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Zona Cambio #7 - 1
#7#7
IL NUOTO VISTO DALLO SQUALOIL NUOTO VISTO DALLO SQUALO
LA CREATINA NELLO SPORTLA CREATINA NELLO SPORT
TOGLIERE GLI ADESIVI DALLE RUOTETOGLIERE GLI ADESIVI DALLE RUOTE
IM NEW ZELANDIM NEW ZELAND
Zona Cambio #7 - 2
A cura di: Stefano La Cara Strong + Master Runners
Hanno collaborato a questo numero: Stefano La Cara Strong, Master Run-
ners, Loredana Coda, Luigi Orlando “Magic”, Gianmarco “the Running Pitt”
Pitteri, Giovanni Lazzari (vulgo Carlo), Diego “Ironguzzo” Guzzonato., Marco
“Titan” Bucci, Pasquale “Shark” Musci, Christian “Mac” Ferretti, Luca
“Lucaone” Bertaccini, Alessio “Kayale” Piccioni, Fran Ci, Marco Selicato, Ro-
berto Air Robi” Nava, Paolo “Kipudda” Boi.
Foto: archivi collaboratori di Zona Cambio.
Grafica ed impaginazione: Stefano La Cara Strong
CONTATTI: [email protected]
[email protected] - [email protected]
Zona Cambio nasce e si struttura come raccolta di aneddoti, consigli ed esperienze personali.
Ogni articolo deve dunque considerarsi privo di fondamenti tecnici o scientifici.
Zona Cambio #7 - 3
CONTENTSCONTENTS
Zona Cambio #7 - 4
Buon compleanno! di Stefano La Cara Strong
www.stefanolacara.com
U n anno fa, con la 8x8 di Saracine-
sco, nasceva ufficialmente Zona
Cambio.
Era nato tutto da una veloce
scambio di mail tra me e Gianluca "Master" e direi
che in un anno un po' di cose belle ne stiamo com-
binando.
Grazie soprattutto a tutti voi che in ogni modo par-
tecipate con noi alle nostre iniziative, perchè la zo-
na cambio senza gli amici sarebbe un posto vuoto
e noioso.
Ci siamo trovati e conosciuti sui campi di gara, ab-
biamo il magazine, organizzato piccoli (per ora)
eventi e creato la squadra.
La strada è appena iniziata, ma come ogni Iron-
man che si rispetti, la distanza non ci spaventa.
No, non è vero, ne siamo terrorizzati...
...ma sempre col sorriso sul volto, ed è per quello
che siamo così forti!
Zona Cambio #7 - 5
Ancora qui di Gianluca “Master Runners” Simei
podisti.blogspot.it
Dopo un anno eccoci ancora qui. Tutto nasce da
un idea malsana di mettere su un magazine gra-
tuito per il triathlon, diverso dalle altre riviste carta-
cee o digitali che (a volte) troppo seriamente par-
lano di questo grande sport. Potremmo sembrare
superficiali o anche poco seri, ma nella vita a volte
certe cose si possono anche fare con un pizzico di
ironia.
Abbiamo aperto il forum dove ormai è diventato un
punto d'incontro per organizzare uscite, gare, regalare
iscrizioni gratuite alle gare, porre domande che non ci
fanno dormire la notte ''come faccio a non far appan-
nare gli occhialetti?'' e dare risposte che ti faranno dor-
mire notti tranquille ''per non far appannare gli occhia-
letti basta sputacchiarci dentro e spalmare bene la sali-
va sulla lente con la lingua''
Abbiamo creato una squadra, ZonaCambio Triathlon
ASD, fatta di gente che ha voglia solo di fare triathlon
nel modo più tranquillo, pacifico, goliardico, sportivo e
competitivo che si può! Fatta anche di 'buciardi', ma
questa è un altra storia ...
Zona Cambio #7 - 6
Mentre state parcheggiando la macchina nei
pressi della zona cambio LA vedete già in bicicletta pronta a fare un giro perlustrativo del percorso gara. Ha una totale padronanza nel camminare perfettamente con le scarpette da bici su qualsiasi terre-
no, in compenso però odia indossare le scarpe con i tacchi. Amica di tutti i triathleti (maschi) ma perennemente single, non ammetterà mai
di cercare l'amore in zona cambio, anche se...magari qualcuno ci casca...
Quando si lasciano con un altro triathleta (perché prima o poi si lasciano con un altro tria-thleta) giurano di non commettere mai più lo stesso errore con un "collega", perlomeno fino alla prossima volta...
Di solito in una gara di 300 persone ci sono solo 9 donne, che per l'occasione si trasformano nel peggior animale da competizione: conoscono i tempi abituali di ogni loro avversaria ver-so cui non si preoccupano minimamente di manifestare il loro odio. Si allenano esclusiva-mente con gente (sempre maschi) molto più forte di loro, perché non sia mai che qualcuno possa rallentare le loro tabelle.
Non conoscono conversazioni che non siano relative alla tecnica di allenamento.
Hanno un fisico che ha ben poco di femminile e ne vanno fiere,ma guai a dirglielo!
di Stefano La Cara Strong
Gente che si incontra in Zona Cambio
LA tri
athleta
Zona Cambio #7 - 7
Zona Cambio Triathlon ASDZona Cambio Triathlon ASD
www.zonacambio.com
info ed iscrizioni: [email protected]
Ti piace nuotare, pedalare Ti piace nuotare, pedalare e correre? Fallo con noi!!!e correre? Fallo con noi!!!
Zona Cambio #7 - 8
Fino alla fine del mondo di Loredana Coda
photo: triathlon.competitor.com/2013/03/photos
Zona Cambio #7 - 9
30 settembre 2012
Completo il mio primo triathlon distanza iron-man ed è febbre! Non sto nella pelle voglio subito un altro Ironman. Apro il calendario, contatto le agenzie, guardo i voli. E il pensiero è sempre li, che si fa? Gli IM vanno tutti sold out in men che non si dica.Ce n’è uno però, Ironman New Zealand, che apparentemente continua ad avere disponibilità.
Mi informo presso amici Australiani che lo hanno fatto. La storia è che a marzo in New Zealand, specie nella zona dell’Ironman, capi-ta un tempaccio veramente severo, tanto che qualche volta hanno dovuto trasformarlo in 70.3. Bufera, tempesta, trombe d’aria, alberi altissimi sradicati come fuscelli, tanta ma tan-ta pioggia torrenziale.
E allora? Ci piace ancora di piu’! Mi iscrivo. E’ l’Ironman più antico dopo Kona. Nel 2013 la 29° edizione. Si vocifera che lo toglieranno dal calendario, e allora... far parte dell’evento, per l’ultima volta, mi invoglia ancora di piu’.
Presa dal raptus mi iscrivo, solo dopo, con calma, realizzo che si trova dall’altra parte del mondo! 36-40 ore per arrivarci e altrettante per tornare a casa.
La gara si svolge sabato 2 marzo, fine estate nell’emisfero sud. Vuol dire allenarmi d’inver-no. Con freddo, pioggia, giornate corte, e po-ca voglia.
Parto qualche giorno prima, nella speranza di assorbire il fuso orario (+12 ore) e riprender-mi dal viaggio estenuante. Ho già una tossetti-na e un principio di influenza che non fa che peggiorare durante il volo. All’arrivo sono un’ameba e intossicata di medicine che mi causano una reazione alle labbra che si gon-fiano asimmetricamente, come un lifting an-dato male.
In aeroporto incontro il grande Claudio e il suo prestigioso Team Brianza, e insieme intra-prendiamo il viaggio in furgone da Auckland a Lake Taupo, sede della gara. Il viaggio scorre allegramente, tra soste in aree di servizio che spuntano tra pascoli di splendide mucche pez-zate e sofisticate fattorie lussureggianti, e grasse risate e sfottò che solo un team cosi affiatato può generare.
Arrivo al Motel dove mi aspetta super Alfio. Giramondo ferrarese, pluri-Ironman finisher in location estreme, un vero personaggio con cui condividerò il giro turistico dell’isola nel post gara.
Pur essendo moribonda azzardo qualche uscita. New Zealand è un altro mondo. Lo sen-ti subito. La natura è magnifica, tutto somma-to selvaggia, pur essendo priva di pericoli! A differenza dell’Australia non ci sono animali “letali”! A dire il vero gli animali sono quasi del tutto assenti! A parte le mucche e qualche altro animale domestico d’importazione. Di locale ci sarebbe il Kiwi, che oltre ad essere il
simbolo nazionale, il nome con cui si identifica la popolazione, la squadra di rugby, il frutto vitaminico, ecc ecc.. è soprattutto un simpati-co volatile quasi preistorico, con pelo lungo come se fosse un topo privo di ali... e infatti è un volatile per modo di dire. In compenso ha uno splendido becco lungo fino a terra che gli consente di razzolare senza tanta fatica.
Taupo è un paradiso! Monti, ruscelli, foreste, parchi naturali, arte rupestre dei Maori e lo splendido lago in cui nuoteremo. Acqua limpi-da cristallina da bere... e la beviamo. Li vicino si sviluppano i percorsi MTB più famosi e ac-cattivanti del mondo. Meta di escursionisti e amanti dell’aria aperta ma anche dell’ozio e della buona tavola, e di appassionati di Bun-gee Jumping.
Tutto il paese è in fermento per la gara. Tutti sanno cos’è il triahtlon e cos’è un Ironman, dalle cassiere dei supermercati ai punk che bevono birra a mollo tra le cascate; dai bam-bini colorati, ai distinti signori di una certa età che ci fermano nei parchi per fare amicizia e domandare da dove arriviamo. E tutti, indi-stintamente, li ritroveremo a bordo gara a fare un tifo sfegatato; ad urlare e ad accla-marci instancabili, sotto il sole e fino all’ulti-mo.
