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8/6/2019 Una memoria Con Molte Lacune

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LA DIFESA DEL POPOLO CULTURA 19 GIUGNO 2011 37

LIBRI

Acqua passata non macina più.Questo modo di dire non è certovalido a Pozzonovo: è bastatal’uscita, la presentazione pubblica

del libro di Alessandro Naccarato Angeli odemoni i nostri bimbi? Storia di una m on-tatura anticomunista: il processo ai pio-nieri di Pozzonov o (Cierre edizioni, pp120, euro 12,50) per far emergere un vissu-to di disagio, rabbia e sofferenza apparente-mente sopito ma in realtà capace di benmacinare ancora.Tema ca ldo resta il famoso “processo diPozzonovo”, una vicenda della prima metàdegli anni Cinquanta che, nel torrido climadi opposizione frontale tra chiesa e comun i-smo, trovò il grembo naturaleper una polemica che assunseinteresse e clamore n azionale.Tutto cominciò dall’indaginesvolta in paese, dal parroco edalla superiora dell’asilo, dopoche questa – estate 1953 –aveva sentito una bambinacantare una canzone oscenache accennava all’Api, l’asso-ciazione dei “Pionieri” comu-nisti. Di qui l’indagine, estesa adiversi bambini e ragazzini,che portò il parroco alla con-vinzione ch e i dirigenti comunisti insegnas-sero bestemmie e “cose brut te”. Dopo qual-che interrogatorio il maresciallo dei car abi-nieri di Tribano escluse la rilevanza penale,ma il “botto” venne dalla lettera del vesco-vo Bortignon contro l’Api, pubblicata sulla Difesa del popolo del 4 ottobre. Il vescovonon fece nomi, ma la risposta comunista fuimmediata, con articoli e prese di posizionemolto forti. La Difesa tornò subito sul tema,con elenco di fatti e paesi interessati all’atti-vità dell’Api (18 ottobre) e con una letteradi don Cesare Morosinotto, il parroco diPozzonovo, e altri interventi di supporto(25 ottobre).A questo punto non poteva non intervenirela magistratura, anche se mons. Bortignonnon volle sporgere alcuna denuncia. Dalleindagini si passò all’incriminazione di settedirigenti com unisti e al pr ocesso, che iniziòa fine dicembre 1954 per concludersi conla sentenza del 28 gennaio 1955: tutti e sei

assolti per «insussistenza del fatto» (il setti-mo imputato era morto durante il processo:e carità cristiana chiede di non commenta-re certi giudizi espressi nell’occasione!).Dopo il ricorso del Pm, la conclusione giu-diziaria si ebbe in Corte d’appello a Veneziail 24 novembre 1955, con l’assoluzione «perinsufficienza di prove», cioè con la formuladubitativa allora in uso, per cinque imputa-ti e con l’amnistia per il sesto.Su questa trama si svolge la ri-cerca di Alessandro Naccarato,che fa seguito ad altri studi diAndrea Colasio (sociologo, oraassessore alla cultura del co-mune di Padova) e di TizianoMerlin, uno dei ragazzini vitti-me della vicenda e ora affer-mato storico locale. Un lavoropreciso, scritto in modo scor-revole, che si basa fondamen-talmente sulle “carte”, costrui-

to com’è sulle sentenze pr o-cessuali e sulla documen tazione della stam-pa dell’epoca (catt olica, comunista e al-tra…) al riguardo.Il lavoro è certamente “di parte”, in quantousa parte dei mezzi possibili per raccontarela vicenda: non fa conto, per esempio, dellaviva voce di pr otagonisti e testimoni an coraviventi (primo di tutti don Morosinotto, ora96enne). Inoltre è la ricerca non di uno sto-rico asettico, ma di uno studioso che hauna posizione personale chiara (è parla-mentar e Pd, proveniente dall’area ex Pci): ele spie linguistiche non m ancano.A uno storico non professionista come chiscrive, la lettura del libro di Naccarato hafatto sorgere, con un vivo interesse, alcune

osservazioni critiche e interrogativi che sipossono così sintetizzare.I fatti e i processi, la verità giudiziaria e laverità dei fatti (che non sempr e coincidono,è noto): alla fine del libro e delle sentenzeresta la dom anda “Cos’è successo veramen -te?”.Qualcosa dovrebbe essere capitato in quel1953, se la suora e il parroco si sono cosìpreoccupati: oscenità, bestemmie… Il pun-to cruciale è: qualcuno aveva insegnatoquesto ai piccoli? O era il comune bestem-miare “di campagna”, l’infantile “giocare aldottore”?Può essere stata solo un’azione anticomun i-sta inventata “dall’alto”? E perché sarebbe

stata fatta partire da Pozzo-novo in quel momento pre-ciso? Quali elementi di favo-re poteva offrire quel paese achi avesse voluto inventareuna montatura del genere?E ancora. Il gioco (dramma-tico!) di confessioni, smenti-te e ritrattazioni, “intimida-zioni e ricatti” testimoniaforti pressioni: da una partesola (il parroco) o da en-trambe?E la questione dell’Api: c’era

a Pozzonovo in quegli anni? Tessere o nontessere ufficiali, c’erano attività “simil cir-colo ricreativo” (cinem a, lezioni, balli…)svolte da dirigenti Pci del paese? La Corted’appello lo dà per certo! Vari punti merita-no insomma di essere ben accertati, a pare-re di chi scrive, prima di venire confinati a“suggestioni” o “montatura”.Non convince, infatti, l’interpret azione diNaccarato, evidente fin dal titolo: “monta-tura anticomunista”. L’autore riprende paripari il termine usato dal Lavoratore, setti-manale comunista padovano, il 7 ottobre1953: ma quel giudizio a caldo, in clima fe-rocemente polemico, resiste, oggi, a un esa-me storico rigoroso?Interessante che il termine “montatura”viene usato, in direzioni opposte, sia dalsettimanale comunista sia dalla Difesa del popolo, ciascuno preoccupato di evidenzia-re le proprie ragioni e “smont are” quelle al-trui.

