sulla comunicazione e dintornid’informazione
Periodico
NUM. 1 - ANNO III GENNAIO 2014
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Editoriale
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Registrazione al Tribunale di Napoli
N. 27 del 6/4/2012
Direttore Responsabile: Fabrizio Ponsiglione
Direttore Editoriale: Stefania Buonavolontà
Art Director: Marco Iazzetta
Grafi ca & Impaginazione: Diego Vecchione
Hanno collaborato in questo numero:
Valeria Aiello, Stefania Buonavolontà,
Flaviana Cimmino, Riccardo Michelucci,
Andrea Ponsiglione, Marco Quadretti,
Elena Serra, Diego Vecchione
Menthalia srl direzione/amministrazione 80125 Napoli – 49, Piazzale V. Tecchio
Ph. +39 081 621911 • Fax +39 081 622445
Sedi di rappresentanza: 20097 S. Donato M.se (MI) – 22, Via A. Moro
50132 Firenze – 17/A, Via degli Artisti
Tutti i marchi riportati appartengono ai legittimi proprietari.
La pubblicazione delle immagini all’interno dei
“Servizi Speciali” è consentita ai fi ni dell’ esercizio
del diritto di cronaca.
®
numero 1 - gennaio 2014
Marco Iazzetta
General Manager
Menthalia
Le buone notizie, si sa, non fanno quasi mai notizia. Figuria-
moci quelle legate al fi sco. Eppure nella bufera di fi ne anno
che ha visto il governo varare provvedimenti restrittivi, au-
menti e altre misure poco piacevoli per le nostre tasche, c’è
scappata anche una decisione talmente bella e innovativa da
apparire quasi insolita. Stiamo parlando degli sgravi fi scali
sulle spese sostenute per l’acquisto di libri. Sì, avete capito
bene, d’ora in avanti e per i prossimi tre anni chi comprerà li-
bri di qualunque genere avrà diritto a una detrazione del 19%
con un tetto annuo di duemila euro a persona. Mille euro
per i testi scolastici, altri mille per tutti gli altri libri. Per una
famiglia, magari con un paio di fi gli, si tratta di un risparmio
tutt’altro che trascurabile.
In un paese che, stando agli ultimi dati Istat, sembra aver per-
so il gusto di leggere per motivazioni economiche e culturali
(con le uniche eccezioni del Friuli Venezia Giulia e del Tren-
tino Alto Adige), il governo cerca fi nalmente d’incentivare la
lettura e di dare un sostegno concreto a un settore in diffi -
coltà come l’editoria e a un altro in grande crisi, come quello
delle librerie indipendenti sempre più soff ocate dalla concor-
renza delle grandi catene. La nuova misura, prevista dall’arti-
colo 17 del decreto Sviluppo, è passata quasi inosservata ma
rappresenta una vera e propria manna anche per un lettore
medio. A noi sembra inoltre un segnale politico estrema-
mente signifi cativo e in assoluta controtendenza col passato.
Certo, non siamo ancora ai livelli della Francia, che riserva
da sempre grande attenzione alla cultura e continua a varare
piani di sostegno per le librerie indipendenti e l’editoria car-
tacea e digitale, ma rappresenta comunque un ottimo punto
di partenza. Soprattutto perché adesso anche in Italia i libri
potranno essere defi niti a pieno titolo “medicine dell’anima”.
L’acquisto sarà infatti certifi cato più o meno come quello dei
farmaci, utilizzando la carta d’identità con codice fi scale in-
vece della tessera sanitaria. In attesa del decreto ministeriale
che chiarirà le modalità con cui farsi rimborsare il 19% della
spesa in libri, per accedere alla detrazione è suffi ciente già da
adesso presentare “un’idonea documentazione fi scale” come
lo scontrino parlante, che rende evidenti i codici Isbn dei vo-
lumi acquistati.
È stato stabilito però un grosso paletto, che consiste nell’a-
prioristica esclusione degli ebook. Considerando che i lettori
di libri digitali rappresentano l’unica fetta di popolazione ita-
liana in crescita e che i libri elettronici piacciono soprattutto
ai più giovani, lasciarli fuori dal paniere dei beni culturali
detraibili è stato da molti considerato un grave errore. Ma se
le promesse del ministro dello sviluppo economico saranno
mantenute, nel corso del 2014 sarà perlomeno ridotto il diva-
rio fi scale sui libri digitali prodotti in Italia. E allora che dire?
Buona lettura.
pagina 3®numero 1 - gennaio 2014
di Elena Serra, Events Management
I miei Baci per te!
Il più classico dei baci al cioccolato da sem-
pre apostrofa il giorno di San Valentino.
Un sapore unico che al croccante della sua
nocciola centrale unisce un dolce pensiero
racchiuso dal bigliettino: quell’oggetto di cul-
to e da collezione che racconta dell’amore con
le parole dei più grandi autori o recita, come
nel grande spot degli anni ’50…
“Ogni grande amore comincia con un bacio”.
Ancora oggi, dopo ’90 anni di gloriosa tra-
dizione e dolce romanticismo, il Bacio Pe-
rugina è messaggero d’amore. Con “I miei
baci per te” lo storico marchio lancia un’ini-
ziativa di personalizzazione del messaggio.
