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CHE COS’E’ LA POLITICA REGIONALE? La politica regionale è la principale politica di investimento dell’Unione europea La politica regionale è una materia di competenza concorrente, sostiene la creazione di posti di lavoro, la competitività tra imprese, la crescita economica, lo sviluppo sostenibile e il miglioramento della qualità della vita dei cittadini in tutte le regioni e le città dell’Unione europea. Al fine di raggiungere tali obiettivi e di affrontare le diverse esigenze di sviluppo di tutte le regioni dell’Unione europea, per il periodo 2014-2020 sono stati destinati alla politica di coesione 351,8 miliardi di EUR, quasi un terzo del bilancio complessivo UE. Erogazione dei finanziamenti L’attuazione della politica regionale passa attraverso due fondi principali: il Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) e il Fondo di coesione (FC) . Con il Fondo sociale europeo (FSE) , il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) e il Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca (FEAMP) , i fondi appena descritti costituiscono i Fondi strutturali e di investimento europei (Fondi SIE) . La politica regionale sostiene la solidarietà europea I fondi della politica di coesione sono per lo più concentrati nei paesi e nelle regioni in ritardo di sviluppo affinché possano mettersi in pari, riducendo le disparità economiche, sociali e territoriali tuttora esistenti in Unione europea. La politica regionale ha salvaguardato le regioni e le città europee dagli effetti più gravi della crisi Sostenendo gli investimenti pubblici e distribuendo gli investimenti UE con flessibilità, ad esempio con la riprogrammazione dei fondi o l’aumento del tasso di cofinanziamento in paesi quali Cipro, Grecia, Irlanda, Portogallo, Romania e Ungheria, la politica regionale ha attenuato l’impatto 1

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CHE COS’E’ LA POLITICA REGIONALE?

La politica regionale è la principale politica di investimento dell’Unione europea

La politica regionale è una materia di competenza concorrente, sostiene la creazione di posti di lavoro, la competitività tra imprese, la crescita economica, lo sviluppo sostenibile e il miglioramento della qualità della vita dei cittadini in tutte le regioni e le città dell’Unione europea.

Al fine di raggiungere tali obiettivi e di affrontare le diverse esigenze di sviluppo di tutte le regioni dell’Unione europea, per il periodo 2014-2020 sono stati destinati alla politica di coesione 351,8 miliardi di EUR, quasi un terzo del bilancio complessivo UE. 

Erogazione dei finanziamenti

L’attuazione della politica regionale passa attraverso due fondi principali: il Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR)e il Fondo di coesione (FC) .

Con il Fondo sociale europeo (FSE) , il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) e il Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca (FEAMP), i fondi appena descritti costituiscono i Fondi strutturali e di investimento europei (Fondi SIE).

La politica regionale sostiene la solidarietà europea

I fondi della politica di coesione sono per lo più concentrati nei paesi e nelle regioni in ritardo di sviluppo affinché possano mettersi in pari, riducendo le disparità economiche, sociali e territoriali tuttora esistenti in Unione europea.

La politica regionale ha salvaguardato le regioni e le città europee dagli effetti più gravi della crisi

Sostenendo gli investimenti pubblici e distribuendo gli investimenti UE con flessibilità, ad esempio con la riprogrammazione dei fondi o l’aumento del tasso di cofinanziamento in paesi quali Cipro, Grecia, Irlanda, Portogallo, Romania e Ungheria, la politica regionale ha attenuato l’impatto della crisi finanziaria iniziata nel 2008. In un periodo di intensa attività di risanamento dei conti pubblici, inoltre, la politica regionale dell’Unione europea ha assunto un’importanza determinante. Durante la crisi, in assenza della politica di coesione, negli Stati membri in ritardo di sviluppo i tanto necessari investimenti pubblici avrebbero subito un ulteriore calo del 45 %.

Impatto finanziario complessivo

La politica di coesione è un catalizzatore di ulteriori finanziamenti pubblici e privati, in quanto per un verso obbliga gli Stati membri al cofinanziamento attingendo ai bilanci nazionali, per l’altro suscita fiducia negli investitori.

Considerando i contributi nazionali e gli altri investimenti privati, si prevede un impatto della politica di coesione per il periodo 2014-2020 quantificabile in circa 450 miliardi di EUR.

I principali risultati conseguiti dalla politica regionale

Gli attuali risultati per paese si basano sulla relazione di sintesi della valutazione ex post dei programmi della politica di coesione finanziati dal Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) e

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dal Fondo di coesione nel periodo di programmazione 2007-2013 . Presentano e analizzano i risultati a livello di Stato membro e cercano di rispondere a tre gruppi fondamentali di domande:

Come sono stati usati i finanziamenti erogati nello Stato membro o in che cosa è stato speso il denaro?

Quali sono stati i risultati e quanto hanno contribuito al raggiungimento degli obiettivi della politica di coesione?

Quali sono le lezioni da trarre dall’esperienza di questo periodo e quali sono le implicazioni per la politica di coesione in futuro, oppure come si possono migliorare la progettazione e il funzionamento della politica per renderla più efficace?

Di seguito sono elencati i principali risultati conseguiti a oggi dalla politica regionale per il periodo di programmazione 2007-2013.

Creazione di posti di lavoro e crescita Il reddito è aumentato nelle regioni più povere dell’Unione europea dove si è registrata una

crescita del PIL pro capite dal 60,5 % della media UE nel 2007 al 62,7% nel 2010.

Secondo le stime, dal 2007 al 2014 sono stati creati 1 300 000 nuovi posti di lavoro

La storia della politica

1957 - 1987

1957: la politica regionale trova le sue origini nel trattato di Roma che istituisce la Comunità economica europea.

1968: viene creata la direzione generale della Politica regionale della Commissione europea. 1975: viene istituito il Fondo europeo di sviluppo regionale

1988 - 1992

1988: per adattarsi all'arrivo di Grecia (1981), Spagna e Portogallo (1986), i fondi strutturali vengono integrati in una politica di coesione generale che introduce alcuni principi chiave:

o attenzione alle regioni più povere e più arretrate o programmazione pluriennale o orientamento strategico degli investimenti o coinvolgimento di partner regionali e locali

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Bilancio: 64 miliardi di ECU.

1994 - 1999

1993: il trattato di Maastricht introduce tre novità: o il Fondo di coesione o il Comitato delle regioni o il principio di sussidiarietà

1993: viene creato lo Strumento finanziario di orientamento della pesca 1994-99: le risorse dei fondi strutturali e di coesione vengono raddoppiate fino a costituire

un terzo del bilancio dell'UE. 1995: viene aggiunto un obiettivo speciale a sostegno delle regioni scarsamente abitate di

Finlandia e Svezia. Bilancio: 168 miliardi di ECU

2000 - 2006

2000: la "strategia di Lisbona" sposta le priorità dell'UE verso la crescita, l'occupazione e l'innovazione. Di conseguenza vengono riviste anche le priorità della politica di coesione.

2000-04: gli strumenti di pre-adesione mettono a disposizione dei paesi in attesa di aderire all'UE finanziamenti e know-how

2004: aderiscono all'UE dieci nuovi paesi (incrementando la popolazione dell'UE del 20%, ma il suo PIL di solo il 5%).

Bilancio: 213 miliardi di euro per i 15 membri esistenti; 22 miliardi di euro per i nuovi Stati membri (2004-2006)

2007 - 2013

2007: Bulgaria e Romania entrano nell'Unione europea 2013: la Croazia entra a far parte dell'Unione europea Regole e strutture semplificate L'enfasi su trasparenza e comunicazione e l'aumento dell'attenzione dedicata a crescita e

occupazione sono elementi chiave della riforma Principali aree di investimento (il 25% del bilancio è stato assegnato a ricerca e innovazione,

mentre il 30% è andato a infrastrutture ambientali e misure volte a contrastare i cambiamenti climatici)

Bilancio: 347 miliardi di EUR

2014 - 2020

Investimenti tesi a raggiungere gli obiettivi della strategia Europa 2020 per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva nell'Unione europea

Priorità principali Regole armonizzate Maggiore enfasi sull'inclusione sociale e sulla lotta alla disoccupazione giovanile Bilancio: 351 miliardi di EUR

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Coesione territoriale

Dal 1986 l'obiettivo della politica di coesione è rafforzare la coesione economica e sociale. Il trattato di Lisbona e la nuova strategia ad alto livello dell'UE (Europe 2020) introducono una terza dimensione: la coesione territoriale.

Si tratta di un argomento oggetto di discussione fin dai primi anni novanta, e ogni volta che un nuovo paese entra nell'UE aumenta la necessità di prestare attenzione all'evoluzione del territorio europeo.

Questioni principali

Come possiamo:

sfruttare pienamente i punti di forza di ogni territorio in modo che possano contribuire al meglio allo sviluppo sostenibile ed equilibrato dell'UE nel suo insieme?

gestire la concentrazione? Le città hanno un impatto sia positivo che negativo, in quanto incrementano innovazione e produttività ma allo stesso tempo anche inquinamento ed emarginazione sociale;

collegare meglio i territori? Le persone dovrebbero poter vivere dove desiderano e avere comunque accesso a servizi pubblici, trasporti efficienti, reti di energia affidabili e Internet a banda larga;

sviluppare la cooperazione? Gli effetti dei cambiamenti climatici e della congestione del traffico non si fermano ai tradizionali confini amministrativi, pertanto è necessario sviluppare nuove forme di cooperazione tra paesi e regioni. La strategia dell'UE per la regione del Mar Baltico e la strategia dell'UE per la regione del Danubio rappresentano due esempi del nuovo approccio macroregionale.

