XIV Edizione La Mela, l'Orso, la Valle del...

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XIV Edizione L L a a M M e e l l a a , , l l ' ' O O r r s s o o , , l l a a V V a a l l l l e e d d e e l l G G i i o o v v e e n n c c o o 31 gennaio 2004 SITO WEB http://digilander.libero.it/ortonadeimarsi E-MAIL [email protected]

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XIV Edizione

LLaa MMeellaa,, ll''OOrrssoo,, llaa VVaallllee ddeell GGiioovveennccoo

31 gennaio 2004

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INDICE LLAA MMEELLAA,, LL’’OORRSSOO,, LLAA VVAALLLLEE DDEELL GGIIOOVVEENNCCOO ................................................................................2 BBUUOONN CCOOMMPPLLEEAANNNNOO PPRRIIMMAA PPAAGGIINNAA ..............................................................................................4 BBIIAANNCCOO NNAATTAALLEE................................................................................................................................5 UUNN CCAAPPOODDAANNNNOO TTRRAA PPAAEESSAANNII ........................................................................................................6 SS.. AANNTTOONNIIOO AABBAATTEE ...........................................................................................................................7 IILL FFOORRNNOO DDII UUNN TTEEMMPPOO ...................................................................................................................8 IINNTTEERRVVIISSTTAA AALL MMIISSTTEERR..................................................................................................................11 UUNN SSOOGGNNOO SSPPOORRTTIIVVOO ....................................................................................................................14 AAVVEE MMAARRIIAA ......................................................................................................................................16 LL''AANNGGOOLLOO DDEELLLLAA PPOOEESSIIAA:: CCHHEE GGAARRAA ÈÈ LLAA VVIITTAA .........................................................................17 LL''AANNGGOOLLOO DDEELLLLAA PPOOEESSIIAA:: QQUUAARRAANNTT''AANNNNII...................................................................................18 LL''AANNGGOOLLOO DDEELLLLAA PPOOEESSIIAA:: IILL FFIIOORREE SSEEII TTUU .................................................................................19 LL''AANNGGOOLLOO DDEELLLLAA PPOOEESSIIAA:: LLAA PPAATTAATTAA ..........................................................................................20

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Prima Pagina Quattordicesima Edizione: La Mela, l'Orso, la Valle del Giovenco 31 gennaio 2004

La Mela, l’Orso e la Valle del Giovenco, tema di un interessante incontro che diventa l’occasione per rivolgere un affettuoso invito agli ortonesi e per gli ortonesi: “..la Pro-Loco sei tu ortonese e chi la rappresenta ha bisogno della tua collaborazione, delle tue istanze…. perché il bene di Ortona è il tuo bene ed il tuo bene è inscindibilmente il bene di Ortona”. Prima Pagina ha festeggiato il suo terzo compleanno.<<…Vogliamo far crescere questa nostra “creatura”: nelle sue pagine c’è spazio solo per Ortona, la nostra Ortona…>>. Una suggestiva immagine del presepe di Ortona si trasforma nell’originale descrizione dei molteplici significati del natale ortonese. A S. Antonio non puoi mancare! L’entusiasmo che accompagna questa festa ne esprime anche la sua essenza: “…la grande voglia e il piacere di stare tutti insieme facendo non chissà cosa ma rimanendo attaccati a quelle nostre piccole usanze. Piccole tradizioni che, nella loro semplicità, ci fanno stare bene”. Un’attenta descrizione dell’attività dei forni ortonesi del passato, ci fa riscoprire il rito “del fare il pane”. Il lettore, nel rivivere una bella ed antica tradizione e uno scorcio caratteristico della vita di Ortona di un tempo, apprezza e riflette sul “valore” pane. Antonio Sforza, allenatore della nostra squadra di calcio, fa un punto della situazione per i lettori di Prima Pagina. L’intervista è del 4 gennaio 2004. L’Ortona 2000 conclude il girone di andata in forte difficoltà. Le cinque sconfitte consecutive evidenziano la necessità di rivedere qualcosa. Il parroco di Ortona dei Marsi augura a tutta la comunità parrocchiale un felice Natale. L’angolo della poesia ci fa riflettere sull’importanza della vita, sull’arrivo dei quarant’anni e sulla profondità dei sentimenti. Un piacevole elogio alla patata marsicana completa lo spazio dedicato alla poesia.

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LLAA MMEELLAA,, LL’’OORRSSOO,, LLAA VVAALLLLEE DDEELL GGIIOOVVEENNCCOO Note su un incontro in Ortona dei Marsi - 1 Novembre 2003