Sull’onda del successo della campagna della
Coca Cola, la prima a sperimentare questo
tipo di strategia, tutti coloro che vorranno
regalare le proprie emozioni potranno per-
sonalizzare il mitico bigliettino che avvolge
il bacio, al quale sarà possibile affi dare il
messaggio d’amore, quel pensiero che forse
a voce non si è mai detto. Un’idea che dal
trend lanciato dalla bibita analcolica, pas-
sa dalla “follower” Nutella per aff ermarsi
quale vera e propria operazione di mar-
keting con quel pizzico di dolcezza in più.
“Da oggi” spiega Nestlè, proprietaria del
marchio, “per raggiungere il cuore del part-
ner, destinare un pensiero a genitori o fi gli, o
esprimere i propri sentimenti agli amici, ba-
sterà collegarsi a www.shop.baciperugina.it
e decidere se scrivere un unico messaggio,
tanti o una composizione. Si creerà così un’e-
sclusiva dedica per raccontare i propri senti-
menti, e la propria scatola verrà confezionata
a mano con cura e dedizione presso la fab-
brica del cioccolato Perugina e arriverà di-
rettamente a destinazione”. Un regalo unico
e personalizzato, dunque, per conquistare
il cuore della persona amata ma anche per
dedicare un pensiero a chi vogliamo bene.
Un modo nuovo per lo storico marchio di
reinventarsi a quasi un secolo da quei primi
messaggi d’amore che Luisa Spagnoli scam-
biava con il suo amato Giovanni Buitoni.
di Marco Quadretti, Web Development
Single Page Website
Il continuo fl usso di informazioni via
web pone quotidianamente gli svi-
luppatori davanti a un aggiornamento
costante della tecnica e della grafi ca che
permettano una nuova distribuzione dei
contenuti in modo da off rire agli utenti
un’esperienza innovativa e veloce, ma allo
stesso tempo piacevole ed effi cace.
Proprio dall’esplorazione di nuove moda-
lità nasce la tendenza a ridurre i classici
siti web, sviluppati su più pagine, in una
soluzione capace di focalizzare l’attenzio-
ne dell’utente sugli aspetti principali del
progetto, unendo l’essenzialità alla fun-
zionalità e ad un forte impatto estetico.
Caratterizzati da una naviga-
zione orizzontale o verticale,
i Single Page Website in-
carnano proprio questa
tendenza diff usasi negli
ultimi anni in grado di
far “dimagrire” i classici
siti web rendendoli più
snelli, semplici da naviga-
re e con il giusto numero di
contenuti. Si tratta di una scelta
non necessariamente adatta a tutti i
tipi di business ma che, quando possibile,
si dimostra una valida opzione per rende-
re l’esperienza di navigazione più veloce e
dinamica.
È una soluzione effi cace e creativa che si
soff erma attentamente sull’esperienza
di navigazione che si desidera far vivere
all’utente puntando sull’eff etto sorpresa di
un design distintivo e accattivante, capace
di portare l’utente da un punto all’altro
della pagina in maniera chiara e scorre-
vole, senonché sequenziale, dando un fi lo
logico e temporale del contenuto.
Il riunire in un’unica pagina le infor-
mazioni relative ai prodotti e ai servizi,
permette così al visitatore di comprende-
re con un unico colpo d’occhio le carat-
teristiche e i benefi ci di una determinata
off erta. La progettazione e lo sviluppo di
un Single Page Website accessibile non si-
gnifi ca necessariamente dover rinunciare
a un qualcosa, bensì richiede che le diver-
se componenti si trasformino a partire dai
canoni classici verso soluzioni dove la re-
attività e la fruizione del contenuto stesso
diventano più libere e orientate alla navi-
gazione mobile. Un trend che Menthalia
ha pensato di rendere attraverso il nuovo
sito web www.menthalia.com: un’espe-
rienza con cui sperimentare le nuove me-
todologie attraverso le più moderne tecni-
che di design.
Il risultato è un sito web semplice e diret-
to, capace di portare l’utente attraverso
una navigazione divertente e dinamica
alla scoperta del contenuto dove l’ordine
e la chiarezza la fanno da padrona. L’in-
tegrazione delle immagini full-size con
un design pulito e abbastanza minimale
ha permesso l’inserimento di una
buona dose di contenuti che
generalmente richiedono una
struttura web molto diff e-
rente: il tutto riuscendo a
comunicare tutto ciò che si
ha da dire nel minor spazio
possibile.
La nuova percezione permet-
te, in pochi click, di raggiunge-
re tutti i contenuti senza disper-
sione, off rendo una visione immediata
da parte del visitatore. Una navigazione
veloce che premia la qualità del contenuto
riducendo drasticamente i tempi di attesa
dettati dal caricamento delle pagine.
Una semplifi cazione che pone non poche
sfi de al progettista e al web designer a par-
tire dall’ottimizzazione dei contenuti in
termini di dimensioni dei fi le stessi fi no
alla personalizzazione del layout in sezio-
ni che permettano spostarsi con facilità da
una all’altra passando per l’uso di script
che se non ottimizzati possono diventare
un ostacolo all’accessibilità e all’usabilità.
Una soluzione quindi non semplice dal
punto di vista progettuale ma il cui risul-
tato porta a una strategia comunicativa di
sintesi senza precedenti in uno spazio fa-
cilmente consultabile dal design minimal
e moderno, capace di evocare attraverso le
combinazioni di colore un’emozione spe-
cifi ca, quello dell’amore per ciò che si fa.