Per esempio, sarebbe necessario appurare –e l’onere della prova spetta a chi accusa –perché la chiesa avrebbe costruito questamontatu ra: per “ossessione sessuale” (co-me subito si accusò da parte del Pci e anco-ra oggi sembra ritenere Naccarato)? Per ra-gioni politiche? Per il clima avvelenato diquegli anni? Per semplice suggestione?Solo un’analisi precisa dei fatti (accertati e

accertabili) e dei rapportipotrebbe dare, eventualmen-te, consistenza storica al ter-mine.Il punto più debole della ri-cerca di Naccarato lo vedonell’esame della sentenzadella Corte d’appello di Ve-nezia: insufficienza di prove.Da «insussistenza dei fatti» a«insufficienza di prove»: unasentenza che fa cantar vitto-ria ai dirigenti Pci perché

nessuno viene riconosciutocolpevole o condannato, ma l’assoluzione ècon la formula dubitativa. Vuol dire, in sol-doni, che un reato c’è stato, ma non se nepuò stabilire il colpevole.I giudici d’appello, che Colasio (non si sa inbase a cosa) definì «compiacenti alle gerar-chie cattoliche e alla Dc», smontano varietesi difensive, anche se per le contraddizio-ni dei testimoni non arrivano a condannarealcuno; e riconoscono la legittimità dell’in-dagine compiuta in parrocchia.Una ripresa della ricerca chiederebbe, amio avviso, una lettura più puntuale dellasentenza d’appello. Che, secondo logica giu-ridica, dice l’ultima parola r ispetto alla pri-ma sentenza!

Una memoria

con molte lacune

POZZONOVOIL LIBRODI ALESSANDRONOCCARATO

RIPORTAAI “FATTI”DEL 1953

Lo studio, che sarà seguito da nuovi

lavori, invita all’approfondimento

L’INDAGINEDEL PARROCO

INIZIÒ QUANDOUNA BAMBINA

CANTÒUNA CANZONE

OSCENA

ALDILÀ DELLERECIPROCHE

ACCUSEDI M ONTATURA,

CHE COSAACCADDE

VERAM ENTE?

La copertina delvolume diAlessandroNoccaratoAngeli o demoni i nostri bambini? Storia 

di una montatura anticomunista: il processo ai pionieri di Pozzonovo.

L’avvocato Tosi, difensore dei dirigenti Pciall’epoca, in un articolo di pochi anni faparla di logiche politiche nella «conclusio-ne giudiziaria», senza adire a ulteriori ri-corsi: in pratica, il Pci di To-gliatti non aveva inter esse acombattere (o umiliare, inquesto caso) la chiesa. E dun-que, dove può portare la ricer-ca della verità dei fatti?Meriterebbe più attente rifles-sioni anche il ruolo del vesco-vo Bortignon, che il libro trat-ta piuttosto sbrigativamentecome l’ispiratore (il regista oc-culto) della “montatura”. Siscrive – senza addurre testi-monianze – che Bortignonnon volle fare denunce di nomi e fatti allamagistratura perché non era sicuro delleprove: o forse, direbbe chi conobbe Borti-gnon, semplicemente perché un vescovo sicomporta da vescovo, non denuncia mainessuno?Il lavoro di Naccarato si presta a contr over-sie e dibattiti perché esamina una vicendaassai spiacevole, particolarmente pesan teconsiderando le giovani creature coinvoltee sballottate in realtà più grandi di loro: e laferita è ancora aperta, l’ho constatat o di

persona. Questa storia ben rappresenta unclima culturale e politico che oggi ci parelontanissimo, quasi incredibile: lo scontrototale tra una fede vissuta come ideologia e

una ideologia vissuta comefede. E visto che qualcheeco anticomunista resta an-cora presente nel vissuto ec-clesiale, come pure un sent i-re anticlericale in una certasinistra, sono da attendersicommenti e interpretazioni“di parte”.Ben vengano, se questo la-voro potrà contribuire a unanarrazione condivisa, nonideologica, libera dai pregiu-dizi del passato, rispettosa

delle persone coinvolte. Sono annunciatiun prossimo lavoro di Merlin e un docu-film scritto da Colasio e realizzato da Maz-zacurati: sarebbe auspicabile che fossecoinvolto anche qualche storico di areacattolica, finora parsa poco interessata aoccuparsi criticamente della vicenda. Que-sta sarebbe la premessa, probabilmente,per una vera “riconciliazione delle memo-rie”: che, come cristiani, non possiamo farattendere oltre.

Cesare Contarini

CI SONOTESTIM ONI

DA ASCOLTAREPER GIUNGEREA UNA

NARRAZIONECONDIVISA