Taupo è una località turistica, il lungolago pul-lula di pub e ristorantini, più dietro si sviluppa il vero e proprio centro abitato. Case basse e aperte, con ampio giardino e fiori e alberi ri-
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gogliosi.
La città è piccolina. Riesco a perdermi! In real-tà giravo come in un labirinto di incroci ai miei occhi tutti uguali, finché una signora arriva in mio soccorso. Abbandona il marito in un cen-tro analisi e mi riporta a casa in auto! Sono solo due isolati e la conversazione è piacevo-le, tutti sono ospitali e cercano di dare una mano. La registrazione procede impeccabile. Mi reco alle vasche per la “disinfestazione” della mu-ta. In questo paese sono fissati per la salva-guardia dell’ecosistema, e non vogliono con-taminare il lago con alghe importate involon-tariamente da fuori. L’omino addetto alla di-sinfestazione (antiDymo) ci chiede di dove siamo e poi esclama: “Francesco Totti!!!!”. Riceviamo il bollino blu da mostrare obbliga-toriamente al checkin della bici, e rincasiamo.
Durante la gara, fino alla fine, ritroveremo l’omino Dymo ad incitare ogni partecipante urlando a squarciagola e scuotendo un grosso campanaccio. Io, passandogli vicino, gli dirò “Italia” ogni volta e lui mi risponderà sempre
“Francesco Totti!!!”- Poi ti ci affezioni :-)
E’ la grande sera, pasta party! Io sono mal-concia, labbrone gonfio per intossicazione da medicine, influenza. Arrivo tardi all’appunta-mento con Alfio e perdiamo gli spettacoli e le danze Maori. La sala è immensa, il cibo è quello dei pasta party ma è vario e in fondo gustoso. E’ un rito, condividere la tensione
con gli altri ha un effetto catartico. Sono cir-condata da fanatici! Magliette di finisher di altri Ironman di tutto il mondo, segni di guerra a forma di tatuaggio impressi sulle gambe, borracce personali sul tavolo piene di integra-tori e altri beveroni pre-gara. Una grande fe-sta! L’indomani si consegna la bici. Mi convinco di essere guarita e... sono guarita! L’occasione è buona per una nuotatina di pro-va nel lago. La spiaggia pullula di altri atleti e allegramente facciamo qualche bracciata. L’acqua è gradevole, trasparente, Alfio dice che è ricca di zolfo e lascia quel tipico odore... io non sento nulla. Sono felice di stare bene a poco tempo dallo start e tutto mi appare per-fetto! E allora riesco pure a fare un piccolo giro di prova in bici. 10 metri e buco. Prima di partire per la NZ avevo preso un bel vetro nella ruota anteriore ed ero partita con dei vecchi coper-toni da cambiare a Taupo, in un negozio di bici. Compro i copertoni nuovi, li monto, altro giro in bici, 10 metri e psssssssssssssss ri-buco? Ma... allora? Ricambio tutto. Faccio un giro prova e buco! E’ ufficiale, ho smarrito la mia proverbiale fortuna!! Ritorno al negozio bici, cambio ancora camera d’aria. Mi dico, statisticamente ho dato, in gara non succede-rà più................. E’ caldo, altro che tempeste! Il sole mi ha ustionato in pochi minuti, figuriamoci il giorno dopo! Le stradine sono fantastiche, sue e giù, am-pie... bisogna ricordarsi di tenere la sinistra...
anche in gara. Al seguito di Alfio sopravvivo.
Il briefing si svolge pacatamente, a dire il vero sembra quasi una messa funebre.. hmmmmmm!? Hanno un accento buffo, il “check in” della bici mi arriva come un “chichen” e il “10” come un “tin”. Vabbè un po si capisce, il resto è tutto scritto e ben segnalato. La notte pregara è insonne, non tanto per l’an-sia, almeno cosi credo io, è proprio che non ho sonno. Ancora il jet lag? Purtroppo la mattina della gara non ci faranno accedere di nuovo alla zona borse, quello che c’è c’è non si aggiunge o toglie più nulla. Alfio va in panico, perché voleva depositare nella sacca i suoi panini al prosciutto e invece do-vrà legarseli alla bici la mattina stessa e lasciar-li li sotto il sole.
Alle 5 inizio la mia colazione e tutti i prepara-tivi, in zona cambio è completamente buio, i veterani sono attrezzati con una torcia. In-contro Claudio, al suo primo Ironman, sorri-de come un bambino in gita! Gonfiamo per bene le ruote e indossiamo la muta. Si parte dall’acqua lungo una linea immagi-naria delimitata dalle canoe. Finisco in prima fila, in mezzo, il posto peg-giore per chi non eccelle nel nuoto (ma pure in tutto il resto). Gli sguardi sono nervosi, io ho solo un po' freddo, sono li a mollo da 10 minuti prima
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dello sparo del cannone. Finalmente si par-te! Tutto sommato non prendo tantissimi schiaffi, sono in un gruppetto di 2-3 persone e ci piace rimanere vicini, ogni tanto tiro la testa fuori per seguire il gruppo e tenere d’occhio le boe. Tutto procede liscio, sento di non andare molto veloce ma sono calma e rilassata, non mi sto affaticando per niente. La giornata è ancora lunga… Arrivare in zona cambio è una lunga passeg-giata in salita, il pubblico mi sostiene. I vo-lontari mi allungano la borsina bike, mi pre-paro e afferro la bici. Pedalo pedalo pedalo. Il percorso è bello, aperto al traffico ma co-munque controllato e di auto ce ne sono po-che. Bisogna ricordarsi di tenere la sinistra e si supera rigorosamente a destra. Mi sento bene e vado.
A meno di 10 km dalla partenza sento che ho bucato... mi fermo, verifico... provo a gonfiare la ruota e ripartire ma niente... mi rifermo cambio la camera d’aria, spreco una cartuccia CO2, gonfio la ruota col gonfietto e riparto. Molti (dei pochi che avevo lasciato dietro nel nuoto e in zona cambio) mi supe-rano e alcuni mi sussurrano dispiaciuti “bad luck”, che sfortuna. Mi rimetto in bici ancora qualche km e pssssssss di nuovo! Il coperto-ne è fuori dalla ruota e un pezzo di camera d’aria sporge! Si avvicinano i meccanici in servizio lungo la gara, sollievo, mi allungano una pompa vera, mi chiedono se ho un’altra camera d’aria, si ho pure la schiuma! Passa-
no i minuti e finalmente riparto. Mi fermo ogni tanto perché la paranoia mi dice che la ruota è giù, continuo, sono al 30 km di nuo-vo psssssssssss. Piango.
I meccanici mi hanno preso a cuore, mi ve-dono di nuovo ferma e mi aiutano, ci accor-giamo che avevo il pattino del freno poste-riore destro allenato e basculante, era quel-lo che causava la fuoriuscita del copertone dalla sede e tutte le conseguenze... armati di brucole me lo fissano per bene e poi deci-diamo di lasciare i freni aperti. Mi ripeto mentalmente che arriverò fino in fondo, non sarà la ruota a fermarmi, non sono ancora al 45 km, giro di boa del primo giro ma non fa niente!. Mi hanno superato tutti. Non fa niente. Mi dico che in fondo mi sono riposa-ta e posso pedalare più forte nel secondo giro. Ormai, chiarita la natura del problema meccanico e risolto (?).... posso pedalare tranquilla. In realtà ero scoraggiata. E senti-vo di più il caldo, e le gambe pesanti, e la solitudine. Intravedo Claudio ormai al suo secondo giro e ci incitiamo a vicenda. Il re-sto del giro bike è stato faticoso, ustionante, per fortuna il panorama era degno di quan-to si narra sulla Nuova Zelanda. I meccanici ogni tanto mi affiancano per accertarsi che fosse tutto a posto, o semplicemente per salutarmi, nel secondo giro non li vedo più.
Miracolosamente e in un tempo immemora-bile, arrivo in zona cambio, felice di infilare le scarpette da corsa. Nella corsa puoi essere
stanco, dolorante, accaldato, demotivato, zoppo... ma anche strisciando puoi farcela, non dipendi più da mezzi esterni ma sola-mente da te stesso. Questo pensiero mi da nuova energia. La gara si può dire finita...OK tra N ore è finita, se non altro al buio, tra il pubblico instancabile che mi incitava. Nel penultimo dei 4 giri un ragazzo mi affianca per 1 metro emi dice 2-3 cose incoraggianti. Mi suggerisce di correre a testa alta e busto eretto, questo di per se mi avrebbe dato for-za e cosi è stato. Il percorso era tutto un su e giù, e di tratti anche ripidi (a quel punto ogni scalino ti sembra ripido) e lunghe ma lun-ghe... ma lunghe... Ormai eravamo rimasti in pochi, tutto un guardarsi i polsi per notare a che braccialetto eravamo arrivati e se c’era qualcuno che avrebbe corso ancora con noi fino alla fine. Ormai il sole era calato com-pletamente. Di notte mi rianimo, mancano 3 km, ho tempo per finire e potrei continuare a trascinarmi ma per orgoglio decido di acce-lerare. E corro. Uno ad uno supero i vari compagni di tapascionata, anche il pubblico si rianima e mi applaude, ci siamo, ultima salita, intravedo il giro finale sotto il palco, davanti a me qualche vecchietto si gode l’ar-rivo salutando i familiari sugli spalti. Io, acce-cata dalla vista dell’arco di arrivo, accelero, supero i vecchietti davanti a me a 7-5 metri
e taglio il traguardo con un super sprint. Sono al settimo cielo. Anche questa è finita. Un ragazzo del pubblico dopo l’arrivo mi se-gue, mi ferma, e sorridendo mi dice “avevi proprio voglia di andare a casa”. Si.
