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Passion W ine & Co. International Pantelleria, l’isola incantata del nettare degli dei - Lo Zibibbo di Pantelleria candidato all’UNESCO - Novità a casa Lunelli - Friuli, la terra dei “vini intelligenti”- Eventi e news dal mondo liquido Il Carapace, la cantina opera d’arte realizzata da Arnaldo Pomodoro per la Tenuta Castelbuono della famiglia Lunelli L’INSERTO SPECIALE DI

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Inserto del numero di Ottobre Novembre 2014

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Pantelleria, l’isola incantata del nettare degli dei - Lo Zibibbo di Pantelleria candidato all’UNESCO - Novità a casa Lunelli - Friuli, la terra dei “vini intelligenti”- Eventi e news dal mondo liquido

Il Carapace, la cantina opera d’arte realizzata da Arnaldo Pomodoro per la

Tenuta Castelbuono della famiglia Lunelli

L’inserto speciaLe di

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Volete degli spunti per la sce-neggiatura di un fi lm amma-liante ? E’ presto detto. Im-maginate un sole impetuoso

e un cielo carezzevole, di un colore che vira dal turchino all’azzurro tenero. Poi pensate a fantastiche coste rocciose, che degradano verso il mare con acque limpi-dissime dalle trasparenze sgargianti e con sfumature cromatiche che virano dal verde smeraldo, al turchese fi no al lapislazzulo e al cobalto. Ravvivate l’insieme con il fascino dell’ambiente e con il sapore av-vincente della storia, senza dimenticare di inserire gli umori popolari più autenti-ci e la suggestione delle testimonianze di pietra lasciate dalla presenza dell’uomo.

E per fi nire prendete un bicchiere e versa-tevi un vino unico al mondo, lo Zibibbo, il nettare degli Dei, che sa donare a chi l’assapora la gioia di vivere. La sceneggia-tura è pronta. Il titolo del fi lm ? Pantelle-ria: l’isola incantata del nettare degli dei !Per goderla dal vivo basta fare un tuffo nel Mediterraneo tra la Sicilia e la Tuni-sia. Ad inebriarsi di questo fazzoletto di terra che affi ora in mezzo al mare e del suo vino prezioso furono anche gli antichi numi della mitologia greca per accrescere il loro potere seduttivo. Narra la leggenda che, su consiglio di Venere, la dea Tanit, invaghita di Apollo, salì nell’Olimpo e lo allettò con il vino dell’isola, lo Zibib-bo, più soave della mitica ambrosia e in

più capace di destare gli impeti amorosi.Del resto Venere conosceva bene Pantelle-ria perché ne aveva fatto la sua alcova per trescare con Bacco che qui era di casa, pro-prio grazie all’esclusività del suo nettare. Prima di ogni incontro la dea usava come specchio della sua avvenenza l’incantevole laghetto nel cuore dell’isola che porta anco-ra il suo nome. Questo è quanto tramanda la mitologia, vediamo cosa dice la storia.

Neolitici, fenici, Cartaginesi, Romani e ArabiI primi abitanti di Pantelleria, giunti dall’A-frica 5.000 anni fa in età neolitica, si de-dicavano all’agricoltura, all’allevamento e alla lavorazione dell’ossidiana. Hanno

PANTEllERIA, l’ISolA INCANTATA DEl NETTARE DEglI DEI

di Giancarlo Roversi

Un fazzoletto di ter-ra ricamato di miti e di storia: è qui, in un inebriante tuffo nel blu tra la Sicilia e l’Africa, che nasce lo Zibibbo, un’alchimia di colori, profumi e sapori scolpita nella memoria millenaria dei sensi

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lasciato tracce importanti a Mursia, dove si trova una cinquantina di “Sesi”, tumuli funerari a cupola in pietra a secco, simili ai nuraghi sardi (il più famoso è il “Sese gigante o del Re”). Verso il IX a.C. l’iso-la fu colonizzata dai Fenici che la chia-marono Cossyra, garantendole, grazie ai floridi commerci lungo le rotte del Medi-terraneo, un periodo di grande prosperità, proseguito anche durante la permanenza, prima, dei cartaginesi e, poi, dei romani.Agli arabi, che la conquistarono attorno all’VIII secolo d.C, sterminando gli antichi abitanti, si deve il nome attuale dell’isola, “Bent el Rhia”, la figlia del vento. A trapian-tare i primi vigneti di Moscato di Alessan-dria furono proprio i nuovi dominatori in un tempo in cui la norma del Corano rispetto al vino veniva interpretata secondo il saggio pensiero di Maometto che non lo vietava drasticamente ma ne raccomandava un uso moderato. A tale riguardo non mancano po-eti arabo-siculi che ne tessono apertamente le lodi. C’è però chi ricollega la presenza della vite non all’arrivo degli arabi bensì ai Fenici. E c’è chi pensa che l’uva in origi-ne non fosse impiegata nella vinificazione, ma riservata alla produzione dello zabib, ossia della frutta secca, destinata a essere smerciata lungo le coste del Mediterraneo.

Il paesaggioSituata a sole 60 miglia marine da Mazara del Vallo, Pantelleria con i suoi 83 kmq che si estendono su 14 km di lunghezza e 8 di larghezza, è la più grande delle isole sici-

liane e certamente una delle più struggenti. Il paesaggio è dominato dal cratere in sonno della Montagna Grande (m. 836), la massima vetta dell’isola, circondata da 24 “cuddie” o coni vulcanici. Antiche sorgenti termali, le “caldarelle”, grotte na-turali con emanazione di vapore (“stufe”), esalazione di gas bollenti dai crepacci (“favare”), e di anidride carbonica (“mo-fette”), testimoniano ancora la natura vul-canica dell’isola e ne accrescono il fascino.L’azione trasformatrice dell’uomo ha forte-mente inciso sull’ambiente, asservito, dove non risultava troppo impraticabile, alle esi-genze dell’agricoltura, sacrificando boschi mediterranei di remota origine. A conferire un aspetto senza uguali a tutta la campagna sono i pittoreschi “dammusi”, singolari costruzioni cubiche in pietra di origine araba, oggi ricercate case di villeggiatura. Accanto ai “dammusi” più grandi, un alto muretto a secco circolare protegge dal vento il giardino, la cosiddetta “casa dell’albero”, destinato ad ospitare soprattutto le piante di agrumi: in genere un limone, ma anche un arancio oppure un cedro. Un altro muretto a secco, più basso, forma invece la base del piano inclinato, rivolto a sud, occupato dal-lo “stenditoio”, utilizzato per l’essicazione dell’uva, ma anche dei fichi e dei pomodori.

