job numero 10

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Poste Italiane S.p.A.-Spedizione in abbonamento postale- D.L. 353/2003 (conv. in L.27/02/2004 n.46) art.1, comma 2 e 3, Aut: CNS/CBPA-NA/239/08 Anna Rea: La crisi non è ancora finita Biagio De Giovanni: La sinistra ha fallito Rudy Girardi: Bene la legge sulla casa Anno III, Numero 10 Febbraio 2010 PERIODICO DI INFORMAZIONE GRATUITO della FENEAL-UIL CAMPANIA feneal uil in Campania Tempo per riflettere

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periodico di informazione gratuito della fenealuil

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Anna Rea:

La crisi non è ancora finita

Biagio De Giovanni:

La sinistra ha fallito

Rudy Girardi:

Bene la legge sulla casa

Anno III, Numero 10Febbraio 2010

PERIODICO DI INFORMAZIONE GRATUITOdella FENEAL-UIL CAMPANIA

feneal uil in Campania

Tempoper riflettere

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La Reggia apre a metà febbraio. Non quella borbo-nica che rappresenta una delle bellezze artistihce piùlucenti al mondo, ma l'outlet a Marcianise, in pro-vincia di Caserta. Sarà il primo centro commercia-le-villaggio della Campania ad offrire abbigliamen-to di note marche nazionali e internazionali a prez-zi scontati. Le file saranno sicuramente lunghissime,come accade in luoghi omologhi sparsi per il Cen-tro-Nord. Ormai i centri commerciali sono entrati apieno titolo nella nostra vita quotidiana, sono diventatiper molti un'abitudine del fine settimana. Ma che cosasono? Simbolo estremo del capitalismo, “non-luogo”arido o nuova piazza sociale? Che cos'è oggi, in-somma, un centro commerciale o un outlet? Che cosarappresenta? La risposta a queste domande non puòessere drastica, netta, senza sfumature: sarebbe trop-po semplicistico farlo. Chi li frequenta, innanzitut-to fa shopping trovando parcheggio per la propria au-tomobile: quale grande città oggi può garantirlo con-siderando il caos delle metropoli? Si trascorre una se-rata in famiglia o con gli amici tra negozi (tutti in-sieme nello stesso posto, e al coperto), locali e cinema:nei centri storici è possibile tutto ciò? Sono doman-de retoriche, cioè la risposta è implicita. In questocaso, è negativa. Secondo altri, però, i centri com-merciali sono tristi, asociali, finti. In parte è vero: irapporti umani diretti e calorosi si perdono nei me-gastore. Ma la colpa sarà di chi non riqualifica i cen-tri urbani in modo da renderli vivibili 24 ore su 24?Salerno, nel suo piccolo, per esempio, rappresenta in-vece un modello da seguire per coniugare mercato evalori umani. Si può fare, basta volerlo.

la foto

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Job Feneal Uil in CampaniaNumero 10 - Febbraio 2010Periodico bimestraledi informazione gratuitodella Feneal Uil CampaniaTestata registratapresso il Tribunale di Napoli(iscr. n. 7 del 29/01/2008)

Direttore editoriale:Emilio CorrealeDirettore responsabile:Carlo PorcaroEditore:Feneal-Uil Campania,Via Brin, 69 80142 NapoliRedazione:Dario De SimoneLiliana PalermoP.G.CorrealeGrafica:Antonio Massa, Claudia NoliContatti redazione:Via Benedetto Brin 69 - 80142 NapoliTel: 081-269115, 081-200564; Fax: 081-0143084e-mail: [email protected] internet:www.fenealuilcampania.itCoordinamento: PK s.r.l.Stampa:Litografia Buonaurio srl,via Trav. 4 novembre 6,80026 Casoria (Na)Tiratura: 5000 copie

Giornale chiuso in redazione il 26/1/2010

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INTERVENTI Metropoli

del futuroAlta tecnologia al serviziodell’edilizia

GiuseppeMaricondaLe foto in bianco e neroche parlano di una Napoliche non c’è più

Luca AbeteDall’etere irpino a Strisciala Notizia: storia di un “animale”da strada

La gitaFebbraio è il mese del CarnevaleStrianese

Giuseppe Di VittorioAd oltre cinquant’anni dallascomparsa arriva dal passatouna lezione su unità e libertà

BIAGIO DE GIOVANNI

7 L’editoriale9 Il filo di job28 La bussola/ il 2010 per ilcinema tra sogni e abbagli44 L’intervista/sport

Napoli e la palla ovale

48 Libri, dischi, film58 Attualità47 Consigli fiscali

RUBRIC

HEAnna Rea

La crisi economica è ancorapresente. La Uil saprà essereanche nel futuro sindacatoforte e interlocutoreper la politica

Rudy GirardiLa legge regionale sullacasa è un buon punto dipartenza. Nel 2010speriamo in unasvolta in tema diparcheggi einterventi privatiper un rilanciodell’occupazionesempre conocchio attento allalegalità

SPECIALE CONGRESSI

20 Caserta T. Di Marco

22 Salerno L. Ciancio

24 Benevento A. Lanzetta

26 Avellino F. De Feo

14 32

10

42

40

52

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PIAZZA CAVOUR A NAPOLI

Nel luogo dove è mortoYussuf Errahali ci sono duemazzi di fiori e tre candeleconsumate a ricordareil marocchino gettatonell’acqua gelatada una banda di teppisti.

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l’editoriale

[CARLO PORCARO]

Gli ingannatoriIl nuovo fenomeno sociologico dei lettori fast-food

L’ultimo oggetto del mio studio?Sono i lettori della libreria Fel-trinelli. Non quelli comuni -

come me, o tantissimi altri - che entrano,vagano minimo un’ora da un settore al-l’altro, sfogliano i libri, si fanno ammaliareda una bella copertina, leggono le prime ri-ghe e, poi, sulla base di tipo, autore, prez-zo, o magari editore, decidono se acqui-starlo o meno. E si sentono leggermente mi-gliori, perché hanno l’illusione di aver po-sto le condizioni per sollecitare cuore e cer-vello con un sol piccolo gesto: l’acquistodi uno o più libri. I lettori cui faccio rife-rimento - che rappresentano i protagoni-sti di un vero e proprio fenomeno nuovo,ancora sommerso e quindi tutto da ana-lizzare impietosamente come in un manualeaggiornato di antropologia urbana - sonoquelli che entrano, scelgono un romanzoo un saggio di solito con un certo criterioe poi si accomodano su una delle poltro-ne della libreria: lì vi rimangono minimominimo un’ora, diventano un tutt’unocon la poltrona, non si fanno distrarre danulla, divorano quelle righe con velocità,ma non troppa. Non c’è fretta, per carità:il consumo non si paga. Nessun addetto an-drà lì a disturbarli, a chiedergli perché stan-no da così tanto tempo, e magari non fan-no spazio a chi vuole solo sfogliare i vo-lumi che più gli interessano. La domandaè: sono lettori compratori? Nella maggiorparte dei casi, no. Leggono, e se ne van-

no. Come si fa al cinema, dove la pellico-la non te la porti a casa. Per questo tipo digesto, c’è il dvd, comprato o al massimonoleggiato da Blockbuster. In un negoziodi abbigliamento, non ti farebbero mai in-dossare una maglietta per un’ora o più: giàquei pochi minuti che ti concedono suo-nano come una piccola grazia. Con i libri,è diverso. O almeno dovrebbe essere di-verso. Le poltrone ci sono per dare la pos-sibilità di dare sfogo alla propria curiosità,di trascorrere fino ad una mezza giornatanella libreria, perché il libro - è questo for-se il punto principale - non è un bene cometutti gli altri. Va consumato, ma a casa pro-pria, sul tram, a letto, durante la pausa pran-zo. È lì il bello. Ma forse, solo secondo mee qualcun altro.

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Il Tg1 darà molto più spazio alle inchieste, come vuole ilpubblico che lo ritiene troppo leggero. Tra le prime incantiere per il prossimo gennaio, "Cosa mangiano i gatti delForo", "Il ritorno del calamaro sulle tavole degli italiani", "Ilmambo: questo sconosciuto" e "Pesci rossi, che passione".Grosse novità per "Anno zero", che sarà la trasmissione dipunta per il rilancio dei canali criptati di Rai Rebus, il nuovodipartimento digitale diretto da Paolo Ruffini, visibile con undecoder non ancora in commercio...Tra gli spot dellaprossima stagione televisiva che faranno parlare di sè, quellodel nuovo profumo di Dolce e Gabbana "Precipize", un'orgiaambientata su un ottovolante, e la pubblicità della NuovaBanca Rasini, con tutti gli interpreti che parlano dietro unparavento nero e con il sonoro alterato.

Michele Serra, giornalista

la citazione

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la canzone

Io penso positivo perché son vivo perché son vivo, io penso positivoperché son vivo e finché son vivo, niente e nessuno al mondo potrà fermarmidal ragionare, niente e nessuno al mondo potrà fermare, fermare, fermarequest'onda che va, quest'onda che viene e che va quest'onda che va quest'ondache viene e che va, quest'onda che va quest'onda che vienee che va quest'onda che va, quest'onda che viene e che va.Io penso positivo ma non vuol dire che non ci vedo io penso positivoin quanto credo, non credo nelle divise né tanto meno negli abiti sacriche più di una volta furono pronti a benedire massacri , non credo ai fraterniabbracci che si confondon con le cateneIo credo soltanto che tra il male e il bene è più forte il bene.Io penso positivo perché son vivo, perché son vivo io penso positivo perchéson vivo e finché son vivo e niente e nessuno al mondo potrà fermarmi dalragionare niente e nessuno al mondo potrà fermare, fermare quest'onda cheva quest'onda che viene e che va quest'onda che va quest'onda che vienee che va. Uscire dal metro quadro dove ogni cosa sembra dovuta guardaredentro alle cose c'è una realtà sconosciuta che chiede soltanto un modoper venir fuori a veder le stelle e vivere l'esperienze sulla mia pelle sulla miapelle. Io penso positivo perché son vivo, perché son vivo io penso positivoperché son vivo e finché son vivo niente e nessuno al mondo potrà fermarmidal ragionare niente e nessuno al mondo potrà fermare, fermare quest'ondache va quest'onda che viene e che va quest'onda che va quest'onda che vienee che va. Io credo che a questo mondo esista solo una grande chiesa che parteda CHE GUEVARA e arriva fino a MADRE TERESApassando da MALCOM X attraverso GANDHI e SAN PATRIGNANOarriva da un prete in periferia che va avanti nonostante il Vaticano.Io penso positivo perché son vivo, perché son vivo io penso positivoperché son vivo e finché son vivo, niente e nessuno al mondo potrà fermarmidal ragionare niente e nessuno al mondo potrà fermare, fermare quest'ondache va quest'onda che viene e che va quest'onda che va quest'onda che vienee che va : la storia, la matematica, l'italiano, la geometria,la musica, la fantasia.

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Èsolo una sensazione, ancoravaga, chissà se non fallace, maho l’impressione che qualcosa

stia cambiando. Niente che possa esserelegato ai fuorvianti annunci di ripresadel dialogo tra maggioranza e opposi-zione o alla voglia dell’“amore” da par-te di chi non sa nemmeno che cosa sia,se non quello praticato e consumato ver-so se stesso. Sta cambiando, gonfian-dosi, la dimensione dei problemi del no-stro Paese ed anche la loro drammati-cità, al punto che pare s’imponga pertutti una riflessione più concreta emeno falsata da pregiudizi faziosi. Unariflessione che non è certamente sti-molata dalla penosa qualità dell’infor-mazione sempre più palesemente com-piacente verso il Governo, che tenta diconvincerci, contro ogni evidenza, chetutto va bene, anzi, che tutto è meravi-gliosamente assolto. È una riflessioneche risulta, invece, obbligata dal ma-lessere sempre più diffuso che in altritempi avrebbe riempito le piazze, e chesoprattutto viene percepito da quellaparte della popolazione che sta pa-gando sulla pro-pria pelle,in terminiecono-mici

e sociali, la spaventosa crisi che stiamoattraversando: dai lavoratori, dai di-soccupati, dai giovani, dagli immigra-ti. È solo una sensazione ma pare pro-prio che stia affievolendosi quella de-leteria voglia di schierarsi e di esprimerele proprie preferenze, senza preoccu-parsi di apportare la propria diretta par-tecipazione e sostituendo ad essa quel-la sgradevole logica da tifosi, che in ge-nere offusca la mente ed impedisce il ra-gionamento obiettivo. Chi sta soffren-do la crisi sta vivendo veramente male:le fabbriche chiudono, l’edilizia è fer-ma, dilaga l’indigenza ed aumenta lapovertà. Soprattutto stanno smisurata-mente crescendo quelle forme di disa-gio sociale che creano cattività ed in-felicità e ben sappiamo che l’infelicitàè la condizione principale dell’insorgeredell’aggressività e dell’intolleranzache spesso sfociano nella più bieca per-dita della ragione, nella violenza e nel

razzismo. Così succedeche questa riflessio-

ne, ancora som-messa e inespres-sa e ancora trop-po confusa dallarabbia, comincia

lentamente a mon-tare, a coinvolgere

strati sociali più vasti,a riempirsi di conte-nuti più riconosci-bili transitando neiluoghi del declino

industriale e della

stasi di tutte le attività economiche. Pas-sa per il Mezzogiorno martoriato dal-l’esproprio delle risorse finanziarie ( sìproprio così ) e dal blocco degli inve-stimenti, riducendosi ad essere la par-te del Paese dove realizzare solo suc-cessi contro le mafie, per accreditarlocosì sempre di più come il regno di Go-morra e sempre di meno come un’op-portunità da sfruttare per lo sviluppocomplessivo dell’economia naziona-le. La riflessione è pensiero, ed è benesottolineare, è un’attività nobile del-l’essere umano. Richiede tempo: iltempo necessario per compiersi e pergiungere ad un concetto definito da por-tare al confronto positivo delle idee.C’è, quindi, bisogno di tempo, di piùtempo per pensare e per vivere. Si puòdire che il tempo è un bene prezioso chenon va perso in faccende inutili, né vabruciato in relazioni veloci relegando apochi attimi di sms anche la comuni-cazione dei propri affetti, che, invece,andrebbero sempre coltivati con lacura necessaria. È una sensazione mal’impressione è che la riflessione, quel-la positiva, quella che ciclicamente il-lumina il progressivo percorso verso l’e-mancipazione e ridimensiona gli istin-ti animali in perenne alternanza nel cor-so della storia dell’umanità stia cre-scendo, inglobando per contagio nuo-vi adepti fino ad arrivare a costituire ilfondamento essenziale di una rinnova-ta democrazia.

Emilio Correale

[EMILIO CORREALE]

Riprendiamoci il tempo

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la riflessione

Nel 1946, agli albori della nostraRepubblica, di unità sindacaleparlò diffusamente Giuseppe Di

Vittorio. Lo fece in una relazione sull’or-dinamento sindacale durante i lavori del-l’Assemblea Costituente.

La testimonianza venne raccolta in untesto a cura di Antonio Tatò del quale ri-portiamo i passi più rilevanti. È quasi un“testo sacro” che torna d’attualità in que-sta fase storica e sindacale.

Nella relazione, Di Vittorio sottoli-neava l’importanza del diritto di associa-zione come una delle espressioni piùchiare delle libertà democratiche. “Per ilcittadino lavoratore la sola possibilitàche esista, perché possa partecipare allecompetizioni economiche senza esserneschiacciato in partenza - scriveva Di Vit-torio - è quella di associarsi con altri la-voratori aventi interessi e scopi comuni,per controbilanciare col numero, conl’associazione e con l’unità di intenti ed’azione degli associati la potenza eco-nomica del singolo capitalista o di un’as-sociazione di capitalisti. Il sindacato,

perciò, è lo strumento più valido per i la-voratori, per l’affermazione del dirittoalla vita e del diritto al lavoro”.

Di Vittorio indicava il sindacato comefigura centrale dello Stato democraticoche in quel periodo stava sorgendo dopoil “ventennio fascista”. Parlava di unoStato che “non può ignorare senza venirmeno alla sua funzione di supremo ar-monizzatore degli interessi legittimi deisingoli cittadini e dei differenti strati so-ciali in cui essi sono raggruppati, conquelli generali della collettività nazio-nale. La più importante deduzione che sene deve trarre è quella del riconosci-mento d’una preminenza obiettiva degli

interessi rappresentati dai sindacati deilavoratori rispetto agli interessi pur le-gittimi rappresentati dalle associazionisindacali dei grandi datori di lavoro”.

Grande attenzione veniva dedicata aldiritto di sciopero, indicato come mezzoper mettere in atto la libertà d’azione e perrealizzare gli scopi per i quali le associa-zioni sindacali sono state costituite. DiVittorio affrontava anche un tema moltoattuale, quello dello sciopero nei servizipubblici; riconosceva la validità del prin-cipio secondo cui fosse illecito perchédanneggiava cittadini estranei alla con-tesa, ma dall’altro faceva anche notareche non poteva essere giustificata in alcun

Unità non vuoldire unicità.Per questo

la pluralità èla vera risorsa

Di Vittorio e la sua lezione:«Unità sindacale massimaespressione di libertà»

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modo la negazione del diritto di scioperoper i lavoratori di quei settori.

Nella lunga relazione alla III sottocom-missione della Costituente, Di Vittorio sioccupava anche di rapporti interni al sin-dacato e dell’ordinamento sindacale. “Ilprimo problema da risolvere è quellodella natura del sindacato, dato che dallasoluzione di questo problema pregiudi-ziale discende quella di tutti gli altri chene sono connessi. Su questo problema sisonomanifestate nel paese e nella stampadue tendenze estreme; l’una propone ilsindacato quale ente di diritto pubblico,giuridicamente riconosciuto dallo Stato esottoposto al controllo delle autorità tu-torie; l’altra propone il sindacato libero,non avente alcun rapporto giuridico conlo Stato, rimanendo presso a poco nellastessa posizione che avevano i sindacatiitaliani nel periodo prefascista. Fra que-ste due tendenze estreme, crediamo siapossibile una posizione mediana, chesoddisfi le esigenze obiettive poste dal-l’una e dall’altra posizione ed elimini al-meno la maggior parte dei graviinconvenienti che presentano entrambe.Il sindacato di Stato si presenta tecnica-mente come quello che offre la soluzionepiù facile e più comoda di tutti i problemirelativi ai rapporti sociali e di lavoro. Inrealtà questo tipo di sindacato è la nega-zione totale del vero sindacato qual è co-munemente concepito dai lavoratori; èincompatibile coi princìpi elementaridella libertà ed è impossibile in un regime

democratico, che presup-pone la volontarietà nell’e-sercizio dei diritti. Difatti, ilsindacato di Stato significaautomaticamente sindacatounico, obbligatorio, con tri-buti obbligatori e con uncontrollo più o meno strettodello Stato. Questo tipo disindacato statale, come sivede, si apparenta moltis-simo a quello fascista”.

Un intero capitolo della relazione eradedicato alla libertà e alla pluralità sinda-cale, argomento molto caro a Di Vittorio.Parole che alla luce di ciò che sarebbesuccesso dopo e alla luce di quanto suc-cede ai giorni nostri devono necessaria-mente far riflettere. “Una volta escluso ilsindacato unico obbligatorio, sorgeun’altra questione: possono costituirsipiù sindacati, antagonistici e concorrenti,per la stessa categoria? Noi rispondiamoper l’affermativa. Il concetto di libertàsindacale non può essere disgiunto dallalibera facoltà d’ogni lavoratore di ade-rire o meno al sindacato costituito o direndersi iniziatore della costituzione di unaltro sindacato. L’osservazione che l’am-mettere la pluralità dei sindacati sia con-trario al principio dell’unità sindacale, opossa comprometterla, non appare fon-data. Unità e «unicità» sindacali sonodue concetti profondamente diversi ed incerto senso opposti. L’«unicità», o l’unitàobbligatoria, non unifica assolutamente

nulla. L’iscrizione obbligatoria in un sin-dacato unico non annulla gli eventualidissensi fra gruppi di lavoratori di variecorrenti, né può impedire ad essi di bat-tagliare fra di loro e quindi di essere ef-fettivamente disuniti. L’unità sindacalevera ed operante non può essere che unarealizzazione viva e volontaria dei lavo-ratori interessati, di varie correnti o dinessuna corrente, quale risultante e ma-nifestazione della coscienza che essihanno della comunità dei propri interessieconomici e professionali da difendere, edell’utilità indiscutibile della propriaunità, come strumento più poderoso dellapropria potenza. La Confederazione ge-nerale italiana del lavoro, in regime di li-bertà, è riuscita a realizzare ed aconsolidare la più vasta ed effettiva unitàsindacale esistita sinora, appunto perchéi lavoratori ed i loro esponenti hanno po-tuto agire ed agiscono liberamente, senzavincoli, senza obbligatorietà e senza in-gerenza dello Stato. La vera unità sinda-cale, dunque, presuppone la libertà”.

DI VITTORIO, UNA PAGINA DI STORIAGiuseppe Di Vittorio, pugliese di Cerignola, è stato uno dei più importanti rappresentanti del mondo sindacale nelDopoguerra. Segretario della Cgil dal 1945 al 1957, anno della morte, è stato uno dei principali artefici della ri-costituzione del sindacato disciolto dal Fascismo. È stato deputato del Pci all’Assemblea Costituente. Ma nel 1956si discostò dalla linea del partito schierandosi contro l’intervento armato dell’Unione Sovietica in Ungheria. A dif-ferenza di altri sindacalisti, storicamente di estrazione operaia, è sempre stato vicino al mondo agricolo essendo diorigine contadina. Giovanissimo componente del comitato nazionale dell’Unione Sindacale Italiana, fu arrestato

durante il Fascismo ma riuscì a fuggire in Francia. Si è sempre schierato a sostegno dell’unità sindacale anche se proprio durante lasua segreteria alla Cgil si consumò lo strappo quando, in occasione dello sciopero generale proclamato in seguito all’attentato a To-gliatti, i cattolici uscirono dal sindacato per fondare la Cisl e i socialisti e i socialdemocratici si unirono nella Uil.