Urban-Rural linkages

Il Libro verde sulla coesione territoriale (2008) ha avviato un ampio processo di consultazione che continua tutt'oggi mediante riunioni regolari di esperti provenienti da tutta Europa. La coesione territoriale formerà parte integrante della politica di coesione dal 2013.

La politica di coesione può migliorare la coesione territoriale:

favorendo lo sviluppo integrato dei territori, in quanto spazi in cui si svolge la vita dei cittadini

promuovendo politiche basate sul territorio mediante un coordinamento intersettoriale delle politiche e un sistema di governo a più livelli, da quello locale a quello europeo

incoraggiando la cooperazione tra territori per rafforzare l'integrazione europea migliorando la conoscenza dei territori, al fine di guidarne lo sviluppo.

COME INTERVIENE LA POLITICA REGIONALE EUROPEA?

Le novità del periodo 2014-2020

Maggiore concentrazione sui risultati: obiettivi chiari e misurabili per migliorare la responsabilità.

Semplificazione: un insieme di norme unico per cinque fondi. Condizioni: introduzione di prerequisiti specifici da soddisfare prima della canalizzazione

dei fondi.4

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Potenziamento della dimensione urbana e della lotta per l’inclusione sociale: destinazione di una quota minima del FESR a favore di progetti integrati nelle città e del FSE a sostegno delle comunità emarginate.

Collegamento alla riforma economica: la Commissione può sospendere i finanziamenti allo Stato membro che disattenda le norme di carattere economico dell’Unione europea.

Le priorità

La politica di coesione ha stabilito 11 obiettivi tematici a sostegno della crescita per il periodo 2014-2020.

Gli investimenti del FESR finanzieranno tutti gli 11 obiettivi, ma quelli da 1 a 4 costituiscono le principali priorità di investimento. 

Le principali priorità del FSE sono gli obiettivi da 8 a 11, ma il fondo finanzia anche quelli da 1 a 4.

Il Fondo di coesione finanzia gli obiettivi da 4 a 7 e 11

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Programmazione e attuazione

La politica regionale interessa l'Unione europea in ogni sua parte e a tutti i livelli, da quello di unione e nazione a quello di regione e comunità locale. La politica di coesione dell'Unione europea prevede una strategia di promozione e supporto dello sviluppo armonico generale degli Stati membri e delle regioni. La politica viene implementata dagli organi nazionali e regionali in collaborazione con la Commissione europea.

Il quadro di riferimento della politica di coesione prevede un ciclo di 7 anni. L'attuale ciclo copre il periodo 2014-2020.

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L'implementazione della politica si articola nelle fasi indicate di seguito:

Il bilancio per la politica e le norme per il suo utilizzo sono decisi di concerto tra il Consiglio europeo e il Parlamento europeo sulla base di una proposta presentata dalla Commissione. Alle disposizioni comuni ai Fondi strutturali e di investimento europei (FESR, FSE, FC, FEASR e FEAMP) si aggiungono norme specifiche per ciascun fondo.

I principi e le priorità della politica di coesione sono frutto di un processo di consultazione tra la Commissione e i paesi dell'Unione europea. Ogni Stato membro redige un progetto di Contratto di partenariato che descrive la propria strategia e propone un elenco di programmi. In aggiunta gli Stati membri presentano una bozza dei programmi operativi (PO) che interessano gli Stati membri nella loro interezza e/o le regioni. Sono previsti inoltre programmi di cooperazione che coinvolgono più stati.

La Commissione negozia con le autorità nazionali il contenuto definitivo del Contratto di partenariato e di ogni programma. I programmi espongono le priorità del paese e/o delle regioni o dell'area di cooperazione interessata. Alla programmazione e alla gestione dei PO possono partecipare tutti gli organismi che rappresentano i lavoratori, i datori di lavoro e la società civile.

I programmi sono implementati dagli Stati membri e dalle rispettive regioni. Ciò significa selezionare, controllare e valutare centinaia di migliaia di progetti. Tale lavoro è organizzato dalle «autorità di gestione» in ogni paese e/o regione.

La Commissione impegna i fondi (affinché i paesi possano iniziare a spenderli per i propri programmi).

La Commissione rimborsa le spese certificate a ciascun paese. La Commissione monitora ogni programma congiuntamente al paese interessato. Sia la Commissione sia gli Stati membri presentano relazioni nel corso di tutto il periodo di

programmazione.

Principi

La politica di coesione si fonda su quattro principi chiave:

Concentrazione

Questo principio implica tre aspetti:

Concentrazione delle risorse: la gran parte delle risorse dei fondi strutturali (70% per il periodo 2014-2020) è destinata alle regioni e ai paesi più poveri.

Concentrazione degli sforzi: Indirizzare gli investimenti alle priorità chiave per la crescita o Ricerca e innovazione o Tecnologie dell'informazione e della comunicazione (TIC) o Potenziamento della competitività delle piccole e medie imprese (PMI) o Sostegno a favore della transizione verso un'economia a basso tenore di carbonio

Concentrazione della spesa: all'inizio di ciascun periodo di programmazione ad ogni programma vengono assegnati i finanziamenti annuali. Tali finanziamenti devono essere utilizzati entro la fine del secondo anno successivo alla loro assegnazione (nota come regola N+2 )

Programmazione

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La politica di coesione non finanzia singoli progetti, bensì programmi nazionali pluriennali in linea con gli obiettivi e le priorità dell'UE.

Per maggiori informazioni sul sistema di programmazione, vedere Le fasi della politica regionale: punto per punto.

Partnership

Ogni programma viene elaborato mediante un processo collettivo che coinvolge amministrazioni a livello europeo, nazionale o regionale e locale, parti sociali e organizzazioni della società civile.

Questa collaborazione riguarda ogni fase del processo di programmazione, dall'elaborazione alla gestione e all'attuazione, fino al monitoraggio e alla valutazione.

Tale approccio contribuisce ad assicurare che l'intervento sia conforme alle esigenze e alle priorità locali e regionali.

Addizionalità

I finanziamenti dei fondi strutturali europei non possono sostituirsi alla spesa nazionale di uno Stato membro.

La Commissione si accorda con ogni paese in merito al livello di spesa pubblica (o equivalente) ammissibile da mantenere nel corso del periodo di programmazione, e ne verifica il rispetto alla metà (2018) e alla fine (2022) del periodo di programmazione.

Lo scopo è fissare obiettivi di spesa pubblica strutturale realistici, ma ambiziosi per assicurarsi che i contributi dei fondi strutturali siano realmente portatori di valore aggiunto. Di regola, la spesa annuale media in termini reali non dovrebbe essere inferiore rispetto al periodo di programmazione precedente.

I TEMI DELLA POLITICA REGIONALE EUROPEA

Ricerca e innovazione

La crescita sostenibile è sempre più correlata alla capacità delle economie regionali di innovare e trasformare, adattandosi a un ambiente più competitivo e in continua evoluzione. Tale situazione richiede quindi maggiore impegno per la realizzazione di un ecosistema volto a incoraggiare innovazione, ricerca, sviluppo e imprenditorialità, come sottolineato nell'ambito della strategia Europa 2020 e dell'iniziativa faro Unione dell'innovazione correlata.

Lo sviluppo dell'innovazione rappresenta un aspetto fondamentale nei programmi della politica di coesione per il periodo 2007-2013 in cui circa 86,4 miliardi di EUR, ovvero pressoché il 25% degli stanziamenti totali, sono destinati all'innovazione nel suo complesso. Tale impegno è stato ulteriormente rafforzato nel nuovo periodo di programmazione 2014-2020, in cui il 30% degli stanziamenti totali verrà distribuito ai fini dell'innovazione nel suo complesso. In futuro, strategie di specializzazione intelligente consentiranno anche di sfruttare il potenziale d'innovazione di tutte le regioni dell'Unione Europea.

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Tecnologie dell’informazione e della comunicazione

Per la competitività dell’Europa nell’odierna e sempre più digitale economia globale, lo sviluppo delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC) è di fondamentale importanza. Per il periodo di finanziamento 2014-2020, oltre 20 miliardi di EUR stanziati dal Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) e dal Fondo di coesione sono disponibili per investimenti nelle TIC. Tali investimenti sostengono l’azione intrapresa dalla Commissione e volta alla creazione di un mercato unico digitale, con il potenziale per generare un’ulteriore crescita fino a 250 miliardi di EUR.

Il miglioramento dell’accesso, dell’uso e della qualità delle TIC è uno degli 11 obiettivi tematici per la politica di coesione nel periodo 2014-2020. Il FESR attribuirà priorità a:

ampliamento della diffusione della banda larga e introduzione delle reti ad alta velocità; sviluppo di prodotti e servizi TIC e dell’e-commerce; potenziamento delle applicazioni TIC per la pubblica amministrazione online, l’e-learning,

l’inclusione digitale, la cultura digitale e la sanità elettronica.

