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numero 12 Primavera 2014 wikiLex LA RIVISTA DI ELSA TRENTO BUIO IN AULA di Elisabetta Pederzini LOCAL MOOT COURT COMPETITITON: INTERVISTA AI VINCITORI Il diritto non può essere divertente?!? CHALLENGE ACCEPTED! L’AVVOCATO INNAMORATO PARTE II

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numero 12 Primavera 2014

w i k i LexLA RIVISTA DI ELSA TRENTO

BUIO IN AULA di Elisabetta Pederzini

LOCAL MOOT COURT COMPETITITON: INTERVISTA AI VINCITORI

Il diritto non può essere divertente?!?CHALLENGE ACCEPTED!

L’AVVOCATO INNAMORATO PARTE II

Direttore responsabile

Director ELSA rivista

Art director & Impaginazione

Marketing

Cruciverbista

Alessandro Zaltron

Lorenzo Baldacci e Matilde Bellingeri

Matilde Bellingeri

Alessandro Castelletti

Kevin Zomer

RIVISTA DI ELSA TRENTO - Periodico dell’Asso-ciazione ELSA Trento Registro Stampe del Tribu-

nale n° 1111 del 30.11.2002

Tiratura: 500 copie

Stampa: Centro Stampa Università degli Studi di Trento

Chiunque fosse interessato a collaborare si rivolga alla direzione e redazione:ELSA Trento c/o Facoltà di Economia, via Inama 5 38122 Trento

[email protected]

seguici suwww.elsatrento.org e su

pag. 5AZZECCAGARBUGLI

pag. 8 INTEVISTA AI VINCITORI DELLA LMCC

pag. 6BUIO IN AULA di Elisabetta Pederzini

pag 3ELSA DAY

PER QUESTO NUMERO:

ELSA DAY di Matilde Bellingeri

“All different, all together” è stato scritto tempi orsono, noi ne abbiamo fatto uno stile di vita. Lo stesso che muove, l’ormai molto grande, network di pensieri. Ciò che col-lega, come nelle migliori ragnatele, i capi opposti dello stesso scopo: la condivisione. Di visioni, progetti, esperienze, lavoro e, non in ordine di importanza, passione. Tanta. Soprattutto di passione, di voglia di esserci immersi.Elsa day è questo, e molto altro. Per la se-conda volta nella sua storia ci troviamo a vi-vere un giorno dedicato al grande progetto cui prendono parte centinaia di sempre nuo-vi studenti; strano se si pensa essere questo solo il secondo anno in cui, contestualmente, vengono ad essere svolti eventi inerenti al tema fondante della nostra associazione: Human Rights. Strano, se si considerano i suoi anni di vita (trentatré). Perché solo ora? Mi sono chiesta curiosa. Ma soprattutto, qual è il significato attribu-ibile a queste 24 ELShour? Personalmente ho deciso diventare socia ELSA dopo aver reperito informazioni, attirata in quel di Trento, dalle locandine inerenti i COP e le MOOT COURT. “Che progetti geniali”: il mio primo pensiero. Non ho perso tempo e contattato la sede locale che, con grande sorpresa, mi ha fornito la chiave per un mondo diverso: cose di cui non avevo ancora sentito parlare, o solo visto in lontananza, possibilità di comunicare uti-lizzando “la stessa lingua”, opportunità di mettermi in gioco come da tempo spe-ravo di poter fare. Il tutto “chiuso” in una sola esperienza: ELSA.Va da se la risposta trovata per la seconda domanda: quale significato? L’opportunità, grandissima, di collaborare.