Il moscato di Alessandria, signore dell’isolaNella Piana della Ghirlanda, una pianura fertilissima riparata dal forte vento da una corona di alture di origine vulcanica scan-

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dite da terrazzamenti a gradoni, delimitati da muretti a secco, vengono coltivate, se-guendo il millenario sistema dell’alberello, le viti del Moscato di Alessandria o Zibib-bo, un vitigno originario dell’Egitto e ca-ratterizzato da acini grossi con buccia spes-sa, consistente di colore verde-giallastro.Solo i grappoli più sani sono destinati all’appassimento. Scartati gli acini difettosi, i grappoli vengono adagiati al sole per circa trenta giorni negli stenditoi, facendo atten-zione a non lasciarli disidratare completa-mente. Oggi a dedicarsi alla vitivinicoltura resta una quarantina di intrepidi produttori fortemente motivati nonostante gli innume-revoli disagi che la loro attività comporta.

Passitaly : lo Zibibbo di Pantelleria e i vini dolci del Mediterraneo in passerellaProprio per la valorizzazione di que-sto impareggiabile oro liquido e delle attrattive ambientali, culturali e gastro-nomiche dell’isola, si è tenuta a Pantel-leria la prima edizione di Passitaly, che ha visto lo Zibibbo fare gli onori di casa ai vini naturali dolci del Mediterraneo.Giornalisti provenienti da più di venti na-zioni hanno potuto cogliere alcuni degli aspetti più affascinanti dell’isola, da quel-

li più conosciuti, come le produzioni di vini passiti naturali e dei capperi, a quelli meno noti, come i siti archeologici di epo-ca fenicia e romana. La manifestazione si è aperta col saluto di Maurizio Martina, Ministro delle politiche agricole, alimen-tari e forestali, cui sono seguiti gli inter-venti di Luca Bianchi, Capo Dipartimento delle politiche competitive, della qualità agroalimentare, ippiche e della pesca e di Pier Luigi Petrillo, docente di Diritto com-parato all’Università Unitelma Sapienza di Roma nonché consigliere giuridico dei Ministri dell’Agricoltura e dell’Ambiente, cui si deve la stesura del dossier per inse-rire la pratica agronomica dello Zibibbo di Pantelleria nelle liste UNESCO tra i beni immateriali dell’Umanità. Un riconosci-mento, questo, che darebbe finalmente il giusto valore a una delle espressioni più antiche dell’agricoltura mediterranea e nuova linfa al faticoso lavoro dei produtto-ri isolani (per i dettagli si rimanda all’ar-ticolo nelle pagine seguenti della rivista).A dare il benvenuto agli ospiti, il Sin-daco di Pantelleria Salvatore Gino Ga-briele, che ha ricordato lo stile di vita e le potenzialità turistiche dell’isola, an-cora in parte da scoprire, e in particola-re il suo patrimonio storico e culturale e

le molteplici produzioni agroalimentari. Gli ha fatto eco Ezechia Paolo Reale, As-sessore Regionale all’Agricoltura, sottoli-neando la perfetta simbiosi tra viticoltura e paesaggio e annunciando che questo irripetibile contesto produttivo, simbolo della civiltà della vite in tutta l’area del Mediterraneo, sarà uno degli elementi fon-danti della Sicilia a Milano Expo 2015.Antonino Di Giacomo, Commissario stra-ordinario dell’Istituto regionale del vino e dell’olio, ha richiamato l’attenzione sulla peculiarità della viticultura eroica prati-cata sull’isola, un modello integrato che coinvolge tutte le altre attività economiche di Pantelleria, e ha invitato tutti gli addetti ai lavori, dal piccolo contadino al grande marchio, a una più intensa collaborazione e unità di obbiettivi in vista di una nuova più feconda stagione di sviluppo sostenibile. Nel suo intervento il direttore dell’IRVO Lucio Monte ha stimolato i vitivinicoltori a puntare sull’eccellenza della produzione in modo da migliorare la remunerazio-ne del lavoro del contadino e inculcare nei giovani l’orgoglio di una tradizio-ne secolare, offrendo nuovi incentivi di natura economica oltre che identitaria.Esortazioni a salvaguardare le coltiva-zioni e a mantenere alta la qualità dei

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ANDAR PER CANTINECANTINA DI DoNNAfugATA Donnafugata col-tiva sull’isola di Pantelleria vigneti in 11 diverse contrade. Il vento e l’esposizione causano le più grandi differenze, sia in termini qualitativi che quantitativi del prodotto, tra una microzona e l’al-tra. Nella cantina di Khamma vengono vinificate le uve Zibibbo da cui si ricavano autentici capolavori quali il pluripremiato Ben Rye di forte personalità e il suadente e aromatico Kabir con sentori di me-lone, scorza d’arancio, rosa e miele. www.donnafugata.it

CANTINA SAlvAToRE MuRANA Uomo sin-cero e intraprendente, Salvatore Murana ha fondato “l’Isola nell’Isola”, a Mueggen, un luogo incantevole immerso nel suggestivo paesaggio delle terrazze con i muretti in pietra lavica. Un ambiente incorrotto che fa da straordinaria cor-nice alla passione con cui Salvatore si dedica alla produzione dei suoi grandi vini, ricavati dalle uve coltivate sui terreni vulcanici neri e fertili lungo i pendii che si affacciano sul mare. Primo fra tutti il Martingana, il passito che ha mietuto ricono-scimenti a livello internazionale per la sua ricca gamma aromatica. www.salvatoremurana.com