Le misure a favore delle TIC possono ricevere sostegno anche nell’ambito di altri obiettivi tematici e sono inoltre incluse in molte strategie di specializzazione intelligente. Con il passaggio da un approccio tradizionale al settore delle TIC a una «agenda digitale» completa a livello locale, regionale e nazionale inserita nel contesto della strategia di specializzazione intelligente, le regioni possono identificare le priorità più pertinenti al loro territorio in termini di investimenti nelle TIC.

I fondi strutturali e di investimento europei non vanno visti esclusivamente come un sostegno economico ma anche come uno strumento per le politiche, utile alle autorità pubbliche per definire la propria strategia e pianificare le proprie iniziative amministrative e di investimento. Al fine di garantire che gli investimenti dell’UE producano il massimo impatto, agli Stati membri e alle

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regioni che intendono impiegare i fondi per progetti correlati alle TIC viene richiesto di attuare un quadro politico strategico per la crescita digitale e un piano per le reti di prossima generazione.

È inoltre possibile utilizzare i fondi strutturali e di investimento europei in modo strategico per favorire l’attuazione delle iniziative di carattere legislativo riguardanti il mercato unico digitale (DSM, Digital Single Market), lo sviluppo della capacità amministrativa per l’efficace applicazione di tale normativa e la promozione di investimenti di fondi pubblici e privati nazionali per accrescere e accelerare l’impatto positivo del DSM in tutte le regioni dell’UE.

I maggiori investimenti nelle TIC per il periodo 2014-2020 partiranno dai risultati ottenuti nel periodo di finanziamento 2007-2013:

oltre 5 milioni di persone in più hanno potuto accedere alla banda larga; oltre 20 700 progetti TIC hanno ricevuto il sostegno del FESR.

Competitività delle PMI

Le piccole e medie imprese rivestono un’importanza cruciale per l’economia dell’UE e costituiscono oltre il 99 % delle imprese europee e i due terzi dei posti di lavoro del settore privato. Durante il ciclo 2014-2020, i Fondi strutturali e di investimento europei metteranno a disposizione degli Stati membri oltre 450 miliardi di EUR per finanziare gli investimenti volti a promuovere l’occupazione e la crescita.

Il miglioramento della competitività delle PMI è uno degli 11 obiettivi tematici della politica di coesione per il periodo 2014-2020. Saranno effettuati ulteriori investimenti a favore delle PMI nel quadro di altri obiettivi tematici, in particolare per la ricerca e l’innovazione, l’economia a basse emissioni di carbonio e le tecnologie dell’informazione e della comunicazione. 57 miliardi di EUR,

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ovvero circa il 20 % degli aiuti stanziati attraverso il Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR), saranno espressamente destinati alle PMI. Inoltre, nel periodo di programmazione 2014-2020, l’accresciuto utilizzo di strumenti finanziari che consentono di mobilitare ulteriori risorse UE, nazionali e regionali dovrebbe apportare ulteriori vantaggi alle PMI.

Questi investimenti aiuteranno le PMI a:

accedere ai finanziamenti per gli investimenti attraverso sussidi, prestiti, garanzie sui prestiti, capitali di rischio, ecc.;

beneficiare del sostegno mirato alle imprese, riguardante ad esempio il know-how e le consulenze, le informazioni e le opportunità di networking, nonché i partenariati transfrontalieri;

migliorare il proprio accesso ai mercati globali e alle catene di valore internazionali; sfruttare nuove opportunità di crescita, quali l’economia verde, il turismo sostenibile, i

servizi sanitari e sociali, compresi l’«economia d’argento» e le industrie creative e culturali; investire nel capitale umano e nelle attività di organizzazione, provvedendo a una

formazione professionale basata sulla pratica; intensificare i collegamenti tra i centri di ricerca e le università, al fine di promuovere

l’innovazione.

Le nuove misure e norme semplificate agevolano l’accesso delle PMI ai fondi della politica di coesione per il periodo 2014-2020. Tra di esse figurano:

l’attività di rendicontazione on-line relativa all’utilizzo dei fondi; norme di ammissibilità più chiare; audit più mirati e meno frequenti per operazioni di minore entità; un ambito di applicazione più ampio e la semplificazione dell’organizzazione e dell’accesso

agli strumenti finanziari.

I maggiori investimenti a favore delle PMI per il periodo 2014-2020 si baseranno sui risultati conseguiti dalla politica di coesione durante il ciclo di programmazione 2007-2013:

sostegno fornito a oltre 95 000 start-up; oltre 300 000 posti di lavoro creati nelle PMI.

 

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Economia a basse emissioni di carbonio

La politica di coesione svolge un ruolo importante a sostegno della transizione dell’UE verso un’economia a basse emissioni di carbonio, in linea con la strategia per l’Unione dell’energia.

Per il periodo di finanziamento 2014-2020, le norme relative al Il Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) per la prima volta richiedono agli Stati membri di stanziare una proporzione minima obbligatoria dei finanziamenti disponibili per l’economia a basse emissioni di carbonio:

il 20 % delle risorse FESR nazionali nelle regioni più sviluppate il 15 % nelle regioni in transizione il 12 % nelle regioni meno sviluppate.

Gli Stati membri hanno superato di gran lunga questa proporzione minima e 40 miliardi di EUR del fondo di coesione e di quello FESR saranno ora investiti nell’economia a basse emissioni di carbonio tra il 2014 e il 2020 (il doppio dell’importo speso in quest’area durante il precedente periodo di finanziamento).

Ciò aiuterà gli Stati membri, le regioni, i governi locali e le città a implementare gli investimenti più urgenti nell’efficienza energetica di edifici, nell’energia rinnovabile, nelle reti intelligenti, nei trasporti urbani sostenibili, nonché nella ricerca e innovazione in queste aree. Questi investimenti aiuteranno a diminuire le costose importazioni di energia, diversificare le fonti energetiche, contrastare la precarietà energetica, ridurre le emissioni, creare posti di lavoro e supportare le piccole e medie imprese.

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È inoltre possibile ricevere sostegno per gli investimenti nei trasporti e nella mobilità sostenibili e nei sistemi intelligenti di distribuzione, stoccaggio e trasmissione dell'energia nell'ambito dell'obiettivo tematico 7.

Sviluppo urbano

Le città sono considerate al contempo causa e soluzione delle difficoltà di natura economica, ambientale e sociale di oggi. Le aree urbane d'Europa ospitano oltre due terzi della popolazione dell'UE, utilizzano circa l'80% delle risorse energetiche e generano fino all'85% del PIL europeo. Veri e propri motori dell'economia europea, queste aree fungono da catalizzatori per la creatività e l'innovazione in tutta l'Unione, ma sono anche i luoghi in cui vari problemi persistenti, quali ad esempio disoccupazione, segregazione e povertà, raggiungono i livelli più allarmanti. Le politiche urbane assumono in quest'ottica un'importanza transfrontaliera, ragion per cui lo sviluppo urbano riveste un ruolo di primo piano nella politica regionale dell'UE.

Dimensione urbana della politica di coesione

Il periodo 2014-2020 ha posto la dimensione urbana al centro della politica di coesione. Almeno il 50% delle risorse del FESR per questo arco di tempo sarà investito in aree urbane e lo stanziamento potrà essere incrementato in un secondo momento. Circa 10 miliardi di euro provenienti dal FESR verranno assegnati direttamente alle strategie integrate per lo sviluppo sostenibile dell'ambiente urbano, che circa 750 città dovranno trasporre sul piano pratico.

I fondi di coesione UE sostengono progetti in un ampio ventaglio di settori.

I fondi della politica di coesione per il periodo 2014-2020 sono concentrati su undici obiettivi tematici. Quattro di essi costituiscono le priorità chiave del Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR). Inoltre l’Unione europea finanzia progetti in una serie di altri settori e sostiene le regioni più vulnerabili.

Obiettivi tematici del FESR

Ulteriori informazioni sulle priorità chiave finanziate dalla politica regionale:

ricerca e innovazione tecnologie dell’informazione e della comunicazione competitività delle PMI economia a basse emissioni di carbonio

Gli Stati membri e le regioni devono destinare una determinata quota dei finanziamenti del FESR ad almeno due delle suddette priorità chiave:

almeno l’80 % dei finanziamenti del FESR per le regioni più sviluppate almeno il 60 % dei finanziamenti del FESR per le regioni in transizione almeno il 50 % dei finanziamenti del FESR per le regioni in ritardo di sviluppo

Altri obiettivi tematici

Ulteriori informazioni sui finanziamenti relativi ai sette obiettivi tematici rimanenti:

cambiamenti climatici e prevenzione dei rischi 13

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ambiente ed efficienza delle risorse reti di trasporto ed energetiche occupazione e mercato del lavoro inclusione sociale istruzione e formazione pubblica amministrazione più efficiente

Ulteriori campi di attività

Inoltre i fondi di coesione UE sostengono progetti nei seguenti campi, contribuendo con ciò al raggiungimento degli obiettivi della strategia Europa 2020 per la promozione della crescita intelligente, sostenibile e inclusiva:

politica concorrenziale salute cultura turismo

Affrontare le esigenze particolari di determinate regioni e comunità

L’UE compie sforzi specifici a sostegno di determinate categorie di regioni e comunità:

regioni europee ultraperiferiche sviluppo urbano sviluppo rurale Irlanda del Nord: il programma Peace regioni nei paesi candidati e potenziali candidati (allargamento dell’UE)

Bilancio disponibile 2014-2020

I finanziamenti alla politica regionale e di coesione per il periodo 2014-2020 ammontano a 351,8 miliardi di euro. Dati e grafici particolareggiati sono disponibili nel portale dei dati sulla politica di coesione.

