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Ricordo ancora quando da bambino sono entrato per la prima volta nella cattedrale di Monreale. Vista da fuori mi sembrava uno dei tanti edifici storici monumentali che tante volte avevo visto girando con i genitori, per Palermo. Ma appena entrato sono rimasto a bocca aperta, colpito dalla ricchezza degli interni, ma soprattutto da quella luce dorata, la ricchezza di immagini, le colonne, il tetto ligneo dipinto e quel Cristo Pantocratore che rivolgeva a me , il suo sguardo Paterno. Si. Quell’arte mi aveva toccato il cuore. Ritornai a guardare con piu’ attenzione , quello che avevo appena visto e mi sembrava tutto ancora piu’ bello. Altri discutevano sul fatto se quel dorato fosse vero oro, ma a me bambino non fregava nulla di tutto cio’. Quell’arte mi aveva toccato il cuore. Da allora quando vado a visitarla, ritrovo in me il bambino di allora. Il Complesso Monumentale di Monreale 1

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Ricordo ancora quando da bambino sono entrato per la prima volta nella cattedrale di Monreale. Vista da fuori mi sembrava uno dei tanti edifici storici monumentali che tante volte avevo visto girando con i genitori, per Palermo. Ma appena entrato sono rimasto a bocca aperta, colpito dalla ricchezza degli interni, ma soprattutto da quella luce dorata, la ricchezza di immagini, le colonne, il tetto ligneo dipinto e quel Cristo Pantocratore che rivolgeva a me , il suo sguardo Paterno. Si. Quell’arte mi aveva toccato il cuore. Ritornai a guardare con piu’ attenzione , quello che avevo appena visto e mi sembrava tutto ancora piu’ bello. Altri discutevano sul fatto se quel dorato fosse vero oro, ma a me bambino non fregava nulla di tutto cio’. Quell’arte mi aveva toccato il cuore. Da allora quando vado a visitarla, ritrovo in me il bambino di allora.

Il Complesso Monumentale di Monreale

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Fu edificato in breve tempo, probabilmente fra il 1174 e il 1185, per volere di Guglielmo II e si compone di tre corpi organicamente concepiti: chiesa, convento e palazzo reale.

L’imponenza e i tempi di realizzazione dell'opera confermano come la dinastia normanna facesse ampio uso dell'arte come mezzo di affermazione e glorificazione del giovane e ambizioso regno (1130-1260). I re normanni, investiti della legatio apostolica, artefici della riconquista della Sicilia al Cristianesimo avevano come riferimento le grandi basiliche di Costantinopoli e Roma. Inoltre Monreale nata ad affermare e riconoscere l'imperio di Guglielmo II in vita, veniva edificata in contemporanea ed in aperta competizione con il Duomo di Palermo, simbolo del potere del vescovo della città. È pure significativo il fatto che, nel Duomo monrealese, oltre al sepolcro regio, si trovi, nel fregio musivo, la raffigurazione del sovrano incoronato da Cristo, unica in Occidente, dove, dopo il conflitto tra il Papato e l'Impero, nell'XI sec., non era più pensabile una simile rappresentazione. Alla realizzazione del complesso architettonico concorsero i migliori artisti ed artigiani dell'epoca. L’omogeneità del progetto d'insieme fa pensare, anche se non è dimostrabile, ad un'unica mente organizzativa, che diresse i lavori compendiando non solo i motivi architettonici ma anche quelli svariatissimi plastici e decorativi. Gli elementi stilistici più diversi, dalla pianta della chiesa longitudinale, tipicamente occidentale, ai motivi tipici dell'arte islamica, quali le colonne angolari ai lati delle absidi e la linea ogivale delle arcate, delle finestre, degli archi ciechi, ai mosaici di chiara derivazione bizantina, si intersecano e amalgamano in un unicum armonico che non ha eguali.