Perché, come diceva Steve Jobs…“L’unico
modo di fare un ottimo lavoro è amare
quello che fai”.
pagina 4numero 1 - gennaio 2014
®
di Riccardo Michelucci, Giornalista
Avete provato a curarvi con i libri?
Qualunque sia il vostro disturbo, la
ricetta è semplice: un romanzo (o
due), da prendere a intervalli re-
golari. Ecco qualche esempio. Mal di denti?
Leggete Anna Karenina di Tolstoj. Allergici
al polline? Provate con Ventimila leghe sot-
to i mari di Jules Verne. Problemi di impo-
tenza? Ricorrete al Bell’Antonio di Vitaliano
Brancati. Sembra uno scherzo, una trovata
da buontemponi, eppure in molti, anche in
Italia, stanno cominciando a prendere mol-
to sul serio la biblioterapia, una disciplina
che negli ultimi anni si è aff ermata al punto
da spingere molti psicologi e psicoterapeuti
a promuovere corsi e sedute di gruppo in-
centrate sulla lettura di un buon testo let-
terario.
Il primo a proporre questo innovativo e
curioso metodo omeopatico fu il sociolo-
go Alain De Botton, ormai una quindici-
na d’anni fa, con il suo noto volume Come
Proust può cambiarvi la vita (edito in Ita-
lia da Guanda). Ma ormai la disciplina sta
prendendo sempre più piede anche grazie
al un recente saggio Curarsi con i libri (Sel-
lerio), che sta letteralmente spopolando in
libreria. Le autrici, Ella Berthoud e Susan
Elderkin, chiariscono nell’introduzione
che la letteratura guarisce i dolori dell’ani-
ma ma anche gli acciacchi fi sici, medican-
do cuori spezzati e – non senza un pizzico
d’ironia – anche gambe rotte. Lo scrittore
italiano Fabio Stassi ha supervisionato e cu-
rato l’edizione italiana integrando e modifi -
cando da par suo alcuni rimedi.
Nella versione originale del libro, di auto-
ri nostrani erano presenti infatti soltanto
Tomasi di Lampedusa, Baricco e Tabucchi.
Stassi ha ritenuto opportuno allungare la
lista di “rimedi” inserendo alcune opere di
Primo Levi, Calvino, Palazzeschi, Camille-
ri e il citato Brancati. Il proposito di base,
ripreso a suo tempo anche da De Botton, è
semplice: ogni libro ci parla di noi e quindi
non esiste letteratura che non abbia eff etti
sulla nostra vita.
Ne è venuto fuori un originalissimo pron-
tuario di medicina in cui ogni tipo di ma-
lanno, fastidio, idiosincrasia o inconve-
niente può essere guarito e risolto con la
lettura di un romanzo. Ecco allora decine
di elenchi dei migliori libri per tutte le oc-
casioni, “ricette” capaci di alleviare i nostri
malanni – dalla miopia alla misantropia,
dalla gelosia al raff reddore, senza scordare
la balbuzie e la claustrofobia – grazie al po-
tere curativo della letteratura.
Una recente ricerca dell’Università di Go-
teborg, in Svezia, condotta su un gruppo di
donne aff ette da patologie che riducevano
la loro capacità lavorativa, ha dimostrato
che la lettura di romanzi porta in breve a
miglioramenti psicofi sici e a passi avanti
nella riabilitazione.
Finora però, la scelta era stata lasciata ai
gusti personali, o al passaparola tra amici
e conoscenti. Il saggio di Berthoud ed El-
derkin, già tradotto e pubblicato in tutto il
mondo, si spinge dunque oltre, spiegandoci
per esempio che se si è perso il lavoro po-
trebbe servire la lettura di Bartleby lo scri-
vano di Herman Melville oppure L’uccello
che girava le viti del mondo di Haruki Mu-
rakami. Se invece ci si sente sopraff atti dal-
lo stress e dalla mancanza di ideali si può
ricorrere a Tess dei D’Urbervilles di Th omas
Hardy, oppure curare la mancanza di spe-
ranza con Uomini e topi di John Steinbeck.
Ma esistono “medicine” anche per disturbi
come l’omofobia (da risolvere con il primo
romanzo omosessuale moderno, cioè Mau-
rice di E.M. Forster) e il razzismo, che può
invece essere curato con L’uomo invisibile di
Ralph Ellison, un’opera che dimostra la po-
vertà di spirito di chi discrimina sulla base
della provenienza geografi ca o del colore
della pelle.
E se i libri sono la cura, viene da sé che
spetta ai librai calarsi nei panni dei farma-
cisti. È proprio a loro che la casa editrice
Sellerio ha lanciato un appello, chiedendo
di fornire cure ad hoc da includere nel vo-
lume. “Pensiamo che nessuno meglio di
un libraio, di un bibliotecario, di un lettore
attento conosca il potere e la magia di un
buon romanzo o racconto – recitava il cu-
rioso appello lanciato via web – quale mi-
gliore farmacista letterario, biblioterapeuta,
specialista della cura con i libri, se non voi,
grazie alla vostra formidabile esperienza
quotidiana? È arrivato il momento di con-
dividere la vostra saggezza e conoscenza”.