CANTINA BukkuRAM A Bukkuram, dall’ara-bo “padre della vigna”, sull’unico altipiano con esposizione sud-ovest dell’isola, sorge il vigneto dell’azienda creata nel 1984, dal genius loci Mar-co De Bartoli per creare il suo inestimabile mo-scato passito, il Bukkuram, risvegliando da un lungo letargo l’interesse per questo mitico vino. A lui si deve anche la creazione di un altro gioiel-lo, il Pietranera, un vino bianco secco dall’inten-sa complessità aromatica, unico nel suo genere, ricavato da uve Zibibbo nei terreni in contrada Cufurà. www.marcodebartoli.com

CANTINA BASIlE Una giovane azienda viti-vinicola, a conduzione familiare, il cui prestigio viene creato puntando sulla qualità di prodotti di nicchia, che nascono attraverso un profondo lega-me con la tradizione secolare della lavorazione dei vigneti, coniugata con la passione per il proprio lavoro e l’amore per la propria terra. Nei locali dell’ antica falegnameria spagnola, sapientemente ristrutturata, Fabrizio e Simona, offrono un’acco-glienza familiare e raffinata per degustare vini di carattere, dalle note aromatiche particolari. www.cantinabasile.com

CANTINA ABRAxAS L’azienda Abraxas nasce dalla passione per la vigna e per il vino dei suoi fondatori Calogero Mannino ed Attilio Tripodi che hanno recuperato vigne abbandonate rimetten-dole in coltura per ricavarne vini haute de gam-me. Soprattutto dall’uva regina di Pantelleria, lo Zibibbo, e poi anche da altre uve, anche a bacca rossa. Il Passito naturale è ottenuto senza artifi-cio nel rispetto assoluto della tradizione e della storia di Pantelleria. Dagli USA al Giappone alla Germania, Abraxas è ormai un brend che ha mie-tuto i più prestigiosi allori a livello internaziona-le, permettendo all’Azienda di essere uno dei gio-ielli di Pantelleria una grande cantina con grandi vini e grandi passiti. www.winesabraxasa.com

AzIENDA AgRIColA D’ANCoNA La più antica presente nell’isola di Pantelleria, è una piccola azienda a carattere familiare, giunta ormai quasi alla quarta generazione guidata oggi con passio-ne da Caterina e Sara. Un’azienda “in rosa” che mantiene una produzione limitata per un’alta qualità dei prodotti: vini Passito, Zibibbo secco e un rarissimo Rosso, ottenuti con tutti i crismi del-la cultura e della cultura enologica pantesca. De-gustazioni abbinate ai prodotti tipici del territorio e serate particolari fra alberi di arancio e profu-mo di gelsomino nel suggestivo “Giardino del Por-ton Blu” di origine araba. www.danconavini.it

AzIENDA AgRIColA I PRAIE Situata a sud del lago, dal latino Plagia, si estende su un pendio da cui si domina un magnifico colpo d’occhio. Si di-stingue nella produzione di vini di qualità effettua-ta con la più scrupolosa attenzione ai metodi della più pura tradizione enologica pantesca. Particolar-mente apprezzato il passito I Praie per le sue calde tonalità fruttate. www.donnafugata.it

Coste Ghirlanda. Affogata in un ambiente naturale incontaminato, Coste Ghirlanda è una realtà da non perdere per chi visita Pantelleria. Suddivisa in tre distinte tenute, per un totale di 30 ettari di 11 vitati, è caratterizzata da terroir molto diversi, che contribuiscono a donare ai vini, all’olio, ai capperi e alla frutta sapori suadenti e inimitabili. A darle un’anima ricca di vibrazioni è stata Giulia Pazienza spinta dal desiderio di creare un prodotto di eccellenza nel rispetto del paesaggio originario e grazie ai sistemi di coltivazione tradizionali praticati dai contadini con forte passione. Coste Ghirlanda attualmente produce dalle viti di Zibibbo, Jardinu e Silenzio, due vini bianchi da-gli aromi intensi ed un Passito di Pantelleria Doc Alcova. Con le vinacce della propria produzione ottiene una Grappa di Passito, distillato dal gusto morbido e aromatico. Gli ospiti sono accolti tra i vigneti negli antichi dammusi e possono gustare nell’Officina, il laboratorio dei sensi, i sapori autentici di una volta rivisitati con grande raffinatezza. www.costeghirlanda.itL’Hotel Village Suvaki. Recentemente rinnovato, è situato in posizione dominante sul promon-torio di Punta Fram, offrendo un magnifico panorama e suggestivi tramonti sul mare. Dotato di una magnifica piscina con bar e attività di animazione, possiede una piattaforma solarium attrezzata sulla scogliera. www.hotelsuvaki.it

prodotti, sono state espresse anche da Antonio Parrinello, Capo di Gabinetto dell’ Assessorato alle Politiche Agricole della Sicilia, in modo da incrementare i flussi turistici ecosostenibili. Un aspetto questo su cui si è soffermato con luci-de riflessioni Ermanno Paladino, presi-dente del Consorzio Pantelleria Island. Degustazioni tecniche, riservate alla stampa specializzata, rigorosamente moderate dall’eno-giornalista Andrea Gabbrielli hanno consentito un con-fronto diretto fra tutti i migliori vini naturali dolci dell’aerea mediterranea.Un ricco programma di laboratori, de-gustazioni e show cooking ha portato in scena le più tipiche specialità pantesche grazie al coinvolgimento di ristoranti, botteghe di gourmandise e produttori di nicchia, tra cui anche molti giovani, a testimonianza del forte richiamo che Pan-telleria esercita sulle nuove generazioni.Particolarmente stimolante il Cooking-show dedicato alla cucina pantesca che ha avuto come splendido teatro la Tenu-ta Sancinelli a Kaddiuggia. Impeccabile regista dell’evento Manila Foresti Sanci-nelli, presidente dell’Associazione Inse-gnanti di Cucina Italiana, artefice di una brillante lezione estemporanea di cou-

scous. A coadiuvarla Maritella Barracco, che ha illustrato il cammino complesso della preparazione del piatto attraverso le materie prime, la tradizione e l’innova-zione, offrendo una carrellata di differenti versioni di una squisitezza rara a trovar-si, esaltata dai vini delle Cantine Rallo.