Come capita per ogni occasione, dal Natale al compleanno, ci sono giorni in cui ci si con-centra: su quello che si vive, quanto è stato, cosa si vorrebbe per il domani. Ebbene, la stessa filosofia potrebbe assumere ogni suc-cessivo Elsa day. L’occasione in cui “tirare le somme”, guardare a ieri, progettare il domani con lo stesso entusiasmo protago-nista di sempre. Sarebbe bello che queste giornate venissero vissute da ciascuno come un momento di riflessione, in cui relazionar-si con il compagno più che mai, guardare ai nostri diritti di espressione e ascoltare quanto, il lavoro svolto, è stato in grado di trasmettere e insegnare. Sarebbe bello che queste giornate divenissero indimenticabi-li come sempre ogni cosa bella, in cui dar voce ai diritti fondamentali, in cui imparare sempre qualcosa di nuovo. Sarebbe bello assumessero la forma del 31 Dicembre: di un bilancio. Sarebbe bello divenissero l’oc-casione ulteriore per entrare in contatto con altri paesi, di cui leggiamo notizie “lontane” sul sito o in una e-mail. Sarebbe bello po-tessimo dire “quest’anno l’Elsa day lo pas-seremo a …” vivendolo fianco a fianco. “What does ELSA day mean to you?” Ci è stato chiesto l’anno scorso tramite un video pubblicato sul sito www.elsa.org . Beh, sa-rebbe bello ci si pensasse, ancora una vol-ta, e si decidesse di mettere in moto que-sto grande network di pensieri al fine di poter assistere, insieme, alle varie proposte nazionali e locali. Uniti per un unico scopo: collaborare.

Potrebbe apparire quasi assurdo, al giorno d’oggi, in cui i problemi comunicativi sono in continuo incremento, credere che una vasta area come quella che occupiamo noi, sia

così profondamente legata dallo spirito d’i-niziativa. La necessità di sapersi confron-tare umilmente con il vicino di banco è un’esigenza che non può più essere ac-cantonata. “All different” rappresenta cia-scuno di noi, ognuno diverso, con le sue idee, obiettivi, progetti. Con la propria voglia di mettersi in gioco per qualcosa che al vicino potrebbe apparire totalmente stupido. Ma, può essere stupido quell’obiettivo lontano dal nostro? Non credo. Il gioco sta nel sa-pere e sapersi ascoltare senza aggredire o peggio, giudicare un’idea solo perché distante. Diverso spaventa, sempre. Ma diverso aiuta a crescere, a confrontarsi, e contriubuisce alla nascita di nuovi proget-ti. Il rispetto del diverso è quello che rende un’associazione come la nostra così gran-de.

Il tema di questa seconda giornata dedi-cata è stato “la tutela dei diritti umani su internet”, settore in continuo movimento e progressione, all’interno del quale occorre prestare molta attenzione al fine di evitare spiacevoli sorprese in quanto spesso, il suo utilizzo, solleva questioni legate alla tute-la dei diritti e delle libertà garantiti dalla Convenzione europea dei Diritti dell’Uomo. Particolare attenzione è stata data al di-ritto del rispetto della vita privata e fami-liare e a quelli delle libertà di espressione, di informazione e di tutela. Diritti questi, annoverabili tra i fondamentali di ogni indi-viduo, richiamati, nella nostra Costituzione, all’articolo 21. Tematiche importanti, madri di nuovi problemi e continue modifiche, le quali dovrebbero essere sempre al centro della nostra attenzione. Cosa più della li-bertà di espressione deve essere ritenuto inavvicinabile? Sono dell’idea che in questo concetto risieda tutta la libertà dell’indivi-duo, manifestabile in diversi modi, è vero, ma esprimibile attraverso la parola, lo scritto, e ogni altra forma di comunicazione anche non verbale. E allora ecco il noccio-

lo della questione, quello che permette ad Elsa di continuare a crescere ed espandersi nonostante le difficoltà offerteci dalla re-altà: la comunicazione; che diventa il punto di partenza per ogni relazione umana, da quella più elementare, alla più complessa, che permette di apprendere le maniere opportune a seconda dell’occasione nella quale ci si venga a trovare, che facilita lo sviluppo e il rispetto per il pensiero altrui.