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Medaglia al collo, la volontaria-mamma mi avvolge in una mantellina da finisher stupen-da, rossa, di soffice spugna, emi accompagna nel tendone dei massaggi e del ristoro. Alfio mi stava cercando, io dormivo sotto le abili mani del massaggiatore. Ci nutriamo gran-di abbracci e complimenti. Iniziano i festeg-giamenti! Puoi soffrire, disperarti, essere deluso, però poi tagli il traguardo e il mondo comunque ti sorride, pensi addirittura alla prossima volta, a rifarti magari... ma intanto la birra fresca scorre a fiumi, anche se ti si chiudono gli occhi.
Non so quanto ho dormito, il giorno seguen-te scorre placido, relax, brunch in riva al la-go, tutti vestiti di blu finisher a sorriderci e a raccontarci l’avventura. Pigramente raggiun-giamo la award ceremony. Tutto un altro clima rispetto al pasta party! Applausi, dan-ze, musica, allegria.
Ho ancora qualche giorno, Alfio ho cambiato il suo volo di ritorno, inizia la vera vacanza!
Nei dintorni di Taupo ci sono percorsi favolosi, all’interno di una riserva lussureggiante attra-versata una un ampio fiume verde. Incontriamo la postazione bunjee jumping dove alcuni folli si lasciano cadere nel vuoto attaccati a un filo..., proseguiamo. In un’ansa del fiume ragazzi in costume sorseggiano birre fresche e ancora più avanti, giungiamo alle famose e imponenti ca-scate. Uno spettacolo della forza della natura! Ci fermiamo in un’area attrezzata per un succulen-
to pic nic. Si prosegue tra felci e pini altissimi. Il giorno dopo altra scarpinata per ragigungere gli affascianti Crateri della Luna! Una vasta area di terra in ebollizione. Geyser e pozzi di acqua bol-lenti, terra in fiamme, guai ad uscire dal percor-so consigliato. E anche li nuovi geyser spuntava-no all’insaputa. E’ un posto infernale! Eppure c’è qualche piantina che ha il coraggio di crescere su bordi infuocati e incandescenti. Sembra di stare in un’altra galassia. SI sente un rombo di acqua in ebollizione sotto i nostri piedi, li pronta ad esplodere. I paesaggi ci infondono nuove energie, mentali, il fisico invece è abbastanza provato, e la strada del ritorno è ancora lunga, tuttavia ci fermiamo ad un bar con eliporto, una guida ai Crateri della Luna ci ha detto che li avremmo trovato un italiano e ci siamo fermati a salutarlo. Parliamo di maori e di come l’econo-mia del paese stia crescendo, in controtendenza al resto del mondo. Si cerca forza lavoro all’este-ro, anche perchè la popolazione locale ha una radicata filosofia del saper vivere, e del “facciamo domani quello che potrebbe affaticar-ci oggi...”
George, il gestore del motel, ci propone di pren-dere le MTB in dotazione della struttura e fare un girello. Ci avventuriamo! La mia prima volta in MTB. Il percorso è facile ma i freni non funzio-nano!!!!!! Poco male, entriamo in una pista ci-clabile lungo lago e ci addentriamo tra rovi di more che mangiamo a piene mani. Pssssssssssssssssssssss. Di nuovo!!!!!!!! Ma non sono io! E’ Alfio, ha bucato. La maledizione mi ha lasciato, spostandosi un pò più in la Il tem-
po scorre a ritmo vacanza. Ci godiamo gli intin-goli locali un misto di cucina delle varie culture che si sono avvicendate e degustiamo le ottime birre neozelandesi. I giorni trascorrono veloci ormai, ed è ora di tornare a casa. Altre 40 ore di viaggio, devastanti. Questa gara mi ha lasciato il segno, è stata bellissima nonostante le vicissitu-dini. L’accoglienza e il pubblico strepitosi. L’or-ganizzazione esperta e attenta. Ma è troppo lon-tano. Ne passerà di tempo prima di imbarcarsi per un viaggio cosi impegnativo. Forse.
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Zona Cambio #7 - 13
TRIATLHETA DEL MESE
YVONNE VAN VLERKEN
di Christian “Mac” Ferretti
Zona Cambio #7 - 14
Y vonne Van Vlerken: ecco una
donna per cui non so se ba-
sterebbe un solo mese, e an-
che gli aggettivi: eclettica, poliglotta
(oltre al nativo olandese, il tedesco
della sua residenza austriaca, l'inglese
e forse anche qualche altra...), e ovvia-
mente fortissima! Anche a nickname è
messa bene: fra tutti, L'Olandesina Vo-
lante (classico, e non credo si riferisca
alle bici da passeggio) e Vonsy, il nick
"ufficiale".
Prendendola da lontano, tanto per in-
trodurre il personaggio a chi non la
conoscesse, basti pensare che fino
all'avvento dell'era di Chrissie, era la
detentrice del record di velocità in un
Ironman, record fatto segnare nel
2008, neanche a dirlo a Roth, con un
tempo finale di 8h51' e spiccioli, fra
l'latro fatto segnare con uno dei tempi
climatici peggiori che si ricordino nelle
edizioni di Roth. Con la regina Chrissie
condivide il sorriso, sempre stampato
in viso, ci perdonerà Chrissie se prefe-
riamo quello di Yvonne dal punto di
vista estetico, essendo formato dal nu-
mero canonico di denti, e incorniciato
in una criniera biondissima, con con-
torno di occhi azzurrissimi. L'apoteosi
dei superlativi.
L'esordio nella triplice risale ai primi
anni duemila, con incursioni nel podi-
smo (una mezza maratona corsa in
1h17'), e passaggi dalla World Cup
all'Half e ritorno. Eclettica, appunto.
Fino alla dedica ormai esclusiva alle
lunghe distanze. Il 2008 il suo anno fin
qui migliore, una ridda di primi e se-
condi posti, ovunque la portasse l'ago-
nismo, a diverse latitudini, continenti
e con percorsi i più disparati. L'ho per
caso già scritto che è eclettica?
Nel 2012 chiude la sua stagione stabi-
lendo il nuovo record della gara all'I-
ronman Florida, con un 8h45' decisa-
mente di tutto rispetto, specie se si
considera che si è presentata alla ga-
ra...per caso. Si sentiva bene, ha di-
chiarato alla rivista Triathlete, aveva
pianficato il 70.3 di Austin e a seguire
l'Ironman Cozumel, ha dato un occhio
alla mappa e ha visto che la Florida
era di strada, si è ricordata di essere
olandese e che la Florida è piatta e
ventosa (ma senza canali, né zoccoli di
legno, che io sappia), ed ecco che una
tappa intermedia si trasforma nell'en-
nesima superprestazione.
Il 2013 pare sia iniziato sotto i migliori
auspici, ed in particolare a marzo (per
una volta, sono sul pezzo e non in ri-
tardo di un paio di mesi): 5° posto ad
Abu Dabhi a inizio mese, un nuoto
"discreto" con 46' per 3km, all'esordio
stagionale, nuovi sponsor, un servizio
con foto davvero simpatiche per Rad-
stars.at (in abito da sposa, con il suo
nuovo amore... a due ruote, non vi di-
co altro e vi invito ad andare a vedere
le foto), e infine, e concludo anche io,
un ottimo secondo posto all'Ironman
di Melbourne. Buon inzio, giramondo
Yvonne, viatico per altri successi e fe-
steggiamenti, da qui ad ottobre!
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Zona Cambio #7 - 16
di LUCAONE
Duathlon Sprint di Formello
Zona Cambio #7 - 17
Vorrei cominciare comunicandovi che sono alla terza gara nella discipli-na multipla e mi sento più sicuro. Non sono più un debuttante, mi muovo in zona cambio con fare disinvolto, mi sento gia un esperto pronto a elargire consigli ai principianti.
Conosco anche la nuova regola per il posizionamento della bici al rien-tro ed essendo ormai un veterano non ho provato le transizioni.
INFATTI:
•non giro il pettorale prima di salire in bici
•salgo alla bersagliera ma rompo l' elastico senza poggiare il piede e la scarpa si ribalta in quella fantastica ed inutile posizione
•dimentico la borraccia a casa e muoio di sete
•sbaglio rapporto sullo strappo finale
•infilo male la scarpa da corsa accartocciando la linguetta trasforman-dola in un comodissimo 37
•vengo ammonito per aver saltato la spunta (mi graziano dalla squali-fica perché non è una gara di rank)
•parto per la frazione di corsa con il casco in testa e il giudice mi ri-manda indietro
[ndSTRONG... e qui scusate ma, vedendo la foto e riconoscendo il giu-dice Paola, le ho chiesto la sua visione dell'accaduto…]
"Generalmente nei promozionali non sono molto rigida ... Anzi proprio in extremis ammonisco e squalifico! Insomma appena l'ho visto che correva con il caschetto ho detto tra me : Ti ho beccato!!!! Ma do va questo con il caschetto in testa!!!!! E lui mi ha chiesto scusa ed tornato indietro!!! E se mi ricordo bene mi ha anche detto che era stordito!!!"]
Per il resto è una giornata fantastica con temperatura estiva.
C'è anche Enrico al debutto nella disciplina con i colori di Zona Cambio Triathlon ed il mitico coach Diego.
La gara è organizzata in campagna, il percorso immerso nella natura e lontano dal traffico.
La frazione in bici non si svolge nel classico circuito nel parcheggio dell' Ikea, è una strada collinare con molti strappetti da fare andata ritorno.
La tattica concordata con Max(reduce dalla maratona in 3h37') è un classico di famiglia: parti forte perché 5km finiscono subito, in bici vai a tutta ma vedi di non finire per fratte, nei 2,5km finali dai tutto.
