Laurea Magistrale in Architettura del Paesaggio_____Facolta’ di Architettura_____Studiorum Universitas Fiorentina
PORTFOLIO__________ Arch. Franco Cherubini
Modelling of the Flower
Modelling Franco Cherubini
Competition of City Vision Venezia
Concorso di Idee city Vision Vennezia
triangolo equilatero con vertici aperti, lati riflettenti al suo interno e trasparenti dall’esterno verso l’interno
il principio del caleidoscopioL’obbiettivo progettuale è quello di dare una let-tura ed una visione della città da latre prospet-tive, infatti gli scorci della laguna che entrano all’interno dell’istallazione vengono riflessi e mescolati dando una percezione totalmente nuo-va dello spazio tradizionale percepito
Quale pensiero, quale preferenza tematica, quale particolare spazio, nell’insieme della comples-sità diuna città di ieri oggi e domani, possiamo ten-tare di analizzare armonizzare e arricchire con particolare attenzione? Ad una domanda di una certa grandezza, una possibile risposta si avvale di un’idea.Nella sua vastità generale, l’idea è di creare una fase di inizializzazione verso scenari di consapevolezza storica e contemporanea e nel contempo rivolte al futuro.A tale proposito l’idea nel suo insieme può es-sere immaginata soggettivamente con più variabili, iniziando dalle più arcaiche e futuristiche tec-nologie, per giungere forse alla fine con le evo-lutive dinamiche socioeconomiche.Inoltre non va tralasciato quello spazio temporale, che spesso assumendo i diversi ruoli di severo osservatore, di dittatore irriducibile, di critico obsoleto ecc. concorre spesso a vanificare il buon esisto di un
qualsiasi intervento. Sembra quasi che nella maggior parte delle operazioni di recupero, di rinnovamento e preposizione progettuale man-chi proprio quella Pubblica ed esplicita fase di inizializzazione che dovrebbe manifestarsi, at-traverso qualsiasi espressione artistica e con massima ampiezza, per spiegare i prossimi scenari che si potrebbero in nescare e verificare in seg-uito. Quindi appare come una contraddizione im-maginarsi un “manufatto” per suscitare e per in-trodurre una o più opere da pensare e realizzare in futuro. Per cui la fase di inizializzazione non è altro che un’opera introduttiva che testimonia la volontà e l’esigenza di un tentativo di rinno-vamento in un determinato spazio e in un preciso tempo, senza fregiarsi di essere un opera d’arte ma esclusivamente un testimone per soggettivi punti di “vista” riflessivi. L’intento di questo par-ticolare testimone-staffetta è di invitare una mol-
titudine di soggetti a pensieri riflessivi e visivi che nello stesso momento suscitano nuove sen-sazioni ma soprattutto, ci educano all’esercizio della frequente riflessione, immaginazione e med-itazione in modo che la complessità di fenomeni, grazie all’interdisciplinarietà, risulti alla molti-tudine degli individui esplicita. Tutta l’idea pro-gettuale è sintetizzata da due componenti, una ap-partenente alla sfera scientifica l’altra a quella più poetica. La prima componente si avvale di un banale principio della fisica classica prendendo in prestito, dalla branca dell’ottica, quel calei-doscopio nato come gioco nel 1817, dal fisico scozzese D.Brewster, per reinterpre tarlo modif-icandone sia i materiali sia l’organizzazione. Sem-plici superfici a specchio unite ed interposte fra loro con angoli di 60 gradi ma di superfici spec-chianti, nel contempo trasparenti interposte con la medesima angolatura, indipendenti e separate.
Lo spazio libero interposto fra le superfici ri-flettenti lascia passare e percepire ciò che si trova fra il baricentro del prismacaleidoscopio e l’orizzonte. Queste percezioni si generano nei tre vertici dello stesso prisma-caleidoscopio e a loro volta si riflettono con molteplici fusioni di immagini, così da generare e suscitare i soggettivi punti di “vista” riflessivi prima citati. Le dinamiche sia riflessive che visive dipendono dalla luce, dal tempo, dai fruitori dello spazio estroverso ed in-troverso al baricentro del prisma-caleidoscopio e dallo stesso spazio che include il tutto.La componente poetica è strettamente legata alla precedente, apparentemente di sola natura sci-en tifica, infatti i vertici del prisma-caleidoscopio sono orientati nelle direzioni di tre splendide ar-chitetture, radicate alla città di Venezia, così da lasciar immaginare le suggestività visive e le pos-sibili combinazioni che si generano sulle
superfici riflettenti. Nel suo interno lo spazio è scandito da elementi che richiamano la mitologica greca delle “Ninfe”, fanciulle con età da marito e predisposte a generare nascenti vite future che si traducono in immagini casuali, ricercate e medi-tate. La morfologia naturalistica di queste pi-ante acquatiche (ninfe), distese sul velo d’acqua, ricoprono parzialmente la base del prisma, ques-to è definito da superfici verticali riflet tenti dall’internoe trasparenti dall’esterno verso l’interno. Il contorno delle foglie, di poco rial-zato, assicura dalle acque la super della stessa e nel contempo impedisce la loro sovrapposizione. Tutto ciò che accade e compone lo spazio interno ed esterno del prisma-caleidoscopio-ninfeo viene registrato, combinato, tradotto in visioni ed in-fine meditato dal singolo fruitore; osservarlo in lontananza, avvicinarsi ad esso, trovarsi nelle immediate vicinanze, entrarci all’interno, soffer-marsi e intraprendere il ritorno, forse rappre-senta un valido esercizio per inizializzarsi versovisioni future. L’installazione del prisma-caleido-scopio può essere ripetuta a grandezze differen-ti, opportunamente studiate per impiantarsi anche in altre aree della stessa o altre città. Il concet-to progettuale del prisma-caleidoscopio rimaneimmutato anche se l’installazione di esso ingloba una rotonda viaria, una porzione di uno slargo qualsiasi o di una piazza storica, qualunque sia lo spazio su cui interagisce farà sempre emergere la singolarità delle visioni di ogni fruitore. In ricor-renza del centocinquantesimo anno dell’unità d’Italia colgo l’occasione per sensibilizzare l’idea progettuale con i colori della bandiera italiana. Il caleidoscopio nasce nel 1817 e du-rante i suoi 194 anni di vita ha subito varie appli-cazioni e varianti che in sostanza si limitano alla riproducibilità di un oggetto poco ingombrantee da riporre su un tavolo, mentre il prisma-calei-doscopio non è un oggetto ma un concetto da vivere all’interno di esso per far parte di quelle “riflessioni” storiche e contemporanee tese a suggestive visioni future.
Vista esterna Vista dall’Alto
vista interna Vista Notturna
schizzi progettuali
schizzi progettuali
progetto parco fosdinovo
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immagine dello stato di fatto
fotoinserimento progettuale
inserimento paesaggistico
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fotoinserimento progettuale
inserimento paesaggistico
“e’ mia profonda convinzione che il progetto sia un atto creativo.Io credo che il suo vero compito cominci una volta soddisfatti i bisogni funzionali e comportamentali.Non è la fame, ma l’amore, il timore e qualche volta il senso del meraviglioso ciò che ci spinge a creare. Il nostro contesto può cambiare da una generazione all’altra ma la missioneresta la medesima: dare forma poetica alla prassi quotidiana.
Emilio Ambasz
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