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la riflessione

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Apoco più di due mesi dall’inse-diamento ai vertici dell’Acen,abbiamo intervistato Rodolfo Gi-

rardi (nella foto), il presidente dell’Asso-ciazione Costruttori edili napoletani. Que-sto lo scambio di battute nella prestigio-sa sede di piazza dei Martiri.PresidenteGirardi, innanzitutto trac-

ciamo un primo bilancio di questi duemesi di presidenza?

«Come già ho avuto modo di dire, sonoorgoglioso di guidare la rappresentanzaedile a Napoli. In questi due mesi abbia-mo già ottenuto buoni traguardi e in senoall’Associazione si sono già insediatetutte le commissioni referenti. Inoltre, stia-mo lavoriamo con impegno - grazie ad unottimo lavoro di squadra che ha salde ra-dici nella passata gestione - a molte ini-ziative che riguardano la nostra categoria».Quali sono i traguardi di cui parlava?«Innanzitutto l’approvazione della leg-

ge regionale sulla casa. Si tratta di un ri-sultato di assoluto rilievo per la nostra re-gione. In Consiglio regionale maggioranzae opposizione hanno trovato capacità didialogo e convergenza su un provvedi-mento che potrà dare risposte di qualità alnostro territorio, sia per ciò che attiene alleforti esigenze abitative della città, sia perquel che riguarda l’occupazione».Ci faccia capire nel merito?«Si è calcolato che potrebbe mettere in

moto attività per un valore di 6 milioni dieuro in 5 anni, aumentando il numero del-

le abitazioni disponibili in città e riquali-ficando interi quartieri, fonte ormai di de-grado e di abbandono. Secondo i dati re-gionali sono 468mila le nuove abitazionidi cui c’è bisogno in Campania e a Napolisi focalizza questa carenza: qui mancanopiù di 300mila residenze».Quindi è positivo il suo giudizio sul-

la legge approvata?«Sì, con questa legge si può dare una

concreta spinta all’economia senza in-taccare - e mi piace sottolinearlo - un solocentimetro di area libera o verde del no-stro territorio e senza impiegare un eurodi fondi pubblici».È fiducioso allora per la ripresa eco-

nomica a Napoli e in Campania?«Se a questo provvedimento seguiran-

no gli atti che competono ai singoli co-muni in cui attuare recuperi, investimen-ti e operazioni di riqualificazione urbana,potremmo annoverare risultati positivi perla categoria e, quindi, per il futuro e lo svi-luppo del settore. Ora però, per tradurrele opportunità in fatti, e dare quindi ossi-geno all’occupazione, serve lavorare conoculatezza alle linee guida della legge, conuno studio concreto che consenta di va-lutare le opportunità per le aziende a Na-poli e in provincia. Una cosa mi sembraimportantissimo evidenziare: questi lavoridovranno impegnare manodopera regolaree per far ciò abbiamo chiesto e ottenuto diinserire nelle “linee guida operative” cheper ottenere l’agibilità si dovrà consegnare

il DURC regolare dell’impresa che atte-sti anche la congruità dell’utilizzo delle ri-sorse lavoro».Presidente Girardi, prima ha accen-

nato anche ad altri traguardi.«Mi riferisco anche al regolamento re-

gionale dei lavori pubblici. Grazie al for-te impegno dell’assessore Forlenza laRegione Campania, operando in anticiporispetto a quanto è avvenuto a livello na-zionale, ha adottato uno strumento inno-vativo che completa l’iter della com-plessa materia sugli appalti pubblici, mi-gliorando la qualità e le garanzie a sup-porto del nostro lavoro».Come?«Innanzitutto istituendo la sussidia-

l’intervento

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Il presidente Acen, Girardi: Legge regionale sulla casa punto di partenza

«Nuovi parcheggi a Napoli:questo è l’anno della svolta»

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rietà della Regione in caso di ritardi nel-la pubblicazione di bandi di opere pub-bliche, quindi semplificando e aumentandola certezza delle procedure, la legalità ne-gli appalti e nell'esecuzione dei lavori; nel-lo stesso tempo, migliorano le misure a tu-tela dei lavoratori, attraverso il rispetto deicontratti collettivi e la sicurezza dei luo-ghi di lavoro».Ha invece un auspicio per il 2010?«Attendiamo una rapida pubblicazione

dei bandi per la realizzazione delle ope-re finanziate dal cosiddetto “Parco Pro-getti” attraverso il Por 2007-2013. Inballo vi sono 357 interventi per un valo-re di circa un miliardo d’investimenti, chepotrebbero essere immediatamente can-tierabili. Con effetti benefici, ovviamen-te, sul mercato del lavoro e positive rica-dute a favore di lavoratori e imprese. Cosìcome importante sarà l’immediata cante-rizzazione da parte del Provveditorato alleOpere pubbliche di 52 interventi a Napoli,

finanziati dal Ministro dei Lavori Pubblici.Inoltre, siamo fiduciosi che la proroga ot-tenuta dal sindaco di Napoli quale Com-missario straordinario per l'emergenzatraffico e mobilità dia buoni frutti. Sonocerto che questi mesi saranno impiegati

per sostanziare la canterizzazione dei la-vori e noi, come associazione di catego-ria, continueremo a svolgere tutte le atti-vità consultive, utili a contribuire alla piùrapida e alla migliore realizzazione di nuo-vi parcheggi a Napoli».C’è qualche ulteriore provvedimen-

to che può dare sostegno alle imprese inquesto momento difficile?

«La svolta potrebbe aversi rimuovendogli ostacoli agli investimenti privati e ri-lasciando le relative approvazioni. Mi ri-ferisco ai 59 interventi di riqualificazio-ne presentati a Napoli dalle nostre impresee agli ulteriori 83 proposti nel resto dellaprovincia. Tutte iniziative in linea con lastrumentazione urbanistica, che com-plessivamente potrebbero immettere sulmercato lavori per oltre 3 miliardi di euro».Veniamo al fronte lavoratori-impre-

se. Come ha impostato il rapporto conle forze sindacali?

«Sulla chiarezza, sulla trasparenza e suldialogo, in continuità con quanto è statofatto finora. E colgo gradita l’occasione,vista la natura del vostro periodico, per af-fermare con forza che l’Acen continueràa battersi nelle sedi opportune, contro chiopera senza scrupolo, a favore della qua-lità delle opere e del rispetto del contrat-to di lavoro. Contro il lavoro nero e ogniforma di illegalità».Abreve si apre la stagione della con-

trattazione per il rinnovo. Qual è la vo-stra posizione?

«È utile, alle imprese come ai lavoratori,aprire un tavolo di contrattazione sereno,tenendo ben presente la difficile con-giuntura che ci troviamo a vivere. Da que-sto punto di vista un alto grado di con-sapevolezza è fondamentale. Nello spe-cifico, poi, opereremo come sempre conil massimo rispetto per le organizzazionisindacali, tesorizzando la buona consue-tudine dell’autonomia sindacale, discu-tendo e valutando le migliori scelte chepossano dare risposte e soddisfazione almercato e ai lavoratori. Solo così si po-tranno perseguire obiettivi condivisi, cia-scuno per la propria parte, con l’auspicioche si traducano in posizioni compatte, nel-l’interesse convergente di imprese e la-voratori».

cp

l’intervento

Molti progettifavoriranno

l’occupazione.Con attenzione

alla legalità

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l’intervento

Dopo il succedersi di congressidelle diverse categorie, Fenealcompresa, si è giunti, dopo quat-

tro anni di mandato, al nuovo Congres-so regionale della Uil di Napoli e dellaCampania. E così, mentre si organizza-no la sala del meeting le brochure, gli in-viti e gli ultimi necessari preparativi invista dell’8 e del 9 febbraio, è doverosoun bilancio su questi ultimi anni di bat-taglie sindacali.

Stiamo vivendo momenti difficili ecredo che ci vorrà ancora del tempo peruscire definitivamente dall’impasse no-nostante i prognostici cocciutamentepositivi di chi affermava che il peggiofosse passato, gli stessi che quando poic’era da mettere mano ai tagli sulle tas-se per dare una boccata d’aria ai lavora-tori ed ai cittadini, sono tutto ad un trat-to rinsaviti e ricordati che la nottata an-cora deve passare.

La crisi economica e finanziaria ha tra-sformato le fondamenta della nostraeconomia, ha invertito repentinamente ca-pisaldi che si credevano sicuri; ha can-cellato con un colpo di spugna la condi-zione e lo status di molte persone, dai ma-gnati delle banche e delle grandi industrieal viver quotidiano del semplice impie-gato, del giovane lavoratore o dell’arti-giano. La crisi ha mutato le esigenze e leproblematiche delle famiglie, dei pen-sionati, dei giovani e dei lavoratori: il sin-dacato si è ritrovato di fronte a nuove

emergenze riguardanti il lavoro, la pen-sione, i redditi e persino i diritti che cre-devamo oramai definitivamente conqui-stati.

Ci siamo ritrovati da un lato i giovaniprecari in cerca di una sacrosanta stabi-lizzazione e di maggiori garanzie per po-tersi “permettere” il futuro e, dall’altro,una nuova e preoccupante generazione didisoccupati ultracinquantenni, troppogiovani per la pensione e troppo vecchiper il mercato. Allo stesso tempo abbia-mo dovuto e dobbiamo ancora battagliareaffinché i lavoratori provenienti da altriPaesi, da altre realtà economiche e cul-turali, siano prima di tutto essi stessi con-sapevoli di essere soggetti di tutele e didiritti inviolabili in modo da prepararli afronteggiare quei datori di lavoro, im-presari senza scrupoli, spesso “presta-nomi” della malavita organizzata, chesfruttano donne e uomini stranieri, introppi casi clandestini e quindi ricattabilie terrorizzati da un rientro nella terra dacui sono scappati. Abbiamo conosciutole condizioni in cui vivono e lavorano i

cinesi nei nostri territori: uomini e don-ne ammassati in sottoscala sporchi, ai li-miti della legalità, senza un minimo di si-curezza ed igiene; lavoratori spesso sen-za diritti, senza regole e tutele. Tristirealtà, figlie della globalizzazione e del-la miseria, le quali mortificano l’uomo erendono la concorrenza, con le altreaziende e gli altri lavoratori, sleale e adarmi impari. Ma ciò che più di tutto hascosso la nostra società ed il nostro ruo-lo di sindacalisti è stata la “mannaia” oc-cupazionale della crisi: solo in Italia piùdi 2 milioni di persone hanno perduto ilposto di lavoro con una percentuale del9%, destinata a crescere in questo nuo-vo anno; mentre la cassa integrazione or-dinaria, straordinaria ed in deroga, in Ita-lia, ha visto schizzare il numero delle ore, passate dalle 223mila a quasi 1 milio-ne di ore nel 2009. (aumento del 311,4%-dati Inps). La Campania, regione già inagonia, ha sofferto maggiormente dei col-pi e delle conseguenze dello “tsunami”economico e finanziario: 30mila posti dilavoro in meno, con picchi di disoccu-pazione in settori come l’industria, l’e-dilizia e l’agricoltura. I cassintegrati, in-

l’intervento

Anche nel futurosapremo esseresindacato forte

e interlocutoriper la politica

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[ANNA REA] (segretario Uil Campania)

«La crisi non è passata:la politica si ricompatti»

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l’intervento

vece, hanno superato la soglia dei 20milain tutta la regione. I cambiamenti socia-li, economici e culturali a cui stiamo as-sistendo si stanno verificando in un cli-ma politico allucinato.

Il dibattito politico sia nazionale che re-gionale ha perduto tono, contenuti edobiettivi, perpetuando ed allargando queldivario tra chi decide e chi le decisionipurtroppo le subisce, tra casta dirigentee un popolo di elettori sempre più disin-cantato e sconcertato. Si respira atmosferadi diffidenza e rancore, di attese traditee di possibilità negate. In Campania sicontinua a mettere lo sgambetto al sin-daco di Napoli, Rosa Russo Iervolino,oramai volente o nolente alla fine del suomandato, piuttosto che “fare squadra”,creare i presupposti per un dialogo tra leparti e le controparti , tracciare le lineedi un nuovo progetto per la città e per laCampania, trovare soluzioni alle tanteproblematiche dei lavoratori e dei citta-dini. O ancora, le spaccature, le indeci-sioni del Pd, sia nazionale che regiona-le, che non fanno altro che generare vuo-ti e sfiducia negli elettori, che sentono l’e-sigenza, ora più che ieri, di affidarsi e po-tersi fidare di chi li rappresenta. E se poi,sempre a proposito di bilanci e riflessioni,vado a ritroso nel tempo e penso alle no-tizie di cronaca legate agli scandali del-la politica nella nostra regione, davverosi finisce nella strada del non ritorno: l’in-chiesta “Global Service”; il tragico sui-cidio dell’assessore Nugnes, lo scanda-lo Lonardo-Mastella, fino alla bancarot-ta sanitaria e alla storica emergenza rifiuti.

In vista del nuovo congresso non pos-

so permettermi pessimismi o indigna-zione, anche se sembrerebbe la cosapiù facile da fare ma non la più giusta,per chi da noi, dal sindacato, dalla Uil,si aspetta delle risposte concrete. Certo,noi diamo risposte alle problematiche dinostra pertinenza, noi diamo risposte “dasindacato”, ma non ci possiamo sostituirealla politica che, in ogni caso, ha semprel’ultima parola in fatto di decisioni. Conla politica, però, noi possiamo interlo-

quire, possiamo contrattare, possiamo lan-ciare proposte o avanzare critiche, cor-rettivi, modifiche ad eventuali progetti perlo sviluppo dei territori, sempre cheessa sia disposta ad ascoltarci.

La Uil di Napoli e della Campania ini-zia il suo nuovo mandato da ciò che hafatto, dai risultati che è riuscita a rag-giungere, con la consapevolezza profon-da e realistica di tutto ciò che ancora c’èda fare, battaglie importanti, da soli o in-sieme con gli altri sindacati: dalle ma-nifestazioni a favore di una sanità effi-ciente a quelle per l’emergenza rifiuti;dalle iniziative per la legalità e la sicu-rezza a quelle sullo sviluppo ed il fede-ralismo nel Mezzogiorno; dalle discus-sioni sul precariato alle problematichedell’immigrazione; dalla riforma dellacontrattazione del 22 gennaio 2009 e lacontrattazione di secondo livello alla mar-cia per i lavoratori di Pomigliano d’Ar-co, che ci ha visti riempire in tanti,compatti, uniti come non mai, insiemecon Cgil e Cisl, le strade della cittadinavesuviana, a favore dei 10mila lavoratori

dell’azienda storica della Campania e del-l’Italia e di tutto il mondo lavorativo chevi ruota intorno tra indotto, artigianato estrutture commerciali. Abbiamo siglatocontratti nazionali di categoria e pro-vinciali per difendere il potere d’acqui-sto, unitariamente e da soli; così comesono stati importanti gli accordi sindacalicon molte aziende per la salvaguardia del-l’occupazione attraverso la sperimenta-zione di forme di solidarietà per evitareche i lavoratori lasciassero l’azienda edil posto di lavoro di sempre. L’ultima no-stra iniziativa, più simbolica e di “buonauspicio”, è stata l’inaugurazione del re-styling dei locali della Uil, la sede prin-cipale in piazzetta Immacolatella Nuova,al varco Pisacane, all’interno del Porto diNapoli (nella foto: il momento dell’i-naugurazione). Abbiamo reso la sede piùmoderna, confortevole, in grado di po-ter accogliere i nostri lavoratori, i nostrigiovani ed i pensionati. Lello Esposito,artista partenopeo di fama internaziona-le, ha creato per noi delle sculture sul la-voro e sulla sicurezza, mentre alla sera ,alla nuova stazione per l’imbarco per leisole, abbiamo dato una festa per tutti inostri iscritti, per tutti i lavoratori che in-sieme a noi sono cresciuti e ci hanno datola possibilità di crescere.

La Uil della Campania, quindi, ripar-te dalla città: non è un caso che il IXCongresso della Confederazione saràcelebrato proprio a Napoli, perché se riu-sciamo a cambiare rotta qui, significa chesapremo farlo anche nel resto dei terri-tori regionali. E a Napoli, come nel re-sto della Campania e del Mezzogiornoogni cambiamento non è possibile sen-za lavoro e buona occupazione. Quindi,senza dubbio, la sfida più importanteper la UIL Campania è prima di tutto illavoro.

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La Uil Campaniariparte da unasede rinnovata

ma con la stessavoglia di lottare

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Il Mezzogiorno d’Italia sta oggi scon-tando il fatto che per lunghi decen-ni, ed anche da parte del sindacato,

si è parlato, discusso e organizzato con-vegni quasi per dovere, come se fossestato sincero l’interesse ad esso dedicato.

Così è stato, soprattutto da parte deiGoverni della Prima Repubblica, chehanno sempre definito il Mezzogiornocome una priorità del nostro Paese perpoi destinare ad esso risorse finanziarie,addirittura con interventi straordinari,che risultavano però essere meno dellametà delle risorse ordinarie destinate alleRegioni settentrionali. La questionemeridionale, in fondo, è sempre stata

questa: un grande problema nazionale,riconosciuto e analizzato come tale,ma dichiarato anche un problema non ri-solvibile, perché il Sud, con ciò che gliè stato negato, è sempre stato il princi-pale sostenitore dello sviluppo dellearee ricche del Nord. Ed anche se il Mez-zogiorno un suo sviluppo lo ha avuto,quasi per capacità autoctona; quel pocodi risorse che gli sono state consegnatehanno aumentato gli appetiti di tutte lemafie e della corruzione, che per ap-propriarsene hanno ingigantito i pro-blemi sociali ed abbassato la diffusionedella legalità e della qualità della vitanelle regioni meridionali. La cosa più im-

pressionante è che anche in questi ulti-mi dieci anni, a prescindere da chi è sta-to al governo del Paese, nessuno abbiaalzato il livello del dibattito per rimar-care la questione. Questo a conferma cheil dibattito politico nazionale, è forte-mente condizionato dalla crescente in-fluenza della Lega Nord, e quindi si èsempre più spostato sulla conquista o ri-conquista dell’elettorato del Nord, sen-za mai soffermarsi più di tanto sull’uti-lità dello sviluppo del Sud per la crescitadell’intero Paese. Ed anche il centrosi-nistra ha più volte enfaticamente ri-marcato il disagio del Nord, lasciandoimplicitamente consolidare l’immaginedi un Mezzogiorno uguale a Gomorra,nel resto del Paese. Purtroppo anche lepopolazioni meridionali stanno vivendoquesta fase di preoccupante torporemediatico che riguarda l’intera nazione,ma che per esse sta ancora di più an-nebbiando la presa di coscienza deipropri problemi, anzi proprio questi neoffrono un campo più fertile. Ma non sipuò pretendere che tale situazione per-duri ancora per molto tempo. La man-canza di lavoro, che tende ad accentuarsismisuratamente, la crescente povertà cheormai avvolge strati sempre più ampidella società, il mancato avvio di gran-di opere infrastrutturali veramente ne-cessarie, la fuga delle grandi fabbricheche, dopo anni di sfruttamento e dopo lospolpamento delle risorse, non trovano

Il Mezzogiorno torniuna priorità nazionale

speciale congressi

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[EMILIO CORREALE] (segretario Feneal Uil Campania)

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speciale congressi

più comoda la loro permanenza al sud,la mafia, la camorra, la diffusa collusionecon esse da parte della politica, sono tut-ti problemi che stanno marcando ladrammatica situazione in cui versano leregioni del Mezzogiorno, che è diven-tata oggettivamente esplosiva e pone al-l’attenzione generale la necessità dinuova e meno astratta formulazionedella questione meridionale.

Il Governo Berlusconi deve smetter-la con l’effetto annuncio di provvedi-menti ed iniziative senza darne, invece,concreta sostanza politica e procedura-le. I lavoratori, i giovani e le donne, i tan-tissimi disoccupati non sono sempre di-sposti a credere alle favole. Sono annunciingannevoli e di chiaro effetto propa-gandistico. Ed anche gli imprenditori,che sono in perenne attesa di godere del-le ordinarie condizioni di convenienzaper poter realizzare il loro primario in-teresse di investire e mostrare la propriacapacità di impresa, mica si accontentanodel solo annuncio di una Banca del Sud,quando non si sa ancora bene cosa sia,con l’unica certezza che la sua cassa simostri già misera e insufficiente. Il no-stro Paese, e a maggior ragione il Sud,hanno bisogno di ben altre misure anti-crisi. Va bene la riforma degli ammor-tizzatori sociali che, anche se utile e per-ciò da noi apprezzata, rimane un pal-liativo assistenziale, non certamente lasoluzione all’attuale condizione di cri-si economica e sociale, e ciò fin quan-do tali ammortizzatori non saranno fi-nalizzati a una sicura ripresa delle atti-vità produttive.

