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SISTEMA POLITICO ITALIANO Lezione 1 24/09/2019 Che cos’è il sistema politico e come studiarlo? È un contenitore all’interno del quale sono collocati oggetti empirici, è uno spazio semantico autonomo. Quando si studiano gli oggetti politici Sartori ci metteva in guardia dalla vaghezza degli oggetti. Capire qual è l’oggetto di analisi. Il concetto di sistema nasce nella sociologia ed entra nel patrimonio delle scienze sociali grazie a Parsons. Parsons cercava qualcosa che gli consentisse di tenere assieme l’individuo e il sistema sociale, le sue funzioni e le sue strutture. Ogni sistema politico per perpetuarsi ha bisogno di determinate strutture. L’idea di sistema politico, in ogni sistema sociale occorrono delle strutture che individuino delle mete da raggiungere, l’elemento G è fondamentale, rimanda ad un nucleo decisionale che è presente nei sistemi sociali, quel nucleo sociale è dato dalle istituzioni politiche, il portato di Parsons. David Easton sviluppa una teoria tra il 53 e il 65, Davi Easton è il padre della rivoluzione comportamentista, questi sono gli anni in cui la scienza politica comincia a distaccarsi dal diritto, la casa madre era il diritto pubblico e costituzionale, per un certo lasso di tempo la scienza politica segue il solco lasciato dalle scienze giuridiche, seguendo un approccio chiamato istituzionalismo tradizionale, dopo è arrivato un approccio nuovo chiamato neo istituzionalismo, cosa faceva il politologo in passato, prendeva le principali istituzioni, ne studiava il percorso storico e il funzionamento, la scienza politica non si era ancora emancipata pienamente dalla scienze giuridiche. L’emancipazione inizia con Easton lo fa mettendo a fuoco una teoria del sistema politico. “Insieme delimitato di interazioni, col quale valori e risorse vengono assegnati in modo autoritativo (imperativo) ai membri della società” In questa definizione le istituzioni non ci sono, le istituzioni scompaiono quasi dalla definizione e così concepito come un insieme di interazioni tra attori rilevanti il sistema politico diventa l’unità d’analisi per il politologo. Sistema politico Regime politico, lo scheletro del sistema e il programma in base al quale la macchina dovrebbe funzionare

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SISTEMA POLITICO ITALIANOLezione 1 24/09/2019

Che cos’è il sistema politico e come studiarlo?

È un contenitore all’interno del quale sono collocati oggetti empirici, è uno spazio semantico autonomo. Quando si studiano gli oggetti politici Sartori ci metteva in guardia dalla vaghezza degli oggetti. Capire qual è l’oggetto di analisi. Il concetto di sistema nasce nella sociologia ed entra nel patrimonio delle scienze sociali grazie a Parsons. Parsons cercava qualcosa che gli consentisse di tenere assieme l’individuo e il sistema sociale, le sue funzioni e le sue strutture. Ogni sistema politico per perpetuarsi ha bisogno di determinate strutture.

L’idea di sistema politico, in ogni sistema sociale occorrono delle strutture che individuino delle mete da raggiungere, l’elemento G è fondamentale, rimanda ad un nucleo decisionale che è presente nei sistemi sociali, quel nucleo sociale è dato dalle istituzioni politiche, il portato di Parsons.

David Easton sviluppa una teoria tra il 53 e il 65, Davi Easton è il padre della rivoluzione comportamentista, questi sono gli anni in cui la scienza politica comincia a distaccarsi dal diritto, la casa madre era il diritto pubblico e costituzionale, per un certo lasso di tempo la scienza politica segue il solco lasciato dalle scienze giuridiche, seguendo un approccio chiamato istituzionalismo tradizionale, dopo è arrivato un approccio nuovo chiamato neo istituzionalismo, cosa faceva il politologo in passato, prendeva le principali istituzioni, ne studiava il percorso storico e il funzionamento, la scienza politica non si era ancora emancipata pienamente dalla scienze giuridiche. L’emancipazione inizia con Easton lo fa mettendo a fuoco una teoria del sistema politico.

“Insieme delimitato di interazioni, col quale valori e risorse vengono assegnati in modo autoritativo (imperativo) ai membri della società” In questa definizione le istituzioni non ci sono, le istituzioni scompaiono quasi dalla definizione e così concepito come un insieme di interazioni tra attori rilevanti il sistema politico diventa l’unità d’analisi per il politologo.

Sistema politico

● Regime politico, lo scheletro del sistema e il programma in base al quale la macchina dovrebbe

funzionare

● Comunità politica, i cittadini, tutti coloro che all’interno del sistema vedono riconoscersi un diritto

di cittadinanza

● L’autorità, chi ricopre i ruoli istituzionali

Sulla scorta di questi elementi elabora il sistema input, output, out come feedback.

Sostegno specifico e sostegno diffuso, sostegno specifico solo su determinate policy, sostegno contingente, sostegno diffuso sinonimo di fiducia e di legittimazione. Il sostegno diffuso si ha quando la lealtà del singolo si mantiene anche a fronte di singole decisione sgradite.

I sistemi democratici, la black box del sistema politico è difficile capire chi davvero ha influenzato chi, è un soggetto difficilmente penetrabile. Le scienze giuridiche fanno il loro lavoro.

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Cosa è previsto che succede, cosa ci si aspetta che succeda, cosa succede in effetti.

Rendimento del sistema, qual è il rapporto tra input e output, queste cose sono arrivate fino a noi. La descrizione fine a se stessa, descrivo, il formalismo ce lo siamo lasciati alle spalle.

Formare pacchetti coerenti di domande da presentare al sistema, queste domande sono svolte da soggetti chiamati gatekeepers (guardiani dei cancelli), soggetti che tendenzialmente si muovono sulla linea di confine tre l’ambiente e il sistema, soggetti istituzionali.

Partiti politici, tra e loro molteplici funzioni hanno il compito di, i partiti veicolano domande, veicolano sostegno verso il sistema politico, amministrazioni locali.

Lobbies è fisiologico che gli interessi cercano di essere tutelati nel sistema politico, ci sono gruppi insider che hanno accesso nelle varie articolazioni del sistema, che sono gruppi di interesse che sono riconosciuti, altri che non sono riconosciuti, altri fanno campagne di mobilitazione sociale e politica, questa distinzione insider e outsider.

Povuar

Gruppi di interesse istituzionale, le risorse pregiate sono gruppi che sono dentro il sistema politico, dispongono pertanto di un vantaggio posizionale, i partiti sono parte integrante del sistema, la prima delle loro risorse. Unità che hanno degli interessi, sono dentro i luoghi in cui si decide. Il finanziamento pubblico ai partiti soddisfa l’interesse alla sussistenza degli stessi partititi politici. Within imputs, che provengono dall’interno del sistema.

Il nucleo del sistema politico, il compito del ricercatore è quello di osservare i comportamenti, tracciare i comportamenti, i comportamenti che si sviluppano all’interno, sono autorità caratterizzate da ricorrenza, il compito del ricercatore è vedere chi svolge quella funzione.

L’esecutivo ha assunto un ruolo legislativo anche superiore rispetto a quello attribuito dai nostri costituenti. Chi fa con regolarità e frequenza nello svolgimento della funzione.

Politiche estrattive, distributive, regolative e simboliche, un sotto settore è quello dell’analisi delle politiche pubbliche, viene identificata una tipologia.

Politiche, decisioni che si prendono nei diversi settori di policy,

● politiche estrattive (esempio, politica fiscale)

● politiche distributive ha un’accezione negativa ergano benefici visibili e tangibili, ma i cui costi

sono occulti, storicamente asimmetriche,

● le politiche redistributive sono chiare (si spostano risorse da una parte ad un'altra),

● politica regolative (comando, controllo, sanzioni) ci sono modalità più innovative più che

penalizzare comportamenti lesivi delle regole, portano a premiare comportamenti virtuosi.

● Politiche simboliche

● Pseudopolitiche

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Politiche simboliche, come le feste. E le pseudopolitiche, all’annuncio non fa seguito un’azione fattiva da parte delle attività competenti. Anche i circuiti di retroazione diventano molto più complessi, perché si tiene conto dell’impatto atteso stimato e anche monitorato delle risposte che sono state date dal sistema, nelle democrazie mature e tra queste anche in Italia è cresciuta l’attenzione agli strumenti di previsione per poter impostare una politica e gli strumenti di monitoraggio, ci si dota di strumenti volti a misurare quegli effetti, sono quelli voluti o sono diversi da quelli attesi.

L’ISTAT è una delle principali agenzia di monitoraggio, i dati relativi vengono raccolti dall’ISTAT e comunicati, prima che si avvii il processo di bilancio, l’esecutivo dovrebbe o potrebbe stimare. Il disegno di legge costituzionale Renzi-Boschi, che introduceva una forma di bicameralismo asimmetrico affidava al senato compiti di monitoraggio e valutazione delle politiche pubbliche, i circuiti di retroazione.

Un concetto importante è quello di cultura politica, possiamo definirla come un insieme di atteggiamenti e valori di riferimento, modelli comportamentali, tra il singolo e l’autorità politica incrociamo quelle due dimensioni orizzontali e verticali che abbiamo visto, valori atteggiamenti credenze cognizioni che possono presentarsi in modo relativamente omogenei, più frequentemente si presenta in modo frammentate, sub cultura comuni a singoli gruppi della popolazione o caratterizzano alcune aree geografiche, sottoinsiemi riconoscibili, siamo soliti distinguere delle componenti diverse, nell’analisi del sistema politico italiano una componente cognitiva, il grado di conoscenza delle istituzioni e dei fenomeni politici il grado di alfabetizzazione politica, affezione politica quali sono i sentimenti del singolo riguardo al grado. La cultura politica non è una categoria residuale, permea l’intero sistema ed è in grado di influire su ciascuno di questi aspetti. Le risposte che vengono date dalle autorità tengono conto dei caratteri del paese, la cultura politica è qualcosa di misurabile che permette di misurare il micro e la macro.

C’è un processo di erosione della sovranità nazionale che i modelli sistemici non riescono ben ad inquadrare.

Cos’è il sistema politico, è un insieme di interazione che svolge una pluralità di interazioni usando, o minacciano di usare, una coercizione fisica più o meno legittima. (deve rispettare la rule of law, le istituzioni devono far rispettare ma anche rispettare la legge)

● Costruzione dello stato, (un processo di accentramento del potere politico, che giunge ad

esercitare un controllo su un dato territorio e inizia a costruire le istituzioni dello stato, le istituzioni che drenano risorse, questo processo può andare incontro a resistenze, saranno opposte da gruppi linguistici, gruppi etnici, confessionali, possono porre una resistenza al processo di accentramento del potere, resistenza opposta dai cattolici in Italia ad esempio

● Processi di nation building, legittimazione delle autorità istituite, l’idea di un’identità comune è

ancora mancata in Italia, di recente abbiamo visto risorgere una forma di nazionalismo sotto le vesti populiste e anti-globaliste.

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● La partecipazione alle scelte collettive, progressivo ampliarsi del suffragio elettorale, il nostro

stato in epoca liberale ha progressivamente ampliato il suffragio, ci sono attori che rivendicano delle scelte collettive,

● Distribuzione delle risorse, lotte alle diseguaglianze,

Discontinuità, la guerra fredda ad esempio ha proiettato una frattura comunismo anti comunismo. Allo stesso modo con il rapido declino della guerra fredda si determina un mutamento del sistema politico, il vecchio partito comunista italiano ha sentito la tendenza di riformarsi, una volta scomparso l’avversario perde consensi.

Sfide domestiche che possono essere dell’opera di intraprendenza di alcuni politici, che è lanciata di alcuni imprenditori (top down). La scienza politica ha seguito una agenda di ricerca in parte diversa da quella che sembrava segnata, in parte per ragioni teoriche.

Sfilacciarsi della sovranità nazionale:

● internazionalizzazione dei mercati,

● inquinamento e mutamento climatico,

● migrazioni,

● emergere di sistemi multi livello (Ue) con spostamento, il potere politico di adottare scelte

imperativi e vincolante, non sono istituzioni direttamente elettive.

Agenzie amministrative indipendenti sono state istituite allo scopo di distaccarle dallo scopo delle politiche governative, la politica governativa, Consob, i garanti della privacy, Anac, la Banca d’Italia, gestiscono fette importanti dei settori pubbliche che sono divise dal legislativo. Almeno una parte dell’opposizione deve essere d’accordo su quel nome, questo è cosa significa non essere espressione diretta delle maggioranze del governo.

Sono diventate entità policentriche, sono entità che si avvalgono di strumenti di governo più complicati di un tempo, la nostra nozione di sistema politico fa difficoltà ad essere applicata qui. Pagina 21.

Se l’analisi sistemica classica è stata superata dobbiamo capire quali sono i modo nuovi attraverso cui la politica di è addentrata in questo nuovo complessità, grazie al lavoro dei nuovi autori le istituzioni ritornano in scena, Easton supera il vetero-istituzionalismo, da quel momento le istituzioni entrano in un cono d’ombra, negli anni 90 si inizia a dire che le istituzioni contano, riaffiorano le istituzioni in modo diverso, le istituzioni riemergono in modo molto più sofisticate, non sono solo le regole, diventano entità più ricche scandagliate in profondità

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Neoistituzionalismo:

● Normativo o sociologico, le istituzioni sono in primo luogo dei costrutti culturali, senso di

appartenenza, modelli comportamentali da cui prendono forma delle prassi.

● Storico si dà importanza alla storia delle istituzioni, creando forme di dipendenza dal passato,

l’influenza delle scelte compiute dal passato sul presente, in un dato momento vengono compiute delle scelte, rimuovono delle alternative, condizionano il futuro, ritornare indietro diviene difficile, scelte compiute nel passato tendono a prestrutturare il passato, ci sono delle resistenze al cambiamento. Le scelte che vengono compiute in un dato momento esercitano un’influenza cha hanno un’influenza a lungo termine.

● L’approccio della scelta razionale, sono degli esseri razionali e vogliono massimizzare le rispettive

preferenze, attraverso il lavoro ditsebelis, ragiona sui veto players, ci muoviamo in un ambiente in cui gli attori siano attori razionali che perseguono la massimizzazione delle proprie preferenze, opporsi al mutamento.

Veto players istituzionali, due camere, presidente della repubblica, generati overruling, se la sentenza non piace alla maggioranza la maggioranza può modificare.

Veto player politici, coalizioni che si reggono grazie ad una manciata di seggi in più possono dipendere anche da piccole forze politiche, coalizioni ampie e poco coese e eterogenee consegnano un potere di veto su decisioni che la maggioranza, questa dinamica è stata evocata dopo la nascita di Italia viva, Renzi si è preconfezionato una sorta di Golden share, è divenuto un partner fondamentale, può contrattare in una posizione di forza, sono quelli generati da una dinamica di partito.

In questo contesto c’è un cenno nel capitolo 10, Sergio Fabrini pubblica un volume dicendo che la presenza di numerosi attori in grado di esercitare un potere di interdizione, ha decelerato il processo decisionale, qualora vi siano troppi veto player il sistema risulta ingessato incapace di agire, in quanto ogni parte ha interesse a porre un veto, negli anni 90 cambiano tante cose in Italia, sembra avviato lungo un percorso diverso da quello che sarebbe immaginato.

L’Italia degli anni 90 attira grande attenzione dei politologi italiani, la politica italiana era considerata eccentrica dai politologi, mancava la casella giusta in cui inserire la casella italiana, anche con buone ragioni è stata considerata una democrazia difficile e anche una democrazia in apparente equilibrio, perché il nostro paese ha una forte instabilità degli esecutivi, c’è la 18esima legislatura e il 66esimo governo della repubblica.

Instabilità degli esecutivi scarsa possibilità dei nostri governi di avere il pieno controllo dell’agenda legislativa, la nostra è stata a lungo una democrazia boccata noi abbiamo avuto maggioranze stabilmente guidate dalla DC che eludevano il PCI, democrazia bloccata, in tempi più recenti abbiamo sperimentato il terrorismo, la strategia della tensione, in cui la corruzione si insedia, raggiunge livelli sistemici, la criminalità organizzata controlla aree del paese, una democrazia difficile e in apparente equilibrio, una stabilità nell’instabilità, la metafora del calabrone, studi settoriali, ma sono mancate analisi di impianto sistemico, la cosa cambia negli anni 90 quando il paese sperimenta ciò che viene definita una transizione intra democratica, Pietro Grilli di Cortona, ha coniato questa espressione, transizione intra democratica, non da un tipo di regime politico ad un altro, non paragonabile ad una transizione dal regione liberale a quello autocratico, da un certo tipo di democrazia proporzionale consensuale, consociativista, ad un altro tipo di democrazia a vocazione maggioritaria.

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Nessuno ha modificato la costituzione in quel periodo, a parte qualche piccolo ritocco, è una transizione a costituzione invariata, cambiano le leggi elettorali, si innescano dinamiche nuove che portano ad affermarsi di una competizione elettorale bipolare con consensi che premiano le due grandi coalizioni all’interno di questa dinamica la democrazia si sblocca, un mutamento importante che attira l’attenzione dei politologi e solleva molte questioni aprendo vari fronti di ricerca quello che Cotta e Verzichelli ci dicono.

Il bagaglio di conoscenze su, quel cammino che sembra segnato da una democrazia a vocazione maggioritario. Personalizzazione della politica, deconsolidamento democratico, la democrazia resiste ma i contrappesi ai poteri della maggioranza che sono propri della tradizione demo liberale che.

CAPITOLO 2: STORIA DEL SISTEMA POLITICO ITALIANO

Il regno di Sardegna è tra i primi ad affrontare con successo il nodo della partecipazione, si presenta come una monarchia costituzionale, dove il potere del sovrano è mitigato da uno schema di regole. Una monarchia costituzionale, quella monarchia si avvale di apparati amministrativi che appaiono moderni e efficienti, è un’amministrazione simile a quella legale razionale vagheggiata da Weber, sotto la guida ci Cavour approfondisce i contatti con le potenze nazionali. Grazie a queste risorse il Regno Sabaudo, ma anche grazie a risorse politico militari del Regno, riuscirà a porsi come artefice del processo di unificazione.

70 breccia di porta pia, 71 la capitale viene spostata a Roma, un processo che si compie a tappe.

Processo tardivo se comparato con altri stati, la prima guerra mondiale è stata vissuta da molti come la quarta guerra di indipendenza. Si svolge a tappe ma abbastanza rapido, l’Italia giunge all’unificazione. Questo ritardo con cui l’Italia entra, l’Italia dovesse per quanto possibile riallinearsi alle altre grandi potenze. L’unificazione si realizza con il ricorso alla forza, che si realizza per annessione di territori, anche con il ricorso alla violenza seppur temperata, successivamente con dei plebisciti che, seppur manipolati nei loro esiti concreti, rappresentarono un criterio di legittimazione democratico del potere.

Idea di uno stato centralizzato

Come l’unificazione è stata realizzata, l’esigenza di muovere di tipo federale confederale, che riconoscesse maggiori autonomie a territori, quell’idea viene rapidamente accantonata per il timore di un fallimento dell’unita nazionale, si procede in direzione diversa, piemontesizzazione dell’Italia, i Savoia estendono il proprio controllo sull’intero territorio.

Conflitto tra stato chiesa

La nascita dell’entità statuale fa sorgere la spinosa questione del rapporto con la chiesa. La questione romana nasce dalla soppressione dei beni della chiesa, l’articolo 7 cita esplicitamente i patti Lateranensi, passò anche con il voto del partito comunista (nell’assemblea costituente) si possono modificare anche senza procedere ad una revisione costituzionale (84).

Non expedit, non conviene, non si fa, già dal avevano consigliato di astenersi a qualsiasi partecipazione politica, è una sfida che la chiesa lancia alla nuova entità statuale, con il patto Gentiloni i liberali danno disponibilità l’impegno dei cattolici a non avversare i liberali in delle riforme ostili alla chiesa nelle proprie liste ad ospitare cattolici. I cattolici colpiscono la dimensione orizzontale. La delegittimazione delle autorità

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delle istituzioni, dietro ad un fenomeno si celavano spirti insurrezionalisti e il persistere di nostalgie per le vecchie case ragnanti.

Il paese si è trovato si trattava di costruire degli apparati pubblici e anche i funzionari, appartati pubblici per garantire la sicurezza interna ed esterna, si trattava di costruire un identità comune, nel 13 è stato allargato il suffragio universale, si allargano le paratie del sistema, le sfide più impegnative sono state quelli di plasmare un’identità comune, mancava una cosa elementare una lingua comune, l’italiano non era ancora una lingua veicolare, lo stato liberale si impegna a costruire una più o meno lingua, biennio elementare obbligatoria che gravava sulle casse comunali, Tullio de mauro, ancora negli anni 50 appena il 10 percento degli italiani era in grado di utilizzare correttamente la madre lingua, istruzione obbligatoria è davvero gratuita nel 63.

Economia agricola di mera sussistenza, un paese policentrico arretrato, con grandi differenziazioni interne.

Siamo partiti dall’Italia unitaria e affrontiamo oggi quali sono i caratteri del nuovo stato, inizialmente la struttura di questo stato ricalca quella del regno Sabaudo, si tratta della stessa costituzione. Lo statuto Albertino che viene esteso all’intero territorio con il procedere delle annessioni, la costituzione è importante che pur fissando alcune regole di portata generale che potevano incanalare l’esercizio del potere, la costituzione subentrerà all’indomani del secondo conflitto mondiale.

Lo Statuto Albertino, era una costituzione ottriata e flessibile, che poteva essere modificata con legge ordinaria, era in grado di adattarsi alla mutevole situazione, ma rivelerà tutti i suoli limiti nel 22 quando Benito Mussolini diverrà Presidente del Consiglio, è un costituzionalismo ancora debole, quella costituzione prevede un parlamento è lo stesso derivato dal Regno d’Italia.

E’ già un parlamento bicamerale, con una particolarità che non va sottovalutata, il senato era di nomina regia formato da personalità nominate dal re, tra quanti erano in possesso di determinati requisiti, personalità che fin dall’inizio esercitano una certa influenza sul processo legislativo.

Potere esecutivo nello statuto Albertino

Lo statuto albertino per quanto concerne il potere esecutivo era laconico, in base allo statuto Albertino il potere esecutivo era nelle mani del re che lo esercitava con i suoi ministri, il gabinetto non era distinto dal sovrano, sin dall’epoca liberale si instaura rapidamente la prassi del rapporto fiduciario tra governo e la camera bassa, questa è una prassi quello di emancipare il governo da un sovrano, e appoggiarsi alla sponda della camera elettiva questo rapporto prende forma rapidamente resta la circostanza in cui gli esecutivi restano stretti tra la camera bassa e la corona. La struttura burocratica amministrativa è quella ereditata dal vecchio regno di Sardegna, quello piemontese inizialmente di origine piemontese sono i funzionari inviati nei territori del Regno.

Rapporto centro periferia

Inizialmente i funzionari statali erano per la maggior parte Piemontesi e scelti dal Piemonte. Era uno stato accentrato che aveva la possibilità di nominare i prefetti. I sindaci divennero cariche elettive solo dopo, con Crispi.

(La territorializzazione del pubblico impiego, centro sud, un fenomeno che si manifesterà con la Repubblica, divario economico tra nord e sud che conosciamo fa si che l‘opportunità di impiego nel settore privato siano inferiori nel sud, il pubblico impiego è considerata una attività più appetibile, gli organici della pubblica amministrazione verranno dilatati.)

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Discorso analogo vale per la classe politica, il processo di nazionalizzazione è molto lento perché segue la graduale estensione del diritto di voto, inizialmente abbiamo una classe politica di estrazione prevalentemente settentrionale, quella classe politica che in gran parte veniva dal nord.

Non conosceva il meridione era una classe politica persuasa che l’arretratezza economica di quelle aree fosse dovuta al mal governo, il cui potenziale sarebbe naturalmente emerso, questo processo di nazionalizzazione procede man mano che il regime liberale amplia i diritti di partecipazione politica il suffragio quasi universale maschile sarà accolto nel 13 e realizzato nel 19, nel 13 c’erano ancora degli sbarramenti che verranno superati nel 19, fino al 19 abbiamo avuto una legge elettorale maggioritaria collegi uninominali, avevamo una legge maggioritaria con collegi uninominali a doppio turno, la possibilità di competere dipendeva dalle candidature forti nel territorio, consente quel radicamento territoriale nei collegi che favorisce la nazionalizzazione della classe politica.

Quello italiano nasce come uno stato accentrato, nasce come uno stato che ha bisogno di garantire l’unità nazionale da numerose minacce. Anche perché lo statuto nasce alcuni enti territoriali le province esistevano, il prefetto era nominato dal governo, era il prefetto a nominare i sindaci fino al 1888 i sindaci non sono elettivi, il prefetto poteva sciogliere i governi, con l’avvento del regime fascista i podestà saranno di nomina prefettizia, per il timore di perdere il controllo delle periferie.

La costituzione repubblicana, conserva le province e i comuni, nascono le regioni, una reazione ai trascorsi autoritari, contributo fondamentale della democrazia cristiana, il principio di sussidiarietà, devolvere in funzione di decentramento funzioni che gli enti locali siano in grado di svolgere nei rispettivi territori, in questo leggete infine, l’esigenza avvertita in assemblea costituente ad una forte richiesta di autonomia che proveniva dalle regioni, le 5 regioni a statuto speciale decollano e grazie a leggi costituzionali che l’assemblea costituente vara, lì si annidavano i germogli che vediamo solo ora sbocciare, con la richiesta delle regioni del centro-nord e nord-est, di una maggiore autonomia regionale.

Piero Calamandrei ebbe a definire il congelamento della carta costituzionale resteranno a seconda dei temi sostanzialmente inattuate, c’è una previsione, sarà così per buona parte del titolo IV e del titolo V, si sono combinati fattori diversi, inizialmente la repubblica sono impegnate su altri fronti, c’è la ricostruzione economica ci sono problemi sulla scena internazionale, ci sono ragioni anche più prosaiche.

La DC pur favorevole alla nascita delle regioni scoprono i vantaggi dovuto ad un controllo più centralizzato del potere, c’è il timore di consegnare aree importanti del paese alle forze d’opposizione con lo sfondo della guerra fredda lo scontro tra fronti clericali e laiche, comuniste e anticomuniste, un complesso di fattori fece sì che gran parte l’articolo 5 fu congelato. Uno scontro che bloccava l’assetto politico istituzionale del paese.

Negli anni 80 si produce il disgelo costituzionale, disgelo nei termini in cui gran parte della costituzione è rimasta disapplicata per lungo tempo per via dell’assetto internazionale, le forze di maggioranza sono ormai consolidate, sta vendendo meno il timore di consegnare aree del paese all’opposizione, il partito socialista preme affinché si dia attuazione al disegno costituzionale, qui giocano elementi più pratici, attivare le regioni ordinarie con i suoi organi elettivi, significava dilatare la platea delle cariche elettive, la DC e in seguito il partito socialista come strumento di gestione del potere.

Erano interamente frammentate al loro interno, allargare la platea delle cariche era uno strumento, la tensione politica non potendosi articolare nei termini di un conflitto tra partiti si è sviluppato nei termini di

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una fortissima competizione intrapartitica, permessa anche dalla legge elettorale con voto di preferenza, con cui diluire le tensioni interne a partiti, c’era una competizione interna, quella competizione può essere diluita grazie all’attivazione di nuovi enti territoriali, si amplia la platea di cariche da distribuire, le regioni vengono attivate nel 70, il trasferimento di competenze sarà molto lento, i decreti attuativi sono del 1977 e anche in quel momento cosa fa lo stato con questa propensione alla centralizzazione, trasferisce competenze, risorse ma non trasferisce potere di imposizione fiscale, drena risorse, sono elementi di spesa, nel complesso si tratta di un regionalismo debole.

Si supererà quel regionalismo debole e lo si farà a partire da fine anni 80 primi anni 90 quando come si suo dire quando irrompe sulla scena la questione federale, quando cioè diventa via via più imponente la richiesta di maggiore autonomia. La Lega, fece leva sulla frattura centro periferia, il cleavage alla rokkan, quella lanciata dalla Lega è una sfida oltremodo pericolosa perché la Lega raccoglie consensi nelle aree economicamente più avanzate del paese.

la Lega Nord che tematizza la frattura centro periferia, sottraendo alla Dc il suo storico feudo del Nord Est, è la riforma del titolo V è quella vigente viene votata nel 2001 dal governo di centro sinistra e non è il governo di centro destra siamo al termine della XVI legislatura, ormai il messaggio è passato e ad attestarsi il merito della riforma sarà il centro sinistra, una questione sollevata dalla lega, viene varata nel 2005 non supera il referendum anche in quel caso disconfermativi.

La Lega propone il federalismo fiscale, riequilibrare un rapporto che considerano iniquo di distribuzione delle risorse tra nord e sud, muta nel tempo perché c’è una forza dirompente.

La Lega funziona per insediamento territoriale viene sostenuto, promuove una spinta dal basso che si materializza, nell’elezione diretta dei sindaci e l’elezione diretta dei presidenti di regione, abbiamo delle cariche forti di una legittimazione diretta, i governatori, ci sono risorse, potere. Un sistema policentrico e multilivello

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La prima democratizzazione, il regime liberale non riesce ad impedire il ripiegamento in senso autoritario, il ritorno alla democrazia quella che negli anni 90 abbiamo definito transizione intra democratica, prima democratizzazione l’affermarsi del sistema parlamentare è rapido, lo stato unitario ha un vantaggio strutturale, dal vecchio regno Sabaudo, l’esecutivo non si profila come soggetto autonomo da sovrano, si instaura la prassi di un rapporto fiduciario, a Torino si apre a palazzo Frignano, un parlamento che si è già andato istituzionalizzando, abbiamo uno statuto che riconosce alcuni fondamentali diritti, la libertà personale.

Il problema è nato dai diritti politici, quei diritti politici sono riconosciuti ad una fetta esigua della popolazione censo e istruzione, il che significa che all’atto del suo insediamento solo il 2 percento della popolazione partecipava alle elezioni della camera bassa, 1882 con De Pretis, le dighe iniziano ad aprirsi, a chi sa leggere e scrivere può votare, si raggiunge nel 1913 con dei limiti, nel 19 suffragio universale compiuto.

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Avvento dell’autoritarismo permangono fattori di debolezza, lo strascico della questione romana sminuisce la legittimità dello stato ad occhi di segmenti della popolazione e quindi incide negativamente, la classe politica dell’epoca era formata da partiti, la destra la sinistra storica non sono partiti in senso moderno, non sono stabili, sono dei gruppi che si formano in parlamento, sono partiti di notabili che non sono preparati alla competizione politica e mostreranno tutta la loro debolezza con il progressivo allargarsi del suffragio. Vi sono difficoltà ulteriori con cui la classe politica liberale deve fare i conti.

L’avvento dell’autoritarismo in Italia non è solo da leggersi nei termini dell’ascesa del partito fascista, ma anche di ventennale incapacità delle calassi politiche liberali di affrontare le nuove esigenze sociali. L’allargamento del suffragio pone in essere questioni prima di allora sconosciute nel dibattito politico.

Il radicalizzarsi della società, il bracciantato, il fenomeno del brigantaggio e del banditismo, per via del decollo industriale dei primi del secolo comincia il decollo industriale, si forma un proletariato urbano che va a costituire nuove organizzazioni politiche, nuovi sindacati, quei sommovimenti sfociano nei moti di Sicilia, che saranno repressi con l’invio delle truppe voluto da Crispi e da Vittorio Emanuele III, la popolazione protesta inerme.

Opposizione anti-sistema e opposizione cattolica che stringevano a tenaglia le vecchie classe liberale.

Il partito socialista è diviso in vare ali, massimalisti e riformisti molto meno interessata ad istituzionalizzarsi, molto meno fiduciosa nella capacità di riforma, il punto è che dal 12 il partito socialista conosce una scissione l’ala riformista viene espulsa il partito si radicalizza, non le opposizioni ma partisti che si sono nelle istituzioni con parole d’ordine a quanto chiamiamo forza anti sistema.

Il parlamento è bloccato e paralizzato e poi arrivano gli effetti del primo conflitto mondiale con i suoi costi umani e materiali, e qui si assiste ad un’ulteriore fase di radicalizzazione, come il biennio rosso, scioperi, manifestazioni opere, contadine, le classi subalterne si rimobilitano, la classe operaia del Nord fortificata dal processo di industrializzazione, galvanizzata dalla rivoluzione bolscevica.