Parto bene e tranne Alessio e un altro che hanno un altro ritmo la pri-ma frazione passa tranquilla. Unico neo un lama probabilmente alticcio travestito da atleta che ha zigzagato e sputato ogni 10 metri gettando scompiglio nel nostro amichevole gruppetto.
In bici riesco a recuperare i primi due tenendo la scia di uno molto più veloce di me ma sul' ultima rampa butto giù il 34 della mia compatta per paura di piantarmi proprio quando gli altri si alzano sui pedali e prendo 20 metri.
Poco male all' arrivo sono ai piedi del podio. Certo c' erano molti assen-ti per via dei campionati italiani in lombardia ma devo ammettere che sono veramente soddisfatto di come è andata questa giornata.
Sabato ho impostato sul garmin l' autolap ogni 200m per fare degli al-lunghi.
Domenica durante la gara ha suonato 111 volte...
Tengo a precisare che alla spunta ero regolarmente presente ma il giu-dice non ha scritto il mio numero e naturalmente io mi sono guardato bene dal controllare cosa stesse scrivendo sul foglio.
[ndSTRONG il caro Lucaone, nel suo racconto, ha omesso per modestia di riportare il suo risultato... alla sua terza gara...quarto assoluto... in-somma, davvero complimenti!]
Zona Cambio #7 - 18
Zona Cambio #7 - 19
Una mezza non fa’ primavera, soprattutto a Kaltern Am
See, che non è in Austria, per la cronaca, ma in Italia, in
Alto Adige.
“L’anno scorso era una giornata decente” penso. Oggi, in-
somma… Fa’ freddo, piove e c’è vento. Tutto il necessario
per rendere la gara decisamente interessante.
Oggi non ho velleità di tempi stratosferici: non mi sono
completamente ripresa delle cinquantatrè influenze che
il mio meraviglioso piccolo figlio mi ha passato e ho an-
che qualche problemuccio strutturale ai piedini, ma non
ci voglio pensare, dopotutto quando mi attacco un petto-
rale è per andar forte, o perlomeno, per provarci..!
Alla partenza noto che ci sono veramente tanti tra uomini
e donne che sfoggiano divise da triathlon, che qui non
sembra essere una cosa tanto strana, anzi. Beh, d’altra
parte il lago di Caldaro è il suggestivo sfondo di un olim-
pico coi fiocchi, che si tiene a maggio.
Si parte subito con ritmo allegro, una massa colorata che
spintona sullo stretto sentiero tra le
vigne: cerco di non farmi travolgere e
di non affrettare troppo il passo che siamo
appena all’inizio.
Il primo giro non va’ neanche male: fatica si, ma quella
giusta e mi sembra di correre bene, poi i due chilometri
di salita, sulla sponda opposta del lago van via abbastan-
za agili, senza perdere troppo.
Arrivo al decimo abbastanza contenta, scambio un
“cinque” col fascinoso marito che il giro del lago di corsa
se l’è fatto stamattina di buon’ora, per fare da baby sitter
al piccolo Ico.
E ora, o la va’ o la spacca!
Secondo giro: cerco di spingere per approfittare del lieve
dislivello positivo e per non perdere troppo sulla salita,
ma il vento e la pioggia ora mi danno fastidio e non riesco
ad avere l’azione efficiente che vorrei.
Comincio a dare due colpi di tosse ogni tanto, sembro
#2 FRANCY GOES TO ELBA
di Fran Ci
Zona Cambio #7 - 20
una piccola utilitaria con il carburatore scassato.
Oh, ma non mollo e qualche “catorcio” in condizioni più
infelici delle mie, riesco anche a passarlo. Sulla salita mi
galvanizzo perché supero una concorrente: spero viva-
mente che sia della mia categoria e non della categoria
60enni!!
Mi butto giù in discesa, spingendo bene coi piedini dolen-
ti, ma oggi non è giornata e sull’ultimissima impennata
del percorso (duecento metri di salitina che tagliano le
gambe prima del traguardo) mi arrendo, tanto sono arri-
vata.
Niente di che, penso. Mi darò all’uncinetto, altro che iron-
man, quest’anno...!
Il pizzo al tombolo..
Prendo un thè caldo, borbotto qualcosa scontenta ai miei
due uomini che son venuti a prendermi al traguardo e va-
do a farmi la doccia.
Mentre smoccolo le mie maledizioni in greco moderno,
così qui non mi capisce nessuno, sento un melodioso ac-
cento trentino accennare a una piccola lamentela. Alzo la
testa e mi accorgo che accanto a me, a rivestirsi dopo la
doccia c’è Monica Carlin. Cioè, mica pizza e fichi! Il mio
idolo di podista!
Ma l’avete vista mai correre “Il Passatore”?! Io si, almeno
due volte sotto il passo della Colla di Casaglia, dopo 50 km
di fatica. L’ho sempre incitata e lei mi ha sempre salutata
con un sorriso, per andare a fare gli altri 50 km, raggiun-
gere Faenza e vincere.
La saluto anche oggi e lei sorride graziosa. Le faccio i com-
plimenti per la vittoria e lei mi dice che non è contentissi-
ma perché ci ha messo un minuto in più dell’anno scorso:
il vento, la pioggia..
“Ebbè!!” se ci ha messo un minuto in più lei.. il mio umo-
re si risolleva: allora forse non ho fatto neanche tutto ‘sto
schifo.
Sorrisone a piena dentatura e morale che decolla.
Si chiacchera ancora un po’ dei prossimi impegni agonisti-
ci, e per un momento, parlando con lei, posso anche far
finta di essere una top runner, anziché una tap runner.
Dopodiché, mentre mi passo sulla capigliatura, con mossa
agile e fascinosa, un asciugamano per tamponare i capelli
bagnati, sento un sonoro e sinistro “crooocccc!!”.
Oddìo! il mio collo, le mie spalle: un dolore atroce… Mi è
partita la cervicale!
Per dove, non si sa.
Rimango lì, agile come un gatto di marmo, pensando che
no, oggi non era proprio giornata.
Zona Cambio #7 - 21
Mr.WWF
di Luigi Orlando “Magic”
Che ci vado strettissimo nella pausa pranzo or-
mai, giusto i due allenamenti di nuoto e quello
di corsa fatto oggi, ma già la prossima settimana
aggiungo un blocco e lo sposterò dalla pausa
pranzo a dopo il lavoro. Peccato! Non vedrò più
tutti gli abitudinari della pausa pranzo con le lo-
ro bizzarre manie, facce strane e comportamenti
da psicopatici delle volte:
quella sovrappeso con il tacco da 22cm che si
siede da una panchina all’altra mentre fuma e
parla al cellulare (sempre) con voce rauca da
ultra-fumatrice, quello che parla da solo ad alta
voce e che quando lo incrocio mi sposto due
metri più largo (hai visto mai sbrocca del tutto!),
quella che mangia le carote sulla panchina, quel-
la che porta il cane con il guinzaglio lungo 20
metri, quello (che Dio mi perdoni) “corre” con
delle scarpe tipo espadrillas passetti cortissimi
lenti e qualcosa che fa il rumore di un metrono-
mo ma con un beep veloce….assurdo questo!, i
muratori dei cantieri, la gente alla fermata
dell’autobus, i passanti, qualche rara “gnocca”,
altri podisti….
Ma questo di oggi non lo avevo mai visto, sbri-
ciolava qualcosa nelle aiuole e poi contemplava
con piacere sereno i piccioni che si radunavano
in massa per mangiare, anziché andare avanti,
però, Mr.WWF procedeva barcollante all’indie-
tro con espressione beota ma inebriata da quan-
to accadeva. Io invece sputavo il sangue con
3x2500 ritmo mezza e recupero 750mt lenti su
percorso nervoso a dir poco. Ai primi due incroci
tutto regolare, ma lo senti nell’aria certe volte
che la primavera non sbocciata nasconde scari-
che elettriche inimmaginabili!
Curva secca e me lo ritrovo sguardo in aria che
all’indietro butta prima a destra e poi a sinistra,
la curva è secca, lo vedo che va a destra punto
secco (appunto!) a sinistra, ma lui (ovviamente)
si sposta….allora lo sfioro deformandomi nella
corsa ma rimanendo in piedi pur di non centrar-
lo del tutto e con le mani a (mia) protezione gli
avrò toccato le spalle, quasi a tenerlo fermo lì
prima di qualche ulteriore cambio di direzione
con conseguenze disastrose per tutti!
“ehi, insomma attento!” mi strilla, io sono già 10
metri avanti e nel dialetto autoctono mi esce
automatico di invitarlo ad andare in un posto
ancora più bello di un’aiuola con i piccioni, forse
per ringraziarlo del fatto che sono ancora in pie-
di e posso finire l’ultimo 2500. Evidentemente il
tale non ha sentito bene dov’era questo posto,
forse non lo conosceva bene (mah!), quindi ha
iniziato ad inseguirmi affinchè gli ripetessi
esattamente dove doveva andare. Adesso a me
seccava stoppare il cronometro o rallentare per
ripetere una cosa già detta, fiato sprecato ho
pensato tra me e me…se mi raggiunge glielo ri-
peto altrimenti ciccia. Adesso io non sono Usain
Bolt, ed il mio ritmo mezza in questo momento
fa davvero ridere…ma uno scatto secco o un al-
lungo di un tizio che avrà avuto max 5 anni più di
me potrà bastare ad affiancarmi almeno?
…ma quanti posti belli potrebbe vedere la gente
se fosse solo un po’ più allenata!
trifunlife.blogspot.com
Zona Cambio #7 - 22
Zona Cambio #7 - 23
SW
IM
di Pasquale “Shark” Musci IL NUOTO VISTO DALLO SQUALO Malgrado il mio personal best sia un misero 1h17m a Frankfurt am main nell’Ironman Germany nel 2009 (magari era anche più corto co-me lo scorso anno…) il buon Stefano mi chiede di parlare di nuoto…..