Dotazioni finanziarie 2014-2020

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Dove si possono richiedere i finanziamenti regionali?

I finanziamenti vanno richiesti all'autorità che gestisce il relativo programma regionale. Tale organismo valuterà il vostro progetto e deciderà se concedere un finanziamento.

Chi può richiedere i finanziamenti regionali?

Tra le organizzazioni che possono beneficiare dei finanziamenti della politica regionale figurano: enti pubblici, alcune organizzazioni del settore privato (in particolare piccole imprese), università, associazioni, ONG e organizzazioni non lucrative. Possono richiedere un finanziamento anche imprese estere con una filiale nella regione interessata dal relativo programma operativo, a patto che rispettino le norme europee in materia di appalti pubblici.

Per ulteriori informazioni su chi può richiedere un finanziamento nella vostra regione, contattate la vostra autorità di gestione.

I promotori di progetti in paesi candidati o potenziali candidati all'adesione all'UE devono contattare lo strumento di assistenza preadesione (IPA).

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Poiché nella maggior parte dei casi, i finanziamenti vengono accordati a progetti, è indispensabile elaborare progetti ammissibili.

Esistono altre fonti di finanziamento dell'UE?

L'UE fornisce finanziamenti e sovvenzioni per un'ampia gamma di progetti e programmi in diversi settori, come cultura, istruzione, agricoltura e sviluppo rurale, ricerca e ambiente.

Gestione finanziaria

Sebbene i fondi strutturali siano parte del bilancio dell'UE, il modo in cui vengono spesi si basa su un sistema di condivisione delle responsabilità tra la Commissione europea e le amministrazioni nazionali:

la Commissione negozia e approva i programmi di sviluppo proposti dai paesi dell'UE e stanzia le risorse.

i paesi / le regioni dell'UE gestiscono i programmi, li attuano selezionando i progetti, che controllano e valutano.

la Commissione si occupa del monitoraggio del programma, impegna ed eroga le spese approvate e verifica i sistemi di controllo.

Per ciascun programma operativo l'amministrazione nazionale nomina:

un’autorità di gestione (un ente pubblico nazionale, regionale o locale oppure un organismo pubblico o privato per gestire il programma operativo)

un organismo di certificazione (un ente o un organismo pubblico nazionale, regionale o locale per certificare le dichiarazioni di spesa e le richieste di pagamento prima del loro invio alla Commissione)

un organismo di audit (un ente o un organismo pubblico nazionale, regionale o locale per ciascun programma operativo per verificare il funzionamento del sistema di gestione e di controllo)

Impegni

Gli impegni di bilancio per i programmi operativi sono stabiliti per quota annua, per fondo e per obiettivo. La Commissione impegna la prima quota annua prima dell'adozione del programma operativo. In seguito impegna le quote entro il 30 aprile di ogni anno.

Disimpegno automatico

Una parte dell'impegno di bilancio viene automaticamente disimpegnata dalla Commissione qualora rimanga inutilizzata o non si riceva alcuna richiesta di pagamento entro la fine del terzo anno successivo a quello dell'impegno di bilancio.

Condizioni per il finanziamento

Massimali di cofinanziamento

Tassi massimi di cofinanziamento:

Regioni arretrate: 80 o 85% (per ulteriori informazioni, vedere l'articolo 120 del regolamento n. 1303/2013)

Regioni in transizione: 60%17

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Regioni più sviluppate: 50% Fondo di coesione: 85% Cooperazione territoriale europea: 85%

Spese ammissibili

Le spese ammissibili sono quelle sostenute nel periodo 1.1.2014 - 31.12.2023. Le operazioni cofinanziate non devono essere completate prima della data di inizio dell'ammissibilità. Le norme sono stabilite a livello nazionale, salvo che la normativa dei singoli fondi non preveda altrimenti

Il Fondo europeo di sviluppo regionale

Il FESR mira a consolidare la coesione economica e sociale dell'Unione europea correggendo gli squilibri fra le regioni.

Il FESR concentra gli investimenti su diverse aree prioritarie chiave. Tale approccio assume il nome di «concentrazione tematica»:

innovazione e ricerca; agenda digitale; sostegno alle piccole e medie imprese (PMI); economia a basse emissioni di carbonio.

Le risorse FESR stanziate a favore di tali priorità dipendono dalla categoria di regione:

nelle regioni più sviluppate almeno l'80 % dei fondi deve concentrarsi su almeno due priorità;

nelle regioni in transizione la concentrazione concerne il 60 % dei fondi; nelle regioni in ritardo di sviluppo la concentrazione concerne il 50 % dei fondi.

Alcune risorse FESR, inoltre, devono essere specificamente destinate a progetti attinenti all'economia a basse emissioni di carbonio:

regioni più sviluppate: 20 %; regioni in transizione: 15 %; regioni in ritardo di sviluppo: 12 %.

Cooperazione territoriale europea

I Programmi di cooperazione territoriale europea prevedono la concentrazione di almeno l'80 % dei fondi sulle quattro aree prioritarie menzionate in precedenza.

Specificità territoriali

Il FESR riserva particolare attenzione alle specificità territoriali. La sua azione mira a ridurre i problemi economici, ambientali e sociali che affliggono le aree urbane, investendo principalmente nello sviluppo urbano sostenibile. Almeno il 5 % delle risorse FESR è destinato alle specificità territoriali mediante le «azioni integrate» gestite dalle città.

Le aree svantaggiate dal punto di vista geografico (in quanto isolate, montagnose o a scarsa densità demografica) ricevono un trattamento particolare. Le aree più periferiche, infine, godono di

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specifici aiuti economici da parte del FESR per far fronte agli eventuali svantaggi derivanti dalle condizioni di lontananza.

Il Fondo di coesione

Il Fondo di coesione assiste gli Stati membri con un reddito nazionale lordo (RNL) pro capite inferiore al 90% della media dell'Unione europea. I suoi obiettivi sono la riduzione delle disparità economiche e sociali e la promozione dello sviluppo sostenibile.

In virtù del Regolamento sulle disposizioni comuni, attualmente il Fondo di coesione è soggetto alle medesime norme di programmazione, gestione e controllo che disciplinano FESR e FSE.

Gli Stati membri ammissibili al Fondo di coesione nel periodo 2014-2020 sono: Bulgaria, Cipro, Croazia, Estonia, Grecia, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Portogallo, Repubblica ceca, Romania, Slovacchia, Slovenia e Ungheria.

Il Fondo di coesione prevede lo stanziamento di complessivi 63.4 miliardi di EUR da destinarsi ad attività comprese nelle seguenti categorie:

reti transeuropee di trasporto, in particolare i progetti prioritari di interesse europeo così come definiti dall'UE. Il Fondo di coesione sosterrà i progetti infrastrutturali rientranti nell'iniziativa Meccanismo per collegare l'Europa;

tutela dell'ambiente. In tale campo, il Fondo di coesione può anche intervenire nel quadro di progetti correlati al settore dell'energia o dei trasporti, a condizione che questi offrano chiari vantaggi sotto il profilo ambientale in termini di efficienza energetica, utilizzo delle energie rinnovabili, sviluppo del trasporto ferroviario, sostegno all'intermodalità, potenziamento dei trasporti pubblici e così via.

Il sostegno finanziario del Fondo di coesione può essere interrotto per decisione (adottata a maggioranza qualificata) del Consiglio qualora uno Stato Membro evidenzi un deficit pubblico eccessivo e né abbia risolto né si sia attivato per risolvere la situazione deficitaria.

Il Fondo sociale europeo

Il FSE investe sulle persone, riservando speciale attenzione al miglioramento delle opportunità di formazione e occupazione in tutta l'Unione europea. Suo ulteriore obiettivo è avvantaggiare le persone in condizioni di maggiore vulnerabilità e a rischio di povertà.

Gli investimenti del FSE interessano tutte le regioni dell'Unione europea. Fra il 2014 e il 2020 sono previsti investimenti in capitale umano negli Stati membri per oltre 80 miliardi di euro, con almeno 3,2 miliardi di euro in più per l'Iniziativa a favore dell'occupazione giovanile.

Nello stesso periodo il FSE si concentrerà su quattro obiettivi tematici della politica di coesione:

la promozione dell'occupazione e il sostegno alla mobilità dei lavoratori; la promozione dell'inclusione sociale e la lotta contro la povertà; l'investimento in istruzione, competenze e apprendimento permanente; il miglioramento della capacità istituzionale e l'efficienza dell'amministrazione pubblica.

Il 20 % degli investimenti del FSE, inoltre, sarà destinato ad attività dirette a migliorare l'inclusione sociale e a contrastare la povertà. Tale approccio assume il nome di concentrazione tematica.