In quel biennio sembra che si ha l’impressione che il socialismo stia per arrivare, quella spinta si assorbirà lentamente, ma ci sarà una reazione dei ceti mendi e degli interessi economici. La vecchia classe liberale si trova in difficoltà a gestire i nuovi partiti di massa che sempre più hanno accesso in parlamento, il regime liberale come affronta queste difficoltà, con il ricorso alle repressione, lo si farà mobilitando la struttura accentrata dello stato, che offrono al governo la possibilità di esercitare un’influenza forte su scala locale, particolarmente in occasione delle competizione elettorali, manipolazioni dei voti, di questo fu accusato Giolitti, lo fa il regime liberale di questa tattica di sopravvivenza degli esecutivi nota come trasformismo, implica un esecutivo a maggioranze variabili frutto non di strategie ma di alleanze tattiche contingenti, il governo trova consenso su singoli provvedimenti.

Una caratteristica del sistema liberale è che non abbiamo una maggioranza stabile di governo, le maggioranze si formano in maniera contingente anche in relazione ai singoli provvedimenti, il problema è che il trasformismo offusca la differenza tra maggioranza e opposizione in parlamento, manca un collegamento stretto tra esito della competizione elettorale e formarsi delle esecutivi, gli esecutivi si formano in parlamento, sono frutto di alleanze mutevoli nel tempo e questo incide negativamente sulla stabilità, esecutivi altamente instabili, Mussolini fonda a Milano i fasci nazionali di combattimento, daranno vita due anni dopo al PNF.

Il PNF ottiene 35 dei 535 seggi di cui si componeva la camera bassa, nel giro di pochi mesi Mussolini riuscirà ad assurgere al potere, lo farà non con la forza dei numeri in parlamento ma lo farà con il sostegno di quei ceti medi spaventati, il grande capitale del nord, spaventato dalla forza che le forze di sinistra, con il sostegno della monarchia, è questo il coagulo di forze sul quale si regge il fascismo, che non si regge sulla forza dei numeri parlamentari.

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Lezione 5 - 07/10/2019

Il regime liberale si è rapportato con una serie di difficoltà, crescente incapacità di affrontare e risolvere i problemi, in una situazione di vulnerabilità istituzionale.

Nel 1919 a Milano nascono i Fasci Nazionali di Combattimento, che entrano in parlamento successivamente nel 1921 in una forma più istituzionalizzata, chiamata PNF.

In parlamento ci entrano con una sparuta pattuglia di parlamentari, nulla che nell’immediato possa lasciar preludere gli sviluppi successivi, nel 1922 dopo la marcia su Roma Benito Mussolini viene chiamato dal Re Vittorio Emanuele III al ruolo di presidente del consiglio, Mussolini che ottiene anche la fiducia alla camera, l’ascesa di Mussolini poggia sull’ascesa della violenza, l’ascesa si affida ad ostentazioni plateali di forza.

Il punto che è da evidenziare, Benito Mussolini sale al potere in modo legale, viene nominato presidente del consiglio in base alle procedure che erano prevedute dalla costituzione all’epoca, Mussolini ottiene la fiducia, votano la fiducia anche gli esponenti delle forze liberali e esponenti dei popolari, è questo il passaggio che apre la strada all’involuzione autoritaria del paese, quando Mussolini consegue la fiducia alla camera segna la fine del regime liberale.

Mussolini riesce non solo con la forza dei numeri, non solo con il ricorso alla violenza, ma anche perché ci sono sacche nella classe politica, il sostegno delle classi medie, della corona, dei grandi interessi privati, è questo il coagulo che forma la classe politica dominante sulla quale poggia il regime autoritario.

Il fascismo si consolida grazie ad una nuova legge elettorale, sulla quale torneremo brevemente, chiamata Acerbo, era una legge proporzionale con premio di maggioranza, alla lista che avesse conseguito almeno il 25% dei voti, consegue una maggioranza nel 23, grazie a quella legge si tengono le ultime elezioni che possiamo definire semi libere, la partecipazione è elevata, la campagna elettorale avviene in un clima di forte intimidazione segnata dall’omicidio di Matteotti, ciò nonostante il Parlamento conferma la fiducia a Mussolini.

Sabatucci:

Un’intervista rilasciata da Benedetto Croce: non si poteva aspettare e neppure desiderare che il fascismo cadesse ad un tratto esso non è stato un giochetto, ha dato risposte a seri bisogni, si doveva dare al fascismo il tempo di decantarsi, di portare a termine un processo di formazione

Si legge anche la convinzione che in questo modo il fascismo si sarebbe integrato nelle istituzioni liberali, rinunciando a comportamenti, a modi più estremisti.

Tra il 1925 e il 26 grazie ad una serie di leggi, denominate come le leggi fasciatissime, il PNF diviene l’unico partito ammesso, vengono smantellate associazioni, vengono chiuse testate quotidiane non in linea con il partito.

In questo biennio il fascismo esce dal quadro legale disegnato dallo stato Albertino e assume tutti i tratti tipici di un regime autoritario, tuttavia, nel corso del suo sviluppo, il regime fascista resta sospeso tra autoritarismo e totalitarismo, nel corso del suo sviluppo comincia ad evidenziare caratteri tipici del totalitarismo, gli aspetti da sottolineare, le differenze tra autoritarismo e totalitarismo di Linz.

Un regime autoritario non è un regime libero, tuttavia nei regimi autoritari riconosciamo forme, seppur limitate, di pluralismo, margini di autonomia più o meno ampi che vengono lasciati a quelle forze che sono espressione della coalizione politica dominante, un pluralismo relativo, una qualche forma di

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partecipazione politica limitata e controllata dall’altro, generalmente abbiamo un’ideologia poco articolata, l’esercizio del potere entro un quadro politico mal definito ma prevedibile, non c’è il rule of law, in questo contesto, abbiamo un rule by law, negli esordi del fascismo riconosciamo alcuni di questi tratti tipici, la chiesa gode di qualche margine di azione autonomo, grazie ai Patti Lateranensi, l’azione cattolica comincia ad accogliere milioni di partecipanti, la corona dispone delle forze armate e il sostegno della burocrazia, tuttavia a partire dagli anni 30 una volta portato a termine lo smantellamento di tutte le forme di opposizione il regime intraprende un percorso che lo connota in termini totalitari, torsione in senso anti-semita, il regime assume tratti che lo consentono di avvicinarlo ad un totalitarismo, quali i tratti del totalitarismo che assume.

● Associazioni che si rivolgono in prevalenza alla gioventù, che devono attuare livelli massicci di

mobilitazione, un consenso fortemente veicolato, livello massiccio di mobilitazione politica inquadrata dall’alto

● Compenetrare la società, una società statizzata, non si distinguono due entità distinte, fascistizzare

la società pensate all’obbligo di assumere la tessera del partito per poter accedere a qualsiasi carriera nella pubblica amministrazione, il fascismo non porta a compimento la fascistizzazione della società, ci sono forze che conservano una limitata autonomia che hanno sostenuto l’ascesa del fascismo.

Il tentativo di compenetrare la società non giunge fino in fondo ma non è senza conseguenze, gli italiani entrano nella politica di massa con il fascismo, il fascismo fa entrare le masse in grandi organizzazioni, è la prima socializzazione politica di massa, diffonde il costume di identificarsi con un partito, sono tutti i tratti che avranno una profonda influenza, c’era un costume di un rapporto quasi clientelare.

L’innesco della caduta del regime è dato dalla guerra, l’ordine del giorno il 25 luglio del 43, Dino Grandi, è il gran consiglio del fascismo, è dissidenza interna, in seguito, il re nomina Badoglio Carica del regno, non entrano forze anti fasciste, è una mossa quella del re che guardata dall’altra sponda viene vista come un colpo di stato monarchico, avverte come un tradimento compiuto dalla corona, il re nomina Badoglio come capo di governo a sottolineare che quelle forze che assumeranno la guida del paese, il CLN non ebbe un ruolo nella caduta del regime.

La transizione democratica, l’armistizio che viene firmato a Cassabile il 3 di settembre che viene reso noto l’8 di settembre, è un disastro il sovrano allaccia rapporti con le forze alleate, al contempo continuano a mantenetele rapporti con la Germania, Badoglio rifiuta la sollecitazione dei tedeschi, invita i tedeschi, con il proclama il paese si trova spaccato in due, i tedeschi al nord, lo sbarco alleato al sud, si andrà a quella che fu una guerra civile, il sovrano e il governo Badoglio e il Sovrano si sposta a Brindisi e poi a Salerno.

Roma viene lasciata al suo destino, l’esercito è lasciato senza ordini, la presenza di forze alleate influirà sulla tradizione democratica, il rafforzarsi dei partiti di ispirazione moderata e centrista, inducendo il PC a desistere da qualsiasi prova di forza, Togliatti, tra il 44 e il 46 il paese è guidato da una coalizione dei partiti anti fascisti che si risolvono a formare quelli che sono stati chiamati, governi di unità nazionale, nella quale confluiscono tutte le forze antifasciste, sono forze che presentano tra loro profonde divisioni ideologiche, c’è sfiducia reciproca, ma la volontà di affrontare i nodi del paese prevale sulle questioni più divisive, mantenere l’unità per liberare il paese dall’invasione nazista, sia pur rinviando per un biennio le questioni più spinose, il referendum istituzionale sulla monarchia e

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come dare una costituzione al paese, quella legge elettorale proporzionale a suffragio universale consentirà di pesare il consenso delle forze che contribuivano e tenere insieme il governo di unità nazionale.

Il tre quarti dei voti validi espressi sono conquistati dai tre grandi partiti di massa, socialisti popolari e comunisti, 20, 35, 20. Quelle forze come i repubblicani che facevano parte dei governi di unità nazionale si trovano arroccati al sud, da quel momento entreranno in un cono d’ombra. Partito dell’uomo qualunque più dei repubblicani più dei liberali, suonano come un campanello d’allarme, sulla destra si sta aprendo un fronte sulla desta che può sottrarre voti alla dc.

Maturano le scelte fondamentali che definiscono l’assetto istituzionale e politico del lungo periodo entro un quadro in cui si avvertono, la nuova costituzione verrà promulgata il primo gennaio del 48, i diritti civili e politici, i rapporti etico sociali è la prima volta in cui i diritti sociali entrano nel quadro costituzionale, poi c’è una seconda parte.

È una costituzione non Kelseniana, costituzione austriaca, erano uno strumento che dovrebbero avere il solo compito di regolare l’esercizio del potere, abbiamo anche tanti principi di valore che vengono pensate come mete verso le quali la repubblica. È una costituzione di compromesso, la nostra costituzione ha incamerato non sempre principi coerenti, quelle regole quei principi dovrà interpretare ed applicare. Il nostro regime politico è quello di una repubblica parlamentare caratterizzata da un esecutivo debole, il parlamentarismo è frutto di un orientamento retrospettivo, la costituzione viene scritta con uno sguardo rivolto al passato.

Guardando all’esperienza liberale si introducono alcuni elementi di razionalizzazione del parlamentarismo:

● Quella fiducia che emerge in via di prassi da allora è scritto nella nostra costituzione bisogna

razionalizzare il parlamentarismo, il rapporto fiduciario è pensato per mettere la riparo,

C’è un ricordo più recente del passato autoritario, quello che si definisce il complesso del tiranno, dobbiamo impedire il ritorno al passato, dobbiamo fermare una possibile deriva autoritaria che era un’esperienza recente nel paese, che al contempo:

● da molte istituzioni di garanzia, poteri di veto che vengono dislocati nel disegno istituzionale, il

potere di veto dal capo dello stato, nello scioglimento delle assemblee, nell’indire una nuova tornata elettorale.

● Il nostro viene disegnato come un governo regionale.

● Abbiamo anche un consiglio superiore della magistratura che è pensato per governare l’intero

corpo togato, annullando i poteri esercitati dal governo sulla magistratura.

C’è incertezza, si poteva pensare che la DC ce l’avrebbe fatta, quella costellazione di istituzioni servono a mitigare il potere delle maggioranze, in un contesto segnato da profonde divisioni ideologiche, incertezza c’è interesse a scrivere regole che tutelino tutte le forze, meccanismo assicurativi, meccanismi assicurativi, quelle istituzioni di garanzia servivano ad assicurare tutte le forze politiche contro l’evenienza per, leggi elettorali è arrivata la corte costituzionale.

La vittoria della Dc apre la stagione centrista, un partito che ha la prospettiva di rimanere al potere non ha interesse ad attivare gli istituti che limitano il suo potere, la corte costituzionale nasce nel 56 il CSM nel 59? Le regioni nascono nel 70.

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Il Pci assume come riferimento l’URSS significa che sin dal 48 il nostro sistema politico incorpora quella frattura che c’è sul piano internazionale, quella frattura internazionale si riflette sul nostro sistema che non è tanto destra sinistra, ma comunismo-anticomunismo e su questo si consuma un’ulteriore fratture interna all’ala sinistra del nostro continuum, tra partito socialista e partito comunista, che scorre lungo le alleanza internazionali, ci sarà un’alleanza, il PSI rifiuterà a livello nazionale con il PCI.

Il Pci sarà permanentemente il secondo partito italiano, condannato stabilmente all’opposizione, conventio ad exludendum, quello che Ronchei definì il fattore K, viene meno il sale della competizione, l’incentivo a governare bene, la mancanza di concrete alternative al governo esistente è quello che ha portato alla crisi intra-democratica anni 90.

I governi delle larghe intese

La nuova democrazia prede forma nel paese grazie a quelle chiamate oggi larghe intese, tra forze tra loro separate da larghe divisioni ideologiche, una sfiducia crescente che affiora nel biennio 46 48, una volta rotta quella coalizione il paese resta imprigionato nella divisione tra occidente e oriente, tra il blocco atlantico e quello sovietico, il timore di non essere attratti nell’orbita gravitazionale dell’unione sovietica.

Il partito di maggioranza relativa, la Dc, iniziava a veicolare consensi declinanti, che si sono retti fino al 92, una Dc votato più per essere un partito filo occidentale, che per votare la cosa pubblica e gli affari di governo, questo è il corredo genetico con cui si sviluppa la democrazia nella quale si riconosce il lascito del passato, quel corredo genetico che dà forma ad un sistema un po’ atipico, un po’ anomalo che si può rappresentare con la metafora del calabrone, nel panorama delle democrazie occidentali, quell’equilibrio si spezza in maniere del tutto inaspettata, non prevista da attenti commentatori.

La fine della prima repubblica

Crisi degli anni ’90: Il finanziamento illecito dei partiti, una goccia che ha fatto traboccare il vaso.

La crisi degli anni 90, quella crisi ha come elemento scatenante: le grandi inchieste, le grandi indagini sulla corruzione politica.

Le grandi indagini portano alla luce un celebrato strutturato sistema di tangenti concepito e praticato con una finalità principale, finanziare i partiti politici, l’epicentro di quelle indagini è Milano, è la procura di Milano nella quale prende forma il pool mani pulite.

Borrelli, di quel pool facevano parte Colombo, Di Pietro e Davigo, attualmente un componente del Csm, grazie a quelle indagini il paese scopre una rete collaudata di “dazioni” che aveva ricadute pesanti, dalle grandi opere pubbliche ai piccoli appalti, ogni intervento comporta costi che lievitano sensibilmente, per alimentare le casse dei partiti politici, all’epoca pochi furono i casi accertati di arricchimento personale, Davigo è personaggio singolare, sostiene che da allora la corruzione non sia mai scemata, la principale differenza è che un tempo si rubava per i partiti oggi si ruba per sé.

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Una classe politica sotto processo.

Mani pulite porta alla sbarra buona parte della classe politica, attraverso processi che vengono trasmessi in tv, processi analizzati. Cusani era il principale imputato di un processo noto come Enimont, del quale si disse all’epoca era la madre di tutte le tangenti per dimensioni, ma gradualmente almeno per l’opinione pubblica, la figura di Cusani passò in secondo piano, nel corso del processo.

Craxi Andreotti Forlani, nel dicembre 93 compaiono. A molti può oggi apparire come un’appendice secondaria, l’assunto del volume è che quel processo abbia rappresentato un momento simbolicamente cruciale.

Le forze che non furono mai coinvolte nelle indagini sono la Lega Nord e l’MSI, quelle forze politiche per non avere responsabilità di governo avevano minori possibilità di essere toccate dalle indagini. Dal 93 c’è stato il più grande turnover della classe politica, anche perché i partiti attingeranno a piene mani dalla cosiddetta società civile ad essere coinvolti in questo processo sono le istituzioni di garanzia, una tra tutte la magistratura, saranno coinvolte in un processo di politicizzazione.

Mani pulite è stato il detonatore della caduta della prima repubblica, se le indagini mani pulite e tangentopoli sono state un detonatore, quali elementi hanno portato a questo esito, problemi che si erano accumulati nel tempo, distinguendo tra fattori interni ed esterni.

Molteplicità di elementi che portarono alla crisi della prima repubblica

- La caduta del muro di Berlino che porta a far scomparire quello che era considerato il grande nemico, il partito che si era avvalso un partito che si era presentato come un baluardo contro il comunismo perde la sua ragione di essere

- La lira si trova sotto attacco dei mercati internazionali, è oggetto di attacchi speculativi, Amato fece una manovra più grande di quella di Monti, con un prelievo forzoso attuato nottetempo

- La Dc non è più il baluardo contro il comunismo, la legittimazione della classe politica,

Primo Greganti, rifiutò di aderire ad una tecnica collaudata da mani pulite, carcerazione preventiva fin quando non si collabora dicendo quali sono i personaggi coinvolti, quello che avrebbe potuto essere un processo importante, venne archiviato. C’è stato un atteggiamento meno deciso rispetto a quello attuato nei confronti del pentapartito, una classe politica che subisce sfide interne.

La Lega Nord si presenta non per la prima volta alle elezioni politiche nazionali, ma contrariamente a quanto ci si aspettava acquista l’8,6% dei consensi. Sempre nel 92 l’allora Presidente della Repubblica Francesco Cossiga, spesso indicato come il Picconatore della Prima Repubblica, Cossiga rassegna anzitempo le dimissioni, il parlamento, non riesce a trovare un accordo per eleggere il suo successore, ci si riuscirà nel luglio di quell’anno, dopo 16 votazioni il successore sarà poi Oscar Luigi Scalfaro.

Le stragi mafiose avvenute in risposta alla sentenza della corte di Cassazione con cui si conclude il Maxi processo, è una strategia stragista studiata a tavolino dalla mafia in risposta, la strage di Capaci. Uno scenario di fragilità istituzionale, classe politica, istituzioni, economia l’Italia in questi anni era un Gigante dai piedi d’argilla.

Il ruolo della magistratura non va sopravvalutato, seppur aveva un’indipendenza maggiore, seppur aveva delle grandi risorse, la magistratura ha sfruttato una finestra di opportunità.

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Quelli che sembravano essere gli attori emergenti durante la fase di transizione non riescono ad affermarsi:

● il momento referendario di Segni, il suo movimento fallì,

● Di Pietro fondò l’Italia dei Valori, che dopo alcuni discreti risultati è ormai naufragata e dissolta da

● La Lega un certo punto di vista non riesce a capitalizzare la sua meta non affermandosi come il

partito del Nord.

Da quella transizione difficile esce vincente un partito Forza Italia, partito da tutti salutato come destinato a vita breve. Molte cose cambiano nel periodo seguente, si ristruttura il sistema partitico, il PCI dà vita al Pds e poi al PD, ma per la prima volta tutti i partiti diventano candidati potenziali e accettati a ruoli di governo, la seconda repubblica non conosce la presenza di partiti anti sistema, anche quelle forze che nascono da una ventata di anti politica, ma che si fanno portatrici di un messaggio atipico, riescono ad assurgere al governo, gli autori sottolineano l’idea che non esistono più partiti anti sistema. C’è stato un cordone sanitario attorno alla lega in questi giorni.

Anni ’90, un bipolarismo frammentato.

Negli anni 90 ci fu una competizione bipolare, tra di loro distinti in livelli diversi di coesione, tendenzialmente più compatto il centrodestra, più eterogeneo il centro sinistra, nasce l’alternanza di governo dalla quale ci si aspetta in una democrazia più sana, abbiamo avuto coalizioni pre-elettorali, l’elettore è sovrano perché esprime la maggioranza politica che governa il paese, vengono consegnate agli archivi della storia quelle coalizioni post elettorali, fino a quel momento gli esecutivi si formavano ad urne chiuse.

Negli anni 90 l’elettore scegliendo per una coalizione sceglieva se non una squadra di governo quantomeno la composizione del futuro esecutivo, coalizione preelettorali con il premier, coalizioni guidate da un capo politico, in quel modo quasi naturalmente si candidava alla guida del governo, si indica il candidato premier che era reificato nelle leggi elettorali. Nel periodo 94-2011 si assiste al costante rafforzarsi dell’esecutivo, in questo periodo l’esecutivo guadagna forza, controlla i processi legislativi e di dettare l’agenda legislativa del parlamento, fino al 2011, si giunge alle elezioni del 2013 che segnano un punto di arresto ci riportano nel tunnel di un mutamento il cui approdo presenta delle incognite, da allora la competizione politica è diventata tripolare, da allora non abbiamo più avuto esecutivi scaturiti dal voto. Permangono caratteri non consolidati, centro periferia, rapporto centro parlamento, bicameralismo paritario, sistema elettorale.

Stabilità di una democrazia

1) Radicamento di un partito sul territorio, dialogo di questi con il cittadino

2) Tendenza presente a seconda delle fasi storiche, alla radicalizzazione del corpo sociale e del corpo elettorale, polarizzazione

3) Legge elettorale

È abbastanza accentuata la lontananza delle politiche dalla gente, tendenza alla polarizzazione del corpo elettorale.

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È successo anche negli usa, il trumpismo ha rappresentato un momento di forte polarizzazione del corpo elettorale. A fare la differenza sono gli effetti istituzionali, l’assetto istituzionale italiano è quello delineato dal 48.

Oggi dopo il fallito tentativo di referendum istituzionale solo interventi puntiformi della costituzione. Referendum abrogativi.

La dc dal 74 in poi si è opposta al divorzio votato in aula spostando la battaglia dalle aule legislative alla società civile, da allora, l’istituto del referendum ha conosciuto una sorte particolare, con una prima fase, una sorta di fase d’oro dei referendum, in cui vi era un’elevata affluenza, un elettorato che si mobilitava successivamente l’uso l’affluenza ai referendum ha subito un declino.

Ministero delle partecipazioni statali e cassa depositi e prestiti. Quel ministero ha conosciuto una spinta alle privatizzazioni, lo stato era imprenditore, il ministero dell’economia ha un potere di compartecipazione ha una Golden share.

Vi sono vari tipi di elettore, elettore di opinione di scambio e di appartenenza, cerchiamo di allargare il discorso dell’appartenenza con il comportamento elettorale, voto non voto astensione protesta.

● Elettore di appartenenza, sono concetti lontani nel tempo, Parisi e Pasquino rilevano questa

tripartizione, esprime un voto identitario esprime condivisioni con idee valori preferenze espresse da una determinata forza politica, si regge su due cose, su partiti che sono presenti e radicati sul territorio e che si sostengono anche grazie ad una più o meno estesa rete associativa, rete sportiva ricreativa, culturale, si orientano verso il partito. Presenza di formazioni sul territorio, che dipende da una più o meno rete associativa che viene attratto e mantenuto nell’orbita del partito, diviene un voto prevedibile, la cristallizzazione del sistema partitico nella prima repubblica è in gran parte imputabile ad un’area di appartenenza

● Elettore d’opinione, che valuta il comportamento degli attori politici, se come in che misura è stata

fatta opposizione, elettore che mostra una maggiore propensione al cambiamento, tende perciò ad attivarsi ma presumibilmente rimane nella stessa area politica, è un voto mobile ma non è volatile, quel consenso si può spostare tra partiti contigui. E’ una tipologia di elettore che si concentra nelle aree del nord ove vi è una media e alta borghesia, consapevole dei proprie interessi e capace di valutare di volta e in volta le policy.

● Elettore di scambio, razionale perché affida il proprio consenso ad un calcolo, si accorda condenso

o ad un partito, un particolare interesse, è chiaro che il voto può essere mobile, molto mobile. L’elettore di scambio è un voto presente in Italia può trarre origine da situazioni di disagio, può avere una matrice culturale, particolarismo familismo, consuetudine a ragionare permanendo ad un orizzonte culturalmente ristretto, segmento ristretto del corpo sociale. Benefici tangibili e concentrati.

Siamo nella prima repubblica, siamo nella stagione del proporzionalismo, sono stati decenni caratterizzati da una relativa stabilità che riguardava il tasso di affluenza alle urne, scambio di opinione ecc. scelte compiute dagli elettori relativa prevedibilità dei risultati a consegnare a rafforzare il ruolo dei partiti. Quando abbiamo visto in modo più ravvicinato i singoli regimi elettori, la legge non lo impedivamo rafforzava la relativa stabilità degli orientamenti di voti.

Comportamento elettorale nella prima repubblica, voto di appartenenza voto di opinione e voto di scambio, tendenze di lungo periodo che si sono manifestate nell’arco della prima repubblica, stabilità che caratterizzava questo sistema politico, prevedibilità dei risultati elettorali, mappa che analizza il voto

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provinciale, è stata ottenuta con due tornate elettorali, oltre le differenze micro, la mappa consente di evidenziare le mappe di insediamento delle principali forze dell’epoca, l’area bianca, rossa, zone più competitive instabili sotto questo punto di vista, infine un’area meridionale che sempre è stata determinante durante la prima repubblica ai fini dei risultati complessivi.

Questa stabilità influiva e distorceva quelle elezioni che vengono ancora oggi definite di secondo ordine, elezioni non legislative, secondo order elections, elezioni europee che venivano definite come elezioni di secondo ordine, mentre quelle degli stati nazionali sono di primo ordine, anche in questa particolare arena, ha luogo, sulla scena domestica, sono gli stessi partiti che competono.

Perché di second’ordine, se a confrontarsi sono gli stessi partiti, gli elettori guardano con le scelte che hanno compiuto sull’arena nazionale, con degli intenti sondaggistici, con la conseguenza che gli esiti europei tendono a retroagire sugli equilibri domestici, nel 2014 risultato roboante rispetto alle politiche del 2013, da lì partì il progetto del partito della nazione, tagliare trasversalmente attraverso segmenti diversi dell’elettorato, elezioni di second’ordine retroagiscono e vengono intenzionalmente utilizzati per avere contraccolpi sulla scena interna, per estensione questo concetto è stato proiettato alle elezioni amministrative, anche qui per molto tempo gli elettori hanno votato guardando ai grandi issues, in relazione a problemi di natura, sono mancate forme di mobilitazione locale, la politica del centro funge da centro gravitazionale, data la persistenza del voto di appartenenza, abbiamo avuto pochi fenomeni di disallineamento dagli ordini di partito, almeno fino agli anni 60 quando si manifestano quei sintomi di scollamento, crescita lenta ma costante dell’astensionismo.

Abbiamo già sperimentato un progressivo rarefarsi, abbiamo già detto che acquista peso la scelta dell’elettore anche grazie al tipo di offerta politica se attivarsi se mobilitarsi oppure rifugiarsi nel non voto, mobilitare l’elettore latente, ha avuto un ruolo rilevante nell’affermarsi del centro destra. Il voto diventa meno prevedibile. Volatilità totale, percentuale aggregata di tutti gli spostamenti di voto. La volatilità di blocco non comporta solo lo spostamento verso un partito affine, ma uno spostamento su un’area diversa. Nel 53 si raggiunge un picco importante era entrata in vigore la legge scelta, abbiamo un voto che tende a cristallizzare il voto partitico.

Sono le elezioni che fanno da discrimine quelle del 94, dopodiché il sistema pare stabilizzarsi nuovamente, gli elettori sembrano aver maturato delle scelte di campo, quando la volatilità supera i valori del 94. Dato questo andamento abbiamo la mistura del mutamento della differenza di voto, il tasso di ricambio del legislatore. Neppure il terremoto elettorale dei 5 stelle, neppure quello riesce ad eguagliare il risultato del 94.

Il voto è meno prevedibile, il turnover parlamentare si è innalzato, si può sottolineare il fatto che viene colto ed accolto che instradano principalmente sui due poli. I due poli fanno incetta di voti, lo possiamo constatare prendendo in esame la percentuale di voti validi tra tutti quelli espressi alle terze forze, cioè ai partiti non coalizzati, raccolgono il 20% dei consensi, 2001 è l’ultima tornata che si svolge secondo la legge Mattarella diventa il 10%, nel 2006 quelle terze forze raccolgono l’un percento dei voti validi, le coalizioni hanno assunto un formato molto grande, sono riuscite.

Questa tendenza si inverte, cosa succede nel 2008 abbiamo avuto una competizione bipolare coalizioni altamente inclusive, capaci di calamitare consensi, internamente poche omogenee, il discorso di Panebianco, parte l’idea Veltroniana, di un partito capace di auto sufficienza, Veltroni decide di correre da solo, Berlusconi annuncia la nascita del PdL che fonde Forza Italia e alleanza nazionale, il sistema sembra muoversi verso una dinamica bipartitica, le terze forze riprendono forza, da parte di elettori che non si riconoscono in quell’offerta.

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Si modifica il controllo dei partiti sui candidati, fino a che punto i partiti riescono a imporre le candidature agli elettori, riusciamo con ragionamento come si modifica questa variabile in questo arco di tempo abbiamo prima le Mattarella, la risposta.

Fino a che punto i partiti potevano essere considerati i dominus nelle, candidature uninominali? Sicuramente lo sono molto di più con il porcellum. Le candidature uninominali che devono convergere su un solo nominativo hanno interesse ad ascoltare il territorio, mentre con la legge Calderoli alcuni elettori potevano essere “catapultati”.

Stabilità che influiva o distorceva quelle elezioni definite di secondo ordine, second order, non legislative (es. elezioni europee, regionali e amministrative) di secondo ordine perché la competizione in quest’arena è sempre tra gli stessi attori nazionali. Di secondo ordine anche perché se a giocare sono gli stessi attori, i cittadini tendenzialmente voteranno in base a come votano per le politiche nazionali.

L’elezione subnazionale o sovranazionale non segue una logica, ma segue la medesima logica che si applica al caso nazionale. Si vota guardando a come i partiti si muovono nel teatro domestico. I partiti usano le elezioni europee per controllare il loro seguito a livello nazionale. Per riflesso il ragionamento è esteso anche per le elezioni amministrative, regionali. Pochi fenomeni di disallineamento dagli “ordini” di partito, almeno fino agli anni ‘70, quando si manifesta quello scollamento tra classe politica e elettori (astensionismo).

Il comportamento elettorale nella Seconda Repubblica.

Progressivo rarefarsi di affluenza alle urne (3.1 pg 68). Sicuramente nella Seconda Repubblica vi è una mobilità totale maggiore rispetto a quella della prima repubblica.

Acquista peso l’astensionismo intermittente, ovvero un voto che si mobilita solo in determinate condizioni elettorali. Nelle affermazioni del centro destra diventa sempre più importante riuscire a mobilitare gli elettori. Il voto è meno prevedibile. Volatilità totale: misura la percentuale aggregata degli elettori che spostano il loro voto, di blocco quella che comporta lo spostamento su un’area partitica diversa.

Il turn over parlamentare è più elevato: mutamento dello spostamento di voto proiettato nell’arena parlamentare. Tasso di ricambio del legislatore in entrambe le camere.

L’offerta politica e il voto tendono a bipolarizzarsi. Questa tendenza, frutto di strategie, viene colta e accolta dagli elettori che indirizzano il loro voto sui due poli. Questo fino al 2008 dove abbiamo coalizioni altamente inclusive e capaci di raccogliere voti. Sono coalizioni eterogenee, si rivelano fragili. Veltroni e il PD puntano a diventare un partito di autosufficienza. Berlusconi annuncia la nascita di PdL, fusione di an e fi. Questo è il momento in cui si hanno coalizioni più asciutte, emergere di terze forze che acquistano più potere.

Si modifica il controllo dei partiti sulla scelta dei candidati: attenzione al tipo di legge elettorale (uninominale, plurinominale). Partiti che tendono di imporsi sugli elettori, non si guarda tanto al territorio. Si toglie una grande fetta di controllo ai partiti.

Si modifica l’impostazione delle campagne elettorali: attenzione al tipo di legge elettorale. Più mediatiche, confronti televisivi, personalistiche, attenzione al territorio. Deve esserci l’esposizione del candidato. Con la fine del collegio uninominale, il motore trainante è il leader, non il candidato. È il leader che presta il suo volto ai candidati locali.

Con le elezioni del 2013, terremoto elettorale, tutto cambia. I principali competitors sono centro sx Italia bene comune con Bersani, centro dx con Berlusconi, m5s il cui leader Beppe Grillo non si candida, scelta civica con monti. Terremoto elettorale perché quelle elezioni ci restituiscono un quadro a tre poli e mezzo (Centro destra, centro sinistra, M5S, scelta civica e centrismo). Si misura nell’erosione delle subculture

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tradizionali, il centro sx perde su tutto il territorio, ma le sue perdite sono più consistenti nel centro sud, perde anche nelle sue roccaforti soprattutto nelle marche.

