Webdipendenti: sì o no?

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Lunedì, 31 Ottobre 2016 www.corrieredelmezzogiorno.it «L a Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’indivi- duo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indi- genti…». E’ sempre utile ricordare l’articolo car- dine della nostra, spesso dimenticata, Costitu- zione. I diritti sanciti sono alla base del Sistema Sanitario Nazionale, che al di là delle non cela- bili criticità e della necessità di un tagliando oramai inevitabile, rimane comunque tra i pri- mi al mondo. I nuovi Livelli essenziali di assistenza, in que- sto senso, sono da considerarsi certamente un primo passo verso l’equità, l’innovazione e la sostenibilità. Anche per questa ragione non si poteva e non si può accettare l’idea di vivere in un Paese a due velocità, con un Mezzogiorno troppo lon- tano dalle Regioni del Nord per standard di cu- ra e impiego di risorse. Sono dunque condivisibili le scelte che han- no ispirato i piani di rientro dal disavanzo sani- tario e oggi molte delle Regioni – la Campania su tutte - da anni commissariate si avviano, fi- nalmente ad una nuova stagione. Tuttavia, ra- zionalizzare e monitorare la spesa non basta se non si comprende che serve un cambio di passo culturale nella politica sanitaria: è ora di supe- rare l’inefficiente e fallimentare frammentazio- ne dei sistemi sanitari regionali che ha genera- to e genera disparità nell’accesso alle cure e ai farmaci innovativi. Sono, infatti, tristi ma reali e quotidiani i tra- sferimenti di regione «soltanto» per poter ac- cedere ad una terapia innovativa o poter garan- tire grazie agli screening neonatali una miglio- re aspettativa di vita da una malattia rara per la quale, ad esempio, esiste già una terapia effica- ce e disponibile (malattie da accumulo lisoso- miale su tutte). L’inserimento nei Lea di 110 nuove patologie, dell’autismo, dei fondi per i nuovi farmaci on- cologici sono, invece, certamente misure attese e necessarie. Altro importante elemento positi- vo di novità rappresenta il piano di azione pre- visto nel contrasto alle malattie croniche che rappresentano oggi il vero moltiplicatore dei costi sanitari sia diretti che indiretti. Molte misure generano altrettante attese: continuiamo a lavorare per far sì che i principi sanciti nell’Articolo 32 della Costituzione si tra- ducano in una realtà omogenea per tutto il Pae- se. © RIPRODUZIONE RISERVATA Web dipendenti: sì o no? La medicina ai tempi di internet tra luci e ombre alle pagine 2 e 3 Nespoli On line L’inserto speciale Salute e Prevenzione si può consultare anche su www.corrierede lmezzogiorno.it Diritti dei cittadini e Costituzione Garantite innovazione, equità e sostenibilità con i livelli di assistenza di Marco Trabucco Aurilio E PREVENZIONE Salute

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Lunedì, 31 Ottobre 2016 www.corrieredelmezzogiorno.it

«L a Repubblica tutela la salute comefondamentale diritto dell’indivi-duo e interesse della collettività, egarantisce cure gratuite agli indi-

genti…». E’ sempre utile ricordare l’articolo car-dine della nostra, spesso dimenticata, Costitu-zione. I diritti sanciti sono alla base del SistemaSanitario Nazionale, che al di là delle non cela-bili criticità e della necessità di un tagliando oramai inevitabile, rimane comunque tra i pri-mi al mondo.

I nuovi Livelli essenziali di assistenza, in que-sto senso, sono da considerarsi certamente unprimo passo verso l’equità, l’innovazione e lasostenibilità.

Anche per questa ragione non si poteva enon si può accettare l’idea di vivere in un Paesea due velocità, con un Mezzogiorno troppo lon-tano dalle Regioni del Nord per standard di cu-ra e impiego di risorse.

Sono dunque condivisibili le scelte che han-no ispirato i piani di rientro dal disavanzo sani-tario e oggi molte delle Regioni – la Campaniasu tutte - da anni commissariate si avviano, fi-nalmente ad una nuova stagione. Tuttavia, ra-zionalizzare e monitorare la spesa non basta senon si comprende che serve un cambio di passoculturale nella politica sanitaria: è ora di supe-rare l’inefficiente e fallimentare frammentazio-ne dei sistemi sanitari regionali che ha genera-to e genera disparità nell’accesso alle cure e aifarmaci innovativi.

Sono, infatti, tristi ma reali e quotidiani i tra-sferimenti di regione «soltanto» per poter ac-cedere ad una terapia innovativa o poter garan-tire grazie agli screening neonatali una miglio-re aspettativa di vita da una malattia rara per laquale, ad esempio, esiste già una terapia effica-ce e disponibile (malattie da accumulo lisoso-miale su tutte).

L’inserimento nei Lea di 110 nuove patologie,dell’autismo, dei fondi per i nuovi farmaci on-cologici sono, invece, certamente misure attesee necessarie. Altro importante elemento positi-vo di novità rappresenta il piano di azione pre-visto nel contrasto alle malattie croniche cherappresentano oggi il vero moltiplicatore dei costi sanitari sia diretti che indiretti.

Molte misure generano altrettante attese:continuiamo a lavorare per far sì che i principisanciti nell’Articolo 32 della Costituzione si tra-ducano in una realtà omogenea per tutto il Pae-se.

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Webdipendenti: sì o no?La medicina ai tempi di internet tra luci e ombre

alle pagine 2 e 3 Nespoli

On lineL’inserto speciale Salute e Prevenzione si può consultare anche su www.corrieredelmezzogiorno.it

Diritti dei cittadini e Costituzione

Garantite innovazione,equità e sostenibilitàcon i livelli di assistenza

di Marco Trabucco Aurilio

E PREVENZIONESalute

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NA2 Lunedì 31 Ottobre 2016 Corriere del Mezzogiorno

Da un lato il rischio di isolarsi e di diventaredipendenti, facendo a meno di relazioni reali;dall’altro i vantaggi della telemedicina e delle banche dati on line riservate agli specialisti

Iperconnessi al webtra social e dottor GoogleOpportunità o pericoli?

O ggi le mamme e i pa-pà 4.0 hanno un pro-blema in più da gesti-re rispetto al passato,

devono fare in modo che ilweb - e soprattutto i socialnetwork - non finiscano perfagocitare i propri ragazzi inun vortice dal quale a volte è davvero impossibile venir fuo-ri.

«I rischi che i nostri ragazzicorrono nell’usare queste tec-nologie – spiega la professo-ressa Rossella Aurilio, presi-dente della Società italiana dipsicologia e psicoterapia rela-zionale (Sippr) – sono legatialla tendenza ad un isolamen-to e impoverimento della vitadi relazione autentica, soprat-tutto per i giovani che hannodifficoltà ad inserirsi nei grup-pi di coetanei. Con i social ilragazzo in difficoltà può illu-dersi di aver risolto un proble-ma di isolamento, puntando afinte vicinanze virtuali. Diver-so se quei contatti si traduco-no poi in amicizie e conoscen-ze reali. Il più delle volte però

conoscono, o che spesso sisottovaluta, riguarda proprio le relazioni mediate. La specia-lista lo spiega in modo moltosemplice.

«Nei casi di “aggressioni” siinnesta la dinamica del bran-co, con l’aggravante del nonavere un rapporto con la vitti-ma. Chiunque scrive insulti osi accanisce, anche solo ali-

mentando con dei like com-portamenti ostili, in qualchemodo partecipa all’aggressio-ne. Sarebbe come starsene a guardare sorridenti mentredei bulli picchiano qualcuno.Il fatto è che sui social l’intera-zione è mediata, non interagi-scono persone bensì profili.Chi aggredisce non vede la vit-tima negli occhi, non ne per-

di Raffaele Nespoli

Circolo virtuale

cepisce il dolore e quindi nonha quel naturale impulso a fer-marsi». Ovviamente questanon è una giustificazione, maè forse uno spunto sul qualebisognerebbe riflettere per ac-quisire una maggiore consa-pevolezza.

Che nel passaggio dal realeal virtuale vi sia una vera e pro-pria scissione e si perda spes-so ogni forma di autocontrollone è convinta la psicologa epsicoterapeuta GiuseppinaSbrescia, consulente della Pro-cura di Napoli e Napoli Nordper i casi di presunti maltratta-menti familiari e abusi sessua-li sui minori.

«Sul piano delle dinamicherelazionali - chiarisce – il webormai è diventato un “luogo”imprescindibile di valutazionedell’altro e di autovalutazionedi sé. La cosa che fa riflettere èche oggi gli adolescenti conta-no i like e i follower per legitti-mare la propria posizione inun gruppo di pari. Del resto aquell’età l’affermazione del sépassa attraverso l’altro. Quelloche spaventa è la degenerazio-ne di questo meccanismo, cosìi social non solo servono ad af-

Gian Luca Martinelli Cardiochirurgo della clinica San Gaudenzio di Novara – Gruppo Policlinico di Monza

non è così, tutte le “finte” solu-zioni possono originare di-pendenza».

Tuttavia la professoressaAurilio vede i social, e più in generale il web, non come unpericolo puro e semplice. So-no ambienti pericolosi se nonci poniamo il problema dicomprenderli sino in fondo.

Uno degli aspetti che non si

A pplicazioni per il cal-colo delle calorie, perseguire una dieta, peril controllo del ciclo,

per il monitoraggio del battitodel cuore e, semplicemente,per contare i passi fatti duran-te la giornata. Nella sezioneSalute del “negozio virtuale diapp” su qualsiasi smartphonec’è da perdersi.

Secondo una previsione en-tro il 2017 almeno la metà deipossessori di uno smartpho-ne, circa 1,7 miliardi di perso-ne, avranno installata o si tro-veranno preinstallata un’appli-cazione per la salute. Solo con-tando quelle in inglese, adoggi , in re te ce ne sono165mila che coprono gli argo-menti più disparati, dalle piùsemplici e dirette a quelle che,insieme a dispositivi fisici col-legabili, trasformano lo smar-tphone in un vero e proprio di-spositivo medico.

Un settore che per le azien-de elettromedicali rappresen-

Sergio Mattarella al concorsonazionale per l’innovazione “IlPremio dei Premi”. Per com-pletare il quadro delle app cisono poi quelle di servizio e diaccesso legate agli aspetti am-ministrativi della sanità: pre-notare un esame, ritirare unreferto, verificare quanta codac’è da fare in un pronto soccor-so. Qui parecchie aziende sa-nitarie, dopo avere aperto di recente un canale web, stannoaprendo i canali mobili.

Ormai tutte le Regioni nehanno una. Si tratta di app chesono e resteranno gratuite,perché fanno risparmiare ri-sorse (come si è verificato conl’home banking nel settorebancario dieci anni fa). Noncompetono nel mercato, nonhanno business model inno-vativi, rappresentano l’esten-sione di un servizio web.

Dal Mobile Health l’UnioneEuropea si aspetta ancoramolto: abbattimento dei costidell’assistenza sanitaria, dia-gnosi precoci, riduzione deltempo necessario agli opera-tori sanitari per accedere ai da-ti personali e valutarli, preven-zione. Sono queste le prossi-me sfide del futuro.

Sofia Gorgoni© RIPRODUZIONE RISERVATA

Quando il medico è a portata di appIn Puglia è nato “The Carepy” collegato a un database di farmaci

ta un nuovo business stimatonel 2018 in 6,9 miliardi di dol-lari. Gli smartphone, dunque, sono in grado di ottimizzare ipercorsi di cura e il loro con-trollo e sono già nelle taschedei medici e dei pazienti.

Per i primi è uno strumentodi lavoro, per i secondi un au-silio alla terapia.

La prima distinzione da fareè quindi tra app per la salute eapp medicali, quest’ultime ap-punto funzionano come un di-spositivo medico. Un’idea inquesto senso viene dalla regio-ne Puglia dove un’app per mi-gliorare la vita dei malati e dichi li assiste è stata messa a

punto da tre giovani pugliesi: Davide Sirago, Luigi Brigida eAlessio Germinario.

“Tre Carepy” è un’applica-zione per smartphone e tablet– connessa a un database cheracchiude oltre un milione tramedicinali e parafarmaci – de-stinata ai pazienti e ai loro fa-miliari per gestire meglio far-maci e terapie. L’app, infatti, siinterfaccia sia con il farmaci-sta di fiducia, il quale gestiscele disponibilità e l’approvvi-gionamento dei farmaci, siacon il medico che controlla incorso d’opera le terapie e l’ade-renza terapeutica. L’applica-zione ricorda puntualmenteall’utente quando deve assu-mere i medicinali o quando ri-cordare l’assunzione ad altrepersone, ma, anche, la loroscadenza.