Il complesso monrealese si è mantenuto attraverso i secoli senza subire gravi manomissioni, eccezion fatta per il portico settentrionale, realizzato dai Gagini nel 1547 (su progetto di Biagio Timpanella); la cappella di san Castrense, realizzata alla fine del ‘500; la cappella barocca del Crocifisso costruita alla fine del ‘600; il portico della porta maggiore, ricostruito nel 1770 (ad opera dell’architetto Antonio Romano) e per il restauro del 1811 in seguito a un disastroso incendio , che comunque non ne ha turbato l'equilibrio. Anticamente l'insieme edilizio si presentava, a chi proveniva da Palermo, con le absidi del Duomo e la facciata dell'Abbazia e del Palazzo reale. Oggi questa visione può essere ricostruita soltanto idealmente. Del Palazzo reale, di compatta massa geometrica, forse a più piani, restano due finestre esterne a feritoia, un vano rettangolare all'ingresso con bifore ed un atrio di cui rimangono tre grossi archi ogivali oggi inclusi nell'edificio del seminario.

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La pianta della chiesa è a tre navate che terminano nelle tre absidi in fondo. La navata centrale, grandiosa, ampia tre volte più delle navate laterali, si prolunga nel transetto secondo rigorose regole di simmetria e proporzioni che guidano lo sguardo verso l’ampio abside principale, dove la regalità e la gloriosa divinità trovano espressione nella profusione di luce dorata che risplende nel complesso musivo con al centro Gesù Cristo Pantocrator.

Il Duomo di Monreale visto dall’esterno.

L’esterno del Duomo mostra una facciata principale inserita all’interno di due torri asimmetriche di altezza e forma differenti. Nella porzione superiore, una grande finestra ogivale a vetri colorati con ai lati un intreccio di archi e dischi di misure e decorazioni differenti. Un timpano triangolare ne sormonta la navata centrale.

Nella parte inferiore, inglobata dentro una costruzione a tre portici in marmo bianco, aggiunta nel 1770, si

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apre l’ingresso principale. Si tratta di un magnifico Portale a forma ogivale dentro il quale si incastona un bellissimo portone in Bronzo, opera di Bonanno di Pisa che la eseguì nel 1185 nella sua città e successivamente fu condotta a Monreale via nave. È composta di due battenti rettangolari adattati alla forma ogivale dell’ingresso. Comprende 46 pannelli con immagini a rilievo rappresentanti episodi della Bibbia e due coppie di leoni e grifoni nella parte inferiore. L’arcata del portale è caratterizzata da una serie di bande parallele decorate da ghirlande di fiori, forme umane e animali scolpiti in basso rilievo, decorazioni classiche e una banda di mosaico policromo.

Sulla facciata orientata a Nord fu aggiunto un elegante portico su colonne di Gian Domenico e Fazio Gagini, sotto il quale si apre un semplice portale ornato di fasce a mosaico e una porta di bronzo, quella usata attualmente per l’ingresso dei fedeli opera di Barisano da Trani nel 1190, presenta 14 pannelli in ogni battente, con bassorilievi che rappresentano episodi della vita di Cristo, vite di santi e animali araldici.

La parte posteriore del Duomo di Monreale è un esempio mirabile dell’arte araba. Presenta la convessità delle tre absidi con tre livelli di archi intrecciati che si arricchiscono di decorazioni policrome ottenute dall’uso sapiente di pietra calcarea brunita, lava grigio-nera e mattoni rossi in bande orizzontali. Gli archi, che originano da colonnine poggiate su alti basamenti, sono arricchite da tondi di dimensione e disegno differente che simulano rosoni ciechi finemente decorati.

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La prima curiosità da sottolineare è l’orientamento della Chiesa. Secondo i canoni della teologia Orientale: l’ingresso è ad Ovest, l’Abside col Presbiterio e l’altare ad Est. Il significato è semplice, si entra dal mondo delle tenebre, del peccato, da dove tramonta il giorno e si va verso la Luce, dove Gesù Pantocrator ci accoglie come “un sole che sorge dall’alto”.

Sfortunatamente l’ingresso per i visitatori è quello laterale per cui questo senso si perde.In ogni modo, il ritmo architettonico che caratterizza l’interno del duomo, con i suoi 102 metri di lunghezza, appare immediatamente.