Dinamica analoga seguita dal centro destra, l’emorragia di consenso nel sud, tamponata man mano che si risale verso il nord, ma la perdita della Sicilia ad esempio è una grande sconfitta.

E il M5S riesce a trainare voto dalla dx ma anche a sx. I voti raccolti dal m5s si dispongono con una geografia frastagliata che ne fa una forza trasversale non solo dal punto di vista politico ma anche culturale e identitario. Si riducono però le aree verdi (lega nord). Collegamento tra sistema politico e input, domande che provengono dal corpo sociale e elettorato e società civile.

La sociologia del partito politico, Michels 1911

I partiti politici Duverger 1951

Modelli di partito, Panebianco 1982.

Modelli organizzativi di partito:

in “Changing models of party organization and party democracy,1995” Katz e Mair spostano l’attenzione sul rapporto tra partiti e stato:

Questa relazione viene indagata attraverso le tre facce del partito:

- Party on the ground: diramazioni sul territorio

- Party in central office: cervello del partito e sua struttura di vertice, con i suoi apparati amministrativi.

- Party in public office: il partito nelle istituzioni.

Idea di fondo: al modificarsi dei rapporti di queste tre componenti della struttura partitica si modificherà anche il loro rispettivo peso e influenza. Le interazioni che si stabiliscono e anche la loro maggiore autonomia reciproca.

Questi due autori riprendono la sequenza di modelli classici, notabili, massa, piglia tutto, ma la rileggono spostando l’attenzione sul rapporto con le istituzioni pubbliche e delineano, più che una semplice sequenza cronologica, un processo che è ad un tempo dialettico e permanente.

Dialettico perché l’emergere di nuove forme organizzative vengono lette come reazione al modello anteriore; e permanente perché i motori di questo processo in parte si collocano nella società ma in parte si collocano anche nello stato e nelle istituzioni pubbliche. Questo processo porta all’emergere e alla nascita di una nuova formazione organizzativa ovvero cartel party, una crescente simbiosi tra partito e stato.

- Partiti di notabili: i livelli di inclusione socio politica sono molto bassi, la politica si presenta come elitaria, competizione bassissima, formazioni elitarie. Partiti comitato perché tendono ad attivarsi solo in prossimità delle elezioni, non sono radicati sul territorio. C’è solo un party in public office. Sono organizzazioni separate dallo stato, ma trattandosi di formazioni elitarie sono loro che innervano le istituzioni statali.

- Partiti di massa, fine 800. Compiranno la loro parabola fino alla metà del 900. Prendono forma perché il sistema sta diventando più inclusivo. Molti settori sociali prima ignorati adesso vengono inclusi. Sfidano i tradizionali partiti di notabili. Reazione alla stabilizzazione di un sistema. Come si compete? Con il party on the ground.

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Non possono contare su dei collegamenti personali di cui godevano i vecchi partiti di notabili. Possono fare leva sui grandi numeri e sulla struttura, soprattutto sul territorio, anche per avere fondi grazie ai tesseramenti. Caratterizzati da una membership via via più ambia. Anche omogenea. Questi partiti non ambiscono a rappresentare l’interesse della nazione ma ambiscono a rappresentare gli interessi di un determinato segmento di società, un gruppo di riferimento, il gruppo sociale presidiato dal partito. Questa viene incapsulata entro un apparato ideologico di spessore, viene quindi trattenuta anche attraverso la presenza, spesso articolata, del partito sul territorio (vedi lealtà partitiche). Si basano sul voto di appartenenza che stabilizza il sistema politico. Riescono a sfidare e scalzare la vecchia classe liberale.

- Partiti pigliatutto, ‘66 Kirchheimer: i tradizionali partiti di massa, di integrazione ideologica e confessionale, diventano delle macchine per raccogliere voti, sembrano agenzie elettorali. Questo spostamento ha conseguenze sul corredo ideologico del partito, perdono le grandi mete ideali e sono partiti che tendono a schiacciarsi nel cosiddetto problem solving. La soluzione non è necessariamente inquadrabile in una visione del mondo. C’è una deideologizzazione. I leader dei partiti assumono un peso centrale.

Central office che prosciuga l’influenza il party on the ground che diventa meno importante. Ambisce ad avere una posizione trasversale. Perché questa trasversalità: ormai i diritti sociali sono stati concessi e il conflitto sociale non è più così aspro, sviluppi economici a partire dagli anni 50, si attenuano le disuguaglianze e cosi il senso di appartenenza ad una classe sociale. Queste diventano più mobili. Anche le appartenenze identitarie sfumano e diventa più facile tentare di richiamare un elettorato più trasversale (es: dc)

- Cartel Party: partito cartello, cartellizzazione: fare cartello per accedere a risorse di cui i partiti hanno necessità. Processo che vede il prosciugarsi del party on the ground, attraverso la proiezione degli eletti nelle istituzioni e quindi la compenetrazione di partiti e stato e si compie perché nel frattempo tutto è cambiato a livello sociale e economico. Le campagne elettorali molto più costose, la politica più complessa, i partiti hanno bisogno di più risorse non solo per la campagna elettorale ma anche per l’assistenza di consulenti. Contrazione di tesserati e iscritti. I partiti colludono ma diminuisce la competizione intra partitica. Da qui normative diversamente configurate che tentano di escludere eventuali nuovi competitor.

Modelli di partito: sviluppi recenti.

Alcuni fenomeni, comuni alle democrazie odierne, favoriscono l’evoluzione dei partiti

- Rilevanza assunta dai media vecchi e nuovi quali agenti di socializzazione politica

- Personalizzazione della politica: enfasi sul leader e alleggerimento dell’apparato organizzativo.

Partito personale:

a) Leader come principale elemento di identificazione per iscritti e simpatizzanti.

b) Non vi sono altre figure in grado di contestarne il ruolo.

c) Suoi i poteri di nomina e indirizzo degli organi collegiali.

d) Pochi e deboli meccanismi di responsabilizzazione.

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Cenno rapido al ruolo dei gruppi di interesse che devono la propria rilevanza, definiscono gli imput del sistema, quello dei gruppi di interesse è un ambito poco indagato nel nostro paese, partiamo dalla parte evidenziata qui in basso.

Schmitter siamo nel ‘92, cosa sono i gruppi di interesse?

Organizzazione a carattere permanente, sono dotate di personale a tempo pieno, individuare, difendere interessi, contestando le politiche pubbliche, si tratta di strutture che aggregano domande in pacchetti coerenti omogenee, ricorrono ad una pluralità di tattiche e strategie per influire sui decisori politici organizzano il sostegno sui decisori, possono ricorrere a forme di protesta, per conto delle rispettive costuitency.

Quegli agglomerati di interessi che costituiscono la piattaforma, questa definizione, è neutra, non ha riferimenti valoriali, è priva di connotazioni positive o negative, da lungo tempo anche sulla scia di un certo tipo di giornalismo è invalsa la tendenza a pensare a gruppi di interesse, a pensare al lato oscuro della politica, anticamera naturale alla corruzione, lo è o non lo è? Se riescono a non piegare le politiche di natura particolare molti autori sottolineano che la presenza di gruppi, la presenza può arricchire la democrazia, può rappresentare per cittadini un canale cittadino.

Si definiscono questi rapporti come abbastanza stabili, dopo la parentesi autoritaria, riemergono gruppi già presenti in epoca liberale.

Nascono nuovi gruppi, o emergono nuovi gruppi e hanno un ruolo fondamentale anche come ruolo di integrazione nel favorire il consolidamento democratico, un blocco di interessi che sono variamente legati alla coalizione dominante, al principale partito di governo ovvero la democrazia cristiana, questo blocco di interessi legato alla coalizione politica dominante, dà vita a quello che è stato definito un sistema consensuale, i gruppi presenti erano poco, sindacati, datori di lavoro, dall’altra, quindi si può capire la ragione per cui Lanzalaco definisce questo sistema a pluralismo oligopolistico, sono gruppi che dialogano stabilmente, con i principali partiti di governo, costituiscono una presenza ingombrante, data la situazione che caratterizza questa fase storica, i gruppi di interesse sono politicizzati.

Anche la vita associativa di queste entità tende a riprodurre quelle divisioni ideologiche che solcano il sistema politico e dividono i partiti quelle fratture si presentano nei singoli settori di policy, pensiamo ai sindacati, le fratture presenti nel sistema si riverberano sulla vita associativa determinando gruppi di diverso orientamento ideologico, è evidente la subalternità dei gruppi ai partiti, ma non di sola subalternità si tratta, ma questo fenomeno di collateralismo inteso come un rapporto di fiancheggiamento reciproco in ambito politico e sindacale.

Non sono termini identici, un regime partitocratico c’è anche collateralismo abbiamo associazioni che ai partiti sono legati non tanto da un rapporto di consanguineità.

Joseph La Palombara, relazioni tra gruppi partiti e burocrazia si sviluppano su due modelli che sono quelli di

● clientela

Perché un gruppo diventa un interlocutore privilegiato, perché è in grado di rilevare informazioni rilevanti per le amministrazioni, può offrire informazioni rilevanti, dai funzionari e dai dirigenti, il rapporto di clientela c’è un accesso privilegiato e continuativo che si riproduce nel tempo.

Modelli che sarebbero rimasti stabili per decenni, si sviluppa un rapporto di clientela, un gruppo riesce ad affermarsi agli occhi di un singolo dicastero come interlocutore privilegiato, ritenuto capace di esprimere gli interessi di quel settore, quasi si trattasse del depositario naturale degli interessi prevalenti in quel

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settore, il rapporto di clientela non indica quel rapporto, si tratta in realtà di un rapporto bidirezionale, Il rapporto di parentela è quello mediato dal partito, il partito di governo, tutto incentrato sulla democrazia cristiana.

● Parentela

Sono associazioni che si muovono in uno stesso humus culturale dei partiti che condividono visioni o mete ideali, che possono portare voti ai partiti ma che sono anche riconosciute dai partiti, ad esempio partecipando al reclutamento della classe politica, entrano nel partito e magari percorrono una parte della loro carriera al loro interno.

Questo schema molto semplificato si protrae sino agli inizi degli anni ’90 la crisi che porta con sé una destrutturazione del sistema politico che scompagina le carte in tavola, produce un effetto a cascata sui gruppi di interesse e i modi in cui i gruppi si relazionavano alle istituzioni politiche, i gruppi di interesse tendono a concentrare la propria azione laddove si discola il potere decisionale, questi gruppi denotano ora una maggiore autonomia dai partiti, subalternità collateralismo non sono del tutto scomparsi ma si sono fortemente attenuati.

Lobby d’Italia.

La propensione dichiarata in sede di intervista, rispetto al passato sembra essere molto contenuta la propensione a dialogare con determinati partiti, i partiti non presidiano più stabilmente le istituzioni e gli esecutivi, essendoci un più elevato livello di alternanza e un rafforzamento dell’esecutivo, viene riscontrata una maggiore autonomia dai partiti mentre si è accentuata la ricerca di un dialogo con le burocrazie e con l’esecutivo.

I gruppi di interesse spostano il proprio faro di attenzione dal governo agli esecutivi, alle, proprio perché i governi riescono ad assumere maggiore iniziativa governativa. Quegli esecutivi hanno mostrato maggiore capacità di gestire e guidare il processo legislativo, lo fanno ricorrendo all’uso intensivo dei decreti. Il focus di attenzione si è spostato dall’esecutivo al legislativo. C’è la consapevolezza che i luoghi in cui si decide sono altri, l’aprirsi di un canale di dialogo in luogo che sono un po’ più riparati, colui che dirige la direzione, capo ufficio legislativo e capo di gabinetto dell’esecutivo.

Strategie dirette, canale di comunicazione con un referente privilegiato, campagne condotte per richiamare, una propensione dei gruppi, gruppi insiders e outsiders, i gruppi di pressione si muovono su più livelli, sovranazionale e subnazionale.

Quasi ogni settore di policy fa storia e sé, molto dipende da come si struttura il campo, c’è un elemento ed è la maggiore densità dei campi di policy, i gruppi sono diventati oggi molto più numerosi. Il sistema degli interessi italiani vedeva nel 79 poco meno di 800 gruppi politicamente attivi nel 2016 tale numero approssima le 1600 unità. Frutto di questa deista è quella di nuovi gruppi ma sono gruppi che si muovono su quei valori del post-materialismo, l’ambiente la cultura la ricreazione, il volontariato, densità dei campi di policy. E’ un ambiente sregolato, continua ancora a mancare oggi in Italia una regolamentazione una legislazione in questa materia, c’è un ritardo dell’Italia rispetto all’UE.

IL SISTEMA DEI PARTITI DAL PLURIPARTITISMO POLARIZZATO ALL’ILLUSIONE BIPARTITICA

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Vari sistema di partito, quando parliamo di sistemi partitici facciamo riferimento ad agglomerati le cui componenti sono le

● regole elettorali,

● il numero dei partiti,

● il modo in cui competono,

● la distanza ideologica che li separa, il quantum di polarizzazione

Il primo sistema partito, è quello del 61-18, abbiamo partiti di notabili, che abbiamo detto che sono dei comitati che si attivano in prossimità delle elezioni che danno vita a partiti parlamentari.

La scena è dominata dalla destra storica e dalla sinistra storica, c’è una differenza inziale posta rispetto al processo di ubicazione, piccole differenze che sfumano rapidamente. Caratteristica strutturale del sistema è il trasformismo. Nel 76 sale al governo la sinistra storica dal fatto che una parte della destra che si scinde. E’ una stagione segnata dalla presenza di gruppi di opposizione ma più distanti dal centro di governo, il partito socialista che resta marginale ed entra in parlamento alla fine del XIX secolo, sistema a partito predominante, vecchia classe politica liberale che si muove sul segno del trasformismo, quel primo sistema partitico riesce a realizzare la costruzione dello stato unitario. Vita parlamentare abbastanza regolare.

Secondo sistema partitico, ci spostiamo sul ‘19 quando la vecchia legge elettorale viene superata, viene adottata una legge proporzionale, consente sollecitata da socialisti che permette l’emergere dei grandi partiti organizzati di massa, che nel 1919 conseguono importanti affermazioni elettorali nel nord, ed è questo che porta al declino molto rapido della vecchia classe liberale e alla fine del suo predominio.

● Abbiamo l’emergere di formazioni estreme, partito fascista a destra e comunisti e socialisti

massimalisti a sinistra,

● abbiamo un frammentarsi del quadro politico, le formazioni sono molto più numerose, se andiamo

a vedere il risultato di quelle elezioni il partito economico quello dei combattenti,

E’ una fase molto movimentata nuove formazioni affiorano da qui l’idea.

Già nel secondo sistema partitico iniziano a delinearsi caratteri di lungo periodo:

● il peso del partito cattolico, che grazie anche alla sua natura confessionale mostra capacità di

mietere consensi trasversalmente

(si evidenzia inoltre il declino della destra non confessionale, i valori della tradizione che verranno recuperati, con esiti discutibili. A distanza di decenni Forza Italia nel 94 si propone come partito intenzionato a recuperare valori della tradizione liberale. )

● Spostandoci sulla sinistra, si vuole far coabitare la componente riformista, già all’epoca si iniziano

ad intravedere gli orientamenti.

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Per come si compie la transizione i partiti che pure non hanno un ruolo nella caduta del regime fascista emergono e si impongono come attori dominanti sulla scena, già nella fase di transizione democratica che vengono gettati i semi del futuro sistema partitocratico in cui i partiti riusciranno ad avere una presenza capillare, sulla gestione delle risorse collettive.

Dunque il secondo sistema politico italiano ebbe un’importanza fondamentale a quasi venti anni di distanza per la formazione del terzo sistema partitico.

Il terzo sistema si delinea con le elezioni dell’assemblea costituente 1946, indiscussa della democrazia cristiana, seguita dall’allora psi, possiamo ancora parlare di una sostanziale stabilità del quadro politico (rispetto al periodo 19 21), è vero che appaiono alcuni nuovi partiti, i monarchici, il piccolo partito azionista che riuscirà ad esprimere un ruolo importante nella resistenza, anche il partito d’azione non riuscirà a consolidarsi. Ma in sostanza il quadro del sistema partitico rimane molto simile e si struttura attorno a due cleavage. Struttura di lungo periodo del nostro sistema partitico, quando si produce un cleavage, che non possiamo definire

● come capitale/lavoro, che segna la dialettica tra partiti di ispirazione marxista (PSI e PCI) e partiti

di ispirazione cattolica (DC)

● come comunismo/anticomunismo frattura internazionale che si riverbera nello scenario interno e

che ha delle profonde influenze sul sistema di partito

● Collocazione strategica internazionale, pone dei conflitti tra i partiti atlantisti (DC) neutralisti (PSI)

e filo sovietici (PCI). Frattura internazionale che pone dei problemi all’interno della stessa sinistra.

Quelle elezioni sanciscono la forte crescita della Dc, abbiamo detto sfiora la maggioranza assoluta che a partire da quel momento sfiora il centro, dando vita ad una limitata alternanza periferica, che la nostra fosse una democrazia bloccata (quello che verrà successivamente definito come bipartitismo imperfetto), l’impossibilità per il secondo partito di accedere al Pci non si produce un’autentica alternanza, questa lunga alleanza di governo sarà chiamata un’alleanza periferica.

Erano i liberali che gravitavano permanentemente nell’orbita del governo, sempre però come andati potenziali per accedere alla coalizione tutto questo si produce perché succede qualche cosa sulle ali estreme, cosa succede a sinistra, riandiamo alle cose già dette abbiamo una competizione che si sviluppa rapidamente tra socialisti e comunisti per egemonizzare questa area politica, il PCI lo sappiamo assume come punto di riferimento l’URSS.

La frattura con i socialisti si consuma anche sulle alleanze internazionali, anche sulla scelta di interare sull’odierna unione europea, il partito comunista viene percepito come un partito anti sistema, malgrado la sua attiva e fattiva collaborazione della stesura del patto costituzionale.

Sulla destra troviamo i missini i monarchici, sono le forze politiche che danno voce ai nostalgici, forze che non avevano sottoscritto il patto costituzionale, i pochi voti provengono dalle file dei grandi partiti percepiti come anti sistema.

Ed è questa la ragione per cui quell’alternanza è limitata, le estreme periferie dello spettro politico sono escluse, né sull’estrema destra né sull’estrema sinistra.

Il partito liberale si verrà confinato ad una posizione di minoranza, la stagione politica che vede il compiuto affermarsi dei partiti di massa, a DC evolve verso il modello del partito pigliatutto, pluripartitismo polarizzato, sono le etichette che qualificano si aggiunge la competizione tripolare, di questo terzo sistema partitico.

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Sono state date interpretazioni diverse, quelli qui citati Galli, Sartori, Farneti, sono interpretazioni diverse, diverso il momento in cui questi autori elaborano le proprie interpretazioni di quel sistema partitico.

Galli è l’autore di quel libro che si chiama bipartitismo imperfetto (1966), Galli guarda al ruolo predominante egemone dei due principali partiti la DC e il PCI sono i partiti che si impongono sono i partito in grado di rastrellare sistematicamente le quote più consistenti del mercato elettorale, stabilmente primo e secondo partito, forze egemoni, che richiamano la dinamica propria di un bipartitismo che tuttavia è imperfetto in forza della conventio ad excludendum, a differenza dei bipartitismo, è impossibilitato e chiuso ad un’alternanza di governo, il nostro sistema sarebbe rimasto imprigionato in una logica figlia del secondo conflitto mondiale e dei suoi sviluppi geopolitici e incapace di adattarsi ad un contesto dell’impetuosa crescita economica, un bipartitismo imperfetto, diversa più sofisticata e meno storica è quella di Sartori.

Sartori etichetta quel sistema, se noi osserviamo la distribuzione delle forze in campo esistono tre poli, polo centrale stabilmente presidiato dalla DC e due poli situati stabilmente a destra e a sinistra che si caratterizzano per partiti avvertiti come anti sistema, il PCI e il movimento sociale italiano, non solo il sistema è organizzato su tre poli, è Sartori ad introdurre in modo sistematico questo concetto la polarizzazione, la distanza ideologica tra partiti, l’idea di fondo è che le ali estreme siano escluse dal governo ma contano.

Ci aiutano a capire la dinamica e anche il tipo di tensioni a cui il sistema partitico era sottoposto, riescono a congelare voto identitario, a congelare quote significative del mercato elettorale e disponendo di un party in public office.

Possiedono un’influenza che non va sottovalutata sia sul parlamento sia sull’esecutivo, le coalizioni si formano sul solo polo centrale, quelle coalizioni che si formano sul solo polo centrale sono sottoposte ad una duplice forma di tensione, destra e sinistra un’opposizione bilaterale, che converge sulle opposizioni è molto diverso sulla dinamica bipartitica imperfetta. Competizione centrifuga.

Il discorso si arricchisce, con questo concetto irresponsabilità scarsa poca rispondenza agli elettori, quella deresponsabilizzazione, quella scarsa responsabilità nei confronti degli elettori, possono facilmente assumere impegni senza avere la sicurezza di poter onorare e rispettare quegli impegni, questo in termini generale, questi sono stati monocolore il mancato rispetto degli impegni programmatici. Poteva essere attribuito alle resistenze delle opposizioni, poteva essere attribuito alle resistenze, qui programmi non sarebbero mai stati chiamati all’approvazione della cosa pubblica, poco propenso alla praticabilità delle riforme, questo era un elemento di deresponsabilizzazione quanto.

Resta il fatto che la vera fonte di debolezza del sistema era la cosiddetta democrazia bloccata. Non offriva incentivi al buon governo. In un sistema polarizzato la competizione sarebbe stata avrebbe continuata ad essere centrifuga, non si aveva ragione di convergere verso il centro per insediarne il predominio da qui la condizione sartoriana che nel tempo il centro avrebbe subito un’erosione, avrebbe subito un’erosione con rischi concreti di governabilità del sistema quindi una competizione centrifuga, che sartori delinea guardando anche ai risultati elettorali, negli anni 70 la forbice tra PCI e dc si assottiglia, proprio nel 76 distano 4 punti percentuali.

Le cose in realtà sono andate diversamente il periodo del 2014 al pari di altri autori che diversamente da quanto autorizzato il sistema si mostra stabile, i partiti laici moderati minori che si collocano lungo le due linee di frattura, i liberali a destra i socialisti, due linee di frattura. Non solo il sistema non rileva una competizione centrifuga, ma imbocca un’altra dinamica, ma al contrario abbiamo una competizione centripeta.

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Farnetti siamo nell’83 quando questo autore rileva un contrarsi dello spazio ideologico, ad una competizione centrifuga, dalla seconda metà degli anni 70 è avvenuto il compromesso storico, che porta il PCI con una scelta molto sofferta e che sarà pagata in seguito con un declino elettorale, in una fase difficile a sostenere governi monocolori democristiani guidati da Andreotti. Non c’è stata alternanze non entra con una propria delegazione nell’esecutivo, quando può con il voto in aula, sono stati definiti anche i governi della non sfiducia, i governi dell’astensione.

Quel pluripartitismo centripeto trova una conferma in un’analisi di Di Palma, 1978, sopravvivere senza governare, Di Palma fa un’analisi empirica sulle commissioni parlamentari, i processi legislativi che si sviluppano in queste sede un po’ più riservate e rileva la collaborazione del PCI, la collaborazione con le forze di governo La palombari parlerà di una politica dei due binari una politica dichiarata, in cui si insiste sulle consuete pregiudiziali e poi c’è una politica pratica, di collaborazione di dialogo ma di decisioni che vengono assunte anche con un metodo consensuale.

Sette sono le formazioni rilevanti, tralasciando il partito di maggioranza relativa sono ad ogni modo importanti sono importanti perché quelle forze o dispiegano un potenziale di coalizione o dispiegano un potenziale di intimidazione, ma che possono fornire un corridoio di consensi utile a perimetrare una maggioranza di governo in parlamento. Dispongono di voti, hanno seggi che consentono loro di influire su alcuni processi decisionali, tra il 75 e il 76 il PCI sembra ormai tallonare stretto, sono gli anni del auspicato o tremito sorpasso è vero che fanno la propria comparsa altre formazioni i radicali partiti.

La DC era un partito molto complesso che veniva regolato sulla base di compromessi tra le correnti interne, dorotei, morotei, degasperiani, accesa competizioni intra partitica alimentata dalla legge proporzionale preferenze multiple consentiva di saggiare la consistenza dei sottofeuidi elettorali e quindi di saggiare il peso delle correnti alternando i paesi che questi avevano nel partito, competizione intra partitica, diffidenza strutturale verso la concentrazione di potere, poche rare volte noi abbiamo avuto coincidenza tra segretari di partito e presidenza dal consiglio dei ministri quando questo si è verificato quella che era avvertita come una forte concentrazione di potere è stata colpita da quello che definiamo fuoco amico, boicottaggio interno in occasioni di votazioni a voto segreto, il voto segreto è quel momento in cui la disciplina di partita può essere messa da parte, franchi tiratori hanno minato la stabilità del partito.

25/10/2019

Un sistema che ha dato grandi risultati nel tempo, micro equilibri di coalizione, nel tempo si evidenzia un declino di peso elettorale che colpisce tanto il primo quanto il secondo partito, un dato su tutti, per chiarire cosa si intende per declino, nel 76 è il momento in cui la forbice si riduce, la somma del primo e secondo partito ammontava al 73% dei voti espressi, nel 1992 la somma dei voti validi è al 46% entrambe le principali formazioni che reggevano quel sistema, si percepiscono segni di frammentazione nuove forze nell’arena parlamentare che non sempre si presentano. I radicali ottengono seggi agiscono attraverso forme di ostruzionismo che i regolamenti parlamentari ancora rendevano possibili.

Tendenza verso una crescente frammentazione del sistema si avvertono i segni di un declino della forza organizzativa di tutti i partiti si perde contatto con il territorio si sganciano o cominciano a sganciarsi dal sistema party on the Ground come si evidenzia in base alla figura in pagina 71, tasso di membership misura il rapporto tra iscritti ufficiali, quelli dichiarati dai partiti e i consensi, mancando i colori non è di agevole lettura, ma vediamo tutte le principali formazioni, compresa, il partito socialista italiano va in caduta libera, è un piano inclinato per tutte le formazioni politiche declina il tasso di membership, non diminuisce

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ma accentua la propensione dei partiti a penetrare non solo nelle istituzioni pubbliche, ma a penetrare nella società e anche nel mondo economico. Ceccanti, come chiudere la transizione.

Sin dagli anni 80 i partiti creano un legame incestuoso con, la Rai, Eni, Confcommercio, unità sanitarie locali, un legame incestuoso tra politica-amministrazione, opportunità di patronage, spartizione delle cariche rilevanti non guardando al merito, si consuma il passaggio dal vecchio clientelismo, al clientelismo di massa, il formato resta stabile, ma i partiti si indeboliscono perché perdono il legame con la propria base elettorale, il penta partito, è una formula di colazione che nasce nell’81 e si conserva fino al 1991, un decennio della vita politica italiana, formata da partito socialista, PSI, PSDI PRI DC PLI, frutto del patto del camper, tra Craxi Andreotti Forlani, CAF formula di coalizione che inibisce quello che abbiamo visto in precedenza, non è più possibile quella semi rotazione che si ritenevano tra loro alternative.

Il sistema si blocca contestualmente cresce a conflittualità interna ai partner di coalizione che tendono a investire molte delle loro energie sulla contesa della carica, sulla spartizione delle risorse sostanzialmente in questa fase le spinte centripete, si rivelano più forti di quelle centripete, diversamente da quanto profetizzato da Sartori la polarizzazione si attenua, il sistema si ingessa, diminuisce la polarizzazione le spinte centripete prevalgono su quelle centrifughe.

La capacità di Sartori qualche elemento aveva colto, il motivo per cui un sistema bloccato sul centro e ingessato non può durare a lungo in quanto è destinato a lavorare a bassi livelli di rendimento, non vi sono state delle spinte centripete, ma difatti il sistema è imploso.

Diminuisce la capacità di risposta input/output, un sistema che si sclerotizza, si sopravvive ma non si governa, le riforme non giungono perché non si trova un accordo, negli anni i floridi anni ‘80 non c’è alcun tentativo di investire risorse per assorbire il disavanzo nel bilancio dello stato, zavorra che nel 92 aderirà il trattato Maastricht. Il patronage diminuisce negli anni successivi perché si prosciugano le risorse, in politiche che abbiamo definito micro distributive con voti o consensi, bacino che si è prosciugato dopo il 92 94 rispanso.

● A sinistra: la trasformazione dal vecchio pc al pds, approdo che non è stato indolore che diventerà

rifondazione comunista, partito che ritiene sia esaurita l’esperienza sovietica, che viene definita da Rosa Mulé il un partito purista che intende a tornare alla originale purezza, nascita del Pds seppur al prezzo di una scissione nel 1998 d’Alema giuda la nascita dei democratici di sinistra, il tentativo ulteriore di un approdo social democratico, riformista, sin da oggi quando nasce l’odierno partito democratico.

● La Dc perde uno dei suoi caratteri identitari ovvero l’anticomunismo, quel crollo ha riflessi anche

sullo stesso partito socialista che sino a quel momento aveva tratto vantaggio dall’emarginazione dei comunisti, come forza indispensabile per la nascita di qualsiasi colazione di governo, le riforme istituzionali fallite, a quel punto il sistema aveva già mostrato tutte le sue difficoltà.

Sin dagli anni ‘80 prede forma un discorso pubblico, indichiamo sia leggi elettorali, sia la carta costituzionale, che guardando alle modeste performance dell’Italia, propone un modello francese, quello V repubblica scontrandosi con l’opposizione della Dc e del partito comunista, per la prima volta nel nostro paese comincia a cedere quell’aurea di intangibilità e di intoccabilità, si inizia a lavorare seriamente sull’opportunità di migliorare le regole del gioco, già sappiamo che questo dibattito non produce risultati, falliscono le commissioni bicamerali che vengono formate per produrre idee di riforma, il fallimento conferma anche in questa arena parallela, conferma la paralisi decisionale, il paradosso che un sistema ingessato incapace di decidere non può essere in grado di auto riformarsi, salvo che subentrino shock esterni, bassi tassi di rendimento essendo fragile.

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Quella fragilità di manifestano in cui arrivano turbolenze, referendum del 91 e 93, i referendum si estendono ad altri aspetti importanti, rimuovere alcuni dicasteri che potevano essere carrozzoni clientelari, quello può essere definito una chiamata collettiva alle armi, contro la partitocrazia e con i suoi metodi.

Le elezioni politiche del 92, abbiamo già detto colpiscono il pentapartito, la democrazia cristiana scende sotto il 30 percento dei voti, mostra di essere in caduta libera nelle principali città italiane, il Pds raccoglie un 16,1 percento rifondazione un 5,5 insieme fecero registrare una perdita di consensi, abbiamo avuto l’ascesa della Lega con l’8,6 percento di consenso, che è raccolto nelle regioni del nord, segnalano una chiara versione degli insediamenti tradizionali, quel successo non sarà sempre confermato dalla lega, punto di ingresso che sarà gravido di innovazioni importanti, che riguarderanno l’agenda politica che riguarderà le modalità di comunicazione, siamo abituati ad un linguaggio più ardito, il ricorso ad un linguaggio innovativo.

L’intervento della magistratura è importante ma non il fattore decisivo, è il detonatore, quando inizierà quel percorso, a distanza di alcuni mesi, il vero fattore scatenante è la friabilità del sistema politico. La sindrome del pluripartitismo polarizzato, ha impresso un carattere ideologico, penetrante colonizzazione partitica di tutti gli apparati pubblici.

Il quarto sistema partitico comincia a prendere forma tra il 93 e il 94 quel processo di rinnovamento, è lungo, complesso gioco di riposizionamento, nuove sigle che avranno vita breve e che si riveleranno effimere, la democrazia cristiana implode, generoso tentativo partito popolare italiano, tuttavia anche in questo caso non riesce ad impedire la scissione del cc, formato dagli eredi della vecchia nomenclatura democristiana, alcuni sono rimasti, quel cc confluirà nella coalizione di centro destra, tentativo di dare vita ad un polo di centro, patto Segni, mantenere in vita un centro di ispirazione cattolico, ma riformista, scompare dai radar alleanze riformista, senso dello scompaginarsi del vecchio sistema partitico, così come scompaiono quei partiti laici minori, piccole formazioni che erano state presenze costanti, viene avviato il processo di rinnovamento verso la destra radicale, il primo congresso di Fiuggi che è ancora partito di vecchie tradizioni, si presenta alle elezioni con una lista.

