Transcript of 21.00 Lettera 184 Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.
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- Lettera 184
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- Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce
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- Carissimi e dolci figliuoli in Cristo dolce Ges. Io Catarina,
serva e schiava dei servi di Ges Cristo, scrivo a voi nel prezioso
sangue suo; con desiderio di vedervi legati nel legame dolce della
carit, il quale fu quel legame che tenne confitto e chiavellato
Dio-e-Uomo in sul legno della santissima Croce.
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- Sapete che n chiodi n Croce era sufficiente a tenerlo se la
carit non l'avesse tenuto. Ella quel dolce e soave legame, che leg
la natura divina nella natura umana. Chi n fu cagione? Solo
l'amore. L'amore fu quello che trasse noi di Dio, creandoci alla
immagine e similitudine sua.
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- E per amore, avendo noi perduta la Grazia, e volendoci
restituire e rendere quello che avevamo perduto per il peccato e
difetto nostro, ci mand Iddio il Verbo dell'unigenito suo
Figliuolo, e volle che col sangue suo riavessimo la Grazia; ed egli
Figliuolo obbediente, corse all'obbrobriosa morte della Croce,
siccome innamorato della salute nostra.
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- Sicch ogni cosa che Dio ha fatta e fa a noi, fatta per amore, e
per l'anima, che ragguarda questo smisurato e ineffabile amore, vi
apre l'occhio dell'intelletto e del conoscimento nel suo obietto
del sangue di Cristo crocifisso, nel quale sangue gli si
rappresenta pi la larghezza dell'ineffabile carit, che in veruna
altra cosa.
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- E cos disse Egli, che maggiore amore non pu mostrare l'uomo che
dare la vita per l'amico suo. Oh inestimabile amore, se tu commendi
che maggiore amore non pu essere che dare la vita per l'amico suo,
quanto maggiormente degno di commendazione l'amore tuo verso di
noi, che, essendo fatti nemici, tu hai data la vita, e pagato il
prezzo del sangue tuo per noi! Questo eccede ogni amore.
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- O dolce e amoroso Verbo Figliuolo di Dio, tu sei fatto
tramezzatore; hai pacificato con la morte tua l'uomo con Dio: che i
chiodi ci sono fatti chiave che ha disserrata vita eterna: ed
aperta per siffatto modo, che a veruno pu essere chiusa se egli non
vuole; perch l'uomo non pu esser costretto a verun peccato, se egli
non vuole.
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- Il peccato quello che ci chiude la porta, e ci toglie il fine
per il quale fummo creati: il peccato ci toglie la vita, e ci d la
morte; ci toglie la luce, e ci d la tenebra, perch offusca l'occhio
dellintelletto, e non gli lascia vedere il sole n la tenebra, la
tenebra dico del conoscimento di s, dove vede e trova la tenebrosa
sensualit, che sempre ribella e impugna contro il suo Creatore; e
perch non vede la tenebra sua, per non pu conoscere l'amore e il
lume della divina bont.
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- Dissi, che l'anima che ragguarda questo smisurato amore, ha
concepito amore ineffabile; ha fatta e confermata la sua volont con
quella di Dio! Giudica e vede bene che Dio non vuole altro che la
nostra santificazione; e ci ch'egli ci d e permette, o
tribolazioni, o consolazioni, o persecuzioni o strazi o scherni o
villanie, ogni cosa ci data perch siamo santificati in lui.
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- Perch la santificazione non si pu avere senza le virt, e le
virt non si possono avere, se non per il suo contrario. E per
l'anima che conosce questo amore, non si pu turbare n contristare
di veruna cosa che avvenga, di qualunque cosa si sia; perch sarebbe
dolersi del suo bene, e della bont di Dio che lo permette a
noi.
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- vero che la sensualit si vuole sentire quando la cosa che gli
dispiaccia: ma la ragione la vince, e la fa stare soggetta come
deve. E con che faremo stare soggetta questa sensualit, che non
ribelli al suo Creatore? Ve lo dico. I diletti e le tribolazioni si
raffrenano con la dolce e santa memoria di Dio, cio con la continua
considerazione della morte, la quale trarremo per il conoscimento
di noi medesimi.