La Uil non ha mai fatto mancare il pro-prio apporto propositivo, per sostenereuna corretta politica economica delPaese, capace di utilizzare bene sia le ri-sorse dello Stato che i fondi europei, direindirizzare, insomma, lo sviluppo, etali proposte le ha formulate sempretraendo spunto dalla grande e insosti-

tuibile efficacia del pensiero riformista,che sempre ne ispira l’impostazionepolitica. Anche la sua ultima proposta vain questo senso: quella di ridurre la pres-sione fiscale ai lavoratori, cominciandoa detassare le tredicesime, per restitui-re loro maggiori agi economici, perchésolo il miglioramento delle finanze fa-miliari può consentire un’effettiva ripresadei consumi.

Siamo favorevoli a ripristinare al piùpresto il credito di imposta per le azien-de che creano lavoro e riescono a pre-servarlo su buoni livelli qualitativi equantitativi per lungo tempo. L’Italiadeve produrre di più e meglio, spen-dendo di meno. Anche noi pensiamocosì, ma pensiamo che spendere dimeno significhi acquistare di meno fuo-ri dal nostro Paese e non certamente esa-sperare, come qualcuno vorrebbe, la fles-sibilità del lavoro. Bisogna aumentare lacapacità di produrre di più, aumentan-do e qualificando insieme i livelli oc-cupazionali. È indispensabile, per que-sto, risparmiare sull’acquisto delle ma-terie prime, ma soprattutto deve dimi-nuire sensibilmente l’approvvigiona-mento delle risorse energetiche, facen-do ricorso alle fonti alternative. Ancheil sindacato esiste in funzione del lavo-ro e, proprio perché esso è un valore pri-mario di una società civile, deve operarecon il senso più alto di responsabilità,ben sapendo che i propri compiti di rap-presentanza e di tutela dei lavoratori nonpossono essere condizionati né smorzatise non a danno della società intera.

Perciò la Feneal Uil a Napoli e inCampania ritiene che sia doveroso pren-dere posizione, sempre, in modo chia-ro e deciso, su tutte le questioni che ri-guardano il settore delle costruzioni.

LEGISLAZIONE SUGLI APPALTIBisosgna affrontare, una volta per

tutte, il problema di una corretta rego-

lamentazione del settore delle costru-zioni, la cui normativa, sia nazionale cheregionale, è ancora troppo farraginosa econtraddittoria, visto che ancora sono vi-genti procedure esageratamente vessa-torie per le imprese regolari ed eccessi-vamente permissive per le imprese mar-ginali, che, in ogni caso, comportano ri-percussioni negative sulla qualità e sul-la quantità dell’occupazione. C’è biso-gno di una più coerente sistemazione ditale normativa, per semplificarne gliaspetti procedurali e velocizzarne gli esi-ti: una sorta di Testo unico in materia diappalti, così come è stato fatto in temadi sicurezza nei luoghi di lavoro, in-quadrando bene in esso le competenze“esclusive” e quelle “concorrenti” di Sta-to e Regioni, scaturite dalla modifica delTitolo V della Carta Costituzionale, nelmodo che già proponemmo in un riuscitoe molto apprezzato Convegno che te-nemmo insieme a Uil Campania, conoggi, esattamente tre anni fa. C’è poi unulteriore problema: oggi accade, pur-troppo nel pieno della legittimità, cheun’opera è affidata a chi garantisce larealizzazione al costo più basso, anchea danno della qualità e, molto spesso,sappiamo bene, del corretto inquadra-mento dei lavoratori impegnati. Allora,è evidente che la questione è posta nel-le mani di chi ha la responsabilità del-la committenza, sia essa pubblica oprivata, che prima ancora di porsi il pro-blema dei costi finanziari dell’opera,deve badare alla bontà della sua realiz-zazione. Questo, tra gli altri, è uno deimotivi del preoccupante fenomeno del-la destrutturazione delle imprese, mol-te delle quali tendono, perciò, a dimen-sionarsi su livelli più comodi e meno im-pegnativi, preferendo appaltare a piccoleo piccolissime imprese e provocandocosì una parcellizzazione senza prece-denti delle attività produttive. L’impre-sa ha, invece, bisogno di essere inco-

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raggiata a crescere e a svilupparsi, po-tendo godere non tanto di condizioni diprivilegio, del tutto inimmaginabili diquesti tempi, ma deve poter contare sutre fattori essenziali che sono di com-petenza di quella che possiamo defini-re genericamente la Pubblica Ammini-strazione. Il primo è sicuramente riferitoalla certezza del costo di un’opera; il se-condo fattore è dato sicuramente dallapuntualità dei pagamenti. Qui le re-sponsabilità sono molteplici e non ad-ditabili ad una sola parte, ma non è pos-sibile che opere importantissime comela Linea 1 e la Linea 6 della Metropo-litana di Napoli, possano rischiare dibloccarsi per il mancato pagamento de-gli Stati di Avanzamento Lavori. L’e-sperienza ci insegna che questa eve-nienza non è mai positiva per i lavora-

tori, che prima o poi ne subiscono le dan-nose conseguenze. Il terzo aspetto è ri-ferito all’ambito delle convenienze chesi deve creare per favorire gli investi-menti. L’impresa è invogliata a miglio-rare la propria capacità di intraprende-re direttamente, quando sono chiara-mente predeterminate le condizioni chene favoriscono l’interesse.

IL SETTOREANAPOLIAbbiamo vissuto a Napoli nel prece-

dente decennio, almeno per quanto ri-guarda il nostro settore, una straordinariastagione di concertazione, che realizzòtra l’Amministrazione comunale, i co-struttori ed il nostro sindacato, un’esal-tante condivisione di quelle scelte cheoccorrevano per restituire la nostra cittàall’apprezzamento del mondo intero.Siamo testimoni convinti che quello nonfu un periodo di sola apparenza, condi-ta da suggestivi effetti scenici, a co-minciare dalla liberazione dalle auto dipiazza del Plebiscito, ma ci fu invecemolta sostanza; e nonostante la scarsezzadelle risorse finanziarie necessarie, c’e-ra molta voglia di fare. Alcune dellegrandi opere pubbliche che oggi sono in

avanzato corso di realizzazione, a co-minciare dalle due linee della metropo-litana, sono ritornate in vita grazie a quelfecondo rapporto concertativo che, a se-guito di storiche riunioni ministeriali, fucapace di invertire la decisione già pre-sa di azzerare quelle opere. In quella fasedi serrato e positivo confronto istitu-zionale riuscimmo addirittura a con-cordare con il Comune di Napoli unanorma, la cosiddetta clausola Sirena,spiccatamente innovativa per quell’e-poca e che oggi è, addirittura, di riferi-mento per gran parte delle Ammini-strazioni, a livello nazionale. In base atale norma, riferita a questa grande ini-ziativa di recupero urbano, che è ilProgetto Sirena, ormai arrivata al terzobando con oltre 80 milioni di contribu-ti stanziati, non solo viene impedito l’ac-cesso alle imprese colluse, ma vengonoespulse anche quelle che non rispettanoi vincoli di sicurezza, qualità, trasparenzae regolarità amministrativa. È vera-mente un bell’esempio, partito da Na-poli, di organizzazione, di selezione equalificazione del mercato edile. Maquella stagione, purtroppo è svanita. Sisono talmente divaricate le distanze, alpunto che sta risultando difficile ancheil semplice incontro in Comune o in Re-gione, e spesso per ottenerlo si mobili-tano i lavoratori che lo vanno a solleci-tare con ampie delegazioni. Addiritturaè venuto meno il semplice rapporto diconoscenza con gli assessori che hannocompetenza per il nostro settore ed èquesta una colpevole mancanza che cisaremmo aspettati da Amministrazionidi altro colore. Eppure sia il sindacatoche i costruttori non hanno mai abbas-sato la voglia di essere propositivi e disupporto, per tenere in piedi un accet-tabile rapporto concertativo con i re-sponsabili delle Amministrazioni loca-li. E lo sono ancora oggi sui temi che in-sieme ritengono utili al buon andamen-

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to della produzione delle de-cisioni e funzionali allo svi-luppo della città, della Pro-vincia e della Regione. Inve-ce, il confronto istituzionalesembra essere sempre piùcondizionato da vincoli bu-rocratici, spesso pretestuosi,e da veti incrociati da partedegli enti chiamati in causa.Capita che, anche per opereveramente necessarie ed at-tese dalla collettività, bastiuna sola posizione, rappre-sentata con un’intransigentevisione integralista, a bloccareil regolare andamento delleprocedure di appalto. E quan-do è così, anche al più ange-lico benpensante può venirequalche sospetto. Per noi que-sto è semplicemente sviluppoche viene negato alla città ed è lavoroche viene sottratto ai lavoratori. Eppu-re dai dati Cresme, l’istituto di ricercacon cui siamo convenzionati a livello na-zionale e che ha un analogo rapporto conl’Acen, risulta che, anche se nella nostraregione è diminuita sensibilmente l’e-manazione dei bandi di gara d’appaltodelle opere pubbliche, ciò nonostante lametà di quelli che vengono pubblicatipassa all’aggiudicazione, anche se conun ribasso medio ancora del tutto inac-cettabile e preoccupante, pari al 27,1 %.Solo nel primo semestre di quest’anno,infatti, dei 1.230 bandi di gara d’appal-to delle opere pubbliche, pubblicati inCampania, di cui 438 nella provincia diNapoli, ben 1.047 sono stati aggiudica-ti, per un importo complessivo di 734milioni di euro, e di queste aggiudica-zioni 245 riguardano la provincia di Na-poli per un importo di 405 milioni dieuro. Nonostante la crisi, quindi, un mo-vimento c’è e proprio perché c’è la cri-si bisogna accelerare le procedure per

l’immediata cantierizzazione delle ope-re. Invece, nonostante tutti i buoni pro-positi, che il nostro settore aveva ben si-stemato nell’avviso comune firmato a li-vello nazionale all’inizio di quest’anno,che ha poi ispirato la convocazione de-gli Stati Generali delle Costruzioni,siamo costretti ancora una volta a ri-manere sconfortati per il riproporsi di fal-se ragioni ambientaliste e dello sterile in-tegralismo di coloro che credono che siaancora possibile resuscitare le attività in-dustriali solo perché esistono le fabbri-che dismesse. Comunque, sono ben 62gli interventi proposti dall’Associazio-ne dei costruttori e dalla Consulta del-le Costruzioni, alcuni dei quali sono incorso di lavorazione, come l’Ospedaledel Mare, la nuova Facoltà di Ingegne-ria a San Giovanni a Teduccio, il Cen-tro commerciale Auchan a via Argine, ilprogetto Aedifica in via Brin 69, doveè ubicata la nostra nuova sede. Altri la-vori sono all’avvio della cantierizzazionema non ancora esplosi nel loro potenziale

occupazionale, come Porto Fiorito, ilporto turistico di Vigliena. La gran par-te di tali interventi, però, è ancora al palospesso per colpevoli ritardi procedura-li che andrebbero celermente rimossi, mache intanto confermano in modo evi-dente una certa vocazione dei nostri am-ministratori a disperdere, in un sol col-po, non solo l’efficientismo, ma a vol-te anche la trasparenza. Tra queste ope-re attese vanno sicuramente citate: ilcompletamento del Centro Direzionaledi Napoli, la Città della Musica a Pon-ticelli, la cittadella della Polizia nell’exManifattura tabacchi, i piani di recupe-ro urbano, soprattutto quelli di Ponticellie Scampia, gli interventi a Bagnoli e nel-la zona occidentale, i parcheggi. L’elencodegli interventi proposti è ancora più lun-go, ma per ognuno di essi si sta scri-vendo per adesso una storia negativa diintralci, impedimenti e negligenze, a cui,però bisogna porre fine, con grande ener-gia e determinazione.

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Il tessuto imprenditoriale della Pro-vincia è caratterizzato da una netta pre-valenza delle piccole e medie impre-

se e, in particolar modo, di quelle con solouno o due addetti. Tali imprese costitui-scono, infatti, poco più dell’80% di quel-le esistenti nel territorio, una cifra consi-stente, ma in linea con le caratteristiche delcontesto produttivo italiano. Nell’ambitodelle imprese con un solo addetto, l’areadel Casertano presenta una concentrazionepari al 68%, un valore superiore sia al 66%del resto della regione che al 64% del re-sto d’Italia. Confrontando la distribuzio-ne del numero d’imprese e degli occupa-ti emergono alcune peculiarità della strut-tura produttiva provinciale.

L’agricoltura rappresenta una parte si-gnificativa delle attività economiche di tut-to il comprensorio casertano: poco menodi un quarto del totale delle imprese del-la provincia opera in questo settore; tut-tavia l’incidenza sull’occupazione non su-pera il 10%. Questo dato è legato alla ri-dotta scala operativa delle imprese agri-cole casertane e in parte alle dinamiche ge-nerali del settoretti. Nel settore seconda-rio, costituito dall’insieme d’industria e co-struzioni sono presenti lo stesso numerodi imprese del settore primario e, al con-trario di quest’ultimo, gli addetti sono qua-si il triplo. All’interno del settore terzia-rio la PubblicaAmministrazione, la Sanitàe l’Istruzione sono gli ambiti d’impiegoche assorbono la quota più rilevante de-

gli occupati della provincia. I settori delcommercio, dei trasporti e del turismo im-piegano meno occupati sia rispetto alla me-dia regionale che a quella nazionale. Se siconfronta, poi, il peso dei diversi settorinel tessuto economico casertano rispettoalle medie sia regionali che nazionali emer-ge come le uniche attività per cui la pro-vincia ha un trend superiore al valore na-zionale siano l’agricoltura e le costruzio-ni. Il settore secondario attraversa una fasedi stagnazione che rende evidente la ne-cessità di stimolare investimenti ed in-terventi di rilancio imprenditoriale. Nel-l’area del commercio, alberghi e traspor-ti, invece, si ha un indicatore superiore peril numero d’imprese ma inferiore per glioccupati. La presenza dell’industria in sen-so stretto e dei servizi creditizi/assicura-tivi e degli altri servizi alle imprese pre-senta, invece, un valore inferiore alla me-dia sia nazionale che regionale. Per quan-to concerne la dimensione delle aziendeoperanti nelle diverse aree di attività in tut-ti i comparti, ad eccezione dell’industriae dei trasporti, meno del 10% delle impreseha dimensioni maggiori di 10 addetti equesta alta frammentarietà del sistema eco-nomico casertano non contribuisce arafforzare il tessuto competitivo provin-ciale. Nell’ultimo decennio il settore del-le costruzioni ha mostrato una dinamicain linea con il trend nazionale rilevandouna evidenziata variazione del valoreaggiunto pari al 75,62%.

Nel nostro settore emerge una presen-za di imprese superiore sia al valore me-dio regionale che nazionale nelle quali tro-vano impiego circa il 12% degli occupa-ti in provincia, valore che è aumentato dioltre il 20% dal 2000 al 2003. Questi in-dicatori denotano la forte specializzazio-ne nel campo dell’edilizia all’interno delcontesto competitivo casertano. Ma di con-tro l’impatto della crisi sull’occupazionenei primi otto mesi del 2009 è fotografatodal numero delle ore di cassa integrazio-ne ordinaria autorizzate dall’Inps, dal-l’incremento delle domande di disoccu-pazione ordinaria presentate e dal nume-ro degli assegni pagati. Ad aggiornare ilquadro della situazione economica e pro-duttiva della provincia casertana ci pen-sano i dati forniti dalla sede di Caserta, re-lativi anche a quella di Aversa, dell’Inps.A Caserta le ore di cig ordinaria autoriz-zate sono state 868.251 rispetto alle168.545 dell’anno precedente. L’Inps diAversa, invece, ne ha autorizzate 316.334rispetto alle 10.804 dello stesso periododel 2008. In totale sono state autorizzateun milione e 184mila ore a cui ne vannoaggiunte 357.488 per l’edilizia (299.841a Caserta), che, però, sono legate agli even-ti atmosferici. Agli sportelli della sede delcapoluogo, tra gennaio e agosto, sono rad-doppiate le domande di disoccupazione ri-spetto allo stesso periodo del 2008, in pra-tica sono passate da 5.892 a 10.021. Undato che parla da solo. Ovviamente è in-

di TOMMASO DI MARCO (segretario Feneal Uil Caserta)

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Indicatori tutti in caloMa possibile il rilancio

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crementato anche il numero delle domandepresentate dalle aziende accolte: a Casertasi è passati da 122 a 486, mentre ad Aver-sa da 30 a 73. Nel comparto dell’edilizia,l’Inps del capoluogo ha accolto 2.794 do-mande rispetto alle 2.252 dell’anno pre-cedente, mentre ad Aversa ne sono stateaccolte 904 contro le 429 del 2008. Per lacigs, invece, gli assegni mensili pagati dal-l’Inps del capoluogo sono stati, sempre nelperiodo gennaio-agosto, 14.382: nel 2008erano 11.903.

Indicatori negativi per il comparto del-le costruzioni ci vengono inoltre forniti dal-la Cassa Edile di Caserta. I dati dell’En-te, riferiti al confronto tra 2007/2008 e2008/2009, dicono che le imprese attivenella nostra provincia sono passate da2.957 a 2.857, che il numero di addetti da13.231 è calato a 12.390, che le ore la-vorate da 5.903.401 si sono ridotte a4.969.071, che la massa salariale si è ab-bassata da € 52.960.759 a € 47.045.481.

In questo critico quadro di riferimento,siamo convinti, che il rilancio del setto-re edile passa attraverso una nuova pro-grammazione delle opere pubbliche delnostro territorio ed alla ripartenza diquelle ferme dove il caso più eclatante re-sta quello riferito alla costruzione del Po-liclinico. Inoltre, riteniamo che una del-le priorità strategiche sulle quali puntaresia quella della infrastrutturazione terri-toriale: il miglioramento della viabilità stra-dale e ferroviaria è condizione necessariaper avviare un reale programma di svi-luppo.

Pensiamo ad opere, come ad esempioil raddoppio dell’asse viario dell’Appia,che siano in grado di migliorare l’acces-sibilità del territorio allacciandosi a quel-lo laziale. C’è bisogno di creare una rea-le attrattività del territorio, delle sue risorsenaturali e culturali, nella qualità del pro-prio tessuto urbano e sociale, attraverso uncompletamento di un modello di cresci-ta che sia quindi in grado, oltre che di sup-

portare i processi di mobilità e scambio,di far diventare il sistema locale e le sueproduzioni tipiche punti di attenzione si-gnificativi per flussi turistici e di doman-da a qualsiasi livello. In questa logica vainserita la realizzazione dello scalo aereodi Grazzanise, destinato sia al traffico pas-seggeri che merci, sperando che non siaancora una volta una delle tante “occasioniperdute” a causa dello scarso spessore dirappresentanza politica nell’ambito na-zionale e regionale della nostra classe di-rigente.

Dobbiamo cercare di avviare un pianodi lavoro, che attraverso il rilancio dellacontrattazione del settore si possa arriva-re ad un maggior coordinamento nel no-stro territorio tra organi di tutela (ministerobeni culturali, soprintendenze), enti locali(regione, provincia, comune), settori pri-vati (vescovati, banche) e settori lavora-tivi. La nostra provincia assiste quasi iner-te allo sperpero di tanto valore aggiuntorappresentato dal patrimonio artistico.Un’ulteriore occasione di sviluppo oquanto meno di argine a questa negativacongiuntura economica, come più voltesostenuto in occasioni pubbliche, riteniamopossa essere rappresentata dalle ristrut-

turazioni edili, specialmente qui da noi alSud. Una città riorganizzata, dove il pro-blema della casa non è solo il numero de-gli appartamenti disponibili per soddisfarela richiesta, ma la qualità dell’abitare, chea sua volta non è solamente la comoditàdegli arredi, ma il rapporto che quella casainstaura con le piazze, con la mobilità fi-sica e sociale, ossia l’inclusione, con igrandi scambi non solo commerciali maanche culturali con le altre città e con leperiferie, è una città che risponde al de-clino con una idea moderna, innovativa dirisanamento. Il come si realizza l’opera èparte integrante dell’opera stessa: questodeve essere il nostro concetto. Del restoquesto è il nostro terreno prioritario sulquale combattere la battaglia per la sicu-rezza del lavoro, che in edilizia in parti-colar modo non è solo questione di ap-plicazione della normativa specifica ma ca-pacità di intervenire sull’intera catena del-l’appalto, dalla progettazione alla chiusuradel cantiere, data la destrutturazione in es-sere. I dati degli infortuni avvenuti nellanostra provincia ci ricordano drammati-camente che occorre rilanciare la culturadella sicurezza e della prevenzione degliinfortuni nelle imprese e tra i lavoratori.