Le elezioni del 94 sono uno spartiacque,

● Unitamente all’ingresso in scena di nuovi attori primo tra tutti Forza Italia, che stava scaldando i

motori, e tutto questo produce un profondo mutamento foriero delle diverse dinamiche che si produrranno in seguito, il confronto è tra coalizioni non sono più solo liste isolate, diventeranno di diritto quando?

● Le leggi Mattarella contenevano un incentivo a formare coalizioni ma non c’era nulla di

formalizzato in questo senso e si svolge su tre poli:

1) Centro destra capitanato dalla neonata Forza Italia che si pone come partito cerniera all’interno di uno schieramento che la vede alleata con la lega nord nel settentrione dove si presenta come polo della libertà, dove si presenta come polo del buon governo, dà l’indisponibilità di alleanza nazionale a presentarsi uniti sotto uno stesso cappello, partito cerniera che ha candidati indisponibile a candidature comuni, antitetiche.

2) Il centro popolari, patto segni e 3) Il centro sinistra guidato in quel momento da Achille Occhetto, una campagna giocata

sull’anticomunismo giocato dal centro destra, nel 93 il centro sinistra raccoglie molti consensi.

I pronostici davano il cis in vantaggio da qui la possibilità di rispolverare un anticomunismo, il centro non è competitivo, confronto tra due poli, nuovo sistema partitico a competizione bipolare, il cdx trionfa.

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Nel 2013 avremo di nuovo il confronto tra due maxi coalizioni, dinamica bipolare di coalizione, 1996 2008, lasciando che siano gli elettori a indicare, una dinamica bipolare e non bipartitica, in questo lasso di tempo i due partiti baricentro non riescono ad espandere i loro rispettivi insediamenti, strutturale debolezza dei due partiti maggiori, sulla sinistra è chiaro che le prospettive di affermazione si fanno concrete solo allargando la coalizione verso il centro, nasce la cosiddetta fusione a freddo, tra i dem e la Margherita di Rutelli composita che raccoglieva di cosa restava, l’idea di fondere la tradizione dei post comunisti dall’altra, nel tentativo di espandere la capacità di presa, così nella sinistra così anche nella dx, nel 96 rifiuta di entrare in coalizione con Berlusconi, ma mostra di essere indispensabile, rientrerà nella casa del centro destra aumentando il prezzo, i due partiti baricentro non danno prova nel tempo di espandere i rispettivi seguiti elettorali, qualcosa sembra cambiare nel 2008 quando sembra emergere una vocazione maggioritaria, avendo assistito al fragile destino del governo prodi, decide di interrompere le coalizioni massimamente eccessive.

Famoso discorso del predellino, Berlusconi annuncia la nascita del popolo delle libertà in cui si fondono forza Italia e alleanza nazionale, pare che fini non fosse stato prontamente avvisato di quella operazione, nel 94 fino al 2001 abbiamo le leggi Mattarella, abbiamo il passaggio dal vecchio proporzionale al Mattarella ma singolarmente non cambiano le strategie seguite dai principali attori politici, dove per strategie invariate si intende coalizioni massimamente inclusive.

2006 2008 la legge Calderoli, cambiano le strategie, da qui la conclusione di questi, le regole sono importanti ma è anche altrettanto importante il mondo in cui gli attori interpretano quella legge a partita di legge le regole cambiano, Veltroni si lascia alle spalle di colazioni raccatta tutti che non danno stabilità agli esecutivi, si è trattato nell’interpretazione di una scelta razionale, di un calcolo razionale, la scelta era quella tra perdere comunque o perdere bene, la sconfitta in quel momento era annunciata, perdere bene era gettare i semi verso un nuovo tipo di competizione quella tendenzialmente bipartitica, con coalizioni minimamente inclusive, tentativo razionale. Si indebolisce il terzo polo, le terze forze non coalizzate che sono presenti con dislocazioni diverse, la lega nord che vuole trasmettere un chiaro messaggio, forze politiche che non possono trovare un’intesa e decidono di affrontare il mare tempestoso, le forze radicali non riescono a superare le soglie di sbarramento, la frammentazione del quadro politico resta elevata, non cessa la frammentazione così come non cessa la tendenza a costituire nuovi gruppi parlamentari o così come non cessa il passaggio di singoli individui dal.

Nella XVI legislatura abbiamo avuto circa 250 cambi di gruppo, nella XVII ci sono stati 570 cambi di gruppo sono stati registrati casi di singoli deputati o senatori che hanno cambiato gruppo sino a 4 volte nell’arco della stessa legislatura. Abbiamo una frammentazione del csx perché ha anche dovuto ricercare i candidati alla presidenza del consiglio.

Dal bipolarismo limitato ai tre poli e mezzo.

Sono segnate dalla poderosa affermazione de m5s poderosa affermazione della quale che qualche segnale poteva essere colto, tanto per cominciare perché le elezioni erano quelle di una serie di consultazioni dove politiche dell’austerità avevano portato un arretramento pesante delle forze di governo, alle amministrative siciliane del 2012 il m5s aveva avuto un exploit di voti, tasso di astensionismo molto elevato, tra i votanti il voto si spostò verso i 5s. c’erano segnali importanti ma l’affermazione del m5s ha avuto una dimensione inaspettata, è cresciuta sensibilmente anche l’astensione, il non voto, non vi è stato il temuto crollo verticale, perde 5 punti rispetto al 2008 circa un elettore su 4 non si è presentato alle urne. La volatilità totale, la volatilità inter blocco che sale al 30,4% questo è il terremoto elettorale, i risultati delle competizioni erano determinati da mutamenti o meno delle strategie, mai si era determinato uno spostamento così massiccio di voto.

Lotteria del premio di maggioranza su base regionale con la Calderoli Carattere non decisivo delle 🡪elezioni, non abbiamo avuto un vincitore che diventa maggioranza di governo, non c’è un vincitore.

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Quando i leader di partito torneranno ad essere candidati alla guida di governo, in quel caso il sistema partitico avrà maggiori possibilità di stabilizzarsi.

28/10/2019

La componente debole del nostro sistema politico, l’esecutivo, debolezza istituzionale, debolezza figlia della configurazione che a questa complessa associazione è stata data dalla nostra costituente, sul quale gravano responsabilità importante, il PdR dispone di pochi poteri per far valere quella responsabilità, il coordinamento è sempre stato e continua ad essere difficoltoso, impresa oltremodo difficile, sotto questo profilo sono rientrate delle riforme, solo in parte alleviato il problema.

Debolezza di natura politica quella debolezza è figlia soprattutto di maggioranze poco omogenee, scarsamente coese che producono un’instabilità ormai con poche eccezione cronicizzata, una zavorra che frena il buon corretto funzionamento della democrazia, destrutturazione che si produce sin dagli anni 90, si producono nuove basi politiche per il governo, il centro destra ha sempre presentato un margine superiore, basi politiche mutate virtualmente più forte, a partire dal 2011, i nostri esecutivi si muovono su terra incognita, abbiamo avuto qualche innovazione venuta dai regolamenti parlamentari, hanno aiutato il governo ad assumere meglio l’iniziativa legislativa, si è ovviato al problema, questo è l’inquadramento generale, i temi principali sono il modello istituzionale del governo, ciò che richiederà un’analisi diacronica, modello del nostro sistema di governo nel tempo per tentare una valutazione dell’entità dai cambiamenti che sono subentrati negli ultimi due decenni, già questo è un ripasso, procediamo velocemente, abbiamo detto che lo statuto albertino è diacronico, in un regime di regole formali solo a partire dal 1948, lo statuto è laconico era una costituzione ottriata, concessa dal sovrano, il potere esecutivo appartiene al sovrano che lo esercita attraverso i suoi ministri, il gabinetto, l’organo collegiale è uno dei suoi componenti, l’organo collegiale è soggetto alla sua volontà, i ministri sono i collaboratori del re e non sono soggetti dotati di proprie autonome prerogative.

Nelle malleabili maglie dello statuto albertino lo statuto prende forma di fatto in quanto si instaura in modo relativamente rapido si instaura il rapporto fiduciario con la camera frutto del tentativo di emanciparsi dal sovrano e trovare maggiore autonomia nel parlamento, uno statuto flessibile, non c’era ancora l’idea di una legge superiore, nello statuto di allora il governo subisce una metamorfosi, si trasforma dall’esecutivo del re al governo nel parlamento, quella relativa emancipazione dell’esecutivo dipendeva da condizioni mutevoli nel tempo, stabilizzazione che resta precaria, si spiega allora perché quello statuto flessibile non riesce ad opporre un baluardo al instaurarsi del regime fascista, regole mal definite, mutevoli condizioni politiche, quando le condizioni politiche mutano il duce riesce non solo ad insediarsi, ma riesce anche ad ottenere immediatamente pieni potei per un anno, durante i quali sarà instaurato il gran consiglio del fascismo, nel 1888, qualcosa cambia quando viene varata una importante riforma con cui Crespi, riordina l’amministrazione centrale dello stato, Crespi cerca di rafforzare il governo, lo pone al riparo dalle turbolenze del parlamento, ma abbiamo detto che le maggioranze sono mutevoli si pone il problema di isolare l’esecutivo dalle turbolenze parlamentari, da quel momento si stabilisce che il numero dei ministri siano definiti dall’esecutivo stesso, non più lasciati al sovrano e alle mere contingenze politiche, i sottosegretari dei singoli ministri, vengono concepiti come gli aiutanti dei ministri, figura ausiliarie questa legge istituisce il segretario alla presidenza del consiglio, che viene immaginato come organo di raccordo tra esecutivo e camere trend union, che aveva il compito di tenere informato il presidente del consiglio sullo stato della nazione e revisionare le proposte di legge prima il loro passaggio all’aula, quello che viene chiamato segretario generale alla presidenza del consiglio, è l’attuale segretario della presidenza del

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consiglio, una figura che viene da lontano che con una denominazione, è un ruolo defilato ma di prima importanza nei rapporti di forza, è qui che viene preparato il lavoro istruttorio, su cosa si decide, è una sorta di cabina di regia, il segretario alla presidenza del consiglio che è il ruolo apicale della parte amministrativa di tutto questo apparato complesso, figure che vengono da lontano, il modello istituzionale nelle costituzione del 48, qualcosa cambia con la costituzione del 48, in quel disegno istituzionale alcuni fattori pesano più di altri, sono le legacy, il retaggio del passato il ricordo del passato, le fragilità del regime liberale, il modo in cui il fascismo si è instaurato, tutto questo porta i costituenti a fare nello statuto quello che non era stato fatto, inserire questa istituzione in una griglia di regole, si definisce la posizione dell’esecutivo rispetto ad altre istituzioni, tentativo che riesce solo in parte, regole che non sono molto cogenti, non sono adeguatamente definite le ragioni le abbiamo viste, era avvertita l’esigenza di giungere ad un patto condiviso, tra forze politiche di diverso orientamento, sintesi tra posizioni spesso divergenti quelle regole non sono ben definite perché fanno capo a modelli organizzativi diversi che vengono miscelati in una sorta in patchwork, la vita effettiva dell’esecutiva è stata consegnata alla condizioni politiche che si sarebbero materializzate nel futuro per l’essenziale noi abbiamo un regime parlamentare, con un esecutivo che permane debole perché pensato come anello debole del sistema, debolezza che deriva dalle prerogative del parlamento come quella serie di istituzioni di garanzia tra i quali annoveriamo i poteri attribuiti al capo dello stato.

Il presidente della repubblica è inserito nel capitolo dedicato all’esecutivo, il ruolo del capo dello stato, che non ha subito mutazioni di peso nel nostro dettato costituzionale, il ruolo del capo dello stato rimasto invariato dal 48 ad oggi è frutto dello scontro tra visioni diverse se non antitetiche, in assemblea costituente era presente una componente, azionisti che guardavano con favore ad un presidenzialismo all’americana, dotato di legittimazione politica diretta, in grado di formare a suo piacimento l’esecutivo in tal modo dotato di poteri autonomi non soggetti alle fluttuazioni delle maggioranze parlamentari una soluzione questa che veniva considerata a favore da chi voleva mettere a riparo l’esecutivo dall’instabilità che aveva caratterizzato il periodo parlamentare, una componente che era favorevole ad una scomparsa dell’istituto, un presidente espressione delle assemblee, del resto il pc guardava con sfavore non solo al ruolo del capo dello stato ma guardava con sospetto anche al ruolo del presidente del consiglio ( gestione collegiale del gabinetto) PCI favorevole al legislatore che doveva divenire il centro, una sola camera, la posizione assunta dalla dc e dai partiti laici minori anche essi più attenti alle esigenza di inserire elementi di razionalizzazione della vita parlamentare, queste le principali posizioni, su queste c’è una analisi di Tebaldi, su questo si insinua un cleavage che complica il discorso, da una parte posizioni diverse sostenute dalle diverse forze politiche, tra chi voleva razionalizzare il parlamento, ma dall’altra ci fu il ruolo svolto dalla commissione dei 75, dove sedevano molti giuristi, quella che ebbe il compito di elaborare l’articolato della carta costituzionale, molti esperti, giuristi costituzionalisti, il senso del discorso, due fratture si producono, da una parte tra partiti, i partiti in assemblea dall’altra gli esperti giuristi, lì c’è stato un elemento di conservazione , il lascito della nostra cultura giuridica ha contribuito a smorzare le soluzione innovative, cultura politico giuridica che si addensa nella commissione forti, lì abbiamo avuto molti costituzionalisti sono stati il cavallo di troia del passato in quel presente di allora ed hanno elaborato un testo che ha smorzato la parte più innovativa.

Nella sua versione definitiva il governo assume una conformazione spuria, tra un parlamentarismo primo presidenziale e un parlamentarismo assembleare. A metà strada tra queste due opzioni nessuna delle quali viene percorsa porta a delineare un presidente eletto direttamente dal parlamento in seduta congiunta, il parlamento in seduta comune deve essere integrato da tre rappresentanti per ogni regione e uno per la Valle d’Aosta. La maggioranza richiesta è di 2/3 per i primi due scrutini, dal terzo è sufficiente la maggioranza assoluta. Mandato di 7 anni.

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I rappresentanti delle regioni vengono decisi dai consigli per assicurare una rappresentanza proporzionale delle forze politiche.

Le prerogative costituzionali,

● Nomina il po di governo e, su proposta di quest’ultimo, i ministri

● Autorizza il governo a presentare disegni di legge al parlamento

● Può sciogliere anticipatamente le camere

● Convoca le elezioni

● Può rinviare leggi al parlametno chiedendo una nuova deliberazione

● Promulga le leggi

● Può inviare messaggi al parlamento

● Può nominare fino a 5 senatori a vita

● Nomina un terzo dei giudici costituzionali

● Presiede il consiglio superiore della magistratura

Questo elenco ci dice che al capo dello stato sono stati conferiti poteri non formali, che fanno di questa figura un moderatore delle dinamiche istituzionali, in grado di intervenire nel ripristinare un equilibrio che si sia alterato. Il capo dello stato può parlamentarizzare la crisi, ha un ruolo nel processo legislativo, ha un ruolo importante nei due organi di garanzia del nostro paese, il presidente ha un potere a fisarmonica, che si espande o si restringe in base alle condizioni politiche date, nei regimi parlamentari in genere questo ruolo tende ad espandersi nella fasi critiche quando il paese tende ad avere un ruolo di supplenza, quando i partiti danno prova di autoregolamentazione, capacità di far funzionare le istituzioni della quali hanno il controllo, Lippolis e Salerno, ricordano che il ruolo del capo dello stato dipende in primo luogo dalle prerogative, più importanti sono le condizioni politiche, avere un sistema partitico poco frammentato, tutto questo spinge il ruolo del capo dello stato sullo sfondo, dietro le quinte, laddove l’instabilità porta il suo ruolo in primo piano. La metafora meno conosciuta descrive il nostro sistema parlamentare, come un triangolo, esecutivo, parlamento, capo del governo, il triangolo può cambiare le sue proporzioni in base al momento politico, quello che possiamo dire con sicurezza è che il ruolo del capo dello stato ha conosciuto una espansione negli anni 90, è stata riconosciuta come una presidenza molto attiva, ha conosciuto un’espansione dal 2011, la presidenza della repubblica dispone di tecnici che è molto imponente, tecnostrutture, le alte burocrazie che garantiscono la continuità.

Il punto da ritenere è un’espansione collegata alla crisi del sistema partitico.

FINE PRIMO PARZIALE.

Il potere esecutivo italiano è inserito in una strutture, l’esecutivo una volta nominato dal capo dello stato deve presentarsi alle camere per ottenere un voto di fiducia entro 10 giorni dal giuramento, un portato del nostro bicameralismo paritario, subito dopo è scuffiante la sfiducia di una sola di esse per portare alla caduta del governo, quella mozione di sfiducia è stata esplicitamente regolamentata dalla nostra costituzione, nell’intento rivelatosi poco utile di schermare l’esecutivo anche dalla volubilità delle maggioranze parlamentari, mozione di sfiducia che deve essere sottoscritta da almeno un decimo dei

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componenti della camere. L’intento è quello di mettere al riparo da imboscate parlamentari, questo vincolo non si è rivelato utile, gli esecutivi sono caduti in seguito a crisi extraparlamentari, modalità di caduta del primo governo conte, all’epoca si disse che Conte ha parlamentarizzato la sfiducia, è stata una parametrizzazione a metà, si è presentato in aula ha fatto un discorso anche abbastanza lungo, ma non è andato al punto di fiducia, il capo dello stato non raccolse le dimissioni con Prodi, e ha portato la crisi a essere parlamentarizzata.

Cotta e Verizichelli dicono che il governo ha una connotazione spuria a metà strada di disegni tra loro alternativi, non c’è stata una visione chiara tra un modello collegiale il nostro presidente del consiglio non è un primo ministro, non possiede il potere di scegliere i ministri, neppure può revocarli, modello primo ministeriale, modello di autonomia ministeriale, i singoli ministri dispongono di quanto collegialmente, sono responsabilità individualmente per tutti gli atti adottati con i loro dicasteri, abbiamo un modello che è collegiale, coordinato dal presidente del consiglio che assume su di se la volontà di indirizzo politico, responsabilità sia collegiale sia individuale dei singoli ministri, si diceva non può autonomamente nominare e revocare i suoi ministri, quel presidente del consiglio non ha alcun ruolo formale nello scioglimento delle camere che compete integralmente al capo dell’OS tato che ha l’obbligo di sentire i presidenti di entrambe le camere, in questo modo si è inteso distaccare il governo dalle vicende parlamentari è un assetto ce resta in bilico tra modelli diversi che accogli modelli di vari modelli tipico ideali, viene definito, permissivo più che canalizzante, configurazione istituzionale le cui regole sono più permissive che canalizzanti, non sono regole rigide.

L’esecutivo dispone di un’iniziativa ordinaria, presenta disegni di legge, può inoltre presentare disegni di legge delega chiede la delega a disciplinare una data materia quella delega non è in bianco, deve indicare i principi ispiratori e le linee guida oggetto tempo e linee guida, dà un tempo limitato non è ad libitum, dalle leggi delega scaturisce il decreto legislativo.

Ricorso al decreto legge, il capo dello stato è molto vicino alla forma

04/11/2019

Il governo può accadere a seguito di un voto di sfiducia in una sola camera, quelle regole sono state pensate per garantire la stabilità dell’esecutivo, quantomeno nell’ambito della prima repubblica gli esecutivi sono caduti a seguito di crisi extraparlamentari, le scelte che sono state compiute in assemblea costituente.

Quelle scelte frutto di compromesso tra le diverse anime, ma ad una conformazione che abbiamo detto essere spuria, al presidente del consiglio competono responsabilità importanti, indirizzo politico dell’intero esecutivo promuovere le attività dei vari dicasteri, dirigere la politica generale del paese, il PdC ha grandi limiti, la fiducia non è data al presidente del consiglio, non ha capacità di nominare né di revocare, un organo collegiale con responsabilità importanti, poteri adeguati, a questo si aggiunge la responsabilità collegiale e individuale dei singoli ministri, l’eventualità tutt’altro che remota di una mozione di sfiducia individuale, Mancuso nel ’95, non è contemplata in nessuna legge, viene tentata sin dalla seconda metà degli anni 80, sfiduciare un singolo ministro senza che questo abbia effetti sull’intera compagine, evenienza non remota si è tentato 55 volte, allora governo Dini, conflitto tra giustizia e politica. Da allora i regolamenti parlamentari avevano provveduto a normare questo, questa procedura prevista dai governi parlamentari ha ottenuto l’imprimatur della corte costituzionale, conflitto risolto dal giudice delle leggi con il fatto che il parlamento aveva esercitato le sue prerogative, abbiamo accennato alle funzioni legislative, abbiamo concluso ricordando che l’esecutivo era azzoppato da regolamenti parlamentari che non accordavano un

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ruolo privilegiato alle maggioranze che sostenevano l’esecutivo, c’era piena autonomia ministeriale, piena responsabilità politica, fermo restando.

Fasi coalizioni nella prima repubblica, per una lettura più articolata, V capitolo tabella pagina 126, tabella 5.2, quello che possiamo recuperare anche in virtù di informazioni disseminate strada facendo è che abbiamo avuto in questo arco di tempo dei governi spesso di coalizione, talvolta monocolore, il cui perno è sempre stata la Dc, uno in secondo luogo venivano costruite sulla base di uno schema di gioco a limitata alternanza periferica, forze politiche che gravitavano sulla base di formule di coalizioni molto riconoscibili, esecutivi di breve durata, sino al 1994, il numero dei governi, non abbiamo mai avuto una legislatura guidata da un solo esecutivo, de Gasperi alla guida di tre distinti esecutivi, tendenziale instabilità dei governi con differenze non così marginali a seconda della fase, la fase aurea è il momento genetico fondante di una nuova formula di coalizione iniziale, formula che inizia ad incrinarsi, non si deduce da nessuna di queste tabelle, è chiara anche la debolezza del presidente del consiglio, seppur con qualche eccezione, rapidamente.

La prima formula che si afferma è quella del centrismo, esclusione del centro sinistra, liberali, liberal democratici e repubblicani entra in crisi già alla seconda legislatura, l’obiettivo fallisce tra il 58 e il 63 siamo alla terza legislatura si inizia a lavorare ad una apertura al partito socialista, aveva dato un supporto esterno agli esecutivi, sopraggiunge solo nella 4 legislatura quella che inizia nel 63, coalizione organica che determina la definitiva uscita dei liberali, porta al paese anche in un paese, anche riforme significative anche nei capi più disparate. Sip, Enel, lo statuto dei lavoratori, non si riescono ad affrontare alcuni nodi, questione meridionale, entra gradualmente in un declino di capacità decisionale, tensioni interne tra il PSI, in particolare le correnti conservatrici della democrazia cristiana, breve stagione della solidarietà nazionale, governi che beneficiano dell’astensione del partito comunista che non assume in prima persona la responsabilità dell’esecutivo, conclusa la breve stagione della solidarietà nazionale, inizia un periodo travagliato chiamato pentapartito, flessione di consensi ulteriore della democrazia cristiana, quando la retorica dell’anti comunismo aveva perso buona parte del suo appeal, in questo periodo subente il primo presidente del consiglio.

Il PSI spezza i legami con il marxismo, si allaccia un dialogo con repubblicani e liberali inizialmente timorosi, delle mire egemoniche del psi, abbiamo detto quel pentapartito, che non aveva formule alternative che nel frattempo continua la flessione di consensi della dc che in quella tornata elettorale 83 perde 5 punti percentuali, il psi sfonda l’undici percento quel pentapartito che accompagna l’ultima stagione della prima repubblica.

La paralisi decisionale, una coalizione alla quale non si danno più alternative possibili il cui potere coalizione diviene potere di interdizione o potere di veto, la sua indispensabilità per reggere la coalizione agì come un moltiplicatore di potere, il psi riuscì ad avere un’influenza superiore ai seggi che aveva in parlamento. Informazioni che già abbiamo visto, legislature dal XII alla XVI, ristrutturazione del sistema partitico, nuova mutata offerta incoraggiata e sostenuta dall’entrata in vigore di nuove leggi elettorale, affermazione del centro destra il governo Berlusconi cade rapidamente, la XII legislatura è dominata dal cis 96.

Si è materializzata l’alternanza di governo, particolarmente visibile nel 2001, abbiamo non solo una chiara affermazione del cdx, assemblee legislative in cui l’elettore vede due schieramenti tra di loro contrapporti, si rafforza il ruolo del presidente del consiglio, ci sono solo alcuni esempi, cresce la durata, l’aspettativa di vita dei nostri esecutivi, specialmente quelli del centro destra, c’è alternanza si rafforza il ruolo del presidente del consiglio si modifica il ruolo dell’opposizione in questo contesto noi assistiamo ad un’evoluzione verso un rapporto maggioranza opposizione più di tipo avversaria le, possiamo riprendere, democrazia maggioritaria e democrazia consensuale, il ruolo dell’opposizione nelle democrazie consensuali il ruolo delle opposizioni è tendenzialmente più facile, se c’è una contrattazione con le principali forze di

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opposizioni, ci sono minori incentivi a porsi in essere come una versa alternanza al potere, l’Italia aveva manifestato una vocazione maggioritaria, provvedimenti che in aula come in commissione sono stati votati solo dalla maggioranza che supportava l’esecutivo, crescono gli incentivi a lavorare come vera opposizione, in questi anni prima di giungere al triste epilogo, il nostro sistema politico si è spostato verso il polo maggioritario dell’asse consensuale avversaria le.

Costruzione post elettorale, coalizioni per misurare il seguito dei rispettivi partiti, negoziati che potevano essere protratti, il fatto che la Dc sia stata sempre parte dell’esecutivo, la genesi post elettorale veniva a dipendere e si può correlare anche al ciclo della fasi coalizioni, una formazione più rapida nella fase bipolare, un patto che subentra tra le forze politiche la genesi poteva essere abbastanza rapida, la nascita dell’esecutivo poteva richiedere tempi più protratti, nulla rispetto alla nascita del governo giallo verde che è stata quella più difficile. Gli esecutivi della prima repubblica erano condizionati, non solo dai partiti, ma anche dalle segreterie di partito, il patto di coalizione, è qualcosa che prende forma in base ad accordi intercorsi tra le segreterie di partito, non assumevano responsabilità dirette riservando margini ampi di manovra, governi al guinzaglio, che venivano a dipendere da quanto stabilito dai leader e dalle segreterie di partito, risente di questo condizionamento, quando i partiti acquisiscono il controllo di tutto le leve, come si modifica a seconda delle fasi e dei cicli condizionali c’è una accordo stabile che viene portato, il ruolo del capo dello stato si asciuga si assume contezza di un accordo siglato quando il patto di coalizione, in quel caso il presidente della repubblica opera se non come coalizioni maker, come l’artefice di un nuovo patto di coalizione, prima si diceva che c’era una debolezza intrinseca, nella vita del governo più che essere un leader, il presidente del consiglio si trova a negoziare con i partiti in primo luogo sulle nomine e le spoglie ministeriali, e secondariamente sulle politiche che il governo si impegna a perseguire, tipi di governo, questo è ciò che i nostri autori ci propongono.

-Governi di coalizione organica, tutti i governi che partecipano al patto coalizione entrano nell’esecutivo, e tendenzialmente il consenso ottenuto, in sede elettorale, il numero di seggi si traducono in un’assegnazione proporzionale tra i vari partiti, che promette di essere stabile,

-governi mono partitici o di coalizione con i sostegni esterno di una o più forze, sono forze che non intendono assumere responsabilità dirette nell’esecutivo,

- governi di minoranza, monopartitici o di coalizione,

- Governi per gli affari correnti

Solo in un secondo momento le coalizioni vengono sancite dalla Calderoli, sono coalizzato con certa forza ottengo l’imprimatur delle urne, è un governo politico perché direttamente espresso dalle urne, non a caso i tempi di formazione dell’esecutivo si sono contratti la genesi era molto più rapida, compresa tra i 10 e i 20 giorni, molto più celere rispetto al passato recente e assume rilievo il programma elettorale, l’alternanza di governo è una prospettiva tenuta, impegni che devono essere verosimili, esigibili, che siano sostenuti da progetti.

Contratto con gli italiani, 5 punti uno dei quali era la creazione di 1,5 milioni di posti di lavoro, quel programma acquisisce una salienza che non aveva e porta alcuni autori, come Sergio Fabbrini a parlare in questa fase politica di una democrazia dell’output, assumono impegni, su questo da Marangoni e De Giorgi, hanno usato come indicatore come spinta verso la democrazia dell’output, che si impegnano ad adempiere agli impegni assunti, la densità dei programmi elettorali, la densità degli impegni del discorso del presidente del consiglio, il numero di impegni riconoscibili ogni 500 parole di testo. La maggiore densità programmatica l’abbiamo con il Berlusconi, il centro destra si è presentato con un numero maggiore di impegni definiti, si intuisce con una.

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Salienza del programma, il ruolo del capo dello stato si è ridotto sensibilmente, almeno a inizio legislatura, il Prodi I ha una affermazione elettorale, D’Alema I II, una maggiore persistenza dei governi rispetto alla media della prima repubblica, durata media dei governi tende ad aumentare rispetto al passato, i leader di partito si risolvono infine ad assumere un ruolo nell’esecutivo, quei leader che in passato erano di secondo piano. Diminuisce di importanza del party in central office, l’interno del partito ha perso di importanza, le cariche di partito diventano meno appetibili, gli esecutivi che tendono ad essere più duraturi, possibilità di gestire risorse e un’influenza concreta.

Le prime avvisaglie si hanno nella stagione degli anni 80, con il governo Craxi, sono state avviate le prime riforme dei governi parlamentari che hanno asciugato la consensualità iscritta nei regolamenti parlamentari.

Si rafforza il ruolo del presidente incaricato, leader che beneficia del consenso diretto delle urne, che utilizza questo suo ruolo anche per inserire nell’esecutivo tecnici di fiducia, per inserire o tentare di inserire, questa fase che si conclude nel 2013 è stretta tra governi esecutivi autonomi, tecnocratici, il Governo Ciampi, 93 94 dini e il Monti 2011.

La presidenza Scalfaro è stata quella più attivista di tutta la storia repubblicana, ricorda che delle 6 crisi di governo gestite da Scalfaro 3 si sono risolte con una chiara preminenza del ruolo del capo dello stato, prima ancora per Ciampi. La ricostruzione fatta da Tebaldi ci dice che riceve un mandato chiaro sul fare i referendum. Ciampi viene nominato nel giro di pochi giorni, lo stesso è nato con il Berlusconi 1 si inizia a vedere il mutamento, decisione analoga presa da Napolitano del 2011, intendiamo degli esecutivi che sono formati da tecnici esponenti della società civile, il governo dei professori, anche se gli esponenti di quei gruppi parlamentari non entrano nell’esecutivo, gli esecutivi tecnici nascondono un nucleo politico, è stato ricostruito, nei ruoli di sottosegretario, una chiara spartizione tendenzialmente proporzionale, solo sel e lega nord sono rimasti fuori, i sottosegretari presidiarono i dicasteri, l’espansione del capo dello stato la vediamo nel Berlusconi IV, Napolitano disse che prima di sfiduciare Berlusconi.

05/11/2019

La caduta degli esecutivi

- La Prima Repubblica

● Anticipata e sempre in seguito a crisi extraparlamentari.

● Crisi gestite, attraverso verifiche tra le segreterie di partito, che di fatto operano come

strumenti di governo.

Abbiamo detto che il voto contrario non comporta la caduta, ma segnala un disagio, frange di dissidenza interne alla coalizione, le crisi che venivano indicate erano uno strumento abbastanza frequente e consueto per gestire la vita dell’esecutivo. Le cosiddette verifiche, tra i vertici dei partiti i segretari e i leader di corrente, quelle verifiche che potevano servire a rimodulare linee programmatiche, verifiche che erano difatti i luoghi istituzionali in cui si gestiva il governo.

Questa è una prassi che segnala la rilevanza dei partiti, ma questa prassi non è mai venuta meno, è stata rinverdita in tempi recentissimi, alle turbolente vicende del governo giallo verde, una coalizione che si è rivelata rissosa in molte occasioni, i problemi sono stati risolti attraverso precorsigli dei ministri, ai quali

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partecipavano i leader che potevano essere e sono stati molto protratti, il consiglio dei ministri a quel punto era molto breve. Non molto è cambiato, la caduta degli esecutivi nella seconda repubblica, qui abbiamo riscontrato degli elementi di innovazione, abbiamo esecutivi che sono caduti a seguito di crisi parlamentari, a farne le spese sono stati entrambi i dicasteri retti da prodi, (1998 a seguito di una mozione di sfiducia, il governo cadde per un solo voto di differenza, alimentato dal partito di rifondazione comunista che aveva firmato con l’ulivo un patto di desistenza, rifondazione comunista si era impegnata a non presentare propri candidati in determinati collegi, lasciando spazi maggiori alla coalizione dell’ulivo, collegi in cui rifondazione era sicura di affermarsi). Un patto di non belligeranza in forza della quale si sosteneva l’esecutivo Prodi.