Questo, quello che mi aspettavo da que-sta giornata, questo quello che ho sentito, partecipando all’evento nella mia sezione locale in cui, abbiamo deciso di approfon-dire “La privacy ai tempi dei social net-work”, prestando particolare interesse alle modalità volte alla difesa dei nostri diritti. Argomento di fortissima attualità e interes-se, la tutela dei diritti umani su internet, se si pensa alla feroce diffusione e influenza che i social hanno sulla nostra vita privata e non. Lo definirei affascinante e spavento-so, considerando che lo stesso ci permette di essere in comunicazione istantanea con il capo opposto del globo rimanendo seduti alla nostra scrivania. Spaventoso se, esami-nando i rischi, non prendiamo in considera-zione le tutele necessarie a salvaguardare il diritto che abbiamo, di esprimere opinioni in una rete virtuale colma di trabocchetti e trappole. Ancora una volta, comunicazione, collabo-razione, rispetto per ciò che è diverso: in-gredienti che differenziano il nostro opera-re e permettono di incrementare.

Sarebbe bello se l’anno prossimo, invece di raccogliere gli eventi locali e Nazionali, in qualche pagina di giornale, si potesse condividere la passione e la voglia di es-serci immersi, tutti insieme, tutta ELSA.

Orizzontali:1 Istituto che tende ad impedire che più giudici diversi esercitino la funzione giurisdizionale su una stessa controversia.12 Una regione geografica del nostro pianeta.13 Il baro li ha nella manica.14 Lo richiedono i perseguitati politici.15 Referente Tecnico Organizzativo.16 Avanti Cristo.17 Un satellite di Giove.20 Un tipo di tributo.24 Quello amministrativo è una sanzione acces-soria prevista dal codice della strada.27 Prime in Napoli.28 Oltraggio recato a ciò che è sacro.30 L’agreement informale tra due parti.32 Nautical Mile.33 Radiotelevisione Italiana.34 Vocali in corsa.35 Elettroencefalogramma.

Verticali:1 È anche detto “locazione finanziaria”2 Il soli che si contrappone al sanguinis3 Prefisso che moltiplica per tre.4 In mezzo a Ciola.5 Promesse di matrimonio.6 Pubblica Amministrazione.7 Fu istituita con il Patto Atlantico.8 In mezzo al team.9 Organismo governativo degli Stati Uniti che si occupa di sicurezza interna.10 Zone Speciali di Conservazione.11 Mai senza la prima.15 Potenziamento degli armamenti.18 Witherspoon, attrice statunitense.19 Obiettivo complesso con lunghezza focale variabile.21 Ministero degli Affari Esteri.22 Il nulla che dà il via libera.23 Uno dei Trattati di Roma.24 Fronte di Liberazione Nazionale.25 Ragusa.26 Dinastia cinese del 14°secolo.29 Organizzazione internazionale nel campo dell’energia.31 Abbreviazione di numero.

AZZECCAGARBUGLI AZZECCAGARBUGLI

BUIO IN AULAdi Elisabetta Pedezini

Coniugare il diritto “e le altre arti” (lettera-tura, cinema, musica, arti figurative) è una scommessa, quindi una sfida. Anzitutto la scommessa della comune appartenenza a una dimensione latamente culturale dalla quale il giurista è convenzionalmente, sep-pur implicitamente, escluso e la conseguen-te sfida per la riedificazione possibile di un sapere unitario, nel cui ambito il diritto sia concepito non già come mero tecnicismo ma come reale fattore propulsivo dello svilup-po storico e sociale del proprio tempo. Di poi, la scommessa su una capacità espres-siva e costruttiva delle immagini utile a in-dagare le più intime strutture dei fenomeni sociali, politici ed economici in un momento storico dato, quindi la sfida per una fun-zione pedagogica della lettura in chiave giuridica di libri e pellicole.L’accostamento Diritto e... allude a indi-rizzi interpretativi e metodologici che, su-perando gli steccati che tradizionalmente separano discipline apparentemente anti-tetiche, muovono da un’ angolazione assai poco convenzionale dalla quale guardare al - e riflettere sul – diritto: libri e film fun-gono così da singolari e atipiche fonti di cognizione. Fonti atecniche, certo, ma non per questo meno attendibili o infondate: elementi che permettono la ricostruzione di un quadro descrittivo sorretto da solide fondamenta in quanto riconducibile all’os-servazione e al rispetto delle regole ge-nerali del sistema rappresentato. Fonti che possono per converso disvelare, come in uno specchio, la percezione sociale diffu-sa del diritto, il modo nel quale il diritto è sentito, vissuto o addirittura subito dalla collettività. In una società sempre più soggiogata dal

