WAVe11 numero 10

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W.A.VE. Workshop di progettazione architettonica dell'università Iuav di Venezia

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di AlbertA MenegAldola “folla” prende posto. dire che la presenza alla conferenza binata di giovedì 7 è poco consistente è più che un eufemismo. giancarlo Carnevale si dedica comunque alla presentazione dei due protagonisti, dando inizio a quello che potrebbe essere un interessante confronto tra culture.Chun Jinyoung, nel suo inappuntabile italiano, illustra un progetto di grande interesse: la riqualificazione del tracciato del canale urbano di Seul. la premessa storica è necessaria: dalla fondazione, circa seicento anni fa, seguendo le regole del Fenshui e il canone cinese antico, alla dominazione giapponese e alla guerra di Corea che ha portato enormi danni. la ricostruzione post-bellica è occasione di interventi consistenti nel tessuto urbano: il Sewoon Sangga, centro commerciale e di servizi lungo più di un chilometro, e l’interramento del canale cittadino, elemento che da sempre è stato fulcro della città trasformandosi addirittura nella traccia per un viadotto sopraelevato. Chun non dà giudizi di sorta sull’intervento per alcuni versi aberrante. l’atteggiamento, tipicamente occidentale, di critica e condanna è sconosciuto in oriente. Se la città viene percepita come un organismo unico, un grande corpo in crescita, interventi smisurati, forse dequalificanti, sono ritenuti espressione dei tempi e delle contingenze economiche. le città in Corea si evolvono con estremo dinamismo. la grande sopraelevata, infatti, viene abbattuta nel 2003, in favore di un consistente intervento di riqualificazione che mira alla riapertura del canale. la velocità dei lavori ci lascia stupiti: in due anni il progetto è ultimato. Anziani e bambini possono di nuovo passeggiare sulle rive e sedersi sulle ampie gradinate. Chun è orgoglioso di questa operazione, che aveva già iniziato a indagare un anno prima dell’inizio dei lavori poiché il progetto del canale è stata un’occasione per ripensare la città e ricucire i tessuti circostanti.Paolo deganello presenta quattro suoi progetti di design e architettura d’interni, il tema è la rinaturalizzazione della forma dell’architettura. non urban regeneration, ma una ridiscussione della cultura del progetto, per riqualificare in maniera sostenibile il fare architettura più che la città intera.l’elemento del tavolo è prima pretesto per ribadire la volontà del progettista di creare un oggetto che possa essere personalizzato dal cliente (Artifici, Paolo deganello per Cassina) e poi esempio di recupero e attenzione al territorio (Tavolo a km 0, Paolo deganello donato dall’autore alla Fondazione Aldo Morelato).gli interventi architettonici sono occasioni per far emergere temi fondamentali. la cantina a Can rafol dels Caus, Spagna, privilegia un’architettura non astratta ma generata dalla preesistenza. roccia, cemento, acciaio e luce; la liberazione della materia, che vuole offrire nuove percezioni.

l’intervento in una casa di ignazio gardella a Milano è invece una “questione di colore”. il rifiuto dell’architettura come monumento porta deganello a privilegiare un progetto dell’abitare che avvicini il prodotto alla quotidianità operando interventi minimi. le stanze dell’alloggio vengono trasformate con particolare attenzione al colore delle pareti e alla luce. deganello progetta costruendo spazi virtuali, esce dall’immagine dell’architetto per avvicinarsi al cliente che ama l’architettura, e in particolare la sua.giancarlo Carnevale, pur riscontrando la differenza tra approcci all’argomento, pare trovare delle analogie tra i due progonisti. il tema che si va diffondendo è il quello di “non buttare via niente”; un approccio non solo formale, ma etico. Una seconda vita per elementi quotidiani, manufatti architettonici, ma anche oggetti urbani. Chun trova nel collega un approccio giusto alla questione della sostenibilità, che consiste nel tentativo di avvicinarsi al luogo, più che dichiarare se stessi. Vede uno spirito positivo di continuità e la volontà di essere “naturale”. deganello, da ex urbanista deluso, cerca di introdurre il tema della riqualificazione nello scenario italiano. «l’immobilismo e l’inerzia del nostro Paese, se paragonati alla rapidità d’intervento orientale, sono una disgrazia o una fortuna?» le difficoltà linguistiche cominciano a emergere, ma le differenze non sono solo di idioma, quanto di approccio culturale. Chun parla di ritmi della città, di tempi giusti per interventi giusti e dell’importanza di valutare tutti i mille punti di vista che il progetto può offrire. la nostra mente occidentale non ci permette forse di immedesimarci appieno nelle sue teorie, permane sempre quel lieve distacco che dichiara diverse provenienze e un differente modo di approccio ai temi urbani. Cerca deganello un confronto, tenta di comprendere se ci possa essere un’architettura totalizzante, o se forse non abbia più senso che ogni contesto generi un suo progetto di architettura. Cos’hanno in comune la grande Seul, che forse dovrebbe lavorare sulla riduzione della densità, e la nostra piccola gubbio, sempre più vuota all’interno, che si espande invadendo le campagne?Chun è interessato al lavoro sulle città storiche, ma la Corea, con le sue tante città di fondazione, non è il contesto adatto.il dialogo si conclude con tanti interrogativi ancora aperti e un deganello impressionato dalla logica orientale, pragmatica, risolutiva. «l’oriente mi fa paura», scherza. Ma forse, come afferma Carnevale, è più impressionante valutare le nostre modalità di approccio al mondo orientale e a questi contesti sempre in evoluzione.