Vorrei partire con una precisazione…. chi mi conosce sa che il mio nic-kname nella triplice è SHARK: un nickname che potrebbe dare, come dire, luogo ad esilaranti battute e commenti dati la mia incapacità nello scivolare in specchi d’acqua !
Spiego l’arcano nato per caso (l’arcano) grazie ad un atleta (ottimo nuotatore e triatleta)che mi scrisse sul blog, alla vigilia del mio primo Ironman nel 2008 e spiegandomi dall’alto della sua esperienza (vera) che uno come me, che faceva triathlon da solo un anno, e che non proveniva da alcuno dei tre sport che compongono la nostra droga quotidiana (sono stato tennista con risultati moooolto migliori che nella triplice) e per di più che portava un nickname del genere e non sapeva nuotare (!)… insomma mi disse che stavo esageran-do!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Di fatto era tutto vero, ma ho avuto la fortuna di conoscere quell’an-no e allenarmi (lo faccio tutt’ora) con una persona che mi ha insegna-to che l’Ironman è 50% testa. (Giacomo Maritati #legend) .
Sulla mia testa nessuno scherza più. In ogni caso non risposi al mio amico (poi lo siamo diventati e in fondo ci stimiamo a vicenda) andai a Kla e stampai un 12h40 all’esordio godendomi la gara senza mai guardare il tempo o altre amenità. Ah si… per finire , il mio nome è Pasquale, ma mio cognato spesso per abbreviare mi chiamava squa-le… che in un secondo diventò squalo….ecco qua! Quindi Shark cer-to….ma non per meriti sportivi!!!!!!!!!
Venendo a noi e cercando uno spunto per una riflessione come sem-pre leggera ma con qualche nozione seria, direi che in 5 anni per 5 Ironman (escludiamo per scaramanzia ‘sto 2013) ho sentito , provato,
letto, sperimentato, tanti allenamenti in vasca sotto la guida dei miei allenatori che hanno avuto l’onere di cercare di portarmi al traguardo!
La sparo subito la cartuccia sulla quale imbastire il mio pensiero :
il nuoto per chi fa l’ironman….non serve ad un caxxo!
Ok ok ok ! calma! In primis alcune precisazioni sono d’obbligo. Tutto
Zona Cambio #7 - 24
SW
IM
ciò che ho detto è vero a patto che :
Il nostro age group che si cimenta nell’iron non è un nuotatore (come me…) Sempre il nostro age group ha un solo obiettivo : la fottuta medaglia Sempre lui che non sa come caxxo sbattere la testa tra lavoro, famiglia e allenamenti che ti cadono sul collo da tutte le parti…naturalmente e SAGGIAMENTE …bidonerà più spesso la piscina a favore della strada.
Insomma date queste precisazioni mi pare evidente la mia teoria…o no?!?!?!!?
Adesso cercherò di essere più serio ed iniziamo col dire che una base aerobica è fondamentale per chi come me e tanti altri sopportano a fatica quei 3.8km ed in realtà mentre son lì a sbracciare e galleggiare hanno un solo pensiero ricorrente nella testa ”quando finisce questo strazio? Non vedo l’ora di mettermi in posizione sulla belva…ect ect”. Per noi aspiranti finisher non nuotatori è importante, anzi fonda-mentale, uscire dall’acqua e non sentirsi affaticati, il tempo non è im-portante. Venendo all’aspetto tecnico, il nuoto con muta (95% degli iron… anche se a me è capitato anche di farlo senza ….Klagenfurt 2012…) ed il gesto della bracciata nelle lunghe distanze è fisiologica-mente differente.
Infatti gli atleti delle brevi distanze si giocano praticamente la gara nei 750/1500 mt della frazione natatoria ed il gesto assume una con-notazione molto più dinamica, propulsiva e potente, con il grosso con-tributo delle gambe. Voi direte che anche nelle gare brevi l’80 % par-tecipa solo per finire…vero ma il nuoto resta fondamentale anche per loro…uscire 30” prima o dopo cambia tutto, si prende il treno giusto o si perde (a me capita sempre di perderlo..) e magari ti giochi 25 posi-zioni su 150 partenti, ovvero una bella pagina di atleti che ti scavalca-no!
Al contrario chi parte nella tonnara di un IM tenendo presente sem-pre che il target sono quei 3 punti suddetti che abbracciano circa l’ 80 % dei partecipanti, il nostro age group tenderà ad usare un gesto moooolto più lungo e rilassato, cercherà la bracciata economica e ten-derà - dato che si parla di economia – a riposare le gambe che sono già prenotate fino al tramonto ed oltre! Perdere 10min nel nuoto in
un Ironman dove successivamente ci sono dalle 9 alle 11 ore per noi age group con il solo obiettivo di essere finisher… beh non è un grosso problema, tenendo conto anche che la frazione bike è molto lunga ed è no draft.
Se tutto ciò è vero allora come si prepara una frazione swim di 3.8k?
Nella mia piccola e mediocre esperienza di atleta di lunghe distanze, posso dire che il nuoto ha circa il 15% del tempo settimanale dedicato alla triplice. Esempio calzante: settimane di pieno carico primaverili come queste dove si arriva a 20 ore settimanali (6 GIORNI +1 RECUPE-RO PIENO) , il 15% io lo dedico al nuoto in genere con 2-3 sedute setti-manali tra il martedi ed il venerdi . (queste sono le indicazioni del mio coach…che non è un pirla qualsiasi..)
La base autunnale è dedicata alla tecnica con sedute brevi di max 2,5km ma piene di esercizi che hanno il compito di aiutare chi come noi di scivolare… non ne sa proprio nulla!
La costruzione passa per i mesi invernali dove si tende a curare la ve-locità breve con lavori sui 100/200/400 cercando disperatamente un personale limato, un po’ di tecnica , palette per migliorare tono mu-scolare e forza.
In primavera i lavori si allungano suI 600/ 800/1000 mt ed i volumi viaggiano sui 3.5/4k a seduta. Ora prende il sopravvento il passo Iron-man, si cerca il gesto, ricercando nella bracciata sia la qualità che l’e-conomicità, facile a dirsi per chi è allegramente sotto i 25/24min nei 1500mt…per noi , ovvero il resto dell’universo, son sedute dure!
MA ALLA FINE DEL COUNTDOWN e portati a casa centinaia di km in vasca (io 160k in un Ironman come volume minimo, e oltre 350k co-me volume massimo… non cambiando praticamente nulla come time all’uscita della frazione nuoto….) alla fine sei là a tirar giù l’occhialino vedere tutta quella gente, respirare l’aria del grande evento, adrenali-na, emozioni….allora in un attimo tutto diventa comprensibile, chiaro, e trovi anche la risposta ,che altrimenti rimarrebbe lettera morta, del-la famosa frase che a tutti, ma proprio a tutti (anche per gli age group che in realtà sono PRO mascherati) è almeno una volta scappata “ ma chi caxxo me lo fa fare?
Zona Cambio #7 - 25
BIK
E
P erchè lord Bycicle, colui che per la prima volta nella
lontana Scozia montò il cambio (in realtà era il sig.
Campagnolo, ma per il romanzo occorre ambienta-
re la storia in Scozia) era il nemico giurato di Lord
Sinister, spietato dittatore e sanguinario assassino di ciclisti mo-
nomarcia.
Per contrastare il suo potere e dare una svolta alla storia della
Scozia, Lord Bycicle aveva due possibilità: chiamare Braveheart,
o inventare un cambio a destra, in aperto contrasto con Sinister.
Braveheart però era occupato a girare un film, in quel periodo:
aveva le riprese di What Women Want, e quindi si dovette impe-
gnare con l'ingegno.
A quel punto il cambio era pronto, ma non cambiava. Per cui si
rivolse a una fattucchiera, che con una magia fece funzionare il
cambio. Il sortilegio però prevedeva che funzionasse solo mon-
tato sul lato destro della bici, e lo diffuse su tutte le bici del pia-
neta, anche su quelle che dovevano essere ancora inventate e
create (cose da streghe, che ci vuoi fare).
Sinister morì inspiegabilmente, trafitto al cuore da una pedivella
lunghezza 172,5 mm che lo passò da parte a parte, e da allora
tutte le bici, per funzionare, hanno il cambio a destra. C'è chi
dice, nella versione moderna peraltro osteggiata da tutti i papi,
che invece sia solo una questione di standard internazionali, ma
quella è la solita teoria dei relativisti.
La verità è che ci fu una battaglia epica, contro un dittatore spie-
tato e sanguinario, vinta grazie a una maga buona che incantò
un inventore che lottava per il suo popolo, e il bene che trionfa
sul male.
di Paolo “kipudda” Boi
Perché le bici hanno la corona a destra...
Zona Cambio #7 - 26
RU
N
di Roberto “AirRobi” Nava
Preparare una gara come la Stramilano non è certo impresa facile: migliaia di runners, circa 6.000 ogni anno, si ritro-vano infatti a Milano a lottare contro "ingorghi" e automobilisti furiosi, senza contare (come è successo quest'anno) pozzanghere enormi e una pioggia battente. Tutti gli sforzi delle settimane precedenti rischiano di sfumare e di tra-mutarsi in "tragedia" nella testa di ogni ognuno di noi. Per fortuna le cose inve-ce sono andate per il verso giusto e so-no riuscito a portare a casa quello che per me è considerato un "tempone".