«La Pro-Loco “Ortona dei Marsi” si propone di coniugare le tradizionali attività ricreative ed ecologiche con l’obiettivo più ambizioso di avviare uno sviluppo di carattere turistico attraverso la riscoperta e la valorizzazione dei prodotti locali e delle peculiarità della Valle del Giovenco…..intensificando il rapporto di collaborazione tra Associazione e Istituzioni operanti sul territorio; rinnovando la sinergia con la popolazione; promovendo e preservando il territorio….». Così recitava il “manifesto” di presentazione dell’incontro che si sarebbe tenuto nella sala convegni del Centro Verde il 1° Novembre 2003. Obiettivo ambizioso, ma possibile, mirando in alto. Ed in alto miravano gli inviti: dal Sindaco, a Fulco Pratesi, presidente del Parco, a personalità del Parco, alla Comunità Montana, a personalità politiche e regionali, alle Pro-Loco della Valle del Giovenco, ai Sindaci di Bisegna e Pescina, … fino alla popolazione di Ortona e dei paesi della Valle del Giovenco. Non a caso si cita “la mela”: anni precedenti avevano visto “la Sagra della mela”, avevano visto la richiesta in sede europea del riconoscimento del marchio dop per la limoncella di Ortona. Quale occasione migliore per riprendere l’argomento, puntando ad organizzare negli anni una “Sagra – Mercato della mela”, promovendo il turismo, valorizzando Ortona e le sue peculiarità, premiando i produttori. Non a caso si cita “l’orso”. Nell’estate, Antonio e Fabiana, in primis, avevano organizzato a Sulla Villa un convegno sull’orso. L’orso del Parco, l’orso delle mele, l’orso croce e delizia degli agricoltori ed allevatori. Ed è arrivata l’ora dell’incontro. Bella la scenografia: uno schermo gigante propone diapositive sul convegno alternate a immagini dei relatori. Sono presenti il Dott. Aldo Di Benedetto direttore del PNA, il Sindaco Dott. Manfredo Eramo, il Dott. Donato Silveri per l’ARSSA (Agenzia Regionale Servizi Sviluppo Agricolo), la Pro-Loco. Assenti: tanti! Conduce il convegno Angela, con disinvoltura e tempismo, stimolando gli intervenuti a “pronunciarsi”. Franco propone ed illustra le finalità dell’incontro e gli obiettivi della Pro-Loco. Manfredo assicura tutto l’appoggio della Amministrazione ad iniziative di sviluppo agricolo e turistico-ricettivo. Di Benedetto, dopo una disamina sulle difficoltà economiche ed organizzative del Parco, accenna ad una ripresa passo-passo delle iniziative e ad un impegno “realistico”, nei limiti delle disponibilità, alle iniziative proposte da Ortona e per Ortona. Silveri ricorda l’impegno dell’ARSSA per la realizzazione del frutteto “biologico” di Mario Taglieri e Benedetto Cerone, nonché del “Campo di salvaguardia specie autoctone”, in zona Carrito, riaffermando la disponibilità dell’ARSSA a tutto il necessario supporto per la realizzazione di frutteti biologici su terreni di almeno un ettaro. Gli intervenuti ascoltano i relatori, si accalorano, intervengono. Si chiede il ripristino e l’estensione territoriale da parte del Parco della campagna alimentare, cioè dell’erogazione annuale di una cifra per ogni melo o pero coltivato. Si chiede il rimborso per danni arrecati dagli animali del Parco. Si chiede che “l’Amministrazione faccia…”, che il “Parco faccia…”, che l’“ARSSA faccia…”. “Dateci i soldi” urla una voce. “Il biologico è una moda” afferma un altro. Che tristezza! Come tante volte si sente al bar, per le case, per le strade, l’atmosfera dominante è “che gli altri facciano”, “che il Parco paghi”. Certo i danni sì! Ma perché tu ortonese contrario al Parco chiedi i soldi della campagna alimentare? Lo so è un atteggiamento inconscio. So che vorresti fare, ma che non sai dove cominciare. So che percepisci che il Parco è la nostra ultima spiaggia. Allora!! La Pro-Loco è vicina a te, pronta a lavorare con te per la crescita di Ortona!

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E’ vero esiste uno scollamento nella filiera. Ogni entità è pronta ad operare dall’Amministrazione, al PNA, all’ ARSSA, ognuna secondo i propri compiti istituzionali. La Pro-Loco è l’anello di congiunzione, afferma Ferdinando. Sacrosanta verità! Ma la Pro-Loco sei tu ortonese e chi la rappresenta ha bisogno della tua collaborazione, delle tue istanze. “Chiedi e ti sarà dato!” diceva una voce più di 2000 anni fa. Così l’anello di congiunzione si realizzerà, perché il bene di Ortona è il tuo bene ed il tuo bene è inscindibilmente il bene di Ortona. Ma torniamo alla cronaca. Qua e là voci positive chiedono come ci si possa dare un marchio legato al Parco, come si possa risolvere il problema della frammentazione delle “terre”. Ma la voce positiva fondamentale è stata quella della Pro-Loco. Essa ha riaffermato il proprio significato di promozione del luogo, che è sagre che è divertimento , ma soprattutto altro. E nel segno della positività, che pur alberga nascosta nell’animo di tutti i partecipanti e non partecipanti, finisce la serata al centro anziani tra mele, dolci, bevande e musica. Sergio

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BBUUOONN CCOOMMPPLLEEAANNNNOO PPRRIIMMAA PPAAGGIINNAA Prima Pagina festeggia il terzo anno di vita Anche quest’anno ci ritroviamo tutti insieme lettori, collaboratori, scrivani e poeti a festeggiare il terzo compleanno di Prima Pagina, il giornale attraverso il quale vi raccontiamo Ortona. Attraverso Internet, Prima Pagina entra nelle case di tutti coloro che sono lontani raccontando le novità e gli avvenimenti. Nel corso del tempo il giornale si è arricchito di nuovi collaboratori, anche giovanissimi che testimoniano con entusiasmo e trasporto l’attaccamento ad Ortona, il rispetto per le tradizioni, la voglia di viverla attraverso il passato proiettata al futuro. Prima Pagina coinvolge chi ci lavora e chi la legge: nel fare informazione rispolvera tradizioni, storia, personaggi che rivivono negli scritti, nelle espressioni dialettali, nel ricordo. Vogliamo far crescere questa nostra “creatura”: nelle sue pagine c’è spazio solo per Ortona, la nostra Ortona, amata, accarezzata e qualche volta umiliata e ferita. Nel ringraziare i lettori ed i compagni di penna, esprimiamo gli auguri più belli a Prima Pagina affinché la sua voce non si spenga mai. Ortona dei Marsi, 4 novembre 2003 Marina I numeri di Prima Pagina:

Numero di accessi E-mail ricevute 233 Edizioni 13 Articoli 124 Poesie 19 Trafiletti 384 Autori 30

