VUOTO

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Vuoto-------:Giornate infinite le ore non si riempiono mai.Resta sempre un pezzetto vuoto.Solo verso sera raggiungono uno strano senso di pienezza

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Romanzo a più mani della compagnia dei baloss

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Vuoto-------:Giornate infinite le ore non si riempiono

mai.Resta sempre un pezzetto vuoto.Solo verso sera

raggiungono uno strano senso di pienezza

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Il giorno riempie la stanza.

Niente. Non le va ancora di pensare a niente, tantomeno a ieri.

Come ogni mattina l'unica cosa che sente necessaria è il profumo del caffe, che porta con sè lungo l'intero tragitto fino al lavoro per rendere sopportabile il peso e gli odori dei corpi che viaggiano con lei in metropolitana.

Ieri se l'era trovato davanti all'uscita da quel negozio di antichità in zona navigli.

Guido e la loro storia a sbarrarle la stada.

Aveva avuto una iniziale sensazione di disagio che non se ne era più andata.

Non si vedevano da cinque anni, ma il tempo, che ha lasciato intatte le cose, aveva reso più facile il ritrovarsi.

Era li in piedi davanti a lui.

I suoi occhi abituati a frugare e a scavare per arrivare all'essenza delle cose, l'avevano guardata da subito senza esitazione, con curiosità.

Le piacciono gli occhi di Guido, le piacciono le sue mani, delicate, che non conoscono la fatica, avvezze solo a donare tenerezza.

Le piace la sua bocca, sottile, disegnata con maestria, le sue labbra morbide, socchiuse su denti bianchi e lisci.

Le piace Guido.

Ma quella sensazione di disagio l'aveva spinta a distogliere lo sguardo troppo in fretta.

E troppo in fretta se ne era andata, senza un saluto, a fermare quella mano che le era parsa pronta ad una carezza.

Solo più tardi, quando l'affanno l'aveva lasciata, si era ritrovata con quel numero di telefono tra le mani e la sensazione di leggere la combinazione di una cassaforte.

Numeri in fila che uno ad uno perdono valore e significato, ma che in sequenza diventano chiave per aprire una porta che altrimenti resterebbe chiusa, invalicabile.

Dopo aver indugiato a lungo, aveva composto i numeri in sequenza, decisa ad aprire quella porta.

enigiro

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Le mani umide ..i palmi scivolosi .. Mentre i primi squilli

Del telefono.. .. Come rimbombanti nelle orecchie e nel cuore .. Riportano alla mente Guido nella sua interezza .. Quell ' aria un po' compiaciuta .,quel tempo che sulle sue mani lisce ..sulla pelle curata .. Sembra esserci fermato .. !

Passa così la nozione del tempo ! .. Ma quanti squilli ? .. Quanti squilli non contati !

" Guido , perchè non rispondi ? " .. Guido .. Ancora una volta .. Ancora una volta .. Come allora ? .. Come cinque anni fa ? .. Ancora tanto sicuro... Che ti avrei telefonato ? Ancora le tue labbra sottili . Avvezze solo all ' amore .. Sorridono compiaciute .. Alla vista del mio numero ? " ..

E sbatte con forza e di fretta il ricevitore chiudendo con rabbiosa malinconia la chiamata ! No .. Un caffè non basta ! Se lui vuole può richiamare , il numero è restato sul display .. E al terzo caffè .. É quasi convinta che il telefono squillerà ! ..

Che dolce - amara droga il caffè !

Marina Rossi

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UN PO' D'AMORE . Prenderti cura di te non è mai troppo tardi....ma nessuno ti ha mai insegnato a farlo.Bastava un po' d'amore e non saresti un'anima in pena....troveresti la forza che ti manca e che lei non ti ha saputo dare.......inconsapevolmente....forse il tuo domani sarebbe stato migliore.

Antonella Galliera.

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"Ma ora fermati cuore fermati!!! Meglio così...se non risponde...meglio così!

Non si può, non si deve tornare indietro.... Ma com'è difficile dimenticarlo...."

Dimenticare l'uomo che le ha insegneto ad assaporare la vita. Sì assaporare...

Prima lei la ingurgitava rapidamente. Lui le aveva insegnato ad osservare ogni attimo, ascoltarlo, annusarlo, gustarlo ed infine, con molta calma, inghiottirlo quell'attimo, farlo proprio....

Lei che era stata sempre così organizzata, programmata, decisa, con lui aveva stravolto la sua vita. E per questo, dopo qualche tempo, aveva deciso che era meglio allontanarsi.

"Basta! Stopo con i ricordi, è tardissimo, farò tardi in ufficio!"

Lei, sempre puntuale, fa parte di un equipe di pubblicitari, ama definirsi una creativa, cerca le immagini da abbinare agli slogan.

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Appena varcata la soglia dell'ufficio incontra Francesca, la sua collega " preferita", che come ogni giorno la squadra dalla punta delle scarpe alla punta dei capelli.

"No ciccia, oggi non dirmi niente perchè se mi trovi un solo difetto ti sbrano!" Pensa mentre la saluta distrattamente e corre al suo posto.

Andrea, il suo collaboratore più stretto, le offre il caffè davanti alla macchinetta...

" NO no meglio di no grazie!" e riesce a sorridergli.

E' un uomo tenerissimo che le ricorda suo padre. Le ha insegnato il lavoro con amorevole pazienza quando lei era entrata in quello studio cinque anni prima e lui era già lì da almeno otto.

Spesso le ripete:" L'allieva ha superato il maestro", e lei si schernisce:" Tu sei sempre il migliore!"

E così oltre che colleghi di lavoro era nata una vera amicizia. Lui le confida le sue pene d'amore; è un gay dichiarato e non riesce a trovare un compagno che lo ami come lui desidera.

Lei lo considera un amico migliore di qualsiasi amica perchè tra loro non esistono nè rivalità nè conflitti.

Paola Malvezzi

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Si siede alla scrivania e ,

Mentre accavalla nervosamente le gambe snelle e dalla pelle liscia - Quella pelle che Guido diceva " di velluto " .. Mentre le mani dolci ed esperte di Lui la facevano sentire femmina e donna - sente il petto scoppiare .. L ' aria irrespirabile .. Gli amici di sempre , estranei .. Ed il lavoro oggi .. No ! Non va !

Non si lavora così ! .. Si alza di scatto e deve uscire .. Deve correre ..! Correre un attimo fuori per respirare a pieni polmoni .. " solo un attimo e torno " . Pensa , mentre si avvia verso gli ascensori : strano: .. Uno libero e subito ! Da prendere al volo . !!!

" ora , tra un attimo , respiro ! E mi ritrovo ! " ..

Un sobbalzo e nel buio L ' ascensore si blocca !

Forse è difficile capire la claustrofobia .. Ma , accidenti. , lei ne soffre .! Si attacca all ' allarme .. Non suona ! Black out ! ....

In un angolo raggomitolata . In un secondo eterno perde la testa e la ritrova .. Deve solo capire a che può servire un attacco di panico da affrontare sola .. " calmati .. Ragiona .. Puoi decidere solo tu se vincere o perdere ..! .... Oh se , con il suo calore protettivo , Guido fosse qui .. "

.... Già se Guido fosse lì ?? ..

Marina Rossi

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Annaspa....le tremano le gambe...." Eppure non può succedere proprio a me..." pensa,sconvolta..." Dov'è finito il mio autocontrollo???Il mio sangue freddo???"

" Una scappatoia...ho bisogno di una scappatoia....qualcosa che non mi faccia pensare.....vedrai...arriveranno...si accorgeranno che questo stramaledetto si è bloccato....ma presto...fate presto.....mi sembra di morire.......MORIRE......MORIRE....MI FAI MORIRE....com'era bello sussurrarlo a Guido...Guido...stavo bene con te.....mi piaceva quella nostra casetta,piccolina....ricordi???? Uscivamo al mattino per andare a lavorare e l'unico desiderio che avevamo era ritrovarci la sera.

Il primo che arrivava decideva per la cena.

Ti confesso una cosa guido : a volte mi attardavo apposta per arrivare e scoprire cosa avevi preparato per me ,come avevi apparecchiato.

Non importava cosa mangiavamo.

Quello che io assaporavo era l'amore che mi trasmettevi in ogni portata, l'attenzione con cui mettevi quel bicchiere che sapevi piacermi tanto.

Era bello sentirsi coccolata.

Era tornare a casa e dimenticare tutto....solo io e te.....non esisteva altro!

E le volte che arrivavo prima io....mannaggia...come rimpiangevo di non aver fatto pratica tra i fornelli.

Mi dannavo nel vano tentativo di preparare qualcosa di appetitoso , ma credo che l'ingrediente principale non sia mai mancato.

Sì...perchè credo che fosse solo l'amore ,che mettevo in grande quantità ,che ti faceva esagerare nei complimenti.

Povero Guido.....ancora sorrido pensando a cosa hai dovuto mangiare per amore!

Sì , sorrido.

Sorrido e sono qui : bloccata in un ascensore e sorrido.

Pensa,Guido,che potere che hai ancora : ti penso e sorrido!!!!

Ti penso e......squilla il cellulare !!!

Lo avevo messo nella tasca del jeans....lo prendo,guardo il display.....e il tuo numero mi appare....

Rosanna Lecce

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Rimane con lo sgurdo fisso su quel numero....Le palpebre non sbattono e a poco a poco i numeri si sovrappongono....

"Respira, calmati o il cuore ti uscirà dal petto!"

Risponde come se non sapesse benissimo quale voce ascolterà.

" Ciao sono Guido, ti disturbo? Sei sul lavoro vero?"

"Sì, cioè no! Veramente sono bloccata in ascensore..."

"Hai paura?"

" No, ora non più"

Come faceva lui ad avere quella voce così calma e bassa...sussurrava... Lei si sentiva una voce stridula uscirle dalla bocca, un tono troppo alto.... Ed iniziava a tremare... Panico? Paura? Emozione? Non lo sa...ma la voce di Guido continuava a sussurrare: " Ci vediamo una sera? Così facciamo due chiacchiere...."

Un rumore improvviso, le luci si accendono!

L'ascensore riprende a scendere improvvisamente e le porte si spalancano!

Davanti a lei un gruppo di persone la osserva incuriosita...

" Via da qui il più velocemente possibile!" pensa mentre corre fuori all'aperto.

Respira a pieni polmoni, la luce del sole l'abbaglia e la scalda...Non trema più.

"Ci sei?""La voce di Guido la riporta a lui.

"Sì sono fuori finalmente... e sì ci possiamo vedere, certo!"

"Domani sera andrebbe bene? Ti passo a prendere alle 8""

" Ok ti aspetto. Ciao"

La telefonata si conclude..

"Perchè ho risposto subito di sì? Che stupida che sono...subito disponibile... SCEMA che sono!!!!"

Paola Malvezzi

2° capitolo

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Guido si domandava spesso che cosa lo trattenesse a Varsi.

Già da ragazzo, dopo il diploma, aveva pensato di andarsene; di scendere a valle per partire e lasciarsi alle spalle la prevedibilià di una vita gia imparata a memoria.

Suo padre, con l'accanimento e la caparbietà di chi è cresciuto al riparo dall'agio e dal superfluo, si era costruito il suo presente, prendendo in gestione quella piccola locanda, un po sopra il paese sulla strada per il castello, affacciata alla valle, ultimo baluardo a guardia dell'ineludibile trascorrere del tempo, della natura e della vita.

Li, anno dopo anno aveva preparato e dato forma al futuro di Guido.

E lui non se ne era mai andato.

Non per il timore di deludere aspettative, ma per via di una forza sconosciuta che lo tratteneva e lo inchiodava a quella realtà fatta di terra odorosa, di boschi lussureggianti di castagni, querce, robinie e faggi, di un pugno di case una addossata all'altra, a sostenersi e a farsi compagnia.

Guido era rimasto li.

A mettere radici sempre più profonde e vigorose, fino a soffocare ogni voglia d'altro.

Quando Elena era arrivata alla locanda, era una di quelle mattinate uggiose di inizio giugno, con una nebbia leggera che nasconde l'intorno, tanto da far pensare a quelle giornate settembrine foriere di un autunno incipiente.

Si era fermata sulla soglia, indecisa.

A metà tra il dentro e il fuori.

Tra il restare e il tornare alla corriera che già a motore acceso, chiudeva le porte per ripartire.

Aveva fatto un passo all'interno, che nel passaggio era apparso ancora più cupo.

Aveva depositato il suo unico bagaglio, scaraventandolo a terra con un gesto di stizza neanche trattenuto, e mentre lo guardava negli occhi con aria di sfida l'aveva sentita dire con voce quasi stridula: E questo sarebbe il tanto decantato Miramonti??????"

Guido era li. Fermo.

In attesa.

Ad un tratto gli parve che la donna avesse portato con sè un profumo di mare...

Si era scosso e aveva pensato: andiamo bene!

Enigiro

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Aveva i capelli spettinati che sembravano una fiamma di fuoco che danza....quei capelli ramati,ricci e ribelli che lei cercava invano di domare ma che sembravano dotati di vita propria...

La pelle accaldata e gli occhi che si guardavano intorno con sufficienza...