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speciale congressi

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di LUIGI CIANCIO (segretario Feneal Uil Salerno)

Il titolo con cui abbiamo voluto apri-re il congresso è impegnativo: la-voro, legalità, governabilità nella sua

declinazione è una triade alla base del-la democrazia. C’è un caso per tutti a di-mostrarlo: è il caso Agile ai cui lavora-tori va la nostra solidarietà; il cattivoesercizio e il non rispetto della legalitàhanno compromesso il lavoro di migliaiadi maestranze, “vendute” a prezzo di uneuro cadauno alla nuova società suben-trante. Il mancato controllo sulle ope-razioni finanziarie, l’assenza di strumentioperativi, il pessimo esercizio della le-galità sono i fattori che hanno minato illavoro di tanta gente. Siamo in un pe-riodo di crisi finanziaria, frutto di un’e-conomia gonfiata, tronfia e marcia.Tutti ricordiamo le vicende della Cirioe della Parmalat, scoppiate a pochimesi di distanza l’una dall’altra nel2003. Nessuno si rese conto che i duecrack non erano isolati ma entrambi ef-fetti della stessa causa. E nel nostro casodobbiamo menzionare la vicenda dellaCop Costruttori dove centinaia di lavo-ratori onesti hanno investito i risparmiattratti da un falso profitto. Non sono uneconomista, ma anche i bambini sannoche le bolle di sapone - perché tali era-no queste bolle economiche - hanno unascarsa autonomia di vita. Mi chiedo dovefossero tutti quelli che, pagati lauta-mente, dovevano controllare la con-gruità dei bilanci e la bontà degli inve-

stimenti; e che fine hanno fatto i dirigentie gli economisti che ci hanno condottoal disastro, compresi gli speculatori no-strani? Anche il nostro Paese è stato in-vestito dal crollo e abbiamo registrato -e continuiamo a farlo - dissesti aziendali,crisi occupazionali e un boom della cas-sa integrazione. Governanti ed analistifinanziari ci avevano detto “niente saràpiù come prima” facendo intendere diaver imparato la lezione: il lavoro pro-duttivo deve riprendere un ruolo centrale.Dai Governi sono arrivati aiuti, incen-tivi, utili a rilanciare banche e varieaziende; che però hanno fatto esatta-mente come prima, non hanno reinve-stito. Si parla di Banca del Mezzogior-no finanziata interamente da privati, maci si è chiesto se gli imprenditori di Cam-pania, Calabria e Sicilia hanno soldi dainvestire? Siamo in fanalino di coda intutti gli indicatori economici. “Deve cre-scere nelle Istituzioni, così come nellasocietà, la consapevolezza che il diva-rio tra Nord e Sud deve essere corretto”.Questo è stato il richiamo del presidentedella Repubblica, Giorgio Napolitano, a148 anni di distanza dall’Unità d’Italia,un richiamo che porta al centro del di-battito la “questione meridionale”. Sefosse un Paese indipendente, il Mezzo-giorno sarebbe il più povero dell’Unio-ne Europea, anche dietro i Paesi dell’E-st. I nostri territori sono invasi dalla cri-minalità organizzata, ma la mafia pro-

spera se esiste una domanda, un mercatoche crea economia. Siamo anche la ter-ra del lavoro nero: in testa c’è la Cala-bria col 26,9%, poi seguono Sicilia con21,4 e Basilicata con 20,1; la Campaniasi attesta al 20% mentre la Sardegna èal 19,4 e la Puglia al 16,4. Circa un ter-zo dell’evasione fiscale, secondo Con-fartigianato, è al Sud. Se si parla di le-galità, non si può non parlare del setto-re delle costruzioni che presenta tassi al-tissimi di lavoro nero, superiori al 30%in quasi tutte le regioni del Sud. Perquanto riguarda le grandi opere, la fa-migerata Salerno-Reggio Calabria, unpercorso di 445 chilometri (119 nella no-stra provincia) sarà completata nel girodi due anni. Se abbiamo raggiunto que-sto risultato, lo si deve soprattutto alleorganizzazioni sindacali e in particola-re alla Feneal-Uil che non ha mai mol-lato la presa ed ha attirato l’attenzionedella stampa fino ad ispirare interroga-zioni parlamentari. In questa sede voglioricordare quanto fatto dal senatoreAlfonso Andria che, da presidente del-la Provincia di Salerno, si adoperò perfar svolgere all’ente un ruolo di primopiano. Già da tempo abbiamo spiegatoche, completata l’A3, avremmo dovutomettere mano al raccordo Salerno-Avel-lino. Si pensi che, a lavori ultimati, ci ri-troveremmo improvvisamente da unaformula a tre corsie su tutta la tratta alledue corsie del raccordo. Confermiamo

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Più legalità e lavoroper un nuovo sviluppo

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di essere a favore dell’opzione zero chenon prevede gallerie sotto i Monti Pi-centini.

La frana di Casamicciola e il disastrodi Messina, come la drammatica allu-vione del 1998 a Sarno, ripropongono ilgrande tema della difesa del suolo. Con157 comuni su 158 a rischio idrogeolo-gico, la provincia di Salerno è intera-mente a rischio. I Comuni non si sonoancora dotati di quegli strumenti ne-cessari a prevenire eventuali calamità echissà quanti al momento sono privi an-che del minimo piano. È noto che i pia-ni urbanistici spesso sono influenzati damotivi clientelari o comunque affidati adamministrtori non in grado di gestire unamateria così delicata. Altri si nascondonodietro la mancanza di risorse per giu-stificare la mancata messa in sicurezzadel territorio. Sono in tanti a sostenereche i condoni e la mancanza di controllosull’abusivismo abbiamo contribuitoad esacerbare gli effetti dei disastri na-turali. A pagare il prezzo più alto sonole regioni del Sud: tra Campania, Puglia,Calabria e Sicilia si concentra il 55% del-le costruzioni abusive. Il business del ce-mento in Campania è la seconda emer-genza ambientale dopo quella dei rifiu-ti: sono oltre seimila le costruzioni abu-sive realizzate nel 2008 sul territorio re-gionale, cifra che non tiene conto dei pic-

coli abusi quotidiani. L’allarme riguar-da anche località di prestigio per il tu-rismo campano, la Costiera Amalfitana,il Cilento e le isole, invasi da cementi-ficazione selvaggia. A tutto ciò fa da con-traltare il caso Salerno dove l’abusivi-smo c’è ma in forma ridotta. Infatti, ilComune si è dotato di un Puc che restaun presidio importante contro la prati-ca selvaggia. Tra il 1997 il 1998 avvenneil miracolo: illuminazine, parcheggi,segnaletica e bitumazione. Infuriava lapolemica contro il sindaco De Luca,ma io scrissi un editoriale per il Corrieredi Salerno dove spiegavo l’importanzadi quella sistemazione urbanistica. Eccoperché noi diciamo che l’esperienzaamministrativa di questa città va allar-gata all’intera regione; all’indomanidella seconda elezione di De Luca noigià l’indicammo come unico presiden-te in grado di far voltare pagina allaCampania. Per quanto riguarda l’attivitàdel sindacato, noi ancor prima della rap-presentatività, del reale peso politico, po-niamo un problema etico e siamo pron-ti a confrontarci su questioni che ri-guardano la gestione degli enti di cui sia-mo promotori e cofondatori. La stradatracciata dai contratti integrativi è quel-la giusta ed intendiamo portarla avantisenza scorciatoie. È giusto avere con-correnza tra diverse organizzazioni sin-

dacali, anche spietata, ma a patto che sirispettino le regole e la deontologiasindacale e politica. Per noi uno degliobiettivi prioritari sarà l’accorpamentodegli Enti paritetici, necessario per con-stratare i mali endemici della categoria,la concorrenza sleale, e per promuove-re in maniera efficace tutte le eccellen-ze del territorio. Fondamentale è far as-similare la cultura della sicurezza per-ché prevenire è vitale. In tal senso è ne-cessario proseguire l’esperienza deiCpt, enti sempre più indispensabili.Sulla Cassa Edile diciamo da tempo chele sue prestazioni, per come è gestita, do-vrebbero essere ampliate. La Feneal-Uil Salerno aderisce all’iniziativa “Giùle mani dalla cassa”. Pensiamo a tutte leiniziative possibili ed immaginabili perabolire questo balzello odioso sulleprestazioni a sostegno del reddito ero-gate dall’Inps. Già con la cassa inte-grazione si prende poco, poi tra onericontributivi, Irpef al 23%, addizionali re-gionali e comunali, ci si ritrova con quei738 euro al mese che sono una vergogna.

Per tutti questi argomenti, gli appun-tamenti congressuali possono rappre-sentare un punto di svolta decisivo peril futuro della nostra organizzazione, de-vono rappresentare un momento decisivodi confronto dal quale emergano nuovimotivati gruppi dirigenti capaci di af-frontare le sfide da superare. Le nostremanifestazioni, iniziative e vertenzesono lo specchio fedele del nostro la-voro. Anche cercare una piccola fabbricaper farci fare i gadget o le manifestazionidi solidarietà fanno parte di un unicumcomportamentale che solo quella partebieca, retriva e interessata non riesce avedere. Oltre cinquemila iscritti attivi acui aggiungere i lavoratori a cui va ver-sata la cassa edile, gli impianti fissi e ledisoccupazioni; così superiamo le sei-mila unità. Questa è la grande famigliadella Feneal-Uil di Salerno.

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La fase recessiva ha fatto regi-strare nell’anno appena conclu-sosi il suo valore più alto, con ef-

fetti negativi che si trascineranno pertutto il 2010 e che, secondo diverse pre-visioni, continueranno a far innalzare illivello di disoccupazione, nel nostroPaese, con il rischio di rendere strut-turale anche una parte di quella disoc-

cupazione cosiddetta frizionale.Il settore edile nel 2009 ha retto me-

glio del previsto per gli effetti positividel DURC, grande strumento di con-trasto del lavoro irregolare e sommer-so ma, purtroppo, si accinge a vivere unmomento molto duro, visto che il por-tafoglio lavori è in via di esaurimentoe vista la lentezza con cui si procede

dall’uscita dalla crisi. Molti lavoratorie molte imprese stanno scomparendo insilenzio dal circuito produttivo, già sicontano più di 100.000 lavoratori e piùdi 20.000 imprese in meno ed è semprepiù concreta la possibilità che il dopocrisi ci possa consegnare un settore ri-dimensionato. Bisogna, dunque, agiresu diversi versanti, mettendo a dispo-

di ANDREA LANZETTA (segretario Feneal Uil Benevento)

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speciale congressi

Al Sud la crisi è più graveOra si uniscano le forze

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sizione tutte le risorse disponibili. De-terminare, le condizioni per un verocambiamento del sistema Paese, in tut-te le sue componenti, attraverso azio-ni politiche tese al recupero del terri-torio, alla tutela dei nostri paesaggi edal mantenimento di assetti territorialiche garantiscano la crescita economi-ca e sociale. Sul piano economico è ne-

cessario incidere sul sistema produtti-vo che presenta delle ben definite spe-cificità, che influiscono sulle perfor-mance di sviluppo della nostra econo-mia. La crescita economica non è dif-fusa uniformemente sul territorio, maesistono dei divari che richiedono po-litiche di sviluppo regionale, intese

come quelle politiche che a livello eu-ropeo, attraverso i fondi strutturali, e alivello nazionale, puntano a superare glisquilibri interregionali e ad effettuareuna redistribuzione geografica del red-dito tra diverse aree della stessa eco-nomia. Le politiche di sviluppo delMezzogiorno devono puntare a rimuo-vere i deficit che si riscontrano nellamodesta qualità del capitale umano, nel-la scarsa innovazione delle imprese edei contesti locali, nell’inadeguatezzadelle infrastrutture e nella scarsa tra-sparenza ed efficienza del mercato.Un nuovo e grande progetto per ilMezzogiorno, che rilanci il Sud del Pae-se rendendolo efficiente in tutte le suefunzioni, puntando sui giovani e sulleloro capacità, puntando sull’innova-zione, sulle imprese serie e strutturate,sulle intelligenze vive e propulsiveche si addensano in questi luoghi e fer-mare, così, un nuovo processo migra-torio. Ci aspettano anni difficili. Anninei quali c’è bisogno di più coraggio perfar tornare competitivo il nostro Paese.Un Paese che sta vivendo un declino

che sembra inarrestabile, che arretra,che soffre della differente distribuzio-ne della ricchezza. Un Paese che vived’illegalità diffusa dalla criminalitàorganizzata alla microdelinquenza, dievasione fiscale e di lavoro nero. Ab-biamo, quindi, bisogno che il Governoaffronti seriamente il problema della re-distribuzione della ricchezza attraver-so politiche fiscali e contrattuali che in-cidano fortemente sul potere di acqui-sto dei lavoratori dipendenti e dei pen-sionati e facciano riprendere i consumie rilanciare l’economia. Che attacchi ef-ficacemente criminalità e illegalità,perché si possano indirizzare gli inve-stimenti per creare lavoro e sviluppo inquelle aree del Paese che stanno di-ventando sempre più arretrate, dove iltessuto sociale sta diventando ancor piùpovero con il serio rischio di renderestrutturali ed irrecuperabili gli squilibritra le diverse zone.

C’è bisogno, quindi, di una grandeazione di recupero di credibilità, di tut-te le Istituzioni, degli imprenditori, delsindacato, dei lavoratori e dei cittadiniche, facendo perno sulle capacità e do-tandosi di tutte gli strumenti a disposi-zione, attivino un’azione sinergica perprogrammare gli obiettivi, decidere gliinterventi, individuare le risorse pub-bliche e/o private, stabilire le respon-sabilità, dare certezze dei tempi, ga-rantire i diritti ed assicurare qualità e si-curezza. Cambiare e migliorare, per as-sicurare più qualità e più benessere so-ciale.

Un nuovo grandeprogetto per il

Sud passa ancheper i giovanie le loro idee

Il settore edileper ora resistema purtroppo

molte impresescompaiononel silenzio

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di FRANCO DE FEO (segretario Uil Avellino)

Il messaggio-obiettivo è per questoXV congresso è “fare un’Italia mi-gliore”, uno slogan che potremmo

calare sul nostro territorio per affermarela necessità di lavorare tutti, politica,istituzioni, sindacato e imprenditori, per“fare un’Irpinia migliore”. Dopo annidi scarsa crescita, all’interno della qua-le, sono stati sempre costanti i volumiproduttivi del settore edilizio, l’eco-nomia è entrata nel tunnel della crisi in-ternazionale, prima finanziaria e poi rea-le. L’uscita da questa crisi sarà lenta e

anche nel 2010 non priva di ulteriori ri-schi di disoccupazione, come denun-ciato dalla stessa Banca d’Italia. Il no-stro Paese si trova ad affrontare questacongiuntura partendo da una condizio-ne economica più debole e con notevoliritardi sul piano della competitività, unfenomeno che parte dalle reti infra-strutturali obsolete per arrivare ad unapubblica amministrazione autorefe-renziale, costosa, con un’occupazioneclientelare dei posti di potere.

Dal Governo molti annunci che siconcretizzano in servizi televisivi chenon trovano riscontro nella realtà quo-tidiana, annunci che non rispondono allacrisi delle famiglie costrette a fare i con-ti con la cassa integrazione; il vero pe-ricolo è che all’avvio della ripresa il no-stro sistema economico si trovi ulte-riormente svantaggiato rispetto a quel-li di altri Paesi europei anche per il de-bito pubblico così alto. In una situazionedel genere, potrebbe acuirsi il divariotra Nord e Sud che è già eccessivamenteelevato. I dati riguardanti la provinciadi Avellino sono drammatici: 80mila di-soccupati, 7mila lavoratori in cassaintegrazione, in migliaia già fuori dalperiodo di utilizzo degli ammortizzatorisociali; una situazione preoccupante chepuò generare gravi ripercussioni socialiin una condizione già difficile. Nel set-tore edile sono i nuovi disoccupati, spes-so tra i 45 e i 50 anni, ad avere maggioreproblemi di inserimento nel mercato dellavoro.

A questo bisogna aggiungere il con-solidarsi della emigrazione di tantigiovani che lasciano il Sud per man-canza di occupazione. L’Irpina e ilMezzogiorno hanno bisogno di rispo-ste forti e convincenti che un GovernoBerlusconi ingabbiato dalla logica le-ghista non è capace di dare. Il rappor-to tra legalità, trasparenza e qualifica-zione delle imprese da una parte e cer-

Tra gli obiettivifar ripartire

l’Osservatoriosugli appaltiin Prefettura

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speciale congressi

Fare un’Irpinia migliorecon il sostegno di tutti

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tezza di finanziamento delle opere dal-l’altra sono elementi essenziali per co-struire un percorso di valorizzazione delterritorio, delle produzioni e del lavo-ro. Mi convince molto la proposta del-le nostre tesi congressuali per un nuo-vo modello di concertazione e dialogotra Governo e parti sociali basato sul-la concertazione per progetti; tuttoquesto è necessario per sbloccare la spe-sa pubblica e completare le opere in cor-

so allo scopo di dare stimoli all’edili-zia pubblica e privata. Nuovo impulsoai tavoli concertativi nazionali e terri-toriali potrebbe arrivare dagli Stati Ge-nerali delle Costruzioni e dalla Consultadelle Costruzioni in Irpinia. Tra leopere sulle quali puntare c’è il com-pletamento della Contursi-Lioni-Grottaminarda per il quale assistiamoad un assurdo rimpallo di competenze.Determinata sarà anche la realizzazio-

ne dei lotti residui dell’asse Pianodar-dine-Valle Caudina così da favorire ilcollegamento tra aree industriali. Que-sti campi, le infrastrutture, la ricerca ele energie ecocompatibili fanno capiremeglio cosa intende la Feneal Uil quan-do parla di fare un’Italia migliore nel-la quale deve esserci anche l’affina-mento di valori portanti come la coe-sione sociale e l’assunzione di respon-sabilità, così come l’accoglienza e la so-lidarietà.

In questi ultimi quattro anni abbiamorinnovato gli integrativi provincialiper l’edilizia e rinnovato i contrattiaziendali negli impianti fissi ottenendobuoni risultati sia nella parte normati-va che per quella economica. Abbiamosempre lavorato unitariamente e l’intesaautunnale con la Novolegno è stata ilfrutto di una gestione unitaria con Cgile Cisl.

Per quanto riguarda la gestione deglienti paritetici dobbiamo esprimere lanostra grande soddisfazione per i ri-sultati raggiunti sul piano della gestio-ne e dell’organizzazione. Cassa edile eCfs sono la dimostrazione più lampan-te di un impegno unitario nella filoso-fia della bilateralità, con intese sinda-cali con l’Ance.

La nostra battaglia al lavoro nero, alsottosalario, all’evasione contributivacontinua senza soste, con tutti gli stru-menti che abbiamo a disposizione chedobbiamo far funzionare al meglio.Per realizzare questi obiettivi abbiamobisogno della sponda istituzionale ed èper questo che dobbiamo riattivare il ta-volo dell’osservatorio sugli appalti co-stituito presso la Prefettura di Avellino.In conclusione, l’obiettivo che la Fenealprovinciale si pone, in questo momen-to di rinnovamento, è quello di au-mentare il livello di rappresentativitàsalvaguardando la trasparenza e la cor-rettezza nei confronti dei lavoratori.

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Èiniziato l'ultimo anno del primo de-cennio del nuovo secolo. È più fa-cile scriverlo che spiegarlo: 2010.

In un celebre film, l'ultimo della trilogia diStanley Kubrick, era "l'anno del contatto".In realtà, sembra l'anno del bilancio sul pia-no tecnologico. E sono tanti i film, i tele-film e i libri che hanno tentato di disegnareil 2010 già verso la metà del secolo scor-so. Letteratura e cinematografia, quandohanno saggiamente evitato di scontrarsi conle leggi della fisica, hanno fatto nel '900quello che Jules Verne aveva fatto quasi unsecolo prima. Hanno previsto il futuro e avolte l'hanno pure ispirato. Ma non era cosìfacile ipotizzare certi progressi che l'uomoavrebbe fatto in tempi brevissimi. E così,anche le opere più brillanti sono andate in-contro a clamorosi errori. L'impossibilità

di prevedere l’impressionante sviluppo del-le telecomunicazioni è rappresentata inmodo evidente dall'evolversi della saga diStar Trek. La dimostrazione più clamoro-sa è riscontrabile in una delle puntate piùbelle ed apprezzate dagli appassionatidella prima serie, prodotta alla metà deglianni ’60, in cui l'Enterprise, l'astronave delcapitano Kirk, si trova a fronteggiare la mi-naccia dell'Impero romulano; nell'episodioviene sottolineato che i terrestri non san-no neanche come sono fatti fisicamente iromulani in quanto durante la guerracombattuta 80 anni prima (quindi intornoal 2170) la pace fu siglata via radio perché"a quel tempo" la tecnologia non permet-teva collegamenti video. Peccato che nel-la seconda metà degli anni '90, appena 30anni dopo la scrittura della trama del te-

lefilm, sarebbe esploso il fenomeno dellewebcam e sarebbe stato inventato il vi-deotelefono. Nello stesso telefilm, una pie-tra miliare per gli amanti della fanta-scienza, viene indicato il 2268 come annochiave per lo sviluppo di una nuova tec-nologia: un computer, l’M5, avanzatissi-mo in grado di comandare, senza l'appor-to dell'uomo, qualsiasi tipo di astronave.In realtà, già alla fine degli anni '80, diversipaesi della Nato avrebbero sperimentato l'u-tilizzo dei primi aerei senza pilota capacidi compiere ricognizioni anche a notevo-li distanze. Entro pochi anni potrebbero es-sere sperimentati i primi aerei da com-battimento completamente governati dalcomputer. Solo negli anni '80, con la se-rie Next generation (ambientata intorno al-l'anno 2350), i creatori di Star Trek ipo-

Futuro anteriore:non avevano capito niente

la bussola

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Come il cinema immaginava, “azzeccandoci” solo a volte, questo decennio

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tizzano la possibilità di utilizzare olo-grammi per simulazioni tecniche e militari,per le telecomunicazioni o per svago; magià nel novembre del 2008, durante lo spo-glio elettorale delle presidenziali americane,la giornalista Jessica Yellin "entrerà" viahologram negli studi della Cnn di Atlan-ta pur essendo fisicamente nel comitatoelettorale di Barack Obama a Chigaco. In-somma, molti telefilm della seconda metàdel XX secolo avevano attribuito ad un'e-poca lontanissima alcuni sviluppi tecno-logici che nel 2010 fanno già parte dellanostra vita. Ma Star Trek ha anche il me-rito, tra gli altri, di aver precorso i tempi.Amolti sembrava impossibile e legata allafantascienza più audace un sistema di pro-pulsione basato sulla reazione tra materiae antimateria. E invece da oltre 10 anni ilsistema viene sperimentato con successo

ed entro la metà del secolo potrebbe por-tare allo sviluppo di una nuova forma dienergia. In realtà, proprio la visione otti-mistica del futuro, che troviamo in tanteopere cinematografiche, esclude riferi-menti al tema della crisi energetica. Ma ilrapporto tra uomo e tecnologia viene di-segnato, a volte, in modo inquietante: inStar Trek The Next Generation compaio-no i "borg", creature cybernetiche che as-similano le altre specie, in "Matrix" e "Ter-minator" vanno in scena guerre tra l'uma-

nità e le macchine. E a volte proprio l'im-provviso tracollo energetico è alla base del-la trama di alcuni film catastrofici, quasiche - come sostengono molti - l'uomo nonpotesse rinunciare alle macchine. La pa-cifica convivenza tra uomo e tecnologianon viene ipotizzata se non in presenza del-lo sviluppo di nuove ed efficientissime for-me di produzione energetica (come i reat-tori a fusione). E così, nessun film ha pre-visto uno degli strumenti più in voga diquesto periodo, la cyclette collegata alla di-namo: al giorno d'oggi non possiamopermetterci di sprecare energia e allora per-ché non usare quella prodotta dal corpoumano?Alcuni esperti prevedono l'utiliz-zo su larga scala di strumenti utilizzati perconvogliarla in apparecchiature capaci dialimentare gli elettrodomestici di casa o lepalestre.Aprevedere alcuni sviluppi legati

alle telecomunicazioni era stato, forse,George Orwell. Nel romanzo "1984", ilgrande scrittore britannico ipotizzò lapresenza di un "Grande fratello" cheavrebbe controllato tutti i cittadini. Era unpersonaggio immaginario dettato dallavolontà dell'autore di denunciare i rischi deitotalitarismi, ma ci ricorda da vicino larealtà attuale nella quale i delitti vengonoripresi dalle telecamere di videosorve-glianza e a volte le immagini o le inter-cettazioni telefoniche vengono usate per ri-cattare chi viene colto in situazioni imba-razzanti.