Prodi II, Udeur che ritira il sostegno, in questo caso si è andati ad una crisi parlamentari, gli elementi di innovazione non hanno, reciso il cordone con il passato, dicevamo che dopo le dimissioni del Berlusconi 1 non si va al voto, Scalfaro procede con la nomina del governo Dini, ciò non toglie che questi elementi di

continuità abbiano trovato una ben diversa accoglienza, il rifiuto di andare alle urne ha suscitato proteste veementi, i ricorso legittimo alla piazza per manifestare contro le scelte compiute dal quirinale, modalità di ascesa e caduta degli esecutivi di stampo vetero repubblicano, la abbiamo con i governo Renzi, caduto il governo Renzi la legislatura non è stata sciolta, modalità non dissimili da quelle che abbiamo sperimentato, la reiterata richiesta di ricorrere alle urne, qualche elemento di discontinuità si osserva prendendo in esame prendendo la composizione politica degli esecutivi, nella prima fase della storia repubblicana, gli esecutivi erano di coalizione, quelle coalizioni erano allargate ma non troppo rispetto a quelle minime vincenti, rispetto cioè a quelle forze che venivano di volta in volta indispensabili per assicurare una maggioranza confortevole in parlamento.

La vecchia Dc, era il principale artefice di questo meccanismo, che modificava il perimetro costituzionale, non seguendo le tornate elettorali, metteva in competizione tra loro i parti laici minori così da preservare il proprio ruolo da Pivot che si coalizzava con l’intento di dare voce e una qualche rappresentanza in seno all’esecutivo a istanze che avevano acquisito una forza, penso alla perdita del cleavage confessionale.

Quanto alla seconda repubblica le coalizioni si sono allargate spesso in maniera sensibile, con la sola eccezione del 2008, la vocazione maggioritaria inseguita da Veltroni, non solo le coalizioni si sono ampliate, ma questo ha rappresentato la scomparsa di forze considerate anti sistema, indispensabili per formare il governo, formazioni di una rilevanza numerica hanno avuto accesso a responsabilità di governo, palestra per responsabilizzare le forze politiche, salvo i casi di renitenti ostinati, anche formazioni politiche con posizioni più radicali hanno avuto accesso al governo.

Abbiamo detto che l’esecutivo è un organo complesso che non si esaurisce nel consiglio dei ministri, figure che meritano di essere menzionate sono quelle del vice presidente o quella dei vice presidenti, carica che non è in nessun modo contemplata, in sostituzione del titolare è chiaro che quel ruolo effettivo, più chiaro ancora che queste cariche vengono solitamente assegnate a leader capi politici, per rafforzare la tenuta della compagine di governo, se pensiamo al governo Letta scelse di aver un vicepresidente, capi di delegazione ( l’esecutivo vanta dei capi di delegazione, di Maio Franceschi e Bellanova e Speranza) capo delegazione.

Quanto ai dicasteri, formalmente non esistono quasi ministeri che sia obbligatorio istituire, è quello della giustizia, considerato un sorvegliato speciale, intanto il loro numero quanto la loro denominazione si sono modificati negli anni a volte per accendere un faro sulla rilevanza accordata su alcune linee programmatiche, ministero senza portafoglio per le pari opportunità, per il sud, per dare ospitalità alle parti della coalizione. Box 9.2 (questo sono riprese dal capitolo sull’amministrazione pubblica, che saltiamo).

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I dicasteri presentano una struttura organizzativa difforme, il tutto è frutto di riforme, dicasteri a capo dei dicasteri di sono dei ministri, ministri con portafoglio, li distinguiamo dai ministri senza portafoglio che non hanno il portafoglio e insistono sui dipartimenti del Ministero del Presidente del Consiglio dei ministri. Il consiglio dei ministri è il gabinetto ministeriale, ad un certo punto è stata prevista l’istituzione di un inner

cabinet, un gruppo ristretto di ministri rilevanti che nel nostro caso dovrebbero essere individuati dal presidente del consiglio sentito il consiglio dei ministri, i giuristi sono divisi da questa entità che aggiunge un corpo intermedio, tra la collegialità propria dell’intero consiglio.

Il sottosegretario deve essere presente al consiglio dei ministri, ma non vota, è il luogo in cui prende forma, sul piano dell’intesa politica raggiunta.

I sottosegretari sono nati con la riforma Crispi, sono aiutanti dei ministri, possono aiutarli nelle relazioni politiche in senso lato, tavoli tecnici, sono presenti, il sottosegretario non possono partecipare al consiglio dei ministri, diverso il discorso dei vice ministro, legge 81 del 2001, il portato delle riforme bassanini, un tentativo di razionalizzare la complessa macchina. Quella delega viene loro conferita attraverso una delega del consiglio dei ministri costoro possono partecipare alle sedute del consiglio, non esercitando diritto di voto.

Abbiamo avuto diversi interventi sulla struttura e l’organizzazione dell’esecutivo, il primo nasce nel 83, durante il dicastero da lui diretto quando venne introdotto l’equivalente britannico dell’inner cabinet, formato da un numero limitato di dicasteri ritenuti rilevanti, individuati dallo stesso presidente del consiglio sentito il consiglio nel suo complesso, questa istituzione informale, venne poi confermata a distanza di qualche anno dalla legge 400 dell’88, siamo all’epoca del governo De Mita che è stato uno dei momenti più importati della ristrutturazione della presidenza del consiglio che inizia ad assumere caratteristiche simili a quelle attuali, il presidente del consiglio può istituire un consiglio di gabinetto da allora chiamato comitato dei ministri.

Quel processo che è stato innescato dal centro sinistra un processo di revisione noto come leggi Bassanini, in realtà era una legge delega 2001-2002, 200-203 decreti, con questi vengono istituite le figure dei vice ministri, viene disposta la riduzione del numero dei ministeri. Quelle riforme hanno trovato applicazione con il secondo governo Berlusconi nasce quello che siamo solito definire come il super ministero, il MEF, il prodotto di bilancio programmazione, tesoro e finanze. Allo stesso modo si accorpa il Miur, quando sale al governo il prodi II, è una sorta di contro ordine, la cosa comprensibile, era una coalizione molto ampia dare ospitalità a tutti i partner di governo, questo ha fatto si che mef a parte ministeri precedentemente accorpati fossero nuovamente scissi, le politiche sociali sono scorporate, un processo che ha risentito di risvo, difficile processo di rallentamento.

Delega ad interim del ministero, ma che potrebbe essere per l’intera legislatura.

I dipartimenti si ispirano ad un paradigma organizzativo diverso che proviene dal settore privato, che si chiama new public management, viene trasposto nel settore pubblico per essere più efficiente, il dipartimento differisce dalla classica struttura della direzione generale perché aggrega al suo interno tutte

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le funzioni per garantire un determinato obiettivo, funzionale al conseguimento di determinati obiettivi, dovrebbero essere accorpate tutte le specialità strutture verticistiche, compartimentazione di compiti omogenei. Vediamo che i dipartimenti che sono stati attivati combaciano con sostanzialmente tutti gli attuali ministri senza portafoglio. I dipartimenti sono i ministeri senza portafoglio.

È una struttura molto complessa nel quale possiamo distinguere due figure, il gabinetto, viceministri e segretari che formano la compagine di governo, l’andamento tendenzialmente crescente delle composizioni numerica, oltre l’andamento crescente la parte davvero mobile consiste in quello che si definisce sottogoverno, maggiore stabilità anche per le ragioni che abbiamo indicato nei componenti del gabinetto, tendenza che abbiamo visto, conosce una tensione con i governi tecnici.

Raggiunge con il Prodi sono raggiunte le 102 unità, vi è stata una progressiva crescita del personale di governo, disporre di un maggior numero di componenti per presidiare dicasteri importanti, il grafico dopo il 2008 abbiamo avuto una nuova sensibile riduzione che ha toccato il minimo.

L’attuale governo Conte non è stato un governo particolarmente pletorico, consideriamo i dicasteri che sono scomparsi. Si è modificato nel tempo un po’ il profilo biografico di questi personaggi, sia i ministri sia i sottosegretari, la tradizione ci parla di persone che ascendono a questi ruoli, curriculum vitae denso di esperienze politiche istituzionale, cursus honorum piuttosto ricco che ne faceva delle persone competenti, capaci anche di muoversi negli ambienti istituzionali, nella sinistra transitavano nei ranghi di partito, nel periodo post crisi le cose cominciano un po’ a modificarsi, con i governi tecnici il cursus sono rum politico cede, si fanno strafa i tecnici persone che vengono ad occupare, tecnici di fiducia, questo cursus honorum cede con i governi tecnici si asciuga ulteriormente venendo alle più recenti esperienze di governo la scelta di inserire volti nuovi non foss’altro per ragioni anagrafiche.

Siamo partiti da una presidenza del consiglio tradizionalmente debole, che fa del sedicente premiere un primus inter pares, la cui debolezza politica derivava anche dalla genesi post elettorale di governo, era chiaro che il presidente del consiglio pur potendo, il fatto che i singoli dicasteri siano configurati in costituzione come organi monocratici, indebolivano ulteriormente il ruolo del presidente del consiglio che è stato a lungo guardato con sospetto, ma non dobbiamo dimenticare la componente culturale, viene guardato con sospetto da settori non minoritari dell’opinione pubblica, sospetto che aveva una chiara matrice culturale, di forze che volevano una centralità del parlamento, rafforzamento che si è verificato anche se gli ultimi sviluppi sembrano aver mostrato una parziale frenata, come si giunge a questo rafforzamento oltre i mutamenti sulla struttura organizzativa, l’importanza del processo di interazione europeo. C’è stato un Vertical shift, un parziale ridislocarsi della governance nelle sedi sovranazionali, in quelle sedi per tempo si è avvertita la fragilità dell’assetto italiano, occorrono persone competenti che siano in grado di esprimere una voce unitaria che non sia smentita a distanza di 24 ore, figure che siano capaci per dar corso agli impegni assunti con i partener europei. Esecutivi capaci di maggiore efficacia decisionale, emerge quello che difatti emerge il super ministero MEF. Ragioneria generale dello stato si configura come un dipartimento del dicastero stesso, il MEF è ricettacolo di tensioni. La ragioneria è molto importante. Processo di rafforzamento del governo dovuto all’europeizzazione del governo l’altro fenomeno più interno alla scena nazionale, quella forza che è una quasi investitura diretta del presidente del consiglio, si parla di una presidenzializzazione, uno fenomeno interno e uno esterno.

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11/11/2019

Permangono fattori di debolezza, che per le ragioni dette si sono acuti, le coalizioni sono frammentate, quella frammentazione diversa tra centro destra e centro sinistra, fatto che incideva sulla capacità di assumere impegni con l’elettore, densità programmatica, densità inferiore nelle coalizioni di centro sinistra, non preludono ad esecutivi stabili, quella frammentazione si è accentuata a partire dalla diciassettesima legislatura, diciamo carattere frammentato delle coalizioni che si è evidenziato nell’attuale legislatura, anche il patto siglato alla base dell’attuale esecutivo, di conseguenza è anche difficile per il presidente del consiglio intervenire sulla composizione dell’esecutivo, in particolar modo dopo che l’esecutivo ha preso forma è difficile particolarmente intervenire sui dicasteri che sul riparto di coalizione siano stati assegnati ai partner di coalizione, sui suoi ministri nulla poteva o avrebbe potuto nei confronti, il presidente del consiglio abbia una etichetta politica riconoscibile, con Conte è difficile, orfano del M5S, sotto questo profilo le difficoltà sono anche maggiori, la propensione dei ministri ad intervenire su qualsiasi atto dell’esecutivo, forte esaltazione della collegialità, spostata in una quasi anarchia, da qui la difficoltà del presidente del consiglio, fenomeno che si è evidenziato con il governo tecnocratico di Monti, Letta nel tentativo di compattare i ranghi, tutto si è disposto abbastanza rapidamente, Renzi aveva un protagonismo indiscusso, un governo quasi anarchico, frammentazione, difficoltà del presidente del consiglio nell’esercitare, pluralità di personalismi, oggi più che in passato entrano i leader di partito, questo fa la differenza, non sono personaggi più di secondo piano, adesso si entra nell’esecutivo, difficilmente lo si fa mantenendo un ruolo di basso profilo.

Con questa ultima slide si chiude il discorso, governare con o senza il parlamento, confronto in chiave diacronica tra prima repubblica e seconda repubblica, tradizionalmente i governi della prima repubblica hanno incontrato forti difficoltà nel realizzare il programma, quelle difficoltà erano figlie di numerosi fattori, l’esecutivo era inserito in una architettura istituzionale e costituzionale che risiede ancora oggi nelle assemblee legislative, orizzonte temporale breve e incerto, esecutivi la cui vita era costellata da tensioni ricorrenti, tensioni tanto più frequenti tanto più si evidenziava un logoramento della fase di coalizione, tensioni più probabili, parabola discendente, soprattutto esecutivi soggetti ai condizionamento dei partiti, una debolezza figlia di una pluralità di fattori.

Quei programmi erano disfatto affidati ai partiti che li gestivano o avrebbero potuto gestirli, agli esordi del programma sistema politico italiano è una miscela di stabilità e instabilità, c’era la stabilità della classe politica di governo, quei partiti e quella classe politica avrebbero potuto raccogliere il testimone e adoperarsi per fare riforme, capacità di tenuta dei partiti, esponenti di maggioranza si avvicendavano al governo, quei partiti come elemento di continuità avrebbero potuto raccogliere il testimone e gestire gli affari di governo, i partiti non sono stati in grado di gestire la coerente applicazione di quei programmi perché si misuravano con un’arena legislativa, con un parlamento che disponeva di ampi poteri, in primo luogo un ampio potere di emendamento, significa che disegni di legge di iniziativa governativa una volta approdati in aula, venivano emendati modificati e non sempre su aspetti marginali, si suppone essere attuazione di un programma, compromettere gli obiettivi che un esecutivo si prometteva di eseguire, tendenze consensuali e consociative, che investivano il rapporto tra il governo, la sua maggioranza e l’opposizione, nel complesso.

Quell’arena legislativa era presentata come un parlamento trasformativo, le proposte avanzata dell’esecutivo venivano largamente modificate a volte anche rifiutate dall’assemblea legislativa, quelle che venivano definite leggi orfane, che non risponde più agli intenti originali del governo, una sorta di patchwork che risponde, cosa fa il governo per tentare di dare attuazione a proprio programma, il decreto legge che dovrebbe essere giustificato da condizioni di necessità e urgenza. La frequenza dei decreti legge

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subisce una battuta d’arresto nel tra l’87 e il 93, la corte costituzionale ha bloccato una prassi che si stava andando instaurando, nel 96 la corte costituzionale, disciplina questa materia.

Legislazione d’urgenza.

Cosa succede in seguito, si assiste ad un rafforzamento del governo riconducibile a modifiche che entrambe le assemblee legislative apportano ai regolamenti, adottati in piena autonomia da ciascuna di esse quei regolamenti muovono in senso meno consensualistico rispetto al passato, si riduce l’ambito di applicazione del voto segreto che spesso metteva in difficoltà gli esecutivi, si contingentano i tempi di intervento, le possibilità di presentare gli emendamenti i regolamenti parlamentari concedono più spazio all’esecutivo, è previsto che l’esecutivo abbia un proprio rappresentate, abbiamo avuto un uso più sistematico delle leggi delega sempre a partire dagli anni 90, con la legge delega il governo viene demandato a disciplinare una data materia, la legge delega deve indicare un oggetto, le linee guida, principi e deve contenere un termine entro il quale il governo, amplia lo spazio di intervento del governo, le leggi delega sono diventate molto più dettagliate.

Uso di strumenti difensivi di cui il governo si serve, strumenti difensivi che lasciano intendere un pregiudizio favorevole del parlamento, la questione di fiducia e i maxiemendamenti, strumenti a cui il governo fa ricorso con notevole frequenza con il tentativo di riacquisire controllo sugli emendamenti, per recuperare controllo l’esecutivo vara un maxi emendamento, con il maxi emendamento si tenta di recuperare controllo sullo spirito dell’iniziativa originale, la questione di fiducia sul mai emendamento ha come effetto, priorità con il voto di fiducia, l’uso congiunto di questi due strumenti serve all’esecutivo per tenere, la linea, questioni di fiducia da parte dei governi italiani, è un indicatore di fragilità del governo, ricorso a maxi emendamenti, estrema ratio per tenere la barra del timone, con una maggioranza solida e decisionista che pone la fiducia su molte questioni, l’uso di strumenti difensivi, la spinta in questo senso viene dal centro sinistra, atti normativi, bastano regolamenti emanati dal governo, si sposta anche in questo caso sull’esecutivo, è cresciuta la capacità di elaborare dati, canali di comunicazione con la progressiva attuazione della legge 48 questo apparato ha conosciuto una crescita di oltre 4000 unità di personale, tra le quali il dipartimento per l’attuazione del programma, abbiamo visto che quel dipartimento è stato assegnato ad un ministro senza portafoglio.

ASSEMBLEE LEGISLATIVE

Come si sono modificate prassi e normative dell’ultima fase storica, riprendiamo espandendo il rapporto tra esecutivo e legislativo, come è cambiato il profilo della classe parlamentare. Siamo alla prima parte dell’evoluzione storica, è chiaro che la repubblica poggia sull’esperienza preunitaria del parlamentarismo sabaudo, 48 61 asimmetrico in quanto a composizione, ma paritario in quanto a funzioni.

Un parlamento moderno ma immaturo, il percorso che viene compiuto in epoca liberale ricalca quello osservato in altre esperienze nazionali, immaturo perché quel parlamento ostenta a darsi regole che ne facilitano il pieno consolidamento istituzionale, per molto tempo il lavoro parlamentare si affidano più a prassi che a regole, alla fine dell’800 vengono introdotte delle regole, per molto tempo prevalgono delle pressi, in quelle prassi affiora una tendenza al con sensualismo, che ha caratterizzato gran parte della storia repubblicana, più tardi si afferma la pratica del trasformismo, un modo per raccogliere consenso e contrastare l’instabilità che ritroviamo essere una parte significativa del modus operandi in epoche a noi più vicine, ha radici lontane nel tempo, mancato consolidamento istituzionale delle nostre assemblee legislative.

L’inizio del parlamentarismo repubblicano, si è consapevoli di errori da non replicare, permane almeno per qualche decennio una propensione a sottovalutare le regole che disciplinano il funzionamento delle assemblee.

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È frutto di un compromesso tra il solidarismo cattolico e il solidarismo marxista (costituzione), convergono sui pochi elementi che potevano avere in comune per giungere ad un compromesso, rifiuto dell’esperienza autoritaria, timore di un esecutivo forte che avrebbe potuto preludere ad un ulteriore involuzione con sviluppi liberticidi, ovviamente il problema, nell’incertezza dei futuri esiti elettorali si teme una forza egemonica sgradita.

Porta a prevedere una serie di meccanismi di garanzia reciproca, velo di ignoranza, non so chi governerà, occorre che ci siano dei meccanismi di garanzie reciproche, bicameralismo paritario, vecchio modello che riemerge. Bicameralismo paritario che avrebbe fatto della seconda camera un freno, un bicameralismo con funzione di garanzia, questa idea si dissolve rapidamente, perché il bicameralismo paritario ha visto sfaldarsi questa sua primigenia funzione di garanzia (compromesso della legge elettorale, camera e senato con composizione simmetrica).

Forma di governo che è bilanciato da contrappesi o da punti di veto, assemblee, corte costituzionale, i referendum, la struttura paritetica che è stata impressa alle assemblee.

Bicameralismo ridondante, non incorporiamo giudizi di valore, paritario simmetrico. Lo definiamo paritario perché i poteri di camera e senato sono equivalenti, esercitano le medesime funzioni. Le articolazioni interne sono simmetriche. Figura

Commissioni che coincidono in numero il numero delle commissioni di ministro con portafoglio, commissioni che vengono realizzate con mandato biennale, i gruppi parlamentari con criterio proporzionale alla rispettiva consistenza, il fatto che quelle commissioni abbiano un mandato biennale, si è creato un qualche problema, in maniera del tutto legittima che si è vista assegnare diverse commissioni, noi non lasciamo questo ruolo, è una obiezione perfettamente legittima. Commissioni permanenti.

Commissioni bicamerali, che sono formate con uno stesso numero di deputati e senatori, abbiamo visto le articolazioni interne sono simmetriche, abbiamo detto che il capo dello stato potrebbe sciogliere una delle due assemblee, per far fronte a determinate assemblee si riuniscono in seduta comune, siamo abituati a pensare al parlamento come al luogo in cui si legifera, non dimentichiamo che ad esse spettano importanti compiti di controllo sull’esecutivo, controllo che si concretizza nel voto di fiducia inaugurale in entrambe le camere, la mozione di sfiducia che in entrambe le camere può essere. Dobbiamo tener presente che le camere dispongono di altri strumenti di controllo che sono importanti ma che sono privati di sanzioni efficaci, in primo luogo quegli atti di sindacato ispettivo, le interrogazioni le interpellanze.

I regolamenti differiscono sotto questo profilo, risposta scritta orale, question time con cadenza settimanale, atti di sindacato ispettivo che servono a chiedere informazioni sulle linee di indirizzo politico, ma come il governo intende muoversi sulla questione immigrazione ad esempio.

Sul motivo per cui sono stati adottate determinate azioni, atto di sindacato ispettivo, rendicontazione, capigruppo o commissioni permanente. Tra gli strumenti di controllo sull’esecutivo, una mozione è lo strumento usato affinché si metta in discussione un determinato tema le mozioni possono concludersi con una risoluzione. Situazione analoga è quella relativa agli ordini del giorno votati in calce alla legge, gli ordini del giorno sono indirizzi.

Funzioni e prerogative del parlamento (vedi libro), commissioni di inchiesta che hanno gli stessi poteri della magistratura (? Non sono sicuro sia la magistratura).

Molti analisti hanno prefigurato un’eclissi del parlamento, l’uso intensivo degli strumenti di controllo ha esaltato quel nucleo di competenze del parlamento al quale non prestiamo sufficiente attenzione, il

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parlamento ha spostato il baricentro delle sue funzioni, poteri che creano degli impegni, le sanzioni se sopraggiungono sono di natura squisitamente politica (quali sanzioni?).

Vedere libro

Diminuisce il numero delle leggi approvate nella XXI legislatura 2300, il numero di provvedimenti approvati è stato di 400. Abbiamo una flessione, questo è anche un dato positivo, abbiamo constatato, meglio sarebbe avere leggi scritte meglio, in passato abbiamo avuto un parlamento prolifico, con una produzione alluvionale, scaturiva una giungla normativa, le disposizioni erano a cadevano in contrapposizione.

Open polis, il governo Conte ha il numero minore di leggi approvate, non necessariamente questa legge deve essere considerato un dato negativo, questo non implica un numero delle norme complessivamente in vigore, disposizioni contenute in un provvedimento, quanti articoli in una legge questo indicatore di densità è oggi meno utilizzabile perché, in parlamento il voto procede articolo per articolo più voto complessivo, si velocizzano le operazioni di voto.

Diminuisce il numero di leggi approvate, attraverso il ricorso alla delegificazione noi abbiamo norme che abbiamo contenuto in regolamenti, non dobbiamo dimenticare che avendo le regioni. Abbiamo poi anche già constatato che l’esecutivo ha dato prova nel gestire e guidare il processo legislativo, il tasso di successo è aumentato sia nelle legislature che sono giunte a scadenza naturale, discorso che si applica tanto al prodi II quando al Berlusconi IV, tra il 96 e il 2013 il tasso in commissione è oscillato intorno al 20% della produzione totale, assumendo che in commissione ci sia più spazio per un lavoro congiunto tra maggioranza e opposizione, una tendenza al consensualismo alla ricerca di un compromesso non sia scomparsa, sembra essere diminuita rispetto al passato, incremento della legislazione delegata, gli strumenti difensivo cui l’esecutivo fa ricorso per promuovere il proprio programma rientra lo strumento della legge delega, comporta ricordo che l’esecutivo stesso sia chiamato per dare attuazione a quella delega stessa, si applicano decreti legislativi chiamati anche decreti delegati, la legge è in vigore quindi quelle previsioni si sono applicate, bisogna fare attenzione particolarmente nel caso della legislazione delegata, è il governo che deve disciplinare nello specifico quella materia, questo apre il problema che viene definito del secondo tempo delle leggi, i decreti di attuazione vengono disposti e approvati, il notevole ricorso ha fatto si che ogni esecutivo neo insediato nascesse con una zavorra di decreti esecutivi da attuare, ce n’erano del governo Gentiloni e del governo Renzi 240 decreti, il secondo tempo delle leggi, questo effetto collo di bottiglia può costituire un freno alla concreta applicazione della legge.

Facciamo una veloce panoramica sul profilo della classe politica parlamentare, il punto di partenza è dato dal ruolo che viene svolto dai partiti, sono anche come “selettorati” sono dei soggetti che hanno tra i propri compiti quello di gestire la selezione e il reclutamento e i percorsi di carriera della classe politica, va da se che le modifiche e i mutamenti profondi che hanno toccato i partiti, hanno investito questa loro funzione che nondimeno modificata resta il reclutamento della classe politica è ancora oggi rivestito dai partiti, qui si procede velocemente dalla fase dei notabili ai professionisti della politica, abbracciamo una fase di tempo molto lungo, la classe parlamentare è formata da politici di professione o comunque che derivano la loro posizione dalla protratta esperienza di partito, esperienza anche nei sindacati, una classe parlamentare formata de professionisti della politica di lungo corso di solito giuristi ma non solo, che prestano la loro competenza professionale affiancandola ad una militanza per un lungo arco di tempo i profili dei nostri parlamentari così come le loro possibilità di reclutamento restano abbastanza stabili fermo restando alcune differenza tra i due maggiori partiti, nel caso del PCI il percorso di carriera si muoveva negli apparati di partito per poi spostarsi verso cariche elettive locali e nazionali, diverso il caso della dc, c’era un negoziato

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tra leader locali e leader centrali, in tal caso quello della dc era più facile imbattersi in percorsi di carriera una maggiore esposizione nei ruoli pubblici, laddove il PCI tendeva a convogliare.

Registriamo grandi sommovimenti nel periodo 92 96 la transizione ha effetti molto pensanti sulle assemblee legislative, protagonista di quel turnover fu forza Italia, che non solo portò esponenti di primo piano delle imprese di famiglia, un numero molto elevato di professionisti. L’ingresso in parlamento della Lega e anche la Lega porta con se un personale politico che ha un personale politico fin ora poco rappresentato, vero è che in seguito il tasso di avvicendamento diminuisce, fino al 2013 si assesta a livelli inferiori segno del ritorno al professionismo politico, le stesse persone vengono riconfermate e affiancano più legislature nella loro esperienza personale, con il ritorno al porcellum sono i partiti che riacquisiscono il pieno controllo sulla classe parlamentare ci sono alcuni elementi innovativi, quegli elementi li possiamo riassumere in questi termini, è diminuita l’esperienza politica pura, non potrebbe essere altrimenti, se consideriamo quello che abbiamo detto, il professionismo politico vecchio stile entra fatalmente in un cono d’ombra, l’ingresso in parlamento di un elevato numero di eletti con il M5S che avevano caratteristiche molto diverse da quello dei loro predecessori, una classe politica nella quale sono rappresentate il mondo del precariato, i disoccupati, diminuisce l’esperienza politica pura, minore centralità del ruolo di parlamentare se un tempo questa era la carica più ambita, oggi non è più così perché nel frattempo si è sviluppato un sistema multilivello, con le riforme che vedremo dal 93 in poi diventano cariche anche molto più ambite, per i ruoli nel parlamento europeo, si parlava del drappello di italiani, i vari livello di governo che per varie ragioni possono rappresentare, è cresciuta la fluidità parlamentare.

Alcuni partiti hanno sperimentato nuovi modi per selezionare la classe politica, alcune formazioni sono state refrattarie, il discorso sulle primarie è stato fatto e ripetuto, in ultima analisi le primarie non sono mai state praticate, il M5S per selezionare. È il PD che si è aperto a forme di selezione più partecipata e trasparente nel tentativo di validare 11 anni di primarie.

Le primarie portano con sé il rischio di plebiscitarismo.

Per finirla con le primarie Darwin book

REGIONI E GOVERNO LOCALE: UN LUNGO VIAGGIO VERSO IL FEDERALISMO

Dobbiamo introdurre gli argomenti per spiegare il sistema di frattura territoriale del nostro paese tra le diverse aree, differenze che si riflettono sui livelli di rendimento delle regioni, bisognerà descrivere il funzionamento delle regioni e degli enti locali, le competenze e il profilo e il disegno degli enti locali e concluderemo discutendo le conseguenze delle ultime riforme che sono al centro del dibattito politico.

Abbiamo visto il processo di unificazione e siamo in grado di questo percorso di state building si è compiuto nel nostro paese introducendo un modello che si era già affermato in altri paesi europei, stato nazionale e stato nazione unitario, in generale presenta le caratteristiche elencate, che si ritrovano nell’esperienza italiana, la prima di queste caratteristiche è il centralismo che si oppone al policentrismo e trova la propria matrice nella costituzione statunitense, la sovranità risiede nel centro dello stato che ritiene dentro di se tutte le articolazioni del potere, le tre principali articolazioni del potere sono esercitate dallo stato, uniformità che è giuridica e amministrativa le stesse regole valgono per tutto il territorio e che quelle regole sono gestiti da apparati amministrativi uguali su tutto il territorio, non si riconoscono differenze tra le diverse aree del paese, c’è il disconoscimento, difformità che ha una radice storica nella rivoluzione francese, le diverse aree del paese beneficiavano di uno status specifico che dipendevano dal rapporto tra la nobiltà locale e il sovrano, uniformità pensata come proiezione di un concetto cardine, l’eguaglianza, elemento positivo che può diventare problematico se fatto atterrare su una realtà difforme o diversificata, la gerarchia le entità territoriali sono subordinate al centro, sempre il centro decide di devolvere alcune funzioni alle diverse entità territoriali attuando un certo grado di decentramento, ma quel decentramento è sempre pensato disposto calato dall’alto il decentramento più o meno elevato è espressione di un processo

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top down, devolvere funzioni significa trasferire risorse affiche quelle funzioni possano essere svolte, la gerarchia porta in sé un certo grado di ridimensionamento, se c’è un po’ di decentramento il centralismo sarà meno accentuato, si ridimensionano le altre caratteristiche che non vengono però cancellate, in rapporto a quel processo l’Italia nasce come uno stato unitario che fin dalle sue origini rivela un deficit di coesione sociale e di identità nazionale, l’Italia era una realtà policentrica tra loro differenziati per tradizioni storiche, una struttura policentrica sulla quale vengono calate queste caratteristiche centralismo uniformità e omogeneità giuridica e amministrativa. Chi sin dall’epoca rinascimentale pensava a qualcosa di democratico, si pensava ad uno strumento debole per creare coesione, strumento debole, uniformità giuridico amministrativa, suturare le ferite che il processo di unificazione aveva.

Lo stato liberale compie il processo di state building a tappe, quello stato nazione, Nicola Matteucci, quello stato nazione avrebbe richiesto che la dimensione verticale, condividessero una qualche idea di stato condividessero un’idea di casa comune che invece non si è affermata, vista l’incompiutezza di questo processo si può capire il persistere di localismo, tradizioni regionali e municipali differenzia.

Quel localismo e differenze locali ha radici nella storia, si alimenta anche di tassi diversi di sviluppo economico e produce quello che si definisce un sistema di fratture territoriali, quella fratture territoriali sono state oggetto di studi, compiuti da angolazioni anche disciplinari anche tra loro diverse che noi sonciamo anche in questo caso scegliendo gli stessi titoli che il manuale propone, articoliamo queste diverse letture del fenomeno a queste tre categorie, macro aree territoriali, influenza delle eredità storiche e culturali, è quasi d’obbligo menzionare il caso della Sicilia a partire dal rapporto che nel 1876, quel rapporto di Sonnino e ?, denuncia il reticolo di clientele che permeavano i rapporti sociali denuncia la forza incidenza del particolarismo, a perseguire l’interesse individuale, tralasciando quello collettivo, analisi successive hanno evidenziato un sostrato sociale suturarle, che alimenta quantomeno, alimentava diffidenza nei confronti degli altri, nei confronti dello stato, ereditati da forza Italia quel clientelismo. Esiste cioè una relazione verosimile tra queste caratteristiche e il capitale sociale, il caso della Sicilia denunciato sin dal regime liberale, molto più recente siamo nel 77 Bagnasco parla delle tre Italia parla di una geografia economica che potrebbe avere connessioni con i comportamenti di voto, voto di appartenenza di opinione, le tre Italia sono o erano, la prima quella dei grandi insediamenti industriali, Torinoporogressivamente destrutturata con perdita di centralità politica, la seconda Italia è quella dei bene immateriali, finanza servizi alle imprese informazione che ha avuto e continua ad avere il proprio epicentro in quella fi Milano è questa seconda Italia che avrebbe favorito l’ascesa del psi craxiano e in seguito avrebbe sostenuto l’ascesa di forza Italia, la terza Italia è quella delle piccole e medie imprese che cresce in un rapporto strato, nord est, che ha un legame con le amministrazioni locali, che resta fino alla fine degli anni 80 legato alla dc che lavora sul territorio, ma che a fronte della crescente incapacità del partito di ascoltare questa fetta del paese, orienta il proprio consenso alla lega Nord, siamo giganti economici ma nani politici.