"Ecco la classica donna viziata e capricciosa che arriva dalla città con la voglia di giocare a fare la figlia dei fiori" pensò Guido.

In effetti anche l'abbigliamento di Elena era uno strano miscuglio di cittadino e hippy....

Del resto lei non aveva avuto la voglia di pensare a cosa indossare quella mattina.

Era letteralmente scappata di casa.

Aveva passato la notte insonne pensando al tradimento di suo marito e alle cinque si era buttata giù dal letto, aveva infilato un po' di cose nella borsa e si era spinta fino alla stazione degli autobus individuando la destinazione più adatta per cercare dentro di sè un senso a ciò che solo il giorno prima aveva scoperto.

Ed ora si trovava lì con il cuore e la testa che scoppiavano e neanche più tanto sicura di aver fatto la scelta giusta a spingersi fin lassù...

E poi quell'uomo che la fissava con quel sorriso ironico e gli occhi così scuri e pungenti la imbarazzava...

"Buongiorno! Cosa posso fare per lei?"

" Ammazzare una persona che conosco" pensò Elena ma rispose: " Vorrei una stanza...per quanto tempo non lo so...ancora."

Guido si avvicinò per prenderle la borsa...non era molto più alto di lei ma le diede ugualmente un senso di superiorità, cosa che la infastidì ancora di più.

Lo seguì per le scale che profumavano di resina e lui la introdusse in una camera piccola ma luminosa, rivestita di pannelli di legno e con le tendine delllo stesso colore del copriletto.

"Se desidera mangiare qui il pranzo è dalle 12e 30"

Elena ringraziò e chiuse la porta forse un po' troppo bruscamente, ma ce l'aveva col mondo intero e non le interessava nemmeno poter passare per una persona sgarbata in quel momento.

Lei che di solito era sempre così pacata e gentile, si sentiva come se stesse per esplodere e si faceva paura da sola.

Guido scendendo le scale pensò che negli occhi di quella donna si leggeva chiaramente il tormento.

"Peccato" pensò"con quel viso così particolare se solo sorridesse scioglierebbe un ghiacciolo".

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Elena ripose le sue poche cose e decise di andare a camminare, respirare un po' d'aria fresca e godere di quel sole che ormai iniziava a scaldare ed abbronzare. Mentre usciva e si incamminnava a passo svelto pensò: " Perchè sono venuta qui? Perchè non sono andata al mare che adoro...che ha sempre un effetto magico su di me....Non ne faccio una giusta!"

Camminava a passo veloce e non si accorse di una pietra nel sentiero e così ci andò a sbattere contro con violenza. Indossava delle leggere scarpe di tela e l'urto le fece perdere l'equilibrio.

Sì ritrovò lunga distesa sulla terra polverosa e la ghiaia che le aveva ferito le mani usate istintivamente per attutire la caduta. Si mise seduta osservando i palmi sanguinanti e iniziò a lasciarsi andare ad una risata isterica che a poco a poco si trasformò in un pianto liberatorio. Finalmente riusciva a piangere... e sembrava che le lacrime uscissero da una cascata impetuosa che non poteva mai esaurirsi.... Ma finalmente piangeva e si liberava e già si sentiva meglio.... Il cuore più leggero.

Si guardò intorno; per fortuna non c'era anima viva. Si alzò lentamente.

"Devo essere un mostro,meglio che torni indietro a rimediare a sto disastro..."

Paola Malvezzi

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E finalmente piange ..

Corre e piange ..gli occhi le bruciano , le gote in fiamme . Quasi come i suoi capelli ,

Piange ed intanto respira ..

Finalmente ! . Finalmente .quel pianto è arrivato ! ..

Elena respira forte e nell ' aria rarefatta .. Per un attimo .. Angosce si perdono e la vita prende nuova forma .. Aria e verde ! .

Si trova all ' improvviso al " mare e monti " . " ora salgo e mi ravvio i capelli .. Non c ' è chi mi vede :.. " .con una sorta di aggraziato pudore si asciuga le gote col dorso della mano , come una bimba ..

Eppure bimba non è più !

Infila di corsa l ' ingresso .. E ci mancava ! .. Ecco davanti a lei quello strano Guido . Giovane .. Dallo sguardo un po' stupito ..

Dall ' aria un po' saputa , la voce sicura - anche troppo - ma interessata : " bisogno ? Successo qualche cosa ? " ..

Elena ..alza la testa .. Con quella sua aria altera e un po' ribelle : " no , perchè ? " .. E per la prima volta .. Gli sguardi s ' incrociano ..

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Marina rossi

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" Dio , quant ' è bella !!! .

Non era così prima ..

No , non è la stessa donna ! .. "

" ma quanto caldo , nei suoi occhi , non è l ' uomo pieno di sé che ho incontrato .. No .. Nei suoi occhi mi sento a casa ! "

Contemporaneamente , inaspettatamente ,

lui amò quel viso spaventato di bimba ,lucido di lacrime dove le efelidi occhieggiavano qua e lá accentuate dalla corsa e dal tanto ossigeno , quel nasino impertinente che ora colava leggermente .. E ancor di più amò quel profumo di mare .. Che Elena spandeva attorno a sè ..

Lei amò quel tepore che gli occhi scuri di lui emanavano ,

Quella sua sicurezza , quel modo d ' incedere elegante , quasi imponente , la bocca volitiva , ma incline al sorriso ..

Si sentì stranamente .. Tra nuove , protettive pareti !

Guido .. Senza pensare le passò la mano sotto il nasino impudente . .. Lei si lasciò andare a quel gesto di tenerezza .. E lasciò fare .. Mentre lui .. Con gli occhi la coccolava .. E con la bocca aperta al sorriso la baciava ...

Marina Rossi

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" Adorabile!!" pensa guido perdendosi in quello sguardo.

Guarda quella chioma ribelle e per un attimo si perde.

Immagina le sue mani che passano fra quei riccioli rossi,liberandole il viso.

" Sì,sei adorabile",pensa e delicatamente sposta con le dita quella ciocca maliziosa che le ricade sulla fronte.

Ora le mani incorniciano il viso di Elena e dolcemente lo portano verso di sè.

"Guardami,piccola Elena....voglio perdermi nei tuo occhi".

Irrefrenabile la voglia di baciarla,di sentire la morbidezza di quella bocca,dolcemente....un tocco lieve....

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" Ma è matto?????????????"Elena di colpo si risveglia da quell'incanto " Ma cosa sta facendo????Come si permette????"

Rabbia,frustrazione,dolore,...mille imprecazioni le salgono in gola...vorrebbe urlarle tutte,se tutto questo fosse successo due giorni fa.....oggi no!

Da ieri ha deciso che gli uomini non faranno più parte della sua vita!

Furibonda guarda Guido,ma è incapace di qualsiasi altra reazione.

Un'unica cosa le viene da dire : " Siete tutti uguali" lo dice in un sussurro,con tutto il disprezzo col quale aveva guardato il marito quando gli aveva comunicato che se ne andava.

E scappa via,corre verso le scale,sale in fretta,vuole chiudersi nella solitudine della camera.

"Stupido ,stupido,stupido!!!!"Ora urla la sua rabbia " Sì,uguali,siete tutti uguali!!!Vi odio!!!"

Con prepotenza apre la finestra,la spalanca.....e di colpo tutta la sua rabbia si placa...di fronte a lei uno spettacolo stupendo : il sole sta calando dietro le montagne.

l'immensità di quello spettacolo ha un potere calmante per Elena.

Per quella sera fa pace col mondo,in particolare con gli uomini.

Anzi....a pensarci bene...."Cos'è questa sensazione di benessere che mi pervade?"

Elena cerca di dare una spiegazione " forse è questo incantevole tramonto? O forse....no....fa che non sia possibile....eppure quel tocco lieve delle sue labbra,così morbide,vellutate....NO....NON VOGLIO!!!!!....non ci devo pensare!!!!!"

Rosanna Lecce

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La bacia, si era bello lasciarsi andare, aveva bisogno, un bisogno disperato, di sentirsi amata capita.

Lui la strinse a se lei non reagi, perché era bello sentirsi stretta tra quelle forti braccia.

Ma poi la realtà, come poteva come ha fatto a lasciarsi andare così stupidamente tra le braccia di un perfetto sconosciuto... Si rinchiuse a riccio, non doveva più, mai più aprire il suo cuore a nessuno.

Però ora è successo. Poi lei pensò :“ Basta solo fingere che non sia accaduto, rinnegare... e poi con lui, Guido, basta fargli credere che è stato solo un attimo di sconforto e lei non è una donna facile, punto!......Ora devo uscire immergermi nella natura”.

Prese con se il golfino rosa, la piccola borsa, uno sguardo fugace allo specchio e poi fuoriiiiii..... Usci segui il sentiero che la conduceva verso il castello, come era bello lì, libera veramente libera tra quella natura silenziosa ma rumorosa di vita nascosta! Il gorgoglio del ruscello con il suo frettoloso andare, i raggi del sole filtrati tra i rami, il cantare degli uccelli, lo scricchiolio delle foglie sotto i suoi piedi.

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Come stava bene lì... la mente finalmente libera lontana da tutto, da lui il “traditore”.

Ma poi è arrivato Guido, un estraneo che sembrva rapirle il cuore. Non voleva pensare a lui eppure....

Maria Antonietta Piron

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Elena si siede su una roccia. Una delle tante che costeggiano il sentiero. Da qui può ammirare la maestosità del castello in tutta la sua interezza. La mente si perde sul mastio sulle tante finestre, che si aprono sulla valle. Chissà quali sguardi avranno ammirato prima di lei il paesaggio da quei vetri. Sente dei passi avvicinarsi. Si volta e vede un uomo anziano che cammina adagio appoggiato al bastone. Le si ferma accanto, la saluta gentilmente e le chiede "Sta ammirando il nostro castello? Io lo vedo da oltre ottant'anni ma, ogni volta è l'emozione della prima volta che sento nel cuore." Si siede e comincia a raccontare di nobili vissuti nel maniero. Di battaglie di assedi e di vittorie. Del "pozzo del taglio" e "Vede quella finestra? Lì c'era, fino a quarant'anni fa ...la prigione. Le finestre accanto sono quelle delle stanze dove viveva il custode, con la sua famiglia. Di solito i prigionieri non erano persone pericolose e lui, dato che non ve ne era mai più di uno, li faceva mangiare a tavola con loro. Solo una volta aveva avuto un uomo violento e quindi i pasti li portava lui nella cella, con la pistola a portata di mano. C'era anche un orto che i prigionieri potevano coltivare. Era proprio ai piedi della torre in una posizione da cui era impossibile fuggire. Alcuni invece facevano dei bellissimi scialli, che poi le sorelle del custode vendevano in paese, in modo che i prigionieri avessero qualche lira per le sigarette." Parla e parla l'uomo e Elena beve le parole, come una bimba che ascolta una fiaba da un nonno. Ci voleva questa uscita per riconcigliarsi con il mondo e con se stessa. I rossi bagliori del tramonto si stanno spegnendo e le prime ombre si allungano nella valle. Elena si alza e altrettanto fa l’anziano. Scendono insieme verso la locanda, come vecchi amici. L’uomo le indica una casa “Io abito lì. Se qualche volta ha voglia di racconti venga a trovarmi.” E con un, buona serata, si salutano.

Valentina Selene Medici

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Elena si sente molto più tranquilla ora e raggiunge a passo lento l'albergo; prima di entrare si volta per osservare l'ultima luce del sole calante e sente che ce la farà... " Sì, anche questa volta mi rialzerò, mi scuoterò la polvere di dosso e andrò avanti col sorriso, anche se sentirò la morte nel cuore..."

Appena entrata avverte un profumo di pomodoro e basilico che le fa ricordare che dalla mattina non aveva più toccato cibo." Forse è il caso che vada a cena" , e fa il suo ingresso nella piccola sala ristorante. Solo due tavoli sono già occupati da coppie di anziani signori che la guardano con curiosità e le sorridono. Elena saluta cortesemente e si accomoda ad un tavolo libero accanto alla finestra.

Terminata la cena raggiunge la panchina di fronte alla locanda a osservare il cielo stellato.

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E' stanchissima fisicamente e psicologicamente ma la luna e le stelle hanno sempre un effetto calmante su di lei. Inizia a tremare; l'aria adesso è molto fresca, ma non vuole rinunciare a quello spettacolo.

D'improvviso si sente avvolta da calore: Guido è arrivato alle sue spalle e delicatamente le ha appoggiato un plaid sulle spalle.

" Posso sedermi?"

Elena non riesce quasi a distinguere i tratti del suo viso ma il suo sguardo la cattura immediatamente:" Ok" riesce solo a rispondere.

Lui si lascia cadere accanto a lei:" Che spettacolo eh? Ti riconcilia con l'universo..."

Elena sente che forse dovrebbe scusarsi per la sua reazione di qualche ora prima o almeno spiegare, provare a chiarire, ma non riesce ad emettere suono....

Lui prosegue:" Mi volevo scusare per prima...non so cosa mi sia preso...spero che possa dimenticare il mio gesto davvero azzardato...troppo azzardato... anzi direi proprio da emerito cretino!"