Tra i vari riconoscimenti lastartup è stata premiata dalpresidente della Repubblica

Rossella Aurilio Psicologa clinica e psicoterapeuta della Sun e presidente della Societàdi psicologia

RelazioniCon i social chi è in difficoltà crede di risolvere i problemi

165.000Sono le app che si trovano attualmente in rete e che trasformano lo smartphone in un dispositivo medico

6,9È in miliardi di dollari il business stimato per il 2018 per le aziende elettromedicali nel settore delle applicazioni mediche

Giuseppina Sbrescia Psicologa e psicoterapeuta, consulente della Procura di Napoli per casi di presunti maltrattamenti

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Corriere del Mezzogiorno Lunedì 31 Ottobre 2016 NA3

I Il web che si sostituisce almedico. La ricerca su Goo-gle al posto della visita dal-lo specialista. Le tante,

troppe bufale che infestano larete e che rischiano di provo-care danni irreversibili a chi siaffida a internet per tentare dicurarsi o di curare amici, fami-liari, conoscenti. Ma con la sa-lute non si scherza, e basta po-co, un piccolo errore, per ri-schiare di rimetterci la pelle. Ne parliamo con Luigi Nigri,vicepresidente nazionale dellaFimp.

«Il web è uno strumentod’informazione che offre ilgrande vantaggio di poter dif-fondere in tempo quasi realeuna serie di dati a milioni dipersone, ma presenta gravicriticità quando consente l’al-terazione di dati importanti evitali. Penso proprio ai datisulla salute quando non ven-gono diffusi da persone com-petenti e passano invece per lemani di personaggi che perse-

cue malattie che nel loro de-corso naturale possono esseremolto pericolose. Solo chi èignorante o in malafede puòaffermare il contrario con larelativa imperfezione dellamedicina che solo col tempo,davanti a scoperte più impor-tanti, scioglie i dubbi del pas-sato».

Lei allora è tra quei mediciche consigliano i vaccini inogni caso?

«Oggi le certezze sull’utilitàdei vaccini sono inattaccabili;sta all’intelligenza di chi usa ilweb saper fare una cernita deimessaggi ai quali accede. Sultema salute è meglio sceglieresiti istituzionali e delle princi-pali società scientifiche accre-ditate. A questo propositoconsiglio vivamente di colle-garsi al sito www.vaccinar-si.org dove il Ministero dellaSalute e I’Istituto Superiore diSanità insieme alla Fimp e adaltre società scientifiche forni-scono via web tutte le notizie in maniera trasparente edobiettiva».

Olga Fernandez© RIPRODUZIONE RISERVATA

fermarsi ma anche, purtrop-po, per distruggere l’altro».

In altre parole è come se,per il solo fatto di essere in unambiente virtuale, si possa da-re sfogo a tutti i peggiori istin-ti. Così il web diventa il “conte-nitore” dei nostri istinti piùbassi.

«Nel mondo virtuale –pro-segue la Sbrescia - tutto è leci-to. Tutte le sovrastrutture e ilcontrollo che si hanno nelmondo reale vengono meno».

La specialista ricorda che gliadolescenti hanno difficoltà aparlare dei problemi e dellevessazioni vissute in rete.Spesso manca in loro la perce-zione del rischio o la capacitàdi capire di essere al cospettodi una situazione che sta dege-nerando. Quando poi le cosevanno troppo oltre, diventacomplicato farsi coraggio e ve-nire allo scoperto.

«Nello sviluppo della perso-nalità – conclude la dottoressaSbrescia - è sempre necessariopromuovere l’autonomia; tut-tavia nei confronti di internetla supervisione non deve maimancare. Sarebbe come met-tere una pistola in mano ad un

bambino». Ad ogni modo, se è vero che

i social possono celare molteinsidie, non si può non consi-derare quali vantaggi abbianointrodotto per molte discipli-ne. Ma più in generale è l’av-vento di internet che ha rivolu-zionato la medicina moderna.

Per Gian Luca Martinelli,cardiochirurgo della clinicaSan Gaudenzio di Novara –Gruppo Policlinico di Monza,gli aspetti da analizzare sono

«Fidarsi solo di siti istituzionali e scientifici»Nigri contro le bufale on line: in giro interessi personali e contrari al bene comune

almeno due: da un lato c’èl’aspetto divulgativo, dall’altroquello prettamente clinico.Due versanti diametralmenteopposti.

«Negli ultimi dieci anni –dice – la cardiochirurgia hafatto passi da gigante. In que-sta partita il web gioca un ruo-lo decisivo. Si pensi ad esem-pio alla possibilità di aggior-narsi grazie ad internet. Oggiin pochi clic posso avere sulmio pc una quantità di articoli

scientifici che un tempo nonavrei potuto raccogliere in me-si di ricerche».

Martinelli spiega che si trat-ta naturalmente di informa-zione scientifica, quindi adat-ta agli addetti ai lavori.

Con questa precisazione siapre ad un altro aspetto criticodell’era di internet, quella del-la “consulenza del dottor Goo-gle”.

«Purtroppo – chiarisce lospecialista – molte persone ac-cedono a informazioni chenon sono vagliate o verificate,in questo modo si creano mol-ti fasi miti e tanta disinforma-zione. Da questo punto di vistami sento di dire che il web èpiù che altro un problema. Percontro, come detto, per gli ad-detti ai lavori le possibilità so-no enormi».

E tra queste c’è quella dellatelemedicina.

Lo stesso Martinelli, adesempio, è parte di un gruppodi lavoro che fa della tecnolo-gia un vero e proprio fiore al-l’occhiello.

«Oggi – dice – siamo in gra-do di acquisire in tempo realeimmagini ad alta risoluzione e

di fare le nostre valutazioni an-che a distanza». Grazie a que-sto confronto on-line gliesperti del gruppo di Monzagarantiscono spesso consu-lenze immediate sui casi piùcomplessi, condividendo in-formazioni e garantendo cured’eccellenza.

Esperienza virtuosa di que-sta realtà è ad esempio il cam-per dedicato alla prevenzionee agli screening, gratuiti, su pazienti dai 55 ai 75 anni. I cit-tadini devono solo prenotarsichiamando un numero verde eil gioco è fatto.

Ove ci fosse qualche dubbiosulle immagini ecografiche sipuò sempre fare ricorso allaconsulenza a distanza, vistoche il camper è tele-collegatotramite internet.

«Questo tipo di esperienza –conclude lo specialista - è an-cora sottoutilizzato in Italia,ma è facile capire quanti soldisi potrebbero risparmiare se sidiffondessero questi sistemisul territorio, inserendoli inun network di alta specializza-zione, trasferendo non il pa-ziente bensì l’immagine».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

guono interessi spesso perso-nali e contrari al benessere co-mune».

Quando si parla di vaccinila questione diventa ancorapiù grave, non è così?

«La questione diventa alloracatastrofica. I vaccini sono ilbersaglio principale della cat-tiva informazione sui socialnetwork. Molte sono state lecampagne senza alcun razio-nale scientifico ben orchestra-te da associazioni non medi-che, da pochi medici ripudiatidalla comunità scientifica, da guru omni-sapienti e da grup-pi di avvocati agguerriti che,travestendosi da paladini dellagiustizia, hanno illuso moltefamiglie sfortunate, prospet-tando risarcimento per danniimportanti e mai riconosciu-ti».

Qual è stato il caso piùeclatante?

«La bufala più grande èquella della correlazione tra ilvaccino contro il morbillo-pa-

solo in Italia, si è continuato ad insistere con tutta una seriedi campagne e personaggi,che nonostante tutto hannocontinuato a fare cattiva infor-mazione».

Come si può rimediare aquesta cattiva informazione?

«Un dato è certo, i vaccinisalvano la vita o rendono inno-

IDisegni In copertina e a corredo di queste due pagine illustrazioni di Daniela Pergreffi

rotite-rosolia e l’autismo, uncaso scoppiato con un articoloe uno studio pubblicati su unarivista internazionale. Peccatoche lo studio era il frutto di unfalso. Alla fine l’autore è statoradiato dall’Ordine dei medicie la rivista è stata costretta apubblicare le proprie scuse uf-ficiali ai lettori. Malgrado ciò,

Luigi NigriPediatra, 54 anni, originario diBisceglie, è stato riconfermato nel 2014 vicepresidente nazionale della Federazione Italiana Medici Pediatri di cui ha ricoperto anche ruolo di segretario

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NA4 Lunedì 31 Ottobre 2016 Corriere del Mezzogiorno

Salute e informazione

Q uello dei vaccini, o megliodella sfiducia dei cittadini neiconfronti di questo potentestrumento di prevenzione, èun problema molto serio ed

attuale. Recentissima anche un’infuo-cata polemica sulla pellicola Vaxxedfrom cover-up to catastrophe, ritenutada molti antiscientifica e dannosa peruna corretta informazione.

Del resto la diffidenza nei confrontidelle vaccinazioni è legata proprio acampagne mediatiche antivaccinalisempre più aggressive e quindi daun’opinione pubblica sensibilizzata più sugli effetti avversi che sui vantag-gi. Scioccanti i dati di un’indagine delDatanalysis per la quale il 33 per centodei genitori crede che i vaccini siano più pericolosi delle malattie che devo-no prevenire. Inoltre chi vaccina i figlispesso lo fa male, il 46 per cento nonha fatto tutti i richiami per quelli obbli-gatori e solo il 15 per cento ha sommi-nistrato tutte le dosi per quelli racco-mandati.

Innovative in questo senso sono sta-te in tempi non sospetti le campagnedi sensibilizzazione dell’Ordine deiMedici di Napoli, in particolare quellasul «patto tra generazioni» voluta dalpresidente Silvestro Scotti. Oggi, conun protocollo d’intesa con l’Asl Napoli1 centro, quel patto non è più solo tragenerazioni, ma anche tra istituzioni.

«E’ determinante – sottolinea il lea-der partenopeo dei camici bianchi –che su temi tanto importanti, come delresto sugli screening, si realizzi unacollaborazione fattiva. Il nostro obiet-tivo è ancora una volta quello di pro-muovere l’adesione della popolazionea queste pratiche e invertire una ten-

denza diffusa e molto pericolosa». Sulla stessa linea il direttore genera-

le dell’Asl Napoli 1 Centro Elia Abbon-dante. «Questa iniziativa - dice - è de-dicata a tutti i cittadini residenti nelterritorio di competenza dell’Asl Napo-li 1 Centro, anche Capri e Anacapri, ed èfinalizzata a spiegare con maggiore in-cisività l’importanza della prevenzioneattraverso gli screening gratuiti per ladiagnosi precoce dei tumore dellamammella, alla cervice uterina e al co-lon retto. Gli screening - conclude -sipossono già portare a termine nei di-stretti Asl. Stesso discorso per le vacci-nazioni, fondamentali per i bambini eper tutti i soggetti a rischio».

Il protocollo d’intesa siglato tra Asl eOrdine dei Medici della provincia diNapoli non solo servirà a informare almeglio la cittadinanza, ma anche a rea-

lizzare, grazie all’impegno dell’Ordine,una formazione sempre più completaper i camici bianchi.

Silvestro Scotti è il primo a guardarecon attenzione al comportamento diquanti «predicano bene e poi razzola-no male». Perché, come ha sempre ri-badito «l’area medica ha una grossa re-sponsabilità. Troppi medici si sottrag-gono alle vaccinazioni e in questo ci ve-do anche una responsabilità che partedalla formazione universitaria».

Il giovane studente che si sta for-mando all’area medica e comunque intutte le professioni sanitarie, non puònon essere indotto a vaccinarsi. Anzi lebuone prassi devono partire da la.

Non è un caso che anche le Asl Napoli2 Nord e Napoli 3 Sud stanno per aderireal protocollo, dando sostanza ai compitiprevisti nei piani di programmazione

per le campagne vaccinali. Con l’autunno alle porte, fare pre-

venzione, significa ora puntare con de-cisione ai vaccini antinfluenzali. Il pre-sidente Scotti ricorda che in questosenso i medici di medicina generale, eper i bambini i pediatri, hanno un ruo-lo determinante. È bene ricordare chela campagna vaccinale è partita pro-prio in questa settimana e proseguirà sino a fine dicembre. E proprio al me-dico di famiglia ci si deve rivolgere perfare il vaccino, ma anche per fugare eventuali dubbi o timori.

Del resto il ruolo dei medici dev’es-sere anche quello di informare, e sonoproprio i camici bianchi a sottolinearecome sia ormai sepolta l’eterna que-stione “vaccini e autismo”.

Una bufala della quale non vale ne-anche più la pena parlarne, si tratta in-fatti di un capitolo che si è chiusoquando lo stesso medico che aveva ipotizzato la correlazione ha ammessodi aver “taroccato” i dati. Vaccinarsi evaccinare i propri figli significa quindiinvestire in salute. I vaccini sono tra lepiù grandi risorse sulle quali oggi pos-siamo contare.

Basta guardarsi indietro per vederecome i vaccini abbiano rappresentatonel corso degli anni uno degli inter-venti più efficaci, sicuri e dal migliorrapporto costo-benefici a disposizionedella Sanità pubblica.

«Due secoli di storia scientifica ci di-cono che le vaccinazioni sono insosti-tuibili contro le malattie infettive e pergarantire la salute di vaste aree di po-polazione – conclude Scotti - non pos-siamo permettere che una controcul-tura fondata sullo scetticismo e sulla ridiscussione di assunti scientificiconsolidati, arrivi a confutare il benefi-cio delle vaccinazioni».