I microcosmi territoriali, Banfield (trova gli appunti da qualcuno) soggiornò in un piccolo paese della Lucani e da quel soggiorno, le basi morali di una società arretrata,

nullìus (iii)

Capitale sociale:

- Cartocci 2007, il capitale sociale è quello che gli inglesi chiamano civicness, senso di appartenenza alla comunità civica,

- Putnam 1993, compie un’analisi a vasto raggio utilizzando una ampia batteria di indicatori per vedere se esistono correlazioni tra tasso di sviluppo economico e quantum di capitale sociale, questa ricchezza collettiva che chiamiamo capitale sociale è una risorsa collettiva peculiare perché diversamente dalle altre risorse, non si consuma con l’uso, ed anzi si deteriora se non viene utilizzato. Il capitale sociale non deperisce con l’uso anzi tende a riprodursi deperisce s non usata irshman, intangibile tipo di risorsa collettiva, stock di sickness.

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18/11

Venerdì prossimo la rilevazione opinioni studenti. Teorie che sono state avanzate per spiegare strutture sociali seguendo una originale classificazione usata dai nostri autori, una diversa geografia quella economica, tracciata in anni lontani da Bagnasco, sulle tre Italia. Concetto elaborato da Banfield, pur lontano nel tempo possiamo intendere come progenitore di quel particolarismo, individualismo, propensione a muoversi in un orizzonte cognitivo limitato, che vanno oltre quella piccola realtà indagata da Banfield.

Qui c’è un collegamento logico, capitale sociale, con Cartocci abbiamo un lavoro, Robert Putnam, la tradizione civica nelle regioni italiane, il capitale sociale è una risorsa collettiva di cui tutti possono beneficiare senza per questo ridurne la disponibilità, diversamente dalle altre risorse tangibili, il capitale sociale non si depaupera con l’uso, di converso deperisce se non utilizzato, cosa si intende per capitale sociale, un concetto composito, di cui fanno parte ingredienti diversi, cosa che può essere misurata analizzando la diffusione di associazioni, diciamo reti civiche che possono procedere dagli oratori sino alle attuali ONG, se raccolgono molti iscritti e molti volontari, partecipazione interesse per la sfera pubblica, ingrediente che si chiama fiducia, che è prodromica a solidarietà nei confronti di chi non si conosce, lo stock di capitale sociale, influisce su qualsiasi dimensione, i legami con gli altri, il grado di coesione sociale, può influire sul regime politico, può alimentare o scoraggiare forme di consenso diffuso alle regole anche la propensione al loro effettivo rispetto, il lavoro di Putman è citato, ha cercato di studiare l’esistenza di una correlazione che è stata appurata tra il rendimento istituzionale delle regioni e la dotazione di capitale sociale all’interno delle stesse regioni, una vasta batteria di indicatori, rilevò la stabilità delle giunte, più o meno stabili, l’entità della spesa sanitaria la diffusione di consultori asili nido.

Quante associazioni, quante reti civiche, la diffusione di quotidiani, l’assunto sottointeso, là c’è un interesse per la vita collettiva, sulla base di questa analisi, putnam giunse alla conclusione che esistesse una relazione tra rendimento istituzionale e stock di capitale sociale, livelli di rendimento istituzionali più robusto, migliore qualità ed efficienza, in quella classifica ovviamente l’Emilia Romagna svettava come la prima regione e più dotata di capitale sociale, in fondo a questa classifica c’era la Calabria, da qui l’idea che Verzichelli e Cotta riportano, in Italia si fossero stabilizzati due opposti equilibri, un primo basato sul binomio fiducia reciprocità che portava ad accrescere e far riprodurre nel tempo capitale sociale il secondo basta su sfiducia e individualismo, il primo è un circolo virtuoso il secondo un circolo vizioso, rispondendo alla domanda. La risposta viene data dalla pact depedency, la spiegazione è che ne centro nord esisteva una tradizione di lunga data di organizzazioni orizzontali, che si formano in epoca medievale, la civiltà comunale, si perpetua con l’industrializzazione, con le società di mutuo soccorso e giunge in epoca più recente di cooperative e sindacati, forme organizzative diverse che evolvono nel tempo, la reciprocità, la cooperazione, l’identità condivida, le regioni del sud si attardano e persistono, ci sono organizzazioni di tipo gerarchico, basato sullo sfruttamento sulla coercizione, subiti o accettati come il minore dei mali, che alimentano sfiducia, che alimentano diserzione sociale, la diversa dotazione di capitale sociale avrebbe radici profonde nella storia a questo possiamo collegare, l’analisi di Ilvo Diamanti, le mappe dell’Italia politica edito nel 2009, in questo lavoro tra gli altri temi affrontati, ricostruisce l’espansione del voto azzurro, l’espansione fino al 2008, un’espansione che porta forza Italia ad essere forza egemone ad essere egemone lungo tutto lo stivale con una diversa intensità di insediamento, vedono una presenza più forte nord est nord ovest, imponente fascia azzurra, ma l’autentico punto di forza fu la Sicilia. Che cosa tiene insieme aree così diverse del paese, aree che differivano su tutti i principali indicatori economici, pil pro capite, criminalità organizzata, la risposta, una prima risposta la vera connotazione, età media più elevata una maggiore concentrazione nei piccoli centri, culturale che sono più esposte alla informazione televisiva,

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disinteressati alla politica, poco partecipi nel mondo dell’associazionismo, sono indicatori che ci rimandano alla stessa area semantica, anche tenendo conto di questo non riusciamo a spiegare questo fenomeno. Questa risposta guardava alla classe dirigente di forza Italia, a fronte di una crescita imprevista nelle sue dimensione si trova costretta a cercare personale politico, lo trova nelle fila dei vecchi partiti tradizionali travolti dalla crisi degli anni 90 è una rete di sindaci amministratori locali ec parlamentari, costretti ad uscire di scena, molto meno compromessi dei grandi leader nazionali, vengono rimessi in gioco grazie alla finestra di opportunità.

Questi personaggi portano con se le esperienze politiche della vecchia repubblica, un recupero della classe dirigente della prima repubblica, ma erano in origine esperienze differenziate, diverso il rapporto della vecchia dc nel nord, nel sud cosa succede in Sicilia, dove il rapporto della società locale con la dc non è mai stato impostato sull’associazionismo e sulla identità la vittoria della casa delle libertà viene spiegata eletto presidente dipende dalle relazioni e dalle reti di contatti personali che il singolo è in grado di sviluppare in Sicilia ma anche altrove, se deve decidere se votare il politico che conosce e quello che lo può rappresentare meglio, vota per l’amico.

Il capitale sociale non è la madre di tutte le spiegazioni ma ci porta a capire il persistere di fenomeni che hanno radici culturali.

Le mappe del tesoro atlante del capitale sociale in Italia.

L’Italia nasce con una struttura centralizzata nonostante le evidenti fratture territoriali conserva i comuni che sin al 1888, sono presenti o erano presenti i dipartimenti, erano gestiti da prefetti nominati dal governo e pensati per essere la longa manus dell’esecutivo in sede locale, forma ma limitata di decentramento, la prima introduzione compatibile con un certo grado di decentramento, le amministrazioni municipali potevano, il PP sin dai suoi esordi preme per il riconoscimento di una autonomia affidata ad enti intermedi tra lo stato e i comuni quell’opzione regionalista viene tacitata dal fascismo dall’unificazione fino alla transizione democratica, stato unitario pur non potendo contare su una comunità politica coesa, brevemente cosa succede nella nostra assemblea costituente, monarchici e missini non potevano che essere avversi a qualsiasi ipotesi di autonomia territoriale, le sinistre che in quel momento confidavano di poter accedere al governo, le sinistre guardavano ad una questione limitata da decentramento territoriale.

La posizione della Dc che si richiama ai progetti del vecchio partito popolare li ancora al concetto di sussidiarietà che era stato elaborato dalla dottrina cattolica sulla fine dell’800 le funzioni devono essere svolte laddove c’è capacita quel principio di sussidiarietà nella visione democristiana aveva risvolti importanti, certo la famiglia ma anche le stesse associazioni partitiche quel principio di sussidiarietà, da qui quello che è stato il frutto di un compromesso che ha tagliato, sia i centralisti che i federalisti quello che emerge dalla nostra carta costituzionale è uno stato regionale, diverso da uno stato federale, nacque su due punti di confluenza, il ricordo del passato, se il fascismo si era potuto rafforzare così rapidamente, con i podestà e i prefetti, il secondo principio che rese quel compromesso, il primo era il ricordo del passato era che una democrazia compiuta non doveva avere paura delle differenze territoriali, ed ecco il risultato, l’articolo 5 della costituzione, la repubblica è una indivisibile, il condensato di quel compromesso lo troviamo nel titolo V, quello che procede dagli articolo 114 133, individuavano tre livelli di governo subnazionali, uso il passato perché su quel testo si è abbattuta, quella riforma costituzionale del titolo V che ha interessato il titolo V in blocco, nel 99 ma il blocco è del 2001 che venne votata in solitaria dal solo centro sinistra, qualcuno nel primo intermedio, quella riforma è frutto del governo di centro sinistra, quel referendum fece registrare il 34 percento di quel 64 percento lo attuò.

Gli enti locali

Cominciamo dagli enti locale, la costituzione prevede la presenza di comuni e province, il comune è l’unità amministrativa di base, svetta la figura del sindaco, nella cui persona ci sono due ruoli distinti, il

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responsabile perché forte di una carica elettiva anche se le modalità di elezione sono mutate nel tempo, il sindaco è ufficiale di governo, fanno capo all’amministrazione dell’interno il sindaco è tenuto a rispettare le disposizioni dell’interno il caso dell’anagrafe, l’importanza del comune e del sindaco, la carica di sindaco più di consigliere comunale, ha costituito una palestra di professionalizzazione politica, la prima prova da superare per mostrare la propria capacità e mirare a migliori responsabilità sin dall’inizio si trova schiacciata in un ruolo residuale, pensate l’edilizia scolastica, quella provincia si vede assegnare funzioni rilevanti in alcuni settori di policy. Dà prova di quella che si chiama resilienza, la provincia e il presidente della provincia resistono tanto per cominciare tutte le amministrazioni del paese hanno articolazioni territoriali che fanno capo alla provincia, dovevano andare all’ufficio comunale. Le federazioni provinciali erano luoghi importanti per i partiti, comuni e province in base alla prima formulazione della nostra carta costituzionale condividono una forma di governo comune, forma di governo parlamentare, ripropone in 16esimo, la forma di governo proposta a livello centrale, consigli direttamente elettivi, una volta eletti i consigli esprimevano i sindaci e il presidente del comune e della provincia, era una forma di governo parlamentare perché riproduceva su scala minore, portava con se anche i problemi tipici anche i problemi che abbiamo riscontrato, instabilità degli esecutivi, quella forma di governo parlamentare era sottoposta a limiti rilevanti, le funzioni svolte in queste sedi territoriali, atti disposti dal sindaco potevano essere annullati per vizi di legittimità. Uno dei vizi più rilevanti derivava dalla totale dipendenza dal centro quanto alle risorse necessarie quanto a svolgere le funzioni loro attribuite, trasferimenti che dal centro muoveva vano verso la periferia, fatto che non favoriva la responsabilità. Laddove l’autorità decide le politiche estrattive e distributive e redistributive, in cambio delle risorse che ho prelevato, quindi i poteri di questi enti locali questo non toglie. Limiti rilevanti si trattava di una vasta platea di cariche. Abbiamo detto che la costituzione porta alla nascita di uno stato regionale, come autonomie politiche che sono soggette ad una pluralità di vicoli che non ci permette di parlare di un sistema federale, alle regioni sono devolute competenze legislative amministrative ma non giurisdizionali, trattiene presso di sé le articolazioni del potere non cede quello giurisdizionale.

Le leggi regionali erano sottoposte ad un controllo di merito che in un primo momento erano effettuate da un commissario regionale, sostanzialmente si contrattava prima dell’emanazione della legge, l’estrema ratio si impugnava una legge in una nutshell, controllo di merito politico prima che si giunga all’emanazione della legge, luogo di riduzione dell’autonomia regionale, ricorso alla corte costituzionale per il ricorso, la camera alta non è rappresentativa delle regioni, le regioni hanno una partecipazione molto limitata ai processi nazionali, ma per il resto avanzava ben poco le regioni possono promuovere un referendum confermativo a fronte di una legge che non giunga loro gradita, bastano 5 consigli regionali per promuovere il referendum confermativo, non è previsto alcuna corsia privilegiata per la loro trattazione sotto questo profilo le regioni continuano ad avere poca partecipazione.

L’attuazione del regionalismo è avvenuta a tappe, chi si occupa di questo tematiche è solito scandire questo processo in più tappe

1) prima regionalizzazione 1970 quando nascono le regioni a statuto ordinario, la legge 108 del 68 definisce la legge elettorale per la scelta dei consigli regionali, trasferimento di competenze giocato in chiave minimalista, competenze trasferite senza un contestuale riordino, delle competenze, una situazione un po’ caotica

2) Ricorso ad una legge delega, regolamentare competenze e risorse da attribuire alle regioni, si produce un primo salto la seconda regionalizzazione quando vengono varati i decreti attuativi 76-78 anni della solidarietà nazionale, le regioni nascono nel 70 ma un trasferimento più rispettoso si produce a distanza di qualche anno, la seconda regionalizzazione sfocia in un regionalismo ancora debole questi istituiti si scontrano con numerosi limiti in primo luogo le regioni hanno un potere legislativo ma nella prigione

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costituzionale quel potere era di natura concorrente, cosa vuol dire, il potere legislativo concorrente nelle competenze demandate alle regioni lo stato deve intervenire con quello che è una legge quadro definisce principi generali, regole un po’ più dettagliate in mancanza della legge quadro la regione non può legiferare, i limiti derivano dall’uso che di questo potere lo stato ha fatto. La mancata emanazione di una legge quadro, si emana una legge quadro ma la faccio molto dettagliata, stringo le regioni in un’imbracatura eccessiva, per l’uso che lo stato ha fatto di queste sue prerogative le regioni tendevano ad essere trasformati in enti amministrativi, scarsa autonomia finanziaria che è mancata ma ancora oggi ha dimensioni contenute, trasferimenti dello stato, lo stato rastrella il gettito, lo redistribuisce alle regioni, trasferimenti vincolati con destinazione d’uso, sino alla fine degli anni 80 solo il 3 percento delle entrate regionali proveniva dalla loro capacità di imporre tasse e tariffe, rapporto tra fondi regionali e quelle statali.

Fino alle cosiddette impropriamente leggi bassanini le regioni non hanno alcuna competenza in materia di ordinamento locale, questi limiti così riassunti scontano i vizi d’origine di questi istituti,

1) la nostra costituzione prevedere regioni ordinarie e regioni a statuto speciale, le seconde nascono prima e rispondono di una maggiore autonomia quando nascono le regioni sono inevitabilmente subalterne a quelle a statuto speciale, quelle motivazioni fondate all’origine delle regioni a statuto speciale oggi hanno in gran parte perso la loro ragion d’essere forse bisognerebbe ritornare sulla nostra costituzione (cassese).

2) Le motivazioni tutte politiche che prima spiegano il congelamento e poi ne spiegano lo scongelamento, un complesso di fattori che portano ad un fregolismo debole,

Anche la forma di governo impressa alle regioni non aiuta, alle regioni viene impressa una forma di governo parlamentare, un consiglio, direttamente elettivo che esprimeva il presidente della regione e la sua giunta sulla base della legge formazione postelettorale delle frequenti coalizioni di governo, quelle forme di governo parlamentare non rafforzava il presidente di regione ancora deboli con scarsa capacità decisionale, che aveva tra le sue responsabilità quella di emanare gli statuti un sistema consensuale con regole e principi ispiratori anche con livello centrale ci si muove in senso consociativo una competenza legislativa esclusivamente concorrente come stabilita dalla carta costituzionale e sottoposta ad un doppio controllo preventivo, le regioni avevano competenze amministrative nelle stesse materie della legislazione regionale, il senato non rappresentava né rappresenta le regioni fino al 99 gli statuti regionali erano approvati con legge dello stato i consigli deliberavano ma per diventare statuto occorreva che il parlamento lo accogliesse, le maggioranze potevano operare come veto player, da ultimo i conflitti tra stato e regioni.

Le regioni non hanno alcun ruolo nel nominare la corte costituzionale, le riforme poi non varate della nostra costituzione aprivano ad un senato concepito come camera delle autonomie e quindi avrebbero conferito al senato la possibilità di indicare due o tre giudici costituzionali.

Ravvisiamo ragioni che ci porta a considerare le elezioni regionali come elezioni di second order.

Attorno al 1990 maturano le condizioni che preludono alla terza fase del processo di regionalizzazione, prende forma una richiesta che è anche una protesta articolata a gran voce degli enti territoriali che rivendicano maggiore autonomia, richiesta che è capitanata dalla lega che non possono rimanere insensibili anche per ragioni elettorali ad una domanda che si fa via via più corposa, un allocazione delle risorse più efficiente anche una revisione dei processi di assegnazione delle risorse lo sviluppo delle politiche comunitarie l’unione europea ha competenze che toccano le materie di competenze regionale cresce la pressione affinché le regioni siano coinvolte, la conferenza stato regione, la conferenza stato citta autonome, la conferenza unificata dei due.

Lo stato ascolta tutti i presidenti di regioni, nell’ambito di questi organismi è stata istituita una sessione europea, si discutono quei temi di cui si deve parlare in ambito europeo

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Deficit di rendimento, le difficoltà di un regionalismo debole, deficit di rendimento delle istituzioni locali e regionali la crisi politica deli anni 90 apre una finestra di opportunità per avviare un processo di riforma.

19/11/19

Partiamo dalla legge 142 degli anni 90anta. Ha posto delle regole, una legge che produce un riassetto complessivo del governo locale, esito di un dibattito politico accademico, questa legge infine vede una luce, sarà modificata ben 18 volte nel periodo successivo, quello attualmente in vigore, il testo unico delle norme di coordinamento delle norme locali, attuato sulla base di una legge delega per procedere al varo di testi unici, in materia di enti locali, tra gli altri aspetti, quel testo unico prevedeva la possibilità per i paesi con una popolazione superiore a 100mila abitanti.

La normativa del 90anta è importante perché introduce i nostri enti locali in una serie di istituzioni a cui viene riconosciuta autonomia statutaria, ciò implica che quel principio che abbiamo visto venire da lontano dell’uniformità giuridica e amministrativa, si cede il passo ad un policentrismo, pariamo di enti territoriali, abbiamo statuti che possono disciplinare autonomamente sperimentare nuove formule organizzative, naturalmente questo può comportare maggiore efficienza, questo comporta maggiore diversificazione, spostandoci da un comune all’altro ci si può imbattere in strutture organizzative diverse, alcune cose che sono rimaste conservate tutt’ora, che si tratti del comune o dell’università, abbiamo il diritto di ottenere accesso agli atti, non tutti sono disponibili, abbiamo un’ampia platea di atti pubblici che possono essere ottenuti, il responsabile unico del procedimento, qualsiasi sia il responsabile del procedimento di cui siete parte.

Un nome e un cognome, qualcuno a cui rivolgersi, nel 1993, cambia qualcosa si giunge alla legge 81, quella successiva cambia qualcosa che ci porta in prossimità di quanto ancora in vigore, cambia soprattutto la forma di governo, adesso abbiamo una forma che possiamo definire neo parlamentare, il sindaco il presidente di provincia sono eletti direttamente e contestualmente al consiglio, lasciamo stare i presidenti di provincia, l’elezione diretta comporta naturalmente un rafforzamento di questo ruolo, una sua maggiore visibilità, precocemente sin dal 93 la competizione per queste cariche si sia andata personalizzando, lasciando spazio a scenari che si sono materializzati nella dimensione politica nazionale, maggiore visibilità e maggiore protagonismo, questo ci spiega perché Cotta e Verzichelli ci dicono perché il capo dell’esecutivo nomina e revoca gli assessori, questo atto determina anche il suo scioglimento, è possibile per il consiglio in base a determinate condizioni promuovere una mozione di sfiducia, autoscioglimento dello stesso consiglio, una forte forma di razionalizzazione del sistema parlamentare, che ha assicurato maggiore stabilità, di lì a poco tempo si interviene anche sulla riforma del sistema elettorale della regione, legge 43 dello stesso anno, meglio nota come legge Tatarella,

Anche le regioni nel 95 conoscono un rafforzamento dell’esecutivo, il presidente della giunta, il sistema elettorale prevedeva un 40 di seggi assegnati in via maggioritaria, erano i cosiddetti listini bloccati, il candidato presidente disponeva di un proprio listino, sono stati ovunque cancellati ora, si disponeva di un proprio listino qualora non si fosse raggiunta la maggioranza assoluta dei consensi, la possibilità di esprimere la preferenza per una lista non collegata al candidato presidente.

La cosa interessante è che sin dal 95 si favorisce una tendenza al bipolarismo, e alla presidenzializzazione delle regioni, si è sensibilmente fortificato il ruolo dei governatori, hanno una visibilità che sarebbe impensabile negli anni

I passaggi più importanti sono, che cosa è stato fatto dai governi di centro sinistra tra il 97 e il 2001 i governi di centro sinistra nel tentativo di porre mano a questa materia si sono affidati ad una sorta di manovra che

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ha seguito due direttrici, la prima attraverso le leggi Bassanini, intervengono sugli enti territoriali a costituzione invariata, lo consideriamo un intervento che sfruttando in margini consentiti dalla nostra carta costituzionale spingono al massimo le forme di decentramento fin li consentite.

Molte competenze amministrative sono state trasferite al governo locale, si è cercato di realizzare un federalismo cooperativo, basato sulla concertazione tra stato regioni autonomie locali attraverso organismi a cui abbiamo accennato ieri, la presenza di un organismo che cuce insieme queste unità che hanno poteri consultivi propositivi e siedono insieme al governo nella disposizione di tutte quelle materie che hanno una ricaduta in ambito regionale e in ambito locale, si è rafforzato il livello intermedio tra stato e enti territoriali, importati sono state le riforme in materia fiscale, sono quelli che hanno attivati tributi che hanno contribuito a ridurre ma non a eliminare la dipendenza delle regioni da quei trasferimenti vincolanti che sin dal 2000 non sono oggi più previsti, grazie a queste riforme, alla fine degli anni 90 le regioni dipendevano per il 56% delle loro entrate complessive, un valore che si era sensibilmente abbassato rispetto il periodo precedente, il massimo del decentramento possibile a costituzione invariata, quella del titolo V riforma quanto mai complicata, sono passaggi successivi con la legge costituzionale 1 del 99 l’elezione diretta viene inscritta nella costituzione ma per come è stata modificata la costituzione l’articolo 122 recita, il presidente, salvo che lo statuto regionale disponga diversamente viene eletto a suffragio universale, vuol dire che si lascia a ciascuna regione la facoltà di definire la propria forma di governo e il rispettivo sistema elettorale, elezione diretta a suffragio universale, ha la possibilità di strutturare la propria forma di governo, gli statuti regionali erano approvati con la legge dello stato, alle maggioranza di governo era consentito di far iniziare una fase di negoziazione, gli statuti sono adottati a maggioranza assoluta dei loro componenti ed a evidenziarne il carattere rinforzato è previsto che il voto debba avvenire in sequenza a meno di due mesi di distanza l’uno dall’altra lo statuto non è ancora in vigore, viene fatta salva la possibilità di indire un referendum, lo può chiedere un 50esimo degli elettori, comunque gli statuti sono oggi adottati autonomamente se ne può parlare come di piccole costituzioni, le regioni non sono dotate di sovranità piena. Gli statuti devono rispettare la costituzione e possono essere impugnati davanti alla nostra corte costituzionale, con la legge costituzionale numero 3 del 2001 si ridefinisce integralmente il nostro regionalismo.

116 ultimo comma, le materie che possono essere oggetto di attribuzioni a regioni non a statuto speciale, sono tutte materie a legislazione concorrente, lettera, l’istruzione, una porzione della giurisdizione con il giudice di pace, i beni culturali, sulla base di questa disposizione normativa tre regioni hanno avanzato richiesta di autonomia differenziata. Nel prevedere questa riforma non si è anticipata l’eventualità che una regione con estensione all’intero pacchetto di competenze.

La parte significativa di quella riforma, è stato invertito il riparto delle competenze delle nostre competenze, ne conseguiva che tutto quanto non era espressamente menzionato in quell’elenco, ricorreva di default, la clausola originaria veniva indicato nella competenza dello stato, questo criterio è stato sovvertito, adesso si elencano le competenze dello stato. La clausola residuale ora avvantaggia le regioni, è un elenco abbastanza lungo, tutto quanto non è qui espressamente menzionato ricade nella competenza regionale, quando pensiamo ciascuna di queste disposizione ci rendiamo coto che stabilire ciò che resta in capo allo stato e quanto può essere esercitato dalle regioni non è semplice, da allora si è verificato un incremento molto consistente di un contenzioso legislativo tra stato e regioni.

Giudizio che può essere promosso dallo stato nei confronti delle regioni, questa conflittualità anteriormente era praticamente inesistente. Cosa succede dopo l’entrata in vigore della riforma, è un crescendo che porta tra il 2012 e il 2013 a sfiorare il 40 percento di tutte le decisioni prese dalla corte costituzionale. Qui c’è un elemento complessivamente diminuisce il numero delle decisioni prese annualmente, in termini assoluti i casi si sono ridimensionati. La relazione del presidente della corte

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costituzionale, presentata questo anno, i giudizi in via principale continuano ad affluire in via stabile. Questo è dovuto alla azione chiarificatrice svolta dalla corte, un quindicennio dall’entrata in vigore dell’articolo V, sono state largamente sanate dalla giurisprudenza costituzionale, che si è trovata a dover colmare le lacune del legislatore, i criteri sono ormai chiari, le percentuali sono alti, in realtà il numero di casi è diminuito, abbiamo svolto un’opera di supplenza, siamo stati costretti a chiarire quello che aveva generato un contenzioso di proporzioni inedite. Si è ampliato il catalogo delle materie soggette a legislazione concorrente.

Si spiega l’idea di neo regionalismo un regionalismo che ha acquisito una forza che prima non aveva, prima lo stato aveva un controllo preventivo, ora il controllo è successivo, deve entrare dopo 40 giorni, altra questione lasciata in sospeso è quanto previsto dalla formulazione dell’articolo 119, stabilisce l’autonomia finanziaria e apre al federalismo fiscale, comuni province hanno autonomia finanziaria di entrata e di spesa, nel rispetto dei relativi bilanci, hanno risorse autonome, per prevedere dei tributi occorre una legge, si prevede l’istituzione di un fondo perequativo, ci sono differenze significative tra le potenzialità di gettito delle diverse regioni, tra le aree più dotate e quelle meno dotate di risorse che hanno minore capacità fiscale per abitante, così stabilito l’articolo 119 prelude al federalismo fiscale, la legge è del 2009, si è insediato il governo di centro destra che aveva tentato un riforma fallita che ha inciso su questa materia, il centro destra punta a dare attuazione all’articolo 119, attuare l’autonomia finanziaria, le motivazioni sono finanziarie sia politiche, dall’altra anche meglio delineate il ruolo di questa pluralità di enti territoriali, che si sarebbero arricchiti anche delle città metropolitane. Si dovrebbe essere in grado di finanziare il normale esercizio delle loro funzioni, partecipando e compartecipando ai contributi erariali, autonomia nel definire entrare e uscite, il federalismo fiscale dovrebbe poggiare su queste due parolette, costo e fabbisogno standard.

Questo allo scopo di superare il principio della spesa storica che si otteneva calcolando il numero di abitanti, il problema della spesa storica è quello di non distinguere tra gestioni parsimoniose e virtuose, e gestioni meno parsimoniose, spendono meno perché, il problema è che questo disegno costituzionale è di una complessità estrema. Per dare attuazione a questa previsione normativa, il punto è che purtroppo questo processo si è impantanato, questo è un documento aggiornato a marzo di questo anno, che riguarda il federalismo fiscale.

L’autonomia finanziaria è ancora priva di attuazione.

Le più recenti innovazioni da allora abbiamo un’autonomia, quadro complesso anche per le difficoltà che abbiamo sintetizzato, sin dal 2011 si è data strada l’ipotesi di cancellare le province che è stata condivisa da molte forze, addirittura è stata auspicata da una lettera inviata all’Italia dalla BCE, Francoforte esorta il governo, la Bce esorta a fondere alcuni strati amministrativi.

Trasforma le province in enti a copertura costituzionale in via di esaurimento, il decreto Renzi boschi avrebbe dovuto sopprime re le province, con quella legge le province sono stati trasformati in enti territoriali di area vasta, sono gestite da organi di secondo livello, da allora il presidente il consiglio non sono eletti da noi direttamente, sono di secondo livello perché questi organismi sono eletti da unità a loro volta elettive, che l’area vasta ricomprende, è un meccanismo proporzionale a voto ponderato il voto espresso dai consiglieri comunali viene ponderato in base alla popolazione racchiusa in quel comune, nel complesso questo ha permesso di sopprimere 4000 cariche retribuite, sono oggi ricoperte dai sindaci. Le province hanno competenze che non sono così minimali, essendo enti ad area vasta destinate a scomparire le province a quel punto avevano avviato un processo di smobilitazione, contrazione delle risorse e del personale, il problema è che la riforma Renzi Boschi è stata respinta, continuano ad esistere in questa loro formulazione depotenziate di personale, l’unione province italiana si è rifugiata in una posizione minimalista, per l’estrema difficoltà di far fronte alla situazione che si è creata ed ha lasciato le province in un limbo.

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Le città metropolitane, come per le province scompare la giunta, ci sono organi non direttamente elettivi, scompare la giunta, non c’è un rapporto fiduciario a questo livello, si possono verificare dei disallineamenti, il consiglio della città metropolitana, non così a Torino e Roma il sindaco della città metropolitana, che non possono contare su una maggioranza 5S sul consiglio della città metropolitana, ci sono delle decisioni che devono essere prese, questo significa che in caso di disallineamento diventa difficile, un percorso decisamente più rischioso.

22/11

Ultimo capitolo del manuale, dedicato al tema delle istituzioni dello stato di diritto, il conflitto con la legalità. Rapporto tra giustizia e politica.

Presentiamo le principali istituzioni di questo ampio sottosistema, quello giudiziario descrivere alcune delle articolazioni che lo compongono, guardare al passato è utile per chiarire il presente, quindi impostare il discorso che riguarda questo rapporto molto problematico in Italia tra magistratura e politica.

Corti di giustizia, le più importanti strutture di cui si compone il sottosistema giudiziario,

- Corti di giustizia, concetto più generale, indichiamo una pluralità di possibili istituzioni, i tribunali sono corti di giustizia, giudici di pace, corte d’assise, cassazione, Unione Europea, Corte di giustizia dell’unione europea, organi multilivello, compete una funzione giudiziaria, si estrinseca nella risoluzione di conflitti, il loro compito consiste nel risolvere controversi dispute, che possono prodursi tra privati cittadini, tra singoli cittadini e lo stato, pensiamo al contenzioso amministrativo. Tra il singolo e lo stato, che è chiamato valutare il fondamento di quella accusa, su cosa vertono quei conflitti sul compito del giudice che consiste nell’interpretare le norme per poi applicare le norme ai casi completi, per applicarla al singolo caso oggetto di conflitto, bisogno accertare degli elementi fatturali. Interpretare ed applicare le norme previo accertamento dei fatti, ci saranno questioni di fatto e questioni di diritto, come devono essere interpretate, da lì deve scaturire la decisione del giudice, dal momento che i giudici devono risolvere conflitti un requisito è essenziale quei giudici devono essere e appartare imparziali, al di sopra delle parti senza avere interessi personali da far valere, il giudice si pone come un terzo super parte, questa imparzialità che è fondamentale per la legittimazione del loro ruolo è sostenuta da un particolare status, l’indipendenza per questo sono protetti da apposite garanzie di indipendenze, garanzie istituzionali, indipendenza anche personale, il singolo giudice deve essere emancipato da possibili pressioni servono a schermare il singolo di tutto il corpo giudiziari da influenze improprie quelle pressioni o interferenze, pressioni o influenze, le garanzie hanno il governo, lo stesso giudiziario, i superiori gerarchici potrebbero usare le proprie prerogative per addomesticare le proprie decisioni, il singolo e il corpo da influenze improprie.