Un altro film emblematico è "Ritorno alfuturo" del 1984. Nel secondo episodio del-la saga, il professor Emmett Brown, me-glio conosciuto come "Doc", viaggia finoal 2015 e porta con sè l'amico Marty, in-terpretato dal bravo Michael J. Fox. Du-rante i pochi giorni trascorsi nel futuro ve-diamo tante cose strane: le auto volano, imonopattini sono dotati di dispositivi gra-vitazionali, gli abiti sono un po' troppo fu-turistici, le pizze si acquistano molto pic-cole e crescono nel forno a microonde. Cer-to, qualche modello d’automobile deigiorni nostri non è così diverso da quelliche compaiono nel film; tra l'altro, "Ritornoal futuro" è un film basato su esagerazio-ni delle quali erano consci anche gli autori.Tuttavia, in una delle scene iniziali del se-condo film si nota qualcosa di particolar-mente interessante: per alimentare il di-spositivo che fa funzionare la macchina deltempo non viene più usato il pericoloso erarissimo plutonio; grazie alla tecnologiadel 2015, "Doc" utilizza una lattina di bir-ra e alcune bucce di banana. Sarà il natu-rale sviluppo della propulsione a bio-combustibili che già è stata sperimentatacon successo negli ultimi anni? E poi quel-le pizze che s'ingrandiscono non potreb-bero funzionare secondo gli stessi princi-pi che rendono possibile "Caldo caldo", ilcaffè che diventa bollente schiacciando laparte inferiore del bicchiere?

Dario De Simone

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la bussola

In alto Marty McFly sul monopattino futuristico; qui sopra con “Doc”

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La sinistra italiana è in declino, neldisegnare la società contempora-nea oltre che nel linguaggio. I vizi

sono superiori alle virtù, e il limite prin-cipale è non saper stare al passo coi tem-pi provandoli a cambiare. Ne è convin-to Biagio De Giovanni, filosofo con unpassato da indipendente nelle fila dellasinistra ed ora lucido analista del pano-rama politico nazionale e locale. E da luiarrivano molte bacchettate. Molto criti-co, infatti, nei confronti del presidentedella Regione Antonio Bassolino (“inquasi vent'anni di governo, avrebbe do-vuto e potuto fare molto di più”), conil suo ultimo libro “A destra tutta”, ha di-

pinto con grandesensibilità l'invo-luzione del siste-ma partitico ita-liano. Lanciandopesanti accuse an-che ad una partedel sindacato, nelmomento in cui“pregiudizial-mente non dialo-ga all'approvazio-

ne delle riforme”.De Giovanni, si parla tanto di rin-

novamento in politica. Secondo qualiforme dovrebbe realizzarsi? Le pri-marie, per esempio, sono uno stru-mento per innovare o soltanto unamoda del momento?

«Le primarie sono una pseudo solu-zione democratica: non mi hanno maiconvinto perché servono delle regole, avolte si sceglie di farle, altre volte di nonfarle. Così non hanno proprio senso. Nonsono affatto il segno di apertura demo-cratica da parte dei partiti, che continuanoinfatti a non occuparsi dell'interesse ge-nerale del Paese».La delusione sembra serpeggiare

in entrambi gli schieramenti?«Assolutamente sì. Sono carenti en-

trambe le parti, vedo soltanto battaglie dipuro potere. Negli ultimi mesi, a dire ilvero, speravo che si stesse avviando unprocesso politico rinnovatore, ma mi sba-gliavo. La verità è infatti che siamo an-cora pienamente nel post Prima Repub-blica: ne è un esempio concreto la poli-tica dell'Udc che prova a scardinare unsistema bipolare che ormai è entrato nel

dna degli italiani. Non si può tollerare undisegno di allearsi solo lì dove c'è un in-teresse personale da perseguire».Insomma, le modalità a cui assi-

stiamo con la politica bipolare di oggisono sempre le stesse?

«La politica è vecchia: il centrodestraitaliano ha rappresentato per molti ver-si un fattore innovativo, nel lessico uti-

lizzato da Berlusconi e per la politica de-gli annunci che tanto attirano l'attenzio-ne della pubblica opinione, ma ora si statornando indietro di molti anni. Troppianni. La frammentazione del sistema po-litico fa male, non contribuisce al cam-

il colloquio

«Le primarie sono unasoluzione pseudo

democratica:non mi convincono

se non sonodisciplinate da regole

certe da applicarein ogni elezione»

«Pd senz’animae Cgil conservatrice:la sinistra ha fallito»

Il filosofo Biagio De Giovanni bacchetta il sistema politico locale:Bassolino ha deluso, la rivoluzione dei sindaci è svanita nel nulla

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il colloquio

biamento e alla risoluzione dei problemidel Paese. Non vorrei apparire troppo pes-simista, ma sono solo realista».Nel suo volume, emerge una sinistra

sempre più in declino: perché?«Nessun processo è inarrestabile, per

carità, ma io mi limito a giudicare lo sta-to delle cose: il declino della sinistra o diciò che rimane è evidente. Per due ragionisoprattutto: quella storica, perché daquando si è sciolto il Pci e finito il Psi nonsi sa cosa sia la sinistra e altrove le so-cialdemocrazie sono in crisi, ma esisto-no e resistono. Il Partito Democratico in-vece non si ancora cosa sia: lo confermala stupefacente debolezza del neosegre-tario Bersani che invece credevo potes-se far fare il salto di qualità».Per diversi motivi ha giudicato male

una parte della sinistra e del sindaca-poi dipinti come conservatori: perché?

«Senza fare generalizzazioni, ma so-prattutto la Cgil si è dimostrata conser-vatrice».Aquali atteggiamenti si riferisce in

particolare?«Quando ha assunto pregiudizialmente

posizioni negative sulle proposte delGoverno. Il conservatorismo non nasceadesso, non è un atteggiamento degli ul-timi anni. Basti pensare agli antichicontrasti tra Cofferati e D'Alema: è unacorporazione chiusa la Cgil, e ciò rap-

presenta un grave limite di una parte del-la sinistra».Veniamo alle elezioni regionali in

Campania in programma per finemarzo: tracci un bilancio del passatoe le possibili prospettive future.

«In Campania è difficile vincere dinuovo per il centrosinistra, perché siamodinanzi ad un bilancio disastroso: non siè costruito un embrione di classe diri-gente, di cui oggi si poteva cogliere ilfrutto, e si è governato in maniera ac-centrata dividendosi in amici e nemici;poi in Campania non è stata affrontata laquestione meridionale: la rivoluzione deisindaci è insomma finita nel nulla. Sva-nita senza risultati concreti di cambia-mento».Noi ci occupiamo in particolare di la-

voro edile: che valori le ispira?«Apprezzo molto il lavoro ancora

manuale, anche se la tecnologizzazioneavanza sempre più. Il punto è che nelleculture politiche attuali non c'è più l’an-tica solidarietà di massa, mancano iluoghi di aggregazione classici che era-no il sindacato e la politica, poi c'è il mon-do dei disperati come gli extracomuni-tari. I metalmeccamici, per esempio conl'Italsider, erano una classe molto avan-zata. Ora non c'è più, ma possiamosempre riscoprirne i semi del futuro».

Carlo Porcaro

PASSATO ALL’EUROPARLAMENTO

E RETTORE ALL’UNIVERSITA’ ORIENTALE

Biagio De Gio-vanni, nato il 21dicembre 1931 aNapoli, è un filo-sofo di fama na-zionale,

ma ha ricoperto anche l’incarico diparlamentare europeo nel 1989 nellefila del Pci-Pds per poi aderire negliultimi anni alla Rosa nel Pugno.È stato, per la precisione,presidente della Commissione per gliaffari istituzionali, membrodella Commissione per la gioventù, lacultura, l'istruzione, i mezzi di comu-nicazione e lo sport,della Delegazione per le relazioni conl'Unione delle Repubbliche SocialisteSovietiche, della Commissione giuri-dica e per i diritti dei cittadini,della Delegazione per le relazioni conla Repubblica popolare cinese,della Delegazione per le relazioni coni paesi del Mashrek e gli Stati delGolfo. Laureatosi in filosofia del di-ritto, alla facoltà di giurisprudenzaall'Università Federico II di Napoli,con una tesi su Giambattista Vico, èstato docente nello stesso ateneo esuccessivamente ha insegnato pressol'Università di Bari;è stato poi docente di Dottrine politi-che presso l'Università degli Studi diNapoli "L'Orientale" e titolare dellacattedra Jean Monnet di Storiae politica dell'integrazione europeapresso lo stesso ateneo.Dal 1987 al 1989 è stato anche Retto-re dell'Orientale. Vero e propriomaitre a penser della sinistra campa-na e italiana, ha sferzato il centrosi-nistra in panne con un libro crudopubblicato l’anno scorso “A destratutta”. Molto criticonei confronti di Bassolino e del bas-solinismo, è uno dei commentatori piùrincorsi dai mezzi di comunicazionelocali e nazionali.

REGIONALI, SI VOTA IL 28 E 29 MARZO: CALDORO PER IL PDL, PD IN RITARDO

I campani tornano al voto. Si vota il 28 e 29 marzo per eleggere il nuovo presidente dellaRegione e i 60 membri del Consiglio regionale. A sfidarsi per la successione delgovernatore Bassolino (al comando di palazzo Santa Lucia per ben dieci anni dopo ottopassati a San Giacomo come sindaco di Napoli), per il centrodestra a metà gennaio è scesoin campo l’ex ministro Stefano Caldoro mentre il centrosinista, al momento in cui andiamoin stampa, è ancora alla ricerca di un nome: si svolgeranno le primarie di coalizione. C’èuna novità con cui si dovranno confrontare gli elettori: secondo la nuova legge elettorale sipossono esprimere due preferenze e non solo una, ma la seconda - per essere valida - deveessere una donna. Tante le donne, infatti, che i partiti - più per costrizione normativa che perreale interesse ad aprire le porte del Consiglio regionale al genere femminile. La Campaniaè insomma attesa ad un grande bivio tra il passato e il futuro tutto da costruire per tornaread essere traino dell’intero Mezzogiorno troppo dimenticato a se stesso.

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Ingegneri, architetti, operatori del set-tore edile in generale, sembrano ave-re un’idea ben chiara in merito alle co-

struzioni del futuro. Impianti abitativi e fu-turistici dalle forme sempre più accattivanti,stilizzate; grattacieli colossali che ruotanosu se stessi seguendo la luce del sole; in-tere aree bonificate per la costruzione dicomplessi immobiliari caratterizzati dal-la forte componente elettronica e digitale.Da questi progetti, almeno sulla carta, sem-bra che tutto in futuro sarà costruito al-l’insegna dell’ordine, della linearità, del-la tecnologia.

Esempio lampante sono i recenti lavo-ri previsti per la città di Dubai, in cui è pre-vista la nascita del grattacielo più sofisti-

mass media

Ciak si gira:lametropoli del futuroIl cinema mostra e racconta le contraddizioni delle future grandi città

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cato del mondo firmato dall’italiano Da-vid Fisher (peculiarità dell’edificio è la ca-pacità di far ruotare ogni piano per averecosì la possibilità di seguire la luce del sole),o i progetti previsti per la ricostruzione del-la città coreana di Seul, ribattezzata dagliaddetti ai lavori, “la capitale del design delfuturo”. L’altra faccia dell’immaginario ar-

tistico, e in particolar modo quello cine-matografico, non sembra, però, dare adi-to a questa visione “positiva” delle nuovemetropoli degli anni a venire. Il cinema in-fatti, grazie alla sua capacità di rappre-sentare visivamente anche l’immaginati-vo, si presta come uno dei migliori mez-zi per riprodurre le ipotetiche realtà me-tropolitane in cui vivremo un giorno. Mala visione offerta non sembra prospettarenulla di tanto rassicurante. La cinemato-grafia odierna sembra essere orientataverso la proposizione di immaginari me-tropolitani caratterizzati non da uno sguar-do rivolto all’ordine, alla linearità, bensìad uno che guarda al passato, alla ridon-danza di elementi vecchi e nuovi che coe-sistono in modo caotico. Parola d’ordine

della nuova metro-poli è “mescolanza”di ogni stile. Percomprendere megliobasta pensare a forsequella che può esse-re considerata la pri-ma dimostrazione diquesto nuovo atteg-giamento nei riguar-di del futuro: il Mil-lennium Falcon, ae-ronave spaziale ri-battezzata dal suo ca-pitano Han Solocome “rottame piùveloce della galas-sia”. Con GuerreStellari, infatti, i vei-coli e le navi spazia-li perdono la loroclassica caratterizza-zione futuristica(proiettili, pelle me-tallica liscia e lucen-te) per diventare con-fusi ammassi di fer-raglia o antri ruggi-nosi come nel suc-

cessivo filmAlien. ConBladeRunner, que-sta rappresentazione degli artefatti e degliambienti trova la sua piena maturità: un fu-turo fatto di ruderi fatiscenti e sporchi, diricami gotici o barocchi sui cornicioni deipalazzi, di ambienti illuminati da luci alneon, da strade dove convivono bancarelledi sushi e macchine a decollo verticale.Questi sono solo alcuni dei film che han-no dato il via alla nuova corrente imma-ginativa e che hanno dato spunto ai più re-centi “Il quinto elemento”, “Matrix”,“Minority Report”, “Io, robot”, “Termi-nator Salvation” e tanti altri ancora. Pel-licole accomunate dall’enorme contrad-dizione vigente all’interno delle metropoliche vi sono rappresentate: la presenza diauto volanti e robot umanoidi al fianco dipalazzi fatiscenti, strutture degradate, tubidi scarico giustapposti agli edifici semprepiù saturi e ingombrati dagli innumerevoliinterventi di abusivismo edilizio. L’ecce-denza, il caos, la ridondanza di elementicontradditori tra loro; sono queste le ca-ratteristiche di una probabile metropoli fu-turistica.Aquesto punto si potrà anche direche questo è cinema, fantascienza. Ma aben guardare gli attuali complessi immo-biliari come lo Zen di Palermo o le Veledi Secondigliano, acclamati all’epocacome strutture firmate da importanti ar-chitetti e investiti da promettenti aspetta-tive di edifici del futuro, forse il passo trala fantascienza e la realtà non è poi così tan-to breve.

PGC

Grattacieli sofisticati,edifici avveniristici,

alta tecnologia:settore edilein movimentoper costruirele nuove realtà

mass media

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la finestra

Il drammadi Haiti...

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la finestra

...il lento ritornodell’Aquila alla vita

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Napoli è “barocca”, si dice fre-quentemente: ma che significa? Iltermine indica un gusto per la ric-

chezza di ornamenti, di materiali, di colori,nell’architettura, nella pittura, nella scul-tura, persino nella moda che si sviluppa agliinizi del 1600, quando la storia di Napolivede la presenza degli Spagnoli che mo-dificheranno profondamente il tessuto ur-banistico, intellettuale, sociale e spiritua-le della città. Essi creeranno nella Capita-le la Corte, sposteranno a Napoli tutti i cen-tri di potere, chiameranno a responsabilitàdi governo i nobili del Regno, i famosi “ba-roni” che fino ad allora avevano abitato iloro castelli lontani dalla Capitale. Una vol-ta trasferiti, per motivi di rappresentanzae di prestigio, essi edificheranno i loro bel-lissimi palazzi dando lavoro ad artisti, ar-tigiani, architetti, ebanisti: inizia tra i no-bili una gara per il più bel palazzo, la piùbella carrozza, il più bel gioiello, insom-ma, una girandola di “consumi” che ha peròuna grande importanza economica perché

ci sarà lavoro di altissimo livello per tut-ti gli artigiani, sarti, parrucchieri, cuochi,camerieri, derrate alimentari per le gran-diose feste di Corte tenute nelle occasio-ni ufficiali, come l’arrivo di altri Re o Capidi Stato. Inizia l’arrivo di poverissimi con-tadini che si trasferiscono in città speran-do di rimediare qualcosa per la sopravvi-venza, e così Napoli diventa una città po-polosa quanto Parigi. La Chiesa, protettadagli Spagnoli, avrà enorme importanza epotere; nel centro storico sorgeranno nu-merosissimi monasteri e chiese che farannoa gara per avere i migliori artisti e i più fa-mosi architetti per i propri luoghi di cul-to. Nelle Chiese, come per i palazzi, il gu-sto sarà “barocco”, cioè ricco di materia-li, di colori, di ornamenti, di dipinti, per me-ravigliare ed intimidire il visitatore, mo-strando arrogantemente il potere econo-mico e culturale dell’Istituzione-Chiesa.Esempi di ciò sono sicuramente la chiesae il convento di Santa Maria Regina Coe-li, nell’omonimo slargo, alle spalle del Po-

liclinico vecchio, oggi Istituto delle suo-re della Carità. Il convento fu creato agliinizi del 1600 e la chiesa e il bellissimochiostro furono terminati a metà del secolo.L’ingresso della chiesa si presenta con unadoppia rampa di scale che conduce ad unloggiato affrescato da un pittore fiammingoe l’interno presenta un bellissimo pavi-mento rimasto integro, e numerose cappellelaterali alla navata centrale; in esse dipin-ti dei maggiori pittori napoletani come Mic-co Spadaro, Massimo Stanzione, e nellaquarta cappella un grandioso Luca Gior-dano. Ciò che colpisce immediatamente,sono però i colori dei marmi, gli intarsi, glistucchi e tutto l’insieme che, nella sua ric-chezza trova armonia e bellezza. Partico-lare pregio ha il soffitto di legno con teleinterne dipinte, e il chiostro sorprende perla sua vastità e le statue in esso conserva-te. Questo è il Barocco: un gusto che im-mediatamente dà l’idea di ricco, grandio-so, stupefacente: lo spirito del tempo.

Liliana Palermo

Napoli città barocca

Ricchezza al potere

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la nostra storia

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���BAROCK al MADRE fino al 5 aprile 2010

Il MADRE è il museo di arte contem-poranea che si trova in via Settembrini nelcomplesso di Donnaregina a Napoli nelquale è stata allestita una mostra, Barock,di importanti artisti contemporanei pro-venienti da vari paesi che si ricolleganoal “barocco”. In che modo? Essi opera-no attraverso immagini sensazionali chelasciano stupito il visitatore, propriocome intendevano fare gli artisti del1600; colpiscono i sensi dello spettato-re, anche in modo violento, propongono

realizzazioni tecnologiche che voglionosostituirsi alla natura; le loro “stranezze”artistiche, quasi inaccettabili, ci comu-nicano quella angoscia del vivere, quel-la continua tristezza tipica dell’uomo con-temporaneo che non può essere nascostao ignorata. La nostra è un’epoca di gran-di conquiste scientifiche che ci pongonoproblemi anche di carattere morale; allostesso modo il ‘600 fu un secolo di gran-dissime scoperte che generarono grandiinterrogativi religiosi; allora come ora laproduzione artistica risentì del clima dicambiamento e di incertezza e la reazionedegli artisti fu rifugiarsi nel mondo del-

la fantasia, anche la più strana e incre-dibile. Stupire, sorprendere, scandalizzare,provocare cioè il mondo e costringerlo afare i conti con i grandi cambiamenti;questo il messaggio dell’arte, oggi comeieri.