Le tre navate sono divise da due file di nove colonne di granito grigio ad eccezione della prima di destra, che è di cipollino [ Non è un caso, si tratta di una scelta consapevole. Le colonne che sostengono le arcate indicano che è Dio che regge la Chiesa, tuttavia anche l’uomo deve fare la sua parte: ecco, quella colonna di

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L’interno del Duomo di Monreale

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materiale scadente rappresenta l’uomo (nella figura della chiesa istituzionale) che regge, seppur in minima parte, le sorti della grande Chiesa. Inizialmente questa colonna “spuria” era collocata in seconda fila (proprio in linea con le ragioni di umiltà di cui sopra) secoli dopo, per motivi tecnici, è stata ricollocata dove si trova adesso.]. Provenendo da materiale antico di spoglio, come i capitelli in stile corinzio e composito ornati da cornucopie, foglie d'acanto, immagini di Cerere e Proserpina, hanno diverse dimensioni e sosten-gono archi a sesto acuto di tipo arabo. La crociera a quattro arcate ogivali, è delimitata da transenne a mosaico (ottocentesche, rifatte su disegno antico). Il santuario quadrangolare a tre absidi è imponente per struttura e altezza. Tutto l'interno della chiesa, al di sopra dello zoccolo marmoreo, è rivestito da mosaici a fondo d'oro (6.340 mq). La qualità dei mosaici non è costante, variano per finezza di disegno ed espressi-vità. Ciò sembra rivelare, verosimilmente, che l'esecuzione fu affidata ad artisti di diversa provenienza, sia bizantini che locali e musulmani. Il ciclo musivo svolge ordinatamente una narrazione del mondo secondo la Bibbia, cominciando dalle sette giornate della creazione e terminando con le attività degli Apostoli, che fondarono la Chiesa di Cristo sulla terra, a cui, nell'abside, si aggiunge il Cristo pantocratore con la corte celeste di angeli, profeti e santi. Il soffitto, a capriate lignee, policromo fu ricostruito nel 1816-37 dopo l'incendio del 1811, su disegno dell'originale. Il pavimento a dischi di porfido e granito con fasce marmoree intrecciate a linee spezzate è in parte originale, in parte del 1559. I troni

A destra e a sinistra, prima di entrare nel presbiterio e addossati a due grandi pilastri, sono posizionati il trono reale ed il trono arcivescovile.A sinistra il trono del re è più riccamente ornato, posto in posizione rialzata e sovrastato dagli stemmi di Guglielmo II e della sua Casata. Leoni scolpiti, grifoni e decorazioni in prezioso marmo porfido rosso, sottolineano la regalità del sito. In alto un mosaico raffigura lo stesso re, in piedi, mentre viene coronato da Cristo: significa che il dominio viene direttamente da Dio. Una apertura posta nell’ala sinistra del transetto lo collegava col palazzo reale. Il passaggio è stato murato e adesso è coperto da un reliquiario.A destra, più dimesso, il trono arcivescovile che tuttora accoglie il Vescovo celebrante. Comunicava con la torre dell’Abbazia e il salone capitolare. Il mosaico che lo sormonta rappresenta lo stesso re che, con la benedizione di Dio, raffigurata nella mano benedicente che scende dall’alto, consegna il duomo alla Vergine.

I Soffitti

Tutta la copertura della chiesa ha subito diversi rifacimenti, specie dopo un disastroso incendio nel 1811, ma il disegno originario è stato alquanto rispettato.I soffitti sono in legno policromo con una varietà di tipologia della copertura classica dell’architettura medievale, diversificata con l’intento di mettere in risalto le parti più nobili dell’edificio. Il tetto della navata centrale è a forma di carena di nave, costituito da enormi tronchi scolpiti con fregi d’oro. Poi la copertura passa dal tipo a capriata, a volta, a cupola a seconda della sezione da nobilitare. La parte centrale del transetto è la più sontuosa con piccoli motivi a stalattite dorata, finemente elaborata, tipica della tradizione islamica.