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®
di Valeria Aiello, Project Manager
CES 2014, il futuro parte da Las Vegas
La 47esima edizione del CES (Consu-
mer Electronic Show), la fi era dell’e-
lettronica più importante al mondo,
è un’imperdibile occasione per le aziende
del settore di presentare in anteprima i
loro ultimi prodotti. Concentrata princi-
palmente su due principali fi loni, quello
della personalizzazione e contestualizza-
zione delle informazioni digitali con un
occhio particolare all’ottimizzazione dei
consumi e sul risparmio ambientale, l’e-
dizione 2014 ha visto protagonista miglia-
ia di accessori intelligenti. Dagli occhiali
agli orologi, passando per elettrodome-
stici di ogni tipo: la tendenza del CES
2014 è quella di rendere qualsiasi oggetto
“smart”. Una rivoluzione inarrestabile che
dalla capacità di miniaturizzare processo-
ri e memorie porta a qualsiasi tipo di gad-
get elettronico da inserire nella propria
quotidianità.
A darne un primo assaggio è Intel, con il
prototipo di smartwatch. A diff erenza di
tanti dispositivi presentati a Las Vegas,
questo orologio non richiede un collega-
mento ad uno smartphone: dotato di una
connessione indipendentemente, integra
un sistema di localizzazione GPS. Un pro-
totipo che non è ancora chiaro se sarà pro-
dotto sotto il marchio Intel o se la società
americana deciderà di lasciare che venga
utilizzato da altri produttori. Discorso che
certamente vale per un altro dispositivo
“indossabile”, Jarvis, presentato da Big
Blue. Si tratta di un set di cuffi e “smart”
in grado di interagire con lo smartpho-
ne grazie alla connessione Bluetooth e,
attraverso un sistema di riconoscimento
vocale, consente di ottenere informazioni
in tempo reale semplicemente dialogando
con il telefono.
Altro innovazione presentata da Intel è
Edison, un computer grande come una
scheda SD. Le dimensioni ridottissime
lo fanno entrare di diritto nella categoria
degli “indossabili” pur essendo un vero
e proprio computer della Pentium-class,
alimentato da un processione Quark SOC
Dual Core gestito da Linux e dotato di
moduli Bluetooth e Wi-Fi. Per mostrar-
ne le potenzialità, Intel ha presentato un
concept realizzato su un neonato: si tratta
di una tutina dotata di alcuni micro sen-
sori tramite i quali è possibile rilevare la
temperatura e il battito cardiaco, oltre che
visualizzare le informazioni elaborate dai
sensori stessi. È ovviamente solo l’inizio
di una rivoluzione che apre numerose
possibilità di utilizzo di questa tecnolo-
gia che farà sembrare i Google Glass a dir
poco obsoleti.
Ma il vero tsunami del CES 2014 è fi rmato
Android. Infatti dopo le indiscrezioni di
Intel, confermate in occasione dell’evento
di Las Vegas, anche AMD ha annunciato
di lavorare su una linea di computer in
grado di utilizzare contemporaneamente
due sistemi operativi: un progetti che pre-
vede la collaborazione con BlueStarcks,
la soft ware house che con App Player
permette di aprire applicazioni Android
anche su PC Windows. Secondo alcuni
rumors, la compatibilità dovrebbe essere
garantita da una modifi ca che interessa
l’hardware della macchina. I nuovi siste-
mi AMD, infatti, andrebbero a integrare
un processore Arm, lo stesso che viene
normalmente utilizzato nei dispositivi
Android cui verrebbe delegata la gestione
degli applicativi in ambiente Windows.
Praticamente un ambiente ibrido su cui
il sistema operativo Microsoft andrebbe a
convivere con quello sviluppato da Big G
sempre che dalle parti di Redmond non si
decida di porre un eventuale veto ai pro-
duttori di PC.
Altra sorpresa del CES 2014 riguarda il
settore dei videogiochi. Valve, la società
di videogame che è riuscita a monopo-
lizzare il mercato del gioco online per
PC con la piattaforma Steam, dopo l’an-
nuncio della Steam Machine, una sorta
di progetto open source da sviluppare su
una console Linux based, a Las Vegas è ri-
uscita a presentare 13 console Steam Ma-
chine, coivolgento altrettanti produttori,
tra cui un mostro sacro come Alienwa-
re, la sussidiaria della Dell specializzata
nell’assemblaggio di PC per videogiochi
particolarmente apprezzata dai fruitori di
videogame su PC. E nonostante le azien-
de coinvolte si limitino a parlare di un
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®
PC game-oriented, negando una diretta
concorrenza a Xbox e Playstation, sembre-
rebbe che esserci qualcosa in più. A sug-
gerirlo è Nvidia che presenta un prototipo
di smartphone con chip Tegra K1 integra-
to di processore grafi co: un puro concen-
trato di potenza capace di trasformare sia
smartphone che tablet Android in piatta-
forme per videogames. Una rivoluzione da
cui le stesse Microsoft e Sony devono guar-
darsi per prevedere un trend che farebbe
competere ulteriori dispositivi con le con-
solle di gioco vere e proprie. Sempre per
quanto riguarda il mondo dei tablet e degli
smartphone, sembra proprio che il futuro
sia fatto di curve: e se i cellulari si piegano
davanti alla rivoluzione del “round” con il
Samsung Galaxy in prima linea, dotato di
monitor OLED “bombato” per una miglio-
re fruizione delle immagini, al fi anco della
multinazionale sudcoreana ecco spuntare
la concorrente LG che brucia i tempi con il
G Flex, già disponibile in Sud Corea dallo
scorso novembre, proponendo sul mer-
cato il primo smartphone curvo, molto
probabilmente disponibile per l’Italia in
esclusiva dei negozi Vodafone, già a parti-
re dal prossimo febbraio. Sempre Samsung
propone una nuova linea di smartphone,
Galaxy Hit, capace di integrarsi con uno
schermo più grande, trasformandosi in un
tablet, proprio come il Padfone dell’Asus.