LP

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RITORNO AL BAROCCO fino all’11 aprile 2010

Napoli ricorda la grande stagione del Ba-rocco. Lo fa anche con la grande mostra(promossa dalla Regione Campania e cu-rata da Nicola Spinosa) dislocata in seiprestigiosi musei cittadini per sei espo-sizioni tematiche, più una serie di itine-rari ad hoc. Rivivono così, da questo in-

verno alla prossima primavera, trecen-tocinquata opere della lunga stagione d’o-ro dell’ex capitale europea, tra dipinti, di-segni, sculture, arredi, gioielli, tessuti, ce-ramiche e porcellane. In bella mostra purechiese, certose, collegiate e palazzi per ri-marcare l’immagine opulenta e dinami-ca della Napoli di quel tempo. Due secoliirripetibili per una città in prima linea nel-le arti, sfarzosa, sgargiante e coinvolgente

agli occhi dei tanti viaggiatori. Con que-sta importante e rara rassegna si omag-giano quei fasti. Nell’altra grande mostra,Barock, organizzata al Museo Madre, ri-vivono invece illusioni barocche e realtà,in una versione riveduta e corretta dal-l’arte contemporanea. Per informazionidettagliate sulle singoli esposizioni nei seimusei napoletani, visitare il sito internet: www.ritornoalbarocco.it

la nostra storia

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I sentimenti nel tempo1960

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I sentimenti nel tempo

PGC

2010

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> il giornalista

L’INTERVISTA

Napoli in bianco e neroQuando le foto parlano

La memoria di Napoli ha due co-lori, il bianco e il nero. In unsolo libro non può essere conte-

nuta, ma una coppia di “archivisti” in-calliti ci ha provato. Per ridare un sen-so ad una città apparsa sfigurata negliultimi anni, ma che vanta un passatoglorioso. Ricco di storie e personaggi.“Napoli in bianco e nero - Gli avveni-menti, gli ospiti, lo sport” è il volumerealizzato dal fotoreporter GiuseppeCastronuovo e dal giornalista Giusep-pe Mariconda, composto da 162 im-magini corredate da piccole didascalie.Frammenti di memoria, quelli messi in-sieme da due ex cronisti della redazio-ne napoletana della Rai, molto utili perle nuove generazioni.Mariconda, come è nata l'idea di

raccogliere in un libro le foto chenarrano la “vita” di Napoli dal dopo-guerra agli anni'80?

«Io e Pino Castronuovo abbiamo la-vorato insieme per 30 anni e ci cono-sciamo da 45. Abbiamo pensato insie-me: perché non dare un'anima al nostroarchivio fotografico? Ecco quindi che,da oltre cinquemila foto che Pino – an-che grazie al fratello giornalista - ave-va a disposizione, ne abbiamo tirato fuo-ri in 300 fino a stamparne 162. All'epocanon c'erano tante agenzie, tanti mezzidi comunicazione per sapere in antici-po che cosa stava per accadere».Dovevate muovervi voi in autonomia.«Esatto. Un giorno andavi al porto da

Truman o da Totò. Aspettavi il mo-mento, l'episodio, e veniva fuori unoscatto significativo. Un pezzo di storia.Ma sia chiaro che la nostra non è affattoun’operazione nostalgia, quanto piut-tosto un modo per far rivivere splendorie anni bui di Napoli: nel nostro libro, in-fatti, c'è tutto e di tutto. A partire dallacopertina...”.Piazza Plebiscito piena di automo-

bili, che i giovani non hanno mai visto.«Abbiamo voluto far rivivere ai gio-

vani una piazza Plebiscito piena diauto. Un luogo simbolico, un punto di par-tenza che non è mai approdato a nulla».Come vede ora piazza Plebiscito?«Vive 20 giorni all'anno: che senso

ha? Sembra una piazza di un ex paesesocialista. Perchè Palazzo Reale deveessere buio? Illuminiamo i portici, dia-mo vita a quegli angoli di storia che par-lano».Colgo amarezza nelle sue parole.«La speranza che coltiviamo è quel-

la di migliorare la città, di cui parlanoin tanti, praticamente tutti: poeti, mu-sicisti, scrittori, ma rischiamo di auto-soffocarci».Come venirne fuori? Dov'è la luce?«Tutti quelli che hanno visto il libro

hanno avuto questa impressione: nel pas-sato c'è il seme del fututo. Libri di fo-tografie contestualizzate come questonon me ne ricordo: è qui che l'operazioneha avuto successo tanto da essere presto

ristampata».Nel volume, ci sono adunate oceani-

che, congressi di partito, vip, ma anchedrammi come colera e terremoto.«Ci sono due foto affiancate di due

congressi della Dc: in quel dorso c'è ilcambiamento dell'Italia. Per come èschierato il palco c'è un uomo solo al co-mando e invece otto anni dopo i dirigentisono schierati allineati». Mancano tanti altri eventi...«Lo spirito non era cronologico. Dal

colera al terremoto, abbiamo racconta-to la Napoli in bianco e nero. Per il Na-poli Calcio ci siamo fermati a Sivori, peresempio. Non c'è Maradona, che comedice Mimmo Carratelli è una storia a par-te».Poi ci sono i personaggi...«Ce ne sono tanti, diventati famosi nel

mondo a Napoli o da Napoli». Il G7 è stato l'ultimo grande evento.«Fu una trasformazione epocale, le cui

tracce si sono perse se esclu».Si è affievolita la centralità di Napoli

negli ultimi anni nel panorama na-zionale e internazionale?«Solo in un certo senso. Napoli è data

per morta, ma rinasce sempe».Poi è arrivata l'emergenza rifiuti.«Napoli non è mai stata pulitissima,

però non avremmo mai pensato di arri-vare a tanto. Ma che cosa è cambiato?Li hanno buttati nel Vesuvio? Non cre-do. È evidente che qualcuno si è messodi traverso».

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Il libro di Mariconda e Castronuovo: Finita l’era degli eventi e dei personaggi

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LO SCRITTOREGiuseppe Mariconda: giornalista profes-sionista, già vicecaporedattore della Raidi Napoli, ha lavorato anche all'Unità ePaese Sera. Si è occupato di cronaca,sport e spettacoli. Ha vinto il festival in-ternazionale del cinema sportivo di Tori-no con un documentario sui 60 anni delNapoli Calcio. Autore di una storia delNapoli per la Newton e Compton.

IL FOTOGRAFOGiuseppe Castronuovo: fotoreporer, assuntogiovanissimo dall'Agenzia giornalistica ia-tliana, ha concluso la sua attività comegiornalista professionista e coordinatore deitelecineoperatori della sede Rai di Napoli.Dai 34 millimetri alla 6x6, dalla cinepresaalla telecamera, 50 anni da cronista per do-cumentare i maggiori fatti di cronaca citta-dina e regionale per agenzie di stampa,quotidiani, settimanali e per la Rai-tv.

Da sinistra in sensoorario, alcune delle fotoraccolte nel volume:autobotti chedisinfettano Napoli neigiorni del colera nel1973; comizio diMaurizio Valenzi,esponente del PCI esindaco di Napoli dal1975 al 1983, a piazzaMatteotti; la cantanteMina a margine di unospettacolo in città; ilcomizio di JohnFitzegerald Kennedy allaMostra d'Oltremare nel1961 con il PresidenteAntonio Segni.

C'è anche il sindacato nelle vostrefoto.«Ci sono manifestazioni come quella

per la fabbrica che saltò in aria». Il vostro archivio i giovani giorna-

listi se lo sognano...

«L'archivio personale resta, è il fruttodel lavoro personale. L'ultima partita diSivori fu arbitrata da Concetto Lo Bel-lo, secondo internet, ma non era vero”.

(cp)

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Talento all’ennesima potenza, crea-tività, capacità di rompere gli sche-mi senza essere volgare. Uno come

Luca Abete non si adatta molto ad unarealtà come quella italiana, ma sembra crea-to ad hoc per Antonio Ricci, uno che del-la rottura degli schemi ha fatto un caposaldodella sua attività televisiva. È il 2005 quan-do questo “giovanotto” avellinese, mancatoarchitetto, entra nell’orbita di Striscia la No-tizia vincendo, grazie al voto dei tele-spettatori, il concorso per i nuovi inviati delprogramma di Canale5.

Da lì è un crescendo senza fine: operepubbliche non completate, benzinai chetruccano i prezzi, corridoi di ospedalipieni di malati sulle barelle; fino a quelliche molti chiamano “rito di affiliazione”al club dei “mazziati” di Striscia: le bottericevute l’anno scorso a Grottaminarda du-rante un servizio sulle irregolarità nelle salescommesse. Figlio di un bancario e di una

funzionaria della Sovrintendenza in pen-sione, ha cominciato a lavorare - come mol-ti - nelle emittenti locali. Luca Abete è quel-lo che si definisce un animale da campo edi strada più che un animale televisivo. Dal-le strade dell’Irpinia alla storica conduzione,insieme con Giampaolo Fabrizio (alias Bru-no Vespa) di un’edizione domenicale di unodei programmi più seguiti dell’etere na-zionale.Come si è avvicinato Luca Abete alla

televisione e in generale al mondo del-lo spettacolo?

«Ero uno studente di architettura che perdivertirsi e guadagnare qualche soldino fa-ceva animazione per bambini. Poi ho ini-ziato a prenderci gusto e sono diventato ar-tista di strada e per 10 anni ho portato ingiro il mio spettacolo di clown-mago. Latv l'ho incrociata nel febbraio 2001 con unprogramma per bambini che mi ha fattoscoprire l'amore per questo grosso occhio

tondo accompagnato dalla lucina rossa».Qual è stata la carta vincente per su-

perare nel 2005 le selezioni dei nuovi in-viati di Striscia?

«Seppi del concorso e mandai un servizioin cui non facevo altro che quello che so-litamente realizzavo nella piccola tv di pro-vincia in cui lavoravo. Chi mi conosce datempo sa che io sono proprio quello checompare a Striscia. La carta vincente di cer-to non è l’acconciatura, ma evidentemen-te c’era bisogno di una testa pelata; le Ienehanno Marco Berry, Zelig ha Bisio e Ric-ci ha me! Ad ogni modo credo che il pub-blico apprezzi la spontaneità, la caparbietàe magari quel tono ironico misto a quellosevero di una inchiesta».Tra i nuovi inviati c’è qualcuno che

Luca Abete apprezza particolarmente?«Credo che nel programma non ci sia

neanche una nota stonata. Quello che mitiene maggiormente in apprensione è Edo

chi è Luca AbeteAvellinese, 36 anni, inviato campano di “Striscia la Notizia”. Con “Clacson” su Radio Punto Nuovo e “Xa-nax” su Napolitivù ha introdotto due novità assolute nel panorama radiotelevisivo. Testimonial e presen-tatore di eventi, riesce a mantenere il contatto con la gente anche grazie ad internet: molte segnalazio-ni gli giungono infatti da Facebook e attraverso l’indirizzo email [email protected]

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> l’artistaL’INTERVISTA

«Piacere, Luca. Ma detto Pino»

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Stoppa, il fratello degli animali, che ap-prezzo molto per il coraggio».Essere preso in giro da Ezio Greggio,

un mito per la nostra generazione, deveessere una bella soddisfazione...

«“Yuppies” è stato uno dei primi film cheho visto al cinema da ragazzino. Chiavrebbe immaginato di poter lavorarecon lui. Ezio e i conduttori che lo affian-cano nel corso della stagione apprezzanomolto il lavoro di noi inviati e manifesta-no scherzando il loro affetto e la stima. Findalla mia prima uscita mi presenta comeLuca Abete “detto Pino” e la cosa mi di-verte tantissimo. Confesso che ormai inmolti sono convinti che il mio vero nomesia Pino; e io, se sento gridare questo nomead alta voce, automaticamente mi giro».Qual è il significato di quella pigna

consegnata ai personaggi “birichini”?«La scorsa stagione con Antonio Ricci

pensavamo a qualcosa per caratterizzare ilmio personaggio. Nacque così la giaccaverde-abete e a me venne l’idea di supe-rare il tradizionale “nodo al fazzoletto” conqualcosa di più originale. La pigna è un ele-mento strettamente legato all’abete e il bi-gliettino annesso un pretesto per rimpro-verare, far sorridere e personalizzare lachiusura di un servizio».Nel 2009 le botte durante un servizio

a Grottaminarda. Paura o la convin-zione di essere entrato nel club dei“mazziati” presieduto da Staffelli?

«Valerio è bravissimo ed è un punto diriferimento per tutti noi, ma prendere le bot-te da Del Noce o dal divo della tv non è la

stessa cosa che prender-le da un branco di per-

sone che bivaccanoin un centroscommesse. Iocredo di avere

una dose di inco-scienza supe-

riore allamedia.L’avevo

anche prima di iniziare questa mia espe-rienza a Striscia. Oggi ho due armi che miaiutano: il coraggio che nasce dalla con-sapevolezza della nobiltà della missione ela presenza della telecamera, mia compa-gna di avventure».Molti servizi sull’emergenza rifiuti,

anche con blitz clamorosi.«Viverle dal di dentro ti regala ovvia-

mente una consapevolezza e una angola-zione diversa delle questioni. Con Strisciaproviamo a far emergere i lati oscuri ooscurati delle problematiche. E a volte ciriusciamo. I media spesso sono legati a par-ti politiche che, più che preoccuparsi delbene della gente, denigrano la parte poli-tica opposta, finendo col danneggiare a se-condo dei casi l’oggettività dell’informa-zione».Ma ora la gente ha un po’ di timore

quando vede Luca Abete in giro con latelecamera?

«Sempre. Si comincia con lo sguardosott’occhio di chi indaga per capire se sonoveramente io. Poi la classica domanda: masei Luca Abete di Striscia? E poi con unsorriso tra il preoccupato e il sorpreso: micahai telecamere nascoste? La verità è che tut-ti noi, a cominciare da me stesso, nell’ar-madio, oltre a maglioni, camicie e panta-loni qualche piccolo scheletro l’abbiamo».Parliamo di emittenza locale: Xanax

voleva dire coinvolgimento di strada.«Quello fu un esperimento folle e di

grande impatto. Ero un ficcanaso che gi-rava per le strade della Campania ripren-dendosi da solo o facendosi aiutare dai pas-santi che diventavano dei cameraman im-provvisati, degli opinionisti ma anchepresentatori o showman. Il taglio erasporco, ma proprio per questo incuriosiva.Era un’inchiesta a metà strada tra giorna-lismo d'assalto e divertente reality».Clacson, invece, è stato un program-

ma radiofonico che ha fatto storia all’i-nizio di questo decennio: com'è nata l'i-dea?

«Amo la radio, ma devo costatarne la sta-

ticità delle idee e, in molti casi, la banalitàdella proposta artistica. Io invece del clas-sico programma radio condotto in studio,pensai di assecondare la mia voglia di con-tatto con la gente accompagnandomi ad unregistratore per realizzare interviste nei luo-ghi e con le persone più imprevedibili. Nonerano le persone che cercavano la radio mala radio che andava dalla gente. Nacque-ro provocazioni, veri e propri tormentoni,storie commoventi e gag clamorose».A proposito di storie: drammatiche

quelle che riguardano l’emigrazione, laprecarietà, gli incidenti sul lavoro.

«Queste tematiche sono conseguenze diun rovinoso stato delle cose a tutti i livel-li sociali, diffuso su tutto il nostro territo-rio e, poiché reiterato nei decenni, quasi ine-stirpabile. Ormai siamo assuefatti e ci na-scondiamo dietro le accuse al politico, odietro a un partenopeo “tiramm a campà”.La gente dovrebbe acquisire la consape-volezza del proprio ruolo centrale e de-terminante rispetto all’andamento dellecose, partendo magari dal piccolo gesto». Cosa avrebbe fatto Luca Abete se non

avesse sfondato in tv?«Avevo un sogno: aprire una bottega ar-

tigiana. Non avevo voglia di diventare ilclassico architetto rinchiuso in uno studiocon sigaro e matita nel taschino. Volevosporcarmi le mani con i materiali più sva-riati scolpendo, assemblando materia, co-lorando e generando forme armoniose eoriginali. Era il mio sogno ed è una formadi espressione della mia creatività che viveancora dentro di me. Chissà che un gior-no non riemerga e non sia una nuova tap-pa della mia vita».

Dario De Simone

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Avolte si dice che ci sia grande dif-ferenza tra giocare a calcio e gio-care a pallone. Poi se il pallone è

ovale allora si pratica sport. Forse è la so-lita retorica un po’ snob di chi vuol far ve-dere a tutti i costi che del calcio modernosi è schifato (qualcuno preferisce la “y” conchiaro riferimento allo strapotere delle tv).Forse, perché qualcosa di vero c’è. Il rugbyè lo sport più anglosassone che ci sia. È uno“sport da cafoni giocato da signori”, comesostiene un celebre detto; è anche “una buo-na occasione per tenere lontani trentaenergumeni dal centro della città”, comesosteneva Oscar Wilde. Eppure riscuotesuccesso, un crescente successo tra i gio-vani anche grazie alle imprese degli azzurri,entrati ormai da un decennio nel gotha del-la palla ovale. Ne sanno qualcosa a Napolidove la gloriosa Partenope ha scritto pa-gine importanti vincendo due scudettinegli anni '60. Poi il tracollo e ora una lun-ga permanenza nelle categorie inferiori an-che a causa della cronica carenza di strut-ture. Quella del rugby napoletano è un'al-tra bruttissima storia di degrado che investe

le Istituzioni. Negli anni '90 il Cus Napo-li si è fuso con la Partenope e poi dalle ce-neri è nata l'Amatori, a tutti gli effetti la se-conda squadra della città fino a conquistarela promozione in serie B e il derbyssimocoi più quotati cugini. Una piccola favo-la che in pochi hanno raccontato se nonquando la squadra è stata allontanata dalcampo del Cus a causa di lavori di riqua-lificazione.

Rodolfo “Rudy” Antonelli è stato uno deiprotagonisti della svolta in questo decen-nio che ha visto i “ragazzini” del Cus cre-scere e fare dell'Amatori una realtà di spes-sore. Ma sempre in una dimensione chedeve far riflettere: (quasi) ex giocatore, di-rigente e pure allenatore, Antonelli si eradimesso in estate ma i consiglieri hanno in-sistito per farlo restare perché non c'eranoi soldi per pagarne uno che venisse da fuo-ri Napoli; poi si era nuovamente dimessoin coincidenza con la nascita della figliaBeatrice ma è stato richiamato come di-rettore tecnico per far fronte alla crisi in-sieme con Luca Monticelli. Si pensi chesiamo in una categoria che per il calcio sa-

rebbe la Lega Pro oppure la vecchia serieC2. Più o meno... perché è davvero diffi-cile fare paragoni. Ogni volta che ci pro-viamo, la risposta di Rudy Antonelli è sem-pre la stessa: “Noi non siamo il calcio”. Edè lui che racconta questa singolare storiadi sport, quello vero, quello dei campi diperiferia, dell'autotassazione, dei sacrificie in fondo del divertimento vero, quello chealtrove sembra compresso sotto il peso diaspettative e ambizioni eccessive.Come e quando è nata la tua passio-

ne per il rugby?«Nel 1983, quindi non per la sua diffu-

sione mediatica. Mio fratello giocava e ioper spirito di emulazione ho cercato di se-

chi è Rodolfo AntonelliDirettore tecnico dell'Amatori Napoli, 39 anni. Con Diego D'Orazio, Angelo D'Angelo, Dario Calapai, Pie-tro Di Francia, Vittorio Mauriello, Maurizio Ziveri, Antonio Napoli, Claudio La Bruna, Crescenzo Vitelli e Gian-luca Ziveri è tra i protagonisti della seconda realtà rugbystica napoletana. La società, nata nel 1999 dopoessere stata settore giovanile del Cus, gioca nel girone meridionale della serie B. Cura con attenzione i gio-vani e da qualche anno è impegnata in progetti che coinvolgono scuole e ragazzi del carcere di Nisidaattraverso il progetto “La palla storta”, cofinanziato dalla fondazione Laureus. (www.napolirugby.com)

L’INTERVISTA > l’atleta

L’altra faccia del palloneNapoli corre dietro all’ovaleIl rugbista Rudy Antonelli racconta una “normale” storia di sport

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guirlo: lui e mia madre non volevano per-ché avevo un carattere aggressivo. Così midecisi ad andare al campo dove mio fra-tello si allenava, il Cus di Cavalleggeri, mipresentai all’allenatore e dissi che volevogiocare. Era il novembre del 1984 e da al-lora sono ancora qui».E come nasce quella di tanti giovani

che si avvicinano a questo sport ora chec'è la diretta tv del Sei Nazioni?

«Sempre per spirito di emulazione diqualcuno, del padre, dello zio, del fratel-lo, del cugino o dell'amico. È chiaro chela diffusione mediatica ha cambiato le cosee sempre più spesso accade che dopo l’i-nizio del torneo, nel mese di febbraio, tivedi arrivare qualche ragazzino (o adulto)in più sul campo; qualcuno ci contatta viaemail»Giocatore, allenatore, consigliere e di-

rettore tecnico: qualcuno dice che sia ilvero sport.

«Come giocatore tento di dare unamano solo quando è strettamente neces-sario. Per quanto riguarda l'allenatore,nel rugby moderno anche a basso livellonon si allena più da soli: si è in due e spes-

so anche in tre».Napoli e le strutture sportive: si la-

mentano quelli del calcio e quelli del ba-sket ad altissimi livelli. E per voi?

«La situazione dell'impiantistica sportivapubblica e privata a Napoli e provincia èsotto gli occhi di tutti. Noi cerchiamo "casa"da anni. Nelle altre regioni spesso le societàhanno in concessione pluriannuale (adAvezzano addirittura per dieci anni più al-tri dieci) terreni su cui edificare impiantio addirittura già edificati. Noi solo per tro-vare un campo su cui allenarci facciamoi salti mortali, per non parlare dell'onere fi-nanziario che risucchia gran parte del bi-lancio. Da sette anni bussiamo alle portedi Regione, Provincia e Comune per chie-dere qualcosa in concessione. Con i poli-tici è il solito "muro di gomma"».Il 13 dicembre è stato il giorno del

derby con la gloriosa Partenope. Aveteperso ma che significato c'è in unagara come questa?