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di Raimondo Nesti

SilvestroScottiNapoletano, 53 anni, è dal 2015 presidente dell’Ordine dei medici e veterinari della provincia di Napoli.Fino al 2014 vicesegretario generale nazionale Fimmg.

Dopo la bufala che ha messo in relazione questo strumento di prevenzione con l’autismoIl presidente dell’Ordine di Napoli: «Due secoli di storia scientifica ci dicono che sono insostituibili»

Vaccinazioni, i medici hanno detto sì

VIncenzoSantagada58 anni, nato a Cerchiara di Calabria, farmacista, è stato riconfermato nel 2014alla guidadell’Ordinedei farmacistidella provincia di Napoli, ed è direttore della Scuola di Specializzazione di Farmacia Ospedaliera presso la facoltà di Farmacia della Federico II

Farmacisti in campo contro l’influenza Informare per prevenire il rischio che possa degenerare in qualcosa di più graveIl vaccino è indicato per gli over 65 e i bambini che hanno più di sei mesi di età

I n una locandina affissa in tuttele farmacie di Napoli e provin-cia, tutte le informazioni e lerisposte che aiutano i cittadini

a proteggersi dal rischio influen-za. L’iniziativa è dell’Ordine deifarmacisti di Napoli in collabora-zione con Federfarma Napoli, un progetto che mira ad informare equindi a prevenire il rischio cheuna banale influenza possa dege-nerare in qualcosa di ben più gra-ve. Si parte dalle basi, proprio perevitare che l’influenza venga presasottogamba. «È una malattia in-fettiva respiratoria acuta causatadai virus appartenenti alla fami-glia degli Orthomyxoviridae, cheinfettano le vie aeree (naso, gola,polmoni) – si legge-. Costituisceun importante problema di sanitàpubblica a causa dell’ubiquità,contagiosità e variabilità antige-nica dei virus influenzali, dell’esi-stenza di serbatoi animali e dellepossibili gravi complicanze».Questo spiega bene perché l’in-fluenza sia ancora oggi la terzacausa di morte in Italia per patolo-gia infettiva, preceduta solo da Ai-ds e tubercolosi.

Dunque, la parola d’ordine èprevenire. Il modo migliore è usa-

re un po’ di buon senso e magariseguire quelle poche semplici re-gole che chiunque può mettere inpratica per proteggere se stessodall’influenza e per non contribu-ire alla sua trasmissione. «È moltoimportante – spiega il presidentedell’Ordine dei farmacisti della provincia di Napoli Vincenzo San-tagada - lavare accuratamente espesso le mani. Se magari siamo

in strada e non abbiamo a dispo-sizione un lavandino possiamousare gel alcolici. In secondo luo-go, bisogna avere una buona igie-ne respiratoria, questo significacoprire bocca e naso quando sistarnutisce o tossisce. Ancora,usare fazzoletti di carta e gettarliin un contenitore di rifiuti imme-diatamente dopo l’uso, non resta-re a contatto stretto con persone

affette da malattie respiratoriefebbrili, far usare mascherine allepersone con sintomatologia in-fluenzale, quando si trovano inambienti sanitari (ospedali)». Ol-tre a ciò, l’arma più efficace è ilvaccino. A causa della variabilitàdei virus che circolano ogni anno,la composizione del vaccino cam-bia annualmente per garantireprotezione contro i virus più dif-fusi. Ma chi deve vaccinarsi?

«Il vaccino antinfluenzale –chiarisce il presidente dell’Ordinedei farmacisti - è particolarmenteindicato per chi ha compiuto o su-perato i 65 anni, bambini chehanno più di 6 mesi, ragazzi eadulti affetti da malattie che au-mentano il rischio di complicanzeda influenza. Ad esempio malat-tie croniche a carico dell’apparatorespiratorio, malattie dell’appara-to cardio-circolatorio, compresele cardiopatie congenite e acqui-site. E ancora, diabete mellito e al-tre malattie metaboliche, insuffi-cienza renale cronica, epatopatiecroniche, malattie degli organiemopoietici ed emoglobinopatie,tumori, malattie che comportinocarente produzione di anticorpi, immunosoppressione indotta da

farmaci o da Hiv. Stesso discorso– prosegue – per chi è colpito damalattie infiammatorie cronichee sindromi da malassorbimento intestinali, patologie per le qualisono programmati importanti in-terventi chirurgici, patologie as-sociate a un aumentato rischio diaspirazione delle secrezioni re-spiratorie, epatopatie croniche.Devono vaccinarsi anche le donneche all’inizio della stagione epide-mica si trovano nel secondo e ter-zo trimestre di gravidanza, i me-dici e il personale sanitario di as-sistenza, i familiari di soggetti adalto rischio».

Infine, è importante ricordare ilperiodo giusto per la vaccinazio-ne. Considerando che la protezio-ne si sviluppa dopo due settimanedall’iniezione e si mantiene percirca sei-otto mesi e che la massi-ma circolazione dei virus influen-zali è prevista nei mesi di gennaioe febbraio, il momento miglioreper farsi vaccinare va dai primi dinovembre a dicembre inoltrato.Una sola dose di vaccino antin-fluenzale è sufficiente per i sog-getti di tutte le età, con esclusionedell’età infantile. Per i bambini aldi sotto dei 9 anni di età e mai vac-cinati in precedenza, infatti, siraccomandano due dosi di vacci-no antinfluenzale stagionale, dasomministrare a distanza di al-meno 4 settimane.

Gianluca Vecchio© RIPRODUZIONE RISERVATA

PuntureLa somministrazione del vaccino attraverso l’iniezione sul braccio di un bambino La campana contro era una bufala

Ricky Tognazzi testimonial di una grande iniziativa di sensibilizzazione, uno spot racconta il problema dei superbatteri resistenti agli antibiotici attraverso la metafora del “supervampiro”. «Antibiotici - La nostra difesa numero 1» è un’iniziativa promossa dalla Società italiana terapia Antinfettiva con l’obiettivo di richiamare l’attenzione della popolazione sul valore degli antibiotici come difesa primaria e insostituibile dai batteri e dalle

infezioni. Le regole da rispettare sono quattro: assumerli sempre dietro prescrizione del medico, non assumerli per curare raffreddore e influenza, rispettare le dosi prescritte, non interrompere la terapia. Contro l’emergenza dei superbatteri in campo anche le Nazioni Unite: all’assemblea generale, 193 capi di Stato hanno sottoscritto una dichiarazione politica congiunta sulle linee guida mondiali. Infopoint: www.antibioticilanostradifesa.it. .

La campagnaAntibioticiRicky Tognazzinello spot tv

Elia AbbondanteNominato dal governatore DeLuca direttore generale dell’Asl Napoli 1, è stato sub commissario amministrativo dell’azienda ospedaliera di rilievo nazionale A. Cardarelli

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Corriere del Mezzogiorno Lunedì 31 Ottobre 2016 NA5

U n trasloco rappresentasempre una occasione distress in famiglia. Se, poi,uno dei membri del nu-

cleo familiare è un ragazzo parti-colarmente fragile, perché affettoda autismo, il cambiamento pre-senta ostacoli impegnativi e gene-ra preoccupazione. È partita daqueste considerazioni Irene Nap-pi, la ragazza napoletana che haideato e disegnato il gioco da ta-vola My Brother. Si basa sulle car-te e mette alla prova le capacità ditutti quelli che partecipano di ge-stire le situazioni di difficoltà e dipressione. Protagonista è la fami-glia Fonte. Eric è appunto il ragaz-zo più fragile del nucleo familia-re.«Il gioco – racconta - nasce dal-l’anno di ricerca durante la stesuradella mia tesi magistrale in Desi-gn della Comunicazione. Mi sonoconcentrata sulla diversa perce-zione della realtà in casi di distur-bi psichiatrici e psicologici. Spe-cificamente, nel caso della schizo-frenia».

È un richiamo a questa ricercainiziale anche il titolo del gioco e

prima infanzia, cioè intorno al se-condo ed al terzo anno di vita delbambino, e persistono per tutta lavita. Fondamentale – avvertonogli esperti - è la presa in caricotempestiva del soggetto. Bisognaintervenire precocemente, peresempio con qualche forma di te-rapia comportamentale. Tantopiù importante perché non esi-stono cure definitive ma sono di-sponibili trattamenti che possonoessere d’aiuto. L’autismo e’ un fe-nomeno in aumento o, almeno,rispetto al passato, lo si diagnosti-ca con più frequenza. «Secondorecenti stime americane – infor-ma il ministero della Salute - inte-ressa un soggetto su ottantotto,con i maschi colpiti 4-5 volte piùfrequentemente rispetto alle fem-mine. In Europa la diffusione va-ria da paese a paese: si passa dauna prevalenza di 1 su 160 in Dani-marca, a una prevalenza di 1 su 86in Gran Bretagna».

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la sua ambientazione americana.«Si ispira – dice Nappi - al roman-zo T h e G i r l w i t h t h e C ra z yBrother, di Betty Hiland. L’autricesi è rifatta alla sua esperienza per-sonale con il figlio che era schizo-frenico». Prosegue Irene: «Daquesta prima versione di gioco,attraverso il lavoro congiunto conla casa editrice Demoela, ho cer-cato, grazie anche alla collabora-zione dell’associazione Play Res diModena e della dottoressa Luma-chi, di renderlo adatto ad un nu-mero maggiore di situazioni.Questo affinché ne potessero be-neficiare più tipologie di fami-glie». In particolar modo il gioco èstato calibrato in maniera tale dasimulare una situazione di stressnell’ambito di un nucleo familiare

ternazionale» Sarà anche al LuccaComics and Games di fine otto-bre.

Ma cosa è l’autismo e quali so-no le sue cause? «Rientra – infor-ma la pagina on line del ministerodella Salute - in quelli che vengo-no definiti disturbi pervasivi dellosviluppo. Comprendono, tra glialtri, la sindrome di Asperger ed ildisturbo pervasivo dello svilupponon altrimenti specificato e sonocomplessivamente definiti comedisturbi dello spettro autistico.Possono manifestarsi con gradivariabili di gravità». Prosegue lascheda ministeriale: «Si tratta didisturbi che dipendono da un al-terato sviluppo del cervello. Chine è affetto presenta problemi diinterazioni sociali, di comunica-zione (verbale e non) e comporta-menti ripetitivi. Possono esserci,inoltre, disabilità intellettiva, alte-razioni della coordinazione moto-ria, disturbi gastro-intestinali».

I sintomi compaiono già nella

Benessere psicofisico

nel quale vive un ragazzo autisti-co. È stato, infatti, presentato alconvegno internazionale sull’auti-smo promosso a Rimini dal cen-tro studi dell’Erickson dal 15 al 16ottobre. Durante la due giorni si èdiscusso anche del gioco come te-rapia ed è emerso appunto che ledinamiche proposte da giochi co-me My Brother possono essereutilizzate come veri e propri stru-menti terapeutici, nell’ambito di una strategia complessa ed artico-lata di approccio al paziente. Dal13 al 16 ottobre My Brother è statoinoltre presentato in Germania,allo Spiel Essen, la maggiore fieranel settore del gioco. «È un giocobilingue, in italiano ed in inglese,- conclude Nappi - ed è perciòfruibile a livello nazionale ed in-

Irene NappiÈ la ragazza napoletana che che ha ideato e disegnato il gioco da tavola My Brother natodall’anno di ricerca durante la stesura della tesi magistrale in Design della Comunicazione

VincenzoImperatoreChirurgo, psicoterapeuta sistemico relazionale, ha varie esperienze come consulente in consultori. È specialista in Medicinadello sport.

La cura del calcio migliora le relazioniL’esempio dell’Islanda ai recenti Europei: la “magia” tra squadra e tifosiUno strumento di benessere psicofisico in controtendenza e a costo zero

N ella sua decima Satira,Giovenale ci ricorda unamassima conosciuta oggida tutti: mens sana in cor-

pore sano, scriveva. Fare sport, dasempre, è in effetti lo strumentoper il benessere psicologico e fisi-co di una persona. Altrettanto in-teressante, tuttavia, è l’effetto cheil benessere psicologico del sin-golo può avere su di un gruppo.

Oggigiorno gli studi di settorestanno confermando sempre piùl’importanza della psiche nella pratica dello sport agonistico enon agonistico. Soffermandoci inparticolare sugli sport di squadra,si può dire senza timore di smen-tita che un sistema composto da più atleti è formato da unità in re-lazione fra loro, per cui la soffe-renza di un membro comporta lasofferenza di tutto il sistema.