Cappero di Pantelleria I.g.P.I capperi di Pantelleria, ricordati già nell’antichità da Dioscoride e Plinio, sono considerati tra i migliori al mondo, anche grazie alle peculiari caratteristiche del terreno vulcanico ricco di minerali. I capperi ricevono le stesse cure riserva-te alla vite. La fioritura avviene tra la fine di maggio e i primi di settembre. A più riprese si raccolgono boccioli che vengo-no poi ricoperti di sale marino e più volte rimestati, favorendo la formazione di una salamoia che provoca la fermentazione dei bottoni floreali e conferisce al prodotto un’inconfondibile fragranza. I capperi di Pantelleria sono protetti con il marchio Igp (indicazione Geografica Protetta) dal 1993. Uno dei cappereti più significativi che si possono visitare è quello di Bonomo abbarbicato sulle pendici di una montagna in uno splendido scenario ambientale.

lE BuoNE SoSTE

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La pratica agricola della coltivazione della vite ad alberello di Pantelleria rappresenta la cultura e l’identità di una comunità stra-ordinaria, quella pantesca, e deve essere

preservata e valorizzata.

Com’è nata la candidatura UnescoCon questo spirito, nel maggio 2010 ho promosso la candida-tura di questa tradizionale tecnica di coltivazione dello Zibibbo nella Lista del Patrimonio culturale imma-teriale dell’UNESCO. Si tratta di una Lista che riunisce le tradizioni, le pratiche, le conoscenze, gli stili di vita considerati rap-presentanti di eccellenze, massima espres-sione della cultura di un popolo. A luglio 2010 venni a Pantelleria per incontrarmi con le Autorità locali, gli agricoltori, i viti-coltori e le associazioni culturali dell’isola. Trovai in loro un sostegno immediato ed iniziammo così a redigere il dossier di can-didatura in inglese e francese, secondo le indicazioni dell’UNESCO. Fin da subito il Ministero delle Politiche Agricole Alimen-tari e Forestali sostenne questa idea, isti-tuendo una specifica task force di esperti, da me coordinati, selezionati dal CUEIM, un consorzio universitario con sede presso l’Università Sapienza di Roma. A marzo 2011 il Ministero dell’Agricoltu-ra presentò ufficialmente all’UNESCO la candidatura di Pan-telleria. A molti sembrò scelta azzardata; ad altri perfino as-surda: cosa c’entra, dissero, l’agricoltura con la cultura? cosa c’entra una tecnica di coltivazione con l’identità culturale di un popolo? Era difficile, per molti, accettare la connessione tra agricoltura e cultura. Rispondemmo che senza quella pra-tica agricola, il paesaggio di Pantelleria così come la storia e la vita del popolo pantesco sarebbe stato completamente diverso. Nonostante le detrazioni, sempre con il supporto

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di Pier Luigi Petrillo (*)

(*) Intervento presentato a Passitaly 2014 svoltosi sull’isola di Pantelle-ria dal 31 agosto al 4 settembe da Pier Luigi Petrillo, professore di Diritto comparato all’Università Unitelma Sapienza di Roma. Consigliere giuri-dico dei Ministri dell’Agricoltura e dell’Ambiente. L’autore ha coordinato anche le candidature nelle liste dell’UNESCO delle Dolomiti, per la Dieta Mediterranea e delle Langhe-Roero e Monferrato. A lui si deve pure il dossier di candidatura della pratica agricola dello Zibibbo di Pantelleria.

LO ZIBIBBO DI PANTELLERIA CANDIDATO ALL’UNESCO

Per la prima volta nella storia, una pratica agri-cola punta a diventare parte della nicchia cul-turale internazionale: solo così l’identità pan-tesca sarà tutelata, pre-servata e valorizzata, a beneficio di un territo-rio generoso e di un po-polo fiero delle sue tra-dizioni uniche al mondo

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del Ministero dell’Agricoltura, avviamo un complesso negoziato internazionale, cercando di spiegare ai rappresentanti di 161 Stati (il numero degli Stati parte del-la Convenzione UNESCO) il significato di questa pratica tradizionale. Due anni dopo, a marzo 2013, la Commissione Nazionale per l’UNESCO, grazie anche al convinto sostegno del suo presidente, il professor Gianni Puglisi, deliberò di presentare all’UNESCO quale unica can-didatura italiana per il ciclo 2013-2014 la pratica della coltivazione dello Zibibbo di Pantelleria. In questi anni il lavoro di redazione del dossier di candidatura è stato svolto qua-si in solitaria dagli esperti del Ministero dell’Agricoltura, aiutati, fortunatamente, da alcuni agricoltori panteschi come Gra-ziella Pavia e Salvatore Murana, che qui voglio pubblicamente ringraziare. Con il cambio dell’amministrazione regionale nell’ottobre 2012 e di quella comunale, il Ministero ha finalmente trovato interlocu-tori sensibili e attenti. Preziosa, al riguar-do, sia la collaborazione dell’Istituto re-gionale della vite e dell’olio, iniziata solo alla fine del 2013 con la realizzazione di un video esplicativo della pratica agricola, sia questa iniziativa, PassItaly, che evi-denzia l’unicità dello Zibibbo di Pantel-leria, così fortemente voluta dal Sindaco Gabriele, la cui attenzione a questo per-corso di candidatura è decisamente unica.

