golpe “Borghese”

• 1972: bombe sui treni per Reggio Calabria

• 1972: strage di Peteano

• 1974: strage di Piazza della Loggia

• 1974: Italicus

“Il piano eversivo fascista è certo un pericolo, ma più insidiosa e concreta, perché già in atto, è l’instaurazione di un antistato che conviva stabilmente con la nostra democrazia corrodendo i vertici del potere con il ricatto, con le stragi e con i regolamenti di conti. La mafia convisse con l’Italia liberale e convive con quella democratica; il pericolo oggi è che la trama nera, tramontata l’illusione del golpe per le mutate condizioni internazionali, si stabilizzi come un fenomeno di criminalità politica statica sul tipo della mafia e del gangsterismo.”

(Italo Calvino, scrittore)

1977: nuova ondata di contestazione

• nuovi slogan:

“rinunciare alla violenza significa rinunciare a nascere storicamente, significa rinunciare a cambiare il mondo”; “la violenza paga, la violenza è sempre politica”; “la distruzione è gioia continua”

• due anime del movimento: una irridente e trasgressiva, una violenta

• escalation della violenza brigatista: “l’attacco al cuore dello stato”

“l’area di parcheggio di disoccupati intellettuali che tirano avanti ancora per un po’ attraverso borse di studio e sussidi e poi con lavori precari. Ma tutto questo ha un prezzo: una delusione profonda sul piano personale, una sfiducia radicale nel funzionamento del meccanismo economico.”

(Francesco Alberoni, sociologo)

Non c’è grande differenza, psicologicamente, fra il giovane compagno suicida e il brigatista rosso. Già il brigatista è consapevole che prima o poi cadrà sotto la sventagliata di mitra e non si preoccupa di questo, è indifferente alla vita propria e altrui. Perché? Perché si sente egli stesso un suicida”

(Cesare Musatti, psicologo)

16 marzo 1978, via Fani, Roma:un commando rapisce Aldo Moro e uccide i cinque agenti della scorta

9 maggio 1978, via Caetani, Roma:viene fatto ritrovare il cadavere di Moro nel bagagliaio di un’auto

Il sequestro e il rapimento di Aldo Moro

L’ultima stagione del terrorismo, le nuove BR e Prima Linea

• gli attentati si intensificano per numero e violenza

• fra tanti altri, in questi anni sono uccisi i giornalisti Carlo Casalegno e Walter Tobagi, i magistrati Giovanni Alessandrini e Guido Galli, il sindacalista Guido Rossa, il giurista Vittorio Bachelet…

Nella sala d’aspetto viene fatto esplodere un ordigno molto potente che distrugge tutto. I morti saranno 85, i feriti (molti gravi) più di 200.

La strage alla stazione di Bologna

sabato 2 agosto 1980 è un giorno di grande traffico turistico alla stazione di Bologna

Per ritorsione, un anno dopo le Br sequestrano il fratello di Patrizio, Roberto, artigiano di San Benedetto in attesa di un bambino. Dopo cinquantacinque giorni e un “processo” che viene filmato e diffuso, Roberto Peci viene ucciso.

Infine, la storia di Patrizio e Roberto Peci

Patrizio Peci, brigatista di origini marchigiane, viene arrestato il 19 febbraio 1980. Deciderà di collaborare con la giustizia.

“Questo è uno dei capitoli più tragici, se si possono fare delle distinzioni. Penso che abbia costituito veramente un punto di svolta. Ne abbiamo discusso, in carcere, durante l’ora d’aria, quando è uscito un giornale che diceva: “È stata filmata l’esecuzione”. […] Ricordo che non avevamo detto nulla contra l’uccisione, mentre l’avere fotografato l’esecuzione ha fatto scattare un rifiuto che l’esecuzione stessa non aveva fatto scattare. Questa è la pura verità, ed è una cosa strana, che merita forse qualche riflessione in più. […] Il filmato introduce un elemento di disumanità, di spettacolarizzazione, di crudeltà mentale che ha suscitato repulsione. In questo caso le immagini ci hanno messo davanti agli occhi la verità. Sono state rivelatrici di questa ambizione, questa megalomania: uccidere per lanciare un messaggio, fotografare perché una cosa è vera solo se esiste nei mass media, se viene filmata per eternizzare un momento di giustizia proletaria […] Ecco, la sproporzione tra le ambizioni, la megalomania, la presunzione, la crudeltà di tutto ciò, e l’effettiva realtà di questo ragazzo, è diventata esplosiva guardando quelle foto: è stato veramente un momento drammatico, terribile.