Pensiamo ad esempio cosa suc-cede in una squadra di calcio almomento dell’espulsione di uncomponente, e allo stesso modoricordiamoci come lo stato di gra-zia di un atleta possa indurre unmiglioramento della prestazionedi tutta la squadra. È interessantesottolineare come sistemi di natu-ra diversa possano trarre un be-nessere psicologico nel momento

in cui entrano in relazione tra di loro. Per farlo il miglior esempiolo possiamo trovare guardando airecenti campionati europei di cal-cio di Francia, torneo nel qualeuna squadra su tutte ha attiratol’attenzione dei mass media: vale a dire l’Islanda.

Parliamo di un Paese che hauna superficie di appena 100 milachilometri quadrati, di cui più del10% ricoperti da ghiacci perenni.

Una terra inospitale per il calcio, ein fondo anche per la vita, comedimostra la popolazione di appe-na 300mila abitanti (oltre la metàconcentrata nella capitale Reykja-vik). Eppure la prima partecipa-zione della nazionale islandese hafatto clamore, non solo per i suc-cessi ottenuti nel corso del tor-neo, ma per la “magia” che si ècreata fra la squadra, i tifosi e l’in-tera popolazione. Quest’alchimia

ha rappresentato un’iniezione di benessere psicologico per un’in-tera nazione, consentendo ad unpopolo, che vive per più di 6 mesiall’anno ad una temperatura di –30°, di esperire un percorso salu-tare a costo zero. È il calcio che cu-ra, in opposizione alla concezionedi questo sport che notoriamente,nei paesi più industrializzati eu-ropei, fa ammalare, odiare e per-sino uccidere. Quali sono i motivi

di quella che è stata definita unavera è propria favola?

Un recente articolo pubblicatosu un noto quotidiano sottolineache «…grazie ad un progetto fi-nanziato dallo Stato, con un’ideachiara alla base: lo sport aperto atutti, per combattere i problemidell’alcolismo e del tabagismo frai ragazzi, si fa crescere una gio-ventù migliore, più sana ed anchevincente come dimostrano gli ul-timi risultati…».

Altri esempi del genere neglisport di squadra sono stati recen-temente forniti dal fenomeno Lei-cester, squadra di calcio campio-ne della Premiership inglese, edai mitici All Blacks, campioni delmondo di rugby, ove si fondonoqualità atletiche e cultura popola-re antica. Froma Walsh, riferendo-si alle famiglie, afferma che «perun buon funzionamento dei siste-mi ci deve essere connessione edimpegno di tutti i componenti inun’unità di cura e sostegno reci-proco, una presenza di un sistemadi credenze condiviso che per-metta una fiducia reciproca, di re-stare in contatto con le generazio-ni precedenti e di conservareapertura verso l’ambiente ester-no».

Se immaginiamo le relazionifra una squadra, i tifosi e l’interanazione rappresentata comequelle di una famiglia, si puòcomprendere come tutto ciò pos-sa contribuire ad aumentare il be-nessere psicofisico di tutti i mem-bri coinvolti.

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di Fabrizio Geremicca

“My Brother”ideato e disegnato da una ragazza di NapoliÈ basato sulle carte e sulle capacità di gestire situazioni difficili

Nasce il gioco da tavoloper imparare ad affrontareschizofrenia e autismo

di Vincenzo Imperatore

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NA6 Lunedì 31 Ottobre 2016 Corriere del Mezzogiorno

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Corriere del Mezzogiorno Lunedì 31 Ottobre 2016 NA7

Verso l’eccellenza

I l Primo Policlinico sta di-ventando sempre più unpunto di riferimento per icittadini grazie ad un’offer-

ta sanitaria ampia e di altissi-ma qualità. Ne parliamo con ilrettore della Sun Giuseppe Pa-olisso e con il direttore gene-rale Maurizio di Mauro.

Professor Paolisso comeimmagina il Policlinico nelprossimo futuro?

«Sempre più come uno sno-do in funzione dell’ottimizza-zione del Servizio sanitario re-gionale e metropolitano, conl’apertura di nuovi reparti, perfar fronte alla chiusura di altripresidi d’emergenza nel cen-tro storico».

Dottor di Mauro, qualiprospettive per il territorio?

«Finalmente si parla diemergenza, con l’apertura delnuovo Pronto soccorso ostetri-co e della Terapia intensiva ne-onatale, che si vanno ad ag-giungere ai servizi già sulla viadell’emergenza, come pedia-

stituzione di un dipartimento interaziendale con l’Azienda dei Colli per la nefrologia ciconsente di dializzare pazientiche hanno patologie infettiveanche complesse. In geriatriaabbiamo attivato un servizio diteleassistenza, per cui il pa-ziente non deve più recarsi inambulatorio, ma comunica viasmartphone con il medico.Non si tratta di un surrogatodel pronto soccorso, che ov-viamente rimane come valoreassistenziale insostituibile».Il“vecchio Policlinico” restadunque “vecchio“ solo di no-me, l’offerta formativa e assi-stenziale è in linea con i piùmoderni ospedali, anche se al-l’interno dei suoi edifici si rie-sce ancora a percepire un pas-sato storico.

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Reparti nuovi e di qualitàCambia il Primo PoliclinicoIl rettore della Sun: nulla da invidiare a ospedali più moderniIl direttore generale: parto in acqua e centro per bimbi ipovedenti

avanti. È comunque interessedi questo Ateneo sviluppareanche il polo di Caserta».

Dottor di Mauro, da diret-tore sanitario a direttore ge-nerale?

«Ci muoviamo nel segnodella continuità, questo mirende orgoglioso e mi spinge afare sempre meglio. Avevo av-viato una serie di progetti perquesta azienda già da direttoresanitario, entro fine annoinaugureremo la nuova strut-tura di oculistica con una se-zione dedicata ai bambini ipo-vedenti, apriremo un nuovocomplesso operatorio, poten-zieremo il centro di riferimen-to per il trattamento del piedediabetico e porteremo a termi-ne i lavori per il nuovo repartodi ortopedia trasferito a noidall’ospedale Incurabili. La co-

tria e psichiatria. Un policlini-co che supporta le struttureospedaliere e territoriali,pronto a rispondere alle emer-genze. Penso ad esempio al so-stegno per l’attività del Carda-relli, mettendo a disposizioneposti letto, rispondendo consollecitudine alla richiesta delpresidente De Luca».

Professor Paolisso, comesi inserisce la didattica inquesto contesto?

«Sono state migliorate e dif-ferenziate le attività di diverseprestazioni specialistiche.L ’acquisto di tecnologied’avanguardia ci consente dimigliorare anche la didattica.Il nostro principale interesse èeducare i giovani non con pa-zienti ideali ma reali, che arri-vano non solo con un caricosanitario complesso ma anchecon problemi sociali che devo-no essere affrontati e suppor-tati».

Dottor di Mauro, quali so-no i prossimi passi?

«Il primo è sicuramentequello di aprirsi sempre di piùal territorio, creando affinità e

sinergie con i medici di medi-cina generale, per garantiresempre più assistenza. L’ac-quisto di una vasca per dare al-le gestanti la possibilità di par-torire in acqua. Inoltre, il pro-getto e la collaborazione in at-to con l’Istituto Zooprofilatticoper approfondire e contrastarele patologie sviluppatesi nellapopolazione attraverso i velenidella terra dei fuochi porteràpiù di 5mila persone ad effet-tuare visite di screening pres-so le nostre strutture nosoco-miali. Contiamo anche di pro-porre altre giornate di preven-zione come in passato».

Professor Paolisso, si puòancora definire “vecchio” ilPoliclinico di piazza Mira-glia?

«Le condizioni logistichenon sono certo le migliori masono state già affrontate e ri-solte molte problematiche.Abbiamo reparti che non han-no oggi nulla da invidiare adaltri in ospedali più moderni. Ci sono anche progetti in can-tiere per rimodernarne altri efare un ulteriore passo in

Giuseppe PaolissoRettore della Seconda Università di Napoli

di Emanuela Di Napoli Pignatelli In progressMolti progetti in cantiere per rimodernare le sale del Primo Policlinico di Napoli. Prevista anche l’apertura di nuovi reparti come oculistica e il centro per il trattamento del piede diabetico

Mauriziodi MauroDirettore generale del Primo Policlinico

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NA8 Lunedì 31 Ottobre 2016 Corriere del Mezzogiorno

Salute al maschile Nelle patologie urologiche e in fatto di tumore della prostata la prevenzione si rivela spesso un’arma vincente soprattutto ai fini di una diagnosi precoce. Per questo motivo l’Unità Urologica Mobile della Fondazione presieduta dal professor Vincenzo Mirone è ritornata in strada per effettuare le visite gratuite. L’ultimo appuntamento è stato quello di Napoli in Piazza Carità. Qui, per un’intera giornata, un team di medici urologi è stato a disposizione di quanti hanno scelto di farsi visitare gratuitamente.

La Fondazione per la Prevenzione e Ricerca in Oncologia (PRO) è nata nel gennaio 2011 da un’idea del professore Vincenzo Mirone, ordinario di Urologia presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II e presidente di Prosud, e dell’avvocato Antonio Mancino. Per essere aggiornati sulle prossime tappe dell’Unità Urologica Mobile basta consultare il sito www.fondazionepro.it oppure scrivere una mail a [email protected].

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L’iniziativa Cancro alla prostataLa prevenzionea bordo del camper

R iuscire ad avere un fi-glio a volte può esseremolto complicato, ba-sti pensare che il 15 per

cento circa delle coppie etero-sessuali ha problemi a rag-giungere una gravidanza per-sino dopo un anno di tentativi.Spesso sono le donne a sotto-porsi a decine e decine di ana-lisi, per poi accorgersi che nel-la metà de casi è lui ad avereun problema. «La cosa incre-dibile – spiega il professor Fa-brizio Iacono – è che nellamaggior parte dei casi si po-trebbe risolvere il problemacon semplicità. Tra i problemipiù comuni troviamo infezionidelle vie seminali, malforma-zioni, una mancata discesa delo dei testicoli, il varicocele,l’ipospadia o le ostruzioni de-ferenziali. Tutte cause identifi-cabili dall’andrologo e moltospesso risolvibili con adeguateterapie. Nelle infezioni dellevie seminali, ad esempio, qua-si sempre un trattamento anti-biotico mirato riesce a risolve-

di recidive (meno del 5%)». Oggi, grazie alla microchirur-

gia testicolare, è anche possibilerisolvere problemi che prima siritenevano irreversibili. Unesempio su tutti riguarda l’azoo-spermia, vale a dire l’assenzacompleta di spermatozoi nel li-quido seminale.

Dunque non è un caso che ilcavallo di battaglia del profes-sor Iacono sia sempre e co-munque la prevenzione. Pergli uomini, spiega, sarebbesempre consigliata una visitadi controllo con il raggiungi-mento della maggiore età;possibilmente anche con unospermiogramma, per evitaresorprese tardive e talvolta nonpiù risolvibili.

Già da qualche anno, nei ca-si in cui sono ostruite le vie diuscita degli spermatozoi checonducono i gameti maschilidal testicolo all’esterno, è pos-sibile prelevare frammenti ditessuto testicolare per recupe-rare spermatozoi validi peruna fecondazione assistita.Nel 40 per cento circa dei casidi infertilità maschile si trattadi infertilità idiopatica, dove,cioè, non è possibile identifi-care una causa precisa.

«In questi casi – concludeIacono - possono essere stabi-lite delle terapie empiriche abase di potenti integratori diultima generazione, antiossi-danti che favoriscono la sper-matogenesi, in associazione afarmaci antiestrogeni o ormo-nali con risultati validi che ar-rivano anche al 40-45 per cen-to dei casi trattati».

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re il problema. Un’infezionetrascurata potrebbe inveceportare ad alterazioni dellamotilità degli spermatozoi etalvolta anche all’ostruzionedella via seminale con la man-cata fuoriuscita degli sperma-tozoi e quindi infertilità».

Il problema può riguardarela posizione dei testicoli. Ilprofessor Iacono chiarisce in-fatti che per poter svolgere laloro funzione riproduttiva, itesticoli devono essere corret-tamente sistemati nella bor-setta scrotale, in modo damantenere una temperaturacostante di circa 2,5 gradi al disotto della temperatura cor-porea.

«Sono organi molto sensi-bili al calore - aggiunge - e ba-sta l’aumento di soli pochidecimi di grado per mandarein tilt il meccanismo di for-mazione degli spermatozoi con gravi conseguenze sullafertilità. La mancata discesa di un testicolo, definita crip-torchidismo, può essere cau-

di Raffaele Nespoli

Infertilità di coppia e prevenzioneQuando il problema appartiene a lui Tra le cause più comuni infezioni delle vie seminali, malformazioni o varicoceleL’esperto: «Consigliabile una visita di controllo appena si raggiunge la maggiore età»

circa e un danno alla sperma-togenesi. Grazie ad un sistemaottico capace di ingrandire di4 volte il campo operatorio èpossibile isolare e legare selet-tivamente i vasi venosi dilatati.In altre parole si può risolverein maniera semplice e veloce.

«Con questa metodica – di-ce Iacono - ho eseguito neglianni oltre 1.500 interventi, conrisultati molto soddisfacentisia per il tasso di gravidanzeche per le scarsissime compli-cazioni e la bassa percentuale

sa di un danno irreversibile eva identificata entro i tre annidi età e prontamente curata ooperata».