A che punto del camino siamoDopo 4 anni siamo ora alla fase finale del percorso di candidatura. In questi giorni si riunirà a Parigi l’organo ristret-to di valutazione, composto dai rappre-sentanti di 5 Stati: Perù, Kirghizistan, Grecia, Tunisia, Lettonia e Nigeria. Quest’organo dovrà proporre al Comi-tato intergovernativo della Convenzione UNESCO l’iscrizione o meno della pra-tica di Pantelleria nella prestigiosa Lista dei Patrimoni Culturali dell’Umanità. La decisione finale sarà assunta a Parigi, nel quartiere generale dell’UNESCO, nei giorni dal 24 al 28 novembre pros-simi da parte dei 161 Stati parte della Convenzione. Nei giorni scorsi il Mini-stro dell’Agricoltura, Maurizio Martina, ha annunciato che sarà presente agli ul-timi giorni di negoziato, proprio per sot-

tolineare l’importanza di questa storica candidatura.

Quali gli effetti dell’iscrizione dello Zi-bibbo nella Lista dell’UNESCO?Qualora l’UNESCO dovesse iscrivere tale elemento, la pratica dello Zibibbo di Pantelleria sarebbe la prima pratica agri-cola al mondo ad ottenere il prestigioso riconoscimento. Fino ad ora, infatti, nes-sun Paese è mai riuscito ad iscrivere nella Lista una pratica agricola.Essa diventerebbe un attrattore culturale e turistico: secondo una ricerca condotta dall’Università IULM di Milano e uno studio successivo realizzato dall’Uni-versità Unitelma Sapienza di Roma, su un campione rappresentativo di cittadini europei, il 98 per cento degli intervista-ti conosce cosa è e cosa fa l’UNESCO e l’85 per cento attribuisce al “marchio” dell’UNESCO un valore aggiunto. In al-tri termini, vi è una netta maggioranza di persone che ritiene che un sito o una pra-tica iscritti nelle Liste dell’UNESCO rap-presentino un’eccellenza che vale la pena conoscere e visitare. Di più: 2 persone su 3 scelgono un luogo di vacanza sulla base del marchio dell’UNESCO. Non a caso tutte le guide internazionali, dalla Lonely Planet alla Routard, passando per diver-si siti internet dedicati al turismo, come anche TripAdvisor, segnalano sempre, a caratteri cubitali, se un luogo o una certa pratica hanno ottenuto questo prestigioso riconoscimento. L’iscrizione nella Lista dell’UNESCO della pratica agricola della coltivazione dello Zibibbo di Pantelleria trasformereb-be, di conseguenza, questa pratica e tutto ciò che vi è collegato (l’isola, il vino, il territorio) in un’eccellenza internaziona-le. Un’eccellenza, peraltro, unica nel suo genere visto che sarebbe la prima pratica agricola al mondo ad ottenere questo ri-conoscimento.

L’impegno delle istituzioni per salva-guardare e promuovere Pantelleria e lo Zibibbo.Ma l’UNESCO, a differenza di ciò che si crede, non protegge di per sé un bene o un elemento iscritto nelle sue prestigiose Liste. L’UNESCO non assicura una for-ma di protezione diretta del bene; non

ha “caschi blu” da inviare nel caso in cui questo bene sia mal gestito o in pericolo. L’unica cosa che l’UNESCO può fare, in certi casi, è cancellare il bene o l’elemen-to dalla Lista, ma non può intervenire di-rettamente. E nonostante ciò, l’iscrizione di una pratica come quella di Pantelleria nella Lista del Patrimonio Culturale Im-materiale dell’UNESCO rappresentereb-be, di per sé, una importante misura di salvaguardia oltre che di valorizzazione e questo perché tale iscrizione accende un riflettore mondiale su Pantelleria. Come dire: dal momento in cui l’elemento sarà iscritto nella Lista, tutto ciò che riguarde-rà tale elemento sarà discusso non solo dalla comunità pantesca o siciliana ma dalla comunità mondiale. Dire, infatti, che un bene o un elemento è patrimonio dell’umanità, significa accettare il fatto che chiunque, a prescindere dalla sua cit-tadinanza, ha il diritto a vivere quel pa-trimonio, a esserne parte, e il dovere di rispettarlo, tutelarlo, valorizzarlo.Stando così le cose, il Comune di Pan-telleria, la Regione Sicilia e il Ministero dell’Agricoltura dovranno svolgere un ruolo cruciale per sostenere lo Zibibbo di Pantelleria e la sua tradizione. In par-ticolare, in caso di iscrizione nella Lista dell’UNESCO, sarà fondamentale che queste istituzioni - e in primo luogo la Regione Sicilia, data anche l’autonomia regionale in questi temi - definiscano un piano di salvaguardia e di promozione dedicato a Pantelleria e alla coltivazio-ne dello Zibibbo, affinché tale elemento sia valorizzato puntando, da un lato, sui giovani (così da ridurre l’abbandono dei terreni) e, dall’altro, sui 161 Stati che ade-riscono alla Convenzione UNESCO e che devono poter conoscere il paesaggio, i prodotti, i vini e le coltivazioni di Pantel-leria. Bisogna evitare ciò che è successo con la pizza, col gelato, col caffé: l’Italia è famosa nel mondo per questi prodotti, e tuttavia la pizza più famosa nel mondo si chiama Pizza Hut, il gelato più famoso nel mondo si chiama Haagen Dazs, la caf-fetteria più famosa nel mondo si chiama Starbucks. Prima che qualcuno s’inventi una “Pantelleria’s” in Cina o in America, è importante intervenire. Da questo punto di vista il riconoscimento dell’UNESCO, se ci sarà, sarà fondamentale.