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Fondo di solidarietà dell'UE

Il Fondo di solidarietà dell'Unione europea (FSUE) è nato per rispondere alle grandi calamità naturali ed esprimere la solidarietà europea alle regioni colpite all'interno dell'UE. Il Fondo è stato istituito a seguito delle gravi inondazioni che hanno devastato l'Europa centrale nell'estate del 2002. Da allora è stato utilizzato ben 80 volte in risposta a diversi tipi di catastrofi, tra cui inondazioni, incendi forestali, terremoti, tempeste e siccità. Finora sono stati erogati oltre 5 miliardi di euro a favore di 24 paesi europei. Elenco degli interventi

Strumento di preadesione (IPA)

A decorrere da gennaio 2007, lo Strumento di preadesione (IPA) sostituisce una serie di programmi e strumenti finanziari dell'Unione europea destinati ai paesi candidati e ai potenziali paesi candidati all'adesione all'UE: PHARE, PHARE CBC, ISPA, SAPARD, CARDS e lo Strumento finanziario per la Turchia.

Gli interventi previsti nell'ambito dell'IPA 2007-2013 ("IPA I") possono interessare cinque misure:

sostegno alla transizione e rafforzamento delle istituzioni; cooperazione transfrontaliera (con gli Stati membri dell'UE e gli altri paesi ammissibili

all'IPA); sviluppo regionale (trasporti, ambiente e sviluppo economico); risorse umane (valorizzazione del capitale umano e lotta contro l'esclusione); sviluppo rurale.

I paesi beneficiari dell'IPA sono suddivisi in due categorie:

i paesi candidati all'UE (Turchia, Albania, Montenegro, Serbia e l'ex Repubblica iugoslava di Macedonia), ammissibili alle cinque misure dell'IPA;

i paesi candidati potenziali dei Balcani occidentali (Bosnia-Erzegovina, Kosovo, ai sensi della risoluzione 1244/99 del Consiglio di Sicurezza dell'ONU), ammissibili esclusivamente alle prime due misure.

Il quadro giuridico e l'assistenza finanziaria relativi all'IPA 2014-2020 ("IPA II") rientrano tra le competenze della DG Politica di vicinato e negoziati di allargamento, ad eccezione della cooperazione transfrontaliera tra paesi membri e paesi beneficiari dell'IPA.

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NORMATIVA DI RIFERIMENTO DELLA POLITICA REGIONALE UE

TITOLO XVIII COESIONE ECONOMICA, SOCIALE E TERRITORIALE

Articolo 174 (ex articolo 158 del TCE) Per promuovere uno sviluppo armonioso dell'insieme dell'Unione, questa sviluppa e prosegue la propria azione intesa a realizzare il rafforzamento della sua coesione economica, sociale e territoriale.

In particolare l'Unione mira a ridurre il divario tra i livelli di sviluppo delle varie regioni ed il ritardo delle regioni meno favorite.

Tra le regioni interessate, un'attenzione particolare è rivolta alle zone rurali, alle zone interessate da transizione industriale e alle regioni che presentano gravi e permanenti svantaggi naturali o demografici, quali le regioni più settentrionali con bassissima densità demografica e le regioni insulari, transfrontaliere e di montagna.

Articolo 175 (ex articolo 159 del TCE) Gli Stati membri conducono la loro politica economica e la coordinano anche al fine di raggiungere gli obiettivi dell'articolo 174. L'elaborazione e l'attuazione delle politiche e azioni dell'Unione, nonché l'attuazione del mercato interno tengono conto degli obiettivi dell'articolo 174 e concorrono alla loro realizzazione. L'Unione appoggia questa realizzazione anche con l'azione che essa svolge attraverso fondi a finalità strutturale (Fondo europeo agricolo di orientamento e di garanzia, sezione «orientamento», Fondo sociale europeo, Fondo europeo di sviluppo regionale), la Banca europea per gli investimenti e gli altri strumenti finanziari esistenti.

La Commissione presenta ogni tre anni al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale e al Comitato delle regioni una relazione sui progressi compiuti nella realizzazione della coesione economica, sociale e territoriale e sul modo in cui i vari strumenti previsti dal presente articolo vi hanno contribuito. Tale relazione è corredata, se del caso, di appropriate proposte.

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Le azioni specifiche che si rivelassero necessarie al di fuori dei Fondi, fatte salve le misure decise nell'ambito delle altre politiche dell'Unione, possono essere adottate dal Parlamento europeo e dal Consiglio, che deliberano secondo la procedura legislativa ordinaria e previa consultazione del Comitato economico e sociale e del Comitato delle regioni.

Articolo 176 (ex articolo 160 del TCE) Il Fondo europeo di sviluppo regionale è destinato a contribuire alla correzione dei principali squilibri regionali esistenti nell'Unione, partecipando allo sviluppo e all'adeguamento strutturale delle regioni in ritardo di sviluppo nonché alla riconversione delle regioni industriali in declino.

Articolo 177 (ex articolo 161 del TCE) Fatto salvo l'articolo 178, il Parlamento europeo e il Consiglio, deliberando mediante regolamenti secondo la procedura legislativa ordinaria e previa consultazione del Comitato economico e sociale e del Comitato delle regioni, definiscono i compiti, gli obiettivi prioritari e l'organizzazione dei fondi a finalità strutturale, elemento quest'ultimo che può comportare il raggruppamento dei Fondi. Sono inoltre definite, secondo la stessa procedura, le norme generali applicabili ai Fondi, nonché le disposizioni necessarie per garantire l'efficacia e il coordinamento dei Fondi tra loro e con gli altri strumenti finanziari esistenti.

Un Fondo di coesione è istituito secondo la stessa procedura per l'erogazione di contributi finanziari a progetti in materia di ambiente e di reti transeuropee nel settore delle infrastrutture dei trasporti.

Articolo 178 (ex articolo 162 del TCE) I regolamenti di applicazione relativi al Fondo europeo di sviluppo regionale sono adottati dal Parlamento europeo e dal Consiglio, che deliberano secondo la procedura legislativa ordinaria e previa consultazione del Comitato economico e sociale e del Comitato delle regioni.

Per quanto riguarda il Fondo europeo agricolo di orientamento e di garanzia, sezione «orientamento», ed il Fondo sociale europeo restano applicabili rispettivamente gli articoli 43 e 164.

PROTOCOLLO (n. 28) SULLA COESIONE ECONOMICA, SOCIALE E TERRITORIALE

LE ALTE PARTI CONTRAENTI,

RICORDANDO che l'articolo 3 del trattato sull'Unione europea prevede tra gli altri obiettivi quello di promuovere la coesione economica, sociale e territoriale e la solidarietà tra gli Stati membri e che tale coesione figura tra i settori di competenza concorrente dell'Unione enunciati all'articolo 4, paragrafo 2, lettera c) del trattato sul funzionamento dell'Unione europea,

RICORDANDO che le disposizioni della parte terza, titolo XVIII, sulla coesione economica, sociale e territoriale, forniscono, nel loro insieme, la base giuridica per il consolidamento e l'ulteriore sviluppo dell'azione dell'Unione nel settore della coesione economica, sociale e territoriale, compresa la possibilità di creare un nuovo fondo,

RICORDANDO che l'articolo 177 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea prevede l'istituzione di un Fondo di coesione,

CONSTATANDO che la BEI sta erogando prestiti considerevoli e sempre maggiori a favore delle regioni più povere,

CONSIDERANDO il desiderio di una maggiore flessibilità nelle modalità di assegnazione delle risorse provenienti dai fondi strutturali,

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PRENDENDO ATTO del desiderio di modulare i livelli della partecipazione dell'Unione ai programmi e ai progetti in alcuni paesi,

PRENDENDO ATTO della proposta di prendere maggiormente in considerazione la prosperità relativa degli Stati membri nel sistema delle risorse proprie,

RIBADISCONO che la promozione della coesione economica, sociale e territoriale è di vitale importanza per il pieno sviluppo e il durevole successo dell'Unione,

RIBADISCONO la convinzione che i fondi strutturali debbano continuare a svolgere un ruolo considerevole nel conseguimento degli obiettivi dell'Unione nel settore della coesione,

RIBADISCONO la convinzione che la BEI debba continuare a dedicare la maggior parte delle sue risorse alla promozione della coesione economica, sociale e territoriale e si dichiarano disposte a riesaminare le esigenze di capitale della BEI non appena ciò sia a tal fine necessario,

CONVENGONO che il Fondo di coesione erogherà contributi finanziari dell'Unione a favore di progetti nei settori dell'ambiente e delle reti transeuropee negli Stati membri con un PNL pro capite inferiore al 90% della media dell'Unione i quali abbiano un programma volto a soddisfare le condizioni di convergenza economica di cui all'articolo 126 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea,

IT C 83/310 Gazzetta ufficiale dell’Unione europea 30.3.2010 310

Trattati consolidati

DICHIARANO l'intenzione di permettere un maggior margine di flessibilità nella concessione dei finanziamenti dei fondi strutturali per tener conto delle necessità specifiche che non siano contemplate dall'attuale regolamentazione dei fondi strutturali,

DICHIARANO di essere disposte a modulare i livelli della partecipazione dell'Unione nel contesto di programmi e progetti dei fondi strutturali, per evitare eccessivi aumenti delle spese di bilancio negli Stati membri meno prosperi,

RICONOSCONO la necessità di un regolare controllo dei progressi compiuti nella realizzazione della coesione economica, sociale e territoriale e si dichiarano disposte ad esaminare tutte le misure all'uopo necessarie,

DICHIARANO l'intenzione di tener maggiormente conto della capacità contributiva dei singoli Stati membri nel sistema delle risorse proprie e di esaminare, per gli Stati membri meno prosperi, i mezzi di correzione degli elementi di regressività esistenti nell'attuale sistema di risorse proprie,

CONVENGONO di allegare il presente protocollo al trattato sull'Unione europea e al trattato sul funzionamento dell'Unione europea.