In 1 ora, 32 minuti e 58 secondi sono riuscito a ripagare tutte le sofferenze e gli sforzi degli allenamenti svolti nelle settimane precedenti: ripetute, variazio-ni, salite, lunghi, corsi al freddo, sotto il sole, quando ero in forma e quando non ne avevo proprio voglia. Quando sei in gara, kilometro dopo kilometro, la con-sapevolezza di poter fare il tuo persona-le ti regala nuove energie e lasciarsi die-tro diversi "avversari" ha un sapore spe-
ciale.
Tralasciando le pecche organizzative, che in qualche modo possono essere parzialmente giustificate dal maltempo (che era comunque previsto da diversi giorni), la Stramilano 2013 rimane ad og-gi la mia migliore gara di sempre. Testa bassa e concentrazione sempre al massi-mo per tutti i 21 km mi hanno regalato una tra le mie più grandi soddisfazioni sportive. Pantaloncini, maglietta a mani-che corte, un paio di guanti e un cappel-lino sono bastati per proteggermi dal freddo e portarmi "vittorioso" al traguar-do.
Grande emozione poco prima della par-tenza, quando con un minuto di silenzio tutti i runners hanno ricordato Pietro Mennea, scomparso pochi giorni prima della gara. Il boato di un cannone ha da-to il via alla gara, con i partecipanti che tra spintoni e tentativi di "infilarsi" tra un atleta e l'altro, cercavano di evitare gomitate e scontri pericolosi. La mia strategia prevedeva di stare tranquillo
per i primi 5 km, ma le cose sono cam-biate immediatamente dopo il primo ki-lometro, nel quale ho perso circa 20 se-condi sul ritmo che avevo pensato di te-nere; in un attimo tutto è cambiato e ho cercato di recuperare tutti i preziosi se-condi persi. Fortunatamente questa nuova strategia ha funzionato e mi sono ritrovato al quinto km già qualche secon-do sotto la media prevista. Al decimo km ho fatto il mio personale sui 10 km e mai avrei pensato di poterlo fare durante una mezza maratona. Al passare dei km la sensazione di potercela fare cresceva e mantenendo un ritmo serrato sono ar-rivato al km 17 senza mai sentire vera-mente la fatica. Ed è lì che ho capito che ce l'avrei fatta, avrei portato a casa il mio personal best.
Gli ultimi km sono stati eccezionali, ho spinto un po' fino a dare il massimo nel ventesimo km, percorso ad una media di 4'08"/km, un ritmo per me impensabile fino a sei mesi fa. E dopo diversi infortu-ni, dopo mesi di sofferenza tra pubalgia e
LA MIA STRAMILANOLA MIA STRAMILANOLA MIA STRAMILANO
Zona Cambio #7 - 27
RU
N
tendinopatia rotulea, eccomi rinascere e tagliare il traguar-do con un sorriso che manca-va sul mio volto da diversi an-ni.
A qualsiasi ritmo vogliate pre-parare una gara o qualsiasi traguardo vogliate raggiunge-re, la forza di volontà e la co-stanza rimangono i due fattori determinanti per una presta-zione senza precedenti. Solo con questi due elementi sare-te in grado di ottenere i risul-tati che sognate da una vita. Senza costanza e senza una grande forza di volontà gli al-lenamenti rimarranno delle "passeggiate" per ravvivare un po' i muscoli delle vostre gam-be, senza davvero renderle forti e pronti per uno sforzo come una mezza maratona. La qualità degli alle-namenti poi è fondamentale per otte-nere risultati soddisfacenti. Ogni uscita deve poter migliorare la parte di voi che nelle gare "manca", deve potervi dare la sicurezza e la consapevolezza di potercela fare.
Quando fisicamente sarete preparati
tutto il resto si giocherà nella vostra testa: dicono che il rapporto testa/corpo sia 4:1 e ogni mio dubbio su un'affermazione di questo tipo è stato spazzato via un secondo dopo aver ta-gliato il traguardo.
Nella vostra testa c'è tutto il necessario per poter migliorare e tagliare i vostri traguardi "impossibili", nella corsa così
come nella vita. Visualizzate voi stessi in maniera positiva, cer-cando di eliminare gli aspetti negativi, che inevitabilmente vi trascineranno verso la scon-fitta.
Non serve arrivare primi in questo genere di manifestazio-ni, solo pochi al mondo riesco-no a farlo, ma una volta che sarete riusciti a visualizzare il vostro sogno e riuscirete a sen-tirvi nel pieno delle forze, vi-sualizzare voi stessi raggiunge-re i traguardi che vi siete pre-fissati, a quel punto non sarete più voi a rincorrere il sogno, ma sarà il sogno a trascinarvi verso il traguardo.
Scegliete quindi la vostra "foto" del futuro, scegliete dove volete essere tra una, due, cento gare, e fate-la vostra. Nessun sogno è impossibile, e quando vi sembrerà tale, date il mas-simo senza mollare mai. If you can see it, you can do it!
www.runlikeneverbefore.com
Zona Cambio #7 - 28
di Diego “Ironguzzo” Guzzonato
Togliere gli adesivi dalle ruoteTogliere gli adesivi dalle ruote L'anno scorso ho preso delle ruote a medio
profilo usate, le Cosmic della Mavic.
Continuavo a guardarle e riguardarle... e
vedendole addosso alla mia bici ero lì che
pensavo e ripensavo a cosa c'era che non
andava. Il colore delle scritte non ci stava
molto....
Ecco la mia piccola con le incriminate.
Dopo un bel tour in bici con Kekko, mi sono
illuminato, ho visto la luce, ho visto la retta
via, ho avuto la visione.
La svolta era lì davanti agli occhi e la scelta
era fatta... dovevo togliere gli adesivi e ren-
derle all-black!
Lì inizia il problema, iniziano i dubbi... come
cavolo si fa???
Mi sparo a manetta su internet, forum, blog,
video, suggerimenti e commenti.
Alla fine tutti indicano le stesse cose, pare
semplice... mi sento pronto... inizia la nuova
avventura.
Ecco tutte le fasi che potrete tranquillamen-
te seguire... almeno io ho fatto così
(ovviamente non mi assumo nessuna re-
sponsabilità)
FASE 1 - LA PREPARAZIONE
Procuratevi un bel po' di acetone... sì sì pro-
prio quello che usa la vostra donna o che voi
stessi usate per le unghie.
Prendete un normalissimo phon (tanto il car-
bonio comincia ad avere problemi sopra i
350°) e uno straccio.
FASE 2 - WORK IN PROGRESS
Sparate a bombazza il caldo del phon verso
un angolo dell'adesivo per una decina di se-
condi.
Con l'unghia alzate l'angolo che, grazie al
caldo, si sarà scollato.
Iniziate ora a tirare l'adesivo, non so se dirvi
di tirare velocemente o lentamente, naviga-
te a vista in modo da far rimanere meno col-
Zona Cambio #7 - 29
la possibile sul carbonio... Più ne rimane...
più, dopo, dovrete smanettare di acetone.
In un attimo, vedrete, l'adesivo sarà tolto!
Continuate così con tutti gli adesivi, vi con-
siglio di fare una parte alla volta, così la
colla non si secca troppo.
FASE 3 - OLIO DI GOMITO
Non preoccupatevi, è normale che il cer-
chio vi sembri rovinato... tutta la colla che
non è rimasta sull'adesivo rimarrà attacca-
ta al carbonio.
Inizia ora il momento acetone... prende-
te lo straccio, imbevetelo un po'... e via
di olio di gomito.
Sempre stando attendi a non graffiare il
sacro carbonio, continuate così fino a che
tutta la colla sarà tolta.
Per avere un'idea, io ho fatto fuori quasi
tutto un barattolino di acetone per fare
tutte e due le ruote.
Io ho fatto l'operazione in casa... occhio
che dopo un po' sembra di essersi calati
otto pastiglie, tre acidi e qualche fun-
ghetto allucinogeno!!!
Alla fine, un bel passaggio con un altro
straccio bagnato di acqua tiepida e poi una
bella asciugata... e il gioco è fatto... potete
rilassarvi e godere!
Vedrete, è molto molto semplice e il risul-
tato è ottimo.
Vedendo la bici ora, sono convinto che la
soluzione all-black sia proprio ficca e quello
che volevo!!!
FASE 4 - A BOMBAZZAAA
Ora che avete le ruote nuove e superfi-
ghe... vorrete mica uscire e tenere medie
sotto i 30km/h vero?
ironguzzo.blogspot.it
Zona Cambio #7 - 30
@MarcoSelicato
Le perle di MarcoLe perle di Marco
ACCETTA I TUOI LIMITI DI OGGI
E PROVA A SUPERARLI DOMANI
Zona Cambio #7 - 31
CERCASI BEL TEMPO
oveva essere il weekend del caricone, sabato un bel combi-
nato lungo (160 km di bici a ritmo gara e anche qualcosa di piu' +
25 km di corsa) e domenica l'ultimo lunghissimo (30 km in pro-
gressione) prima della gara del 11 maggio.
Caricone che già da un po' di giorni sapevo che sarebbe stato ba-
gnato, ma finché si corre sotto l'acqua non é una scocciatura anzi
neanche me ne accorgo, il problema é quando devo fare 160 km
e piove......
Cosi già da qualche giorno avevo iniziato a studiare il piano B,
ossia:
•se piove sabato e domenica piove di meno, corro sabato e il
combinato lo faccio domenica
•se piove sabato e domenica, corro sabato e domenica emigro
dove non piove per fare il combinato
•se piove domenica e non sabato rimane tutto come da pro-
gramma.
Passano i giorni e le previsioni non cambiano, sabato e domeni-
ca piove, anzi sabato diluvio! Quindi studiando un po' la situazio-
ne decido per correre sabato, cosi nel pomeriggio vado anche a
far spesa, e domenica emigro oltre gottardo, dove hanno dato
tempo asciutto ma freddo, punto di partenza Arth, per 4 giri del
lago di Zugo, facen
do il giro del triathlon olimpico di Zugo che conosco abbastanza
bene, cosi già so che fare e dove andare.