(Alfredo Bonavita, brigatista)

24TRE PAROLE-CHIAVE

25GIOVANI

Lettera a Lotta continua, 1974

28VIOLENZA

Organizzare la lotta armata per il Comunismo costruire il Partito Comunista Combattente, prepararsi anche militarmente ad essere dei soldati della rivoluzione è la strada che abbiamo scelto, ed è questo che ha reso possibile alla nostra Organizzazione di condurre nella più completa autonomia la battaglia per lacattura ed il processo ad Aldo Moro. Intensificare con l'attacco armato il processo al regime, disarticolare i centri della controrivoluzione imperialista.

(Comunicato n. 1 delle Br durante il rapimento Moro)

Sono rimasto sorpreso quando ad una mia affermazione, in cui distinguevo la politica dalla guerra, l’ex governatore del cantone di Kobane mi disse: la guerra è politica. 

(Karim Franceschi, 2014)

“Una incrinatura, nella nuova generazione, della fiducia nella democrazia come strumento di composizione dei conflitti e di sviluppo della società civile. E’ dentro questa incrinatura che trova spazio e consensi una rinascente cultura della violenza”

(Pietro Scoppola, storico)

“I cittadini hanno diritto di associarsi liberamente, senza autorizzazione, per fini che non sono vietati ai singoli dalla legge penale.Sono proibite le associazioni segrete e quelle che perseguono, anche indirettamente, scopi politici mediante organizzazioni di carattere militare.” (Costituzione della Repubblica Italiana, art. 18)

32BRIGATE ROSSE

“Il primo passo fu scegliere la sigla, il nome con il quale avremmo firmato le nostre azioni. Mara, Renato e io eravamo d’accordo che doveva collegarci alla Resistenza, alla guerra partigiana: doveva essere la materializzazione del “filo rosso”.Pensammo subito alle Brigate Garibaldi: il termine Brigate poteva andar bene ma Garibaldi no, sapeva troppo di Risorgimento, di populismo piccolo-borghese. Studiammo allora tutti gli accoppiamenti possibili con la parola «brigate»: brigate rivoluzionarie, brigate proletarie, brigate comuniste, brigate rosse… rosse; era il termine giusto, trasmetteva in modo semplice e chiaro l’idea del comunismo rivoluzionario, gli stessi borghesi chiamavano i comunisti, con disprezzo, i «rossi». La sigla era trovata: Brigate rosse.”

(Alberto Franceschini, brigatista)

“Volevo insultarlo, sputargli addosso tutto il mio odio, verso di lui e i ragazzotti come lui che hanno impugnato la pistola per combattere tutto e tutti. E poi pentirsi un minuto dopo l’arresto. […] Volevo dirgli tutto questo, ma mi è venuto incontro a occhi bassi e è scoppiato a piangere. Non ho potuto far altro che offrirgli un gelato e parlargli per ore e ore. Un quadro drammatico, un ragazzo psicologicamente sbandato, senza nessun riferimento culturale, arrabbiato contro non si sa bene cosa, pieno, quando era libero, di velleità e presunzione, stupidamente emulo di quei brigatisti nati e cresciuti in tutt’altro contesto, forse come noi lo eravamo stati dei partigiani. Mi son detto che noi, vecchi brigatisti, eravamo diversi, ma mi sono ritrovato a dirgli le stesse cose che tanti altri avevano rimproverato a noi”.

(Alberto Franceschini, brigatista)

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1968-1981: gli anni agitati