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BBIIAANNCCOO NNAATTAALLEE Ortona è un presepe ricco di emozioni Sto cercando qualcosa di originale da scrivere, rifletto sul titolo “Bianco Natale”, mentre la luce della lampada rischiara il foglio ancora vuoto; ricordi e sensazioni delle feste appena trascorse mi si affollano in mente. Non so proprio da dove cominciare. Parlare del Natale ortonese è l’imperativo. E’ difficile: il Natale veicola tanti significati, come Ortona. Prendendo alla lettera il titolo, potrei iniziare dalla neve copiosa che tra il 23 e il 24 dicembre ha imbiancato il presepe-Ortona, dandogli un non so che di incantato (se mai ce ne fosse bisogno!). Potrei fare una cronaca degli avvenimenti religiosi che hanno scandito le giornate del 24 e del 25: Don Antonio ha celebrato la Messa della Vigilia alla quale, nonostante la sua solennità, hanno partecipato pochi fedeli per il maltempo. Il giorno seguente la Messa è stata ancora officiata da Don Antonio, insolitamente nel pomeriggio, a causa dell’assenza di Don José influenzato (anche i preti sono persone in carne ed ossa, ma non possono lasciare un’intera comunità allo sbaraglio proprio nel giorno di Natale; nonostante tutto gli ortonesi ringraziano Don Antonio e scusano Don José). Procedendo in questo modo rischierei di fare una cronaca pressoché uguale a quella degli anni passati. Potrei concentrare l’attenzione sul Natale degli anziani e dei malati di Ortona, che vedono nella nascita di Cristo un motivo di speranza, oppure sul Natale dei bambini, per i quali ogni anno si rinnova la tradizione dei regali sotto l’albero. Potrei descrivere il Natale dei miei amici e il mio: lo scambio degli auguri, dei doni, gli amici che si ritrovano dopo l’ estate, quelli di sempre, il cenone in famiglia, le partite a carte … Se osassi un discorso più generale sulla riscoperta del vero Natale o sugli accorati e inascoltati appelli alla pace, cadrei sicuramente nell’ambito del già detto e delle frasi fatte. Ecco, forse ho trovato! Mia madre sta togliendo il presepe. Che tristezza! Ogni anno, quando ripone le statuette nello scatolone, mi viene una gran malinconia. La stella cometa, simbolo di speranza, quella che ci deve guidare a costruire un futuro migliore per il nostro paese. I pastori, semplici e genuini, come noi ortonesi. La massaia e la lavandaia ricordano le donne ortonesi, generose e dedite al lavoro. Le montagne di carta richiamano le boscose montagne che circondano la valle del Giovenco. Le casette ammucchiate…Ortona dal chilometro. Le pecore e la paglia sono i ricchi doni della nostra terra. L’ultimo a trovare posto nella scatola è il bambinello: la sua nascita rinnovi e rafforzi quel senso di attaccamento, quell’orgoglio positivo, quel fascino dell’essere ortonese che devono sostenerci a far rinascere Ortona. Francesca Di Benedetto

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UUNN CCAAPPOODDAANNNNOO TTRRAA PPAAEESSAANNII Al Centro Anziani si svolge un divertente Veglione di Capodanno Sono le dieci di mattina del 31 dicembre 2003. Dentro di me penso che un altro anno è passato! Ma non ho tempo di ricordare, pensare, riflettere su ciò che è stato, devo affrettarmi, perché i preparativi per il cenone non sono ancora cominciati, bisogna raccogliere le ultime quote, ultimare le spese... quante cose!!! Sono arrivata in ritardo, ma c'è stato qualcun altro che ha provveduto a sbrigare molte faccende, tanto non sono mica finite!... La giornata è ancora molto lunga! Anche quest'anno abbiamo deciso di festeggiare l'arrivo del nuovo anno nei locali dell'ex teatro; certo, il lavoro da fare è parecchio: preparare le tavolate, fare attenzione alla cottura delle vivande, stare all'erta sulle bevande, c'è sempre qualcuno che vorrebbe stappare qualche bottiglia anticipatamente...!......Ma a noi il Capodanno piace festeggiarlo cosi! Sono un paio di anni che lo realizziamo in questo modo, con molta semplicità, con tanta voglia di fare, di stare insieme e divertirci. Potrebbe sembrare ripetitivo, ma ogni anno si riveste di originalità. Non abbiamo bisogno di uscire, non cerchiamo ristoranti "IN", dove, andare a cena e festeggiare il nuovo anno, significa realizzare il più delle volte sfilate di moda. Preferiamo restare qui, nella nostra ORTONA, che nel suo piccolo ci permette di realizzare grandi cose, grandi festeggiamenti! La cena è cominciata intorno alle nove, è corretto aspettare i soliti ritardatari, con una musica di sottofondo. Sono state le prime note musicali a far salire l'adrenalina, perché quest'anno abbiamo avuto una novità: l' onore di ballare e accogliere il nuovo anno con la musica di Cristiano, il nostro "DJ" preferito! E' stata una serata davvero magnifica, poiché dopo la cena, i portoni sono stati aperti a chiunque avesse voluto aspettare e brindare il nuovo anno con noi. La "pista da ballo"era colma di persone, giovani e meno giovani; si sono aggregati a noi alcuni ragazzi di Pescara che hanno contribuito a rendere più movimentata e originale la serata! Ma ecco che il conto alla rovescia comincia, manca solo un minuto allo scoccare della mezzanotte................................3, 2, 1...........................AUGURI! Una gran confusione!!...La musica continua a farci ballare, mentre qualcuno si diverte a bagnarci con lo spumante (sembra che porti fortuna!), intanto tra una stretta di mano e un intreccio di scambi di auguri si sentono i "botti", che accolgono il nuovo anno!!! Ognuno in cuor suo spera che questo sia migliore di quello passato, si fanno promesse a se stessi e agli altri, si cerca di cominciare con dei buoni propositi. Ma la serata continua, perché per noi ORTONESI, il Capodanno è una formalità... quello vero, dove ognuno sente nostalgia, tristezza per ciò che è stato, ma nello stesso tempo gioia, felicità, piacere, curiosità per ciò che sarà, è il nove settembre, il giorno successivo alla Grande Festa! Si continua a ballare fino alle sei del mattino, ci siamo davvero divertiti! Una festa fantastica. E' tardi, si va a dormire, la pista si è svuotata, ma ci si rivede poche ore dopo. In piazza, qua e là, ci si augura ancora un buon anno, proprio lì, dove anche CLELIA, sembra voglia esprimere il suo augurio! Antonella Troiani