Altra possibile causa di in-fertilità maschile è il varicoce-le, che consiste nella dilatazio-ne dei vasi venosi provenientidal testicolo. Questa alterazio-ne emodinamica, che mandain tilt il meccanismo di termo-regolazione testicolare, puòcomportare come conseguen-za un aumento della tempera-tura testicolare di un grado

Fabrizio Iacono57 anni, professore di urologia alla Federico II di Napoli, primario di Chirurgia Genitale Maschile del II Policlinico

Niente figliBen il 15% delle coppieha problemi a raggiungere la gravidanza

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Corriere del Mezzogiorno Lunedì 31 Ottobre 2016 NA9

Malattie rare

Q uando si parla di cen-tri per la sclerosi mul-tipla il primo riferi-mento è sempre quel-lo ad una presa in ca-

rico globale del paziente, maquali sono le reali esperienzedi chi questi centri li portaavanti con passione e impe-gno? Un invisibile filo rossocollega in questo senso Cata-nia e Napoli, città che vantanograndi eccellenze ma che de-vono anche fare i conti congravi carenze del territorio.

Un’esperienza significativa èquella del professor FrancescoPatti, associato all’Universitàdi Catania e responsabile delcentro per la sclerosi multipladel Policlinico G. Rodolico.«Un conto è parlare di presa incarico globale – dice – un con-to è riuscire a realizzarla».Tanto per essere chiari Pattiporta ad esempio un progettoche lui stesso ha presentato. «Si tratta – dice – di un percor-

pazienti con una sclerosi pro-gressiva. La malattia in alcunicasi presenta una forma dege-nerativa, questi pazienti nonbeneficiano particolarmentedelle terapie. Si deve lavorareinvece sulla componente mo-toria e cognitiva. Nel centrodel quale sono responsabilesiamo organizzati con la pre-senza di una fisiatra che ci aiu-ta ad impostare il percorso,ma abbiamo anche tecnici or-topedici per testare eventualiortesi, neuropsicologi che cigarantiscono una corretta va-lutazione cognitiva e una bio-loga».

Un aspetto molto seguito èanche la presa in carico psico-logica del paziente, perché chiviene colpito da sclerosi haspesso bisogno anche di aiutoad elaborare la diagnosi. Vera epropria eccellenza sperimen-tata dal centro della Secondaclinica neurologica della Sun èla sperimentazione clinica re-alizzata con pazienti con pro-blemi motori cognitivi, ai qua-li è stata assicurata la riabilita-zione combinata nella struttu-ra di Villa Camaldoli.

«Sperimentazione – con-clude Lus – che in un anno emezzo ha già dato risultatimolto importanti, a dimostra-zione che questa è la stradacorretta da seguire».

Raf. Nes.© RIPRODUZIONE RISERVATA

Sclerosi multiplaLa sfida per i centri:assistenza globaleRiuscire a rispondere a tutte le esigenzeè la nuova frontiera per gestire la malattia

multipla che riesce a metterein pratica una presa in caricoglobale del paziente è quellodella Seconda clinica neurolo-gica della Sun. «L’importante – spiega il responsabile Giaco-mo Lus – è riuscire ad attivarepercorsi diversificati a secon-da delle diverse forme dellamalattia. In forme recidivantiremittenti il paziente deve es-sere soprattutto aiutato nellafase iniziale. In questi casi ilnostro obiettivo è portarlo adaderire alle cure e poi monito-rarlo nel corso del tempo. Piùcomplessa la situazione per i

so relativo a cure palliative cheho presentato alla Regione eche non riguarda solo la scle-rosi multipla. La cosa più tristeè che non ho mai ricevuto ne-anche una risposta». Vera ec-cellenza del territorio, il centroper la sclerosi multipla riesce agarantire ai pazienti tutta unaserie di percorsi tailor made,legati anche al grado di invali-dità generato dalla malattia. Tuttavia uno dei punti debolidel sistema nel suo insiemesembra essere per opinionedello stesso Patti la capacità dirisposta del territorio.

«Nel percorso di cura di cia-scun paziente – aggiunge - siperde spesso il collegamentotra i medici di medicina gene-rale e il centro. Sarebbe invecefondamentale che il medico difamiglia partecipasse piena-mente al progetto di presa incarico globale». Per il profes-sore su questo piano «c’è an-cora molto da fare. Dal punto

di vista culturale i medici do-vrebbero essere disposti, an-che noi neurologi, ad un ap-proccio interdisciplinare.

I vari specialisti dovrebberodialogare tra loro alternandosinella leadership delle cure aseconda delle specifiche esi-genze. Questo significherebbemettere il paziente al centro diun sistema che si prende curadella sua salute». Superfluodire che questa filosofia trovapiena applicazione all’internodel centro del quale il profes-sor Patti è responsabile.

Altro Centro per la Sclerosi

In carrozzina Una ragazza con la sclerosi multipla, che colpisce il sistema nervoso centrale

Francesco PattiAssociato all’Università di Catania e responsabile del centro per la sclerosi multipla del Policlinico G. Rodolico

Giacomo LusAssociato di neurologia e responsabile del Centro per la sclerosi multipla della II clinica neurologica della Sun

Moltissimi i pazienti che ogni anno, da Nord a Sud, afferiscono ai centri per la sclerosi multipla. Per quel che riguarda il centro che vede come responsabile il professor Francesco Patti si parla di un “bacino d’utenza” che supera i 2.000 pazienti, colpiti da forme di sclerosi multipla più o meno gravi. Numeri importanti, oltre al centro per la sclerosi multipla del Policlinico G. Rodolico, sono quelli che riguardano la struttura portata avanti dal professor Giacomo Lus. Presso il centro della

Seconda clinica neurologica della Secondo Università di Napoli sono “anagrafati” più di 1.200 pazienti e solo nel 2016 sono stati affrontati circa 180 nuovi casi. L’obiettivo, naturalmente, è quello di riuscire ad offrire anche negli altri centri una presa in carico globale. Solo in questo modo le persone colpite da sclerosi multipla potranno affrontare la malattia con fiducia e a continuare, nonostante tutto, a condurre una vita piena e soddisfacente.

I datiNei primi 10 mesidel 2016 a Napoliben 180 nuovi casi

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NA10 Lunedì 31 Ottobre 2016 Corriere del Mezzogiorno

Sanità e assicurazioni

U no strumento di lavoro a di-sposizione dello specialistaotorinolaringoiatra per di-stricarsi nel mondo della

medicina difensiva. È quanto sipropone di essere il lavoro La medi-cina difensiva nelle discipline oto-rinolaringoiatriche: valutazionedei protocolli diagnostici e terapeu-tici nei casi complessi, curato daldirettore del dipartimento neuro-sensoriale e dell’unità di Otorinola-ringoiatria dell’ospedale “Dimicco-li” di Barletta, Michele Barbara. Ilvolume è stato presentato nel corsodel 40esimo congresso nazionaledell’Associazione otorinolaringolo-gi ospedalieri italiani (Aooi) che siè tenuto a Matera, nello storico Pa-lazzo Lanfranchi. Ma cos’è la medi-cina difensiva? Non la si può spie-gare meglio di come abbia fattoGiovanni Danesi, presidente nazio-nale Aooi, nelle pagine introduttivedel volume: «Uno degli episodi piùantichi di medicina difensiva risaleal IV secolo a. C. ed è riportato daCurzio Rufo nelle Historie Alexan-dri Magni: l’autore narra che Ales-sandro, gravemente ferito in batta-glia, non riuscì a trovare alcun me-dico disponibile a intervenire perasportare la freccia che si era con-ficcata nel suo corpo, sino a quan-do lo stesso, conscio della gravità della lesione e delle ragioni per lequali i chirurghi erano tanto restii aintervenire, promise saggiamentel’impunità a tal Critobulo, che alfi-

ne lo operò». La medicina difensiva“moderna”, diffusasi in tutti gli Sta-ti europei, ha preso consistenza ne-gli Stati Uniti durante gli anni ’70.«Alla base dell’atteggiamento di-fensivo della classe medica – spiegaDanesi – vi è un consistente sposta-mento dell’asse della responsabili-tà sanitaria verso un assetto di tute-la rafforzata del paziente e il conse-guente anomalo intensificarsi delcontenzioso legale per medicalmalpractice».

In assenza di stime affidabili suicosti della medicina difensiva “ne-gativa”, si valuta che solo quella co-siddetta “positiva” (surplus di spe-sa sanitaria non legata a finalità te-rapeutiche ma alla riduzione del ri-schio di contenzioso) va lgaannualmente 10 miliardi di euro,pari allo 0,75% del Pil. A livello di spesa la cifra incide sul 10,5% totaledella spesa sanitaria. Le voci di co-sti impropri più significative ri-guardano: farmaci: 1,9% della spe-sa; visite 1,7%; esami di laboratorio0,7%; esami strumentali 0,8% e rico-veri 4,6%. Per questo, secondo il di-rettore generale della Asl Bt OttavioNarraci «la medicina difensiva è untema sempre più attuale, ma dal sa-pore amaro per un medico. Barbaraha “pensato” questa monografiacontestualizzando i protocolli dia-gnostico-terapeutici otorinolarin-goiatrici in un quadro normativoche sta virando verso la tutela pro-fessionale del medico specialista,sempre orientato alla salute del cit-tadino. La trattazione vuole pertan-to essere uno strumento di lavoro

per lo specialista otorinolaringoia-tra che, nella gestione dei casi com-plessi, avrà una guida da seguire,accreditata dalla società scientificadi riferimento».

Anche perché l’otorinolaringoia-tria è una specialità complessa chenon toglie solo le tonsille.

Lo dimostra anche il lavoro coor-dinato dal professor Barbara, per ilquale sono stati coinvolti 90 autori,30 sedi e centri nazionali e 10 fracompetenze specifiche, diversespecialità e istituzioni, dalla Cassa-zione al Tar fino al Ministero del-l’Economa e delle Finanze. Alla fi-ne, però, il manuale – proprio pertutte le competenze sviluppate –potrà essere utile anche come stru-mento di ambito giuridico per assi-curazioni e medici legali. L’obietti-vo è quello di ottimizzare il rappor-to medico-paziente, migliorando lacomunicazione e fornire un ma-nuale per attenersi ai protocolli ealle linee guida: in oncologia è im-portante il lavoro interdisciplinarecon responsabilità di équipe». «Èdi tutta evidenza – gli fa eco il retto-re dell’Università di Bari Antonio Uricchio – come la cura del pazien-te implichi una serie di attività dicarattere diagnostico e curativo chedevono non solo essere proporzio-nati rispetto al fine curativo che ne-cessariamente li ispira ma anche ri-spetto a un principio di sostenibili-tà economico finanziaria che con-diziona qualunque decisione cheabbia conseguenza per i conti pub-blici».

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di Michelangelo Borrillo

Venerdì 4 e sabato 5 novembre nell’aula magnadi Scienze biotecnologiche (edificio 12, Policlinico) appuntamento con «Voce artistica e arte vocale» evento integrativo al master post laurea in Fisiopatologia e riabilitazione della voce cantata e recitata della Federico II coordinato dal professor Ugo Cesari. Il master universitario si propone di formare professionisti specializzati nel trattamento delle patologie della voce dell’artista, in

particolare per quel che riguarda la diagnosi e la riabilitazione delle disfonie degli attori, dei cantanti e dei doppiatori. I corsisti approfondiranno le tecniche e i vari stili di canto nonché le metodiche riabilitative più adeguate per il recupero delle patologie vocali. Il direttore del master è il professor Ugo Cesari, foniatra della Federico II e docente di Fisiologia della Fonazione presso il Conservatorio di San Pietro a Majella di Napoli.

Federico IIPatologie della voceEcco il masterper attori e cantanti

E Critobulo operò Alessandro MagnoL’episodio più antico di responsabilità sanitaria è raccontato in un volumeL’autore è Michele Barbara, primario otorinolaringoiatra all’ospedale di Barletta

Chirurghi e sanità sotto accusaSe la medicina diventa difensivaServe un modello ideale che metta in equilibrio virtuoso tutti gli attori in gioco

di Lorenzo Polo

L’ ultima fase storica è stata carat-terizzata da un’ascesa esponen-ziale di episodi genericamentedefiniti di ‘malasanità’. Un’anali-

si di questi eventi ha tuttavia evidenziatoche le critiche mosse ai presunti respon-sabili si sono spesso rivelate infondate epretestuose. Nell’opinione pubblica sipercepisce un diffuso sentimento di sfi-ducia e rivendicazione che mina alle basiil rapporto tra medico e paziente con in-cremento della litigiosità e continuo ri-corso alle aule giudiziarie. L’escalation dirichieste risarcitorie nei confronti diospedali e medici ha determinato unprogressivo allontanamento dal mercatodi assicuratori tradizionali che, in ragio-ne di plurime variabili determinate dalladifficoltà di gestire le richieste risarcito-rie e per i rilevanti costi da sopportarehanno spostato la loro attenzione su altriasset di business. Il sistema è particolar-mente complesso e vede da un lato ospe-dali e professionisti sanitari in estremadifficoltà nel poter reperire compagnie diassicurazioni disposte alla copertura delrischio sanitario, dall’altro il cittadino che reclama un danno conseguente adun trattamento medico, verificatosi conmodalità spesso incomprensibili rispettoai costi ed alle risorse umane e strumen-

tali messe in gioco dal servizio sanitarionazionale.