Elena non si aspettava questa uscita e sente che si sta mettendo a ridere, cerca di trattenersi, ma a poco a poco la risata esce sempre più forte, liberatoria e coinvolgente, tanto che anche Guido dopo un primo attimo di stupore inizia a ridere sommessamente e poi sempre più sonoramente....Alla fine entrambi si ritrovarono a guardarsi con le lacrime agli occhi...

" Credo che ora potremmo darci del tu" dice Elena.

Da quel momento come per incanto, complice la luna e le stelle iniziano a parlare di loro, della loro vita fino a quel momento,dei loro desideri, dei loro rimpianti, ricordi, rimorsi, sogni e fantasie... Bevono le parole l'uno dell'altra e ormai immersi nel buio più profondo riescono a cogliere ugualmente i loro sorrisi...

Elena ad un certo punto pensa:"Ma cosa sto facendo qui con un uomo conosciuto solo oggi? Eppure da lui mi arrivano solo sensazioni positive e non riesco ad avvertire timore..."

E' così strano per lei sentirsi così in pace in questo momento che come se si scuotesse da un sonno profondo si alza di scatto e sbotta:" Io vado a letto"

Guido le prende la mano e le dice" Aspetta solo un attimo"

Si alza e la guarda negli occhi.

Elena non reagisce, ma inizia di nuovo a tremare.

"Hai freddo?"

"No. Cioè sì.... Non lo so... Ho paura"

La mano di Guido continua a stringere quella di Elena come per infonderle più forza e coraggio e con l'altra accarezza i suoi riccioli.

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"Io vorrei riuscire a allontanare da te la paura, anche solo per un momento, ma devoi provare a fidarti di me."

Elena, forse per la prima volta nella sua vita,decide di ascoltare solo il linguaggio del suo cuore, che in quel momento le dice di stare tranquilla, le manda sensazioni di dolcezza e tenerezza infinite, la coccola col suo battito un po' affrettato...ed inizia a sentire un gran tepore che si irradia per tutto il suo corpo.

La mano di lui le trasmette come delle scosse elettriche che la paralizzano.

Guido sussurra: "Ti accompagno"

E come se fosse la cosa più naturale del mondo la conduce per mano fino alla sua camera e chiude la porta per lasciare tutto il resto del mondo fuori.

Sono al buio anche lì...Filtra solo un po' di bianca luce della luna, ma sono tutte sfumature e bianchi e neri.

Elena non pensa più e si abbandona a ciò che sente e che lui le trasmette.

Ed entrambi iniziano a perdersi in quelle stelle che avvolgono i loro corpi di luce e di passione.

Paola Malvezzi

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" Non più di cinque mesi fa Elena lasciava la locanda per rientrare a Torino", pensava Guido, caricando il suo unico bagaglio sul taxi che lo stava aspettando.

Una sola valigia di piccole dimensioni.

Dentro vi aveva fatto stare il necessario per iniziare la sua nuova vita.

Poche cose, scelte, da portare con sè.

Il resto ad aspettarlo, in attesa di destinazione.

Allora, Elena era salita su quello stesso taxi alla fine di una manciata di giorni densi di passione.

Non l'aveva trattenuta.

Era rimasto fermo davanti alla porta di ingresso alla locanda per un po.

Poi aveva allungato la mano per prendere la giacca, le chiavi ed era uscito.

Si era avviato lento lungo la strada per il castello.

Uscire e camminare è il suo modo per pensare.

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Aveva bisogno di fare un po di vuoto, di silenzio, una bolla d'aria.

Per lasciare che le domande salissero dal profondo in superficie e galleggiassero indisturbate.

E aspettare.

Aspettare fino ad incontrare, strada facendo, le risposte.

Davvero si era innamorato di quella donna già impegnata in una vita che non gli apparteneva?

Davvero sentiva l'urgenza di barattare la sua noia feconda con quell'intenso profumo di mare?

Davvero intendeva sovvertire l'incedere calmo e rassicurante del suo tempo, indistinto tra presente e futuro, nel quale ormai si era accomodato, tanto da credere di starci con agio?

Le domande fluivano, irrefrenabili.

Non così per le risposte.

Solo il desiderio di lei si faceva, ogni giorno, urgenza pressante, fino ad avvertire fisicamente la sofferenza della mancanza.

Pensava a lei, quando apriva gli occhi, quando mangiava, quando rideva, quando camminava, quando parlava, quando leggeva il giornale, quando guardava il cielo per capire il tempo, quando sbadigliava, quando cantava, quando...quando...quando...

Pensava a lei, sempre.

E l'aveva raggiunta.

Quella prima volta, aveva lasciato Varsi in preda ad uno stato di eccitazione pari ai suoi tormenti adolescenziali.

Poi andare da lei era diventata una consuetudine.

Poche ore a disposizione per perdersi negli sguardi, per scambiarsi parole corte, asciutte, sussurrate con pudore, per lasciare le mani fabbrili cercare l'altro e trovare ristoro.

Non c'era tempo, o forse non c'era voglia di fermarsi per dirsi e ascoltarsi.

Elena era andata a vivere da sola.

E a Guido questo bastava.

Così ogni volta era tornato a casa.

Fino a quella mattina, quando, appena sveglio, aveva preparato il suo bagaglio.

Leggero, inconsistente, quasi non gli servisse niente per decidere che quella volta sarebbe stato per sempre.

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enigiro

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"Elena .. Elena .. Elena !!! .. "... Già in quei cinque mesi , quante volte aveva sentito il suo nome sulle labbra di Guido ! .. Da quanto non aveva più sentito il suo nome riecheggiare .. Rimbalzare .. Rotolare .. Gorgogliare .. Da un lato all ' altro di camere accoglienti .. Profumate di resine e d ' amore .. ! .. Elena .. Che rideva .. Elena che piangeva .. Elena che gli saltava al collo .. Elena .. Elena a piedi nudi sull ' erba ..Elena che faceva all ' amore .. ! .. Elena dai capelli rossi .. Dai ricci coi quali lui giocava quando dolcezza subentrava a passione .. Elena , solo ora , seduta sul bordo del letto della nuova piccola casa stringendo nervosamente il guanciale .. Che avrebbe voluto spiumacciare , pensava a quanto bello fosse il suo nome .. ! Solo sua mamma un tempo .. La chiamava così .ma era tanto piccola .. Quando mamma divenne una stella ! . Così le aveva raccontato suo padre , una stella .. Fredda .. Irraggiungibile per lui che chiuso nel suo dolore , da quel giorno dimenticó di avere una figlia , .. ! .. E quel matrimonio , quel matrimonio lampo .. Per sentire caldo in Lei .. Per sentire carezze di voci lontane, Per cercare amore .. Per darne ! .. Quel matrimonio .. Nel quale forse nemmeno lei aveva mai creduto .. Ora così in bilico tra rabbia e delusione .. Le bruciava e le pesava .. Mai una volta Andrea l ' aveva chiamata col suo nome , ma come in tutto , frettoloso e dissacrante " Ely .. Ho voglia di te ! " .. Niente di più .. Niente di meno ... Era stanca .. Eppur non aveva fatto ancor nulla, ma il suo caffè le mancava .. Già .. Era passata già da un po' l ' ora ! .. Sfiorò con dolcezza quel vassoietto .. Sul tavolo della cucina , carezzando il bordo della tazza cui era solito poggiare le labbra Guido . .. Già.. Guido .. ! Come in un romanzo .. Travolta e coinvolta da lui .. Dalle poche ore che si donavano ogni settimana ... Dovrebbe arrivare domani .. Ma perchè non aveva ancora chiamato.. Come tutte le mattine ? .. " chiamo io ! " ..Mi manca .. Mi manca la sua voce ! .. Marina Rossi

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Si prepara il caffè,Elena.

In quella piccola mansarda affittata in piazza Vittorio.

Da quando aveva deciso che non avrebbe più continuato a vivere con Andrea,aveva voluto rinunciare al benessere di cui godeva in quel matrimonio che le era sempre stato stretto.

No,non voleva più vivere in quella casa sulla collina di Moncalieri.

Tre piani di villetta,arredati da un architetto di grido.

Non le era mai piaciuto quell'arredamento,freddo.

Non aveva mai capito la necessità di rivogersi ad un estraneo per preparare quella casa che avrebbe dovuto accoglierli.

" Voglio essere io,insieme a te ,a decidere cosa comprare,scegliere,accostare colori. Perchè lo deve fare qualcun'altro che non sa asssolutamente nulla di noi???"

Prima timidamente,poi sempre con più veemenza,Elena cercava di rendere quella casa più intima.

Tentativo vano ; la posizione della famiglia di Andrea,nell'alta società di Torino,non ammetteva discussioni.

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Sarebbe stato l'architetto ad occuparsi di tutto ed Elena si ritrovava così a scegliere fra progetti che non le piacevano per niente.

L'unica cosa che adorava di quella casa era il panorama di cui godeva : dalla cima della collina,vedeva tutta Torino , con la Mole Antonelliana sulla destra , indovinava il percorso del Po perchè segnato dagli alberi secolari di cui vedeva le chiome e quando il cielo era terso,poteva vedere la catena delle alpi che incorniciavano quella città che tanto le piaceva.

Posizione particolare quella della sua casa : poteva assistere a spettacoli fantastici , i tramonti rosso fuoco che le regalava il sole quando andava a dormire dietro le montagne , i fuochi d'artificio che illuminavano la città la notte del 31 di gennaio , quelli della festa del patrono , san Giovanni .

Erano gli unici momenti in cui quella casa le offriva un po' di calore.

"Ed ora che me ne vado" pensò il giorno in cui prese la decisione " non voglio una casa che non mi appartenga ! Voglio una casa piccolissima , in alto , una casa che mi protegga , dove sentirmi finalmente libera ".

Era così partita per fare una passeggiata,in centro a Torino.

Le piaceva passeggiare sotto i portici di via Roma.

Immaginava di essere una turista ed ogni volta scopriva qualcosa di nuovo.

Come quella volta che , in piazza san Carlo , si accorse di un dipinto all'altezza del primo piano di una casa.

Un quadro che rappresentava la Sacra Sindone.

Strano come in tante passeggiate,non se ne fosse mai accorta!

Poi ancora via Roma , piazza Castello , girando a destra per via Po e fu così che,arrivando in piazza Vittorio,vide qul cartello " affittasi mansarda".

Subito compose il numero che leggeva sul cartello.

Fu fortunata: il propietario era nel bar a fianco al portone del palazzo .

Si misero d'accordo per incontrarsi subito e la accompagnò in ascensore all'ultimo piano , poi a piedi ancora per una rampa , poi un corridoio lunghissimo , in mezzo al quale c'era la porta della mansarda.

Tre giri di chiave ed il propietario si fa di lato.

Con un leggero inchino , invita Elena ad entrare.

E' buio . Leggere lame di luce si infilano attraverso gli scuri.

Pochi passi , e l'uomo li apre ed una luce immensa rivela ad Elena quello che aveva sempre sognato : una casetta piccola , graziosa , già arredata , ma proprio come lo avrebbe fatto lei , con la stessa cura , con gli stessi colori.

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Un balconcino si apre sui tetti di Torino.

Elena si affaccia....e quasi le manca il fiato per quanto è bella la vista che si offre al suo sguardo : sotto di lei piazza vittorio , forse la più bella d'europa.

Sulla destra la chiesa della Gran Madre , il Po , il monte dei cappuccini...." è mia!!" pensa" sì!!!voglio che sia casa mia!!!Sì , qui sono a casa.Finalmente a casa mia!!! "

Rosanna Lecce

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Ed ora Elena in quella casa aspetta che il suo amore la chiami... E' agitata e guarda nervosamente il cellulare, proprio nel momento in cui si illumina e le appare il nome di Guido. Con il cuore accellerato risponde:"Amore....ti stavo aspettando"

"Ed io sto arrivando....Tra un paio d'ore sono da te..."

Elena rimane col telefono in mano e la bocca spalancata senza emettere suono...Ma tanto Guido ha già riattaccato.

"Ma non doveva arrivare domani?... WOW che sorpresa!!"

Elena inizia a girare intorno per la stanza... " Devo prepararmi...sì.... allora una doccia e poi.... Oh cavoli ma che sorpresa Guido amore....."

Si dirige veloce in bagno, si mette sotto la doccia e finalmente l'acqua calda che le scivola addosso la fa calmare... Si lava i capelli con calma... Quei capelli che ora ha imparato a curare per rendere meno indomabili.

Un bravo parrucchiere consigliatole da una sua collega le ha sfoltito e accorciato un po' la chioma e le ha consigliato dei prodotti che stanno rendendo i suoi ricci molto più morbidi, setosi, cosicchè le dita di Guido, quando le accarezzano i capelli, non si arrestano più bloccate dai nodi intricati ma continuano a scorrere dolcemente fino al suo collo, le spalle, la schiena..... Infilato l'accappatoio si dirige verso l'armadio per scegliere cosa indossare.

Sono i primi giorni di novembre, l'aria inizia ad essere più fredda ma oggi per fortuna c'è un bel sole. E' indecisa: osserva i suoi abiti " Guido mi dice che sto bene sia con la gonna che con i pantaloni,ma oggi che mi metto? Dunque.... Andiamo sulla gonna va'...visto che c'è il sole, sarà una delle ultime volte che la metto,poi freddolosa come sono...pantaloni per mesi!!"