Altre opere d'arte sono: tre sarcofagi marmorei del 1846, rifatti sugli originali distrutti nell'incendio del 1811, contenenti i resti di Margherita di Navarra e dei figli Ruggero ed Enrico ; l'altare di Luigi IX re di Francia; un reliquiario marmoreo gaginesco con rilievi (Pietà, Annunciazione, SS. Pietro e Paolo); altare barocco in marmo con decorazione a mischio; altare maggiore in porfido, barocco, con ornati in argento e bronzo dorato, eseguito a Roma da L. Valadier nel 1771 (1); altare barocco simmetrico a quello della cappella di sinistra; tomba marmorea di Guglielmo II il Buono rifatta nel 1575, con decorazione a tralci ; tomba in porfido di Guglielmo I del XII sec.; la Cappella di S. Benedetto (1569), eretta come luogo di sepoltura dei Benedettini, rivestita interamente da tarsie marmoree e rilievi di G. Marino (1728) (L) con sull'altare, "Apoteosi di S. Benedetto" di I. Marabitti (1766); a fianco la Cappella di S. Castrense in sobria

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architettura, che contiene un ciborio manieristico cinquecentesco e un quadro di P. A. Novelli "S. Castrense" (XVII sec.) (M); nei pressi di questa cappella una statua tardo cinquecentesca di "S. Giovanni". Al Tesoro (0) si accede traversando la fastosa cappella del Crocifisso (N) ricca di intarsi marmorei e sculture (sull'altare Crocifisso ligneo quattrocentesco di scuola siculo-catalana) edificata nel XVII sec. Il Tesoro consta di un reliquiario barocco, detto della "Sacra Spina", altri reliquari di varia età, una cassettina di rame forse di età normanna, una pregevole pisside con figure, un pastorale del XVII sec., vari arredi sacri e codici. L'antica Abbazia coeva al resto del complesso fu ampliata fino al XIV sec. e successivamente lasciata in abbandono e sostituita dal nuovo convento. Resta parte dell'ala meridionale con un grande locale scoperto (P), forse adibito a dormitorio, il cui prospetto esterno, visibile dalla villetta del belvedere, presenta un ordine di bifore sovrastato da monofore. L'abbazia si sviluppa intorno al Chiostro.

I mosaici sono l’aspetto più eclatante della bellezza di questa opera sacra, perché non va dimenticato che lo scopo principale di questa costruzione risiede nel consentire ai fedeli di vivere profondamente il culto a Dio, Gesù Cristo e alla Vergine Maria. Per questo i circa 6400 metri quadrati di mosaico che ne ricoprono la superficie, sono una rappresentazione artistica della Bibbia, una catechesi in immagini, perché il popolo possa immergersi dentro lo spazio sacro.130 quadri che raccontano le storie del Vecchio Testamento e la Vita di Cristo esponendo il piano divino per la salvezza universale, a partire dalla creazione del mondo e dell’uomo.Dopo il peccato originale, l’intervento di Dio prepara il suo popolo alla salvezza accompagnandolo lungo le vicissitudini della sua storia (navata centrale). La venuta di Cristo realizza la salvezza del mondo attraverso la sua incarnazione e le sue opere meravigliose rappresentate nel transetto e lungo le navate laterali. Fino alla gloriosa rappresentazione all’interno dell’abside centrale con il grande Pantocrator (l’Onnipotente) circonfuso di splendore. Al di sotto la figura della Vergine col Bambino, con la scritta greca “panacròntas” (tutta immacolata), affiancata da angeli e apostoli; e ancora più giù nell’ultima fascia, figure di santi e pastori della chiesa.

Non possiamo qui “leggere” tutta la profonda teologia espressa nei mosaici, ma qualche piccola annotazione che ne dia un’idea va fatta.Da notare che nella Creazione dell’uomo, Dio e Adamo hanno le stesse sembianze: quelle di Cristo, Dio incarnato, che si riflette nella creatura fatta a sua immagine. Ed è straordinaria la suspense che si vuole creare nello spettatore: Il Dio-Cristo creatore tiene tra le mani un rotolo chiuso che contiene un messaggio segreto che solo la piena realizzazione del piano divino potrà svelare: questo rotolo si trova aperto nelle mani del Cristo Pantocratore.