dominio del visivo, le immagini offrono un evidente valore documentale non disgiun-to da una sostanziale ambiguità di fondo: sono parte della realtà da interpretare ma esprimono, al tempo stesso, una precisa percezione della realtà. Il binomio Diritto e Cinema, al pari di Diritto e Letteratura, si presta esemplarmente a questo gioco di specchi e di rimandi: nei film, non meno che nei libri, si riflette il racconto di una società che narra se stessa. Paradossalmente il cittadino italiano me-diamente privo di specifiche frequentazio-ni e conoscenze in materia giuridica ha, o quanto meno immagina di avere, un’ idea assai più chiara e precisa del funzionamen-to dell’ordinamento giudiziario statuniten-se che non dei meccanismi della giustizia italiana (almeno fino alla geniale intuizione televisiva di Un giorno in Pretura, presa di-retta di schietta matrice documentaristica, non accompagnata da alcun commento, dai processi penali dinanzi alle corti do-mestiche, inclusi quelli che videro imputati i politici coinvolti nell’inchiesta Mani pulite). Una conoscenza indiretta e condiziona-ta, mediata dalla rappresentazione che, nel corso del tempo, ne hanno offerto una messe di serie televisive, ma soprattutto un profluvio di pellicole che possono ascriversi al genere dei legal thriller o, ancor meglio, dei courtroom drama, film incentrati su una vicenda processuale ricostruita a partire dal suo sviluppo dialettico nell’aula di tri-bunale. Film e telefilm di grande successo, amati dal pubblico, inondati da una cascata di premi, in cui sono stati e sono impegnati i più celebrati attori, sceneggiatori e registi americani. Da Perry Mason a Law & Or-

der, da Ally Mc Beal a The good wife sul piccolo schermo; da Il buio oltre la siepe a Philadelphia, da Testimone d’accusa a Il verdetto, sino a Erin Brocovich, L’avvocato del diavolo e Il caso Thomas Crawford, sul grande schermo: ciascuno – giurista o non giurista - ha una propria antologia perso-nale, emotivamente arbitraria e discrezio-nalmente selettiva, di pellicole che riman-dano o riecheggiano idee sul diritto. Idee, stilemi e modalità rappresentative in cui la potente macchina produttiva di Hollywood ha riversato una significativa componente ideologica, che si è plasticamente adegua-ta ai profondi mutamenti intervenuti nella società americana e ha, al tempo stesso, contribuito a costruirne e rafforzarne cam-biamenti e inclinazioni: idee e modalità rappresentative che hanno condizionato, fatalmente, il nostro immaginario giuridico collettivo, il modo d’intendere e di pensare i grandi temi della legalità, della verità e della giustizia, le figure, a tratti eroiche a volte meschine e corrotte, di giudici e av-vocati, la posizione, di vittime sacrificali e sacrificate o di colpevoli brutali salvati dal sistema, di imputati e indagati. La narrazio-ne del processo può attingere l’universale, divenendo paradigma di tutti gli aspetti tragici o salvifici della condizione umana entro la società organizzata, o disvelare la fallace illusione di giustizia terrena che si nasconde dietro la rituale liturgia dell’ince-dere procedimentale.La dimensione dialettica che anticipa o se-gue la visione di film in senso lato a tema-tica giuridica, nella forma della rassegna o del Cineforum - come ELSA ha voluto tito-lare l’iniziativa di quest’anno, evocando ad un tempo le iniziative “impegnate” e dida-scaliche degli anni Settanta e l’anfibologia implicita nel richiamo al “foro” – consente quelle prove di decrittazione del “senso” più profondo e più oscuro delle immagini, per comprendere non solo come il cinema racconti la vita di tribunale o di prigione,