Le garanzie sono molte, il giudice è soggetto solo alla legge, non può ricevere direttive e istruzione, decide secondo scienza, l’indipedenza è pensata per proteggere dall’esecutivo dal legislativo e dalla stessa magistratura.

Le corti di giustizia fanno agire il principio di legalità secondo il quale l’azione di noi tutti ma soprattutto l’azione di funzionari pubblici di chi ricopre cariche pubbliche l’azione di noi tutti deve essere conforme alle regole le corti hanno il compito di decidere se l’azione di noi tutti ha lo scopo di decidere se il regolo vanno rispettate. Sono il principale presidio dello stato di diritto, il governo della legge e non degli uomini, stato di diritto è quello che non solo governa con la legge, ma che si sottopone al dominio di regole date conoscibili, possibilmente certe, corti di giustizia sono pensate per essere non l’unico ma importanti tutori chiamati stato di diritto.

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- Procure

Procure della repubblica, qui si svolge una unzione molto diversa, funzione requirente, sono ruoli diversi nell’economia complessiva della giustizia, funzione requirente (detto inquirente, ma meglio requirente) compiere indagini avvalendosi di appositi nuclei di polizia, la polizia giudiziaria, avvalendosi di nuclei che sono posti a servizio delle procure svolgono indagini dirigendo i nuclei di polizia giudiziaria svolgono indagini su notizie di reato che possono pervenire in vari modi e che non di rado le procure possono .

Le procure hanno il compito di intraprendere l’iniziativa pensale, si chiede l’intervento del giudice penale affinché questi celebri il processo, se ritengono di aver ricevuto sufficienti provvedimenti, se ritengono di non aver raccolto sufficienti strumenti chiederanno l’archiviazione, nelle producer lavoro soggetti chiamati pubblici ministeri, PM, per ragioni che chiariremo nel nostro paese i PM sono protetti da garanzie di indipendenza di fatto simili o identiche a quelle dei giudici, peculiarità del caso italiano, di regola giudice e pubblici ministeri non hanno le stesse garanzie di indipendenza.

Le corti sono passive, il principio di passita del giudice è concepito come una garanzia per tutti i cittadini tale garanzia consiste nel fatto che il giudice non può auto attivarsi non può attivarsi di ufficio, un giudice se tale è non può fare un processo, la passività è una garanzia, non ha il potere di scegliersi il caso sul quale. Il giudice ha poteri importanti e penetranti, che sia civile e penale amministrativo e anche costituzionale, il suo intervento deve essere chiesto per tutti gli attori compresa quella costituzionale, il corollario del principio di passività l’attore che chiede l’intervento del giudice è il pubblico ministero è il pubblico ministero che ha competenza a mettere in modo la macchina processuale stando così le cose le procure che lavorano nelle procure concorrono a definire l’agenda del giudice penale e ne costituisce il gate Keeper, va da se che il giudice penale, non può definire l’agenda del giudice, i reati accadono a prescindere dalla volontà del pubblico ministero non dimentichiamo che il mondo in cui il Pm svolge le indagini, come formula i capi di imputazione questo concorre a definire l’agenda del giudice, in senso lato, i reati si consumano a prescindere dalla sua volontà, le porte della giustizia penale.

Il nostro sistema di giustizia è composta da varie giurisdizione, competenze diverse, il nostro è un sistema complesso, giustizia amministrativa, ordinaria, contabile tributaria e costituzionale.

Giustizia ordinaria, risolvere i conflitti in materia civile e penale, le corte sono di più i tribunali, in primo grado, le corti d’appello d’ultimo la corte di cassazione.

LA giustizia amministrativa, tra cittadini e amministrazioni pubbliche Tar i tribunali ammnistrativi regionali, e il secondo grado il consiglio di stato.

Abbiamo una giustizia contabile, la corte dei conti, ha anche una competenza giurisdizionale.

La giustizia tributaria conflitti tra contribuenti e amministrazione finanziaria

La corte costituzionale.

Ci concentriamo sulla giustizia ordinaria ne vediamo gli attori più importanti.

Magistratura ordinaria, che concreta un corpo unitario la nostra è una magistratura cosiddetta a corpo unico, in essa confluiscono sia i giudici sia i pubblici ministeri sia coloro che svolgono funzioni giudiziarie sia questioni requirenti. Corpo che copre oggi in circa 10 000 unità scoperture d’organico abbastanza continuate nel tempo, da un certo punto di vista giudice e Pm formano le porte Giugiaro.

- Consiglio superiore della magistratura, in via introduttiva possiamo dire che è un organo di autogoverno della magistrature perché formato da una maggioranza di magistrati, eletti direttamente, non è un organo giurisdizionale, fa un mestiere diverso amministrare e gestire le garanzie di indipendenza, qui si prendono decisioni che hanno ad oggetto il reclutamento, la loro

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formazione professionale, le promozioni, gli scorrimenti i trasferimenti le sanzioni disciplinari, il CSM funziona con una giurisdizione. Un organo che ha molti poteri che decide su una vasta gamma

- Ministro della giustizia, il solo ministero davvero necessario il solo dicastero iscritto nella costituzione ha la responsabilità dell’organizzazione e del funzionamento dei servizi, proprio perché il CSM ha molti poteri, ha la facoltà di promuovere

Un potere neutrale ma con un ruolo politico

Le istituzioni giudiziaria sono un’ articolazione del sistema politico, costituiscono un terzo potere, siamo abituati a definirla un potere neutrale, quel potere neutrale ha un ruolo politico, perché in primo luogo ricordiamo che le istituzioni delle giustizia sono uno dei grandi apparati del sistema politico, il terzo potere, il potere giudiziario, oltre ad essere uno dei poteri dello stato il terzo ha una caratteristica particolare, è un potere diffuso, a dire che ciascun giudice non importa se sia il piccolo giudice di pace o la corte suprema, nell’esercizio delle sue funzioni rappresenta il terzo potere, quel potere non dovrebbe essere soggetto di alcuni risponde solo alla legge non risponde alla corte suprema, la nostra costituzione dice che si distinguono solo per funzioni c’è questa idea di una struttura priva di asimmetrie gerarchiche nella struttura organizzativa, ruolo politico che deriva dalla funzione, assegnano d’autorità risorse che sono contese nelle parti in conflitto, il giudice assegna una risorsa o un valore contestato vediamo bene che in questo i giudici partecipano alla funzione compressiva, così definita de Easton, l’assegnazione, o allocazione autoritativa di risorse, almeno in questo senso minimale è una funzione politica, ogni volta che decidono assegnano una risorsa o un valore, il raggio d’azione della giustizia si è ampliato si è dilatato nel tempo, l’Italia non fa eccezione, una tendenza che si è riscontrata in tutte le democrazie mature, questi regimi politici hanno ampliato il loro raggio d’azione, non sono più i tempi dello stato minimo interviene intensivamente in tante aree della vita economica, giuridificazione dei nostri comportamenti moltissime norme lo stato ha ampliato il proprio raggio d’azione, se c’è una regola come dicevano i tedeschi là ci deve essere un giudice per risolvere la controversia per risolvere il raggio d’azione della giustizia, sempre più le corti, sono chiamate a decidere su casi politicamente significativi non sono solo le questioni tra privati qui si decidono casi che hanno effetti di lunga gittata effetti politici sociali economici, quante volte la magistratura penale è intervenuta, le ricadute economiche sono visibili, i casi politicamente significativi, hanno effetti sulla polis, e poi c’è quest’ultimo punto che è quello meno semplice da argomentare, noi tutti siamo abituati ad pensare a loro come attori che applicano la legge, il giudice esecutore, la bocca inanimata, ancora resiste nelle nostre aspettative quell’ideale che ha presa nelle aspettative di noi tutti è oggi poco verosimile, perché le corti dispongono oggi di margini discrezionalità che a loro volta si sono ampliati. Siamo abituati all’idea che il giudice di common law esercita un potere normativo, da noi storicamente non è così però l’evoluzione ci ha sospinto in quella direzione, le ragioni di questo fenomeno sono tante la giridificazione della vita sociale, i nostri apparati normativi sono diventati più densi, continui, il ministro Fioramonti, nelle democrazie una maggioranza non può vincolare le altre cambiano le preferenze di policy cambiano le leggi le norme vengono riscritte, tante sono le leggi che il giudice deve applicare. Abbiamo una pluralità di fonti normative che si intersecano, quelle fonti normative non sono tra loro perfettamente coordinate la lettura incrociata amplia il margine, la discrezionalità è cresciuta non esiste un apparato di regole che possa rimuovere la discrezionalità, i margini di apprezzamento si sono dilatati, è sì un potere neutrale ma i nostri giudici sono chiamati a svolgere un ruolo che di fatto è politico, un ruolo che è divenuto via via più rilevante, quante volte ci si rivolge ad un giudice perché non viene rispettato un diritto. Un potere esercitato in condizioni di indipendenza istituzionale, sono reclutati per concorso pubblico. In alcuni casi alcuni giudici non sono scelti per concorso, si colloca come un’indipendenza istituzionale, quindi possiamo attenderci che nelle democrazie le tensioni tra giustizia e politica possono essere possibili e tendono ad essere più frequenti di un tempo, le tensioni tra politica e giustizia sono molto frequenti.

Quella che da molto tempo sono entrate in collisione, quasi con cadenza quotidiana, è un rapporto problematico qui abbiamo alcune circostanza che vanno osservate più da vicino, la nostra è una

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magistratura a corpo unico, il potere di decidere e il corpo unico, la funzione giudiziarie è un potere il giudice quando decide decide sui nostri diritti sulle nostre libertà. Se una figura politica subisce una condanna penale, lì ci sono pressioni affinché si giunge, il potere della accusa promuovere l’iniziativa penale a maggior ragione nei confronti di figure pubbliche, anche perché le indagini che vengono condotte dalla procura. C’è questo, una magistratura che fonde in sé quello di decidere e il potere dell’accusa, quella concentrazione di potere, quel corpo dispone di garanzie di indipendenza che sono molte elevate proprio perché abbiamo un CSM che decide in ordine a quelle garanzie di tutto ciò che concerne lo stato garanzie che di fatto sono estese ai pubblici ministeri, il procuratore generale.

Quella magistratura è rappresentante dalla Anm associazione nazionale magistrati, pur essendo un sindacato unitario è articolata internamente in correnti, nascono per avere un diverso bagaglio si valori, queste articolazioni per modi diversi di intendere, differenze ideologiche in senso lato, per questo siamo soliti, la stampa la fa disporre collocare questi diversi gruppi organizzati, attualmente Movimento per la giustizia fonda, unità per a costituzione, autonomia e indipendenza centro destra, magistratura indipendente, questa frammentazione è un indicatore di politicizzazione della nostra magistrature non sono solo di natura strettamente sindacale, sono differenze. Ruolo del giudice nella società.

25/11/2019

Sistema che preveda una pluralità di giurisdizioni, ma noi ci soffermiamo su quella ordinaria e su quella costituzionale, l’organo che ha il compito, una serie di argomenti che ci aiutino a capire come mai la giustizia in generale, considerato un potere neutrale al di sopra delle parti abbia un ruolo, abbiamo concluso che data l’espansione che la giustizia ha concluso.

Nelle democrazie più facilmente possono prodursi dei momenti di frizione tra giustizia e politica, frizione che si sono affacciate con una qualche frequenza. Si sono reiterate nel tempo, a parte le ragioni generali, in alcuni casi ci sono delle motivazioni specifiche. A corpo unico nel quale convergono sia la funzione giudiziaria e la funzione requirente che sottende qualcosa che i testi giuridici non qualificano come accusa, quel corpo unico in termini comparato possiede, la magistratura italiana è una delle magistrature meglio protette nel suo caso. Sindacato unitario Anm, che è internamente suddivisa in correnti, quelle correnti presentano bagagli diversi in quanto a valori finalità le collochiamo lungo il continuum lungo l’asse sinistra destra, sono la politicizzazione presente nel nostro corpus giudiziario, quella che è la materia prima sulla quale la magistratura lavora, maggiori tensioni tra giustizia e politica, più in generale sono reati di diverso spesso e di diverso contenuto, ad opera delle diverse professioni e ad opera delle singole associazione

Trasparency international. In questa azienda sono passati in rassegna i provvedimenti, una serie di dati che devono essere o dovrebbero essere di pubblico domini a quelle che dovrebbe essere.

Dislocazione del potere politico nel nostro sistema come il potere politico viene distribuito nel sistema, sotteso a questo punto abbiamo la contrapposizione tra democrazie maggioritarie e democrazia proporzionale. In una democrazia di impianto maggioritario la giustizia abbia minori opportunità di espandere le proprie opportunità, un po’ più stabili possono all’occorrenza azionare strumenti che servono a frenare l’ascesi della giustizia.

Nelle democrazie proporzionalistiche, dove il potere tende ad essere più diffuso, là le maggioranze meno stabili incontrano maggiori difficoltà nel varare riforme o anche interventi sulla carta costituzionale. La magistratura ha maggiori possibilità di espandersi, sul piano istituzionale in forza di un disegno che timoroso di un accentramento del potere, lo è anche sul piano politico che ha visto nuovamente l’avvento di coalizioni. Il punto di chiusura è che nel nostro caso abbiamo una democrazia di impianto che è tornato ad essere proporzionalista che tende a disperdere il potere a fronte di una magistratura che possiede un

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potere abbastanza denso. Le tensioni tra giustizia e politica si manifestano sin dai primi anni 90 e hanno portato a fasi di conflitto aperto, fatto notorio che il conflitto è stato più intenso durante i governi di centro destra.

Giovanni Conso, depenalizzare il finanziamento illecito dei partiti, dimissioni con una autorevolezza alle spalle di notevole momento, ritirato dal governo e ha rappresentato una sconfitta della politica a fronte della reazione della magistratura sorretta dal sostegno popolare.

Alfredo biondi costretto a ritirare il decreto.

Filippo Mancuso sfiducia individuale.

Clemente Mastella, nomina sub cosequentia rerum

Ministro della giustizia si è spesso trovato in difficoltà, indubbio che i momenti più aspri di conflitto si sono consumati nel ventennio berlusconiano, partito patrimoniale, emanazione delle aziende di famiglia, protagonista di un conflitto di interesse non risolto, il livello di attenzione di cui Berlusconi è stato fatto oggetto in quegli anni, molti hanno sottolineato che se altri grandi aziende fossero state fatte aziende forse sarebbero a loro volta incappate in vicende simili. Berlusconi e i suoi governi hanno risposto con strumenti diversi, sicuramente una critica molto aspra nei confronti della magistratura accusata di voler sovvertire per via giudiziaria gli esiti della magistratura.

Leader che per il fatto di essere sorretti dalla volontà popolare, toni aspri, in secondo luogo i governi di centro destra hanno varato, quei provvedimenti cosiddetti ad personam, quelli il cui obiettivo era tutelare la persona del leader schermandolo da procedimenti in corso, ma attraverso interventi su apparati normativi che avrebbero avuto effetti.

Diverse sono quelle norme che avevano come obiettivo dichiarato quello di consentire il sereno svolgimento delle funzioni del premier, da ultimo i governi di centro destra hanno varato riforme che sono intervenute sullo statuto della magistratura.

Risaliamo alle origini quando l’Italia si trova ad ereditare dal Piemonte una magistratura di impianto burocratico che semplicemente la magistratura italiana viene disegnata sulla falsa riga delle false amministrazioni pubbliche dello stato, vuol dire che una magistratura che ricalca il disegno dei grandi apparati burocratici dello stato, se il compito del giudice è applicare la legge allora la magistratura potrà essere strutturata come le altre. I Pm erano interamente sottoposti all’esecutivo, guidare dal centro, garanzie limitate anche per i nostri giudici, inamovibilità di grado ma non di sede, non ti posso dimensionare, ma ti posso spostare da Torino a Palermo, inamovibilità di grado e non di sede, questo poteva rispondere non ad esigenze organizzative ma a sanzioni disciplinari, bisogna inquadrare il rapporto tra politica e magistratura nel contrasto dell’epoca magistratura e classe politica non hanno costituito gruppi distinti, perché frequenti erano gli scambi di ruolo, dei 34 ministri della giustizia ben 17 erano magistrati, scambi di posizioni (Italia liberale), la situazione muta a partire dal 900 sin dal decennio, si introduce il concorso pubblico come canale di accesso. Diminuisce quell’omogeneità che aveva caratterizzato, non a caso cominciano a chiedere forme di indipendenza, quel consiglio con quello attuale, la denominazione, il csm con quello attuale è completamente diverso.

Il fascismo non ha frontalmente aggredito la nostra magistratura non ha introdotto mutamenti radicali questo almeno nella fase iniziale, Rocco in un discorso che dice che noi non vogliamo che la magistratura faccia politica fascista, esigiamo che non faccia politica antifascista, si vuole spoliticizzare, lì si afferma un tentativo di fascistizzare la magistratura, non c’era bisogna, condivideva l’ideale esecutorio, un regime legalmente insediato. Le leggi del fascismo dovevano essere applicate, la repressione politica viene affidata ad una tribuna speciale, tribunale speciale per la difesa della patria, questo era un’espressione diretta del fascismo.

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L’ultimo punto evidenziato, decreto Grandi (?)1941 quello che definisce lo status della magistratura quel decreto che regolamenta certo è stato più volte ritoccato e riformato ed ha continuato. Il fascismo non ha brutalmente, al crollo del fascismo la nostra magistratura vengono inseriti in una struttura che è una carriera controllata dai vertici dell’organizzazione stessa. Cosa succede con la transizione democratica, in primo luogo quella transizione si produce con un grande molto.

Le epurazioni di magistrati sono state in realtà riviste i numeri in ultima analisi sono stati, l’amnistia Togliatti pensata per pacificare il paese, riporta in libertà esponenti delle amministrazioni pubbliche si recepisce il decreto Grandi, sempre nel 46 con quella che viene definita la legge sulle guarentigie (Togliatti era ministro della giustizia) cosa succede nell’assemblea costituente, diamo alcune coordinate perché in base a quel dibattito hanno preso forma regole che ancora oggi ci caratterizzano, in assemblea costituente non si levano voci che mettono in discussione quelle voci. Illusati giuristi che sono legati a quella visione che inoltre viene estesa proiettata ad un ruolo diverso dal ruolo del giudice, viene iscritto quasi senza colpo ferire il principio dell’obbligatorietà dell’azione penale, una volta ricevuta notizia di reato, l’obbligo di esercitare l’azione penale se al termine delle indagini il Pm raccoglie elementi probatori sufficienti a dimostrare l’accusa. Per strano che possa sembrare altri paesi si sono orientati in modo diverso, il principio di obbligatorietà dell’azione penale è vista come una proiezione del principio di legalità, il costituente non si è posto il problema della fattibilità di questo principio, al moltiplicarsi delle norme penali, si apre una forbice tra comportamenti che dovrebbero essere perseguiti e capacità delle strutture di provvedere, quello che dovrebbe essere perseguito, con il risultato che l’obbligatorietà è difficile a realizzarsi.

Si vuole limitare l’influenza perniciosa dell’influenza dell’esecutivo sulla magistratura.

La nostra carta costituzionale ha percepito la struttura a corpo unico (giudice e Pm generalmente formano corpi diversi), burocratico e gerarchico. Occorrerà tempo per affrontare il nodo dell’indipendenza personale, quel nodo sarà affrontato è sciolto grazie all’azione decise del CSM che lavorerà attivamente per deconcentrare i poteri gerarchici.

In base a quanto stabilito dall’articolo 107 il pubblico ministero gode delle garanzie stabilite dallo ordinamento giudiziario, ha rinviato la quell’indipendenza oggi di fatto è acquisita nella quale il CSM ha avuto una robusta voce in capitolo, il consiglio è un organo di governo autonomo, non solo formato da magistrati eletti dai colleghi che si estendono all’intero status di giudici e pubblici ministeri, ferme le competenze del CSM, al ministro della giustizia spetta il funzionamento dei servizi il ministro si è visto attribuire la facoltà di promuovere l’azione disciplinare, la decisione in materia disciplinare spetta al consiglio superiore della magistratura. È il caso di ricordare che diversamente dal vecchio statuto albertino, ci sono una serie di diritti, garantirne l’effettivo rispetto è compito della magistratura e della corte costituzionale, che si sono viste attribuire prerogative più importanti rispetto alla corte costituzionale.

E’ venuto il momento di spendere qualche parola sulla nostra corte costituzionale, è composta da 15 giudici sono scelti tra giuristi d’esperienza, o di avvocati che abbiano un esercizio della professione forense da almeno 20 anni, professori di università o magistrati, 9 anni di mandato, servono per sganciare la corte costituzionale dalla contingenza politica i giudici beneficiano di un mandato relativamente lungo, ma non sono rinominabili, questi 15 giudici sono così scelti, 5 sono eletti dal parlamento in seduta comune è richiesta una maggioranza qualificata, 3/5 la maggioranza a partire dal 4arto scrutinio, che so definito proporzionale o quasi proporzionale, anche le principali forze di opposizione possono indicare giudici che saranno poi eletti un riparto quasi proporzionale per quote, una sorta di spoil system, per tutto l’arco della prima repubblica, 2 la democrazia cristiana, l’ultimo a turno tra i partiti laici minori (approfondire). Cosa è successo con la seconda repubblica in un quadro mutato e sovvertito, si è giunti ad una nuova convenzione il criterio è quello più intuitivo il problema di definire una nuova convenzione si è proposto dal 2013, particolarmente tormentate sono state le elezioni nel 2015, 32 votazioni sono state necessarie, Barbera,

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Modugno (indicato dal m5s) Prosperetti (scelta civica), la Lega nord è riuscita ad indicare un giudice Antonini.

Quanto alle nomine ad opera del capo dello stato vengono annunciate scelte che rientrano nel pieno esercizio delle prerogative presidenziali, si può cercare di ricostruire il principio dei nominati, noi abbiamo avuto dei presidenti della repubblica che hanno tenuto una postura notarile, abbiamo avuto presidenti della rep, che si sono mossi in senso chiaramente maggioritario nominando giudici in senso della maggioranza di governo (Scalfaro) Ciampi (voleva bilanciare il potere già solido del centro destra non nominando giudici di centro sinistra con un governo di centro destra) anche Napolitano si è mosso in senso maggioritario.

29/11/19

Elementi positivi emersi dalla tradizione, Cotta e Verzichelli tracciano un bilancio che mette a fuoco elementi positivi unitamente a elementi che continuano ad essere critici, elementi positivi facendo opera di una visione ottimistica che la magistratura nel suo complesso è riuscita a protegger con la sua azione diritti costituzionalmente garantiti, devono essere attuati per via legislativa da chi ne ha il compito la loro effettiva tutela è affidata ei poteri neutrali, secondo punto la corte costituzionale continua a godere di grande prestigio con maggior frequenza rispetto al passato la consulta si trova ad essere oggetto di critiche, centralità di questa istituzione nel nostro sistema politico è vero che negli ultimi anni le critiche non sono mancate particolarmente nel momento in cui la corte ha deciso di intervenire in materia di leggi elettorali permangono elementi critici, si miscelano dati oggettivi con affermazioni che presumono giudizi di valore, possiamo affidarci ad atti gli ultimi dati che sono stati resi noti dal ministero della giustizia, in ambito civile abbiamo circa tre milioni di pendenze, processi che sono stati iniziati e non hanno raggiunto la conclusione, in un procedimento penale abbiamo come minimo, siamo sull’ordine dei sei sette milioni di italiani che non riescono ad ottenere risposte adeguate in tempi ragionevoli, molto resta ancora da fare al riguardo, più problematico è l’altro argomento di cui abbiamo discusso, l’assetto a corpo unico della nostra magistratura, in cui confluiscono sia giudici che pubblici ministeri, può mettere chi rappresenta l’accusa in una situazione di debolezza percepita, quello che si può ragionevolmente dire è che l’avvocato che assiste il cliente, che con il giudice ha un rapporto di colleganza organica, la nostra magistratura sostiene che avere giudici e Pm all’interno di uno stesso corpo, la neutralità del terzo potere, cotta e verzichelli sostengono che l’immunità piena dei pubblici ministeri, che così fosse è logico, se l’azione penale è obbligatoria, abbiamo però detto che la discrezionalità tocca anche l’esercizio di questa funzione e questo apre il problema di chi risponde di errori intrapresi da un PM che per essere indipendente non può essere oggetto di alcuna responsabilità.

Il conflitto continua ad esistere un conflitto esplode in questi giorni con le indagini sulla fondazione open, al solito si sono formati da una parte, da un lato si sostiene la bontà di questa azione.

Il vicolo cieco istituto Carlo Cattaneo, andiamo a guardare insieme questo volume pubblicato da Cattaneo dedicato alle elezioni del 4 marzo 18, introduzione, il saggio di rombi e venturino, quello di biancalana e colloca e poi concluderemo con pinto pederzani e baldini, la scelta dei candidati, cosa è cambiato rispetto alla tornata elettorale precedente. È una rassegna su tutti i contribuiti del volume, una panoramica complessiva che non sono stati inseriti in programma.

Introduzione

Il primo punto che viene affrontato è quelle del 18 sono state elezione ordinarie o straordinarie, hanno segnato una discontinuità, hanno infranto uno status quo aprendo una nuova fase politica che avrebbe indotto a pensare ad una ridefinizione degli equilibri politici, affermazione straordinaria del m5s, secondo altri autori tra i quali Chiaramonte e de si che hanno lavorato su questa tornata elettorale, sotto altri aspetti non sono da considerarsi elezioni cosi insolite questo perché nel 2018 si conferma una offerta politico tripolare, si instaura una competizione tripolare, la cosa ha poi avuto significative ricadute sull’esecutivo,

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abbiamo avuto una formazione post elettorale dell’esecutivo, quell’esecutivo ha dato prova di instabilità sono elezioni straordinarie, non sono da considerarsi straordinarie perché il quadro complessivo non muta molto rispetto al 2013 come interpretare questa tornata elettorale abbiamo due chiari di lettura che non si escludono a vicenda prima chiave di lettura,

dicono i nostri autori sarebbe un errore analitico considerare l’Italia come una monade assestante, inserire la vicenda italiana in un quadro analitico più ampio che si apre sul quadro sovranazionale perché quel contesto altr’anazionale non sarebbe stato estraneo alle elezioni bisgno aprirsi al più ampio contesto questo non sarebbe estraneo, questo potrebbe essere racchiuso in queste parole le difficoltà sperimentate dalle democrazie liberali, non solo l’Italia hanno dovuto affrontare una congiuntura pesante, prossima a quella che si potrebbe definire una tempesta perfetta la crisi economica il ruolo assunto dalla grande finanza sui mercati interni nazionali e transfrontalieri, a fronte di questa ascesa della grande finanza internazionale figli stati nazionali si sono trovati con relativamente pochi strumenti di controllo autonomo parlando di concetto di sistema politico, tutto questo contribuiva allo sfilacciarsi dello stato nazionale, crisi economica ruolo della finanza internazionale diseguaglianze di reddito, capacità d’acquisto dei cittadini e in Italia e non solo forse il prezzo più consistente è stato pagato dai ceti medi, che hanno sperimentato maggiore insicurezza sul lavoro, i flussi migratori generati dal mutamento climatico guerre e instabilità, l’impatto che si è generato sui processi produttivi, le nuove tecnologie liberano forza lavoro che è difficile da reinserire un quadro internazionale che è divenuto instabile, con il declino dei grandi blocchi di un tempo ha preso forma un complesso gioco di riposizionamento col tendenziale ai suoi interno degli stati uniti. Le difficoltà dell’unione europea, che è stata sfidata dalle forze cosiddette sovranità dall’emergere di nuovi nazionalismo che hanno frenato il processo di integrazione già a sua volta in difficoltà per effetto della enorme complessità del disegno istituzionale, la mancata approvazione delle costituzione europea, il complesso di questi fattori fa sì che le democrazie liberali come le abbiamo fin qui conosciute siano in affanno, le istituzioni gli attori tradizionali sono stati investiti da un’onda di disaffezione che è testimoniata da un, questo ha rappresentato un terreno fertile per il riemergere dei nazionalismo che in Italia e non solo hanno ripreso e colonato lo slogan di Trump, l’idea è che l’Italia si inscrive in questo più ampio fronte, è stato chiamato il voto dei perdenti della globalizzazione coloro che hanno.

C’è un contesto europeo che di primo acchito ci dice che il voto che è stato importante è stato interpretato come il voto dei perdenti che sono stato soggetti a conseguenze negative legate alle specificità delle azioni italiane, seconda chiave di lettura, quei problemi sono amplificate i flussi migratori un problema che è stato avvertito, cavalcato da talune forze politiche la ripresa è stata molto più lenta e tardiva rispetto ad altri paesi, la crisi del settore creditizio che non hanno impedito che si bruciassero risparmi che in perfetta buona fede avevano acquisito, da noi la disoccupazione è elevata e colpisce le fasce più giovani della popolazione. L’andamento demografico, il nostro paese sta sperimentando denatalità, sul patto generazionale, più in genarle i costi crescenti della spesa pubblica, si è percepita le difficoltà di vecchi e nuovi attori.

In questo due forze politiche sono apparse capaci agli occhi degli elettori con un offerta diversa da quella tradizionale, impegni assunti sono stati considerati credibili, la Lega da una parte il M5S dall’altra, della lega si dice che ha offerto una protezione culturale, si è fatta portavoce di una difesa da minacce esterne, ha offerto tutela protezione, UE e migranti, la Lega è riuscita anche grazie a questo a consolidarsi maggiormente nelle aree del paese, ed ha fatto breccia anche nelle aree meridionali del paese, l’altra forza è il movimento 5s ha offerto una protezione economica a sostegno del reddito e con l’impegno ad adoperarsi per reinserire nel mercato del lavoro quanti fossero stato espulsi o quanti non vi avevano ancora avuto accesso, insieme hanno ricevuto una protezione politica, con un promessa di cambiamento, quelle due forze sono (pagina 10 e 11), specifici sono anche i caratteri organizzativi e non sono di queste due forze politiche la Lega, nasce come partito a diffusione territoriale sorge grazie a processi aggregativi sul territorio di piccoli gruppi sorge come forza antiregionalista volta a rappresentare una specifica aree del paese una

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forza catalizzata da Bossi che così diventa quanto di più prossimo ad un partito carismatico, in misura superiore anche più rispetto a quello. Gli scandali che hanno colpito il centro magico sotto la guida di bossi, la lega riesce a riemergere sin dal 2013 quando. Salvini assume la segreteria assume un percorso rapido verso la destra radicale, questo spostamento verso destra è bilanciato, dalla protratta esperienza di governo, questa marcia verso la destra è attutita dalla coalizione con Forza Italia questo spostamento a destra resta nondimeno visibile, confermato dalle affiliazioni della Lega in Europa che siede in un gruppo parlamentare insieme a Marin Le Pen, siede con AFD, FPO austriaco, il partito delle libertà, lega che ha allacciato i rapporti con i paesi di Vishegrad e ancora in parte da chiarire con la Russia di Putin, la differenza in termini di voti è stata modesta al quale è riuscita a sottrarre voti ed è riuscita a sottrarre voti perché tra gli altri aspetti ha mostrato la capacità che un tempo era di Berlusconi di portare alle urne gli astensionisti cronici e intermittente, la lega ha dato prova di questa capacità di mobilitazione.

I M5s sono un movimento post ideologico, privo di una auto collocazione lungo l’asse destra sinistra ha dichiarato di non essere di destra né di sinistra quel movimento 5s che rispetto alle origini ha poi intrapreso un percorso di mutamento un percorso che non è a tutt’oggi compiuto, un percorso tutt’altro che lineare, anche dalla recente esperienza di governo che ha innescato una emorragia di consensi, quell’emorragia di consensi che si è verificata per effetto della esperienza di governo trova una risposta plausibile in un discorso di Corbetta, che ha a lungo studiato i 5S la mancata auto collocazione sull’asse destra sinistra da una parte ha risolti positivi perché apre il movimento a consensi trasversali, gli permette di essere un partito pigliatutto, ma poi c’è l’aspetto negativo, movimenti di questo tipo si trovano ad ospitare al loro interno valori e corredi ideologici differenti, è più facile che il conflitto emerga con il governo, la protesta piò anche non avere colore politico, ma le soluzioni ai problemi quelle un colore politico ce l’hanno quei conflitti che restano sedati fino a che si resta all’opposizione.