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“Era il momento di ‘metterci la faccia’ e quindi ab-biamo deciso di varare un marchio con il nome della nostra famiglia”. Così Matteo Lunelli –

amministratore delegato del Gruppo leader della bollicine metodo classico trentine – presenta il debutto ufficiale del brand unico per i vini fermi delle tre aziende di proprietà in Trentino, Tosca-na e Umbria.Le fasi lunari dorate ora vestiranno le etichette delle Tenute Lunelli Margon, Podernovo e Castelbuono. Una decisio-ne che arriva dopo un lungo percorso nato con l’acquisizione, negli anni ’80, di Villa Margon: un gioiello cinquecen-tesco oggi aperto al pubblico, collegato all’omonimo ristorante stellato. Non poteva mancare la Toscana, con Tenuta Podernovo immersa nelle colline pisane – dove poter vivere una vacanza di char-me – e infine l’Umbria, l’unica regione italiana tra le 10 Best Wine Travel Desti-nations 2014 del popolare magazine Usa Wine Enthusiast. Da visitare anche solo per ammirare la can-tina di Tenuta Castelbuono, disegnata da Arnaldo Pomodoro.Il Carapace, oltre ad essere il nome dell’opera d’arte di uno dei più grandi scultori contemporanei al mondo, è anche un Montefalco Sagrantino DOCG che stupisce per morbidezza e armonia, grazie alla lunga maturazione in legno grande e all’affinamento in bottiglia. Il carattere e la potenza di un nobile vitigno autoctono umbro quale il Sagrantino si espri-mono con maestosità anche nel più tradizionale Passito, o in aggiunta al Sangiovese nel Montefalco Rosso DOC Ziggurat, o nel Lampante Riserva. La certificazione bio dalla vendemmia 2014 per i vigneti del perugino è solo la ciliegina sulla torta in un percorso che ve-drà la totale conversione delle proprietà del Gruppo, comin-ciata già due anni fa in Toscana dove sono prodotti due vini base Sangiovese: Teuto Toscana IGT Rosso caratterizzato da una raffinata trama tannica e Aliotto Toscana IGT Rosso un vino fruttato e minerale che al palato mostra una bella strut-tura e una piacevole rotondità. Sono all’insegna della territorialità anche i vini di Tenuta Margon, figli di una viticoltura di montagna che imprigio-na nelle bacche aromi intensi e ricercati, come nel fragrante Trentino Bianco Superiore DOC in cui spicca tutta l’espressi-vità dello Chardonnay o nell’elegante Pinot Nero in purezza di Maso Montalto.

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Debutta ufficialmen-te il brand unico per i vini fermi delle te-nute di famiglia in Trentino, Toscana e Umbria. Prossimo obiettivo: costituire un Gruppo dell’ec-cellenza del bere ita-liano

NOvITàA CASA LUNELLI

di Francesca Maisano

In foto i vigneti trentini di Tenuta Margon.La villa cinquecentesca della Tenuta è stata riportata all’originale splendore dai Lunelli ed è oggi sede di rappresentanza della famiglia. Completamente affrescata all’interno e all’esterno, è stata definita la più bella residenza extramoenia dell’intero arco alpino

Da sinistra Matteo, Camilla, Alessandro e Marcello Lunelli

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L’obiettivo della famiglia Lunelli è am-bizioso: costituire un Gruppo dell’ec-cellenza del bere italiano. “Vogliamo affiancare al Ferrari TrentoDoc realtà che ne condividano i valori e che ci per-mettano di raccontare la varietà dei ter-ritori che è la grande ricchezza del vino italiano”, conclude Matteo Lunelli.Un percorso già ben avviato con l’acqui-sizione della storica distilleria Segnana, dell’acqua minerale Surgiva e del 50% di Bisol, brand di riferimento nel mondo del Prosecco Superiore.

vISITE IN CANTINATENuTA CASTElBuoNo Affascinati da una terra antica e quasi mistica come l’Umbria e da un vino di potenza e longevità straordinarie quale il Sagrantino, nel 2001 la famiglia Lunelli decide di acquisire i 30 ettari vitati della Tenuta Castelbuono. Undici anni dopo viene inaugurato Il Carapa-ce – come Pomodoro ha voluto chiamare la cantina – frutto di sei lunghi anni di lavori. Il 2012 segna così l’apertura al pubbli-co, per visite e degustazioni, della prima scultura al mondo nella quali si vive e si lavora, un’opera unica in cui arte e natura dialogano sottolineando l’eccezionalità del contenente e del contenuto. Il Carapace si offre allo sguardo come una grande cupo-la ricoperta di rame, incisa da crepe che ricordano i solchi della terra che l’abbrac-cia. Varcarne la soglia significa addentrarsi nell’alfabeto artistico di Pomodoro.

INFO: visite dal martedì al venerdì.Sabato e domenica - Prenotazione obbligatoria Tel. +39 0742 361670 mail - [email protected] sito web - www.tenutelunelli.itvocabolo Castellaccio, 9 Loc. CantalupoBevagna (PG) Umbria

Il Carapace. Tenuta Castelbuono Tenuta Podernovo

Villa Margon

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“I bianchi del Friuli Venezia Giulia sono vini intelligenti”. È

questa l’opinione di uno dei più autorevoli critici del mo-mento, Monica Larner che, prima di lasciare Wine Enthu-siast, ha dedicato un approfon-dimento all’estremo Nord-Est, al quale ascrive le interpreta-zioni più “complesse e raffina-te” in Italia.Nelle cantine della famiglia Livon, per esempio, sono custoditi degli esemplari che sfiorano i 30 anni, stappati in via ec-cezionale per festeggiare il cinquantena-rio dell’azienda nata con l’acquisto di un primo vigneto nel Collio nel 1964.E se è vero che il fascino del vino deri-va anche dal carisma di chi lo produce, a questi nettari si aggiunge una nota onirica regalata dalla storia di un self-made man come Dorino Livon, padre di Tonino e Valneo: attualmente a capo dell’azienda. Un uomo partito dal nulla (come mezza-dro) che è riuscito a far apprezzare i vini del Friuli nel mondo.Attualmente, infatti, il 50% della produ-zione è venduta all’estero: tra BRIC, Eu-ropa, USA, Australia e Giappone.Un dato che non sorprende, dal momento che i bianchi dell’ultimo baluardo italia-no verso l’Est sono riusciti a catalizzare l’attenzione internazionale, grazie alle interpretazioni ricche, cremose e fragran-ti dei vignaioli friulani, a cui certo non manca l’intraprendenza e la voglia di sperimentare.Particolarmente interessanti sono i blend, che oltre a beneficiare di sofisticate tec-nologie produttive (che aggiungono ele-ganza e intensità), associano spesso l’aro-maticità del Sauvignon alla texture ricca del Picolit.È questo il caso di Braide Alte, prota-gonista di una verticale d’eccezione con