Vi è poi la questione della cosiddetta‘’medicina difensiva’ per la quale i medicie gli operatori sanitari svolgono attivitàguidate dall’obiettivo di evitare eventualiaccuse. Ciò determina la crescita di pre-scrizioni di esami e terapie non necessa-rie o la riduzione a svolgere procedurediagnostiche con rischio più elevato. È ditutta evidenza che i costi della ‘medicinadifensiva’ non giovano e che vi sono ampimargini per liberare risorse economicheda reinvestire in salute e servizi per il cit-tadino.

Il contesto correlato alla salute è di perse stesso complesso sia per la rapida evo-luzione normativa, spesso scoordinata enon integrata, ma soprattutto per la rapi-dissima innovation tecnologica che de-termina l’introduzione di procedure sa-nitarie, utilizzo di materiali e farmaci, ri-spetto alle quali non vi è consenso unani-me da parte degli operatori. Si assistespesso a scontri dottrinari, su posizionicontrapposte che aumentano la conflit-tualità già in essere; è sufficiente pensareal dibattito che ha animato recentementel’opinione pubblica sull’uso dei vaccini,sul ricorso alla chirurgia estetica e sulla

procreazione medicalmente assistita, tutte questioni rispetto alle quali anche molti opinion leader assumono posizio-ni contrastanti. Infine non può trala-sciarsi l’azione della magistratura che, ri-spetto ai danni conseguenti ai trattamen-ti sanitari, si pronuncia con sentenze di-somogenee rispetto alla medesima fattispecie. In questo variegato panora-ma si è determinato uno squilibrio cosìrilevante da mettere in crisi la sostenibili-tà del sistema sanitario per quanto ri-guarda una quantità di risorse economi-che oggi destinate alla gestione delle ri-chieste risarcitorie e che dovrebbero in-vece essere liberate per soddisfarebisogni di salute dei cittadini.

Il sistema assicurativo risponde oggifreddamente alle attese del mercato e ri-chiede provvedimenti normativi che pre-vedano programmi efficaci nella gestio-ne del rischio clinico e che permettano didisporre di sistemi efficienti ad omoge-neizzare le valutazioni e quotazioni deirischi. L’attuale Ddl ‘Gelli sembra andarenella giusta direzione mirando a riequili-brare il sistema, con riduzione dei costima con la dovuta attenzione alla tuteladel cittadino; il decreto introduce una strutturazione dell’azione di risk mana-gement, ridefinisce la responsabilità deimedici e propone l’obbligo di assicura-zione per le strutture sanitarie gli opera-tori nella prospettazione di prevenire econtrollare i rischi e contenere gli indebi-ti costi della ‘medicina difensiva’.

Oggi è necessario pensare ad un mo-dello ideale che mette in equilibrio vir-tuoso tutte gli attori in gioco: medico, pa-ziente, casse dell’erario, assicuratore. In questo necessario processo di moderniz-zazione un ruolo cruciale può essere svolto dalle società scientifiche che si tro-vano in una posizione di vantaggio permappare i rischi e collaborare con gli as-sicuratori nella valutazione delle infor-mazioni.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Lorenzo PoloSpecialista in Medicina Legale e delle Assicurazione e dottore di ricerca in Scienze Medico Forensi

Errori e danniAumentano le richieste risarcitorie per presunti erroriin sala operatoria

Il mito al cinema Un frame del film «Alexander» (2004) di Oliver Stone

MicheleBarbaraDirettore dell’unità di otorinolaringoiatria dell’ospedale “Dimiccoli”di Barletta e autore del libro

AntonioUricchioRettore dell’Università degli Studi «AldoMoro» di Bari e professore ordinario di diritto tributario

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Corriere del Mezzogiorno Lunedì 31 Ottobre 2016 NA11

Qualità nelle cure Proseguono anche a novembre le visite senologiche gratuite della campagna mondiale di prevenzione dei tumori al seno Nastro Rosa” organizzate dalla sezione di Napoli della Lilt presso i propri ambulatori dell’intera provincia. «Di fronte ad un numero sempre crescente di prenotazioni – afferma il presidente della Lilt Napoli, Adolfo Gallipoli D’Errico –, abbiamo deciso di mantenere aperte le nostre strutture per l’intero mese. Un modo per sensibilizzare

sull’importanza della prevenzione e della diagnosi precoce». E sempre con quest’obiettivo anche quest’anno l’ente oncologico illuminerà in rosa, per un’intera serata, un edificio storico. Sotto i riflettori un antico palazzo di Caivano, sede di una delle 11 delegazioni provinciali della Lilt napoletana che sarà presente con un gazebo per la distribuzione di opuscoli informativi. Appuntamento il 27 novembre dalle 20 alle 23.

La campagnaPrevenzionedei tumori al senoRiflettori su Caivano

I l tema dei temi, in fatto di sanità, èormai quello dei nuovi Lea, vale adire dei Livelli essenziali di assi-stenza. Una questione molto com-

plessa che non a caso abbiamo decisodi analizzare assieme ad uno dei mas-simi esperti, il professor Francesco Sa-verio Mennini. «Si è lavorato intensa-mente per modificarli – spiega - sonostate inserite ulteriori patologie, e que-sto è in ogni caso un aspetto importan-te. Come sempre, in queste situazioni, ipareri sono discordanti tanto perquanto attiene le prestazioni inserite equelle no, quanto per i possibili effettisulla sostenibilità del sistema. Va an-che detto che i Lea, così com’erano,non riuscivano a soddisfare i bisogniespressi di pazienti e cittadini. Leggen-do invece il documento dei nuovi Leami verrebbe da dire, per quanto attienealcune novità presenti, che sono fidu-cioso. Devono essere pertinenti ed effi-caci, soprattutto collegati all’appro-priatezza clinica, che sembra essereuno dei tratti distintivi del nuovo pro-getto».

Sono state introdotte anche nuoveprestazioni e il tema della razionalizza-zione delle risorse è rimasto centrale.Certo, anche con la riforma del 1999 sipensava che l’appropriatezza dovesserappresentare l’aspetto preponderantedel servizio sanitario nazionale, ma poiper tanti motivi differenti questo non èavvenuto. Mennini spiega però comeoggi vi sia una presa di coscienza mag-giore a tutti i livelli del sistema nel con-siderare l’appropriatezza la via più im-portante da seguire al fine di garantireil “famigerato” trade off tra innovazio-ne e sostenibilità del sistema.

«Sicuramente – aggiunge - nell’inte-resse degli interventi di sanità pubblicae di prevenzione spicca l’ampliamento,finalmente, dell’elenco delle malattierare (più di 110 nuove entità tra singolemalattie rare e gruppi di malattie) ac-compagnato dall’introduzione di nuo-vi vaccini e l’estensione a nuovi desti-natari. Va sottolineato, comunque, chesi evidenziano alcune lacune impor-tanti che potrebbero determinare dauna parte un aggravio delle spese outof pocket dei pazienti e dall’altro unapreoccupante iniquità del sistema assi-stenziale. Per le malattie reumatiche,

ad esempio, si evidenziano delle in-congruenze quali quelle relative agliesami di laboratorio per il follow-updel paziente in terapia biologica chevariano a seconda della patologia di ri-ferimento. Le prestazioni Lea nonavrebbero dovuto generare discrimi-nazioni tra i pazienti, invece, alcuni pa-gheranno per le stesse prestazioni rite-nute necessarie, appropriate e quindigratuite, per altri pazienti. Tuttavia lapreoccupazione è legata alla reale so-stenibilità del sistema in considerazio-ne delle risorse aggiuntive necessarieal rispetto dei nuovi Lea. Le prime ana-lisi evidenziano come i nuovi Lea do-vrebbero generare un incremento deicosti pari a circa 3 miliardi. Ma, alla lu-ce delle ultime notizie (mancato au-mento del fondo), mi domando comesi riuscirà a sostenere la spesa aggiun-tiva evidenziata». Come sostenere la

restante quota di costi aggiuntivi? «Alivello centrale e all’interno del docu-mento si afferma che molte delle pre-stazioni inserite nel documento sono già offerte dal servizio sanitario nazio-nale e che ci sarà una maggiore appro-priatezza accompagnata da un nuovoed efficiente modello delle gare d’ac-quisto». Ipotesi realistiche o troppo ot-timistiche? «E’ difficile affermarlo concertezza matematica, ma certamenteuna maggiore appropriatezza, comedimostrato da molti studi recentemen-te pubblicati, potrebbe garantire unaforte riduzione di costi e sprechi (nonfacili da quantificare). Per quanto attie-ne le gare bisogna vedere bene quale ti-pologia di gare e quali regole governe-ranno queste gare (ricordiamoci deglierrori del passato)».

Nell’analisi di Mennini emerge conchiarezza che per raggiungere gliobiettivi di sostenibilità e corretta ero-gazione dei nuovi Lea si rende necessa-ria una rimodulazione del livello delleprestazioni che deve essere visto inun’ottica di miglioramento dell’effi-cienza e della qualità. Il problema so-stanziale è l’esistenza di un certo sco-stamento tra i Lea e il percorso diagno-stico-terapeutico. «Personalmente –conclude - li vedrei meglio organizzaticome Percorso Diagnostico Terapeuti-co. Questo aiuterebbe moltissimo ilMinistero e le Regioni a seguire unacorretta programmazione, e a livellolocale, si avrebbe una condivisione delpercorso terapeutico del paziente chegarantirebbe una migliore allocazionedelle risorse nonché un controllo sul-l’appropriatezza delle prestazioni».

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di Renato Nappi

Livelli essenziali di assistenza: in elenco più malattie rare

Prestazioni e risorseEcco i nuovi Leaper ridurre gli sprechi

Francesco Saverio Mennini49 anni,è professore di Economia Sanitaria e Economia Politica all’Università «Tor Vergata» di Roma

Il casoCon i nuovi Lea aumento dei costi pari a circa tre miliardi

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NA12 Lunedì 31 Ottobre 2016 Corriere del Mezzogiorno

Ricerca e innovazione

L’ Italia, secondo i datiIstat, è al secondo po-sto in Europa per nu-mero di anziani: sono,

infatti, il 21,2% della popola-zione totale. Elevato, rispettoalla media dell’unione, è an-che l’indice di vecchiaia: nelnostro paese ci sono 144 anzia-ni ogni 100 giovani, seguendouna progressione aritmeticanel 2051 questo numero au-menterà fino ad arrivare a 280anziani ogni 100 giovani. L’in-vecchiamento della popola-zione comporta anche un au-mento dei pazienti affetti dademenza: in Italia i malati diquesto genere di patologie so-no oltre un milione. Di questomilione 600 mila sono affettida Alzheimer.

«Non sono ancora del tuttonoti i meccanismi alla basedella malattia di Alzheimer. Siritiene che alla base ci sia un’ alterazione del metabolismodelle proteine beta-amiloide etau che si accumulano nel cer-vello, sotto forma di placcheamiloidi e grovigli neurofibril-lari, questi depositi favorireb-bero il processo di morte neu-ronale», spiega GioacchinoTedeschi, direttore della I cli-

particolare classe di anticorpiche si ottiene in laboratoriocon tecniche di ingegneria ge-netica. I primi anticorpi mo-noclonali sono stati creati nel1975. In medicina si usano neltrattamento di malattie comel’artrite reumatoide, la sclerosimultipla e alcuni tumori. Glianticorpi monoclonali sonoanticorpi identici fra loro, chesi legano in modo specifico al-le cellule che devono colpire,dunque, aggrediscono la ma-lattia in modo selettivo.

«Per rimuovere i depositi diamiloide sono stati già utiliz-zati gli anticorpi monoclonalianti-A che hanno finora pro-dotto risultati poco incorag-gianti, probabilmente perché

me chiarisce il professor Tede-schi: «con un approccio piùprecoce, i danni neuronalicausati dai depositi di amiloi-de potrebbero essere ancoracontrastati dalla rimozione e/o ostacolata formazione del-l’amiloide, ciò dovrebbe inter-ferire con la comparsa o pro-gressione dei sintomi dellamalattia. Nel centro che dirigosono partiti due studi prospet-tici in cui questi due nuovi far-maci saranno utilizzati in pa-zienti con diagnosi di decadi-mento cognitivo lieve e Alzhei-m e r i n f a s e i n i z i a l e , oaddirittura in persone in unafase preclinica, cioè asintoma-tica, ma a rischio di svilupparela malattia». Sui tempi il pro-fessore aggiunge: « Questesperimentazioni, richiederan-no una attenta selezione deipazienti e dureranno alcunianni prima che si possa valuta-re scientificamente la sicurez-za e l’efficacia dei nuovi farma-ci, ma potrebbero aprire lastrada ad una visione comple-tamente diversa della cura del-l’Alzheimer, basata sulla iden-tificazione precoce e selettivadei pazienti da trattare. Si spo-sterebbe così la terapia su unafrontiera quasi di prevenzio-ne».