Questa ambiguità ideologica crea problemi anche sul fronte europeo quel movimento 5 stelle che nella passata legislatura europea ha coinvolto farage. È notizia di questi giorni i 5s si trovano nel gruppo misto, i verdi hanno per il momento stoppato questo canale, perché non riconoscono nel 5s quelle caratteristiche di democraticità e trasparenza della Casaleggio. (nella scorsa legislatura hanno cercato di spostarsi dal gruppo di Farage ad ALDE, goffo tentativo che fallì)

Seconda parte

29/11

Consideriamo la geografia politica che emerge dal 4 marzo è visibile una spaccatura nord sud che sembra riproporre il vecchio celavate tra questione settentrionale e meridionale, l’inedita posizione in cui viene a trovarsi la zona rossa nella quale un pd comunque indebolito resiste ma dove ha in seguito fatto registrare pesanti arretramenti, quei territorio che hanno seguito questo partito durante tutta la sua parabola, lo hanno fatto con un voto identitario di appartenenza sono oggi diventati a maggior ragione in misura maggiore rispetto al voto del 18 sono diventate delle swing regions, prendendo in presto il linguaggio delle consultazioni elettorali negli stati uniti, emerge anche da quelle elezioni una frattura centro periferia da intendersi come celavate come centri urbani quei luoghi più abbandonati quelli che meno hanno beneficiato della pur lenta e asfittica ripresa che hanno in gran parte premiato le nuove forze politiche, rinnovate per la lega sotto la guida di Salvini in queste aree si registra l’entità della perdita di consensi, che restituisce e riproduce quanto già si era osservato nel 2013, all’interno dei centri urbani nei quartieri borghesi che scopare o tende a scomparire nelle aree periferiche, l’argomento che viene proposto è l’abbandono della politica tradizionale, hanno abbandonato la politica sul territorio, lo hanno fatto forse per calcolo pensando di sostituire la loro organizzazione on the ground, la presenza sul territorio con la comunicazione policy on air e on line, l’abbandono della presenza sul territorio ha penalizzato i partiti tradizionali, vi si getta uno sguardo sull’uomo politico che più ha segnato la storia politica del mondo repubblicano per oltre un ventennio, forza Italia subisce una sconfitta clamorosa ma resta un fattore non

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solo divisivo ma anche in grado di spostare voti, l’emorragia di consensi del pd viene letta come reazione al tentativo di dialogo che Renzi ha instaurato con forza Italia, il cosiddetto patto del nazareno, quella reazione ha spostato consensi verso il movimento 5s e anche verso la lega, di tracciare una prognosi circa le possibili dinamiche tra i tre poli difficoltà di delineare le dinamiche tra i poli, il nostro sistema politico si sarebbe arricchito di nuove dimensioni di scontro, ma nuove dimensioni la prima che viene segnalata riguarda l’Europa europeismo vs euroscetticismo, slittando verso l’euro fobia, se ricordiamo nel capitolo storico nella vicenda politica italiana abbiamo sottolineato che l’Italia è fredda sul progetto politico europeo, poi è divenuta un paese sostenitore delle sue istituzioni, rispetto alla modesta performance del nostro sistema politico, in seguito questo sostegno ed ha fatto registrare valori negati, questo confronto tra più Europa e meno Europa lo abbiamo osservato nel governo giallo vedo quando è stata varata una legge di stabilità con forte venature anti austerity quella legge di stabilità ha incontrato resistenze molto marcate e decise in Europa, fatto che ha costretto ad una riscrittura di quella norma per rientrare nel minimo sindacale di quanto richiesto dalla Europa, propensione del nostro legislatore a scrivere testi normativi con pochissimi articoli e migliaia di commi.

L’asse si è venuto spostandosi sul consiglio (d’Europa?) lo spostamento ad est ha avuto degli effetti, il consolidamento delle democrazie liberali, la circostanza che la condizionalità del processo di allargamento una volta raggiunta la soglia, come se quella democrazia liberale, sono precisamente quei paesi che pur continuando ad usufruire dei fondi di coesione strutturale, che hanno permesso una crescita del Pil notevole, sono questi a soffiare sul nazionalismo, valorizzando il fattore intergovernativo, non è l’Europa sono i vari governi, tanto più che per alcune materie serve ancora l’unanimità, sul piano delle politiche finanziarie in tema di politica estera, quello che lo stato nazionale in politica estera è riuscito a trattenere.

La dinamica dei poli, nuove dimensioni europeismo euroscetticismo, una seconda dimensione, è quello establishment anti establishment, che è penetrato nel nostro discorso politico, diversamente orientate accomunate dall’idea che esista un popolo che si contrappone di volta in volta ad una istituzione europea alla casta nostrana, qui viene ulteriormente distillato, destra e sinistra non sono uscite dal nostro campo visivo, con l’ultima chiosa il fatto che l’asse destra e sinistra si è oggi parzialmente sovrapposto a quello europeismo anti europeismo forze di sinistra da quella più moderata a quella più radicale, laddove più ci si sposta sulla destra verso la sua estrema cresce uno scetticismo oppure una critica aperta o auspica una italexit, in questo spicca nelle elezioni 2018 la posizione assunta da forza Italia, con un europeismo ritrovato forse dovuto ad uno spostamento tattico, in quella occasione tajani era all’epoca presidente del parlamento delfino in pectore e sfruttando quest’asse si è distaccata dalla restante parte del centro destra.

02/12/19

Competizione che è stata quasi esclusivamente giocata su tre poli, un esecutivo che si è coagulato dopo le elezioni un esecutivo che si è inoltre rivelato instabile, non altrimenti da quanto era successo con le elezioni del 2016, risultato straordinario, qui vengono indicate due distinte chiavi di lettura giocate in termini.

La prima guarda al contesto internazionale la quale si è riverberata sul clima italiano, le crescenti difficoltà della stessa unione europea, che si sono trovate esposte a forze di diversa matrice, le sue procedure e le sue politiche. L’Italia del 4 marzo di iscrive in questo più ampio contesto.

Sulla lega viene enfatizzata l’importante metamorfosi che il partito compie in una fase breve, partito etnoregionalista, con una spiccata componente carismatica, Bossi non poteva fare affidamento su risorse altre. Partito carismatico che va incontro ad una crisi che ha potuto decretarne l’estinzione riemerge con la guida di Matteo Salvini che artefice della metamorfosi, sposta il partito verso la destra, una destra radicale

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smorzata dalla protratta esperienza di governo, ma conformata dalla collocazione europea, si sposta verso la destra radicale, grazie anche alla straordinaria forza del leader inizia a spostarsi verso zone precluse, per aspirare ad essere una forza di caratura nazionale.

Il 4 marzo rivela un paese spaccato a metà, affermazione dei 5 stelle indiscussa, fatto che prelude, ad una meridionalizzazione di questa forza politica, la spaccatura nord sud. Da ultimo l’emersione di un’altra frattura, la frattura che possiamo definire centro periferia da intendersi come centri urbani di dimensioni medio ampi, quei risultati osservati in modo ravvicinato ci dice che il PD tiene nelle grandi città ma limitatamente ai quartieri perde nelle periferie scacciato in parte dalla Lega e dai 5S, la conclusione è un partito che ha perso la presa sul territorio non solo nelle roccaforti tradizionali.

Dinamica tra i poli qui vengono sottolineate alcune fratture, europeismo euro criticismo, establishment, coloro che si sentono reagiscono ad atteggiamenti pro establishment, tipico del discorso populista è un’arma retorica che viene utilizzata per distinguere tra cittadini e istituzioni.

Attenzione la contrapposizione destra sinistra non ha perso peso solo che quel distinguo si è sovrapposto alla tensione pro e contro Europa, con tutte le forze di sinistra e centro sinistra sia pur sottigliando la tendenza di ridisegnarla, forze che assumono atteggiamenti scettici, abbiamo visto una forza Italia forse tatticamente europeista.

Vecchie e nuove dimensioni del confronto il ruolo che la legge rosato ha avuto in questa vicenda, qui vi si presentano alcuni argomenti quella legge è stata da molti accusata di essere da molti la responsabile dell’esito del 4 marzo una legge rivelatasi incapace di costituire una maggioranza di governo simulazioni che sono state fatte con altre leggi con leggi che il nostro parlamento verosimilmente avrebbe potuto approvare non hanno dato esiti molto diversi. Quella legge è stato il prodotto di quello che abbiamo già descritto, un premio di maggioranza si ma non stroppo dispersivo, no al ballottaggio di lista il prodotto di vincoli.

Quella legge è stata approvata, il rosatellum contiene liste bloccate avrebbe mostrato l’ingenuità del legislatore, il voto di preferenza avrebbe potuto svantaggiare i 5s, disponeva di pochi volti noti conosciuti al grande pubblico capace di avere un effetto traino, un argomento un po’ specioso in bilico, anche la, avrebbe senso rapportato ad una legge basata su collegi davvero uninominali, c’è bisogno di volti noti e radicati sul territorio. Rispetto ad una legge che ha una forte quota costituzionale. In realtà si dice che quelle liste bloccate non sono state frutto di ingenuità, ma di una scelta compiuta da Renzi e bruiscono, che in questo modo hanno inteso conservare appieno il controllo sulle candidature.

Quanto alla classe parlamentare, un po’ lo vedremo per essenziale sappiamo che le elezioni del 18 hanno comportato un turnover elevato superiore a quello del 13 ma che non è riuscito ad eguagliare quello del 94 che siede a camera e senato ci avviciniamo ai due terzi, di persone prive di senioruty, persone esordienti, prive di precedenti esperienze parlamentare, un’età media più elevata un’esperienza più rarefatta, con questo capitale umano, il nostro parlamento ha dovuto approntare le sfide, il movimento 5 stelle sul pd e la stessa lega che può contare su una maggiore dotazione di esperienza.

Il partito democratico e i costi del governare, l’incipit è la disfatta il crollo e il disastro, la posizione elettorale del pd sappiamo che quella performance è stata scandente che quell’arretramento già pesante è continuato senza battute di arresto anche in seguito, abbiamo avuto le perde il Friuli, non è andata meglio nelle amministrative, alcune roccaforti storiche sono state consegnate alla lega, non parliamo delle regionali, in cui il centro destra ha fatto cappotto, sguardo a quello che ci aspetta nel 2020, si inizia con l’Emilia Romagna e si prosegue con Calabria e Campania a doversi sottoporre al giudizio dell’elettore quella sconfitta è stata di proporzioni superiori alle attese le speranze del pd si attestavano sul 20%, contenendo i danni dimezzando il capitale conseguito nelle europee del 14 rivelatosi evidentemente effimero, perché questo risultato inferiore alle aspettative, qui si guarda appunto ai costi del governare.

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Il pd aveva sostenuto l’esecutivo guidato da Monti, aveva sostenuto politiche impopolari quel pd che non riesce a vincere nel 2013, ma che resta attore centrale per tutta quella legislatura giunta a scadenza naturale. Governo Renzi uno tra i più longevi nella storia della repubblica, che tuttavia almeno nella figura del suo primo ministro patisce una parabola, entra nella curva discendente soffre un deterioramento di immagine. Durante tutta la campagna vi era stata l’impegno di lasciare la politica in caso di sconfitta, l’esecutivo Gentilini difficilmente distinguibile nella sua composizione da quello precedente Renzi grazie alla vittoria conseguita nelle primarie, lì si apre una fase di coabitazione non semplice tra il segretario del partito e il presidente del consiglio un dialogo problematico e il predicente del consiglio, interventi che lasciano presagire la richiesta di chiudere la legislatura, dopo la sconfitta delle elezioni 2018 Renzi si dichiara senatore di scandici ma anche lì il dialogo con il reggente non è stato dei più facili, anche questa figura ha probabilmente pesato nell’esito di quelle elezioni.

Quel programma era articolato su 100 punti era giocato su due. Il problema che i nostri autori sottolineano, molti di quei provvedimenti si presentavano per essere armi a doppio taglio, gli 80 euro dovevano sostenere i consumi, costo complessivo di 10 miliardi per l’erario pubblico, i consumi sono ripresi non nella misura attesa, problematico il fatto che questo sostegno al reddito aveva tutte le caratteristiche di una misura a carattere universalistico del tutto insensibile al reddito e al patrimonio familiare, critiche sono state mosse nella direzione dell’abolizione delle tasse sulla prima casa, indipendentemente dal reddito e dal patrimonio familiare, sono state pensate per non alimentare misure che non sono parse eque, problematiche sono stati gli interventi sul Jobs act, abolizione dell’articolo 18, protezione contro i licenziamenti illegittimi, una battaglia contro l’articolo 18 era stata fatta da Berlusconi, la soppressione dell’articolo 18 tutela dai licenziamenti illegittimi con le imprese con più di 15 dipendenti, con la dissidenza interna al pd, ci furono battaglie sui dati, ha davvero favorito un aumento dell’occupazione, abbiamo creato nuovi posti di lavoro, un lavoro più precarizzato rispetto al passato, la buona scuola che ha favorito la stabilizzazione dei precari ma che è stata accusata di aver riversato troppo potere ai servizi scolastici. Le unioni civili, molti le sostenevano, c’era avversione nel paese, ius soli dopo un protratto dibattito parlamentare lasciato al suo destino perché ritenuto poco remunerativo, qualcosa è cambiato nel passaggio tra il 2013 e il 2018, nella scelta del candidato, il partito insieme a sel almeno in parte si era aperto al metodo delle primarie, il 60 percento dei candidati scelti tramite primarie, in parte per reagire ad un’ostilità che era andata crescendo nel paese. Non avendo le preferenze le primarie potevano sembrare un surrogato, in parte per inseguire il m5s sullo esso terreno, le primarie chiuse, con cui erano stati scelti i candidati in camera e senato, le primarie. Nel 2018 il cambio si ritorna al metodo tradizionale, ignari definiva il metodo delle smoking room in cui il leader di partito decidono i candidati non solo il ritorno ad un metodo tradizionale ma anche difficoltà oggettive nel scegliere quei candidati, lunga ripartizione per le componente interne, la componente orlando emiliano lamentarono di essere stati sottorappresentati, di aprire alcuni di quei seggi sicuri a partner di coalizione, Lorenzi, che è stata eletta a Modena, Casini a Bologna, con la necessità di dare ospitalità ad altri in quei seggi che si reputavano sicuri sono stati collocati ex ministri si reputavano sicuri poi diversi tra loro, sono stati recuperati grazie al paracadute nel proporzionale, da ultimo un’ambiguità che ha accompagnato la campagna elettorale che riguardava il capo di coalizione, non ci sono indicazioni in questo senso tuttavia secondo un riflesso pavloviano le principali forze politiche indicarono il proprio candidato premier, la cosa sul piano formale era totalmente privo di senso in una schema di colazione popolare, era chiaro che si sarebbe andato ad una formazione dell’esecutivo che avrebbe consegnato al presidente del consiglio poteri tipici da prima repubblica, all’interno di quella coalizione non potendo indicare i candidati, c’era Gentilini con i sondaggi che lo davano attestati a livelli di fiducia grandi si resta in una zona grigia che forse non ha aiutato.

L’operazione consiste nel misurare l’entità del seguito elettorale del pd che vediamo compreso tra il 94 e il 2018, qui gli autori fanno un’operazione che comporta margini di distorsione, parliamo della sola camera dei deputati, procederemo come segue, nel 94 sono stati considerati i voti ottenuti dal partito democratico della sinistra essendo considerati gli antesignani,

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Sono riconoscibili due periodi quello che procede dal 94 fino al 2006, qui diciamo la cosa di sinistra, mostra un andamento stabile che oscilla tra un 31,4, picco negativo che viene ricondotto tutto sommato un andamento statico, la seconda fase dal 2008 al 2018, che gli autori definiscono più instabile come una caduta in discesa libera. Il pd raggiunge nel 2008 un risultato che non è mai più stato eguagliato in seguito prodotto di una miscela di fattori vieterà un soggetto politico nuovo e promettente che ha generato entusiasmo, ha contribuito la scelta compiuta dal neo segretario Veltroni sorto dalla consapevolezza che comunque il pd non si sarebbe affermato era necessaria una smobilitazione il calcolo che muoveva verso una dinamica bipartitica, gettare i semi per un futuro in cui l’esecutivo avrebbe potuto contrare su maggioranze più risicate, in quell’occasione concorse anche l’incitamento al voto utile, verosimilmente come poi è stato non avrebbero avuto chance di superare le soglie previste dalla legge Calderoli già in quel periodo affiorano due visioni diverse da una parte quella sostenuta dal segretario che guarda all’Inghilterra e agli usa, la speranza di andare verso una dinamica bipartitica, c’altro canto c’era chi guardava al passato recente, qualcuno guardava al passato recente intessuto con una dinamica bipolare che vedeva il partito come un principale forza di una colazione più ampia, il partito si sarebbe dovuto spostare nel secondo caso forse una maggiore attenzione al patrimonio identitario. L’eccezione che non trovate elencata qui in figura ma su cui gli autori si soffermano è data dalle europee del 2014 la loro idea inserita in questo quadro. Nel 2014 il governo Renzi si era appena insediato, siamo in un clima di anti establishment siamo difronte ad un giovane rampane che scala il potere molto velocemente lo fa all’insegna di slogan capaci, gli 8p euro sono già provvedimento adottato, a quel punto l’esecutivo, poi inizia la parabola discendente, nel 2014 gli elettori non hanno scelto. Adesso vediamo la figura di prima che viene spacchettata nei suoi dati per aree geografiche nord ovest, nord est, zona rossa il centro e il sud,

Tra il 2018 e il 2013 il pd ha perso il 10 percento in Emilia Romagna e il 10 percento in Sardegna.

Lezione del 03/12/2019

Abbiamo completato la lettura relativa alle tribolate vicende del pd, arriviamo al saggio scritto da Biancalane e da Colloca, una metamorfosi incompiuta, metamorfosi con altri sviluppi in corso che potrebbero manifestarsi a breve, il fulcro del saggio è il concetto di istituzionalizzazione, il passaggio che si è compiuto attraverso tappe successive dal movimento primigenio, ha conosciuto una accelerazione notevole in merito alle elezioni del 2018, le principali tappe di questo discorso, riprendiamo gli stessi argomenti in un ordine diverso, partendo dalla cronistoria ora il padre padrone, leader fondatore dei 5s è stato Beppe Grillo, il cui ruolo le cui risorse che hanno consentito la nascita di questo movimento sono state messe a fuoco da una letteratura che si è andata inspessendo, autori diversi facendo un collage ci dicono che ha la grande capacità di comunicare con il pubblico, che è stata trasferita dai teatri e nelle piazza, il talento neutrale, dell’uomo di misurarsi con gli umori popolari, lo stile particolare di comunicazione che sin dagli esordi presenta tratti tipici riconoscibili del repertorio populista che serve ad abbattere barriere che serve a mostrare la vicinanza con l’uomo comune. L’alterità rispetto all’establishment. La capacità di miscelare mezzi di comunicazione diversi una miscela sapienza di comunicazione online e offline, mezzi di comunicazione trafiionzli con quelli che erano offerti dalla potenzialità del web due punto zero, i contenuti del discorso che si spostano verso temi di crescente temi sociali, la difesa dei consumatori, la battaglia contro lo strapotere delle banche temi che vengono affrontati attraverso ricostruzioni molto accurate documentate rispetto alle quali le possibili vie di uscita che vengono dichiarate come semplici univoche come dettate dal buonsenso.

Enfasi sulla prestanza fisica, nuotata compiuta sullo stretto di Messina, rivendicando un buono stato di salute, queste le caratteristiche del personaggio, chi ha studiato il movimento 5 stelle ne colloca la nascita nel 2005, quando grillo apre il suo blog personale sin da quell’epoca progettato gestito da casaleggio padre,

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quel blog conquista una popolarità che si spinge oltre i confini nazionali, time magazine lo elegge a eroe europeo forbes lo colloca al 7 posto tra le celebrità più influenti.

Il blog nasce dal presupposto di far nascere una nuova idea di democrazia, disintermediazione che rifiuta la delega, che chiama al coinvolgimento attivo della società civile, l’idea primigenia che è stata in seguito disattesa, è stata quella di un processo deliberativo, che consente una comunicazione bidirezionale dal quale sarebbero sorti programmi con i quali affrontare i programmi politici.

I meet up rappresentano, hanno avuto esordi brillanti, rappresentano il tentativo di costituire quello che con un linguaggio, abbiamo definito il party on the ground, costruire un movimento sul territorio, sentinelle sul territorio capaci di intercettare i problemi prospettare soluzioni attraverso il dialogo collettivo, 2007 8 settembre data scelta a caso viene organizzato il primo V dai si incita a Bologna, si incita a costruire liste civiche in vista della partecipazione ad elezioni locale, esortazione che muove dall’alto affinché il territorio si mobiliti nuovo elemento di mobilitazione si notano elementi tipici della politica tradizionale quelle lise civiche sono certificate devono essere controllate avvalorate dal centro e quelle liste civiche inizialmente vengono presentati come gli amici di Beppe Grillo, elemento tipico di personalizzazione.

2008 i 5s rifiutano di candidarsi alle elezioni politiche quella candidatura di competere alle elezioni politiche stigmatizzata come un suicidio stente la presenza di una legge elettorale, la legge elettorale viene definita come contraria alla costituzione ottobre 2009 nasce il logo movimento 5 stelle di cui inizialmente è proprietario Beppe grillo che era già stato utilizzato nelle amministrative, all’epoca era presente un solo vincolo, non aver riportato condanne penali. Alle regionali dl 2010 il m5s corre in 5 regioni conquista oltre mezzo milioni di voti, picchi del 6 percento in Emilia Romagna, 4 percento in Piemonte, dove grazie al risultato dei 5s che sottrae voti al pd, il Piemonte viene travolto dalla Lega.

Sin dal V day Beppe grillo aveva lanciato la lista un disegno di legge di iniziativa popolare, in quella occasione si raccolsero firme, si raccolsero 350 mila firme per rimuovere dal parlamento tutti coloro che avessero subito condanne penali anche non definitive, i segni di quello che oggi viene indicato di giustizialismo, il fatto che valga la presunzione di innocenza fino condanna definitiva, quel giustizialismo che consegna la magistratura la scelta di una parte della classe politica, le posizioni del movimento si sono attenuate, anche a causa degli incidenti.

Il codice di comportamento lasciava intendere questo, la vicenda di Pizzarotti lasciato in naftalina per molto tempo in attesa che si riunissero. Corre il movimento 5 stelle al alle amministrative di maggio 2012.

Si giunge alle elezioni siciliane del 2012, in un contesto come quello isolano caratterizzando da una forte frammentazione il movimento diventa il primo partito, la carica di esponente divenne crocetta, molto criticato che in seguito formerà una giunta con i 5s, quella prima esperienza ha guardato in seguito di aprire un canale di dialogo con il movimento. Arriviamo alle elezioni del 2013, il movimento 5 stelle infrangono questi risultati, i 5 entra in parlamento con 109 deputati e 54 sentori, fermo immagine perché su quanto visto nel manuale quel voto ci consegna un m5s già attore politico di portata nazionale privo di una collocazione geografica determinata, capace di affermarsi lungo tutto lo stivale, un partito nel quale non si riconoscono insediamenti specifici, un partito trasversale la formula piglia tutto perché questa ascesa, quell’ascesa è stata interpretata come il frutto diciamo di crisi che hanno investito il nostro sistema da quelle crisi sarebbe scaturita quello che i politologi amano definire la struttura delle opportunità la crisi del sistema partitico, la sua destituzione si fa visibile sin dal 2011 quando cede lo schema bipolare il centro destra patisce gravi difficoltà la lega problemi che investono forza Italia quando i centro destra patisce difficoltà la crisi economica che è stata maggiormente avvertita nei più vulnerabili sistemi del sud Europa la capacità di esprimere e interpretare quel clima anti politico che si era andato a diffondere nel paese acuito dalle politiche montiane e ulteriormente enfatizzato prima delle elezioni 2013 da scandali che adesso abbiamo dimenticato ma che all’epoca colpirono l’opinione pubblica, i 25 milioni sottratti dal tesoriere alle casse della Margherita, gli scandali in due delle più granfi regioni italiane, Formigoni e Polverini costretti a

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lasciare dopo un’onda d’urto poderosa di indignazione popolare questa p stata linfa allo stato puro per il discorso anti politica.

Il discorso del movimento che poi ha fatto breccia è stato costruito su una pluralità di temi che hanno avuto due grandi bersagli, la casta non dimentichiamolo i media, ai mezzi di comunicazioni tradizioni vengono imputati gli stessi difetti, la stessa propensione alla corruzione che vengono tributati alla classe politica in genere, non a caso il referendum proponeva a sopprimere il finanziamento dei giornalisti e il finanziamento pubblico della stampa quotidiana.

Due grandi bersagli ma un collante il fulcro ideologico su cui il movimento è stato costruito il rapporto tra rete e democrazia, l’ispiratore era Casaleggio, si immagina una ispirazione diretta all’interno di un contesto in cui uno deve valere uno in un contesto in cui la delega, sono i singoli a dover gestire direttamente lo stato, da allora e giungendo fino ad oggi, il movimento continua ad essere segnato da una ambivalenza da una serie di antinomie che non si sono mai risolte qualcosa si è odificato quel grumo di contraddizioni non si è ancora dissolto.

Il movimento è pensato per essere un’entità condivisa, ma ha un proprietario.

Si propone per essere un’entità plurale, ma la personalizzazione lo caratterizza.

Abbiamo avuto l’enfasi costante, su processi deliberativi, quanto volte abbiamo visto, si passa dal vertice Casaleggio grillo ad una dirigenza 5 leader unitamente ai nomi di coloro che dovranno far parte del direttorio, da lì a due anni nel corso di un evento organizzato a palero.

Date queste antinomie, il problema era quello di stabilizzare il movimento e dagli una classe dirigente in grande di perpetuarlo tutto questo subentra nel 2017 quando viene varato il nuovo statuto di una associazione chiamata MoVimento 5 stelle.

La campagna elettorale, le differenze tra le campagne 2013 e quelle 2018la campagna del 2013 è stata integralmente condotta da Beppe grillo, nonostante successi conseguiti nelle elezioni amministrative e regionali i volti noti Erno pochissimi, nel 2018 la campagna elettorale viene condotta da due coprotagonisti, Di Maio offre il nuovo volto istituzionale, lo è nell’andamento della campagna elettorale i luoghi battuti sono molto diversi dai luoghi di grillo si trattava di smorzare i timori nei confronti di un movimenti nato sull’inda della protesta che avrebbe potuto spaventare il volto protestatario è stato incarnato da Di Battista.

L’altro aspetto che ha fatto la differenza nel confronto con i 2013, l’uso del mezzo televisivo, la partecipazione a talk show, valse l’esclusione dal movimento, complessivamente si sono calcolati una 40ina di espulsioni, la partecipazione all’odiato mezzo televisivo la campagna conto i media, in base a quanto previsto, è stato fatto un grandissimo uso della potenzia

La selezione dei candidati differenze 2013, le parlamentarie si svolgono sulla base di regole comunicate agli iscritti sono regole abbastanza stringenti le candidature sono aperte a coloro che hanno presentato una lista su vari livelli e coloro che non erano stati eletti attivisti sul territorio e persone che non sono state elette il che significa restringere sensibilmente , qui si fanno inclusive c’è l’apertura a tutti gli iscritti e soprattutto perché c’è l’invito rivolto ad esterni per raccogliere magari volti più noti al grande pubblico, ma accogliere quelle competenze e quella esperienza che un’intera legislatura alle spalle ha mostrato risorse pregiate da esibire, esponenti del mondo accademico delle libere professioni hanno lamentato l’esclusione dalla stanza dei bottoni, noi non entriamo nella stanza dei bottoni.

Tra il 2013 e il 2018 il programma 2013 constava di 20 punti, non venne votato venne semplicemente comunicato questo con buona pace del discorso si lì intessuto circa un programma scritto dai cittadini dal 2018 abbiamo avuto un programma scritto online, le consultazioni si esaurivano nella possibilità di indicare un sì oppure un no, il discorso che si faceva sulla predeterminazione, infonde un aurea di democrazia

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aperta, quali sono i temi di consultazioni temi predefiniti, è stato osservato che quel programma a conferma di quella osservazione fondeva punti cari alla sinistra, l’economia green la sostenibilità con altri notoriamente più vicini alla destra, la lotta all’immigrazione clandestina, la detassazione.

L’abolizione della Fornero, che poi non è stata conseguita malgrado quota 100, sempre in vista della campagna elettorale, venne presentato la squadra dei ministri all’epoca diversi consigliavano la lettura dell’articolo 92 della costituzione, non sarebbe stato possibile individuare in perfetto isolamento, vennero presentate figure che potevano fare riferimento su importanti esperienze elettorali, c’era anche Giuseppe conte che era ministro in pectore per la funzione pubblica. Due tabelle, tralasciamo le fasi della tragedia arriviamo al confronto che viene effettuato in relazione alla camera dei deputati.

Nel nordovest, il movimento riesce a strappare qualcosa di più, cede nel nordest si immagina che i voti in uscita siano andati tutti alla lega, riesce a recuperare alcuni margini nella zona rossa, dove i 5s avevano dato prova di buone performance elettorali, quando si scende nelle zone centro meridionali, nel sud si giunge ad un 20% la grande differenza che emerge è il processo di denazionalizzazione si parla di una sua progressiva meridionalizzazione fatto che avrebbe poi posto problemi non infinitesimali nella coabitazione con la lega date le differenze negli insediamenti territoriali date le differenze tra i rispettivi elettorati.

Il tentativo di dare una risposta viene effettuato con una operazione che si presta a critiche vengono individuate, la variazione del voto tra le politiche 2018 nei

L’ultimo saggio.

Luca pinto, Andrea Pedrazzani e Gianfranco Baldini.

La scelta dei candidati che definisce la qualità della rappresentanza politiche, le deficienze intellettuali e morali rappresentano un pericolo più gravi. La scelta dei candidati è importante perché rappresenta il trade union il relè, le legge rosato, distribuzione tra collegi uninominali, multi candidature possibili le difficoltà inserite nella legge per le new entries, una raccolta di firme in tempi ravvicinati il prestito del simbolo da parte di Tabacci.

Il primo interrogativo su cui si soffermano gli autori, perché l’Italia ha cambiato 4 leggi elettorali in 25 anni, considerando che l’Italicum non ha più considerato, quel provincialismo, unicum nell’orbe terraquee, possiamo capire questa turbolenza nell’ambito dei regimi elettorali, la destrutturazione, ripetute ristrutturazioni del nostro sistema partitico caratterizzato con una frequenza maggiore dalla nascita di nuove formazioni e una volatilità del nostro elettorato che ha raggiunto livelli rarissimamente eguagliati in altri paesi europei. Destrutturazione emergere di nuovi attori, il tutto accompagnato da un elettorato il qual disorientato da un’offerta politica in continuo movimento, si modificano le leffi elettorali con maggiore frequenza.

La Calderoli prende forma con un obiettivo dichiarato, non solo di interessi partigiani si tratta secondo elemento che ci aiuta a capire questo scenario in movimento è il legame tra sistema elettorale e formazione del governo disegno elettorale complesso e problematico, abbiamo un parlamentarismo paritario abbiamo il sistema della doppia fiducia per adesso diversa è la configurazione dell’elettorato attivo per camera e senato, abbiamo ancora fermi per un po’ un senato che da costituzione deve essere eletto su base regionale, e dulcis in fundo, abbiamo un disallineamento tra regimi elettorali da una parte e rigementi parlamentari dall’altro.

Anche questo è un elemento che sostengono gli autori può aiutarci a capire l’esigenza di porre mano alle regole del gioco, ultimo aspetto su cui si insiste. Quello in apparenza meno riconducibile al sistema elettorale ma rilevante viene citata una ricerca, 2018. Ampio sondaggio, un progetto di più ampia portata

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una sezione di quella ricerca estrapolava, le issues problemi che nei diversi paesi gli elettori avvertivano essere prioritari, nel contesto italiano, fra le 10 issues che gli italiani consideravano prioritarie. 93 percento degli intervistati la necessità di combattere la disoccupazione, dopo sanità povertà, riforma della politica e moralizzazione della società.

L’esigenza di riformare la politica di moralizzare la politica unitamente al contesto sociale veniva collocata al sesto posto nella lista di priorità, in quel lavoro de si e emanuale sottolineavano che quale che fosse stata la colazione che avesse preso in Italia, già emergeva una possibile agenda di lavoro.

Infine in queste ragioni che spiegano questa fluttuazione, l’attivismo della nostra corte costituzionale che ha poi costretto il legislatore a porre mano ad una nuova riforma.

(chi studia filosofia è già libero)

(riflessione su stress soddisfazione e tranquillità)