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SS.. AANNTTOONNIIOO AABBAATTEE Nonostante il brutto tempo S. Antonio è sempre S. Antonio 17 gennaio 2004 - Una giornata non del tutto speciale…cielo coperto…vento e qualche goccia ma…fa niente! A S. Antonio, qualsiasi inconveniente dovesse presentarsi, chiunque risponderebbe: “n fa nend, basta c s fa!!” (non fa niente basta che si fa). E già, è proprio cosi! Non tanto la grandezza della festa quanto l’entusiasmo di festeggiarla è vivo nel cuore di ogni ortonese più della zappa. Ed anche se può sembrare paradossale, S. Antonio rimane sempre e comunque…S. Antonio. Diciamo la festa “simbolo”? Di ciò che ci piace fare? Direi proprio di si: “casarien casarien” (di casa in casa) tra un bicchiere di vino e un altro. Sembrerà banale ma questo, per noi, è un modo per stare assieme, ridere e scherzare nella “sobrietà” con gli amici e i personaggi de “i curnon”. E’ proprio qui che sta la bellezza di questa festa: la grande voglia e il piacere di stare tutti insieme facendo non chissà cosa ma rimanendo attaccati a quelle nostre piccole usanze. Piccole tradizioni che, nella loro semplicità, ci fanno stare bene!! Una messa nel pomeriggio seguita dalla benedizione delle macchine “ai piazzal”, tradizionale sparone e…tutti ai curnon. Qui non potevano mancare i numerosi giri in groppa ai cavalli, benedetti dinanzi la chiesetta di S. Antonio in quanto protettore degli animali. E’ seguito, poi, il bacio della Reliquia. Parlando di festa ci verrebbe subito in mente una processione… certo che sì, ma quella fatta attorno al rione è una processione un po’ particolare. Consiste nel fare delle tappe, come nella via crucis del venerdì santo, nelle abitazioni del posto ove, tra vino e salsicce, non si recitano preghiere me vero e proprio folk music ortonese! Magari, per farvi ridere un po’, provate a immaginarli…nella loro simpatia e massima disinvoltura dinanzi a chi, ansiosamente, attende la loro tappa. Altra esibizione folkloristica è stata quella del coro per ricordare, con una scenetta dilettevole, ciò che fece S. Antonio con il diavolo. Gole stroncate e stomaci sazi, abbiamo terminato i festeggiamenti presso i locali del centro anziani ove, energie permettendo, ci siamo dati ad una quadriglia di oltre venti minuti accompagnata da chi, come tutti noi, ha contribuito ad un’ottima riuscita di questa nostra consuetudine…piccola ma nello stesso tempo grande…TANTO GRANDE!! Sele

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IILL FFOORRNNOO DDII UUNN TTEEMMPPOO Il pane, un alimento, un valore, rappresenta la nostalgia di un tempo perduto Il pane è sicuramente l’alimento principale nei nostri pasti. E se lo è oggi, ancor di più lo è stato nel passato, quando il companatico era un lusso ed era già tanto che si potesse avere una pagnotta di pane da mangiare. I nostri nonni e nonne ortonesi lo sanno bene e non perdono occasione per ricordarcelo. E anche oggi il pane, prima di essere un alimento, è un valore; rappresenta la nostalgia di un tempo perduto che pur sopravvive nei piccoli paesi, come la nostra Ortona, e che i giovani, nati nelle città stanno pian piano riscoprendo e apprezzando perché alla fine è la “pagnotta” che trasmette certezze. Ma il pane non nasce dal nulla. E’ il risultato di un lungo processo di lavorazione che richiede fatica, sacrifici, pazienza. Un processo che nasce nella zolla perché é lì che il chicco di grano trova il proprio alveo naturale in cui attecchire, fare le radici, dar vita ad una, mille spighe, e dunque moltiplicarsi. Saranno poi tutti quei chicchi di grano, ottenuti attraverso un altro procedimento, la trebbiatura, che portati al mulino e macinati diventeranno farina, l’ingrediente basilare per poter preparare il pane. Ad Ortona il grano riposto nei sacchi dopo la trebbiatura, veniva lavato nel vascone, poi messo su dei panni (coperte molto grandi) stesi proprio sul piazzale o dove stava prima l’asilo per farlo asciugare. Una volta asciutto lo si portava al mulino per farlo macinare e poi si conciava (si pettacciava) la farina. La crusca veniva passata una seconda volta al setaccio con maglie più grandi e con questa farina si facevano le sagne nere o una pagnotta scura (il banettino), che sarebbe il pane integrale di oggi, che nessuno voleva mangiare. Per la preparazione e cottura del pane era in uso un “modus operandi” veramente singolare . La sera le fornaie portavano ad ogni persona che doveva fare il pane, denominata “soccia”, un piatto di lievito che generalmente veniva riposto nel “cascione” (la madia). E da ogni persona prendevano la legna, una fascina, necessaria per alimentare il forno a legna, offerta secondo la disponibilità di ciascuno. La sera quindi la farina già passata al setaccio veniva disposta a mo’ di nido e dentro ci si mettevano le patate squagliate e il lievito e poi si impastava il tutto e lo si metteva a lievitare. E come auspicio per la buona riuscita su questa pasta messa a lievitare si faceva, con il coltello, il segno della croce. Le patate per il pane lessate, spellate, talvolta venivano ridotte in poltiglia con la macchinetta che serviva anche per macinare la carne di maiale. Il mattino successivo, verso le tre o le quattro, le fornaie bussavano di casa in casa per dire che era tempo di ammassare ossia di impastare il pane. Allora usando l’acqua calda e dell’altra farina si procedeva ad ammassare, poi l’impasto veniva ricoperto per farlo ricrescere per circa ¾ d’ora o un’ora intera. Poi le stesse fornaie portavano la tavola per consentire a ciascuna signora di spianare il pane ossia per dare all’impasto una forma, di pagnotta o di filoncino; trascorsa un’altra ora circa andavano a riprendersela e la portavano, appoggiandola sulla testa, al forno colma delle pagnotte di pane pronte per essere infornate. E quando il tragitto era lungo le fornaie si alternavano nel portare la tavola lunga all’incirca due metri. Il forno veniva scaldato almeno due ore prima di infornare e le fornaie riconoscevano, dal colore dei mattoni, la temperatura giusta per la cottura. Prima di infornare esse passavano sul piano del forno con un attrezzo con il quale spargevano la brace e poi la tiravano verso l’apertura; dopo, per pulire i mattoni sui quali poggiare le pagnotte, passavano “i mugn’”, un bastone con alla punta dei rami di erba grossa o uno straccio che veniva