CONFERENZA BINATACHUN/DEGANELLOCulTuRE A CONFRONTO

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di ClAUdiA ChiMento, eMAnUele d’AntrASSi e giUliA torinoW Iniziamo con tre parole chiave con cui descriverebbe il suo workshop.GMS Atmosfere, moduli e sistemi, ma ne aggiungerei un’altra: incompiuto, poiché in questo momento storico niente è finito e bisogna adattarsi alle diverse situazioni. la nostra società deve essere capace di pensare e produrre edifici adattabili. Queste tre parole chiave parlano anche di temperatura, materia e colore. È un altro modo di lavorare, lontano dalla maniera classica, che analizza solo forme e volumi. la mia idea è quella di un’architettura incompiuta e aperta, realizzata grazie alla composizione per moduli, capace di rispondere alle diverse esigenze; che si ponga più come strategia per il futuro che come prodotto finito.W Infatti lei parla di un’architettura incentrata sul benessere: come si può applicare questo concetto alla città di Venezia?GMS l’obiettivo del nostro WS è quello di proporre una nuova visione di Venezia, attraverso l’analisi e la progettazione di piccoli edifici in grado di cambiare il rapporto tra gli abitanti e la loro città. il termine “abitanti” non classifica, però, solo gli esseri umani, ma tutto ciò che è organico e inorganico. in questo modo si vuole proporre un’idea di architettura sostenibile che inglobi ogni vero “abitante” della città. Al momento stiamo progettando un albero per i gatti di Venezia, un’altana che serve come punto d’incontro tra persone e animali e via dicendo. Così facendo si crea un nuovo rapporto tra i diversi elementi che compongono la città, che non è solo un problema visivo ma anche storico.W Per quanto riguarda la sua esperienza personale di architetto – pensiamo ai più recenti interventi nei piani urbanistici di Barranquilla, Santa Marta o Bogotà – come crede che possa essere riversata in questo WS?GMS Come vi dicevo prima, anche nella professione punto molto sul concetto di incompiutezza. il modo in cui sto affrontando il WS rispecchia questa mia filosofia: progetti capaci di crescere e adattarsi a possibili cambiamenti futuri. W Si potrebbe dunque dire che il suo concetto di urban regeneration si incentri su questa idea di incompiutezza e possibilità di sviluppo ulteriore?GMS È incentrato su quest’idea e molte altre, ad esempio la capacità di pensare l’architettura come composta da diversi elementi, che è poi una critica allo stesso concetto di luogo, non il concetto più importante.Altra tematica è quella che io chiamo strumentalità: perché noi oggi facciamo architettura, se non per tentare di risolvere i diversi problemi? l’architettura non è qualcosa di semplice: non può risolvere numerosi problemi, ma deve porre questioni. in questo frangente organizziamo il cosiddetto Parlamento de las cosas: collettivi aperti, convegni che avvengono tra diversi saperi, per ampliare ulteriormente il concetto di architettura. Questo è un metodo che applico anche all’interno del mio studio professionale, ispirandomi a latour. Abbiamo lavorato con più di trentasette architetti, con biologi, sociologi e artisti, in maniera orizzontale, facendo grandi chiacchierate. Mi interesso specialmente di concorsi pubblici e anonimi, che si avvicinano maggiormente al mio modus operandi. Circa il 90% dei concorsi a cui partecipo riguardano la sfera pubblica.