Sabato, inizia bene la giornata, sono arrivate le mie scarpe nuo-
ve, quelle con cui correre gli ultimi 42 km della gara dell'11 mag-
gio, la mia scelta é rimasta sulle ASICS DS Sky-Speed ma il model-
lo nuovo il 3.
Quando la mia ragazza vede che sto per uscire a correre con le
scarpe nuove mi ferma e mi fa "ma le vuoi rovinare già con tutta
questa pioggia??" senza degnarla di uno sguardo le rispondo
"non sai quello che dici, queste scarpe non aspettano altro di fare
che fare un lunghissimo".
Come torno a casa dal allenamento faccio un check sulle condi-
zioni meteo previste, sembra che qualcosa sia cambiato "previste
ampie schiarite e precipitazioni solo in serata", non so se fidarmi
ed aspetto l'edizione serale, che conferma la previsione. Bene, mi
dico, niente piu' 120 km in macchina!
di M
arco B
ucci
Zona Cambio #7 - 32
Questa mattina al mio risveglio, le am-
pie schiarite non ci sono, arriveranno
mi dico, anche perché non piove da
qualche ora. Faccio colazione e mi pre-
paro, alle 9;30 sono pronto, per quella
che sarà anche la "prova generale" per
l'11 maggio. Scendo in garage, gonfio le
ruote del mio missile. Apro la porta del
garage e..... PIOVE!!! Manco poco....
Va be sarà una perturbazione di pas-
saggio, torno su casa ed aspetto che
passa, alle 11 sembra aver finito e par-
to. Faro' 4 volte e mezza lo stesso cir-
cuito "Castione-Pollegio".
La gamba non é delle migliori ancora
risente dei 30 km a corsa del giorno pri-
ma e l'asfalto bagnato non aiuta, dopo
pochi km le scarpe sono già zuppe. Ma
non piove, anzi sembra che stia schia-
rendo! WOW!
Giro di boa, vento contro e perturba-
zione in arrivo, la perturbazione si avvi-
cina e il vento contro aumenta. Tanta
acqua e tanto scazzo..... Passo la prima
di perturbazione e sono una spugna,
ma continuo a pedalare, seconda per-
turbazione e sempre ventaccio contro,
sto per cedere, le gambe sono stanche
e la testa pure, ma son passati solo 60
km, e mi ripeto "continua é importan-
te!!! sai che bell'allenamento che viene
fuori se chiudi questi 160 km in queste
condizioni!!" Finisce anche questa, al
terzo giro inizia anche la terza perturba-
zione, ma la prendo meglio, forse con
rassegnazione.... Quarto giro piove un
po' meno, arrivo alla fine che sono qua-
si asciutto e non c'è vento, me ne man-
ca solo metà. Giro di boa e inizio a pen-
sare che se non prendo acqua da qui
alla fine posso partire tranquillamente
per i 25 km a corsa.
Non sarà cosi..... Da qui in poi sarà solo
pioggia. Arrivero' a casa che con tutta
l'acqua presa mista anche ai concimi
sparsi per i campi e finiti per strada son
cresciuto di altri 4 cm.
La mia ragazza mi guarda e non dice nul-
la. Io infreddolito e con il cervello a pezzi
guardo fuori e dico "no altre due ore
sotto l'acqua no!" e opto per un bagno
caldo ed un piattone di spaghetti.
Dalle 16 che ho finito ancora non ha
smesso un attimo di piovere..... Mi dispia-
ce non aver corso anche quei 25 km ma
avrei maledetto ogni km di quella corsa e
forse portato anche qualche strascico in-
fluenzale per tutta la settimana.
thewaytomyfirstironman.blogspot.it
Zona Cambio #7 - 33
Officina Zen
di Giovanni Lazzari (vulgo Carlo)
Avvertenza: l’autore declina ogni responsabilità per quello che potrebbe accadere ad ispirarsi a quanto da lui scritto
presenta
Zona Cambio #7 - 34
Molti si avvicinano all’attività sportiva per scopi legati
alla salute.
Altri, superata questa fase, mossi dall’esempio di
qualche amico o per tirare fuori il sogno del cassetto,
magari chiuso da quando erano bambini, decidono di
“gareggiare” , di mettersi un numero addosso e buttar-
si nella mischia.
Se spesso chi inizia a correre pensa “alla Maratona di
New York”, qualcun'altro punta sulla bicicletta.
Ecco i passi necessari per affrontare “vittoriosi”* la pri-
ma “Granfondo”.
Le Basi Procuratevi un mezzo adeguato alle vostre dimensioni
e fatevelo preparare: eviterete fastidi meccanici e bio-
meccanici che rallenteranno i vostri progressi. Se do-
po un’ora in pianura non sentite più le mani sul manu-
brio probabilmente è necessaria qualche regolazione.
Il ciclismo è uno sport individuale che si gioca in squa-
dra. Cercate un gruppo sportivo serio, ma non troppo.
Evitate di intrufolarvi in squadre semiprofessionistiche
se non volete smettere per esaurimento nervoso dopo
la seconda uscita.
Sceglietevi quindi dei buoni compagni di allenamento,
possibilmente più esperti che possano spingervi ad
impegnarvi di più, a non mollare quando la strada di-
venta dura e magari insegnarvi qualche trucchetto (se
il trucchetto è una pasticca, avete sbagliato a sceglie-
re).
Cercate una gara consona alle vostre capacità e aspi-
razioni, meglio vicino a casa, su strade che conoscete
o che potete facilmente andare a provare. Quando
proverete la “cotta”, almeno saprete come ritrovare la
strada di casa. Per la “Maratona dles Dolomites” c’è
tempo.
L’A-B-C del ciclista amatoriale (prima parte di una lunga serie)
Zona Cambio #7 - 35
Preparatevi o meglio, fatevi preparare da un esperto
un minimo programma di allenamento al quale atte-
nersi per avere stimolo ad essere costanti. Il ciclismo,
ancor più della corsa, richiede costanza e regolarità.
Partendo da 0, dal momento che metterete il vostro
pavimento pelvico sulla bici da corsa per la prima vol-
ta, 2 sono le uscite settimanali per 6 mesi che vi per-
metteranno di “arrivare” decentemente in fondo ad
una gara di 80-100 km con circa 2000 metri di dislivel-
lo. Si parla in questo caso di una persona senza parti-
colari problemi fisici, con un sovrappeso non eccessi-
vo (non siate troppo indulgenti con voi stessi...).
Iniziate a considerare l’aspetto alimentare come parte
integrante dell’allenamento, diciamo che metà della
preparazione si svolge con le gambe sotto il tavolino.
Questo aspetto è fondamentale non solo per perdere
peso e acquistare massa muscolare ma anche per
evitare errori del tipo: ”Stamani ho mangiato solo un
bel cappuccino e 2 brioche alla crema...perché a metà
della salita ho rimesso?”
*vittoriosi: in questo caso la vittoria significherà: arri-
vare in fondo, nel tempo limite, senza incidenti e sen-
za soffrire così tanto da voler gettare la bicicletta nel
primo cassonetto, ma con la voglia di continuare ad
allenarsi
Zona Cambio #7 - 36
I test di Zona CambioI test di Zona Cambio di stefanoSTRONG
Hai staccato dal lavoro e sei pronto per cambiarti, vestirti da ciclista e tornartene a casa in bici. Metti i pantaloncino, maglietta, casco occhiali, scar... Cazzo le scarpe! E adesso? ritorno col treno, ma arriverò a casa almeno alle 4 e addio allena-mento 1. mi faccio venire a prendere a Roma con la macchina da mia mo-
glie, ma perchè farle fare 35km+35km di ritorno per arrivare a ca-sa comunque alle 3 e quindi ridurre l'allenamento (per il buio, più che altro..)
2. mi faccio 35km con lesneakers sui pedali a sgancio rapido… La risposta già la sapete, no? Il dubbio che mi rimane è se è stato più difficile spingere su quei pe-dali sui 4km della salita di Tivoli, con la scarpa che scivolava, oppure l'evitare in ogni modo di incrociare altri ciclisti per non fare la figura di merda del ciclista della domenica che va in bici con le scarpe da ginnastica... Eh, ma una volta arrivato a casa e fatto il cambio di scarpe volavo, cazzo se volavo!
NOT
APPROVED
DC SHOESDC SHOES ...ma sui pedali a sgancio rapido......ma sui pedali a sgancio rapido...
Zona Cambio #7 - 37
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Il Triathlon è una disciplina che comprende in sequenza nuoto,
bici e corsa senza soluzione di continuità”.
Questa affermazione è la più classica che si possa leggere nell’introduzione
di qualsiasi articolo scientifico, rivista di settore o semplicemente dizionario in
cui venga definito il concetto della multidisciplina.
Nuoto, bici e corsa sono dunque le discipline interessate e quelle dove la pre-
parazione di ogni atleta è principalmente rivolta.
Nuotare bene in vasca e cercare di limare quel secondo sui 100metri.
Pedalare forte con elevate medie orarie.
Correre i 1000 metri in pista a gran velocità.
Benissimo, tutto giusto e corretto, in fondo se non si lavora per migliorare
che ci si allena a fare?
Quello però che in molti non riescono bene a comprendere è che il triathlon è
una singola disciplina e non la somma di tre discipline.
Gli allenamenti di ogni singola disciplina quando finalizzati al triathlon sono
differenti, sebbene con mezzi allenanti identici, rispetto a quelli rivolti verso
la singola specialità e finalizzati alla singola gara.
Occorre quindi entrare in una nuova mentalità, quella del triatleta e in questa
nuova dimensione di pensiero occorre comprendere bene che una parte fon-
damentale della gara è rappresentata dal cambio di specialità all’interno del-
la stessa gara.