Acchiappa anche la camicetta in raso, l'intimo e corre a terminare la preparazione.

Crema idratante a volontà.... Si osserva allo specchio e si ritiene soddisfatta.

Mentre si veste guarda l'ora" Mi rimane ancora un'oretta, posso fare con calma"

Sorride perchè si sente un'adolescente:ogni volta, quando sa che lui sta per arrivare, cerca di prepararsi nel modo più carino possibile... anche se, nella maggioranza dei casi, quando lui varca quella porta l' abbraccia e a poco a poco quei vestiti che lei ha scelto con tanta cura finiscono sparsi sul pavimento dall'ingresso alla camera da letto nel giro di pochi minuti....

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Ormai il sorriso le rimane stampato sul viso ricordando quegli attimi e niente riuscirebbe più a portarglielo via. Prende il braccialetto con le farfalline, il primo regalo di Guido, che le ricorda un altro momento meraviglioso. La prima volta che lui la raggiunse a Torino lo portò a passeggiare nei Giardini Della Reggia di Venaria. Ad un certo punto si ritrovarono lungo uno dei viali superiori e passando accanto ad una siepe di lavanda profumatissima si alzò uno sfavillio di colori variopinti: tantissime farfalle volarono loro intorno e poi si allontanarono...

Guido strinse la mano di Elena e disse:" Che meraviglia!"

Elena sorrise e gli portò la mano sul suo ventre." Senti qui? Quando io sono accanto a te e mi emoziono mi sembra di avere mille farfalle che volano!

Poi gli portò la mano sul suo petto " Ma è qui che il mio cuore mi dice cosa sento per te"

Infine gli accompagnò la mano sulla sua fronte" E qui, la ragione, ormai, non l'ascolto più"

Guido si sentì pervadere da un amore così intenso che non potè resistere dal baciarla, ma fu un bacio così dolce e delicato che sembrò un sussurro.

Elena si riscuote dai ricordi e guarda l'ora." Cuore fermati! Mette il braccialetto, indossa il suo cappottino preferito, si infila gli stivali ed afferrando la borsa esce correndo giù per le scale.

"Devo ancora comprare il pane che gli piace tanto e qualche pasta mignon col cioccolato"

E così, a passo veloce, si dirige verso la pasticceria più vicina.

Paola Malvezzi

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Quando Elena aveva aperto la porta, il suo sguardo si era impigliato in quella valigia.

Non ce ne erano mai state prima di allora.

In tutte quelle volte, tante, in cui Guido l'aveva raggiunta per stare con lei.

" Avevo bisogno di compagnia" si era affrettato a sussurrare Guido seguendo il suo sguardo.

" Penso di fermarmi qualche giorno, un anno, non so, forse una vita..."

E quella valigia era finita sulla sua schiena insieme alle braccia di Guido che la stringevano con vigore fino a farle male.

L'aveva sentita accomodarsi leggera tra le sue spalle come a promessa di voler restare.

Elena l'aveva guardata con affetto quando Guido l'aveva posata a terra per dirigersi verso il divano.

Invece di seguirlo aveva preferito indugiare nella penombra dell'ingresso quasi a volerne immaginare il contenuto.

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Le era sembrato di sentire l'odore buono della terra da poco lavorata per accogliere il seme del nuovo raccolto, e il respiro del vento tra gli alberi frondosi del bosco; di ascoltare le parole di memorie antiche di quel vecchio incontrato sulla strada sterrata, e l'assordante silenzio di cieli stellati neri di pece nel ricordo di quelle sere d'estate; di scorgere lo sguardo mite e generoso del padre di Guido e il suo dolce sorriso a promessa di una nuova vita.

E in quello spazio angusto e male illuminato aveva provato un'intensa sensazione di beatitudine.

Di beatitudine e di pura gioia.

enigiro

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Ed era stata,quella,la volta più bella in cui avevano fatto l'amore.

Non solo sensazioni fisiche....si erano donati l'uno all'altra con nel cuore quel senso di beatitudine , con nella mente la voglia di parlarsi con i sensi.

Non era solo un incontro di corpi.

Era un'incontro di anime. Che avevano vagato per anni ed ora si erano ritrovate.

Ed in quel ritrovarsi avevano il bisogno di raccontarsi di quanto , disperatamente , si fossero cercati.

Ed era dolce scoprirsi ora !!

Facevano l'amore e si parlavano con i gesti...ora dolci,ora spasmodici,ora teneri,ora frenetici....la voglia di urlare al mondo quanto il cuore sembrasse esplodere!

"Penso di fermarmi qualche giorno,un anno,non so,forse una vita..."

" Sì Guido....una vita...con te tutta una vita..."

Rosanna Lecce

TERZO CAPITOLO

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Elena seduta sul tram che la sta conducendo in ufficio osserva fuori dal finestrino lo spettacolo della prima neve che cade con leggerezza: piccoli fiocchi che danzano e girano su se stessi prima di posarsi a terra e scomparire immediatamente. Quanta neve aveva visto in montagna quel week end!

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Con Guido aveva deciso di andare a sciare ed essendo il primo fine settimana dopo le vacanze di Natale, non avevano avuto alcun problema nel prenotare una camera all'ultimo momento. Elena non può trattenere un sorriso pensando alle discese spericolate e alle serate sotto il piumone....

Sposta lo sguardo davanti a sè e nota una donna che la sta osservando apertamente. Istintivamente si tocca i capelli, si guarda il cappotto:" Cos'avrò di strano da essere fissata così?"

Quella donna non distoglie lo sguardo.. Allora anche Elena la osserva meglio:" Forse lei mi conosce ed io faccio la solita figura di quella che non si ricorda mai le facce nè tantomeno i nomi delle persone che incontro una volta sola..."

Ma proprio non si ricorda... Ha i capelli neri corvini tagliati a caschetto, le ciglia molto lunghe su occhi azzurri, la pelle chiarissima, le labbra truccate vistosamente con un rossetto bordeaux. Indossa un piumino bianco su un fisico alto e asciutto. "Una bella donna" pensa Elena " ma proprio non mi pare di averla mai vista..."

Però quel modo insistente di fissarla inizia ad infastidirla e imbarazzarla.

"Menomale che devo scendere".

Elena si incammina velocemente verso il palazzo ottocentesco sede della ditta per cui lavora; ha freddo e si stringe la sciarpa intorno al collo e indossa i guanti. Avverte la sensazione di essere seguita,si volta di scatto, ma non vede nessuno, anche se le è parso di cogliere come un lampo bianco...

Solleva le spalle ed entra nel portone per iniziare la sua giornata.

Quel giorno passa tranquillo, tranne per almeno una decina di chiamate da un numero privato sul suo cellulare al quale appena risponde chiudono la comunicazione.

Anche la sera mentre cena con Guido squilla il telefono col numero schermato.

Elena stizzita sbotta:" Non è possibile! Ma chi cavolo sarà?"

Guido la tranquillizza" Prima o poi si stancheranno,non ti preoccupare... A meno che non sia un tuo spasimante segreto..."

Elena fa una smorfia" Certo! Uno di quelli che fanno la coda fuori.... Scemo che sei!"

E lo abbraccia stretto fin quasi a soffocarlo.

Il mattino successivo Elena prima di andare in ufficio passa a prendere il quotidiano e mentre esce dall'edicola va quasi a sbattere contro una persona. " Mi scusi!" Si scansa e alzando lo sguardo riconosce la donna che la osservava in tram il giorno prima. Indossa un giaccone nero ma la riconosce chiaramente. Prosegue verso la fermata e stavolta è sicura che quella la stia seguendo" Non diventare paranoica Elena, deve prendere il tuo stesso mezzo..."

Anche durante l'intera durata di questo viaggio la signora bruna non distoglie mai lo sguardo da Elena, tanto che le viene veramente la tentazione di andarle a chiedere" Ci conosciamo?"

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Ma non le piace quella donna, le incute un certo timore e preferisce non avvicinarsi. Scende alla sua destinazione e si guarda indietro, ma della donna nessuna traccia. "Meglio così"pensa e procede a passo svelto.

Anche quel giorno fu segnato da continue chiamate anonime a cui nessuno rispondeva.

La sera durante la cena Guido la guarda preoccupato" Hai un'aria pensierosa, qualcosa non va?"

"No, solo le solite telefonate anonime anche oggi; la cosa si sta facendo fastidiosa, anche mentre lavoro devo spegnere il cellulare per non essere interrotta".

Guido ribatte." Se continuano prenderemo provvedimenti. Stai tranquilla amore".

Elena con lui vicino si sente sempre tranquilla, ma il giorno dopo quando durante il solito percorso si ritrova quella donna che la fissa , la tranquillità evapora velocemente.

" Non la sopporto più questa! Ma che vuole da me!"

Questa volta quando scende dal tram anche quella donna si incammina di fianco a lei come se la volesse accompagnare. Elena inizia ad averne davvero abbastanza e preso il coraggio a due mani le chiede:" Mi deve dire qualcosa?"

"Sì le devo parlare."

Quella risposta secca e con un tono di voce così duro e tagliente la prende alla sprovvista.

"Ma io sto andando a lavorare" Elena adesso teme di sentire quello che quella donna deve dirle.

"Ci vediamo all'una al Bar Giallo, l'aspetto!"

Detto questo attraversa la strada e svanisce. Elena si sente salire un'agitazione strana e per tutta la mattina non riesce a concentrarsi sul lavoro. Si chiede continuamente "Cosa dovrà dirmi quella donna??".

E' anche tentata di chiamare Guido per sentire la sua voce calda che sicuramente la tranquillizzerebbe ma qualcosa la trattiene dal farlo.

All'una meno un quarto molla tutto e velocemente saluta i colleghi" Ci vediamo dopo".

Si dirige in modo affrettato verso il Bar Giallo, chiamato così per l'arredamento completamente di quel colore, che si trova all'angolo del corso dove ha sede il suo ufficio.

Sa di essere in anticipi ma non resiste più. Appena entra la vede già seduta ad un tavolino in fondo alla sala. La raggiunge e si siede di fronte a lei. La donna continua a fissarla e Elena nota che le pieghe intorno alla bocca le danno un'espressione perennemente triste ed arrabbiata.

"Mi chiamo Cinzia,le dice niente il mio nome?"

Elena è veramente interdetta:"Veramente ..no!"

"Immaginavo che Guido non le avesse mai parlato di me. Non gli conviene."

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Elena inizia ad agitarsi e ad avvertire i primi crampi allo stomaco.

" Io conosco Guido da molto prima di lei e sono venuta qui per riprendermelo."

Elena sente che ha le guance in fiamme e riesce solo a dire:" Ma perchè è così sicura di ciò; ma chi è lei per dirmi queste cose..?"

Cinzia tira fuori una scatolina dalla sua borsa e la posa sul tavolo.

Elena la guarda come se dentro potesse nascondersi un piccolo mostriciattolo...

"La apra" le ordina la donna.

"La apra lei!" Non se la sente proprio di toccare quell'oggetto che avverte contenere cose che lei non vorrebbe vedere.

Le lunga dita bianche di Cinzia aprono la piccola scatola di velluto blu e rivelano il contenuto: due fedi nuziali.

"Legga l'incisione!"

Adesso Elena inizia a tremare ma afferra quegli anelli. Sul più largo è inciso il nome di Cinzia e una data. Sul più stretto quello di Guido e la stessa data: 16 giugno 2009.

Elena li lascia cadere come se le avessero scottato le dita.

Paola Malvezzi

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D'un tratto aveva pensato che il giallo era un colore che non le era mai piaciuto.

Ha sempre esercitato su di lei un effetto irritante.

E quella sconosciuta seduta di fronte non faceva che peggiorare il suo stato.

Aveva avvertito l'urgenza di alzarsi e scappare da quella situazione assurda.

Invece era rimasta inchiodata a quella seggiola, continuando a giocare nervosamente con la piccola perla che portava al collo.

Aveva fissato il colore degli occhi di quella donna, Cinzia o come aveva detto di chiamarsi.

Azzurro.

Non del cielo o del mare.

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Un azzurro trattenuto, quasi impercettibile, che strideva con l'arroganza delle parole e il blu cupo di quella scatoletta che tenava tra le mani.

Elena, ora, era ferma, immobile.

Avvertiva solo il rumore del suo respiro corto, affannato.

Un'ondata di calore diffuso l'aveva assalita senza preavviso e tutto intorno a lei era parso perdere progressivamente contorno.

Aveva per un istante immaginato di essere finita in un sogno e di doversi svegliare per riprendersi la sua vita.