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bagnato nell’acqua contenuta in un vaso di pietra. Prima di cuocere si faceva l’ardente ossia la fiamma per consentire di far colorare il pane. E dopo circa una o due ore, a seconda di quanto il forno fosse caldo, la fornaia sfornava il pane. Ogni “soccia” veniva individuata da appositi segni di riconoscimento: un bicchiere, un pizzico, un taglio di coltello. Generalmente prima del pane si coceva la pizza bianca e d’inverno la pizza rossa fatta con la farina di granturco. Il pane restava nel forno per circa un paio di ore. Sfornato veniva riportato sulla tavola alla casa del proprietario. Sulla tavola c’erano circa 15 pagnotte che dovevano bastare per circa 15 giorni. Quando c’era la bufera, molto spesso, erano guai, spesso si portava la pasta da cuocere dentro la “coscina” coperta da panni di lana. Sulla tavola ci mettevano un panno bianco e una coperta a coprire. Questo singolare sistema del bussare di casa in casa è stato usato all’incirca fino agli anni 1945-1950, poi sostituito dal suono della sveglia, che agli orari prestabiliti, interrompeva il sonno ristoratore per avvertire che ci si doveva alzare e dare inizio a tutte le attività di preparazione del pane. Ad Ortona c’erano quattro forni: uno “dai Castejll” nel rione Sant’Onofrio gestito da Casilda e Feliciotta, uno “dai Curnone” gestito dalla Giardina e Lisetta, uno vicino casa di Timode’, gestito da Antonetta, Linuccia e dopo da Brescia e una vicino casa di Salass’ì gestito da Palomma e Chiaruccia. Il più grande era quello sito vicino casa di Timode’, detto il forno di Antonetta dal nome della fornaia principale. Esso conteneva circa 80 pagnotte, gli altri mediamente una cinquantina di pagnotte. Palomma aveva anche la rivendita di pane che veniva pesato con la bilancia a mano. L’utilizzo del forno da parte degli ortonesi non era legato esclusivamente all’appartenenza al rione nel quale si abitava. Spesso dipendeva dall’amicizia e dai rapporti di parentela con le fornaie; e infatti persone che stavano dai Castej’ll si recavano al forno di Antonetta anziché a quello rionale. Il forno di Antonetta funzionava regolarmente tutti i giorni, e talvolta, se per una giornata non era stato utilizzato, alla sera vi si accendeva una fascina per mantenerlo caldo, poi il giorno successivo si recuperava con due infornate. L’attività di fornaia non garantiva un guadagno buono e sicuro: non c’erano delle tariffe, perché ognuno pagava in base alle proprie possibilità: una, due lire, al massimo tre, oppure mezza pagnotta di pane, talvolta intera. Le persone che facevano il pane e lo cocevano al forno di Antonetta, quando andavano in campagna, portavano una “pignata” riempita con fagioli, ceci, lenticchie per farli cuocere. A metà cottura si provvedeva ad “incresparli”, ossia si prendeva la “pignata” e la si alzava e abbassava a ripetizione per mescolare i fagioli al suo interno senza usare mestoli e poi si aggiungeva dell’acqua presa dalla fontana in piazza per terminare la cottura. La sera, le “pignate” venivano tolte e rimesse a posto e quando tornavano le legittime proprietarie ognuna si riprendeva la sua. Questi forni hanno funzionato fino agli anni 60 quando è stato aperto il Vapoforno. Da allora è diventato questo il forno di riferimento e ognuno doveva portare la tavola all’orario stabilito e andare a riprendersi le pagnotte cotte. Prima di andar via il pane veniva pesato allo scopo di stabilire quanto si doveva al fornaio. In seguito molte famiglie ortonesi hanno cominciato a dotarsi di forno per uso familiare. Il forno naturalmente non era utilizzato solo per cuocere il pane. In concomitanza con le festività natalizie vi si cocevano amaretti e pizze sbattute e in prossimità di quelle pasquali ciambelletti, ciambellati, pizze sbattute e biscotti.

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Il forno, per lo meno fino all’apertura del vapoforno, non era posto per uomini, era il dominio esclusivo delle donne perché il compito di badare alla casa e di accudire le faccende domestiche e dunque di preparare il pane spettava ad esse. Dunque il forno costituiva un posto di ritrovo, un ambiente in cui socializzare: nell’attesa che il pane cocesse e venisse sfornato le nostre nonne e bisnonne chiacchieravano, raccontavano le proprie vicende e… quelle degli altri, si accapigliavano, ridevano, scherzavano … e vivevano con semplicità e serenità la loro vita. Oggi per tutti noi è facile recarsi al negozio e comprare il pane: riusciamo a percepire la fatica e l’amore che le nostre ave hanno provato quando dovevano fare il pane? Cerchiamo noi giovani di non perdere questa tradizione. Auguriamoci di continuare a preparare il pane. Certo, nella vita frenetica di oggi, questa può sembrare un’utopia, ma se qualche volta, rinunciando ad altre occasioni di divertimento, per diletto ci provassimo, quest’esperienza potrebbe arricchirci. Tiziana Di Iacovo

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Prima Pagina Quattordicesima Edizione: La Mela, l'Orso, la Valle del Giovenco 31 gennaio 2004