Sempre dal mondo della telefonia, la novi-
tà più interessante che riguarda il Li-Wi, il
corrispondente ottico del Wi-Fi: una tec-
nologia che sfrutta i raggi di luce, anziché
le onde radio delle reti Wi-Fi, per la tra-
smissione dei dati, garantendo maggiori
velocità e un minore consumo di energia.
Schermi curvi anche per i televisori e i ta-
blet, a partire dagli LG da 105 pollici Su-
perHD “CinemaScope”, con i quali si ap-
presta a lanciare la sfi da ai tv da 4K della
Samsung. E anche se i televisori SuperHd,
protagonisti delle due precedenti edizioni
del CES, non hanno ancora raggiunto i
risultati sperati dai produttori, principal-
mente per il loro costo e per penuria di
contenuti, a Las Vegas sono già presenti i
prototipi dei tv 8K e, soprattutto, una nuo-
va generazione di camere e accessori 4K.
Per quanto riguarda il mondo dell’“inter-
net of things”, ovvero del web che entra in
oggetti di uso quotidiano come bracciali,
orologi, vestiti o occhiali, il settore dell’au-
tomotive strizza l’occhio all’integrazione
di servizi di bordo con la rete. Non a caso
Google ed Android guardano alle quattro
ruote con particolare interesse: l’obiettivo
è quello di portare i loro sistemi operati-
vi sviluppati per smartphone all’interno
dell’abitacolo. Primo assaggio arriva dalla
partnership con Audi che presenta l’Audi
Smart Display, un tablet da 10,2 pollici ca-
pace di connettersi direttamente ai sistemi
di infotainment del veicolo, off rendo fun-
zioni multimediali e di navigazione web,
oltre ad essere particolarmente resistente
alle temperature estreme e agli incidenti
automobilistici.
Per chi invece è un appassionato del fai da
te 2.0, l’edizione 2014 del CES è la prima
con uno spazio dedicato alle stampanti 3D.
Un mercato che secondo le stime dovrebbe
toccare i 3,7 miliardi di dollari nel 2015 per
raggiungere 10,8 entro il 2020 attraverso la
produzione in larga scala delle prime stam-
panti 3D dalle dimensioni delle periferiche
da tavolo comuni. Tra gli accessori presen-
tati, anche l’ultima versione della penna
3Doodler, la penna in grado di disegnare
oggetti in tre dimensioni.
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®
di Stefania Buonavolontà, Marketing & Communication
L’ alba del nuovo Winner Taco
Erano gli anni ‘90 quando gustava-
mo uno dei gelati più buoni dell’Al-
gida: il Winner Taco. Ma qualche
anno dopo, la stessa Algida decise di riti-
rarlo dal mercato. Non si sa bene il perché
di questa scelta, molto probabilmente gui-
data da risultati commerciali non troppo
soddisfacenti. Da quel giorno le papille
gustative di milioni di italiani smisero
di farsi accarezzare dalla dolcezza della
vaniglia variegata al caramello avvolta
dal quel croccante biscotto bagnato nel
cioccolato con le noccioline. E tutto sa-
rebbe restato così se non fosse stato per
Alessandro e Dan iele che nell’aprile 2011
decisero di dare vita a una pagina di Face-
book dall’inconfondibile nome: Ridateci
il Winner Taco.
Da quel giorno la pagina dei due ragazzi
comincia a farsi notare, raccogliendo le
proteste degli afi cionados del Taco, ac-
compagnandole con slogans, parodie e
bizzarri fotomontaggi. Un divertimento
per i due che non avrebbero mai immagi-
nato quello che sarebbe accaduto.
Dalle poche centinaia di fan, la pagina
gestita dai due ragazzi passa giorno dopo
giorno a numeri importanti fi no a supe-
rare i 10.000 “Mi piace” ma soprattutto
mettendo in rete talmente tanto materiale
che spesso, troppo spesso, viene veicolato
dagli utenti sulla pagina uffi ciale dell’Al-
gida. E così, post dopo post, commento
dopo commento, l’Algida ha letteralmen-
te perso il controllo della propria pagina
Facebook, sommersa da commenti sarca-
stici o di protesta con l’esplicita richiesta
di ritorno alla commercializzazione del
Winner Taco. Un vero e proprio spam che
mette alle strette l’Algida, costretta a rive-
dere le proprie scelte commerciali.
E così, improvvisamente, qualcosa è cam-
biato. Una fredda mattina di gennaio, in-
fatti, sulla pagina dell’Algida compare un
orso, ma non un orso qualsiasi, ma l’ama-
tissimo orso polare mascotte del Winner
Taco. “Sarà proprio lui?” il commento al
post. La stessa mattina, a Roma sul Ponte
Milvio, un enorme Winner Taco si fa no-
tare dai passanti.
Ebbene sì, è proprio l’orso polare a la-
sciare piccoli indizi sparsi qua e là che
lasciano presagire un ritorno del Winner
Taco, fi no a quando sulla pagina uffi ciale
dell’Algida compare un altro post: “Avete
fatto così tanto rumore da risvegliare un
orso polare dal suo letargo. Winner Taco
è tornato! #winnertaco”.