Ma il luccichio di quegli anelli l'aveva ricondotta, senza scampo, alla realtà delle cose.

enigiro

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Cinzia e Guido .. " Fedi che brillano ! E , come lamine d ' oro , le feriscono gli occhi. .. ... Vede quel luccichio . Quei nomi .. Quella data . ! . Stupore ! Rabbia .. Terrore .. Tremore ! Quanto impossibile capire quale sentimento prenda all ' improvviso il sopravvento .. Forse non ve n ' è uno ! .. No . Non uno .. Tutti assieme !! .. E come una giostra impazzita, Anche Elena non riesce a calmare i battiti del cuore a.,fermare le mani tremanti .. E quel capogiro sempre più forte ! .. Vuoto allo stomaco ..buio ! . Buio ... ... ... Uno svenimento in piena regola ! .Riaprendo gli occhi .. Nei suoi ecco quelli azzurri di Cinzia .. ! .. Ha l ' espressione non poi tanto arcigna .. Piuttosto preoccupata .. Elena vede le dita esperte di Cinzia sul suo polso ., ed un sorriso Illumina quel viso sotto il caschetto nero " tutto bene ! .. Sù .. Un po' d ' acqua e zucchero .! . " chiede Cinzia .. Voltandosi verso il piccolo capannello di curiosi intorno a loro due ! ., " avanti , ha bisogno di aria ! .. Non c ' è nulla da vedere " aiuta Elena E si siedono al tavolino del bar .. Entrambe .. Hanno negli occhi una domanda .. ! .. Nel cuore una paura . O meglio per Elena - Fino a quel momento - Una speranza .. Si guardano in silenzio,

leggendosi sulle labbra quello che le donne già nel cuore intuiscono .. Elena appoggia le labbra al bicchiere .. Ma ecco la nausea .. Quella maledetta nausea .. Che da giorni il mattino non l ' abbandona .. ! .. No .. Non vuole vomitare davanti a quegli occhi azzurri .. Ora non più azzurro cielo, ora di ghiaccio .. Taglienti .. Mentre la scrutano : "da quanto .. ? Da quanto il ciclo è assente ? " ., il tono non ammette repliche ! .. Ed anche Elena ora non vuole più ignorare .. " questo mese .. Nulla ! .. Pensavo alla montagna .. Al cambiamento d ' aria ... " .. Sente la sua voce bisbigliare .. E terminare come in un pigolio ..

Marina Rossi .

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Elena è seduta raggomitolata sul divano del suo soggiorno. E' in quella posizione da almeno un paio d'ore, da quando è corsa a casa dopo essere scappata da quel bar di quel colore accecante e essersi precipitata in ufficio per avvisare che non si sentiva bene . Il percorso in tram era stato un viaggio surreale,senza neanche vedere ciò che la circondava nè rendersi conto di come si sentiva. Appena varcata la soglia di casa aveva buttato per terra la borsa e il cappotto e si era sfilata le scarpe per potersi rifugiare su quel divano color crema che l'aveva avvolta nella sua morbidezza. Si era raggomotolata e aveva iniziato a fissare gli oggetti a lei cari che a poco a poco che la sera avanzava perdevano i contorni e non riusciva più a distinguerne le forme ed i colori. Adesso il buio l'avvolge e non si rende neanche conto che sono già le sette e Guido sta per tornare. Il rumore delle chiavi nella toppa...la luce che si accende come un lampo all'improvviso..." Amore cosa fai lì al buio?"

Elena lo guarda, scruta quello sguardo che la osserva un po' stupito e si avvicina.

Guido si toglie il giaccone e la raggiunge; capisce immediatamente dalla sua espressione che qualcosa non va. Le solleva il mento con le dita per guardarla negli occhi ma Elena si ritrae, si fa ancora più piccola. Sente che le lacrime stanno salendo perchè non riesce a credere che la dolcezza di Guido possa nascondere misteri preoccupanti...

"Elena, ti prego, vuoi dirmi cosa c'è?"

Le prende il viso tra le mani per costringerla a non sfuggire alla sua domanda.

Elena a questo punto riesce solo a dire una parola" Cinzia".

Guido diventa improvvisamente serio, un 'ombra copre i suoi occhi e piccole rughe appaiono ai lati della bocca.

Elena non riesce più a vederlo perchè ormai le lacrime le offuscano completamente la vista, il mascara inizia a colare e presto il suo viso si trasforma nella maschera di un Pierrot disperato.

Guido non le stacca gli occhi di dosso : " Cinzia cosa? L'hai vista? Cosa ti ha detto?"

Elena si asciuga gli occhi con le dita disegnandosi lunghe righe nere:" Stamattina....mi ha fatto vedere le vostre fedi..."

Guido si alza di scatto e inizia a camminare nervosamente:" E' pazza...quella è assolutamente pazza...ma finchè tormentava me potevo sopportarlo ma tu no! Deve starti lontana... è malvagia!

Dimmi dove si trova che le parlo io!"

Guido si siede di nuovo accanto ad Elena" Non lo so...Lei mi ha seguito...oggi mi ha parlato ma io sono fuggita....Ma cos'è lei per te? Cosa significano quelle fedi? Perchè non me ne hai mai parlato? Dovevi addirittura sposarti un anno fa....."

Guido si alza di nuovo e riprende a girare nervosamente per il soggiorno:"Lei non significa niente! Abbiamo passato due notti insieme , un'avventura... Non abbiamo fatto l'amore ma puro sesso! E da lì lei ha iniziato a farsi un film su noi due... Diceva che era innamorata di me,che eravamo fatti l'uno per l'altra... Mi seguiva ovunque , mi faceva trovare strani regali.... era arrivata al punto di telefonarmi nel cuore della notte e pregarmi di raggiungerla per soddisfare i suoi desideri...E a

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promettermi che se ci saremmo sposati lei sarebbe stata la moglie ideale e mi avrebbe dato tutti i figli che io desideravo..."

A quel punto Elena sente un tuffo al cuore e si copre il viso con le mani:" Mio Dio"pensa"come faccio a dirglielo ora...no ora non è proprio il momento".

Guido la raggiunge e l'avvolge col suo calore, la stringe forte., le scosta i riccioli dagli occhi e guarda quel viso arrossato e solcato da strisce nere e lo copre di baci asciugando con le labbra il sale di quelle lacrime." Ci penso io...stai tranquilla...non ti farà del male, non ti devi preoccupare"

Elena si perde in quell'abbraccio ma sente che da quel giorno tutto sarà diverso e la favola è giunta al termine...

Paola Malvezzi

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Elena stava cercando, con fatica, di aprire gli occhi.

Un bagliore accecante l'aveva indotta a rinunciare al suo proposito.

Avvertiva un dolore acuto alla gamba destra, che a tratti si dilatava fino a raggiungere ogni parte del corpo.

Era certa di trovarsi distesa in un letto, ruvido e privo di odori familiari.

Ma in assenza di indizi visivi non le era possibile orientarsi.

Aprire gli occhi per prendere contatto con quell'ambiente che sentiva ostile, le pareva sempre più un'impresa troppo ardua per le sue forze.

Le era parso più saggio arrendersi .

Rimanere immobile e aspettare che tutto finisse.

Ma il dolore, quello, sembrava non volerla abbandonare.

" Signora, mi guardi, apra gli occhi...signora, ha avuto un incidente, bisogna chiamare casa per avvertire...".

La voce, che l'aveva raggiunta senza riguardo, le era sembrata troppo acuta, tesa a irrompere nel suo torpore fino a farla sobbalzare.

Un lamento fino ad allora trattenuto, aveva trovato la strada per invadere la stanza.

" E' in grado di fornirmi un recapito telefonico di casa pe avvertire del suo ricovero?"

Aveva continuato la voce allontanadosi fino a diventare un sussurro.

Un incidente. Aveva avuto un incidente.

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Elena ora ricordava con precisione la sequenza di eventi che avevano preceduto lo schianto.

La notte insonna, la sveglia di buon ora per non dover affrontare lo sguardo e le parole di Guido, poi la corsa fino all'ufficio e la voglia di un caffe.

All'uscita dal bar gli occhi azzurri di quella donna l'avevano raggelata.

Elena si era sentita braccata.

Aveva cominciato a correre senza una direzione.

Allontanarsi da quegli occhi era la sola cosa che intendeva fare.

Ma quell'auto l'aveva fermata.

E poi più nulla.

"Signora Rossi, buongiorno. Sono il dottor Clerici. immagino l'abbiano informata dell'incidente di cui è stata vittima. Fortunatamente niente di grave. una frattura scomposta al perone della gamba destra, già messa in asse con un intervento rapido e perfettamente riuscito. Purtroppo il forte impatto ha causato la perdita del bambino."

Elena aveva spalancato di colpo gli occhi.

Guardava il volto di quello sconosciuto e pensava al suo bambino che se ne era andato ancora prima di arrivare.

enigiro

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Guardava quel viso,Elena " causato la perdita del bambino...." ...." la perdita del bambino "...." del bambino..."

Di colpo un dolore sordo.

Non è dolore fisico.

Di colpo non esiste più nessun male.

Esiste solo quel volto sconosciuto che la guarda,che le sta parlando.

Ma Elena non capisce,non sente.

Un turbinio di pensieri la sta sconvolgendo : " il mio bambino...il nostro bambino....piccola Elena,fa la pappa.....un piccolo aeroplanino che vola verso la sua boccuccia...hammmmm....pappa buona......papà,fammi volare alto alto.....due fedi che cadono...cinzia...guido...occhi azzurri freddi come il ghiaccio ....causato...cosa hanno causato....volto sconosciuto...ti odio...dove hai messo il mio bambino????? ridammelo!!!!!...è vero,per un attimo non l'ho voluto.....ma ora dov'è?????è mio!!!!...mio....dove hai messo il mio orsacchiotto????mamma,mamma.....cinzia mi ha preso l'orsacchiotto....lo rivoglio...è mio ...brutta cattiva....vattene.....non ti voglio più

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vedere.....sconosciuto...aiutami...sto male.....non capisco.....dici che ho perso il bambino.....ma non è un bambino...è il mio orsetto...me lo ha regalato guido.....sì...è mio....e cinzia me lo ha preso...per piacere,sconosciuto...cinzia è cattiva....non mi vuole bene.... mandala via.....non mi piace...non la voglio .....perchè è qui?????mandatela via viaaaaa...VIAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA "

un urlo lacera la corsia......

Rosanna Lecce

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Elena si sveglia , in un mare di sudore... l'incubo è passato! Non c'è Cinzia vicino a lei, non c'è. Ma lei non è neppure a casa sua, quindi tutto è accaduto realmente. Il sogno si sgretola: Guido, l'amore, Cinzia le fedi.... e il suo bambino non c'è più. Non ha avuto il tempo nè provato la gioia di rendere partecipe Guido, vedere la gioia nel suo viso il suo stupore... Nulla! Tutto svanito.

Un' infermiera si avvicina per iniettarle nuovamente un tranquillante. Si lascia fare docile, non reagisce perché oramai nulla è più importante, solo il suo cuore urla nuovamente, disperato, ma questa volta la voce non esce... nessuno può sentire il suo dolore!

Vorrebbe alzarsi andarsene da lì, perché non ha senso tutto questo. Ma le forze le mancano, la gamba fa male, il suo corpo è flaccido come le fosse passato sopra un camion dolorante e non vuole reagire!...

L'infermiera dopo averle misurato la febbre le accarezza la fronte, Elena chiude gli occhi a quel contatto così confortante... dai suoi occhi iniziano a scendere nuovamente lacrime silenziose. Poi il sonno il torpore, la fanno ricadere in un sonno nuovamente inquieto.

Quando si sveglia è buio, no ha più la connessione del tempo, quanto ha dormito!? Da quanto tempo si trova in quel letto di ospedale?

C'è qualcuno vicino a lei, le accarezza dolcemente la fronte scostandole i capelli un lieve bacio si posa sulle sue labbra.... quelle carezze quel bacio la fanno sentire bene, è un dolce contatto che lei conosce, apre gli occhi lentamente e lui, Guido, è la con lei, quel bellissimo viso, quel sorriso così dolce da averla fatta innamorare, ora è triste, le sorride e le porge nuovamente un lieve bacio.....

M.Antonietta Piron

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Guido osserva quel viso pallido, è davvero molto preoccupato e sconcertato per la notizia della perdita del bambino. Una creatura di cui lui non era stato messo al corrente,ma non riesce neanche

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ad essere arrabbiato con Elena per non avergliene parlato. Come potrebbe? Lei che vede soffrire così, che la sera prima era nel panico più totale dopo l'incontro con Cinzia.

"Amore sono qui, stai tranquilla.... "

Elena stringe la sua mano come se avesse paura di perdere anche lui" Scusa se non te l'ho detto...Non ce l'ho fatta"..

Guido le sorride:"Ma non devi chiedermi scusa di niente! Mi hai fatto prendere uno spavento quando mi hanno telefonato dall'ospedale! Quello sì! Chiedimi scusa per avermi fatto così preoccupare piuttosto...." E con quel tono riesce a strapparle una smorfia quasi simile ad un sorriso.

"Adesso devi solo pensare che tornerai a casa ed io ti coccolerò per un po'. Ma dovrai fare la brava e non aver fretta di tornare a lavorare, OK?"

"Ok. Voglio andare a casa al più presto però"

Proprio in quel momento arriva l'infermiera che le risponde."Domani signora dopo gli ultimi controlli potrà uscire. Contenta? Adesso però questo bel signore deve andare perchè l'orario di visita è terminato!"

Guido si alza e accarezza dolcemente il viso di Elena con le dita e con lo sguardo:"Domattina alle 8 sono qui. Cerca di riposare"

Si volta ed esce con un ultimo sorriso.