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lEZIONELA VISIONE DEL CUOrE DELLE COSE A jOUrNEy tO DELICAtE fEELINGElIA NEDKOV Al WS OKADA

di elenA CAzzUFFi(Avere) il Coraggio: dal latino coraticum, aggettivo derivante dalla parola composta cor, cordis cuore, e dal verbo habere, avere. ho cuore. l’etimo della parola è di per sé esaustivo, il coraggio è una virtù che si identifica con la purezza di cuore. È il valore umano che fa sì che chi ne è dotato non si sbigottisca di fronte ai pericoli, affronti con serenità i rischi, si confronti a viso aperto con l’incertezza. Questa l’essenza del messaggio di elia nedkov alla fine della conferenza A journey to delicate feeling di mercoledì 29 giugno. l’appuntamento è fissato in aula 2.2. Magazzino 6. Ultimo piano. Qui si svolge il laboratorio di Satoshi okada, “il Maestro zen”. Un serafico orientale con un curriculum esplosivo. È lui il patron dell’evento.entro un po’ preoccupata. la locandina appesa alla porta d’ingresso preannuncia due ore di conferenza soporifera dal taglio vagamente new age e per di più in un inglese parlato da barbari. Mi viene male. raccapriccianti ricordi riaffiorano nella mia mente come un monito. Mi sovvengono oscure disquisizioni alla Massimiliano Fuffas sul «grigio ciliegia» che si scontrano con la mia proverbiale quiescenza delle sinapsi delle sei del pomeriggio nell’ultima fila dell’aula magna. ricordo persino di essere arrivata alla fine di un monologo sullo spazio ipogeo accusando strani tic e bava verdognola. insomma, eventi gradevoli come un dito nell’occhio.Pianifico la fuga ancor prima di accaparrarmi un trespolo, ma all’istante immagino okada che mi fredda con due coltelli da sushi mentre sguscio dalla porta secondaria. non ho alternativa, ma mi ricredo subito. Sono le 16 in punto. il “Maestro” prende subito la parola e senza abbandonare la sua aria serafica alla Perché Bodhi Dharma è partito per l’Oriente? ci presenta l’ospite senza troppi preamboli. elia nedkov è un architetto, designer e grafico austriaco originario della bulgaria. ha studiato fashion design a Vienna e architettura al Politecnico di graz dove nel 1998 ha aperto il suo studio (ora a Milano). gli sono stati conferiti diversi premi internazionali come il Polydecor design Award e attualmente collabora con numerosi grandi protagonisti dell’interior design e della comunicazione. Uno sguardo azzurro e vitale cattura subito la mia attenzione. non riesce a tenere in mano il microfono però guarda negli occhi gli studenti. Chi lo ascolta comprende subito la sua filosofia di progettista. il suo modo di parlare è semplice e lineare. la sua gestualità agile e naturale. e così anche la sua architettura, leggera e dalle linee pure. Sincera. Propone subito un breve video che illustra alcuni suoi progetti. Sono per lo più immagini di interni: dal bagno al gazebo, dal salotto

al dettaglio di elementi di design. Ciò che importa è trasmettere sensazioni, creare emozioni. È un nuovo modo di progettare che si affida sempre più spesso ad aspetti emozionali e sempre meno a un’idea di lusso come espressione di uno status symbol. The delicate feeling è una filosofia eun credo profondo per nedkov: colori tenui e luce indiretta sono aspetti fondamentali per trasformare lo spazio e ampliarlo.in questi esempi c’è la volontà di indagare sulle forme, sulle tecnologie e sui materiali da utilizzare come pretesto per creare atmosfere, per suggerire sensazioni, ma soprattutto per accogliere la presenza umana in uno spazio che diventa sempre più importante nell’habitat domestico. A tal fine la strategia da seguire si muove nel campo del design contemporaneo. individua i prodotti ad alto contenuto innovativo e propositivo pur mantenendo il rapporto con i materiali naturali e la natura stessa. Questo spiega il rapporto tra nedkov e okada che sono accomunati da una ricerca profonda del benessere umano, del comfort e di una condizione di serenità mentale, essenziale e pulita. Un filo conduttore tra occidente e oriente. Enjoy the life, fare le cose per noi stessi, godere di ambienti ospitali ci permette di realizzarci. Ma questo senza un sovraccarico di colori ed emozioni. i cosiddetti wow-effects nell’architettura sono messi da parte per dare spazio alle qualità estetiche e morfologiche. la bellezza è natura. Un concetto difficile da capire per noi studenti iuav abituati ad attraversare località accoglienti tipo la Foresta Amara caratterizzata dal nebbione padano e dal classico ponte pericolante attaccato alle due estremità con le big bubble. Ma c’è speranza… «Siate curiosi e coraggiosi – esorta nedkov alla fine della conferenza – vivete il progetto con i sensi, ragionate su grande scala e concedetevi il lusso del tempo». inoltre non manca di rassicurarci sul fatto che non riusciremo mai ad accontentare tutti, ci sarà sempre qualcuno che criticherà le nostre scelte e demolirà il nostro lavoro frutto di inenarrabili fatiche e notti in bianco.Ma la certezza è una: «Avere un prof come Satoshi è una figata!», parola di nedkov.