ma anche quale relazione corra tra un certo modo di mettere in scena la giustizia e le lo-giche di consolidamento, di giustificazione o di critica dei sistemi normativi, politici, etici o culturali della società.Rispetto a un corso universitario di Diritto e Cinema, una delle domande fondamentali riguarda il come possiamo disporci, da tec-nici, da giuristi, alla visione cinematografi-ca: interrogarci su quale sia il nesso che può fornire un apporto cognitivo non ge-nerico al nostro pensiero interpretativo del diritto e sul diritto.Una presunzione e un azzardo, forse, il ten-tativo di avviare una riflessione critica sul-le possibili intersezioni tra i fenomeni e la materia giuridica da un canto, il linguag-gio e la rappresentazione cinematografica dall’altro, per capire se sia possibile un’in-telligenza più profonda dei congegni di funzionamento della società attraverso la rappresentazione che anche il cinema ne fornisce. E il diritto, che di una certa società e di una determinata temperie politico-cul-turale imperante in un tempo dato è il pro-dotto, è ad essi profondamente intrecciato e ne è altrettanto profondamente influen-zato. Un rinforzo, insomma, un laboratorio didattico per chi ritenga non inutile perfe-zionare la sua sensibilità al diritto oltre il perimetro segnato da una prospettiva rigi-damente positiva, normativa e “formale”, e arricchire l’ambiente culturale della sua formazione globale di giurista, in maniera del tutto indipendente dalle competenze e dagli sbocchi professionali che ciascuno ab-bia in mente.D’altro canto, ogni rappresentazione è par-ziale. Anche quella giuridica. E riquadrare la realtà attraverso le immagini ribadisce, come ha scritto Antonio Tabucchi, che il visi-bile senza cornice è altro affare. Sono con-vinta che anche la cornice sia un affare che ci (e vi) riguarda.

11 aprile 2014: si apre la fase dibattimen-tale della prima moot court organizzata da ELSA Trento. Ai blocchi di partenza sono otto squadre, una trentina di ragazzi pron-ti a sfidarsi nella cornice del castello del

Buonconsiglio. 12 aprile 2014: dopo quarti di finale, semifinali e finali, tra squadre di altissimo livello, ne è emersa una vincitrice. Sono state premiate anche la seconda e la terza squadra classificata e il miglior ora-tore.La squadra vincitrice, ancora incredula, si è avvicinata per qualche domanda. Ma co-nosciamoli meglio. Chi siete?«Siamo Davide Corraro ed Ilaria Erco-le, studenti di giurisprudenza del secondo anno. Appassionati di diritto, abbiamo vo-luto testare le nostre, seppur basilari, cono-scenze. Volevamo confrontarci con le mate-rie di studio più concretamente».

Potete descrivere la vostra esperienza alla Local Moot Court Competition? Quando avete deciso di partecipare? Com’è stato prepararla?«Beh, abbiamo conosciuto questa iniziativa

quando, nell’ambito del corso di diritto penale, Sara Adda-mo (VP attività ac-cademiche di ELSA, N.d.R) e Letizia Za-vatti (Director Moot Court, N.d.R.) l’han-no presentata. An-che avendo sostenu-to da poco l’esame di diritto privato, a casa abbiamo de-ciso di partecipare, cominciando a de-dicare le serate fino alla consegna delle memorie, dopo lo studio giornaliero, per fare ricerche sul

materiale giuridico necessario per risolvere il caso. Abbiamo poi, in tempo relativamen-te breve, steso la memoria scritta sulla base dei dati ricercati. A dire la verità pochi giorni prima del dibattimento orale, tituba-vamo un po’ sul se presentarci...».Pensate sia stato formativo partecipare alla Local Moot Court? Perché?«Sì, sicuramente formativo. Non capita di provare le proprie capacità in concreto e non avevamo mai avuto l’occasione di ri-solvere da soli un caso, anche se fittizio. Lavorare in concreto fa capire quanto im-portante sia conoscere i principi studiati per applicarli. Crediamo che dovrebbero essere presenti