L'infermiera spegne la luce ed Elena chiude gli occhi su quella penombra; adesso, grazie a Guido si sente un po' più calma. Continua a tenere gli occhi chiusi per cercare di addormentarsi quando sente dei passi nella stanza.."Di nuovo l'infermiera" pensa, ma le palpebre sono pesantissime..

Avverte un profumo dolciastro e una presena ai piedi del suo letto.

Inizia a provare una certa inquietitudine e spalanca gli occhi,ma è quasi buio e fa fatica a mettere a fuoco quella figura, vestita completamente di nero, finchè non riesce ad individuare i contorni sfocati del viso e quegli occhi così chiari che non è possibile dimenticare.

Elena inizia a respirare affannosamente e cerca il campanello per chiamare l'infermiera ma una mano più veloce l'afferra al suo posto.Adesso Cinzia è di fianco a lei e le mette una mano sulla bocca.

"Non dire una parola. Tu devi solo ascoltare quello che ti dico"

Elena si sente soffocare,gli occhi sbarrati su quello sguardo gelido e folle.

"Tu devi capire che non esiste un futuro per voi e la prova è che non avrete neanche il bambino.

Tu devi lasciarlo andare,devi far sì che lui si allontani da te,se non vuoi che accadano altre cose poco piacevoli."Parlava sottovoce come se sibilasse, e quegli occhi davvero la terrorizzavano più delle sue parole. Quella mano premuta che le toglieva l'aria aveva un forte odore, troppo dolce e nauseante, ed Elena si sentiva le forze venirle meno...

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"Non devi ASSOLUTAMENTE riferire a Guido che sono stata qui ok? E non credere che io non sappia tutto ciò che fai, che dici, che pensi... Io ti sono entrata dentro ormai!"

E come un fantasma lascia velocemente la stanza.

Elena spalanca la bocca per prendere più aria possibile.. Il petto si solleva e si abbassa violentemente e tutto il suo corpo è scosso da brividi e coperto di sudore freddo.

Non aveva mai conosciuto il terrore prima. Non pensava che fosse così fisicamente sconvolgente, che potesse annientarla così... Quella donna era folle, completamente squilibrata e pericolosa. Ora se ne rendeva conto e l'unico desiderio era fuggire il più lontano possibile da quell'incubo spaventoso....

Paola Malvezzi

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Aveva cominciato a piovere.

All'improvviso, come un'onda che si libera con violenza e s'abbatte sulla riva.

Elena ascoltava il battere furioso dell'acqua sui vetri, seduta sul bordo del letto.

Furioso come il battere del suo cuore.

Aveva avuto tempo, troppo tempo, per passare e ripassare al setaccio l'accaduto.

Una corona di dolore che aveva sgranato giorno dopo giorno nella solitudine di quella stanza scostante.

L'azzurro trattenuto degli occhi di quella donna, non l'aveva più lasciata.

Si era accomodato, ospite sgradito, ai piedi del letto per fissarla sfacciatamente.

A causa sua aveva deciso, fin da subito, ancora in preda al terrore di quella sera, di non far trapelare nulla.

Elena si era alzata.

Le girava un po' la testa e aveva sete, ma era tenacemente determinata a lasciarsi tutta quella inconcepibile sofferenza alle spalle.

Ancora con fatica, si era alzata.

Aveva infilato il piede sinistro nella scarpa di camoscio blu.

Le stesse che indossava il giorno dell'incidente.

Il destro, ingabbiato in un guscio coriaceo, non ne aveva bisogno.

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Aveva guardato l'orologio.

Di li a poco Guido sarebbe arrivato, come ogni sera, per cercare di forzare una porta troppo chiusa.

A Elena non era sembrato opportuno di aspettarlo.

Aveva deciso di andare qualche giorno da Paola.

L'idea di poter respirare l'odore del mare, l'aveva fatta decidere a cogliere il suo invito.

Paola, l'amica di una vita, di anni consumati in lunghe estati condivise.

Aveva già preparato la borsa.

Dentro non aveva messo niente.

Aveva pensato di lasciare le sue cose in quella stanza che le era sempre parsa ostile.

Portava con se il suo piccolo bambino.

Lui che non aveva saputo resistere, che si era lasciato sopraffare da quello sguardo, da quell'azzurro trattenuto.

Ma da domani, gli avrebbe fatto conoscere l'azzurro del cielo e del mare.

E forse, pensava Elena, ci avrebbe ripensato.

Forse.

Forse sarebbe tornato.

" Signora Rossi, il taxi è fuori che l'aspetta. Le ho preparato la copia della cartella clinica.

Ci vediamo tra un mese per il controllo.

Venga l'accompagno, si appoggi al mio braccio"

Guido, pensava Elena mentre si avviava all'uscita, avrebbe trovato la stanza vuota.

Avrebbe capito.

Si avrebbe capito.

enigiro

Quarto capitolo

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Erano passati 3 giorni da quando Guido era entrato in quella stanza d'ospedale e l'aveva trovata vuota. Non riusciva ancora a credere che Elena se ne fosse andata in quel modo, senza una spiegazione, una parola, un messaggio...niente..

Lui,ora, non può far altro che pensare che tornerà, sperare che sentirà presto la sua voce, se non vuole impazzire e proseguire la sua vita di ogni giorno.

Anche stamattina al risveglio istintivamente ha allungato una mano per cercare il calore del corpo di Elena accanto al suo, e non trovarlo l'ha riportato bruscamente alla realtà.

E' veramente faticoso alzarsi sapendo che non potrà bere il caffè con lei e non si divertirà a tentare di farle fare tardi coprendola di coccole mentre si sta truccando.

Vuole sforzarsi di pensare che si farà viva e che ha solo bisogno di un po' di tempo per recuperare le forze sia fisiche che psicologiche. " Sicuramente tornerà, ne sono certo!" pensa mentre si prepara la colazione.

In quel momento suona il campanello.

Guido si precipita alla porta sperando di riabbracciare il suo amore, ma appena spalancata si trova davanti una figura nascosta nella penombra, il cui viso non riesce a mettere bene a fuoco, finchè non avanza nella luce dell'ingresso:"Ciao, posso entrare vero?" Adesso riconosce Cinzia e si sente raggelato, non riesce a fare un passo." No che non puoi entrare!"

" Non aver paura...voglio solo parlare con te..un momento..ti prego"

Guido capisce che non rinuncerà facilmente al suo proposito e si scansa per farla passare.

Adesso Cinzia è in piena luce. "E' ancora una donna bellissima" pensa "peccato che sia folle..."

"Posso sedermi?" Cinzia si accomoda sul divano e accavalla le lunghe gambe avvolte in collant velati neri; si sfila il piumino svelando un abito grigio che la fascia mettendole in risalto le sue forme. Gli occhi azzurri si fissano sul viso di Guido sperando di cogliere un barlume di approvazione, ma lo sguardo è totalmente indifferente a tutto quello splendore..

Certo quando si erano conosciuti lui aveva avuto completamente un'altra espressione. Era rimasto letteralmente incantato da quella bellezza e dal fascino misterioso che la donna emanava, e la sera stessa del loro primo incontro erano finiti a letto e lei si era rivelata un'amante appassionata e priva di qualsiasi pudore o restrizione. Non aveva mai conosciuto una donna così disinibita e così desiderosa di soddisfare il patner in tutti i modi. Però non riusciva a vedere in lei null'altro che un corpo perfetto, uno strumento sessuale; non esisteva tenerezza, non sentiva dell'emozione o una sintonia che li avvicinasse oltre quell'incontro di corpi.

Presto lui si era stufato di quel bel giocattolo:con lei era tutto troppo esasperato e rasentava il morboso.

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Cinzia era una donna abituata ad ottenere sempre tutto ciò che desiderava. Fin da piccola era stata viziata dai suoi genitori ,che troppo occupati col loro lavoro di gioielllieri, l'avevano affidata alle cure di tate e baby sitter, che facevano una gran fatica a controllare quella bimba così vivace e capricciosa. L'avevano iscritta presso le scuole più esclusive e lei aveva imparato ben presto che la sua bellezza era un ottimo mezzo per aprire molte porte ed ottenere favori dagli uomini.

Era cresciuta molto in fretta e si era sempre offerta fisicamente solo quando poteva intuire di ottenere qualcosa da quel rapporto.

Guido era stato il primo uomo al quale si era concessa senza pensare ad alcun rendiconto, ma soltanto per il piacere di stare con lui.

Era la prima volta che provava qualcosa di più...quell'uomo la affascinava anche se non era assolutamente ricco nè potente, e col passare dei giorni si sentiva coinvolta sempre di più. Il problema era che lui non la desiderava più di tanto ed era arrivato a rifiutare le sue proposte.

Non le era mai accaduto..lei che era sempre stata ricercata, adorata, coperta di regali ed attenzioni, si sentiva così poco interessante per quell'uomo..

Si erano divertiti per qualche giorno poi lui aveva cominciato ad allontanarsi e lei non ne capiva il motivo. Non riusciva neanche lontanamente a sospettare che ,forse ,poteva non essere così attratto da lei. Ma più lui la rifiutava e più lei si innamorava e cercava ogni pretesto per incontrarlo e stare un po' in sua compagnia.

Una sera lo raggiunse in un ristorante dove stava cenando con alcuni amici e gli fece una scenata isterica con tanto di lancio di piatti. Naturalmente ciò scatenò la reazione di lui che le intimò di sparire definitivamente dalla sua vita.

E così lei fece, ma solo apparentemente, perchè voleva assolutamente sposare quell'uomo ed era così certa di non fallire nel suo intento che aveva già provveduto a comprare le fedi. Qundi era solo questione di aspettare che Guido riconoscesse che era lei l'unica donna con cui poter dividere la sua vita.

Cinzia non l'aveva perso d'occhio e lo pedinava regolarmente per conoscere le sue mosse e le eventuali persone conosciute.

Quando era venuta a conoscenza dell'esistenza di Elena aveva aspettato per essere certa che non si trattasse di una una storia insignificante,e, appurato che si trattava di una relazione seria aveva deciso di agire per eliminare la rivale.

E così ora si ritrovava davanti all'oggetto della sua ossessione pronta a riprendersr ciò che secondo lei le apparteneva.

Paola Malvezzi

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Non riusciva a darsi pace, Cinzia.

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Aveva avuto tanti uomini e con tutti aveva applicato la regola che le aveva insegnato Debora,l'ultima sua baby sitter.

Quasi adolescente,non le permettevano ancora di stare a casa da sola e così i suoi genitori avevano optato per Debora.

Una bella ragazza. L'aveva scelta suo papà :giovane,così più vicina al modo di essere di una ragazzina.

Era una ragazza dall'aspetto provocante.

A Cinzia,desiderosa di crescere per piacere di più ai suoi compagni di scuola,non sembrava vero poter contare sui consigli di debora.

Le aveva insegnato l'arte del maquillage " devi mettere in risalto questi occhi splendidi che ti ritrovi ",le aveva insegnato a curare i capelli " basta tenerli sacrificati in questa coda...scioglili...".

I genitori di Cinzia non si accorgevano della trasformazione repentina della loro figlia.

Per loro era perfetta quella ragazza.

Ogniqualvolta tornavano a casa,le trovavano sempre intente a chiaccherare amabilmente,a confabulare e Cinzia intanto cresceva cercando di assomigliare sempre più a Debora.

"Ricordati " le diceva " diventa un'abile amante ed avrai gli uomini ai tuoi piedi.

Cosa sono tutte queste smancerie?? Amore??? Non esiste l'amore,ricordalo!!! Gli uomini sono solo capaci ad usarti e tu devi imparare ad usare loro!!! Dovrai tenerli in pugno , li avrai in potere,se seguirai i miei consigli !!! Il cuore lascialo perdere. Soffrirai se userai il cuore. Usa gli uomini e avrai il potere! Li avrai ai tuoi piedi !! "

E così Cinzia iniziò a mettere in pratica gli insegnamenti di Debora.

E fu un susseguirsi di incontri,di esperienze che le lasciavano l'amaro in bocca.

Cresceva ,ma ogni volta che tornava a casa,dopo incontri che Debora le organizzava,si metteva a letto e si rannicchiava.

Portava le ginocchia al petto.

Si chiudeva ,in quella posizione che le sembrava che la proteggesse dal mondo.

Non era così che aveva immaginato l'amore.

Non erano quegli incontri. Uomini gentili,educati , che poi si trasformavano : diventavano bestie, le facevano male....

Ma Debora le aveva detto che l'amore non esisteva , che era così che funzionava.

Le facevano bei regali , la pagavano a volte e nel frattempo diventava una splendida donna , una donna desiderata.

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Fino a quando...una sera...una maledetta sera....l'incontro era con un uomo importante.

Arrivava da Parigi per un convegno e aveva bisogno di una donna che lo accompagnasse.

Cinzia sapeva che ci sarebbe stato un "dopo".

Era abituata ormai,ma non le dispiaceva.

Il suo conto in banca aveva raggiunto traguardi che le avevano messo una sorta di velo sul cervello. Non pensava più. Seguiva un clichet ormai collaudato. Sapeva quali corde far vibrare con vera maestria e, tutto sommato, la cosa le dava una certa soddisfazione : " tenervi in pugno...solo questo....vi dimostro che posso fare di voi ciò che voglio"

Ma non immaginava che quella sera avrebbero,invece, fatto di lei ciò che volevano.