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Alzheimer Nuovi farmaci per la prevenzione Alla Sun si sta sperimentando una terapia che è in grado di influire sul decorso della malattiaTedeschi: «Attraverso l’uso di anticorpi monoclonali si potrebbe intervenire non solo sui sintomi»

nica neurologica della Secon-da Università di Napoli. Pro-prio nella clinica del professorTedeschi si sta sperimentandouna terapia che potrebbe apri-re nuovi scenari nella cura enella prevenzione di questamalattia degenerativa del si-stema nervoso, che comportail progressivo annullamentodella memoria, poi dell’orien-tamento fino ad attaccare an-che la sfera motoria. Allo statoattuale, chiarisce Tedeschi, «itrattamenti bloccano solo isintomi, invece, questa nuovaclasse di farmaci potrebbe, in-vece, essere in grado di influi-re sul decorso della malattia».

Le nuove terapie utilizzanoanticorpi monoclonali, una

sono stati utilizzati in pazientigià in fase avanzata di malat-tia, quando cioè l’amiloide ac-cumulata era ormai troppa»,spiega Tedeschi e aggiungeche i nuovi trattamenti «sonomirati, cioè riguardano i mec-canismi di formazione e depo-sizione dell’amiloide. Poi ora, più che in passato, è possibilemisurare il deposito di amiloi-de cerebrale, che è uno dei fat-tori di rischio di sviluppare lamalattia».

Questo significa che le nuo-ve terapie potrebbero aiutareanche coloro che si trovanonella fase asintomatica dellamalattia, infatti, la sperimen-tazione è dedicata anche aquesto genere di pazienti, co-

di Alessandra Caligiuri

Cartilagine da rigenerare senza protesiOra la fantascienza è a portata di manoLa nuova frontiera: materiali biomimetici e cellule staminali

I ngegneria tissutale, cellulestaminali e materiali biomi-metici. Termini che sembra-no mutuati da un film di

fantascienza sono invece di usocomune per chi, come il profes-sor Donato Rosa, si occupa di ricostruzione cartilaginea. Unabranca dell’ortopedia che nel-l’ultimo ventennio ha fatto pas-si da gigante, tanto da riuscire in molti casi a ritardare o evita-re l’impianto di una protesi.

Napoli nelle scorse settima-ne è stata al centro di un ren-dez-vous mondiale, il congres-so organizzato dall’Internatio-nal cartilage repair society (Icrs) con il professor Rosa nelruolo di local host, durante ilquale sono state presentate no-vità che aprono il campo a nuo-ve terapie rivoluzionarie e, infuturo, anche alla creazione ri-generazione totale delle cartila-gini. E anche se questo è un fu-turo ancora al di là da venire,già oggi esistono terapie che inmolti casi posso ritardare an-che di 10 anni la necessità di unintervento. «Questo tipo di le-sione – spiega Rosa – è per tuttigli ortopedici il problema piùcomplesso da affrontare, tutta-via abbiamo molte nuove armie possiamo proporre ai pazientisoluzioni terapeutiche primaimpensabili». Se le cause diuna lesione cartilaginea posso-no essere le più varie, il profes-sore spiega che il problemamaggiore è sempre costituito

dall’incapacità del corpo di au-toriparare il danno. «Le cellulecartilaginee – dice - non sonoin grado di migrare e riparareuna lesione, l’effetto è che neglianni il danno tende ad aumen-tare, sino ad arrivare nei casipiù gravi alla perdita completadella capacità articolare. Ovvia-mente, il problema è più gravesulle articolazioni portanti, valea dire quelle di ginocchio e an-ca, ma anche la caviglia». Di quil’importanza delle novità pre-sentate a Napoli. «Volendosemplificare – chiarisce il pro-fessore – possiamo dire cheprincipalmente abbiamo trestrade molto promettenti: l’im-piego di materiali biomimetici,cellule staminali e la medicinarigenerativa. Soluzioni chespesso vengono integrate traloro».

Quanto ai materiali biomi-metici, «nascono dall’ingegne-ria dei tessuti. In laboratorio sicreano tessuti o materiali chesiano sovrapponibili a quellibiologici. Ad oggi non abbiamoancora una cartilagine comple-tamente creata in laboratorio,ma siamo molto vicini. L’inno-vazione principale riguardal’accoppiamento di biomateria-li e cellule staminali». Un gran-de passo in avanti perché que-sta chirurgia interessa soprat-tutto la fascia tra i 40 e 60 anni,pazienti nei quali è fondamen-tale ritardare l’impianto di unaprotesi». Non meno interessan-

te l’uso di cellule staminali che,nel caso di specie, sono quellemesenchimali. «Vale a direquelle adatte a costruire un tes-suto come la cartilagine. Oggi sipunta molto anche alla terapiagenica, che consente di modifi-care queste cellule per differen-ziarle al meglio e metterle incondizione di ricreare rapida-mente il tessuto che serve».

A questo si aggiunge unafrontiera non chirurgica, vale adire la medicina rigenerativa con impiego iniettivo anche dicellule mesenchimali prelevateda tessuto osseo o adiposo otessuto adiposo microfram-mentato. Pare che il tessutoadiposo (facile da prelevare) siacapace di creare cellule stami-nali mesenchimali che iniettatehanno un effetto rigenerativomolto forte. Si sta arrivando an-che all’impiego del cosiddettocellular matrix, vale a dire l’im-piego combinato di fattori dicrescita e acido ialuronico. «Inun futuro non lontanissimo –conclude Rosa – arriveremo acancellare del tutto l’esigenzadell’impianto di protesi». Sultema della medicina rigenerati-va nella patologia articolare ilprossimo appuntamento clou èquello del 15 dicembre a Napo-li. Evento organizzato dal pro-fessor Rosa che sarà occasionedi un confronto tra i maggioriesperti d’Italia.

Gian. Vec.© RIPRODUZIONE RISERVATA

Che la mela sia un concentrato di antiossidanti utili alla salute è noto, e da qualche tempo si sa anche che alcune molecole hanno proprietà antitumorali. Oggi, grazie a una nuova ricerca, si conoscono anche i meccanismi che agiscono sulle cellule malate. A firmare la scoperta, su Scientific Reports, un gruppo di ricerca coordinato dall’Istituto di scienze dell’alimentazione del Cnr in

collaborazione con il Dipartimento di chimica e biologia dell’Università di Salerno. «Da diversi anni si sa che il succo di mela ha effetti di prevenzione sul cancro al colon retto, ma non è chiaro come, spiega Angelo Facchiano, tra gli autori del lavoro. «Noi abbiamo studiato per la prima volta proprio quali molecole antiossidanti vanno ad agire e su quali specifiche proteine della cellula».

Lo studioUna ricercasulla melaanti-cancro

Donato Rosa58 anni,è ortopedico e traumatologo alla Federico II

GioacchinoTedeschi63 anni, è direttore della I clinica neurologica della Seconda Università di Napoli

E PREVENZIONE

Lunedì 27 Ottobre 2014 www.corrieredelmezzogiorno.it

Salute

Povero Sud, si risparmia

SaluteAncmzxzxzxzxzzxzxzxzxzx

Sanità, i dati Istat 2013

perfino sulle cure mediche

prevenzione

A PAGINA XX

ein collaborazione con

di EMANUELE IMPERIALI

Lunedì 24 marzo 2014

Coordinatore tecnico-scientificoMarco Trabucco AurilioIn questo numero hanno scritto: Michelangelo Borrillo, Alessandra Caligiuri, Emanuela Di Napoli Pignatelli, Olga Fernandes, Fabrizio Geremicca, Alessandra Grassi, Sofia Gorgoni, Vincenzo Imperatore, Renato Nappi, Raffaele Nespoli, Raimondo Nesti, Lorenzo Polo, Marco Trabucco Aurilio, Gianluca VecchioSono stati intervistati: Elia Abbondante, Giuseppe Argenziano, Rossella Aurilio, Michele Barbara, Attilio Bianchi, Fabrizio Iacono, Giuseppe Longo, Maurizio di Mauro, Gian Luca Martinelli, Francesco Saverio Mennini, Giuseppe Monfrecola, Irene Nappi, Luigi Nigri, Giacomo Lus, Giuseppe Paolisso, Francesco Patti, Donato Rosa, Vincenzo Santagada, Giuseppina Sbrescia, Silvestro Scotti, Gioacchino Tedeschi, Antonio Uricchio, Ciro Verdoliva, Vincenzo Viggiani, Massimiliano Visconti

Supplemento della testata

Distribuito con il Corriere della Seranon vendibile separatamente

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MalattiadegenerativaL’Alzheimer è la forma più grave di demenza senile

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Corriere del Mezzogiorno Lunedì 31 Ottobre 2016 NA13

Escrescenze e macchie sulla pelleNon sempre si tratta di melanoma La cheratosi attinica si manifesta con lesioni cutanee che si curano con creme

P er affrontare il tumoredella pelle non servepiù un intervento chi-rurgico, non sempre

almeno. In alcuni casi basta una crema. È questa una dellenovità venute fuori dal conve-gno «Tumori cutanei e sole, prevenzione e trattamento,ospitato al Circolo Ufficiali diPalazzo Salerno a Napoli. L’ap-puntamento, che ha visto lapresidenza onoraria del pro-fessor Fabio Ayala ed è statopresieduto dai professori Giu-seppe Monfrecola e GiuseppeArgenziano (rispettivamenteClinica Dermatologica del-l’Università Federico II e Se-conda Università di Napoli) haportato a Napoli i maggioriesperti in campo dermatologi-co. Una grande opportunità diconfronto, utile anche a fare ilpunto sullo “stato dell’arte” esulle prospettive future.

In Campania, stando alle ul-time stime, di questi tumorinon melanoma si ha una pre-valenza di circa 18mila nuovicasi ogni anno. «Quando siparla di tumore della pelle –spiega Argenziano – tutti pen-sano subito al melanoma. Ci

fatti in questi anni, nelle for-me più superficiali possiamoaddirittura intervenire concreme immunostimolanti,crioterapia e terapia fotodina-mica. Allontanando o elimi-nando del tutto la necessità diun intervento chirurgico».

In questo senso si è creatonel tempo un vero e proprioparadosso, la grande informa-zione sui rischi del melanomasta infatti in alcuni casi facen-

do passare in secondo piano laprevenzione di questi carcino-mi. Eppure i tumori epitelialirappresentano le neoplasiepiù frequenti nell’uomo. Il car-cinoma basocellulare è la for-ma più comune, seguito dalcarcinoma spinocellulare.

Anche il professor Argen-ziano ricorda l’importanza diuna diagnosi precoce: «Conuna visita specialistica – dice -il dermatologo è in grado diformulare una diagnosi congrande accuratezza. In generele forme superficiali appaionocome macchie e chiazze di co-lore rosso, sormontate dasquame e croste. Le forme piùavanzate appaiono invece co-me delle piccole escrescenze, inoduli, che spesso sono ulce-rati in superficie. Con l’ausiliodella dermoscopia, la diagnosidiventa ancora più accurata».

Uno degli aspetti emersi du-rante il convegno è quello del-la prevalenza del carcinomabasocellulare, che è il più fre-quente. Ma come fare a rico-noscere un campanello d’allar-me? Lo spiega il professorMonfrecola: «Inizialmente –chiarisce - si presenta come un

GiuseppeArgenziano50 anni,direttore della clinica dermatologica della Seconda Università di Napoli

piccolo rilievo roseo ma, cre-scendo assume l’aspetto di unnodulo che tende poi ad ulce-rarsi e sanguinare. La diagnosidi sospetto è clinica e potrà es-sere confermata dall’esameistologico. E’ un tumore dotatodi invasività locale e solo in ra-rissimi casi diffonde con me-tastasi. Dunque, il trattamentodermatologico è in grado diportare ad una guarigionecompleta. Benché questi tu-mori possono colpire chiun-que ci sono individui mag-giormente a rischio. Penso adesempio alle persone di carna-gione chiara, capelli biondo-rossicci, occhi chiari, efelidi. Oancora persone che per lavoroo per svago trascorrono molteore al giorno all’aperto senzaprotezione e chi è costretto adassumere farmaci immuno-soppressivi».

La buona notizia è che Na-poli, anche grazie al lavorodelle Cliniche Dermatologichedella Sun e della Federico II riescono ad esprimere grandieccellenze e offrono ai cittadi-ni dei chiari punti di riferi-mento. «Le nostre strutture –conclude il professor Ayala -sono in grado di garantire dia-gnosi corrette e molto precoci.Ed è proprio questa la stradada percorrere, dobbiamo pun-tare sempre più ad arrivare adiagnosi accurate. Anche inquesto caso, l’arma più effica-ce che abbiamo è scoprire lamalattia nelle sue fasi inizia-li».