Regolamenti per i Fondi strutturali e di investimento europei 2014-2020

L'articolo 174 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE) sancisce che, per rafforzare la coesione economica, sociale e territoriale al suo interno, l'Unione deve mirare a ridurre il divario tra i livelli di sviluppo delle varie regioni e il ritardo delle regioni meno favorite o insulari, e che un'attenzione particolare deve essere rivolta alle zone rurali, alle zone interessate da transizione industriale e alle regioni che presentano gravi e permanenti svantaggi naturali o demografici.

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Regolamento recante disposizioni comuni

Regolamento (UE) n. 1303/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 dicembre 2013 , recante disposizioni comuni sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo, sul Fondo di coesione, sul Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale e sul Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca e disposizioni generali sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo, sul Fondo di coesione e sul Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca, e che abroga il regolamento (CE) n. 1083/2006 del Consiglio

Modificato da: Regolamento (UE) 2015/1839 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 14 ottobre 2015 che modifica il regolamento (UE) n. 1303/2013 per quanto riguarda le misure specifiche per la Grecia (OJ L 270, 15.10.2015, p. 1)

Regolamento FESR

Regolamento (UE) n. 1301/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 dicembre 2013, relativo al Fondo europeo di sviluppo regionale e a disposizioni specifiche concernenti l'obiettivo "Investimenti a favore della crescita e dell'occupazione" e che abroga il regolamento (CE) n. 1080/2006

Regolamento FSE

Regolamento (UE) n. 1304/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 dicembre 2013, relativo al Fondo sociale europeo e che abroga il regolamento (CE) n. 1081/2006 del Consiglio

Regolamento ETC

Regolamento (UE) n. 1299/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 dicembre 2013, recante disposizioni specifiche per il sostegno del Fondo europeo di sviluppo regionale all'obiettivo di cooperazione territoriale europea

Regolamento GECT

Regolamento (UE) n. 1302/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 dicembre 2013, che modifica il regolamento (CE) n. 1082/2006 relativo a un gruppo europeo di cooperazione territoriale (GECT) per quanto concerne il chiarimento, la semplificazione e il miglioramento delle norme in tema di costituzione e di funzionamento di tali gruppi

Regolamento Fondo di coesione

Regolamento (UE) n. 1300/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 dicembre 2013, relativo al Fondo di coesione e che abroga il regolamento (CE) n. 1084/2006 del Consiglio

Regolamento FEASR

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Regolamento (UE) n. 1305/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 dicembre 2013, sul sostegno allo sviluppo rurale da parte del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) e che abroga il regolamento (CE) n. 1698/2005 del Consiglio

Regolamento FEAMP

Regolamento (UE) n. 508/2014 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 15 maggio 2014, relativo al Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca e che abroga i regolamenti (CE) n. 2328/2003, (CE) n. 861/2006, (CE) n. 1198/2006 e (CE) n. 791/2007 del Consiglio e il regolamento (UE) n. 1255/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio

CHI SONO GLI ATTORI?

Il Parlamento svolge un ruolo molto attivo nel sostenere il rafforzamento della coesione economica, sociale e territoriale dell'Unione europea. La legislazione riguardante la politica di coesione e i Fondi strutturali è elaborata con la procedura legislativa ordinaria, in cui i poteri del Parlamento sono pari a quelli del Consiglio. Il Parlamento è stato attivamente coinvolto nei negoziati per la riforma della politica di coesione post 2013. Tale riforma definisce le priorità e gli strumenti della futura azione dell'UE per il rafforzamento della coesione economica, sociale e territoriale. Il Parlamento ha sostenuto con forza le proposte miranti a una politica di coesione efficiente e di ampio respiro, che richiede anche risorse finanziarie sufficienti.

All’interno della programmazione dei fondi strutturali hanno un peso significativo gli enti territoriali, mentre è importante il ruolo degli Stati nella definizione della spesa. Le politiche di coesione utilizzano il metodo della multi-level governance, un sistema in cui gli Stati membri detengono un importante ruolo di decision making.

ESEMPIO DI POLITICA REGIONALE EUROPEA IN ITALIA

Un finanziamento dell'UE sostiene l'acquisto di imbarcazioni per soccorrere i migranti in mare

Un cofinanziamento dell'Unione europea ha consentito alla Guardia costiera italiana di acquistare e mettere in funzione due pattugliatori d'altura per soccorrere i migranti in difficoltà mentre tentano di attraversare il Mar Mediterraneo in direzione dell'Europa. In linea con l'agenda europea sulla migrazione, il progetto ha aiutato le autorità a migliorare le misure di soccorso dei migranti. Tutto ciò si inserisce nel contesto dei notevoli aumenti dei flussi migratori via mare dai paesi del nord Africa verso le coste italiane verificatisi negli ultimi anni.

Entrambe le imbarcazioni acquistate nell'ambito del progetto hanno una capacità massima di circa 600 persone. Ciascuna è equipaggiata con un ponte di volo, una passerella di carico, quattro motoscafi e tutti gli altri equipaggiamenti necessari per svolgere operazioni di ricerca e salvataggio in mare.

Le imbarcazioni sono state usate per missioni di soccorso durante il periodo del progetto finanziato dall'UE nel 2013 e nel 2014 e hanno consentito all'Italia di aumentare la durata delle operazioni di ricerca e salvataggio in volo e in mare di 6 000 ore, soccorrendo così 30 000 persone in più.

Una rotta pericolosa per l'Europa

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Fra il 2011 e il 2016, circa 630 000 migranti hanno raggiunto l'Italia attraverso il Mediterraneo centrale. Alcuni sono riusciti a introdursi clandestinamente, mentre altri sono stati soccorsi in mare e portati a riva. Più di 13 000 persone hanno perso la vita tentando la traversata.

In questo contesto, alla fine del 2013 sono state avviate nuove operazioni marittime di sorveglianza nel Mediterraneo centrale, quali l'operazione Mare Nostrum del governo italiano, che ha visto il dispiegamento di risorse nelle zone di ricerca e salvataggio italiane, maltesi e libiche sotto la direzione della Marina italiana. Nel novembre 2014, l'operazione Mare Nostrum è stata sostituita dall'operazione Triton, condotta dall'Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera (Frontex).

Con la firma dell'accordo UE-Turchia sul ritorno in Turchia dei migranti irregolari presi mentre attraversano il confine fra Turchia e Grecia e la chiusura della rotta dei Balcani occidentali, il Mediterraneo centrale è ora la principale rotta d'entrata per i migranti che arrivano in Europa via mare. Attualmente c'è perciò una necessità ancora maggiore di assistenza umanitaria.

La maggior parte dei migranti che tenta di attraversare il Mediterraneo centrale arriva dall'Africa. I trafficanti spesso li trasportano in gommoni che non sono in grado di affrontare la traversata, lasciando i migranti in balia delle missioni di soccorso.

Un attore fondamentale nelle missioni di soccorso

Insieme alla Marina italiana e alla polizia di frontiera, la Guardia costiera italiana continua a essere uno dei principali attori nelle operazioni di soccorso nel Mediterraneo centrale. Anche l'operazione Triton e la missione anti-trafficanti EUNAVFOR Med Operation Sophia svolgono un ruolo significativo, come d'altra parte fanno le navi mercantili e le organizzazioni non governative.

Una somma complessiva di circa 125 milioni di EUR è stata spesa nell'acquisto dei due pattugliatori d'altura, di cui 94 milioni di EUR provenienti da finanziamenti dell'UE. Il progetto sottolinea l'impegno dell'Europa nel proteggere i diritti umani potenziando la propria capacità di fornire protezione umanitaria alle persone in situazioni disperate.

Investimento complessivo e finanziamenti dell'UE

L'investimento complessivo per il progetto «Acquisto di beni marittimi per le operazioni di soccorso di migranti in mare» è di 125 400 000 EUR, con un contributo da parte del Fondo europeo di sviluppo regionale dell'UE di 94 050 000 EUR, attraverso il programma operativo «Italia: regioni di convergenza» per il periodo di programmazione 2007-2013.

Data proposta28/08/2017

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ESEMPIO DI POLITICA REGIONALE EUROPEA IN CALABRIA

Migliorare l’accesso ai servizi a banda larga in Calabria

Più persone dovrebbero potersi collegare ai servizi a banda larga in Calabria, Italia, grazie a un importante programma per la creazione di un’infrastruttura TIC moderna.

L’investimento prevede la fornitura di un’architettura di rete a banda larga, compresi i condotti per cavi e la fibra ottica, e consentirà agli operatori nel settore delle telecomunicazioni di fornire accesso alla banda larga alla velocità di 30 megabit al secondo (Mbps) a più di 790 000 famiglie e imprese in Calabria. In questo modo, circa 1,3 milioni di persone potranno usufruire di una migliore connettibilità a Internet. Inoltre, il progetto farà sì che più di 980 abitazioni e uffici possano accedere alla banda larga ultraveloce a 100 Mbps.