Insomma, un caso di social guerrilla mar-
keting riuscitissimo e talmente unico nel
suo genere tanto da sembrare una strate-
gia pilotata dalla multinazionale, in consi-
derazione del ritorno pubblicitario.
E invece no, è tutto vero. È una delle pri-
me grandi vittorie della rete conquistata a
suon di commenti e messaggi privati.
È la prima vera rivalsa in campo alimen-
tare, laddove il consumatore suggerisce
all’azienda il prodotto e fa sì che il mer-
cato si direzioni verso ciò che gli piace
davvero.
Non ci resta quindi che aspettare marzo,
mese dal quale sarà possibile acquistare
nuovamente il gelato dell’orso polare.
pagina 8numero 1 - gennaio 2014
®
di Flaviana Cimmino, Account Offi ce
Scoprire Lisbona
L a scelta di Lisbona quale capitale eu-
ropea dove organizzare un evento
farmaceutico per il lancio di prodot-
to è una possibilità, per chi non l’avesse mai
visitata, di arricchire le proprie esperienze
di viaggio di un ricordo unico, legato alla
tradizione culturale portoghese e al colore
di una città di pescatori.
Adagiata sulla riva destra dell’immenso
fi ume Tago, Lisbona costituisce una delle
mete più visitate al mondo. Da secoli incan-
ta i viaggiatori che vi sono transitati grazie
al fascino multiculturale ereditato dai tanti
marinai che hanno solcato i mari portoghe-
si. Il Portogallo è stato infatti il primo e il
più longevo degli imperi coloniali d’oltre-
mare e Lisbona conserva importanti tracce
del suo grandioso passato. In ogni angolo è
possibile ammirare il vasto patrimonio cul-
turale infl uenzato da diversi popoli. Simbo-
lo per eccellenza di questa epoca d’oro è il
quartiere di Belém dove si può ammirare
il meraviglioso porto dal quale partivano
le caravelle alla conquista dei nuovi mondi.
Il periodo dell’impero coloniale oltre al pa-
trimonio architettonico ha donato alla città
anche un fascino malinconico e al tempo
stesso fi ero e indomito. Il Fado, canto po-
polare portoghese, ne esprime in pieno le
caratteristiche. Le origini del Fado, si ri-
collegano, infatti, ai canti nati sulle navi
per esprimere la nostalgia dei marinai che,
dopo lunghi mesi trascorsi in mare, va-
gheggiavano di ritornare in patria.
Il Fado è oggi uno dei simboli più cono-
sciuti del Portogallo. Il luogo migliore per
ascoltarne una versione autentica è sicura-
mente il quartiere dell’Alfama, cuore sto-
rico della città. L’Alfama è un suggestivo
dedalo di stradine magiche e poetiche, un
quartiere popolare di pescatori e di artigia-
ni, disseminato di ristoranti e locali di fado.
L’Alfama è il quartiere più antico della città
ed è anche l’unica parte della città soprav-
vissuta al terremoto del 1755.
Il passato di questa meravigliosa città è in-
fatti segnato da una amara tragedia che ne
ha contrassegnato il destino. All’inizio del
XVIII secolo, Lisbona era una delle città
più grandi d’Europa ma alle 9:40 circa del-
la mattina del 1° novembre 1755 si verifi cò
una scossa di terremoto di magnitudo sti-
mata attorno al 9° grado della scala Richter
con epicentro in mare a circa 200 km al
largo di Cabo de São Vicente. La scossa di
terremoto provocò il crollo di molti edifi ci
e numerosi incendi che si propagarono per
la città a macchia d’olio; i sopravvissuti, per
sfuggire al fuoco, si radunarono nella Baixa,
vicino al fi ume. Circa 40 minuti dopo uno
tsunami, generato dalla stessa scossa, colpì
Lisbona distruggendo tutta la parte bassa
della città. L’unico quartiere di Lisbona che
superò praticamente indenne il terremoto
fu l’Alfama. I portoghesi defi niscono que-
sto periodo come il “Tramonto” e consi-
derano la loro storia divisa tra il prima del
tramonto e il dopo, poiché successivamente
al terremoto il Primo Ministro del tempo,
il Marchese di Pombal prese in mano la si-
tuazione e guidò la ricostruzione della città.
L’intera Lisbona, tra l’altro, porta la fi rma di
Pombal poiché egli stesso introdusse l’in-
novativo metodo di pavimentazione delle
strade (calçada portuguesa) che consiste in
un assemblaggio a secco di piccole pietre di
recupero in calcare, che formano magnifi ci
disegni. A tutt’oggi nei grandi viali di Ros-
sio e lo Chiado basta abbassare gli occhi
camminando per ammirare questi autenti-
ci capolavori che brillano al sole.
Un altro splendido monumento su pavi-
mentazione e l’enorme e meravigliosa rosa
dei venti, posta alle spalle del Monumento
alle scoperte, di 50 metri di diametro che
contiene al centro le rotte scoperte dai na-
vigatori portoghesi.
Non si può che concludere la descrizione di
questa eccezionale città utilizzando i versi
del poeta portoghese Fernando Pessoa:
“Su sette colline che sono altrettanti punti
di osservazione da cui si possono ammirare
magnifi ci panorami, si estende, vasta,
irregolare e multicolore, la massa di case
che costituisce Lisbona. Per il viaggiatore
che arriva via mare, Lisbona, già da
lontano, appare come un’incantevole visione
da sogno e si staglia nitida contro l’azzurro
intenso del cielo che il sole riscalda con il
suo oro. Le cupole, i monumenti, i vecchi
castelli spiccano dal groviglio di case”.