Era nella miglior stanza di quell'albergo in pieno centro.

Stava aspettando il suo accompagnatore.

Era bendata . Una specie di gioco che spesso le chiedevano." Che noia" aveva pensato Cinzia.

Sentì aprire la porta , ma stavolta un sento senso la fece preoccupare. Silenzio intorno a lei , ma rumore di passi , lievi , da ogni parte....mani...che la toccano..che la frugano....tante mani...terrore....vorrebbe togliersi la benda...non può....è bloccata...vorrebbe urlare....una mano le preme la bocca....mani che la obbligano a muoversi come non vorrebbe....aiuto...qualcuno mi aiuti.....vi prego.....dolore lancinante....la schiaffeggiano,la usano....cinzia non sa quanti siano...sa solo che vorrebbe scappare...scappare...lontano.

E diventa inerme , Cinzia.

Lascia che questi uomini la usino.

Lei se ne va da quella stanza...da quel letto...torna a scuola.....ciao tommaso....sì,ho voglia di venire a passeggiare con te....vieni....prendimi per mano....guarda che bei colori ha l'autunno....portami con te....ti volevo bene,ma debora diceva che non dovevo amare....io volevo essere la tua ragazza....ma lei diceva che siete tutti uguali...che mi avresti usata....io ho pianto,sai,la notte....ti vedevo passeggiare con sara....avrei voluto esserci io lì,con te....ma ora sono qui...portami via tommaso.....senti che bello il rumore delle foglie secche sotto i nostri passi???....e passeggiano...passeggiano a lungo.

Non sa per quanto,Cinzia e nemmeno sanno , quando la ritrovano le inservienti dell'albergo , al mattino , perchè avesse quel sorriso beato sul viso.

L'avevano quasi massacrata e lei sorrideva.....

Fu lungo il periodo di riablitazione.

Il suo bel corpo,il suo bel viso,ci misero un po' a guarire.

Quella che non guarì mai più,fu la sua mente.Ma i medici non furono in grado di accorgersene.

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" Può andare a casa,signora. Ora lei è perfettamente guarita! L' abbiamo fatta di nuovo ritornare la splendida donna che era ".

" Grazie dottore , le sono molto grata. Voglio tornare a casa e riprendermi la mia vita "disse Cinzia e intanto pensava " Sì...voglio riprendermi la mia vita , ma la voglio diversa ! Voglio amare e giuro che annienterò chiunque mi impedisca di farlo "

Rosanna Lecce

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Ecco era questo che ora Cinzia voleva, voleva annientare, Elena, perché la stava allontanando da Guido.Il solo capace di averla amata, come un tenero amante, le aveva sussurrato dolci parole mentre si lasciavano andare in quella perfetta unione di corpi e anime.Lei gli aveva dato il meglio di se, senza che lui lo avesse preteso, come avevano fatto altri uomini. Guido l'aveva amata, fatta sentire donna da amare e non da usare, non un oggetto dei desideri. Aveva risvegliato in lei quel sentimento così profondo nascosto e rinnegato di potersi innamorare. Non poteva perderlo proprio ora che lo aveva trovato!Guido non lo sapeva non lo aveva ancora capito che lui era l'uomo adatto a lei e solo per lei....Ma non c'era fretta un po' per volta lo avrebbe capito.L'unica a non averlo capito sembrava Elena, ma ora se ne era andata da sola, senza il bambino e senza Guido......Guido non riusciva più a lavorare le giornate erano eterne sempre incollato al telefono, ma ad ogni squillo lei non c'era, trascorreva notti insonni... tra dubbi, incertezze, dove era andata Elena! Ancora così debole, con chi era.Lei così fragile scappata da un amore sbagliato, ferita nell'anima e ora lontana da lui.Le mancava, la desiderava e solo Dio sa quanto.Guido pensava alle loro cene serene, a quella sera che rincasando le offriva quel mazzo di rose nascosto dietro la schiena per farle un gradito omaggio, Elena in punta dei piedi lo aveva baciato all'infinito, era un mazzo di rose acquistato al volo al semaforo, aveva preso tutte le rose per lei!.... quel mazzo ora era ancora lì sopra il tavolino, tra le riviste perché lei non lo voleva buttare, ora le rose sono ingiallite secche ma tanto preziose per Elena.Si prese il viso tra le mani, appoggio i gomiti alle ginocchia e si lascio andare in un pianto di solitudine.

M.Antonietta P.

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Suonarono alla porta, si desto lentamente dal torpore in cui era caduto, il tempo era passato senza che lui se ne rendesse conto.Suonarono nuovamente alla porta con insistenza, andò verso la porta come un automa con la sola speranza di vedere Elena.L'avrebbe abbracciata stretta forte a lui, e si, non se la sarebbe più fatta scappare.Apri, lo stupore era tanto... incredulità, voglia di richiudere la porta, ma lei era lì.Lo guardava con i suoi grandi occhi azzurri...Cinzia, sembrava piccola come un pulcino inzuppato... quegli occhi così indescrivibili chiedevano aiuto, poi :”Fammi entrare....”.Guido scosto la porta per lasciarle libero il passaggio, Cinzia entrò lentamente con il suo passo felino, avanzava nella stanza, diede uno sguardo tutto intorno, cercava qualcosa.Qualche traccia che le potesse fare intuire la presenza di un altra donna.Guido si passo la mano tra i capelli stanco, non ci voleva adesso, non voleva nessuno a parte Elena.Cinzia entrò si tolse la minuscola giacchina, la lascio cadere sulla poltrona, poi un altro sguardo tutto intorno, cercò Guido con lo sguardo.Lui non parlava era ammutolito, richiuse la porta alle sue spalle.Momenti cosi

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interminabili.....Cinzia voleva il suo aiuto le si leggeva chiaro in faccia, voleva lui, essere confortata come tante altre volte quando se la trovava sotto casa disperata e fragile (la corazza di Cinzia! Perché in lei oramai.... c'era una grande forza sconosciuta....).Guido, non era mai riuscito ad allontanarla da se, ogni volta, che lei chiedeva aiuto disperato! Era bisogno di amore, passione vera, lasciarsi andare in un turbinio di pensieri vuoti, sospiri, fremiti ristoratori....Che solo lui riusciva a placare.Guido, la guardava e non parlava, le mani in tasca, la disperazione in lui cresceva e Cinzia era lì bella e sempre accogliente......

M.Antonietta P.

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Guido il mattino dopo si svegliò, frastornato la giornata prima era stata per lui un vero incubo!

sembrava non giungere più al termine!!!!.... Non era stato facile allontanare da lui quella donna, sempre convinta che con il suo fascino e con il sesso, nessuno le poteva resistere!......

Ma ora Cinzia era sparita dalla sua vita per sempre, non c'era più posto per lei, ed ora lo aveva capito una volta per tutte. Non importava come, ma sicuramente sarebbe ritornata in clinica per la riabilitazione mentale, e se Dio vuole per poter cominciare piano piano a costruirsi una sua nuova vita.

Ora il problema di Guido era ritrovare il prima possibile Elena....

Si sentiva stanco era stato annientato dalla giornata precedente guardandosi allo specchio si vedeva più vecchio di 10 anni, la barba lunga, i capelli scompigliati le rughe segnavano la stanchezza, segnavano il suo volto invecchiandolo e intristendolo....

Ma, Elena perché non lo aveva più cercato!?.......

Maria Antonietta Piron

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Quando Cinzia aveva deciso di tornare da Guido, sapeva con certezza di essere arrivata al giro di boa nella gara con la vita.

Voleva che tutto andasse bene.

Voleva solo per una volta essere vista, riconosciuta, ispirare amore.

La donna che si era incuneata tra loro aveva abbandonato senza opporre resistenza.

Ora la questione doveva risolversi tra lei e quell'uomo che le era parso di desiderare più di ogni cosa.

Aveva corso su per le scale e atteso tremante che la porta si aprisse.

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La luce accecante l'aveva investita togliendole l'imbarazzo della sua irritazione.

In fretta si era lasciata sprofondare in quel divano inospitale.

Si era sentita piccola e smarrita come molti anni addietro.

Guido era li davanti a lei.

Aveva un lieve sorriso e scuoteva la testa, come si fa per rallegrare un bambino.

Le sue mani erano calate nelle tasche in un gesto trattenuto di chiusura palese.

I suoi occhi, dopo averla sfiorata senza vederla, si erano allontanati per sconfinare altrove.

Lontano da li.

Lontano da lei.

Non le era stato difficile ricordare lo stesso sguardo negli occhi di suo padre, quando da bambina ne reclamava l'attenzione.

La lasciava sempre per perdersi in un altrove che non aveva posto per lei.

E lei aveva atteso paziente di essere vista, di essere guardata, di essere almeno una volta riconosciuta, per avere la conferma di un amore che stentava a palesarsi.

A quel tempo era stata molto fiduciosa, ma quell'assenza ininterrotta aveva scavato in lei un vuoto incolmabile.

Niente e nessuno aveva saputo e potuto rimediare.

L'idifferenza di tutti gli uomini che erano venuti dopo e la violenza subita, avevano trasformato quel vuoto in una voragine devastante.

Da sola e di nessuno, aveva continuato a camminare su quel filo di lama sempre teso tra una dolorosa normalità e una seducente follia.

Ma ora Basta.

Le sembrava fosse arrivato il tempo per rimettere le cose sulla giusta strada.

Con o senza Guido.

Lo sguardo assente di quell'uomo con le mani in tasca, sembrava non lasciare dubbi.

Cinzia aveva avvertito l'angoscia della fine.

Bisogna toccare il fondo per risalire all'aria e alla luce.

Di scatto si era alzata.

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Aveva afferrato la sua borsa posata a terra e senza darsi il tempo del saluto, aveva spalancato la porta e sceso di fretta le scale inseguita dalla sua disperazione.

Solo al rumore della chiave che girava nella toppa a chiusura del passato, si era arrestata per frugare nella borsa alla ricerca del suo cellulare e di quel numero che da tempo aspettava di essere composto.

" Buongiorno, lo studio del dottor Pagano, desidera ?"

" Si, si- aveva risposto in fretta per paura di dimenticare le parole- si...voglio, pretendo...ho bisogno di aiuto...voglio provare a riprendermi la vita...".

enigiro

Quinto capitolo

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Da quando Cinzia aveva lasciato quella casa e aveva preso la saggia decisione di curare la sua mente trafitta e malata era sparita dalla vita di Guido e di Elena.

Anche Elena però era sparita per Guido, il quale, col passare dei giorni, dei mesi e degli anni aveva dovuto accettare di sentire un dolore al cuore che da acutissimo si placava progressivamente e la ferita si chiudeva lentamente, lasciando ben visibile la cicatrice, che se solo sfiorata doleva ancora.

Aveva ripreso la sua vita e incontrato anche diverse donne molto gradevoli, ma il confronto con Elena era inevitabile e ne uscivano sempre sconfitte.

Era tornato a lavorare alla sua locanda, in mezzo a quella natura che amava tanto e che era riuscita a placare i suoi tormenti interiori.

Da quando Elena aveva lasciato l'ospedale senza farsi più viva erano ormai trascorsi cinque anni.

Adesso Guido riusciva finalmente a passeggiare in quei prati senza continuamente vedere davanti agli occhi quei capelli rossi e poteva di nuovo guardare le farfalle senza sentire il respiro venire meno...

Si sentiva più sereno...finalmente il tempo come un buon medico l'aveva curato...

Non poteva certo immaginare che anche Elena aveva fatto un percorso molto simile al suo in quegli anni.

Dopo essersi trasferita per un mese dalla sua amica Paola al mare era tornata in città per riprendere il suo lavoro, ma era terrorizzata dalla possibilità di rivedere Cinzia e quella paura che iniziava a sfociare in attacchi di panico sempre più frequenti le aveva suggerito la decisione di lasciare Torino.

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La ditta per cui lavorava le accordò il trasferimanto a Milano ed Elena si ricostruì una vita, trovò nuovi amici e piano piano recuperò una certa serenità.

Anche Elena conobbe un paio di uomini interessanti che le fecero una corte serrata e lei si convinse che poteva riprovare a lasciarsi andare, ma si rivelarono relazioni superficiali, con lo solo scopo di passare del tempo insieme in modo piacevole, ma l'emozione e la passione non si fecero più vive.

Fu così che sia Guido che Elena riuscirono a riprendere a condurre una vita serena, senza scossoni e col grande tesoro di meravigliosi ricordi nel cuore.

Finchè un giorno Guido decise di recarsi a Milano per una mostra di antiquariato nella zona dei Navigli per cercare qualche pezzo interessante per la sua locanda.

Era primavera e passeggiava godendosi il lieve tepore del sole del primo pomeriggio. Era giunto nella zona della mostra e si fermò ad osservare una vetrina che esponeva orologi preziosi, quando gli parve di cogliere un lampo rosso dentro il negozio. Sentì immediatamente un brivido lungo la schiena e avvertì come un segnale che lo spinse a entrare nel negozio.

Una donna con una giacca di pelle e jeans infilati negli stivali stava parlando con il commesso. Gli dava le spalle ma Guido non aveva dubbi: avrebbe riconosciuto quei capelli e quel corpo tra mille altre donne.