otto annate in degustazione dal 1996 al 2013 (dalla prima in commercio dopo una sperimentazione prolungatasi per più di dieci anni, all’anteprima che sarà rila-sciata nel 2015).Prodotto con le uve di un solo vigneto in località Ruttars nel comune di Dolegna del Collio, nel quale sono allevati anche Chardonnay e Moscato Giallo, questo vino è stato scelto tra l’altro dalla com-pagnia aerea Emirates per la propria wine list della First e Business Class.A spiccare per personalità sono il 2002 e il 2007 esemplificativi della filosofia aziendale che per l’alta gamma (Linea Gran Cru) crea “bianchi che devono du-rare come un grande rosso”, spiega l’e-nologo di casa Livon, Rinaldo Stocco. La fermentazione e la maturazione av-vengono in barriques nuove (fornite dal 2011 dalla European Coopers) per 8 mesi a temperatura controllata, ai quali segue un affinamento in bottiglia. Tutto il procedimento, se da un lato dona verve alla texture, riesce ad esaltare la na-turale acidità dei vini e le delicate nuance minerali. Ecco che l’avvolgente prevalen-za di profumi floreali e fruttati delle anna-te più recenti lascia spazio a interessanti complessità che si esprimono, nel caso del 2002, nella lunga evoluzione olfattiva nel bicchiere, che dopo la frutta a polpa gialla apre a note di idrocarburi, sentori balsamici e di erbe officinali, mentre re-gala un sorso dalla trama intrigante.

PassionWine& Co. International

Grandi bianchi che durano come un superbo rosso: questo è il frutto della tradizione Livon, azienda nata 50 anni fa nel Collio, oggi prota-gonista con 200 ettari di vigneti e 5 marchi diversi del panorama enologico italiano. Il se-greto del successo: la forte motivazione che unisce la famiglia

di Francesca Maisano

FRIULI, LA TERRA DEI “vINI INTELLIGENTI”

Sapidità e mineralità caratterizzano un 2007 raffinato, che sa stupire per elegan-za ed equilibrio, sprigionando al naso un ampio ventaglio di essenze in armonia tra sentori di agrumi e vaniglia.La produzione limitata (12.500 bottiglie) non permette un acquisto diretto di eti-chette “storiche”, ma avere in cantina un 2012 (attualmente in commercio) tra una decina d’anni permetterà di meditare con un vino dal grande potenziale di invec-

Meraviglie a Nord-Esti vigneti del Collio

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vISITE IN CANTINAAZIENDE AgRIColE lIvoN La donna alata di Livon, un segno incon-fondibile per chi assieme a un vino eccel-lente vuole assaporare un vero mondo a parte: il Friuli. Una terra fortunata dove crescono antichi vitigni autoctoni, unici al mondo, e dove il vino non è solo pia-cere del palato ma cultura e tradizione millenaria.

INFO:via Montarezza, 33 33048 Dolegnano (UD) ItalyTel : +39 0432.757173mail: [email protected] web: www.livon.it

chiamento. Ma che può essere stappato anche subito, magari per accompagnare un branzino cotto su piastra di sale (da provare quello dello chef stellato Tomaž Kavčič alla Gostilna (trattoria) pri Lojzetu al Palazzo Zemono nella vicina Slovenia).Come si è arrivati a questi risultati? Me-rito del terroir. “Questo vino è la migliore rappresentazione della nostra azienda e del nostro territorio – spiegano Tonino e Valneo –, è un vigneto selezionato per le sue specifiche caratteristiche, prima fra tutte l’eccellente esposizione con altitudi-ne di 250 metri s.l.m. Le radici delle viti, qui, raggiungono una profondità di circa 70/80 centimetri, e toccano la roccia Ma-dre (Ponca) captando in maniera ottimale l’anima e l’eccezionale unicità di questo suolo”. Sarà per questo che anche la terza genera-zione della famiglia Livon è rimasta affa-scinata dal mondo di Bacco e ha deciso di affacciarsi in questa avventura entrando attivamente nella gestione dell’attività.Se Matteo, dopo studi in enologia, sta già sperimentando una produzione di spu-mante metodo classico da uve Chardon-nay, Francesca è il sorriso che accoglie a Villa Chiopris che, dopo un lungo periodo di ristrutturazione, offre oggi servizio di B&B (meravigliosa la colazione!), eventi e degustazioni.L’attività, infatti, è cresciuta molto da quando nel 1964 Dorino comprò quel pri-mo appezzamento. Oggi i Livon possono contare su 200 ettari di vigneti e cinque marchi diversi: Livon, Tenuta Roncalto e Villa Chiopris (Friuli), Borgo Salcetino (Toscana), Fattoria Colsanto (Umbria), con prodotti e linee che riescono a coprire differenti segmenti di mercato.Il segreto di questo successo? L’unione familiare... il sogno più grande di Dorino Livon al di sopra di tutto.