IINNTTEERRVVIISSTTAA AALL MMIISSTTEERR Ortona dei Marsi, 4 gennaio 2004 – Sala Centro Anziani Nel pomeriggio è stata convocata una riunione per chiarire alcuni temi che vedono coinvolto l’allenatore, i giocatori e la dirigenza. Subito dopo abbiamo chiesto al Mister se potevamo rivolgergli alcune domande, Antonio ha concesso l’intervista in totale trasparenza. In questa stagione l’Ortona 2000 ha iniziato veramente bene, tre vittorie consecutive. Successivamente la nostra squadra ha iniziato la discesa arrivando addirittura a quattro sconfitte consecutive. Oggi ci troviamo al centro della classifica con sette sconfitte, quali sono i motivi? Quali saranno le azioni correttive per guadagnare punti preziosi? Io credo che sia dipeso dal fatto che all’inizio siamo partiti con tanta buona volontà, come due anni fa quando allenavo l’Ortona 2000, infatti le prime partite sono state molto sentite a livello di gruppo. Delle successive quattro partite, solo due sono state, a mio avviso, perse perché abbiamo giocato male. Le altre due sconfitte sono stati episodi sfortunati. Difatti, nella partita in casa contro il Castellafiume abbiamo fatto un buon gioco, poi un errore del nostro Sandro, fino a quel momento uno dei migliori in campo, ha causato il terzo gol proprio sul finale. Comunque, una sconfitta con una squadra tra le migliori del torneo può starci. Nell’incontro con l’Aielli, fuori casa, nonostante il nostro team fosse al completo, la partita è stata giocata non al meglio della condizione ed infatti abbiamo perso due a uno. Ripeto, su quattro sconfitte solo due veramente meritate. Per quanto riguarda le azioni correttive, sto cercando di recuperare gli infortunati: Giandomenico Mercuri, uno dei difensori più forti che l’Ortona abbia mai avuto, ha vinto il campionato allievi nazionali e sa fare alcune cose in mezzo al campo che pochi sanno realizzare, come per esempio le diagonali in sovrapposizione. Un Sabatino, che ha qualche anno, ma in campo è un buon interditore. Avere la continuità di Antonino è utile, perché in campo si vede il suo contributo. L’obiettivo e la speranza è di riprendere tutti gli infortunati per iniziare gli allenamenti tutti insieme, neve permettendo. Quali sono i reparti che richiedono miglioramenti? Leggermente il centrocampo. Lo sappiamo tutti, è un reparto in cui bisogna correre molto oltre ad avere posizione in campo e piedi buoni. A centrocampo è necessario avere i “polmoni”. Nel nostro gruppo ci sono quattro cinque giocatori che possono coprire questo ruolo e spero che possano giocare tutte le domeniche. Tutti sanno che in questo campionato partecipano giocatori che lavorano e studiano, qualche volta anche la domenica. Giocatori come Antonino, Sabatino, Mimmo, Silvio e Francesco, se possono giocare fanno sicuramente la qualità di questa squadra. Ritiene che l’attuale impostazione in campo della squadra sia giusta, o ritiene opportuno qualche ritocco? Quando posso impiegare tutti i giocatori penso che l’impostazione della squadra sia quella giusta. È vero, manca un ariete davanti. Manca chi mette la palla in rete. Fabrizio Melone è bravo, in dieci partite undici gol è sicuramente un bel bottino, ma un ariete sarebbe l’ideale anche perché Fabrizio giocherebbe con più tranquillità. Questo per quanto riguarda i giocatori, ma il modulo? Ero partito con quattro difensori fissi, due terzini di fascia e due centrali; un portiere; quattro centrocampisti, due sulle fasce e due centrali; due punte. Come ho detto prima, le continue assenze non hanno mai permesso di giocare con la squadra completa e quindi con il nostro modulo. Sei soddisfatto della partecipazione e l’impegno dei giocatori agli allenamenti? Sì, quest’anno sono soddisfatto. I giocatori della zona hanno sempre partecipato con molto impegno. Posso anche aggiungere che addirittura il venerdì c’è qualcuno che viene da Roma, o comunque da lontano, e che si allena qui ad Ortona. Quale è stato finora il contributo del Direttore Sportivo?

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Io credo che il valore aggiunto l’abbia dato. Secondo me il suo ruolo è molto importante anche in società piccole come la nostra. L’unico problema è l’enorme distanza tra l’allenatore e la società. Non è possibile avere la massima disponibilità solo del Vice Presidente e gli altri non si vedono mai. Dobbiamo essere più uniti, dobbiamo avere più collaborazione, dobbiamo parlare di più. Se riusciremo a vederci di più, sono sicuro che riusciremo anche a crescere sia come società che come squadra. Non pensa che l’apporto di Giuliano possa dare una maggior spinta alla squadra? Io penso che Giuliano con l’allenamento che può fare, visto l’impegno lavorativo, potrebbe dare un ottimo supporto alla squadra negli ultimi venti, venticinque minuti. Essendo un giocatore di grossa esperienza, potrebbe entrare in campo nel momento in cui le squadre sono stanche e quindi fare la differenza. Cosa pensa del mormorio in panchina sulle modalità impiegate nelle sostituzioni? Questo purtroppo è un problema che hanno tutti gli allenatori che conosco. Tutti i giocatori vorrebbero giocare, io però confermo quanto detto all’inizio del campionato: cercherò di mettere in campo sempre la squadra migliore. È chiaro che gli otto, nove undicesimi in testa li hai, poi ci sono le altre cinque, sei, otto persone che devono girare dando una mano anche dalla panchina. Voglio sottolineare che ho un giocatore in panchina, Patrizio D’Alessandro, che dall’inizio del campionato ha giocato solo tre volte e non ha mai aperto bocca. Ci sono altri giocatori, invece, che pretenderebbero di giocare sempre. Purtroppo undici vanno in campo, sette in panchina e si possono fare massimo cinque sostituzioni, quindi qualcuno resta fuori. Come gestisce il “ricatto” a cui ti sottopone qualche giocatore: “…altrimenti non gioco più”? La linea è molto rigida: io faccio le mie convocazioni, se un giocatore non vuol dare il suo contributo, pazienza, vorrà dire che sarò costretto a trovare soluzioni alternative. Non è questo il modo di agire, se così è allora lasciamo la terza categoria per un torneo amatoriale, avremmo anche meno persone esterne impegnate intorno alla squadra. Com’è in generale il rapporto con i ragazzi? I problemi di due anni fa possono ritenersi un lontano ricordo? Lontanissimo no, lontano sì. Non so se lei ha mai assistito agli allenamenti: si scherza, si ride, ci si prende a pallonate, è un clima tranquillo. Inoltre ci sono anche i ragazzini che si allenano con noi. Le mamme ce li hanno affidati e io sono contento. Anche i giocatori più grandi sono contenti di allenarsi con i più piccoli. Poi ci sono quelli che purtroppo non possono venire agli allenamenti e la differenza in campo con quei giocatori che invece partecipano è evidente. Ha parlato di un lontanissimo ricordo no, lontano sì, che significa? Il clima è tranquillo? Loro mi hanno voluto perché hanno visto che ci metto l’anima. In ogni modo, il rapporto è sereno con l’ottanta per cento dei giocatori, con l’altro venti per cento sta migliorando con il tempo. Una critica obiettiva alla squadra Ritorniamo al discorso di due anni fa. Io vorrei che le cose fossero fatte secondo un certo criterio. Ad esempio il sabato sera non pretendo che i ragazzi vadano a dormire alle dieci e mezza, sono giovani, capisco che hanno voglia di divertirsi. Non è comprensibile, però, che il sessanta per cento dei ragazzi vada a dormire alle cinque di mattina di tutte le domeniche. A me piacerebbe fare bella figura la domenica in campo, ma in queste condizioni sarebbe molto difficile giocare bene. Chi ha giocato a pallone, come me, sa che è molto difficile giocare con poche ore di sonno sulle spalle. Vuole continuare ad allenare? Sì, perché sono contento di allenare questa squadra. Vuoi dire qualcos'altro ai lettori di Prima Pagina?