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- Noi vediamo, carissimi figliuoli e fratelli in Cristo dolce
Ges, che noi siamo tutti mortali; che, subitoch siamo creati nel
ventre della madre nostra, siamo condannati alla morte, e dobbiamo
morire, e non sappiamo quando n come. E chi sar colui che, se egli
considera in s che la vita sua tanto breve che aspetta di d in d la
morte (perch la vita nostra quanto una punta d'ago), che non
raffreni e tagli ogni disordinata letizia la quale si piglia dalle
stolte e vane letizie del mondo?
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- Dico che si raffrener, e non cercher n onori n stati n
grandezza; n ricchezza posseder con avarizia: anco, se egli avr la
ricchezza, sar fatto dispensatore di Cristo ai poveri, e non le
vorr possedere n tenere con superbia; anco con vera e profonda
umilt, vedendo e conoscendo che veruna cosa ci stabile n ferma in
questa tenebrosa vita; ma ogni cosa passa via come il vento.
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- Se ella tribolazione, egli la porta pazientemente, perch vede
che piccola ogni tribolazione che in questa vita possiamo
sostenere. E perch piccola? perch piccolo il tempo nostro. Perch la
fatica che passata, tu non l'hai; e quelle che sono a venire, non
sei sicuro d'avere, perch non sai se la morte ti verr e sarai
privato d'ogni fatica.
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- Hai dunque solo questo punto del tempo che t' presente. Sicch
la memoria della morte toglie limpazienza nelle tribolazioni e la
disordinata letizia nelle consolazioni.
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- vero che non vuole essere pura la memoria della morte, perch
cadrebbe in confusione; gli volle dunque dare compagnia, e la
compagnia si l'amore ordinato col santo timore di Dio, cio
d'astenersi dai vizi e dai peccati per non offendere il suo
Creatore. Il peccato non in Dio; e per non degno d'essere amato n
desiderato da noi che siamo figliuoli suoi, creature create alla
immagine e similitudine sua.
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- Dobbiamo amare quello ch'egli ama, e odiare quello ch'egli
odia. Allora si apre l'occhio dellintelletto, e vede quanto utile
il dispregiare i vizi e amare le virt, e quanto gli danno il
contrario: che il dormire nei vizi e nei peccati, venendogli la
morte di subito (che non sicuro), gli d l'eterna dannazione, dove
non ha poi rimedio veruno; e vivere virtuosamente gli d sempre
letizia, pace con Dio e pace col prossimo.
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- Levatesi da ogni rancore, si sente una carit fraterna d'amare
il prossimo suo come s medesimo ama. E cos dobbiamo amare amici e
nemici in quanto creature ragionevoli, e desiderare la salute loro;
e ingegnarci, giusto il nostro potere, di portare e sopportare i
difetti loro, odiando il vizio che fosse in loro, ma non loro.
Piangete con coloro che piangono, e godete con coloro che
godono.
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- Cio, con coloro che sono nel peccato mortale, che si pu dire
che siano nel tempo del pianto e della tenebra; piangere con loro
per compassione, e offrirli per santo desiderio dinanzi a Dio: e
rallegrare con loro che vivono in virt, e rallegrarci con loro, non
con invidia del loro bene, ma in un santo ringraziamento della
divina bont, che li ha tratti dalla tenebra e ridotti alla luce
della Grazia.
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- E a questo modo vive in unit, e osserva il comandamento di Dio;
che per l'amore suo ama il prossimo. Questo il segno che c' dato da
Cristo per essere conosciuti d'esser figliuoli e discepoli suoi, e
cos disse egli ai discepoli: Amatevi, amatevi insieme; che a questo
sar conosciuto che voi siate discepoli miei!. Passando per questa
dolce e soave via, vive in Grazia; e poi si trova nell'ultimo
nell'eterna visione di Dio!
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- Ma sopra tutte l'altre cose, figliuoli miei, di che io vi prego
e costringo, si che voi v'amiate insieme: perch noi ci dobbiamo
innestare il cuore e l'affetto nell'amore di Cristo crocifisso. E
perch noi vediamo che sommamente egli ha amato l'uomo, cos noi
dobbiamo trarre questo amore, e legarci stretti col prossimo nostro
s e per siffatto modo, che n dimonio, n ingiuria che ci fosse fatta
da esso prossimo nostro, n amore proprio di noi medesimi, ci possa
mai sciogliere n rimuovere da questo legame dell'amore.