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di giUliA CAVAllAri e AlbertA MenegAldoUn’architettura etica, che strizza l’occhio alla dimensione politica del progetto. Un’architettura che non è semplice “fare” forme, è trovare soluzioni spaziali e interagire con la realtà anche attraverso pratiche innovative. tomà berlanda introduce l’intervento di Simone Sfriso, dello studio tamassociati nel WS di elasticospa. tamassociati è un collettivo che privilegia un approccio etico, con un’idea politica da trasmettere. i suoi incarichi vedono una serie di collaborazioni con emergency, un progetto per la banca Popolare etica di Padova e interventi per abitazioni a basso costo o infrastrutture sostenibili. «l’architetto, come l’avvocato, sceglie i suoi clienti e li difende», è la frase di tafuri che interpreta il tam-pensiero. la sua volontà, spiega Sfriso, è di costituire una retroguardia, piuttosto che un’avanguardia, e interagire con la sfera del sociale. la cooperazione con emergency inizia nel 2006 per la costruzione di un centro di cardiochirurgia in Sudan. Una progettazione partecipata, con l’apporto anche dei chirurghi e dei futuri fruitori della struttura: «Voglio che questo ospedale sia scandalosamente bello», aveva detto gino Strada per cui il bello non è solo qualità estetica, ma fa parte della cura. Ad esempio? il grande giardino contribuisce al benessere dei pazienti e il campo solare di 1000 mq diventa espediente per rendere l’architettura portavoce di un’idea politica, in uno stato come il Sudan, grande produttore di petrolio. il filo conduttore è la “sostenibilità semplice”: il rifiuto di impianti complessi a favore di tecniche tradizionali, senza per questo rinunciare al comfort interno. Ciò che guida l’operato dei tam la modularità e il contenimento dei costi di realizzazione, mantenendo costante l’attenzione per il contesto e l’inserimento paesaggistico. la formula risulta vincente anche in italia. la sede della banca Popolare etica di Padova infatti incarna la stessa filosofia: un recupero edilizio all’insegna della bioarchitettura, con l’obiettivo di realizzare un edificio “intelligente”, sotto il profilo dei consumi energetici, delle emissioni nocive e dell’impatto sociale. il rivestimento in legno di larice lo fa assomigliare ad una moderna “arca”, mentre il sofisticato sistema di riciclo dell’acqua piovana e la presenza di pannelli fotovoltaici lo certificano classe b CasaClima.Pujatti conclude apprezzando le strategie progettuali di tamassociati, che tentano sempre una lettura inaspettata per appropriarsi del territorio esistente senza inciampare nella presunzione fondata sull’esperienza.

lEZIONESOStENIBILItà SEMPLICE: L’ArCHItEttUrA PEr IL SOCIALESIMONE SFRISO DI TAMASSOCIATI Al WS ElASTICOSpA

di eleonorA CAnettii concept degli studenti del WS elasticospa/Pujatti proiettano in un mondo dominato da forme e colori, quasi un’esposizione d’arte contemporanea. Affascinati da questi oggetti dialoghiamo con loro, che illustrano il loro approccio al tema del WS.tra la laguna che abbraccia Venezia e il reticolo di canali che penetrano nella città permane l’incognita di quel collegamento rigido con la terraferma, oggetto del laboratorio. da qui scaturisce un’indagine sui sistemi di connessione, declinato dagli studenti in base alle esperienze di studio e alle intuizioni degli ultimi giorni.il primo gruppo indaga le forze che mettono in moto il sistema,

simboleggiandole con una sfera che abbatte le tessere del domino. il vincolo tra le parti del progetto è rappresentato dal legame insolubile tra gli anelli della catena. Quasi antitetico è il programma d’invertenti ideato dai compagni, che applicano il concetto di filtro alle teste del ponte della libertà. Un gruppo propone un esperimento sulla molteplicità dei vincoli e sui loro gradi di libertà. Alcuni parallelepipedi vengono uniti rigidamente da un’asticella, collegati da un elastico, tenuti insieme da una corda, vincolati dal magnetismo, incastrati come in un puzzle, fissati al centro come nel cubo di rubik, messi in comunicazione tramite il volo d’impollinazione dell’ape. Altri studenti si affidano alle variabili aleatorie della natura