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Sono contento di far parte dell’Ortona 2000, anche se l’ambiente non è sempre idilliaco. Qualche volta vengo abbandonato a me stesso. Posso dire, però, che qualcosa di buono la stiamo facendo per questa valle, parlo dal punto di vista sociale. Mi auguro di concludere il campionato dando a questo gruppo un’impronta di squadra. Che possano parlare di noi nella valle Peligna, Marsicana e nell’Aquilano. Ringrazio i lettori di Prima Pagina, ringrazio lei dell’intervista e mi auguro di parlare di nuovo con voi a fine campionato di una squadra che ha fatto una bella figura nel torneo di terza categoria. Ringraziamo Antonio Sforza per averci fornito la sua opinione sull’attuale momento calcistico della nostra squadra di calcio. Saverio

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UUNN SSOOGGNNOO SSPPOORRTTIIVVOO Termina il girone di andata con una squadra in grande difficoltà Al primo giro di boa del suo girone, l’Ortona 2000 procede con molte difficoltà la sua quarta esperienza calcistica in 3° categoria. Nonostante i buoni propositi e la partenza più che promettente, la squadra si è arenata in una posizione alquanto critica. I risultati positivi conseguiti nelle prime tre giornate di campionato avevano fatto presagire una rosea stagione. Partendo dal primo incontro casalingo contro l’8000 Calcio vinto 4-0, poi sul terreno dell’Ortigia battezza la sua prima trasferta con il risultato di 2-1 ed ancora un 2-1 questa volta in casa contro l’Antinum. Una conferma ed una risposta a quelle audaci ma fattibili ambizioni di reale crescita, di concretizzare e finalmente realizzare quel “salto di qualità”. Nel suo quarto anno di vita, l’Ortona 2000 si trova invece a fare i conti con il precario posto di centro classifica. Risultato veramente poco stimolante per non dire - senza esagerare - piuttosto deludente. Infatti nei successivi incontri, azzera praticamente il punteggio sino a quel momento ottenuto perdendo ben quattro partite di seguito. Nell’ordine, in casa del Balsorano l’Ortona 2000 subisce la sua prima sconfitta per 2-0, in casa contro il Castellafiume per 3-2, ad Aielli contro l’Ajellium incassa la terza sconfitta per 2-1 ed infine ancora in casa chiude la “quartina” piegandosi al Massa D’Albe per 2-1. Sono troppe, sono veramente troppe quattro sconfitte da digerire. Soprattutto se si considera che forse solo due delle quattro compagini affrontate possono definirsi come capacità, superiori ai nostri ragazzi. Come tutte le squadre iscritte in questo girone, del resto. Tecnicamente sono preparate né più né meno come noi. La differenza forse è data più dalla continuità e regolarità delle prestazioni che non dalle singole capacità. La non costanza, la non continuità del rendimento dei nostri ragazzi, probabilmente sono la causa di questi blocchi. La stanchezza, il calo fisico inevitabile e ormai consuetudine ad un certo punto del percorso. Come per lo scorso anno e quello prima ancora. Un pareggio e due vittorie consecutive risollevano momentaneamente gli animi di tutti. Rispettivamente fuori casa con il Morino per 1-1, la prima vittoria in casa contro il Real Celano per 3-2 e la seconda contro la terza in classifica Venere, ospiti sul campo di Pescina per ben 0-5. L’inizio di una ripresa o solo una parentesi rosa?! Purtroppo si è trattato solo di un apparente momento positivo, tanto che nei successivi sei incontri l’Ortona 2000 incassa altre pesanti sconfitte! In casa della Pro Calcio per 3-1, contro il Goriano Sicoli sul terreno ortonese per 2-5, sul campo neutro di Avezzano perde per 4-3 con il Foce Nuova e sempre ad Avezzano altra sconfitta per 2-1 con l’Uniplus. Per finire ultime due sconfitte in ordine cronologico nell’incontro con l’Ottomila per 3-2 nella prima partita del girone di ritorno ed in casa contro l’Ortigia per ben 3-1. E’ un momento veramente delicato, un momento che dovrebbe far riflettere tutta la squadra tecnici e giocatori. E’ arrivato il momento di tirare delle conclusioni, di correggere, rivedere ed agire. I problemi ci sono e su questo non c’è alcun dubbio, bisogna allora cercare di risolverli ed anche piuttosto in fretta! Crediamo sia il pensiero ed il desiderio di tutti. Questi problemi infatti sono stati già affrontati nella riunione fra lo staff ed i giocatori tenutasi ad Ortona presso il Centro Anziani circa un mese fa, incontro che ha visto partecipi anche una presenza discreta di esterni. L’ordine del giorno prevedeva la soluzione di presunti attriti tra giocatori ed allenatore. La discussione si è svolta con estrema tranquillità e soprattutto con evidente intenzione di superare appunto, le divergenze create sino ad ora. Malcontenti di alcuni per delle scelte a loro avviso non corrette dell’allenatore, denunce di reticenze sempre verso l’allenatore nell’effettuare quei turn over promessi all’inizio della stagione. Lamentele di chi affronta nei fine settimana costantemente spostamenti e che si vede poi fuori dalla rosa. A sua volta lo staff ha lamentato invece, la non completa collaborazione ed il poco spirito di gruppo di tutti i partecipanti. Tra un batti e ribatti si è comunque giunti alla conclusione che qualunque tipo di problema deve essere assolutamente risolto per permettere la continuità in totale tranquillità, di