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Il Pantocrator (l’Onnipotente)

Il Pantocrator è il centro a cui ogni uomo deve tendere: è enorme, presente, e tutto inneggia alla sua regalità. Agli angoli dell’abside sono incastonate colonne in porfido rosso egiziano un marmo preziosissimo ormai estinto, usato dai re e dagli imperatori. E davvero magnifica è questa figura regale attorniata da angeli e santi.

Rappresenta insieme Dio e l’uomo: il colore rosso del suo abito, simbolo della divinità, è rivestito dal manto blu, simbolo della umanità. Tutt’intorno è una grande profusione di oro, segno della luce divina. Egli è la luce del mondo e gli artisti che lo hanno qui rappresentato hanno voluto sottolineare questa lettura teologica disponendo le tessere dorate del mosaico seguendo linee circolari concentriche (caso unico in Italia!) di modo che la figura pare irradiare un pulviscolo di luce pura, dorata, dunque divina.Certo è Dio, ma il suo volto sereno è umanissimo. Nell’incarnato non segue le linee anatomiche ma mostra una caratteristica tutta propria che affascina, che attrae: Lui ci guarda, ma noi non riusciamo a catturare il suo sguardo!La mano destra benedice col segno classico delle icone bizantine, del pollice che tocca insieme il medio e il mignolo in segno trinitario mentre l’anulare fa una croce con l’indice. La mano sinistra regge aperto il libro che finalmente svela il Mistero: “Io sono la luce del mondo” chi mi segue non cammina nelle tenebre”.

L’Etimasia (preparazione del trono)

Al di sopra del Pantocrator, nell’arco che lo sovrasta, si trova il trono predisposto per accogliere il Cristo alla fine dei tempi come giudice universale (secondo il libro dell’Apocalisse). È un trono elegante e prezioso, color porpora (colore divino) sul quale è posto un manto azzurro (cioè quella stessa umanità che il Cristo rivestirà per giudicare gli uomini). Sta a significare la presenza invisibile di Cristo là dove il suo popolo si riunisce per pregarlo.Dietro il trono svetta la croce con la corona di spine, mentre la lancia di Longino, che lo trafisse nel costato, e la canna con la spugna dell’aceto mostrano che colui che verrà a giudicare il mondo, ne ha conquistato il diritto attraverso la sofferenza della croce. E infatti sullo sgabello ai suoi piedi, sopra un cuscino di tessuto prezioso, poggia l’aspersorio che contiene i quattro chiodi della crocifissione di Gesù. Sul trono, dove è steso il mantello blu (colore che simboleggia l’umanità di Cristo) poggia la colomba dello Spirito Santo. Ai

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lati del medaglione un coro simmetrico di Serafini (angeli a sei ali) e di quattro Arcangeli, Gabriele, Raffaele, Michele e Uriele, rimane in attesa adorante del Re dei Re.

Rifacimenti baroccali

Nel 1773, per volere dell’arcivescovo Francesco Testa, venne collocato un nuovo altare maggiore (al posto del precedente di cui non abbiamo una descrizione accurata), splendida opera in argento eseguita a Roma da Luigi Valadier. Malgrado l’appartenenza al tardo barocco romano, l’altare si inserisce abbastanza bene all’interno della cornice di mosaici che dall’abside lo sovrastano. Parlare di semplicità di linee sembra eccessivo, tuttavia i toni grigiastri, dorati ed argentei non lo fanno apparire completamente squilibrato rispetto all’insieme.Al centro un grande bassorilievo ovale in argento, sostenuto da angeli, rappresenta la natività della Vergine, mentre due medaglioni laterali riportano gli episodi della Assunzione e della Pentecoste ed i cinque sovrastanti, scene legate alla Vergine.

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