INTERVISTA AI VINCITORI DELLA LMCC di Lorenzo Baldacci

di Stefano Conese [email protected]

L’AVVOCATO INNAMORATO - PARTE I

Mi scaravento fuori di casa come un razzo. Supero di slancio il semaforo pedonale ros-so in Piazza Venezia, semino il solito coraz-ziere austroungarico che mi insegue manga-nello al vento intimandomi l’alt in nome di Francesco Giuseppe, dribblo i venditori di rose di Piazza Fiera, salto la nomade in-ginocchiata al lato del Duomo, attraverso Piazza Dante in sella a una papera, e con la grazia di un raid aereo in Cisgiordania arrivo a destinazione, in un tempo record che il CONI non mi riconoscerà solo perchè a favore di vento.Entro nel locale. Mi guardo in giro. L’avvo-punk è seduto al solito tavolo, col solito cra-vattino della comunione e il borsone nero di Eta Beta. Accanto a lui, una bella moretta moderatamente in ghingheri che riconosco subito come la sua potenziale preda. Ma non sono soli. Allo stesso tavolo siedono al-tre quattro persone, tre uomini e una donna. Più un’altro tizio, in piedi, look da hipster navigato, completino firmato, cravatta ina-midata e scarpe in pelle di velociraptor.

Mentre mi avvicino, lo sento catechizzare una platea vagamente interessata con un accento da yuppie d’assalto e l’aria di chi si abbassi a spiegare dialettica hegeliana a un branco di facoceri:“MA QUALE CRISI E CRISI?? E’ CHE I NUO-VI LAUREATI DI GIURISPRUDENZA NON HANNO PIU’ INIZIATIVA! NON VOGLIONO FARE I SACRIFICI! PRETENDONO, PRETEN-DONO, MA NON CI METTONO PASSIONE E INVENTIVA!”Lo interrompo. Lui mi squadra come se mi avesse trovato sotto l’albero di Natale. Fac-cio in tempo a presentarmi al tavolo, poi riattacca a parlare, l’atteggiamento incaz-zoso di chi ha ricevuto in regalo una Ferrari del colore sbagliato. Mi siedo accanto ad Irnerio e gli sussurro:“Ma non dovevate essere da soli?”“Si, ma poi si sono uniti questi suoi amici, tutti giuristi”“...RAZIONALIZZAZIONE DEL SERVIZIO...INQUADRAMENTO MANAGERIALE DELLE ATTIVITA’ GIURIDICHE...RIFORME ORGANI-

delle occasioni così anche nell’ambito dei corsi. Inoltre, la possibilità di essere giudi-cati e di tentare di convincere esperti e per-sone che lavorano nel diritto non è da poco. Questi eventi danno anche la possibilità di orientarsi più in concreto nella scelta dell’in-dirizzo degli studi, chiarificando come la materia effettivamente possa articolarsi nella pratica».Consigliereste agli altri di partecipare ad esperienze simili?«Sì. Non bisogna farsi intimorire dalla poca esperienza, bisogna provare. I risultati, se vengono, sono sempre graditi e sono uno

sprone agli studi, ma l’importante è vivere queste esperienze che richiamano, seppure in senso lato, il procedimento reale: aiutano a meglio comprenderne il funzionamento.»Quindi, vi siete divertiti?«In realtà, sì. In particolar modo nel repli-care alle affermazioni altrui: è qualcosa di nuovo, entusiasmante». Un’ultima domanda, come ti senti tu, Da-vide, che pure sei un abile oratore, a ve-der conferito il premio “miglior oratore” a Ilaria?«Benissimo, anche perché mi offre una piz-za».