dalle quali traggono le forme del loro ragionamento. l’esagono, trasposto alle varie scale, si affianca alle maglie triangolari. la rassegna di geometrie si conclude con l’immagine del cerchio, connessione tra i sensi e la materia, indice di ripetizione e simbolo del moto. A questa visione geometrica si contrappone uno degli ultimi lavori, che ricava dalla luce la libertà delle proprie azioni. i raggi s’insinuano negli spazi vuoti alla stregua delle maree. gli studenti devono interrogarsi sul moto dell’acqua vicino alle rive: il taglio netto delle sponde artificiali si contrappone al lento digradare delle spiagge; la porosità dei materiali indirizza il fluido in modi diversi, rallentandone il ritmo

di transizione o accelerandolo. gli elementi solidi filtrano e contaminano, si sciolgono in soluzione o rimangono sospesi. Ciononostante la ricerca degli allievi non trascura il ruolo della superficie. l’immagine delle architetture scivola sull’acqua frammentandosi, i colori si mescolano e fanno scordare che gli oggetti proseguono anche sotto quello schermo liquido. il labile legame a idrogeno e quello più solido tra le molecole sono occasione per riflettere sull’intensità delle connessioni, sul ruolo svolto dai nodi e sulle possibili soluzioni da adottare per superare un ostacolo: funicolari, passerelle, scale e tunnel. le risposte degli studenti non sono univoche.

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lEZIONEArCHItEttUrA ALPINA: trA trADIzIONE E INNOVAzIONEFRANCO AlBERTI Al WS FICAREllI E ROSSETTI

di giordAno CoVA e MArCo lUdoViCoMezzogiorno di fuoco al WS di bricolo. le conseguenze della grande guerra e la loro possibile fruizione sono il tema del laboratorio che giovedì 7 luglio propone la conferenza di Mauro Marzo, intervenuto per presentare la propria ricerca sulla prima guerra mondiale. Forti e trincee sono i reperti del conflitto che, secondo l’architetto formato all’iuav, devono essere salvaguardati. Cima grappa e altre zone vicine sono luoghi in cui si deve intervenire con strumenti archeologici: unico modo per riportare alla luce i resti.Marzo fa notare come per affrontare correttamente l’argomento sia necessario ragionare sui concetti di memoria e identità, entrambi mutevoli perché si trasformano assieme all’umanità. Per questo il progetto deve essere capace di interpretare il reperto e renderlo utile alla fruizione attuale. il relatore nella sua esposizione si riferisce in particolar modo alle Alpi venete e trentine, campi di battaglia fra le armate italiane e quelle austriache, in cui le linee di trincea si accostavano, si avvicinavano, o comunque si spostavano sempre. le montagne erano impervie ai soldati della grande guerra, che erano costretti a un grande sforzo per trascinare gli armamenti lungo i crinali. A conflitto appena concluso si sviluppò una sorta di turismo dovuto alla commemorazione dei caduti. in mezzo secolo si è passati a visite a scopo culturale. «Come possiamo oggi interpretare quei luoghi?», si chiede il docente citando anche giuseppe Saragat, che già nel 1968 si chiedeva quale fosse il criterio per celebrare e dar senso a quegli spazi. basta studiare quei reperti, capirne le tipologie costruttive e lo stato di conservazione. l’architettura militare è semplice: usa delle forme appropriate alle strategie di guerra e spesso si adatta al paesaggio. È il caso di Forte Corno “Camaleonte”, ad esempio, che segue il crinale della montagna. oggi queste costruzioni sono ruderi, il che aiuta a comprenderne le caratteristiche e, aiutandosi con dei plastici, a conoscere gli scenari.Com’è opportuno agire dunque? Marzo riflette sul fatto che spesso il luogo “diventa paesaggio” dopo un intervento storico o architettonico. Queste montagne sono ormai mete di pellegrinaggio grazie alla guerra e questo deve costituire l’elemento propulsore per gli anni venturi. in un contesto culturale, quello italiano, dove spesso si cerca solamente di conservare senza intervenire, Marzo afferma che, pur nel rispetto verso i luoghi, è necessario intervenire con decisione. le trincee potrebbero essere recuperate in alcune parti e valorizzate architettonicamente, oppure le vedette di osservazione potrebbero diventare sguardi turistici.