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questa esperienza calcistica. Buoni propositi al solito e speriamo questa volta più concretezza da parte di tutti. Una parentesi è stata lasciata aperta per il rientro nella squadra di Giuliano e Davide. Se la grande esperienza ed il potenziale fisico di Giuliano sono più che noti, da non sottovalutare le altrettante capacità di Davide, giocatore più giovane e meno esperto ma altrettanto utile e quindi di sicuro apporto positivo per la squadra. Lo stesso è nel frattempo rientrato nel team proprio negli ultimi incontri. Stesse problematiche e medesima volontà di risolvere e migliorare, sono emerse nell’intervista all’allenatore A. Sforza. Quest’ultimo ha ribadito il potere assoluto dello spirito di gruppo su i risultati in campo. La collaborazione costante da parte di tutti per il raggiungimento degli obiettivi. La “nota dolente” delle seratacce pre-partita dei nostri ragazzi. Con tutta la comprensione possibile! E’ vero che i giovani devono potersi divertire ma è altrettanto vero che un pizzico di responsabilità in più verso questo impegno forse aiuterebbe. La carenza del centrocampo, spesso sguarnito per infortuni o per non disponibilità dei giocatori in grado di coprire quel ruolo. Tra assenze volute ed assenze forzate, la rosa non è mai al completo. Con l’inevitabile conseguenza quindi dei risultati che sino ad ora abbiamo visto. Quindi tante e diverse le possibili cause di questo calo, tutte però potenzialmente risolvibili o almeno migliorabili, perché questa esperienza non si limiti ad essere solo divertente ma anche un minimo competitiva. Le premesse ci sono la volontà pure, vediamo cosa si riuscirà a fare. Con tutto il sostegno morale che noi di Prima Pagina possiamo fornire attraverso queste poche righe, con tutta la fiducia che non ci stanchiamo mai di confermare a questo magico gruppo. Un augurio sincero da tutta la redazione, di una ripresa rapida e produttiva. Raffy

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AAVVEE MMAARRIIAA Augurio natalizio del nostro parroco alla comunità parrocchiale A tutti i fedeli della Parrocchia di San Giovanni Battista e ai devoti del Santo Patrono S. Generoso di Ortona dei Marsi. Auguro a tutti voi un Buon Natale in compagnia dei vostri cari familiari e specialmente agli ortonesi che per certe circostanze passano le feste lontano da noi: vi ricordiamo con amore e con la preghiera. I miei migliori auguri affinché Gesù Bambino, che abita nei nostri cuori, possa darvi salute e pace per diffondere la Sua parola di salvezza. Ortona dei Marsi, 25 dicembre 2003 Don Josè Luis

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LL''AANNGGOOLLOO DDEELLLLAA PPOOEESSIIAA:: CCHHEE GGAARRAA ÈÈ LLAA VVIITTAA Che gara è la vita!! Da quando nasci e “ incerto cominci barcollando” a vivere, a quando cominci il viale “ della primavera” e “..inizia la salita”, fino a quando … “ il traguardo è bello e che arrivato la corsa è finita”.

Che gara è la vita Nasci e incerto cominci barcollando Ad affrontare la strada e guardi davanti, conti Gli anni con le dita

Che gara è la vita E iniziando il viale cosiddetto della Primavera e tra un po’ di sole e tra lampi E tuoni, vento un po’ a favore e molte volte Contrario inizia la salita

Che gara è la vita I meno fortunati fragili e stanchi e sfiduciati A malincuore purtroppo si ritirano abbandonano La corsa prima della fine della salita

Che gara è la vita Un falso piano si affronta che sembra Rinvigorire l’andatura ma le gambe sono stanche Della passata fatica

Che gara è la vita Incomincia la discesa le braccia dolenti le Ginocchia che scricchiolano dal dolore ma Forse sarà il tempo che cambia, ma poi pensi Di guardare davanti per vedere quanto è lontano L’arrivo, ma la vista un po’ manca e così Pure la sentita Di sorpresa intravedi l’avversario più Temuto, la morte che soltanto uno l’ha Vinta; e poi pensi ai concorrenti prima Anche più forti che hanno perso e ti rassegni E dici: il traguardo è bello che arrivato la Corsa è finita

Che gara è la vita

8° posto alla Biennale di Poesia “Quinto Poppedio Silone”

Angelo Iacobacci

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LL''AANNGGOOLLOO DDEELLLLAA PPOOEESSIIAA:: QQUUAARRAANNTT''AANNNNII Quarant’anni: una tappa importante nella vita di una persona, una “occasione” più o meno gradita per “tirare le somme” ma “…non è chiusa la partita ..il primo tempo sta finendo ma c’è il secondo da giocare “.

Dura e spietata colpisce la sorte sbattendoti in faccia tutte le porte. Non mollare per questo ma picchia più forte. Contro di te s'accanisce il destino. Ti schiaccia, t'asfissia, torneresti bambino. Ma non puoi, non devi: non è chiusa la partita, stringi i denti lo puoi fare e ancora lunga questa vita il primo tempo sta finendo ma c’è il secondo da giocare.

Vincenzo Buccella

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LL''AANNGGOOLLOO DDEELLLLAA PPOOEESSIIAA:: IILL FFIIOORREE SSEEII TTUU Nostalgico ricordo di un innamorato il cui amore non è più ricambiato. Guarda un fiore, il fiore è lei e torna con la mente al passato “…ricordo io e te prima che t’innamorassi di quello lì…”

Quando guardo quel fiore davanti a me, ricordo io e te prima che ti innamorassi di quello lì. Andavamo al circo e ci divertivamo tanto a vedere i leoni, gli elefanti... Andavamo al bar e compravamo qualche cosa, poi andavamo in piazza a vedere i concerti e i carri quando era Carnevale. Quelli lì erano tempi d'oro e vorrei riandare a quei tempi per ritornare con te.

Mattia

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LL''AANNGGOOLLOO DDEELLLLAA PPOOEESSIIAA:: LLAA PPAATTAATTAA Simpatica “lode” alla patata! Buona in tutte le salse, particolarmente saporita se nata dalle nostre parti. “…In tutto il mondo si cucina…, non fa male la patata…preferiam la marsicana…”

Sia benedetta la patata ed il buon Dio che l'ha creata. In natura la regina, in tutto il mondo si cucina. Novella oppur d'annata da bianchi e neri è apprezzata, e non ci vuole una gran scienza per dir che non ne puoi star senza. Ma c'è qualcuno, a dire tutto, cui non piace questo frutto preferendo, lui meschino, un bel turgido zucchino. Noi non tange questa cosa che abbiam preso come sposa una donna preparata a cucinarci la patata. Paffutella e delicata non fa male la patata, preparata a tutte l'ore, con licenza del dottore, e stuzzicante aperitivo o rilassante digestivo. Ogni tipo di patata è da noi ben'accettata, ma tra l'esotica e la nostrana preferiam la marsicana, col gusto sapido e genuino della terra del Fucìno.

Vincenzo Buccella

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