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- Considerando me, che, in altro modo, l'anima sta in stato di
dannazione; e per dissi, che io desideravo di vedervi legati nel
legame della carit: che per ogni ragione dovete essere uniti, s
perch siete tutti creati da Dio, e ricomperati d'un medesimo
sangue; e poi per la santa e dolce congregazione la quale avete
fatta nel dolce nome di Maria, la quale nostra avvocata, madre di
grazia e di misericordia.
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- Ella non ingrata a chi la serve; anco, grata e conoscente. Ella
quel mezzo, che drittamente un carro di fuoco, che, concependo in s
il Verbo dell'unigenito Figliuolo di Dio, rec e don il fuoco
dell'amore: perch egli esso amore. Adunque servitela con tutto il
cuore e con tutto l'affetto, perch ella madre dolcissima
vostra.
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- Anco vi prego, che abbiate in odio e in dispiacimento il
peccato della immundizia, e ogni altro difetto: che non sarebbe
cosa convenevole che con immundizia serviste a Maria, che somma
purit. Non dormite pi, padri, fratelli e figliuoli carissimi:
levatevi con amore della virt, e odio e dispiacimento del
peccato.
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- Vedete che tanto abominevole dinanzi a Dio il peccato, che
permise che il Figliuolo n sostenesse morte e passione, ed egli con
tanto amore sostenne pena, strazi, scherni e villania, e
nell'ultimo l'obbrobriosa morte della Croce. Bagnatevi nel sangue
di Cristo crocifisso; nascondetevi nelle piaghe sue per affetto
d'amore.
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- Maggiore amore non pu mostrare l'amico, che dare la vita per
l'amico suo; ed egli v'ha dato la vita, avendo svenato ed aperto il
corpo suo. Si ammollino i cuori vostri ora in questo santo tempo,
il quale ci rappresenta questo Agnello immacolato, arrostito in su
la Croce al fuoco dell'ardentissima carit: e nella Pasqua
dolcemente vi si d in cibo. E per vi prego che tutti vi disponiate
alla santa comunione; se non ne avesse gi legame, che non si
potesse sciogliere senza andare a Roma.
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- Altro non dico. Amatevi, amatevi insieme. Permanete nella santa
e dolce dilezione di Dio. Io, indegna serva vostra, mi raccomando
alle vostre orazioni; bench io son certa che lo fate. E vi prego, e
vi stringo da parte di Cristo crocifisso, che in tutte le vostre
orazioni e sante operazioni che Dio vi concede di fare, voi
l'offriate e ne facciate sacrificio a Dio per la riforma della
dolce sposa di Cristo, della santa Chiesa, per pace ed unit di
tutti i Cristiani;
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- e singolarmente per la nostra citt, che Dio ci mandi vera e
perfetta unione, e che essi escano da ogni offesa che fatta
avessero contro al nostro Salvatore e alla Chiesa santa. E pregate
strettamente che la rovina che ci venuta della guerra dei
Fiorentini col santo Padre per i nostri peccati, che Dio, per la
sua piet, la converta in vera pace.
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- Che io vi dico, che se noi non ci aiutiamo con le molte e
continue orazioni a chiamare la divina misericordia, noi siamo nel
peggiore stato, l'anima e il corpo, che noi fossimo mai. Bussiamo
alla misericordia sua con l'orazione e desiderio di pace: ed egli
benigno, che non spreger la voce del popolo che grider a lui.
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- Udite il dolce e buon Ges che ce lo insegna, che noi dobbiamo
bussare e chiamare a lui col lume della fede, che noi crediamo
essere esauditi da lui: altrimenti, l'orazione non varrebbe niente.
Dice la dolce prima Verit: Bussate, e vi sar aperto: chiedete, e vi
sar dato: chiamate, e vi sar risposto.
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- Poich egli c'insegna il modo, pigliamolo con buona e santa
sollecitudine, con lunga e perfetta perseveranza; che, come dice
egli stesso, se non ve lo desse per altro, per l'importunit della
perseveranza ce lo dar. Altro non dico.
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