lEZIONE“fINO ALLA LINEA DEL SUOLO”MAuRO MARZO Al WS BRICOlO

di MAriA AUrorA bonoMi e MiriAM PerAro tradizione e innovazione, concetti essenziali ed elementi portanti dell’eredità culturale di ogni luogo. È il concetto alla base della conferenza di Franco Alberti, dirigente del Settore Pianificazione Urbanistica della regione Veneto, intervenuto mercoledì 6 luglio ai WS di loredana Ficarelli e Massimo rossetti. Alberti ha dato molta importanza all’analisi delle componenti tipologiche e sistemiche delle zone alpine, facendo notare come ogni costruzione, a prescindere dalla destinazione d’uso o dalla dimensione, inizia con la pietra e termina con il legno, materiali facilmente reperibili in luoghi di montagna come Vinigo. Alberti ha poi mostrato vari elementi di questo tipo edilizio, come block bau e tabià, già ripresi con particolare attenzione dai WS.la tradizione qui è intesa come orientamento alla progettazione, grazie alla traduzione di antichi modelli. le costruzioni attuali, se non in sintonia con l’ambiente circostante, rischiano di fare danni irreversibili, ma, restando entro certi vincoli, si possono comunque ottenere architetture capaci di adattarsi alle esigenze

contemporanee. gli edifici storici sono capaci di “guidare” le scelte di oggi con elementi essenziali. ii rispetto del genius loci impone di agire con grande coerenza culturale facendo sì che l’architettura possa trasformarsi in elemento di mediazione tra natura e necessità dell’abitare. A questi principi si ispira il progetto Alphouse, al quale collaborano i due WS. il contributo degli studenti nella realizzazione del progetto potrebbe arrivare anche ad avere riscontri nella realtà. Si è discusso infatti sulla possibile partecipazione ai cicli di conferenze che il progetto Alphouse sta tenendo in vari luoghi di montagna, come Cortina d’Ampezzo.Alla fine il dibattito: loredana Ficarelli si è interrogata sulle motivazioni della disomogeneità urbana e ambientale e dei numerosi abusivismi che affliggono numerosi luoghi di montagna. i docenti hanno concordato sul fatto che l’architettura d’oggi debba correggere gli errori commessi in passato, in particolar modo negli anni ’70 e ’80. Servono norme edilizie più severe e controllate, fondi per i recuperi edilizi, spesso insufficienti, ma soprattutto una presa di coscienza da parte di enti ambientali e abitanti.

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IL PUNtO D’INCONtrO trA COMUNE E IUAVTECNICI DEl COMuNE DI gRISIgNANO DI ZOCCO Al WS CARNEVAlE/gIANI

di MiChele bridAUn momento importante che ha rafforzato il legame tra il Comune di grisignano di zocco e l’iuav. gli studenti hanno esposto l’avanzamento del loro lavoro alla presenza di alcuni esponenti della giunta comunale tra cui il sindaco renzo lotto, il mediatore giulio robusti e il rappresentante dell’ufficio tecnico Alberto Carretta. il progetto di rigenerazione urbana investe un’area strategica per posizione, usata però come parcheggio informale. il Comune ha deciso di cambiare sede e ha scelto il simbolo del paese, la vecchia scuola, dismessa da sette anni ma ricca di identità per gli abitanti. il parcheggio è davanti all’edificio, quindi il tema proposto dal WS prevede non solo l’inserimento del nuovo municipio nella scuola (lasciando rigorosamente intatta la facciata), ma anche la rivalutazione dei volumi e della superficie del parcheggio che deve, negli intenti dell’amministrazione, tornare a essere la piazza di grisignano.il processo di rigenerazione ha riconosciuto quattro priorità, secondo cui sono stati divisi gli studenti: la piazza (superficie e attrezzature caratterizzanti), il nuovo municipio nella ex scuola, un nuovo bar sul lungo fiume tesinella ed edifici per servizi (banca, alimentari e residenza). Quattro gruppi hanno perlustrato l’area durante il sopralluogo con approfondimenti e interviste per arrivare a una lettura critica dei caratteri del luogo e riportarli nei progetti. l’esercizio progettuale si basa sulla variazione del tipo morfologico. Una volta date delle indicazioni di carattere costruttivo e strutturale tutti i diciannove gruppi hanno verificato tre variazioni possibili, di planimetria, di profili, di coperture e di rivestimenti. le variazioni sono state rappresentate tridimensionalmente in scala 1:200 e messe all’interno di memnoteche realizzate ad hoc: quelle più complesse sono riferite alla piazza. la superficie è stata suddivisa in una scacchiera partendo dall’edificio della scuola. otto quadranti della futura piazza sono poi stati studiati singolarmente per verificare la possibilità di alcune strutture (vegetazione, acqua, pergole, arena) per ciascuna porzione. Alla fine i gruppi hanno proposto tre serie di scenari ciascuno. Componendoli infinite volte si otterranno altrettanti scenari. e da oggi le variazioni richieste agli studenti sono quadruplicate in un generoso gioco che ricorda tanto la modellistica degli anni Settanta.Si conclude l’incontro all’iuav con un discorso del sindaco che rimane positivamente impressionato dall’evolversi dei progetti e dall’impegno con cui gli studenti hanno studiato le diverse soluzioni. Viene anche ricordata l’importanza del rapporto tra l’università e il Comune che deve continuare in una feconda collaborazione per raggiungere i traguardi fissati. lo sviluppo di questo progetto è solo “la nascita di piccoli sogni” sia per il Comune di grisignano di zocco sia per gli studenti del WS. giancarlo Carnevale ribadisce l’importanza di porre l’università al servizio del proprio territorio privilegiando un rapporto che si articoli fra ricerca e didattica. È necessario inoltre – conclude – confrontarsi con progetti che possano costituire occasioni di apprendimento e di sperimentazione.