«Un derby è sempre un derby ma gio-carlo in palese inferiorità tecnica, fisica etattica non è bello. Io, come altri, ne ho giàgiocato uno con il Cus Napoli e sempre

contro la Partenope. Altri tempi e altri gio-catori ma soprattutto altri risultati. È im-portante per il rugby napoletano e campanoma è molto più importante investire e la-vorare sui settori giovanili».A proposito, che futuro c'è per il

rugby a Napoli?«Vedo il futuro come un albero rinsec-

chito ma non ancora morto. Deve esserepotato per bene ma contemporaneamentenon lasciato a se stesso ma concimato».Come vedete i ragazzi della Nazionale

che da qualche anno vanno in tv, gira-no spot di successo, vedono finalmentela gloria?

«Chi arriva a certi livelli, soprattutto inItalia e ancor di più al Sud, è fortunato maanche bravo. Chi è lì se lo merita e può es-sere solo stimato e apprezzato. Certo i ra-gazzini sognano e non sarò certo io ad im-pedirglielo». -->

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Sull'onda di un interesse crescente sta-te cercando di coinvolgere i giovani del-le scuole, ma anche delle carceri.

«Il progetto “Palla Storta”, arrivato ora-mai alla quarta stagione, è di ampio spet-tro: coinvolge gli sfortunati ragazzi delcarcere minorile di Nisida soprattutto gra-zie alla mente “illuminata” del direttoreGianluca Guida, coinvolge i ragazzi di al-cune case famiglia di Napoli e provincia;coinvolge le scuole e i ragazzi in situa-zioni di disagio sociale. Purtroppo, per iragazzi di Nisida il problema non è orama dopo, quando usciranno».Un altro legame forte è in generale

col territorio di Bagnoli, terra di pro-getti incompiuti.

«Il progetto Bagnoli si lega all’im-piantistica. Ma si dice che vogliano fareproprio qui un palazzetto del ghiacchioper l'hockey, il pattinaggio e il curling...Con tutto il rispetto: ma ne abbiamo tan-to bisogno?»Praticate lo sport più anglosassone

di tutti: che cosa hanno da insegnarcicome cultura sportiva al di là di ciò chesi dice tutti i giorni?

«La cultura della sconfitta. In Italia lacultura dello sport è molto distorta: se nonsi vince non si è nessuno. Tutti scendia-mo in campo per vincere, così comequando gioco a rubamazzetto con mio ni-pote. Ma chi perde dovrebbe riconosce-re il valore dell’avversario e non appel-larsi a scuse di vario tipo o peggio ancoraall’arbitro. Si dice che la violenza nel cal-cio è legata ai soldi che girano: nelrugby internazionale ci sono gli stessi sol-di e non c'è violenza. Nel calcio c'è vio-lenza in categorie dove denaro non c'è,ma succede perché magari sugli spalti c'èil padre di un ragazzino che crede, in buo-na fede, nel futuro calcistico e quindi pro-fessionale di suo figlio».Il rugby ha deciso nel 2002 l'istitu-

zione di una sorta di Super League. Haanticipato il calcio in cui se ne parla da

tempo? Però poi c'è stata la decisionedi ridurre gli stranieri che in altre di-scipline sarebbe impraticabile.

«E perché? Bisogna solo decidere se sivuole dare più peso alla Nazionale o alcampionato. Per avere un campionatospettacolare ci vogliono gli stranieribravi che alzano il livello. Negli anni '80e all'inizio degli anni '90 c’erano straniericome Campese, Zinzin Brooke, Botha,Green, Marthens ed altri, tutta gente dilivello internazionale e molti campioni delmondo. Oggi non ci sono più. Se si vuo-

le una Nazionale di alto livello, bisognalimitare il numero degli stranieri inrosa».Quando racconti agli altri che hai

giocato a rugby, che alleni e fai il di-rigente in serie B qual è la reazione?

«Una domanda su tutte: e quanto ti pa-gano? Rispondo che sono io a versarecome gli altri i venticinque euro mensi-li. Di solito segue un'altra domanda: chite lo fa fare? E stavolta sorrido...».

Dario De Simone

In alto la famigerata squadra neozelandese “All Blacks”, qui sopra la “Amatori” di Napoli

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Le parole della crisi economica in attospesso confondono invece di chia-rire. Inizia da questo numero di Job

una rassegna che potrebbe formare un di-zionario delle parole della crisi, cercandodi collegarle fra di loro, lontano dall’acca-demia o dalle interpretazioni dei Palazzi.

COLBERTISMO: da Jean-Baptiste Col-bert, ministro delle Finanze in Francia dal1665 al 1683 sotto Luigi XV - il “Re Sole”.Per colbertismo si intende una pratica di in-tervento statale nell’economia. Adozione dipolitiche dirigistiche improntate a un rigi-do sistema di corporazioni. Colbert miglioròil sistema di riscossione delle imposte e varòuna politica di protezionismo delle insutriefrancesi con applicazioni di dazi sullemerci. Il colbertismo negli ultimi tempi haripreso fiato in coincidenza delle tensioniderivanti dalla crescente pressione com-petitiva della globalizzazione. Il neo-col-bertismo propugna la difesa degli Stati quan-do l’incalzare della globalizzazione di-venta di una rapidità eccessiva con impo-verimento delle produzioni locali e/o de-localizzazioni verso Paesi con più basso co-sto del lavoro.CARTOLARIZZAZIONI: la cartolariz-zazione è un processo che consiste nel tra-smettere una attività finanziaria indivisa -come un credito - in una attività divisa e ven-dibile cioè in titoli (carta). Per esempio unabanca ha tra le sue attività un certo nume-ro di prestiti immobiliari. Decide di carto-larizzarli, cioè di emettere dei titoli che han-no come garanzia quei mutui. I titoli sonovenduti a investitori privati o istituzionalie in tal modo la banca rientra dei soldi pre-stati ai mutuatari: i fondi ottenuti consen-

te alla banca di estendere la propria attività.SUBPRIME: sono prestiti immobiliariconcessi a soggetti a rischio Quello di undebitore che è già stato insolvente o che nondà alcuna documentazione circa i suoiredditi o le sue attività. Società specializ-zate gli concedono una seconda possibilitào “chance”, assumendosi il rischio di nonessere rimborsate con applicazione di tas-si di interesse sensibilmente più alti , com-missioni e indennità di mora molto eleva-te. I subprime sono usati principalmente indue modalità: mutui o carte di credito. Perdifendersi dal rischio insolvenza, l’industriadel credito subprime ha cartolarizzato il de-bito emettendo obbligazioni ad alto rendi-mento che sono state acquistate da molti in-vestitori istituzionali come i fondi pensio-ni: il rischio è così stato trasferito ad altri,ma ha minato il sistema. Tale sistema si po-teva reggere solo nell’ipotesi che i prezzidelle case avessero continuato ad aumen-tare rendendo così possibile il rifinanzia-mento del mutuo quando le rate fossero di-ventate pesanti. O nell’ipotesi che i tassid’interesse fossero rimasti bassi. Entram-be le condizioni sono venute meno e cosìè scoppiata la crisi dei subprime che ha scon-volto i mercati finanziari specie a causa delfatto che quei prestiti immobiliari in sof-ferenza erano stati ridistribuiti nel mon-do attraverso le cartolarizzazioni.FABBISOGNO: è il saldo del conto fi-nanziario del settore pubblico: ci sono tut-te le transazioni di cassa. Il fabbisogno de-scrive se i pagamenti sono superiori agli in-cassi, ciò di cui lo Stato ha bisogno per farquadrare i conti: il finanziamento del fab-bisogno avviene solitamente con le emis-sioni di titoli pubblici sul mercato, ricorrendo

ai soldi dei risparmiatori, all’interno o al-l’esterno del Paese. PATTO DI STABILITÀ: quello internodegli enti locali nasce dall’esigenza dlGoverno di controllare il livello di indebi-tamento netto degli enti territoriali al finedi far convergere l’economia nazionale ver-so i parametri di Maastricht. Il nuovomeccanismo di calcolo basato sui saldi fi-nanziari, riprendendo la logica del Patto diMaastricht, arriva a quantificare l’entità del-la manovra finanziaria che ciascun ente lo-cale dovrà adottare. Il metodo della com-petenza mista, in vigore dal 2008, rendeininfluenti, ai fini del saldo finanziario, i pa-gamenti di parte corrente e gli impegni inconto capitale. Questo meccanismo di cal-colo, se da una parte consente maggiore li-bertà nella programmazione di nuovi in-vestimenti pubblici, dall’altra rende diffi-cile la naturale trasformazione in cassa (pa-gamenti) della competenza (impegni). Talemodalità di calcolo del saldo crea seri pro-blemi a molte imprese di costruzioni che sitrovano nella situazione di aver realizzatolavori per i quali gli stati di avanzamentonon vengono pagati dagli enti locali. I ri-tardi costano agli enti locali a titolo di in-teressi moratori, costano alle imprese a ti-tolo di mancata disponibilità di liquidità chedeve essere sostituita dal ricorso al credi-to. Le ultime stime sui pagamenti blocca-ti presso gli enti locali ammontano a 11,6miliardi: dieci miliardi per lavori realizza-ti dalle imprese a favore dei comuni e 1,6miliardi per opere delle amministrazioni pro-vinciali. Tale situazione determina perditeprodotte da amministratori nominati dallapolitica che non conoscono neanche i fon-damentali di gestione d’impresa.

consigli fiscali

Le parole della crisi PAGINA A CURA DELL’UFFICIO

STUDI FENEAL UIL CAMPANIA

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ALESSANDRO BARICCO - EMMAUSSi chiama “Emmaus” l’ultima fatica di Baricco. Nel vangelo di Luca si legge di due discepoli che, incammino verso la piccola città di Emmaus, discutono della resurrezione di Cristo. Si avvicina un uomoche chiede loro di cosa stiano parlando. I due lo invitano a cenare insieme e solo quando lo vedonospezzare il pane si rendono conto di trovarsi in compagnia del Messia in persona. Lo capiscono e luisparisce. Poi si chiedono come abbiano fatto a non capire la sua presenza. Tutto è incentrato sul nonsapere, sul fatto che i personaggi non sanno, che lo stesso Gesù sembra inizialmente non sapere di sée della sua morte. Lo smarrimento prende anche il lettore, confuso, indeciso, ansioso di capire ciò cheè e ciò che sembra. Lettore che si immedesima nei discepoli di Emmaus, ciechi, al fianco di amici eamori che non riconosciamo. Per poi scoprire la verità all’improvviso e per scoprire che forse l’avevano

nascosta pur avendola sempre conosciuta perché con quelle persone hai mangiato, scherzato e vissuto.Emmaus è un libro che farà discutere per quella capacità di essere ibrido nello stile, una specie di Pratolini nella descrizione diambienti, emozioni e dialoghi, anche alcuni piuttosto scabrosi. Insomma, Baricco a volte ci ha sorpreso e ci ha appassionato.Stavolta rischia di sorprenderci confondendoci. La voglia di stupire, infatti, c’è, ma ormai siamo abituati. Il nuovo è questosenso di disorientamento che ci prende nelle fasi più delicate dell’opera.

NICK HORNBY - TUTTA UN’ALTRA MUSICACi sono coppie in perenne calma piatta. Annie e Duncan lo sanno bene. Convivono daquindici anni a Gooleness, torpida cittadina inglese sul mare, e la loro esistenza è scanditada qualche lettura in comune, l'uscita di un nuovo film, ogni tanto un concerto a Londra. Nonhanno figli e nemmeno rischiano di averne, vista l'evanescenza della loro vita sessuale. Mada un po' di tempo Annie prova un impellente desiderio di maternità, mentre Duncan non fache coltivare la sua unica, ossessiva passione: Tucker Crowe, cantante cult americanosparito dalla scena musicale intorno alla metà degli anni Ottanta. La venerazione per Tucker,condivisa via Internet da qualche centinaio di adepti sparsi per il mondo, assorbe ogniistante delle sue giornate; e Annie comincia a chiedersi che senso abbia continuare unarelazione che forse è stata solo una perdita di tempo. In questa quiete inamovibile, aDuncan arriva per posta una versione inedita dell'album più famoso di Tucker. È la scintillache innesca una serie di eventi inaspettati, che porterà l'insoddisfatta Annie a conoscereTucker in persona... Il nuovo romanzo di Nick Hornby si snoda sotto il binomio amore e

musica, ma coglie anche in modo inatteso, originale, il tema della creatività e dei suoi alti e bassi, incarnato daquesto ex musicista squattrinato in perpetua crisi, titanico esempio di fallito sentimentale.

tempo

HENRY D. THOREAU - WALDEN, OVVERO LA VITA NEI BOSCHINel luglio 1854, Henry Thoreau lasciava la sua cittadina natale per andare a vivere inuna capanna nei boschi del vicino lago di Walden. Doveva essere solo un esperimento,che però avrebbe assunto risvolti politici e sociali insieme: era una scelta di“disobbedienza civile” verso una società di cui non condivideva gli ideali mercantili. Nell’introduzione al testo, Piero Sanavio spiega come questo vagabondo di Walden, nelsuo solitario rapporto con il fattore natura, ricercasse probabilmente un alfabetosegreto: forse quello del mitico New England di due secoli prima, un diversa dimensionemorale, ma anche estetica e metafisica, prima ancora che semplice territorio geografico.

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MUSE - THE RESISTANCEInquietudine e mistero hanno semprecaratterizzato l’affascinante mondo dei Muse.Merito del personalissimo mix di rock alternativopulsante di oscurità e di prog debordante, maanche dei testi carichi di criptica tensione. In TheResistance la band inglese enfatizza lacomponente progressive, con livelli dibarocchismo estremi che sfociano nella musicaclassica, fino a comporre un robusto disco di rocksinfonico.È complicato, The Resistance: album sicuramenteelitario, non accessibile a tutti, a tratti anche pretenzioso, ma di un coraggio edi una complessità che vanno premiati. Più lo si ascolta, più si percepisce unsenso di grande equilibrio: la prima parte dura e oscura, la seconda eterea edelicata. Un bilanciamento degli opposti che piace ai fans.

ELISA - HEARTÈ una delle pocheartiste italiane cheriesce a proporresia brani cantati ininglese che nellasua lingua. Merced’esportazione lamusica di Elisa, che ormai vende sumercati esteri come poche. Le suecanzoni arrivano sistematicamente aivertici delle classifiche italiane edeuropee. In dodici anni di carriera, conSanremo 2001 a fare da spartiacque,l’artista friulana si è evoluta e oggilancia “Heart”, nuovo disco per questo2010. Sono 14 i brani checaratterizzano la nuova avventura dellaragazzina dei “tramonti a Nordest”.Ragazzina non è più, ha 32 anni, ha dapoco una figlia ma ancora la voglia disorprendere il pubblico. Lo fa con unmezzo ritorno al passato, un mix disuoni rock, forti, capaci di coinvolgerevecchi fans e nuovi adepti. Altro chetranquille melodie di una giovanemamma...

PIOVONO POLPETTEFlint, giovane scienziato un po' fuori di testa, inventa

un macchinario che trasformal'acqua in cibo, e quando ilmarchingegno finisce tra lenuvole, le precipitazioni si fannosucculente. Ogni desiderio diventarealtà, nel grande stomaco senzafondo dell'America. “Piovonopolpette” è un omaggio divertentee divertito ai disaster movie, conqualche messaggio educativo danon sottovalutare soprattutto alla

luce del problema dell'obesità infantile. Concepito per lavisione in 3D, rende ugualmente anche nellatradizionale versione bidimensionale, anche se si perdel'emozione di vedere un tornado di spaghetti o unanevicata di gelato in tutto il suo splendore. Ai limitidell'horror i venti minuti finali, con l'apparizione dimostruosi (e minacciosissimi!) tacchini giganti tentanodi prendersi la rivincita sull'umano. Anatemavegetariano?

IL VENTO FA IL SUO GIRO - GIORGIO DIRITTIIl vento fa il suo giro è un filmdi Giorgio Diritti del 2005.Riproponiamo questolungometraggio a distanza diquattro anni dalla sua uscitaperchè non è ancoraabbastanza conosciuto a causadi una quasi nulla distribuzionenelle sale. A Chersogno,paesino delle Alpi Occitaneabitano ormai solo personeanziane che sopravvivonograzie al turismo estivo. Unaventata di novità arriva quandovi si trasferisce un ex

professore francese con la sua giovane moglie e tre bambiniper diventare pastore ed avviare un’attivià casearia. I nuoviarrivati risvegliano negli abitanti di questa piccola comunità,sentimenti contrastanti. L’integrazione è difficile e il rapportodi “diversità” diventa il cardine di tutta la narrazione. "El'aura fai son vir" - questo il titolo occitano (lingua locale cheviene parlata nel film) - si riferisce al detto popolare chevuole il vento una metafora di tutte le cose, un movimentocircolare in cui tutto torna, come rappresentato nel film dallafigura di uno scemo del villaggio che corre nei pratisimulando il gesto del volo. Questa pellicola ha la forza di untrattato antropologico, ma senza perdersi nella retorica deibuoni sentimenti, sottolineando invece come la vita sicomponga di sensazioni contrastanti e sgradevoli, in uncinismo che contagia, ma rende liberi da pregiudizi eipocrisie. Tre aggettivi per descriverlo? Genuino, inaspettato,meraviglioso. Come le anime salve che descrive, uomini incerca di un senso che l'esistenza stessa allontana ognigiorno di più.

film

tempo dischi

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Page 50: job numero 10

50 job - feneal uil campania / febbraio 2010

Sono tante le tecnologie utilizzatedalle grandi aziende che rispettanol’ambiente. Se ne parla tanto in po-

litica, è la cosiddetta green economy.Ecco un esempio significativo del cam-biamento in atto.

Bioplastiche in fibre vegetaliLa avevamo sotto gli occhi da migliaia dianni, eppure nessuno prima d’ora neaveva colto le sue strabilianti proprietà.Stiamo parlando della pianta di Kenaf,nota agli studiosi come Hibiscus canna-binus. Proprio così, una parente stretta del-la nota Cannabis, ma senza gli effetti “in-

desiderati”. Anzi. Sembra che questapianta possegga nel suo esile fusto, del-le microfibre dalle proprietà meccanichestrabilianti. Lo hanno ben capito le più im-portanti aziende dei più disparati campitecnologici. La ricerca sul Kenaf è voltaalla produzione di bioplastiche. L’ingre-diente principale è evidentemente il Ke-naf, o meglio, la fibra di tale pianta. Unamiscela di fibre di Kenaf ed acido poli-lattico (una sostanza collosa derivante dal-l’amido di patata) permettono di realizzarediverse formulazioni di base per la rea-lizzazione di plastiche ad elevato impat-to ecosostenibile, in controtendenza con

la produzione della plastica derivata dalpetrolio.

Le caratteristiche delle bioplasticherinforzate con le fibre di KenafQuelle più prominenti della nuova tec-nologia che vede l’utilizzo di fibre di Ke-naf ed acido polilattico, sono da attribuirealla materia organica di cui questi com-ponenti sono costituiti. Biomasse deriva-te da pianta che hanno permesso un mi-glioramento significativo nella resistenzatermica e nella resistenza meccanica mi-gliorando anche la facilità di modella-mento dei nuovi materiali durante il pro-

Green EconomyViaggio tra i segreti delle nuove tecnologie aziendaliche rispettano l’ambiente: le fibre vegetali

tempo libero

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cesso di stampaggio. Plastiche sempre piùleggere e resistenti, una sfida tra molteaziende a livello mondiale. La NEC è riu-scita, per esempio, a controllare comple-tamente questi fattori e dunque a miglio-rare notevolmente il suo prodotto nelgiro di pochi anni. Si è passati dunque allarealizzazione di componenti elettronici an-che più complessi; una giusta scelta del-le proporzioni in fibra e acido polilatticoha permesso lo stampaggio di componentiquali schede di memoria SD ed MMC (uti-lizzate nei palmari, telefonini, portatili ePC), gusci esterni per la fabbricazione dimonitor a cristalli liquidi, telecomandi ecase (la torretta esterna per intenderci) per

computer. Insomma resistenza e legge-rezza sono due qualità strettamente lega-te che fanno della bioplastica di Kenaf unprodotto professionalmente valido ed al-tamente ricercato per la componentisticainformatica ed elettronica in generale, ov-viamente con un altissimo vantaggio perl’ambiente ed un notevole risparmio ener-getico.