Nuove connessioni

Telecom Italia è proprietaria della nuova infrastruttura, che verrà installata in più di 220 comuni calabri. In passato, queste zone sono state escluse dalla rivoluzione della banda larga perché il mercato non ha fornito la tecnologia e le connessioni necessarie.

Il progetto fa parte del Piano nazionale per la Banda Larga dell’Italia e quindi integra l’agenda europea del digitale, che mira ad aiutare imprese e cittadini europei a trarre il massimo vantaggio dalle tecnologie digitali. Si prevede che il progetto creerà 240 posti di lavoro una volta completato.

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Investimento complessivo e aiuti comunitari

L’investimento complessivo per il progetto «Banda ultra larga e sviluppo digitale in Calabria» ammonta a 101 614 000 EUR, di cui 48 750 000 EUR sono contributi del Fondo europeo di sviluppo regionale dell’Unione europea erogati attraverso il programma operativo «Calabria» per il periodo di programmazione 2007-2013. L’opera ricade nella priorità «Ricerca scientifica, innovazione tecnologica e società dell’informazione».

Data proposta 10/06/2015

Politiche regionali europee: il caso Calabria

Vi è una chiara volontà della Regione Calabria di cambiare rotta rispetto al passato e di concepire l’attuazione delle politiche regionali europee come occasione per innovare la programmazione regionale nel suo complesso. Nella costruzione di questo rinnovato percorso si è partiti da un’accurata analisi dei punti di debolezza dei passati cicli di programmazione di sviluppo

Si sa che la Calabria è una delle regioni italiane che presenta maggiori difficoltà in termini di sviluppo e coesione economica, nonostante una lieve crescita del PIL pro capite e il recupero di

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alcuni importanti settori produttivi (manifatturiero, edile, servizi) la situazione complessiva è ancora preoccupante soprattutto per gli elevatissimi tassi di disoccupazione.

Il quadro delle risorse gestite direttamente dalla Regione, dedicate alle politiche di coesione e sviluppo, si presenta articolato e corposo (circa 4,2 miliardi di euro tra fondi Por, programmazione complementare, fondo sviluppo e coesione), ma non così rilevante se parametrato alla spesa ordinaria.

Questo dato di partenza, unito a una chiara volontà del governo regionale di costruire politiche di lungo periodo e non progetti “spot”, ci ha indotto a cambiare rotta rispetto al passato e a concepire l’attuazione delle politiche regionali europee come occasione per innovare la programmazione regionale nel suo complesso.

Nella costruzione di questo rinnovato percorso siamo partiti da un’accurata e, mi sia consentito, coraggiosa analisi dei punti di debolezza dei passati cicli di programmazione che possiamo così sintetizzare:

primato dell’amministrazione sul cittadino e necessità per cittadini e imprese di mediazione amministrativa, con conseguenti lungaggini e diseconomie nel processo decisionale pubblico;

livelli di partecipazione molto spesso meramente formali e comunicazione a una via (dall’amministrazione all’impresa/cittadino e raramente al contrario);

debolezza nelle strategie e nella definizione delle policy quindi frammentazione (interventi puntuali, talvolta di pregio ma raramente integrati e sostenibili);

scarso accesso di cittadini e stakeholder alle informazioni pubbliche, sia quelle inerenti alle opportunità generate dalla programmazione europea, sia quelle riguardanti l’andamento e i risultati della programmazione.

L’analisi, aperta e sincera, dei fattori ostativi il processo di sviluppo ci ha aiutato a cambiare metodo in questa direzione:

visione manageriale dell’azione amministrativa: abbiamo concentrato la programmazione su alcune rilevanti questioni e per ciascuna abbiamo costruito un progetto strategico (“Progetto Strategico CalabriaCompetitiva”, che aiuta le imprese calabresi a diventare più innovative, più aperte, più grandi e più competitive; “Progetto Strategico CalabriaInnova”, che punta a rafforzare il sistema dell’innovazione regionale sostenendo le imprese, i centri di ricerca e le università impegnati in settori e ricerche d’avanguardia; “Progetto Strategico CalabriaImpresa.eu”, che offre strumenti digitali alle imprese per la gestione telematica dei bandi e degli avvisi; “Progetto Strategico CalabriaAltaFormazione”, che punta a valorizzare il ruolo del sistema dell’alta formazione garantendo maggiori opportunità per i giovani calabresi, rafforzando la capacità di sviluppare ricerca di eccellenza e valorizzando i percorsi di specializzazione dei giovani ricercatori) con obiettivi e indicatori definiti. I vari settori regionali hanno lavorato alla pianificazione degli investimenti e oggi la Regione si è finalmente dotata di piani settoriali, tra cui: il Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti, il Piano dei Trasporti, il Piano Regionale di contrasto alla Povertà, le linee di indirizzo del Piano regionale per le politiche attive del lavoro.

Trasparenza e digitalizzazione delle procedure di accesso ai fondi: per consentire la riduzione dei costi di transazione e garantire ampio accesso alle informazioni, tutti i bandi sono pubblicati sul portale calabriaeuropa.regione.calabria.it in preinformazione per consentirci di registrare e valutare suggerimenti e proposte. Le domande di accesso ai fondi

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sono completamente digitalizzate, ciò rende possibile un puntuale controllo del processo approvativo e una drastica riduzione dei tempi di approvazione.

Riorganizzazione e accessibilità alle banche dati pubbliche: abbiamo istituito l’ufficio statistico regionale e abbiamo avviato iniziative per la condivisione delle banche dati regionali in un’ottica open data. Abbiamo progettato un sistema di cruscotti decisionali (denominato Logical e riconosciuto da FORUM PA come progetto di successo nell’ambito delle iniziative per cambiare la PA) per seguire l’andamento degli investimenti regionali e valutarne i risultati. La finalità dichiarata è quella di costruire un nuovo rapporto basato sul dialogo informato con i portatori di interesse, con i centri di competenza, con i cittadini e le imprese e, di conseguenza, facilitare meccanismi di controllo sociale, che a loro volta generano una sempre maggiore necessità di trasparenza ed efficienza. In questa ottica va letta la decisione della Regione di istituire un ufficio del partenariato, quale luogo fisico e virtuale di lavoro in comune. Al confronto con gli stakeholder, si aggiunge, sul tema dell’innovazione, quello con gli operatori economici e della ricerca attraverso le piattaforme tematiche attivate con la Smart Specialization Strategy regionale.

Nuove forme di partenariato istituzionale a livello locale. Stiamo applicando il nuovo paradigma della partecipazione e dell’apertura anche agli enti locali. Nel quadro della programmazione allo sviluppo i Comuni rappresentano infatti il veicolo prezioso di infrastrutturazione della Regione, attraverso di loro costruiamo le precondizioni per lo sviluppo. Pertanto è necessario affrontare a viso aperto le difficoltà degli enti (non completa conoscenza delle regole comunitarie e difficoltà a seguire la continua evoluzione della normativa in materia di appalti; carenza di figure tecniche in organico; difficoltà di ottenere pareri e autorizzazioni amministrative; frequente ricorso al contenzioso nei confronti delle stazioni appaltanti e conseguenti ritardi). Per far fronte a queste difficoltà abbiamo definito un sistema di supporto tecnico e giuridico al Territorio che verrà avviato entro fine anno.

Una decisa spinta all’innovazione del sistema produttivo regionale, per difendersi dalle minacce ma soprattutto per cogliere le opportunità dello straordinario processo di trasformazione delle logiche e dei sistemi di produzione in atto grazie all’utilizzo diffuso del digitale. La robotica, l’intelligenza artificiale, la blockchain, la cybersecurity e i Big Data stanno producendo profondi cambiamenti tecnologici, economici e sociologici. Tutte le fasi della catena del valore sono ormai gestite e influenzate dalle informazioni raccolte, comunicate ed elaborate lungo tutto il processo di produzione, dalla progettazione all’utilizzo dei beni, sino al servizio di post-vendita, con il confine tra manifattura e servizi che diverrà sempre più labile e permeabile. Pensare un percorso di sviluppo regionale in Calabria in questo momento storico vuol dire valorizzare il sistema della ricerca e dell’università che ha fatto significativi passi in avanti negli ultimi anni e stimolare la generazione di start up e imprese innovative in grado di competere nel mercato globale.

Per quantificare i primi risultati, ad oggi, a fronte di una dotazione finanziaria pari 2.378,95 milioni di euro, il POR Calabria FESR –FSE 2014/2020 ha avviato procedure di attuazione per un importo pari a 1.339 milioni di euro, oltre la metà della dotazione complessiva del Programma. Sono stati innanzitutto attivati 41 Avvisi pubblici tra cui: avvisi per il sostegno e l’innovazione del sistema produttivo calabrese (ad oggi oltre 2.000 imprese hanno presentato istanza di finanziamento); avvisi per l’inclusione sociale e lavorativa dei cittadini (autoimpiego, servizi per il lavoro, voucher di formazione, tirocini, agevolazioni tariffarie per servizi di trasporto pubblico locale in favore di soggetti in condizioni di disagio sociale e economico); avvisi in favore degli enti pubblici (efficienza energetica degli edifici pubblici comunali ed efficienza energetica dell’illuminazione pubblica; raccolta differenziata nei piccoli comuni; promozione del social housing e la nascita di strutture socio-educative). Inoltre, sono in corso di attuazione progetti rilevanti per le infrastrutture regionali tra cui la Banda Ultra Larga, il Sistema di collegamento su ferro tra Catanzaro città e Germaneto, il Sistema di collegamento della metropolitana Cosenza-

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Rende, il Sistema di collegamento Multimodale “Aeroporto-Stazione di Lamezia Terme Centrale-Germaneto -Catanzaro Lido".