CONCORSO FOTOgRAFICO BEE SAfE “SguARDO SICuRO”

Lunedì 11 luglio 2011W.A.VE.Workshop di Architettura a Venezianumero 10Supplemento aiuav giornale dell’universitàregistro stampa n. 1391tribunale di VeneziaiSSn 2038-6257

Responsabili scientificiMassimiliano CiammaichellaMarina Montuorileonardo Sonnoli

Direzione redazione testi e immaginiMarina Montuori

Direzione blog/multimediaMassimiliano Ciammaichella

Direzione redazione graficaleonardo Sonnoli

TutorStefania CatinellaAndrea giambartolomeiAnna Saccani

CollaboratoriMonica PastoreAnna Silvestri

laboratorio interfacoltà Far/Fdanell’ambito dei workshop estivia.a. 2010-11 Far/Fda_iuav

Redazione testiFrancesca badinMaria Aurora bonomiMichele bridaeleonora Canettigiulia Cavallarielena Cazzuffigiacomo CecchettoClaudia Chimentogiordano Covaemanuele d’AntrassiCaterina epiboliMarco ludovicoArgent lumiAlberta MenegaldoMiriam PeraroConcita PiazzaAngela robusti Stefano toniatogiulia torinoCaterina VignaduzzoValentina Volpato

Redazione graficagregorio CarlettiChiara CostantiniClaudia galloSara giubelliAnna Scorretti

Illustrazione e fotografiaAlberto bassangiulia CarraroAndrea giacomettiAlessio gobbisCarlo lissaUmberto PertosaFederico Maria Pivettalaura PortesanJacopo trabuio

Blogelisa CortelazzoSara dottoAndrea gambardellaAndrea Marchesiniletizia Mion

onlinehttp://[email protected]

Tutor di coordinamento Valentina AmarilliAniel guxholliroberta ScapinSami Sinella

Coordinamento generaleesther giani

Le immagini di copertina documentanole strutture temporanee presenti nel paesaggio urbano di Venezia.in questo numero foto di Carlo lissa.

Progetto grafico W.A.VE. 2011leonardo Sonnoli - tassinari/Vetta, con irene bacchi (identità visiva), con Monica Pastore, Anna Saccani, Anna Silvestri (quotidiano)

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l’università iuav di Venezia, nell’ambito della rubrica “bee Safe” sulla sicurezza durante il W.A.Ve. 2011, promuove un concorso fotografico finalizzato alla sensibilizzazione degli studenti verso il tema della sicurezza all’interno dell’università. il concorso propone agli studenti di guardare con occhi attenti ciò che accade attorno a loro e fotografare episodi legati al tema della sicurezza nei suoi diversi aspetti. la partecipazione è aperta a tutti gli studenti facenti parte del W.A.Ve. 2011.

MODALItà DI PArtECIPAzIONE ogni studente può inviare fotografie in bianco e nero o a colori, in formato digitale. non c’è limite al numero di immagini da inviare. Per ogni immagine si deve riportare il luogo dove è stata scattata e il titolo. non sono ammesse rielaborazioni digitali. le immagini devono essere spedite a [email protected]. tutte le fotografie saranno esposte, con l’indicazione di autore e titolo, nel blog W.A.Ve. 2011. le fotografie premiate saranno pubblicate sul giornale.SCADENzE le immagini devono essere spedite da giovedì 7 luglio e devono pervenire entro giovedì 14 luglio 2011.

le premiazioni avverranno il giorno successivo.PrEMI 1° premio: libro W.A.Ve. 2010 in borsa W.A.Ve. 2011 2° premio: quaderno W.A.Ve. 2011 in borsa W.A.Ve. 2011 LA GIUrIA è COMPOStA DA giancarlo Carnevale, preside della Facoltà di Architettura esther giani, coordinamento generale W.A.Ve. 2011 tutor di coordinamentoPrIVACy nel mandare le immagini si rinuncia automaticamente ai propri diritti sulla privacy, si riconosce solo il diritto d’autore.

aVViSi

StaMPE

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Si AVViSAno gli StUdenti Che CAUSA lAVori in CorSo Alle tereSe, L’ACCESSO ALLA COPIStErIA AVVerrà dA CAlle delle CASe nUoVe (doPo il SottoPortiCo A deStrA) Fino A nUoVA CoMUniCAzione. Ci SCUSiAMo Per il diSAgio.