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®
Pino Daniele & friends
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di Diego Vecchione, Graphic Designer
Il pubblico napoletano lo attendeva da
oltre un anno ed i sold-out dei sei even-
ti previsti al Teatro Palapartenope ne
sono la prova. “Napul’è – Tutta n’ata storia”
racchiude tutta l’essenza del viaggio attra-
verso la memoria dell’esaltante carriera
di Pino Daniele che, a quattro anni dallo
storico concerto di Piazza Plebiscito con
cui ha celebrato i suoi 30 anni di carriera,
torna a suonare insieme ai grandi artisti
napoletani che hanno condiviso la prima
parte della sua storia musicale. Un omag-
gio al pubblico della sua città che Pino
Daniele ha trasformato in un concerto-
evento dedicato al progressive napoletano,
quella corrente musicale e culturale che ha
portato Napoli ad essere protagonista della
scena pop contemporanea a livello inter-
nazionale. Una storia musicale, e non solo,
raccontata insieme agli “amici” che hanno
reso grande lo stile nostrano in uno spetta-
colo corale, ricco di emozioni uniche.
Uno spettacolo non solo per i fedelissimi
del concerto di piazza del Plebiscito del
1981, ma soprattutto per le nuove gene-
razioni, per tenere vivo e valorizzare un
patrimonio musicale che davvero in pochi
possono vantare: “L’idea è quella di pro-
porre una sorta di cronistoria della musica
napoletana degli anni settanta, in linea con
quello che accadeva nelle altre città d’Italia”
aveva preannunciato Pino Daniele nell’in-
tervista rilasciata a Repubblica, “Un pas-
saggio di testimone a una generazione nuo-
va, spiegando che la memoria è importante”
a sottolineare la forza di un evento capace
di superare anche il limite dell’età.
Un aspetto da cui il “Mascalzone latino”
è partito per preparare una scaletta capa-
ce di incantare una platea eterogenea con
quell’istintiva veracità che si innesca quan-
do si ritrova con gli amici della Superband.
Un codice invisibile fatto di 39 canzoni
per tre ore di concerto in cui Pino Daniele
mette insieme la tradizione al simbolismo
di una Napoli unica al mondo, consapevo-
le dei problemi ma anche della magia che è
capace di regalare.
Dall’apertura dell’evento affi data alla
Nuova Compagnia di Canto Popolare con
“Tammurriata nera” e all’inimitabile voce
di Fausta Vetere, l’evento è un crescendo di
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emozioni in un continuo scambio di ener-
gia con la platea: quindi “Terra mia” a “Je
so pazzo” a “Che soddisfazione” passando
per l’indimenticato Massimo Troisi e la po-
esia “O ssaje comme fà ‘o core” cantata da
Daniele e recitata di Lina Sastri. Poi è la vol-
ta di “Assaje” che Pino scrisse per l’attrice in
occasione del fi lm “Mi manda Picone” fi no
al cambio di scena con Tony Esposito e la ri-
lettura solo voce e percussioni di “Kalimba
de Luna”. Anche Tullio De Piscopo, prima
con la sola voce e poi con la sua batteria in-
fi amma il pubblico con “Andamento lento”.
Non è da meno James Senese che insieme
al suo storico gruppo Napoli Centrale regala
una performance dall’energia straordinaria.
Quindi “Je so pazzo”, “O Scarrafone”, “Chi
tene o mare” fi no a “Quando” in un duet-
to piano e chitarra con Joe Amoruso capa-
ce di far salire le lacrime agli occhi. E poi
ancora “Cu’mme” con Enzo Gragnaniello,
i virtuosismi di Rino Zurzolo in “Che sod-
disfazione” fi no a Raiz e agli Almamegretta
con “Na bella vita” e “Sanacore”. Tanti i
brividi lungo la schiena sulle note inter-
pretate da Jenny Sorrenti, Osanna, gli A67,
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Pino Daniele & friends
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Tony Cercola, Antonio Onorato, Ernesto
Vitolo, Agostino Marangolo, Gigi De
Rienzo, Rosario Jermano, Elisabetta Serio
e Eugenio Bennato, quest’ultimo in coppia
con Daniele sulle note di “Lazzari Felici”,
a fare eco ad una toccante interpretazione
di “Je sto vicino a te” cantata in coppia con
il fratello Nello Daniele. Finale inaspettato
con la nuova leva, Clementino, il rapper na-
poletano, in una versione freestyle di “Yes
I know my way” e l’immancabile “Napul’è”
che coinvolge l’intero Teatro Palapartenope
in una meritatissima standing ovation a
ringraziare Pino, per tutta la sua musica,
per tutta questa tua storia, per tutta la pas-
sione.
(Foto a cura di M. Iazzetta e M. Quadretti)
L’idea di riassemblare la sua vecchia band dopo
quattro anni dalla storica reunion di piazza Plebi-
scito è la conferma che Pino Daniele ama la mu-
sica corale quale mezzo per esaltare e celebrare
la sua città. Quella Napoli che negli ultimi 50 anni
è riuscita a contaminare ogni angolo del mondo
con le proprie sonorità. E che da James Senese,
il musicista che c’era già prima di Pino e che ha
poi fatto incontrare i vari Rino Zurzolo, Tullio De
Piscopo, Joe Amoruso e Tony Esposito si aggiun-
gono gli amici di sempre, Enzo Avitabile ed Enzo Gragnaniello, è come se il tempo non
fosse mai passato, proprio come succede tra moglie e marito, quando basta uno sguardo
per capirsi e ritrovare la sintonia di sempre.