Programmazione Europea 2014-2020, a che punto siamo

L’obbligo di tradurre i 74 miliardi di euro dei Fondi Strutturali in benefici tangibili per il nostro Paese impone un’attenta valutazione sull’attuazione a poco più di due anni dall’avvio della programmazione. L’analisi non può limitarsi al livello della spesa impegnata - questa è una sfida che l’Italia ha saputo affrontare, seppur con molta fatica, nel periodo 2007-2013 con il 101% delle risorse certificate al 31 marzo 2017 - ma deve mettere in luce le prime tendenze su qualità degli investimenti, impatto reale sui territori e criticità emergenti.

Il primo quadro quantitativo ci viene dai dati presentati il 20 luglio 2017 nella terza riunione del Comitato con funzioni di sorveglianza e accompagnamento dell’attuazione dei Programmi 2014- 2020, presieduto dal Direttore Generale dell’Agenzia per la coesione territoriale Maria Ludovica Agrò e dal Capo Dipartimento per le politiche di coesione Vincenzo Donato. Al 30 giugno 2017 il costo dei progetti selezionati per i Programmi FESR e Plurifondo è pari al 34,1%, con i Programmi Operativi Regionali in leggero vantaggio (36,4%) rispetto ai Programmi Operativi Nazionali (28,8%). La relazione del Comitato dice di più sull’avanzamento dei singoli Obiettivi Tematici. Per quanto riguarda la mobilità sostenibile e le infrastrutture di rete sono stati selezionati progetti per il 53% delle risorse programmate, la tutela dell’ambiente e il ciclo dei rifiuti si attestano al 43,6%, l’implementazione e lo sviluppo dell’Agenda Digitale raggiunge il 24,8%, la ricerca è al 24,5%, mentre l’inclusione sociale e la lotta alla povertà è al 20,3%. Anche l’Obiettivo Tematico Occupazione presenta un buono stato di avanzamento delle attività soprattutto con riferimento agli interventi a favore dei NEET (Not engaged in education, employment or training).

Se i dati quantitativi sono sostanzialmente al passo con gli altri Paesi europei, il successo in termini di outcome e impatto sui territori è una partita tutta da giocare. In questa prima parte del percorso, tuttavia, sembra esserci una corretta impostazione da parte del Governo e delle parti territoriali che vede una stretta coerenza tra la Programmazione dei fondi europei e i grandi obiettivi della Programmazione Paese. Il Ministro per la Coesione Territoriale ed il Mezzogiorno, Claudio De Vincenti, intervenendo a FORUM PA 2017, ha evidenziato la virtuosa sovrapposizione tra Programmazione dei Fondi SIE e Fondo di Sviluppo e Coesione (55 miliardi), lo strumento nazionale che, accanto ai fondi comunitari, attua l'obiettivo costituzionale di "rimuovere gli squilibri economici e sociali, per favorire l'effettivo esercizio dei diritti della persona" (art.119). Tale sinergia ha portato a interventi infrastrutturali fondamentali come le misure relative alla banda ultralarga su tutto il territorio nazionale e nelle aree a fallimento di mercato, e la “cura del ferro” annunciata dal Ministro Delrio, che porterà ingenti risorse per corridoi europei, sicurezza della mobilità e TPL. Dalla sinergia tra i Fondi SIE e il FSC nascono anche i Patti per lo Sviluppo come strumento attuativo del Masterplan per il Mezzogiorno. I Patti, 15 quelli siglati a maggio 2017 (8 Regioni e 7 Città Metropolitane), recepiscono e consolidano un nuovo modello in cui il Governo, le Regioni e le Città metropolitane si impegnano su alcuni obiettivi fissando insieme priorità e tempi certi di realizzazione.

L’approccio che vede la Programmazione Europea coerente con la Programmazione Paese dovrà essere perseguito da qui ai prossimi anni con tenacia e senza passi indietro derivanti da logiche frammentarie e contingenti. Due, a nostro avviso, sono i pilastri di tale impostazione: da un lato la continuità delle strategie definite ex ante, dall’altro la progressiva innovazione istituzionale, tecnologica e organizzativa della PA. Su tali fattori si giocherà la possibilità di vedere tra quattro anni un Paese realmente diverso che non avrà sprecato nemmeno un euro dei soldi a disposizione.

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L’Ue revoca 380 milioni di euro del Fondo Sociale Europeo per la Sicilia, la Corte Europea respinge il ricorso dell’Italia

Il Tribunale dell’Unione europea ha rigettato integralmente il ricorso dell’Italia contro la decisione della Commissione Ue di tagliare di quasi 380 milioni su 1,2 miliardi i fondi strutturali destinati alla Sicilia dopo aver accertato diverse irregolarità per il periodo 2000-2006.

Si tratta di spese destinate al Fondo Sociale Europeo di agenda 2000 quindi risalenti al programma che si è concluso definitivamente nel 2008. I giudici del Lussemburgo hanno osservato come sia innegabile l’esistenza di errori nella spesa, imputabili a insufficienze nei sistemi di gestione e di controllo del Piano operativo regionale (POR) Sicilia, che si sono manifestati nel corso di diversi esercizi finanziari e ai quali non è stato posto del tutto rimedio fino alla fine della programmazione.

“Ex governatori e dirigenti devono pagare – attaccano i deputati M5S all’Ars Valentina Zafarana, Luigi Sunseri e il deputato europeo Ignazio Corrao -. Musumeci avvii subito un’indagine interna per dirci i nomi e i cognomi dei soggetti che hanno portato a questo disastro storico e certificato e venga subito a riferire in aula. Dovremo restituire all’Europa 379 milioni di euro relativi al FSE 2000-2006. La sentenza di condanna del Tribunale Ue che respinge il ricorso dell’Italia per evitare la riduzione dei fondi europei per la Sicilia perché ci sono ‘troppe falle nella gestione e nei controlli’ è uno schiaffo violentissimo non solo alla dirigenza regionale nella gestione dei fondi Ue, ma purtroppo anche ai siciliani e al mondo della formazione, perché certifica senza appello la mangiatoia della politica ai danni della formazione”.

“Irregolarità, assenza di controlli e gravi carenze negli anni – spiegano i deputati – hanno consentito di divorare i fondi per la formazione in maniera molto ‘allegra’. Progetti presentati dopo le scadenze, consulenti esterni privi di qualifiche, spese non attinenti ai progetti, attività formative false, violazioni sistematiche negli appalti e nelle selezioni di docenti, esperti e formatori. Una vera e propria truffa colossale all’Ue con i soldi dei siciliani. Adesso vogliamo sapere dove sono andati a finire questi soldi e chi deve pagare per questo danno gravissimo alle casse siciliane. In alcuni anni, la percentuale di irregolarità dei progetti era anche del 98%, quindi erano quasi totalmente inammissibili”.

“Sono 5 anni – dice Corrao – che lanciamo l’allarme. Fino all’ultimo speravamo che gli esperti, gli alti dirigenti, i superconsulenti avessero ragione e mettendoci l’anima in pace avremmo accettato con piacere il verdetto di incapaci e incompetenti allarmisti. Purtroppo non è andata così e i nostri calcoli, studi si sono rivelati esatti”. A tal proposito, l’europarlamentare M5S sta presentando interrogazione alla Commissione Europea per capire quali saranno le conseguenze e anche lo stato di eventuali irregolarità della programmazione 2007- 2013.

“Con questa sentenza – aggiungono la capogruppo a sala d’Ercole Zafarana e il deputato Sunseri – si apre uno scenario terrificante, non solo rischiamo un’importante riduzione dei 4 miliardi certificati da Crocetta, ma rischiamo di non avere più la possibilità di spesa dell’attuale e vitale programmazione”.

“La restituzione dei fondi europei? Un disastro per le casse della Regione siciliana che causerà non pochi problemi in un momento ancora critico per la nostra isola”. Lo sostiene il segretario generale

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della Uil Sicilia, Claudio Barone, che aggiunge: “Adesso bisogna evitare che questo grave errore non si ripeta e rafforzare subito la capacità di spesa di queste risorse, le uniche disponibili per avviare investimenti e rilanciare lo sviluppo. Questo sindacato – continua il leader della Uil – ha già chiesto una verifica sui progetti esecutivi per le opere che utilizzano i fondi del Patto per la Sicilia. E in generale lo stato di utilizzo delle risorse della programmazione europea e delle Politiche attive per il Lavoro. Ma oggi – conclude il segretario Barone – chiediamo, ancora una volta e a gran voce, un incontro immediato con il Governo Musumeci. Troppe emergenze stanno deflagrando: rifiuti, acqua e adesso anche l’utilizzo dei fondi europei. Un confronto non è più rinviabile”.

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