Come arrivare pronti a queste due situazioni in gara: Passaggio nuoto-bici e
bici-corsa?
Facile la risposta: allenandosi e ottimizzando il gesto tecnico che si realizzerà
in gara.
L’ang
olo
del t
ecni
co
Zona Cambio #7 - 38
Ecco che entra il gioco il COMBINATO,
allenamento esaltante per qualcuno e
temuto da altri.
Vediamo di cosa si tratta, come varia a seconda
della distanza in gara e come allenarlo.
L’allenamento combinato non è altro che una
simulazione, un richiamo di ciò che avviene du-
rante una gara di triathlon. Svolgere questa ti-
pologia di allenamento ci permette di preparare
il fisico e la mente alla gara, di capire come
affrontare una frazione gestendo le energie per
ricoprire al meglio possibile la frazione successi-
va. E’ un allenamento che ci permette di miglio-
rare la gestualità nella zona cambio, capire co-
me poter togliere qualche secondo o semplice-
mente ci permette di arrivare tranquilli e sicuri
di saper fare ciò che al meglio va fatto in gara.
Sprint, olimpico, 70.3, Ironman… come varia l’al-
lenamento combinato in base alle diverse di-
stanze di gara?
Possiamo suddividere le gare in due gruppi: bre-
vi distanze (sprint e olimpici) e lunghe distanze
(70.3 ed Ironman). Per quanto riguarda le brevi
distanze, grazie anche all’ingresso della discipli-
na (per quanto riguarda la distanza olimpica) nei
Giochi Olimpici, si è generato un discreto inte-
resse di ricercatori e professori verso questa ti-
pologia di allenamento. Qui si è arrivati ad affer-
mare che in questa tipologia di gara fondamen-
tale è allenare ad alta intensità la prima parte
delle frazione successiva la zona cambio (ad
esempio correre forte i primi km di corsa dopo
esser scesi dalla bici).
Nelle lunghe distanze invece, pochi sono gli stu-
di incentrati al cambio di frazione in gara. Pos-
siamo comunque affermare che poiché diverse
sono le componenti metaboliche coinvolte in
gara l’ideale è allenare la progressività nell’in-
tensità del ritmo da tenere nella frazione se-
guente la zona cambio (ad esempio correre len-
tamente per poi andare in progressione di velo-
cità una volta scesi dalla bici).
Come possiamo allenare il tutto?
Tenendo fede a quanto detto poco sopra, gli
allenamenti dovranno essere suddivisi nelle due
categorie sopracitate.
Distanze corte:
- 4/5 volte 3-400m in piscina + 5’ su spinbike
- 3/4 volte 10km bici + 1/2km corsa veloce
- Minitriathlon: 2/3 volte 300m a nuoto+5km
bici+2km corsa
Il tutto variando intensità, ripetizioni a seconda
della fase di preparazione e del livello di allena-
mento dell’atleta.
Distanze lunghe:
- 2000nuoto + 30-/0km km in bici
- Lungo in bici + 8/10km di corsa in progressio-
ne
- 30/40km in bici + lungo di 24-26km corsa
- 2/3 volte 30km bici+10kmcorsa (variando l’in-
tensità tra le serie)
Questi alcuni esempi di come allenare e simula-
re le condizioni di gara nella triplice disciplina.
Di fondamentale importanza è per la sommini-
strazione del carico e dello stimolo allenante.
L’allenamento combinato s svolto in maniera
corretta necessità di un periodo di tempo, varia-
bile da soggetto a soggetto, per essere recupe-
rato.
Ecco quindi che si consiglia di dosare bene tale
allenamento al fine di non sovraccaricare l’orga-
nismo inducendolo in uno stato di overtraining.
Per chi si avvicina alla triplice o e alle prime fasi
della sua carriera sportiva si consiglia di
effettuare tale allenamento con una distanza di
almeno 10/14 giorni. Mano a mano che si ac-
quisisce maggiore confidenza con tale tipologia
di allenamenti ed il fisico raggiunge una matura-
zione fisiologica si può
pensare di aumentare
la frequenza di tali al-
lenamenti.
L’ang
olo
del t
ecni
co
Zona Cambio #7 - 39
di Gianmarco “The Runningpitt” Pitteri
Nell’ultimo numero di “Zona Cambio” abbiamo visto cosa mangiare prima dell’allenamento, a seconda del tipo di seduta (qualità e/o quantità) e delle finalità (ricercare la massima prestazione possibile oppure mettere in difficol-tà l’organismo per abituarlo a lavorare in deplezione di glicogeno, la famosa “potenza lipidica”).
In questo articolo parliamo invece del pasto forse più im-portante in assoluto: quello immediatamente successivo all’allenamento o alla gara.
Tanto più la sessione è stata intensa e/o lunga, tanto più diventa fondamentale curare cosa e quanto assumere nel pasto immediatamente successivo!
Piccola premessa: cosa succede al nostro corpo sotto sforzo? A seconda dell’intensità e della durata della ses-sione, il nostro organismo utilizza una diversa percentua-le di carboidrati (glicogeno, presente nel corpo per un
Il pasto Il pasto postpost--allenamentoallenamento
Zona Cambio #7 - 40
massimo di circa lo 0,7% del proprio peso), di grassi (praticamente infiniti anche in at-leti al 5 % di grasso corporeo) e di protei-ne.
C’è anche un altro aspetto da tenere a mente, quello ormonale: più l’allenamento è intenso e prolungato, più aumenta la produzione di cortisolo (l’ormone dello stress), che da una parte è un aspetto posi-tivo in quanto permette di rispondere alle richieste del momento (aumenta la gittata cardiaca, la sintesi del glucosio ecc.), dall’altra negativa (abbassa le difese immu-nitarie, aumenta il catabolismo proteico ecc.). Mai avvertito nei giorni seguenti un allenamento o una gara (particolarmente lunghi e intensi) un’irrefrenabile voglia di dolci? Siete stati vittima del “craving”: troppa deplezione di glicogeno e troppo cortisolo, il corpo vi chiede INSISTENTE-MENTE carboidrati!!!
La prima cosa da fare quindi, quando si è terminata una seduta impegnativa, è pen-sare al recupero, in modo da ripristinare prima possibile le scorte e predisporsi in maniera adeguata per l’allenamento successivo.
acqua se non avete sudato tanto, altri-menti bevande con sali minerali (magnesio, potassio, sodio...). Soluzioni ipotoniche arrivano a destinazione in tem-pi minori, isotoniche e ipertoniche ci mettono ripettivamente tempi medi e tem-pi lunghi (l’isotonica ha una pressione osmotica simile a quella del sangue);
una buona quantità di carboidrati ad alto indice glicemico, in quanto è l’unico mo-mento della giornata dove è importante innalzare velocemente l’insulina. Chi è sempre a dieta non deve preoccuparsi, an-che assumendo una grande quantità di car-boidrati è praticamente impossibile che questi vengano trasformati in grassi (praticamente quello che avviene sempre nei sedentari che si abbuffano di carboi-drati mentre il loro corpo non ne avrebbe bisogno). Quindi vanno bene gli zuccheri (marmellata, miele, sciroppo d’acero, sci-roppo di dattero, tanta frutta zuccheri-na...);
non dimenticarsi delle proteine! Vari studi confermano che tra due pasti post-allenamento, a parità di carboidrati, la ri-sintesi del glicogeno è aumentata del 60% se ci aggiungiamo anche una discreta quo-ta proteica (entra in gioco il carico insulini-co, le proteine contribuiscono ad aumen-tarlo!). Quindi uova, pesce, carne, legumi, frutta secca, latticini;
integratori: se siete soliti assumere i BCAA (aminoacidi ramificati), è il momento giu-sto. Le quantità consigliate sono circa 1 grammo per ogni 10 kg di massa magra.
E se ci si trova fuori casa o il tempo stringe? Difficile prepararsi un pasto completo... serve una soluzione veloce? Vai di BEVE-RONE: miele o simili (da 60/80 grammi in su a seconda di quanto si è fatto) più 20/30 grammi di proteine in polvere (le migliori per valore biologico sono quelle del siero del latte).
Come quantità, calcolate sempre che deve entrare quanto è uscito, quindi per 1.000 kcal spese, 1.000 kcal devono rientrare. Ovviamente non è obbligatorio assumerle tutte in una volta, l’importante è comun-que spalmare la quota nelle ore successive. Prima è, meglio è!
Bere
Mangiare #2
Mangiare #3
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Zona Cambio #7 - 41
L’USO DELLA CARNITINA NEGLI SPORT DI ENDURANCE di Lucaone
Dalla lettura di alcuni studi koreani, non è dimostrato in nessun modo che la carnitina possa modificare positivamente il metaboli-smo di un atleta in modo significativo.
Questo non significa che sia inutile ma che semplicemente per ora non ci sono evidenze scientifiche che ne giustifichino l'uso come per i classici sali minerali, carboidrati e proteine( queste lasciamo-le ai palestrati pompa merda).
Per farla breve i Koreani dicono che:
la carnitina assunta in piu non aumenta nei mitocondri(non va dove serve)
non diminuisce dopo lo sforzo(allora che la prendo a fare?)
ci sono sia studi a favore che contro(come al solito)
Dato che i Koreani so bassi ma non fregnoni si sono accorti che gli studi che sostengono che la carnitina possa ridurre il consumo di glicogeno sono stati fatti male.
in più dato che non ci stanno a perdere le Olimpiadi hanno fatto dei prelievi nel quadricipite degli atleti che non sono arrivati al po-dio prima e dopo la somministrazione di carnitina arrivando alla conclusione che in Kenia non usano la carnitina!!!
Zona Cambio #7 - 42