Una reunion capace di riempire piazze e stadi e che al teatro Palapartenope ha dato un ulte-
riore assaggio del “Neapolitan Power”, quell’energia all’insegna dell’innovazione musicale
della tradizione artistica campana con infl uenze rock, blues, funky e jazz che ha permesso
a questi artisti di essere conosciuti e apprezzati in tutto in mondo.
LA REUNION DELLA STORICA BAND E GLI AMICI DI SEMPRE
di Andrea Ponsiglione, Events Management
Absolut Art
La vodka Absolut è un fenomeno
contemporaneo nonostante abbia
alle spalle una storia di oltre quat-
tro secoli, che parte nel 1879 dalla mente
dell’imprenditore Lars Olsson Smith che
introdusse nella produzione industriale
una tecnica di distillazione frazionata della
Svezia del XV secolo: la cosiddetta “recti-
fi cation”, tecnica capace di eliminare tutte
le impurità conservando il sapore naturale
della fermentazione del grano. Da un uso
della tecnica per la produzione di preparati
medicali fi no alla polvere da sparo, Smith
da vero imprenditore, riuscì così a veicola-
re quell’arte sul proprio prodotto, l’Absolut
Rent Branvin, una vodka purissima, con la
quale avrebbe dichiarato guerra commer-
ciale al monopolio di Stato. L’Absolut Rent
Branvin, era infatti venduta a prezzo più
basso rispetto al prodotto del monopolio,
appena fuori dai confi ni di Stoccolma, su
un’isola al di fuori dai limiti imposti dal
governo.
Dopo un’avanzata tecnica di marketing
per cui chi acquistava una bottiglia di vod-
ka poteva fare un giro dell’isola in barca,
Smith passò alla distribuzione internazio-
nale, quella che lo avrebbe portato a essere
l’uomo più ricco della regione: una fortuna
che l’imprenditore svedese prima perse,
per poi riconquistare, per poi perdere an-
cora, ma che ha portato l’Absolut ad essere
oggi la terza marca di alcolici nel mondo,
dopo Bacardi e Smirnoff . Dal 1979, anno
della prima esportazione, la celebre vod-
ka svedese ha conquistato i mercati di 126
Paesi, tra cui gli Stati Uniti che oggi rap-
presentano il mercato più grande con oltre
70 milioni di litri venduti all’anno. Il senso
di Smith per il business e la sua passione
non sono andate perse con il successore,
Lars Lindmark, bensì andarono fortifi can-
dosi.
A partire dalla semplifi cazione del nome
stesso, che venne ridotto a solo Absolut,
fi no alla scelta della bottiglia, scovata dal
pubblicitario Gunnar Broman che, cu-
riosando in un negozio di antiquariato di
Stoccolma, trovò una vecchia bottiglia di
vodka medicale, così diff erente e semplice
che avrebbe legato indissolubilmente la
caratteristica forma pulita ed elegante al
brand della “piccola acqua” svedese.
È il 1979 quando il sudafricano Geoff
Hays, direttore creativo della TBWA di
New York, riceve il brief per l’ideazione
e la realizzazione della campagna pubbli-
citaria: raffi gurare la bottiglia di Absolut
Vodka in modo contemporaneo, non ne-
cessariamente legato al gusto del momen-
to, evitando particolari legami con deter-
minati stile di vita.
Limitazioni non indiff erenti che Hays e il
suo team riescono a superare, focalizzan-
dosi proprio sulla parola chiave, Absolut:
un nome così diverso dai prodotti di ori-
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®
gine russa che invece erano caratterizzati
da nomi come Moskovskaya e Stolichnaya
a sottolineare la provenienza di un prodot-
to che, quando preparato in altre parti del
mondo, portava comunque un nome di ri-
chiamo a quell’iconografi a russa, come nel
caso della Smirnoff di origini statunitensi.
L’idea fu quella di usare Absolut come ag-
gettivo, quindi sempre come prima parola,
mentre la bottiglia sarebbe stata centrale,
quale luogo di espressione dei diversi si-
gnifi cati. Al fotografo Steven Bronstein i
primi scatti fi no al primo annuncio, data-
to 1980. Il primo soggetto, “Absolut Per-
fection”, è un successo immediato, da cui
sarebbero nati tanti nuovi temi che avreb-
bero fatto la fortuna del marchio a partire
dalla caratteristica forma della bottiglia
stessa. Sono circa 350 gli artisti commissio-
nati in questi anni per oltre 1500 soggetti:
delle vere e proprie opere da collezione
che ritraggono la bottiglia di Absolute in
campagne di stampa dal grande impatto
artistico, creatività e successo di critica e
di vendite. La serie lunghissima di capola-
vori a fi rma di alcuni dei più grandi artisti
del mondo, come Andy Wharol o il graf-
fi tista Keith Haring, è consultabile sul sito
AbsolutAd.com, una vera e propria galleria
d’arte pubblicitaria da cui sono tratti i lavo-
ri riportati a celebrare uno dei marchi più
carismatici e conosciuti in tutto il mondo.
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