CHE...”“E questo coglione chi è?”“Non vuoi provare a indovinare?”“Mmh...vediamo...”“CONOSCENZA DELLE LINGUE...INFOR-MATICIZZAZIONE DEI SISTEMI...INTERNA-ZIONALIZZAZIONE DELLA PROFESSIONE FORENSE E APERTURA AL MERCATO GLO-BALE...”“A occhio dico che discende da 15 genera-zioni di avvocati, il papi è massone, ha uno studio superavviato in centro Trento e gli ha pagato 8 anni fuori corso più il master all’e-stero in Legal Management of Fried Air. Poi gli ha dato una scrivania tutta sua in ufficio e ora dirige con la frusta e gli speroni una dozzina di praticanti schiavi usciti col 110 e lode”“Quasi perfetto. Sono 9 gli anni fuori corso”“Come volevasi dimostrare...” alzo la voce e batto le mani “E L’INGLESE!! BRAVO BRA-VO!! E LE RIFORME ORGANICHE!! SANTE PAROLE!!”“Allora, che si fa?” mi chiede Irnerio.“Un bel niente. Non c’è spazio stasera per il romanticume. Vedi, dice una legge naturale implacabile che è impossibile per più di tre giuristi riunirsi nello stesso posto per diver-tirsi. La conversazione scivolerà sempre sul modo migliore per fottere la clientela”“Ste, non se ne parla di rimandare. Domani ho udienza. Devi trovare un modo per farli andare via!”“Io?! Per chi mi hai preso, per Sant’Ivo di Bretagna patrono degli avvocati??”“Hai ragione, scusa Ste. Lasciamo perdere...piuttosto, riguardo a quei 100 euro che mi devi da Settembre...”“Lascia fare a me Irne! Sto già mordendo il freno. Ti sgombero questo tavolo che manco una retata della finanza al Circolo Denti-sti...”“Sapevo di poter contare sul tuo aiuto disin-teressato” dice l’avvobastardo sorridendo a 36 denti “Allora, hai idea di come fare?”“Ho un piano. Per parafrasare Anna Kare-

nina, tutti giuristi felici sono simili; ogni giuri-sta infelice è infelice a modo suo...”“Hai letto Tolstoj?”“No, ma uscivo con una di Lettere!”“Mmh...c’è da fidarsi?”“Ho mai fallito?”“Ste, una parola sola...CLERMONT!”“NON NOMINARE CLERMONT!” ruggisco io.Poi mi volgo verso la tavolata. I commensali sono ancora intenti a prestare altalenante attenzione al figlio di giuripapà, che conti-nua ad impestarci di paroloni tipo CORPO-RATE LAW, LITIGATION AND ARBITRATION, BUSINESS REGULATION e altre robe che sembrano uscite da una cover dei Metallica. Li scruto, uno a uno, alla ricerca dell’anello debole. Lo trovo.Lui è il più giovane della compagnia. Ca-pello spettinato, scarpe da basket, jeans e maglietta coi meme di internet. E’ fermo in un angolo, mani conserte, respira piano, l’occhio spaurito di un cerbiatto che entras-se in una macelleria kosher. In due parole, una matricola.Mi lecco le labbra, e mi avvicino sorridendo:“Ciao Andrea...”“Veramente mi chiamo Saverio” abbozza lui.“Allora Andrea, scommetto che tu sei al pri-mo anno di giuri. Dimmi un po’, che te ne pare finora?”“Ahem...beh è tutto abbastanza...ahem...bello. I professori sono abbastanza...ahem...simpatici. E le materie sono abbastanza...ahem...interessanti, e poi-”Non lo lascio finire. Mi alzo, lo afferro per il colletto e lo scuoto come un Martini. Poi mi fermo, gli rifilo un potente manrovescio in faccia che lo ribalta, e con la mia espressio-ne più grave gli ingiungo:“FUGGI, SCIOCCO!!”La matricola si alza, la guancia rossa, an-naspando e guardandosi le spalle con oc-chio vitreo. Inizia a correre, fa un paio di metri, poi inciampa fra i tavoli, si rialza e