Raimondo Nesti© RIPRODUZIONE RISERVATA

Prevenzione

sono invece tumori epitelialiche non sono melanoma, mache allo stesso modo si posso-no affrontare al meglio pun-tando sulla prevenzione. Que-sti tumori sono in realtà dellelesioni cutanee che insorgonocomunemente in persone dicarnagione chiara e di etàavanzata e spesso sono la di-retta conseguenza dell’esposi-zione cumulativa ai raggi ul-travioletti. Grazie ai progressi

Cos’è La cheratosi attinica insorge nelle persone di carnagione chiara e età avanzata

GiuseppeMonfrecolaDirettore della scuola di specializzazione dermatologia e venereologia dell’Università di Napoli Federico II

In Campania le persone colpite da psoriasi sono 234 mila e un terzo di loro è affetto da una forma di grado moderato o severo. Molti avrebbero bisogno delle terapie con farmaci di nuova generazione, ma sono solo pochi i pazienti in cura. «Colpa della crisi e di Regioni che tagliano i budget per le terapie, denuncia l’A.DI.PSO. Centri ex-Psocare allo sbando, pazienti disorientati negli ambulatori tradizionali, così spesso la malattia evolve e da forme lievi diventa grave. E’ necessario

creare un network di centri di riferimento e riconoscere i bisogni di pazienti che si sentono di serie D perché depressi, dimenticati, discriminati, ma che potrebbero essere curati efficacemente con le molte armi a disposizione oggi ed essere utili alla società piuttosto che essere un peso». Per questo motivo sono al lavoro i dipartimenti di dermatologia di quattro ospedali nella regione Campania, protagonisti nei giorni scorsi di un open day.

Niente cureSono allo sbandoi 234mila colpitidalla psoriasi

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NA14 Lunedì 31 Ottobre 2016 Corriere del Mezzogiorno

Quattro aziende ospedaliere fanno rete per la tecnologia

La salute 4.0

Chirurgia, il robot da Vinciè entrato in sala operatoriaL’eccellenza firmata Napoli

di Raffaele Nespoli

L e braccia robotiche simuovono con estremaprecisione, al punto dariuscire a pelare un aci-

no d’uva. L’esperimento, il piùutilizzato per mostrare in ma-niera semplice quanto sia pre-ciso il robot da Vinci, ha lascia-to a bocca aperta centinaia divisitatori di Futuro Remoto.Piccola curiosità, alla consolledel da Vinci si sono seduti an-che il professor Nicolais e ilsindaco de Magistris. Que-st’anno, infatti, la kermesse hadato spazio al GRIO, eccellen-za napoletana nel campo dellasalute della quale si parla già alivello internazionale. Ma an-diamo con ordine. Parlare diGRIO significa parlare diGruppo Robotico Interdiparti-mentale Ospedaliero, che vedeassieme Cardarelli, Azienda dei Colli, Federico II e Pascale.E proprio la condivisione delknow how è uno degli elemen-

luppo di eccellenze per la salu-te dei cittadini. Un futuro che ègià presente, che non potevanon vedere il coinvolgimentodell’Azienda dei Colli».

Quali sono i campi d’azionedella chirurgia robotica, e qua-li i vantaggi per i pazienti on-cologici, lo spiega infine il di-rettore generale del PascaleAttilio Bianchi. «Il sistema daVinci – dice – permette di in-tervenire in campo urologico,nella chirurgia generale, nellaginecologia oncologica e beni-gna, nella chirurgia toracica. Eancora, nella cardiochirurgia,nell’urologia pediatrica, nel-l’otorinolaringoiatria e nellachirurgia dei trapianti. Questoil quadro completo, per i pa-zienti oncologici i benefici so-no enormi, perché si possonopraticare interventi che hannouna precisione prima impen-sabile. Inoltre, si riduce la de-genza ospedaliera, il dolorepost-operatorio e il rischio diinfezioni».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

clinica grazie al lavoro svoltonelle quattro aziende ospeda-liere. A garantire lo sviluppodella componente robotica c’èpoi Icaros, costola dell’univer-sità che si occupa appunto disistemi robotici.

Parlando di università, lapostazione da Vinci della Fe-derico II ha una particolarità.«Il robot – spiega il direttoregenerale Vincenzo Viggiani - èdotato di doppia console dicomando e sistema di simula-zione integrato per la didatticae il perfezionamento dei movi-menti del chirurgo che opera;è tra i primi in Italia ad esseredotati di questa particolareconfigurazione. La piattafor-ma robotica coniuga alla per-fezione gli obiettivi fonda-mentali di un policlinico uni-versitario».

Per Giuseppe Longo, diret-tore generale dell’AziendaOspedaliera dei Colli, l’appli-cazione del sistema da Vinci ela creazione della rete GRIO«garantirà sempre più lo svi-

sono 81, quattro dei quali, co-me detto, a Napoli. Quello delfare rete non è solo un concet-to astratto, il GRIO è formatoda chirurghi delle quattroaziende ospedaliere che si ri-trovano a intervalli regolari eche di continuo trasferisconotra loro le singole esperienzefacendole diventare esperien-za collettiva. Il perno attorno alquale ruota la nascita di que-sto polo robotico è il Centro diBiotecnologie Avanzate delCardarelli diretto da SantoloCozzolino. E qui c’è la secondaunicità dell’esperienza napole-tana. In Europa per la forma-zione di questo sistema robo-tico della Intuitive (commer-cializzato Italia da Ab Medica)esistono solo due poli, Parigi eIstanbul. Questi due centri so-no però caratterizzati da una ricerca “ingessata” sulla teoria,perché l’unico punto di riferi-mento è il mondo dell’univer-sità.

A Napoli, invece, la ricercava di pari passo con la pratica

ti distintivi dell’esperienzacampana.

«La volontà di ragionare co-me una rete e non come singo-li – spiega il direttore generaledel Cardarelli Ciro Verdoliva –nasce dall’intenzione di acqui-sire un know how trasversaleper le diverse discipline chi-rurgiche. Inoltre, ragionandocome un gruppo, abbiamol’opportunità di acquistare imateriali di consumo in modocentralizzato, generando unrisparmio importante». L’ac-quisto dei robot è stato possi-b i l e g r a z i e a i fo n d i Po r2007/2013. Ma quali sono ivantaggi della chirurgia robo-tica da Vinci? Il sistema per-mette di intervenire in manie-ra non invasiva, con una preci-sione che una mano umananon potrebbe mai avere. Dettociò è importante ricordare chead operare è sempre e solo ilchirurgo, il da Vinci è, e resta,uno strumento.

In Italia di questi gioiellinidella Intuitive Surgical ce ne

Giuseppe LongoManager ao Colli

GRIOÈ l’acronimo di Gruppo Robotico Interdipartimentale Ospedalieroche vede in rete 4 aziende ospedaliere

Ciro VerdolivaDg Cardarelli

Vincenzo ViggianiDg Federico II

Attilio BianchiManager Pascale

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Corriere del Mezzogiorno Lunedì 31 Ottobre 2016 NA15

Nuove frontiere

R icostruire, riabilitare, ridare fun-zionalità a parti dell’organismocompromesse da traumi o ma-lattie. È il campo d’intervento in

cui si muove la moderna neurochirurgiaricostruttiva che negli ultimi anni haraggiunto traguardi un tempo inimma-ginabili. Un campo in continua evolu-zione che si avvale di tecniche chirurgi-che molto sofisticate. Come quelle cheriguardano la decompressione del mi-dollo spinale, più precisamente la cosid-detta giunzione bulbomidollare - strut-tura appartenente al sistema nervosocentrale che mette in contatto il cervellocon il resto dell’organismo – utilizzandoun approccio chirurgico anteriore, at-traverso la bocca o le cavità nasali, diret-to a quell’astuccio osseo che prende ilnome di giunzione cranio cervicale.

«Fino ad oggi abbiamo operato conquesta tecnica un numero consistentedi casi - tra cui molti bambini con la sin-drome di down, mucopolisaccarisosied altre malformazioni congenite- eadulti affetti da artrite reumatoide, ma-lattia infiammatoria delle articolazioni su base autoimmunitaria, tumori localicome i cordomi, tumori cartilaginei co-me il condroma, tumore benigno delloscheletro, casi di artrosi complessa epostumi di traumi» spiega il professoreMassimiliano Visocchi neurochirurgopresso il policlinico Gemelli dell’Uni-

Naso e bocca Da qui per operareLa neurochirurgia ricostruttiva ha raggiunto oggi traguardi un tempo inimmaginabiliL’approccio anteriore è tecnica ideale per bimbi down e adulti con artrite reumatoide

versità Cattolica di Roma il cui istituto èguidato dal professore Alessandro Olivi.La cerniera cranio cervicale consentel’articolazione del cranio con il collo egarantisce la sua stabilità anatomica efunzionale. All’interno della cerniera sitrovano microstrutture nervose che re-golano funzioni fondamentali, come lostato di coscienza, la pressione arterio-sa, la frequenza cardiaca, i movimenti ela sensibilità del tronco e degli arti.

Un micro universo che governa fun-zioni vitali. Un meccanismo delicatissi-mo che però in alcuni casi si può incep-pare. «Se le articolazioni della cernieranon funzionano più si può presentareuna disfunzione molto seria, la testa delpaziente perde la sua stabilità ed in unlento e progressivo scivolamento si di-sloca» spiega Visocchi. «Una disfunzio-ne che porta a comprimere il troncodell’encefalo. In questi casi l’approcciochirurgico è transnasale o transorale,ossia in presenza di una patologiaasportabile la via d’accesso per procede-re è il naso o la bocca del paziente o en-trambi» spiega Visocchi, che è anchepresidente eletto della International So-ciety of Reconstructive Neurosurgery.

Dopo la maggior parte di questi in-terventi può essere necessario correg-gere una persistente o successiva insta-bilità del capo sul collo. Può essere af-frontata “puntellando” e sostenendocon delle strutture metalliche le sedianatomiche divenute instabili. La tera-pia neurochirurgica associata a instabi-

lità cranio-cervicale mira a rimuovere lecause anatomiche del fenomeno e ri-pristinare le funzioni. «Ripristinare, ri-costruire e riabilitare sono infatti le pa-role chiave della mission della Interna-tional Society of Reconstructive Neuro-surgery» sottolinea Visocchi. Presso laCattolica di Roma il professore ha av-viato circa due anni fa un centro di ri-cerca che punta ad affinare sempre piùle tecniche chirurgiche impiegate perla cura di queste patologie anche attra-verso studi anatomici e simulazionichirurgiche.

«Presso l’università è stato istituito,ed è attivo, da quattro anni anche unmaster di II livello destinato a laureatiin medicina e specialisti neurochirur-ghi, ortopedici ed otorinolaringoiatri,attualmente unico in Europa» riprendeil professore Visocchi.

La neurochirurgia italiana si sta di-stinguendo da diversi anni all’interno della comunità scientifica internazio-nale: «Come dimostrano le recenti no-mine del professore Franco Servadei acapo della Società Mondiale di Neuro-chirurgia (World Federation of Neuro-surgical Societies) e del professore Mi-chelangelo Gangemi, napoletano, dapoco eletto presidente della Società Ita-liana di Neurochirurgia, la SINCh. Sitratta - conclude Massimiliano Visoc-chi - di prestigiosi studiosi che dannoun contributo importante alla ricercain campo medico e scientifico».

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MassimilianoVisocchiSi occupa di neurochirurgia spinale al Policlinico Gemelli dell’Università Cattolica di Roma. È autore di 450 lavori scientifici nazionali e internazionali oltre che componente e presidente di numerose società scientifiche e gruppi di ricerca. Da un anno è presidente dell’International Society of Reconstructive Neurosurgery È stato premiato in Cina.

E’ stato un grande successo a Napoli il Bra Day, la giornata che è stata interamente dedicata alla sensibilizzazione e all’informazione sulla possibilità offerte oggi dalla chirurgia plastica per rimediare ai danni di una chirurgia demolitiva. Tante le visite mediche gratuite in questa giornata interamente dedicata alla consapevolezza, alla tecnica e alle possibilità che offre la chirurgia per la ricostruzione mammaria per le donne operate di carcinoma al seno. L’evento è stato realizzato a

fine ottobre al policlinico federiciano. «Come direttore dell’Unità di Chirurgia Plastica – sottolinea il professor Francesco D’Andrea - ho accolto favorevolmente l’iniziativa. Negli ultimi anni la ricostruzione della mammella è entrata a far parte a pieno titolo della cura del cancro al seno, la donna oltre che guarire può, anzi deve, riprendere una vita del tutto normale. In tal senso è andata quest’iniziativa capace di migliorare l’autostima delle donne operate»..

Bra DayChirurgia plastica,Visite gratuiteper operate al seno

di Alessandra Grassi

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NA16 Lunedì 31 Ottobre 2016 Corriere del Mezzogiorno