Ed ora anche le auto…La Kenaf Industries nel 2006 ha raggiuntoi 20.000 acri coltivati a Kenaf nel SouthTexas, in preparazione per le nuove strut-ture per la lavorazione di questa “magica”pianta e stimate per un valore di 170 mi-lioni di dollari. La fibra di Kenaf, così pro-dotta, viene già utilizzata da costruttoricome la Volvo, Saab, Renault e Ford perle applicazioni di finitura degli interni. LaKafus Environmental Industries sta ora svi-luppando una serie di impianti, del valo-re di 10 milioni, per lavorare la fibra di Ke-naf in pannelli di fibra intrecciata; ha pro-posto inoltre di costruire un impianto perla produzione di stuoia di Kenaf perrifornire le industrie automobilistiche delNord America. Stando a David Saltman,vice presidente di Marketing and New Pro-duct Development, la ditta sta già nego-ziando con diverse, tra le maggiori case co-struttrici, ed i loro fornitori. Il grande in-teresse da parte dell’industria non sor-prende, considerando i vantaggi dei ma-teriali bio-compositi fatti con tali fibre; isuoi compositi hanno una resistenza d’im-patto superiore, garantendo al passegge-ro maggiori elementi di sicurezza. Sonoun 20-30% più leggeri della lana di vetro

o delle alternative diplastica ABS (derivatadal petrolio), favorendocosì un incremento nelrendimento del combu-stibile del veicolo; sonoinoltre meno inclini adeformarsi sotto l’ef-fetto di calore estremo o

umidità. I compositi di Kenaf possono es-sere forgiati in parti tridimensionali in untempo inferiore alla metà di quello che vie-ne impiegato per materiali alternativi,concedendo ai produttori un costo com-petitivo grazie al risparmio nella linea diproduzione, oltretutto sono anche biode-gradabili, al contrario della lana di vetroo della plastica oggi utilizzata nella rea-lizzazione di finiture per seggiolini, cru-scotti e portiere interne. Costruire auto,compreso guscio esterno (progetto in viadi sviluppo in casa Toyota), servendosi dipiante da fibra, riduce il numero delle car-casse arrugginite e delle parti meccanicheche giacciono nei cimiteri di automobili.Ogni anno negli Stati Uniti 10-11 milio-ni di veicoli vengono scartati e raggiun-gono la fine del loro ciclo d'uso. Una retedi incentivi per lo smaltimento e il recu-pero fa sì che vengano demolite il 96% diqueste vecchie auto; ma circa il 25% deiveicoli in peso, che includono plastica, fi-bre, schiuma, vetro e gomma, rimane comerifiuto. "Un'auto costruita con pannelli abase di canapa, riscaldati, trattati e stam-pati", dice Crosky (della Scuola dellaScienza dei Materiali ed Ingegneria del-l'Università del Nuovo Galles del Sud inAustralia), “può semplicemente essere bru-ciata alla fine della sua vita e poi sarà con-sumata naturalmente dai batteri”.

Antonio Massa

tempo libero

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Al centro della Piana del Sarno, alconfine tra le province di Napolie Salerno, sorge Striano. Con i

suoi 8mila abitanti è uno dei piccoli comunidella zona. Il nome deriverebbe dal latinoStriganum ma la vicenda è piuttosto con-troversa. Le origini sono antichissime,come testimonia la scoperta di una ne-cropoli risalente a circa 1000 anni primadella nascita di Cristo. Ma alcuni anni fa,nel corso di lavori per la costruzione di undepuratore sul fiume Sarno, è venuto allaluce un giacimento protostorico, con ca-panne e opere di canalizzazione, risalen-te ad un periodo ancora precedente. Ai tem-pi degli Opici risalgono i primi interven-ti sul terreno che portarono all'introduzione

di colture molto redditizie, come i cerea-li e le viti. Per Striano sono passati gli Etru-schi, i Sanniti e ovviamente i Romani. Unadata chiave della storia di Striano e di tut-ta la zona è il 24 agosto 79 quando l'eru-zione del Vesuvio seppellì gran parte delpaese. Nei secoli successivi rifiorirono peròle tante ville rustiche imperiali. Il paese hafatto parte della Contea di Caserta per poipassare a quella di Sarno. Della cinta mu-raria di origine medievale è rimasta solouna porta, l'Arco di San Nicola, decoratocon dipenti a sfondo religioso di notevo-le pregio. All'inizio del secolo scorso fuinaugurata la ferrovia che conduceva daSan Giuseppe Vesuviano a Sarno, poi de-nominata Circumvesuviana. Striano è ri-

la gita

Carnevale a Striano

52 job - feneal uil campania / febbraio 2010

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masta legata fino alla Seconda Guerra mon-diale ad un'economia di tipo agricolo. Poiè arrivata l'industria, ma spesso collegataalla terra; nella zona si coltiva il pomodoroSan Marzano Dop, al quale è legata una sa-gra che si tiene ad ottobre. L'8 gennaio sifesteggia il patrono San Severino e alla con-sueta processione è ormai abbinata la gu-stosa sagra della salsiccia e del friariello.

Una delle manifestazioni più note è peròil Carnevale Strianese. Si tiene nel cuoredell'inverno ed è una gara tra i vari rioni

del comune (troccole, saudone, marzo,arco, piazza, giovanile); per mesi, neivari cantieri, vengono realizzati gigante-schi carri allegorici, a volte con personaggidi fantasia, altre volte ironici nei confrontidi personaggi pubblici. Per assistere allamanifestazione arrivano in tantissimi daipaesi limitrofi e in generale da tutte le pro-vince campane.

L'edizione 2010 si tiene dal 13 al 16 feb-braio e vedrà la partecipazione del caba-rettista Paolo Caiazzo. Tra i luoghi da vi-sitare c'è la Parrocchia di San Giovanni Bat-tista, dove è da ammirare un'antica palad'altare del pittore milanese Protasio Cri-velli raffigurante la Madonna con Bambinoin trono fra i Santi Severino e Sossio, ri-costruita nel 1958 dopo i danni subiti du-rante l'occupazione tedesca. Risale al XIIIsecondo la Chiesa di San Severino Abate.Alla Cappella di Santa Maria delle SettePiante è legata una leggenda: un tempo visi trovava una fonte di acqua ritenuta mi-racolosa; all'interno è conservata una telaraffigurante la Madonna delle Sette Pian-te. Presenza suggestiva è quella del Platanodi piazza D'Anna che secondo gli espertisarebbe stato piantato duecento anni fa. Glistrianesi lo chiamano "'o frasso".

la gita

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[DADES]

A sinistra e in basso,immagini dei carriallegorici che hannosfilato negli anni scorsial Carnevale diStriano. Nella foto al centro la parrocchia diS.Giovanni Battista.L’edizione 2010 sisvolgerà tra il 13 e il 16 febbraio: sonoattese centinaia dituristi incuriositi dai personaggi reali o di fantasia realizzatiin cartapesta.

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Page 54: job numero 10

Verticali

2. nei maschi dei mammiferi è laghiandolache produce il liquido seminale 4. parte orizzontale dell’intestino5. confluisce nella vena cava inferiore7. lamina cornea che moltedonne...decorano8. vi è valga e vara9. osso del bacino che, insiemeall'ileo e al pube, costituisce l' ossoiliaco 10. Sotto la faringe11. fa da compagno all'Ulna12. litorale 14. porzione dell'encefalo19. piccola formazione sottile efiliforme dei mammiferi

il cru

civerba

le soluzioni

54 job - feneal uil campania / febbraio 2010

Orizzontali:

1. allenatore della nazionale inglese enon solo... 3. una strada...polmonare

4. pelle 6. si trova nel labbro 13.organo erettile della donna

15. osso dell'anca16. processo fisiologico che si è

evoluto inun certo periodo di tempo come

processo della selezione naturale17. sporgenza a forma di cresta... ma

anche la parte immersa dello scafo18. osso della spalla, piatto e

triangolare20. malformazione congenita

dell'orecchio 21. gonade femminile

cimentiamoci con le scienze!

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Orizzontali:1 Nome di Bano - 2 Compiacersi, deliziarsi - 7 Lanciati dall'aereo 17 aperitivo francese - 18 Fischio sottile e acuto - 19 Misere…senzatesta - 20 concittadini dello storico latino Tacito - 22 Deve allenarsiper ben figurare nella gara - 23 Ombreggiare un disegno - 25 Pensati,escogitati - 28 Monte del Senese - 27 Fu prefetto del pretorio sottoTiberio - 28 Veicolo di cui si ignora la provenienza - 30 Nome dispagnoli - 31 Sigla di Trapani.. - 32 Quello che si mangia è .... buco 33 Deve consultarlo spesso la telefonista - 34 Severi avvisi - 35Preposizione semplice - 36 Dopo - 37 Un tipo che non si... lasciaabbindolare - 38 La regina di un film con Virna Lisi - 39 II Connery delcinema - 40 Preposizione semplice - 41 Giardini di rose - 42 Gaia, delmondo dello spettacolo - 44 Lasciare in beneficenza - 45 Necessarioper campare - 46 Privi di preoccupazioni - 47 Località con la Rocca deiMalatesta - 49 Bassocomodo - 50 Cala a teatro - 51 Non lenti52 Bevanda benefica - 53 Quella bianca annuncia l'elezione delPontefice - 54 Un Tiepolo pittore - 55 Carenti di energie 56 Segue il do

Verticali1 Un esame obbligatorio in molte competizioni.. - 2 Altro nome delGarda - 3 Musa Poesia amorosa rappresentata con la lira - 4 Si ripeteannualmente - 5 Re per i francesi - 6 Seta senza pari - 7 Ponzioprocuratore romano - 8 Pianta conifera - 9 La santa da Cascia - 10 Unaparte del castello - 11 Sigla di Como - 12 II secolo di Goldoni13 Comuni, ordinari - 14 tre numeri - 15 Artico eresiarca - 16 Fine diWalter - 17 Vicinanze, dintorni - 18 Un osso della gamba 21 Inventore della lampadina - 22 Quelli di Verona sono Giulietta eRomeo - 23 II più anziano fra due omonimi - 24 La tendenza acrescere di un'azienda - 26 Pinne di pesci - 27 È bene averlo semprefreddo - 29 Serve per condire - 30 La difende il censore - 31 Lieffettuano le motrici - 34 Vino spagnolo o dell'Andalusia35 Recipiente per infusi - 37 L'attore Sutherland - 38 Un gas39 Spessori sovrapposti - 41 Auguste, celebre scultore francese42 Uno dei fondatori della meccanica quantistica - 43 Katmandu ne èla capitale - 44 Spada romana - 45 Recipienti per piante48 Manda in onda il TG1, il TG2 e il TG3 - 49 acquavite aromatizzatacon ginepro - 50 Va a fondo per passione - 52 Infuso di foglie 53 Simbolo chimico del ferro.

AOSTA

ASTI

BARI

BOLOGNA

BRINDISI

COMO

CUNEO

ENNA

FOGGIA

GENOVA

GORIZIA

IMPERIA

LODI

MASSA

MATERA

NOVARA

NUORO

PALERMO

PARMA

PAVIA

PISA

PRATO

RAGUSA

RIETI

ROMA

ROVIGO

SIENA

TERNI

TORINO

TRAPANI

UDINE

il sudoku il puzzle

job - feneal uil campania / febbraio 2010 55

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Page 56: job numero 10

edili tabelle retributive

Importi orari per gli operaiQualifiche Paga base Conting. E.D.R. Indenn. terr. E.E.T. Totale

IV LivelloSpecializzato QualificatoComune

5,7415,3304,7974,100

3,0133,0092,9852,960

0,060,060,060,06

1,2051,1190,0100,870

0,340,320,280,24

10,3599,8389,1328,230

Importi mensili per gli impiegati

Categoria Stipendio Contingenza E.D.R. Premio prod. E.E.T. TotaleCategoria I superCategoria ICategoria IIAssistenti tecniciCategoria IIICategoria IV1°Impiego

1.418,711.276,831.064,02993,11922,16829,95709,36

533,82529,63523,35521,25519,16516,43512,87

10,3310,3310,3310,3310,3310,3310,33

286,07262,38220,31200,31184,64167,33144,11

83,8175,4262,8558,6654,4749,0241,90

2.332,742.154,591.880,861.783,661.690,761.573,061.418,57

Indennità di mensaOperai: € 3,92 giornaliere = 0,49 orarie Impiegati € 84,77Nel caso di istituzione servizio mensa l’impresa concorre nella misura di 3/4 fino ad un massimo di € 4,13Indennità di trasportoOperai: € 2,16 giornaliere = 0,27 orarie Impiegati € 46,71 mensili

NapoliTabella paga lavoratori edili in vigore dal 1° Gennaio 2009

Importi orari per gli operaiQualifiche Paga base Conting. E.D.R. Inden. terr. E.E.T. Totale

IV LivelloSpecializzato QualificatoComune

5,745,334,804,10

3,013,002,992,96

0,060,060,060,06

1,111,030,930,80

0,340,320,280,24

10,269,749,068,16

Importi mensili per gli impiegatiCategoria Stipendio Conting. E.D.R. Premio prod. Inden.funz. E.E.T. Totale

Quadro (VII livello)Categoria I superCategoria ICategoria IIAssistenti tecniciCategoria IIICategoria IV1°Impiego

1.418,711.418,711.276,831.064,02993,11922,16829,95709,36

533,82533,82529,63523,35521,25519,16516,43512,87

10,3310,3310,3310,3310,3310,3310,3310,33

279,57279,57255,88213,04192,11176,31158,71136,42

140,00 83,8083,8075,4262,8558,6654,4749,0241,90

2.466,232.326,232.148,091.873,591.775,461.682,461.564,441.410,88

Indennità di mensaOperai: € 3,76 giornaliere = 0,47 orarie Impiegati € 82,72Nel caso di istituzione servizio mensa l’impresa concorre nella misura di 3/4 fino ad un massimo di € 4,13Indennità di trasportoOperai: € 2,00 giornaliere = 0,25 orarie Impiegati € 44,00 mensili

CasertaTabella paga lavoratori edili in vigore dal 1° Gennaio 2009

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Page 57: job numero 10

edili tabelle retributive

Importi orari per gli operai

Categoria Paga base Conting. Inden. settore

Accordo del 31/07/1992

Elemen. econ.territoriale

Totale orario

Cassa Edile18,50 %

Cassa EdileAcc.14,20

%

Rid. orariolav. 4,95 %

IV LivelloSpecializzato QualificatoComune

5,7405,3304,7974,100

3,0133,0012,9852,985

1,1501,0830,9780,842

0,0600,0600,0600,060

0,3390,3140,2830,242

10,3029,7879,1028,208

1,9061,8111,6841,519

1,4631,3901,2931,166

0,5100,4840,4510,406

Importi mensili per gli impiegati

Categoria Paga base Premio prod. Conting. Accordo del 31/07/1992

Elemen. econ.territoriale

Indenn. Sost. mensa

Indenn.Sost.trasp Totale stipendio

7° liv. Quadri 1° S.6° liv. Prima5° liv Seconda4° liv. Terza Ass. T. 3° liv. Terza2° liv. Quarta 1° liv. Qu.ta 1° imp.

1.418,711.276,831.064,02993,11922,16829,95709,36

291,477267,793222,608200,642184,500166,648143,507

533,824529,633523,346521,252519,156516,431512,869

10,32910,32910,32910,32910,32910,32910,329

83,80175,42162,85058,66254,47149,02441,901

103,800103,800103,800103,800103,800103,800103,800

47,57047,57047,57047,57047,57047,57047,570

2.489,512.311,382.034,521.935,361.841,991.723,751.569,34

Indennità di mensaOperai: € 4,80 giornaliere = 0,60 orarie Impiegati € 84,77

Indennità di trasportoOperai: € 2,24 giornaliere = 0,28 orarie Impiegati € 46,71 mensili

SalernoTabella paga lavoratori edili in vigore dal 1° Gennaio 2009

Importi orari per gli operai

Qualifiche Paga base Conting. E.D.R. Inden. terr.settore E.E.T. Totale

orarioC. edile 18, 50%

Accanton.C. ed. 14, 20

IV LivelloSpecializzato QualificatoComune

5,745,334,803,10

3,013,002,992,96

0,060,060,060,06

1,151,060,960,83

0,340,320,280,24

10,309,779,098,19

1,7851,6971,5821,430

1,4631,3871,2901,163

Indennità di mensa: € 0,41 orarie indennità di trasporto: € 0,24 orarie

Importi mensili per gli impiegati

Livello Paga base Premio prod. Conting. El. Econ. Territ. E.D.R. Totale7°6°5°4°3°2°1°

1418,711276,831064,02993,11922,16829,95709,36

283,90260,21216,94196,10180,33162,82140,08

533,82529,63523,35521,25519,16515,43512,87

83,8075,4262,8558,6654,4749,0241,90

10,3310,3310,3310,3310,3310,3310,33

2330,562152,421877,491779,451686,451568,551414,54

Indennità di mensa = € 66,00 mensiliIndennità di trasporto = € 1,92 per ogni giornata di effettiva presenza

AvellinoTabella paga lavoratori edili in vigore dal 1° Gennaio 2009

Importi orari per gli operaiQualifiche Paga base Conting. E.D.R. Inden. terr. E.E.T. Totale

IV LivelloSpecializzato QualificatoComune

5,7415,3304,7973,100

3,013,002,992,96

0,060,060,060,06

1,050,970,880,75

0,340,320,280,24

10,2019,6809,0078,110

Importi mensili per gli impiegatiCategoria Stipendio Conting. E.D.R. Premio prod. E.E.T. Totale

Categoria I superCategoria ICategoria IIAssistenti tecniciCategoria IIICategoria IV1°Impiego

1.418,711.2276, 831.064,02993,11922,16829,95709,36

533,82529,63523,35521,25519,16516,43512,87

10,3310,3310,3310,3310,3310,3310,33

262,35241,40200,61181,14166,41150,17129,19

83,8075,4262,8558,6654,4749,0241,90

2.309,012.133,611.861,161.764,491.672,531.555,901.403,65

Indennità di mensaOperai: € 3,80 giornaliere = 0,475 orarie Impiegati € 82,175Nel caso di istituzione servizio mensa l’impresa concorre nella misura di 3/4 fino ad un massimo di € 4,13Indennità di trasportoOperai: € 2,462 giornaliere = 0,307 orarie Impiegati € 53,24 mensili

BeneventoTabella paga lavoratori edili in vigore dal 1° Gennaio 2009

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Esiste la radio che capisce chi sei.Realizza la colonna sonora della tua vitasenza che l'ascoltatore esprima i suoigusti prima. Si chiama Pandora radio:è un servizio web di radio on-line natoqualche tempo fa negli Stati Uniti, cheha conosciuto in pochissimo tempo unosviluppo fuori dal comune. Il sitopermette agli utenti di creare dellestazioni radio virtuali partendodall’inserimento di un brano o di unartista che sia gradito all’ascoltatore: ilsistema sfrutta un algoritmo moltocomplesso, elaborato secondo i canonidel Music Genome Project, che analizzaben 400 diversi parametri per creare unaplaylist che sia gradita all’utente. I branisono quindi scelti da Pandora non in

base alla popolarità dell’autore bensìseguendo una ad una le caratteristichemusicali delle canzoni. L’unicalimitazione che ha impedito a Pandoradi svilupparsi anche in Europa èl’utilizzo permesso, per problemi dicopyright, solo ai cittadini americani, lacui effettiva provenienza era primaaccertata tramite l’inserimento di uncodice.

Addio alla carnedi cavallo atavola?Probabile.Potrebbeaccadere sediventerà realtà

una proposta di legge per vietare lamacellazione degli equini. Il cavallo, nelleintenzioni del sottosegretario alla Salute,Francesca Martini, verrà di fattoequiparato a cani e gatti, un modo per“assicurare dignità e rispetto” all'animalein questione. E' un partito trasversale che,però, si scontra con chi, sul solco di unalunga tradizione culinaria, ama la carne dicavallo. La proposta incontra anche il

favore del ministro delle Politicheagricole, Luca Zaia, che da anni sidichiara contrario alla macellazione. Loscopo è di "spezzare quella terribile catenavecchiaia-macello". Si procederàgradualmente, fissando una serie di palettilegislativi per arrivare all'obiettivo finale.Il giro d'affari in Italia è piuttosto ridotto,tranne nelle zone dove per tradizione lacarne di cavallo la fa da padrona, comeVerona, Padova e alcune aree del Sud. InFrancia da tempo divampano le polemichetra i sostenitori della campagna anti-macellazione, tra cui vi è anche BrigitteBardot e i rappresentati di categoria,macellatori che vedono a rischio il propriomestiere.

Il Gay Pride nazionale si terrà aNapoli nel 2010 mentre quelloeuropeo si svolgerà a Roma nel2011. È stato deciso dall’Arcigayinsieme con i rappresentanti delmovimento lgbt (lesbico, gay,bisessuale, transgender) italiano.Le varie componenti delmovimento hanno espresso lavolontà di costruire un percorsounitario di confronto sui contenutialla base delle parate dei prossimidue anni. Per il 2010 è stataaccolta la candidatura avanzatadalle associazioni lgbt napoletanedi organizzare il pride nazionale aNapoli, così come l’assemblea haritenuto importante sottolinearecome tutti i pride che si terrannoin altre città nel 2010 farannoparte di un comune percorsopreparatorio dell’Europride 2011di Roma.

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A volte il destino è davvero imperscrutabile e stupefacente, perché ci consegna avvenimenti,circostanze e coincidenze talmente imponderabili, con una così rapida successione di eventi, daiconfini per noi così sconosciuti, che soltanto chi sta sopra di noi, o oltre di noi, potrebbe spiegarceneil filo interpretativo e motivazionale.A noi, con la nostra umana limitatezza, insieme ai nostri interrogativi, rimane solamente il dolore perla perdita di persone care, che prima ancora di essere state importanti per un’organizzazione come lanostra, dove vibrano visibilmente i valori umani, mancheranno tantissimo per il profondo legame difraterna amicizia vissuta in lunghi anni trascorsi intensamente e fantasticamente insieme nella FenealUil di Napoli.Alberto Cirillo e Carmine Guasco, nostri carissimi e valorosi compagni di tante battaglie, nel brevevolgere di pochi giorni, di questi giorni, sono scomparsi, lasciando in tutti noi un incredibile vuoto chesarà difficile colmare.Entrambi hanno personificato la storia della Feneal Uil di Napoli e hanno scritto pagine importanti perl’intero movimento sindacale del nostro settore.Vivremo per sempre nel loro affettuoso e indelebile ricordo.

Alberto Cirillo Carmine Guasco

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