Da sx Valneo, il figlio Matteo e la moglie Rossella, Francesca (figlia di Tonino) e Tonino

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EvENTI E NEWS DAL MONDO LIqUIDO

a cura della Redazione

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Enoturismo 365 giorni all’anno a Donnafugata che accoglie i curiosi e gli appassionati di vino a Marsala, con visite guidate alla scoperta delle antiche cantine e della barriccaia sotterra-nea, degustare vini e lasciarsi condurre in ricercati abbina-menti con i piatti tipici siciliani.Info: Cantine DonnafugataVia Sebastiano Lipari 18, Marsala Tel. +39 0923 724 245/263 [email protected] - www.donnafugata.it

PERCORSI DIvININELL’ISOLA DEL SOLEENOTURISMO TUTTO L’ANNO

Un affascinante itinerario sotterraneo che ripercorre la sto-ria dello spumante italiano attraverso gli archivi Gancia, lo storico marchio che detiene la primogenitura delle bollicine Made in Italy. Le cattedrali sotterranee, cantine storiche di Gancia, si snodano e sono conservate nel sottosuolo del-la città di Canelli. Per la loro bellezza e importanza, sono state riconosciute come Patrimonio Mondiale dell’Umanità, nell’ambito del progetto di candidatura dei paesaggi vitivi-nicoli del Piemonte. Per visitare le cantine storiche contattare Casa Gancia ai numeri Tel. +39 0141-830262, +39 0141-830253 www.gancia.it

PERCORSI DIvINILA CATTEDRALE SOTTERRANEA DI GANCIA

Il Giappone si riconferma il primo mercato estero per il Franciacorta. A seguire Stati Uniti, Svizzera, Germania e Belgio. Continua il trend molto positivo nel Regno Unito con una notevole crescita del 100,4%, risultato di un lavo-ro di comunicazione e valorizzazione del brand iniziato lo scorso anno in questo mercato. Buoni i risultati in Italia, con una crescita dell’8,5%; sebbene il Nord mantenga il primato delle vendite, prosegue la tendenza positiva nel Sud dove si registra un buon incremento nel numero di bottiglie vendute.www.franciacorta.net

FRANCIACORTACONqUISTA IL SOL LEvANTE

Caffè, olio, cacao, e tutti gli alimenti della cucina italia-na, non hanno più segreti. A svelarli FOOD | la scienza dai semi al piatto: una stra-ordinaria mostra che, per la prima volta, affronta il tema del cibo dal punto di vista scientifico. Prodotta dal Co-mune di Milano-Cultura, Codice. Idee per la cultura, 24 ORE Cultura - Gruppo 24 ORE rappresenta il più importante evento di divul-gazione scientifica promosso dal Comune di Milano sul tema chiave di EXPO 2015. Milano, Museo di Storia Naturale dal 20 novembre 2014 al 28 giugno 2015www.comune.milano.it

FOOD: LA SCIENZA NEL PIATTO

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In soli 2 anni di attività sono già 37 i premi e i riconoscimenti ottenuti The Teeling Whiskey Co. che continua ad aggiudicarsi medaglie ai concorsi internazionali: come i 4 titoli vin-ti agli Irish Whiskey Masters e le 5 medaglie conquistate alla International Wine & Spirit Competition. The Teeling Whiskey Co. ha oggi l’obiettivo di riportare sul mercato l’autentica tradizione artigianale, ormai scomparsa, del Whiskey irlandese di alta qualità: per questa ra-gione il suo emblema è l’immagine di una feni-ce che “rinasce” da un alambicco stilizzato. Tra l’altro, Jack e Stephen Teeling hanno deciso di aprire la loro società nel cuore di Dublino, dove da oltre un secolo non venivano avviate attività legate alla produzione di Whiskey.

TORNA L’AUTENTICA TRADIZIONE DEL WHISKEY IRLANDESE

Dopo le due prime annate di Venissa, Gianluca Bisol - prin-cipale fautore del progetto – e gli enologi Desiderio Bisol e Roberto Cipresso hanno voluto dar vita e prestigio a Ros-so Venissa 2011. Questo vino, dal carattere intenso e dalla struttura importante, nasce da una vigna di quasi tre ettari di oltre 40 anni piantato dagli Armeni. Questa vigna preziosa è collocata in un’isola nel cuore di Venezia Nativa: arcipelago che rappresenta storicamente e culturalmente la prima Vene-zia. Rosso Venissa – fusione di Merlot (82%) e Cabernet – “Carmenère” (18%) – è un vino straordinariamente minerale e longevo, il vino colpisce per il suo colore rosso intenso con sfumature tendenti al viola, al naso offre note floreali di violetta e fiori di barena, affiancate da sensazioni fruttate che richiamano frutti a bacca nera – come la mora e il mirtillo –, ed espressioni più complesse come tabacco, liquirizia, cioc-colato fondente e note salmastre.

DAL CUORE DELLA vENEZIA NATIvA ROSSO vENISSA 2011

È l’Aceto Balsamico di Modena IGP, “la prima eccellenza made in Italy in termini di prodotto esportato (92% del totale): sul podio tra i prodotti più “pesanti” nella com-posizione del fatturato annuo dell’intero comparto agroalimentare nazionale con 90 milioni di litri e oltre 600 milioni di euro”, ha ricordato il presidente del Consorzio di Tutela, Stefano Berni, durante la presenta-zione di Acetaie Aperte all’AICIG di Roma. Un concentrato di emozioni declinato anche nella versione Tradizionale DOP, per condi-re le grandi occasioni, con numeri nettamen-te inferiori (circa 8 mila litri all’anno): una produzione di nicchia complementare, con prezzi che possono variare dai 500 ai 1000 euro a litro. “Anzi, molti produttori scelgo-no proprio di non venderlo e di usarlo come prestigioso cadeau ”, spiega Enrico Corsini, presidente del Consorzio Tutela della DOP.

L’ORO BRUNO CHE FA IMPAZZIRE IL MONDO

L’autentico caffè espresso è solo Made in Italy. A tutelare e valorizzare la tradizione ora c’è il Con-sorzio che vede tra i 16 soci fondatori anche la tor-refazione friulana ORO Caffè, specializzata nella selezione, tostatura e miscelatura dei migliori caffè del mondo. Nato lunedì 15 settembre 2014, a Co-negliano (TV), il Consorzio si pone come prossimo traguardo l’ottenimento della certificazione UNE-SCO per l’inserimento dell’espresso italiano tra i Patrimoni dell’Umanità. www.orocaffe.com

CAFFè ESPRESSO MADE IN ITALYNASCE IL CONSORZIO DI TUTELA

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