APErtUrA ISCrIzIONE ESAMI tutti gli studenti registrati nei workshop do-vranno provvedere ad iscriversi al relativo esame tramite spin dal 1 all’11 luglio. Si ri-corda che per l’esame del prof. navarra ci si dovrà iscrivere con il prof. Carnevale.SErVIzI nei corridoi di ciascuna sede sono stati at-trezzati contenitori appositi per la raccolta differenziata (carta, plastica, ecc.) e per i materiali scartati dai plastici. Utilizzateli! All’esterno di ciascuna sede è stato attrez-zato un luogo apposito per eventuali ope-razioni di verniciatura spray (anche per la colla!) dei modelli o parti di esso.PULIzIE nelle aule: tutto ciò che sarà lasciato per terra e su sedie sarà gettato. Usare i sac-chetti neri forniti per un eccesso di rifiuti. lasciarli legati in aula per lo smaltimento. nei corridoi: tutto ciò che sarà lasciato per terra, su tavoli e sedie sarà gettato. A parti-re dalla terza settimana a ciascun WS sarà fornito una scopa e una paletta per una pu-lizia autonoma dell’aula, soprattutto per il giorno della mostra finale!ACCESSO BIBLIOtECA DPA ECCEzIONALMENtE APErtA A tUttI I PArtECIPANtI DEI WOrKSHOPl’accesso alla biblioteca (ii piano dpa, Santa Marta) è consentito, nei limiti delle postazio-ni disponibili per ragioni di sicurezza, a tutti i partecipanti del WS: docenti iuav, docenti esterni, collaboratori e studenti. Si potranno consultare volumi e periodici ed effettuare riproduzioni nel rispetto della normativa vi-gente in materia di diritto d’autore. gli stu-denti possono accedere a gruppi di 5 (max 10) per volta. la capienza della biblioteca è di 30 posti e occorre consentire la frequen-tazione all’utenza regolare. Il prestito sarà concesso ai soli docenti Iuav o loro delegati, per uno o più giorni. tutti i volumi prestati devono essere caricati a nome di un docente iuav. in biblioteca il personale forni-rà i moduli per la richiesta di accesso e per la delega al prestito. Per altri chiarimenti ri-volgersi alla dott.ssa Carla Pezzin (biblioteca dpa, orario ufficio, telefono 041 2571008).

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Workshop di A

rchitettura a Veneziaanno V

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2011Q

uotidiano dell’Università iuav di Venezia

COtONIfICIO SANtA MArtA

piano terraA1 del boA2 Chun/de MatteisB PatestosC CrosetD galantinoE Marinif bugatti/CattaneoG Carnevale/gianiI lovero

piano primoL1 rotaL2 KollhoffM1 deganelloM2 CorrettiN1 Agency SchneiderN2 FicarelliO1 SpadoniO2 Mazzanti

MAGAzzINI LIGABUE/EDIfICIO 6

piano terra0.1-0.3 rossetti0.2-0.4 Kéré0.5-0.7 narne0.8-0.10 latini

piano primo1.1-1.3 bricolo1.2-1.4 Supersudaca Rascovsky1.5-1.6 redazione Wave e blog1.7-1.9 elasticospa Pujatti1.8 Mutschlechner

piano secondo2.2 okada2.3 navarra2.4 Kelly/borghini2.5 de Architekten Cie Medic + Puljiz

CoMUne di griSignAno di zoCCo

iMPORtantE

Si AVViSAno gli StUdenti Che ChiUnQUe VengA SorPreSo in Atti inCiVili, di VArio genere, gAVettoni CoMPreSi, non Vedrà riConoSCiUti i Crediti ForMAtiVi relAtiVi Al WorKShoP. Se le Azioni in oggetto CoMPorterAnno il dAnneggiAMento delle StrUttUre e degli Arredi iUAV, VerrAnno PreSi ProVVediMenti diSCiPlinAri AnCor PiÙ Seri! oltre AllA CitAzione Per dAnni.