inciampa ancora. Infine riparte a mach3, uscendo dal locale e dalla nostra storia. Sei mesi dopo verrò a sapere che ha lasciato Giurisprudenza, si è iscritto a Ingegneria, e tempo sei mesi è diventato ricercatore a Cupertino, dove alterna eccitanti mattine di studio delle nanotecnologie a spensierate serate a base di cocktail e serfiste in bikini.“Meno uno” dico fra me e me, mentre in-dividuo la prossima preda. Lei veste in je-ans e golfino alla “Questo Piccolo Grande Amore”, porta lunghi e disordinati capelli ricci, unghie smangiucchiate e grossi occhia-li neri con la montatura incollata col nastro adesivo, sotto cui si agitano piccoli occhietti nervosi incastonati in profonde occhiaie.“Ciao...emh...Maria giusto?” dico sorriden-do “qualcosa mi dice che tu stai facendo la Scuola di Specializzazione in Professioni Legali!” Le strizzo l’occhio.“Ahem, sì” risponde lei, con un sorriso incerto “come lo sai?”“Ho tirato a indovinare. Allora, che è suc-cesso?” chiedo, indicando i suoi occhiali.“Ahem, l’addestramento consisteva nello scavalcare ostacoli e strisciare sotto il filo spinato mentre cantavamo ad alta voce gli articoli sulla Associazione in Partecipazio-ne. Purtroppo una bomba mi è esplosa vi-cino, e per lo shock non sono più riuscita a ricordare il 2549. Il sergente istruttore si è arrabbiato, mi ha rotto gli occhiali, e mi ha costretto a marciare tutta la notte col Tor-rente sulle spalle...”“Oh poverina! Ma immagino che simili sa-crifici siano rivolti a uno scopo più grande. Tipo...non so...vincere il concorso di magi-strato!”“Ma come...” fa lei stupita.“Sempre tirato a indovinare”“Comunque si” dice lei, gli occhi già scin-tillanti di emozione “fare il magistrato è il sogno della mia vita! E presto potrò realiz-zarlo! Tra pochi giorni ci sarà un concorso!”“Per quanti posti?”

“Ben 32!”“E quanti aspiranti? 50.000?”“Oh no! Questa volta sarà facile. Appena 35.000”“Beh, facile...praticamente, una possibilità su mille...”“Ma è sempre una possibilità!”“Certo, certo” rispondo sorridente. Poi estraggo il cellulare, leggo le offerte pro-mozionali della Wind, e gradualmente mi oscuro in volto.“Maria” dico “è tua la Panda parcheggiata all’imbocco della via?”“Oh si! E’ nuova. Cioè...” continua imbaraz-zata con un filo di voce “nuova nel senso che l’ho appena presa di terza mano. A un’asta giudiziaria. Il proprietario era morto sbra-nato da un capodoglio”“Oh beh, allora farai bene ad andarla a spostare. E’ prevista una pioggia di meteo-riti stasera su Trento”Lei mi guarda per un attimo, poi scoppia a ridere “Mi prendi in giro!”“No no” faccio io “l’ho letto tra le news. Io lo dico per te. Le assicurazioni, di base, non coprono i danni da asteroidi”“Ma suvvia! Quante probabilità ci saran-no?? Una su milione!”“Ma è sempre una possibilità!”Lei mi guarda.Io la guardo.“LA MIA MACCHINA!” sbotta all’improvviso. E si catapulta a tutto spiano fuori dal locale.“Meno due” commento.“Sei un essere spregevole” dice l’avvopunk, in qualità di silente testimone.“Sei ingiusto. Lo faccio solo per te!” dico io, ghignando come una iena che entra in un asilo nido di antilopi “E poi ho appena ini-ziato...”

[Correte a leggere la parte finale del se-condo episodio de “L’AVVOCATO INNA-MORATO sul nostro sito, all’indirizzo: www.elsatrento.org]