Paola Malvezzi

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Sì,era lei!!!

La sua voce glielo aveva confermato,anche se non aveva avuto dubbi.

Troppe volte aveva passato le sue mani tra quei riccioli rossi.Troppe volte le sue mani avevano percorso il suo corpo.

Quanto durano i secondi???? Un'eternità.

In quei pochi secondi, Guido aveva avuto la capacità di organizzare il da farsi.

" Dovrei chiamarla. Farmi vedere. Salutarla...E se poi non mi vuole parlare??? Elena , perchè sei andata via??? Ti ho cercata tanto !!! Di giorno vagando disperatamente. La notte sognandoti. Sì, Elena : ti sognavo tutte le notti , per non morire di dolore. Ma ora sei qui e non voglio perderti di nuovo. No!!! Uscirò dal negozio , aspetterò che tu esca e farò finta di dover entrare. Ti saluterò. Non so che reazione avrai,ma non posso lasciarti andare via! Una penna!!Dov'è una penna ??? Accidenti....mi rimproveravi sempre di perderla! Eccola !! Un foglietto !!Mi serve un foglietto!!"

Guido fruga nelle tasche.Nulla !!

Solo ieri le aveva ripulite togliendo di tutto. "Dannazione!!!Avessi almeno lasciato un foglietto!!!!"

" D'accordo allora,passerò domani a prenderlo."

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La voce di Elena.

" Sta per uscire.." realizza Guido.

Di colpo si gira,guadagna l'uscita.

Per terra un biglietto della metropolitana : Guido prontamente lo raccoglie e velocemente scrive il numero del suo cellulare.

Appena in tempo per girarsi ed incrociare quello sguardo che lo aveva fatto innamorare.

"Elena..." un sussurro.

Quasi gli finisce nelle braccia, Elena.

Era felice per l'acquisto appena fatto e anche se non poteva ritirarlo subito,già vedeva quel pezzo ,che tanto le piaceva ,far bella mostra di sè sul piano del suo scrittoio.

Sorride Elena e divertita,sta per scusarsi con questo signore che....." ommiodddio!!!Guido!!!"

Sorpresa." Guido..."un sussurro.

"Guido!!!" paura....

Elena indietreggia.

"Non è possibile ",pensa.

" La tua bocca , i tuoi occhi....quanto mi sono mancati !!!

Ma non voglio!! Non voglio !!! Devo scappare !!! Sì scappare!!! Come ho fatto in questi ultimi anni...."

Guido intuisce lo smarrimento,la paura di Elena.

Veloce le infila il biglietto col suo numero del telefono nella borsetta.

Dannata abitudine di tenerla sempre aperta! Provvidenziale,ora.

Appena in tempo.

Elena lo guarda,disperata e scappa." Via !!! Devo andare via!!! Lontano...."

Corre Elena,travolgendo alcuni passanti .

" Non voglio ricadere.No !! Perchè sei tornato guido ?? Non dovevi .Ci ho messo anni per scordarti !! No, non ti ho scordato. Ci ho messo anni per obbligarmi a non pensarti. Non puoi farmi questo Guido!! Ora che avevo superato la paura ;il terrore di trovarmi quegli occhi azzurri davanti...."

E corre Elena,corre.

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Non sa dove sta andando. Lontano " Fuggire !!Devo fuggire".

Sempre più veloce.

E nella sua corsa disperata,non vede una buca ,una piccola buca in cui inciampa e cade ,lunga per terra.

Un signore distinto vede tutto " Signorina !!!signorina !!! Si è fatta male????Ehhhh....bisognerebbe lamentarsi con il comune : queste strade,così maltenute. Sicura che non si è fatta niente??? Su,non pianga così. Venga,andiamo in quel bar. Un caffè le farà bene! Aspetti : le si è rovesciata la borsa. Ora le raccolgo tutto. Ecco !! Mannaggia...hanno ragione a dire che le borsette delle donne sono dei magazzini!!!...Ok!!! Tutto dentro. Ahhhh...no , aspetti ! C'è ancora questo biglietto della metropolitana. Non lo butti ! Si ricordi che ha annotato un numero di telefono. C'è scritto "Guido". Beh,signorina , mi perdoni l'ardire,ma sa , potrei essere suo padre ! Ma mi permetta di dirle che se questo Guido ha conquistato il suo cuore , beh...è un uomo davvero fortunato!!!!

Rosanna Lecce

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E così Elena si ritrovava a prepararsi per l'appuntamento con Guido...Quell'invito che lui le aveva fatto a bruciapelo e al quale lei istintivamente aveva risposto di sì. Forse non aveva riflettuto abbastanza, ma era già talmente contenta di essere uscita da quell'ascensore che sentire la sua voce così calda e tranquilla l'aveva indotta a cedere immediatamente.

Aveva iniziato a girare nervosamente tra l'armadio degli abiti e la scarpiera, assolutamente indecisa su cosa indossare. Si sentiva il cuore accellerato e il respiro affannoso; era emozionata ,ma troppo agitata.

Rivederlo, poter stare in sua compagnia, potersi perdere nei suoi occhii dopo 5 anni le facevano provare un tornado di sentimenti forti e contrastanti e mille domande le affollavano la mente.

"Calmati Elena, se continui così non arrivi viva a stasera!!"

Continuava a girare a vuoto in quelle stanze, sostando ogni tanto davanti ai suoi abiti, imbambolata, osservandoli come se fosse la prima volta.

Dopo un 'oretta finalmente si decise ad indossare un semplice tubino nero che però le stava benissimo e metteva ancor più in risalto il colore dei suoi capelli.

Osservava continuamente l'orologio e non risciva a capire come il tempo potesse scorrere così lentamente. Mancava ancora un'ora all'appuntamento. Aveva tutto il tempo per dedicarsi al trucco, che comunque, essendo molto leggero, non le impiegò più di un quarto d'ora.

Indossò i collant e le scarpe nere, le perle e gli orecchini e si sedette pronta sul divano ad aspettare che passasse ancora quella lunghissima, interminabile mezz'ora che la separava dal loro incontro.

Ma non riusciva a calmarsi...Accese la televisione ma non coglieva il significato delle parole.

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"Ancora un quarto d'ora cuore, resisti ancora un quarto d'ora".

Guido nel frattempo era già sotto casa di Elena da dieci minuti chiuso in auto e aspettava le venti ascoltando la musica trasmessa dalla radio. La sua mente era altrove, a quella donna che aveva sognato a lungo e tra breve si sarebbe materializzata davanti ai suoi occhi.

Anche lui sentiva il cuore battere più velocemente man mano che passavano i minuti, anche perchè temeva che Elena avesse potuto rifarsi una vita in quegli anni. Magari si era pure sposata nel frattempo, o aveva incontrato semplicemente un uomo che ora era il suo compagno. Mille domande nella sua testa:"Del resto non so più niente di lei..."

Alle 20 precise il campanello di Elena suonò e lei si precipitò a rispondere:" Arrivo!"senza neanche chiedere chi fosse, ne era certa...

Guido la attendeva davanti al portone e quando la vide apparire sentì il suo cuore fermarsi per un attimo. Entrambi si aprirono in un sorriso che invase i loro visi e timidamente si scambiarono un leggero bacio sulle guance.

" Ho prenotato qui vicino: è un piccolo ristorante ma si mangia molto bene"

" Perfetto, sono veramente affamata!" Mentì Elena. Lo stomaco era completamente chiuso da almeno due ore....

E così seduti uno di fronte all'altro a quel piccolo tavolo con i loro visi a stento illuminati dalla fiamma delle candele, incominciarono a parlare e raccontarsi le lore rispettive vite nel periodo in cui erano stati lontani. I loro occhi si catturarono immediatamente e non si lasciarono più. Anche gli ordini del menu al cameriere li fecero continuando a guardarsi, come se il perdersi di vista solo un attimo comportasse il rischio di allontanarsi da quel contatto così piacevole. Man mano che chiacchieravano i loro cuori si calmarono e ripresero un battito più tranquillo. Il sapere che entrambi non avessero legami sentimentali li rese ulteriormente euforici.

Avvertivano chiaramente entrambi che tra di loro non si era spento niente , l'attrazione era ancore fortissima e quell'amore che era stato nascosto sotto le braci del loro dolore si stava risvegliando ancore più forte e caldo.

Solo dopo il dessert Guido prese la mano di Elena e quel contatto provocò ad entrambi una scossa elettrica. Elena sentiva che stava per scioglersi in lacrime per la gioia di averlo ritrovato e strinse quella mano per trovare la forza di ricacciare la commozione.

Lasciarono il ristorante consapevoli che la loro serata era solo iniziata e forse anche la loro nuova vita insieme.

Paola Malvezzi

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Quando Elena apre gli occhi, è già giorno fatto.

Fuori il cielo le appare azzurro vivido.

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Un azzurro che viene da lontano, un azzurro boschivo, che poche altre volte le è capitato di vedere a Milano, ma che in questi anni ha colorato il ricordo di quel primo incontro alla locanda.

Senza opporre resistenza lascia che i pensieri scorrano.

Non vuole più trattenere niente.

Ne trattenersi.

Da quando ha deciso di comporre quel numero e di aprire quella porta, sa con certezza di aver rotto con il passato.

Ora lui è li.

Guido dorme accanto a lei.

Il suo respiro è largo, ampio.

E' pieno.

E' placato.

Come le loro anime, dopo cinque anni e quel tempo perso, quelle sofferenze inconcepibili, quei tormenti e quel dolore muti, mai gridati, e quel desiderio che caparbiamente ha saputo resistere e sopravvivere.

Terminata la cena, accompagnati dal loro silenzio dopo le tante parole, si erano diretti verso casa.

Quella casa che Elena non aveva mai sentito sua, dove le era parso di essere provvisoria, sempre in attesa, ma che ora li aspettava.

Avevano camminato rapidi, leggeri, abbracciati l'uno all'altra, per non perdersi, per comunicarsi l'urgenza di stare insieme.

Quando la porta si era chiusa alle loro spalle, senza indugio, Elena si era avvicinata a Guido.

E in quell'attimo eterno, fermo, sospeso, uno di fronte all'altro, l'uno contro l'altro, gli aveva preso il volto tra le mani, aveva accarezzato la sua pelle liscia e ben rasata, fino a spingere la mano alla nuca ad afferrare quei suoi capelli corti ma tenaci.

Guido aveva chinato la testa e finalmente l'aveva baciato.

Ed era stato di nuovo la prima volta.

Da quel bacio, cedevole, aperto, che sapeva di terra, d'aria e di vento, i loro corpi e le loro emozioni si erano raccontati, con generosità e passione, il desiderio fino a sentirsi appagati.

Solo allora si erano addormentati, calmi e fiduciosi, con la consapevolezza che avrebbero potuto contare l'uno sull'altro.

Elena non si muove.

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Non vuole svegliare Guido.

Non ancora.

Le piace avere quel tempo per pensare e riordinare le idee e i sogni.

Quando Guido se ne andrà, per tornare alla sua locanda raccoglierà poche cose in una valigia e lo seguirà.

Si era affezionata a quella città che inizialmente le era parsa così asciutta e a tratti aspra.

Piano piano si erano conosciute e avevano imparato a convivere e a volersi bene.

Ma ora sa che il suo posto è altrove.

E' dove c'è Guido.

E' dove c'è la loro vita insieme.

enigiro

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Guido apre gli occhi e sente l'acqua della doccia scorrere :" Non ho sognato, allora...Lei è proprio qui con me!" Si allunga nel letto come un gatto che si stiracchia pigramente.

Non si sente così bene da anni: appagato, tranquillo, sereno e fiducioso del futuro. Quel fututo a cui aveva smesso di pensare quando era rimasto solo ,ed ora, invece, sta diventando il suo pensiero più urgente.

Avrebbe tanto desiderato portare Elena con sè a Varsi, ripartire da zero e realizzare tutti i suoi progetti insieme a lei. Ma poteva chiederle di lasciare il suo lavoro?Rinunciare alla sua carriera? Come avrebbe reagito?

In quel momento si spalanca la porta del bagno e una nuvola di vapore profumato esce invadendo la camera. Lei, il suo amore ritrovato, è avvolta in un accappatoio bianco, i capelli bagnati che luccicano ed un sorriso incantevole. Lo raggiunge e si draia di fianco a lui:"Buongiorno Tesoro!"

Guido affonda il viso tra i suoi capelli ed aspira forte il suo profumo:"Sai, faccio ancora fatica a credere di averti di nuovo accanto; non riesco a pensare di doverti lasciare.."

Elena si scosta da lui e lo guarda preoccupata." Cosa stai dicendo?"

"Il mio lavoro...a Varsi...la locanda...io devo tornare là!"

"Lo so Guido, non potrei chiederti di rimanere qui. Ma una soluzione ci sarebbe...forse..."

Guido spalanca gli occhi trattenendo il fiato.

"Potrei venire con te, se lo vuoi..."

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L'abbraccio stretto che Elena riceve rischia di stritolarla:" Non osavo chiedertelo, ma mi rendi l'uomo più felice della terra!"

I loro sguardi in quel momento comunicano tutto il loro amore più delle parole che invadono le loro menti. Ma non c'è bisogno d'altro, non esistono ulteriori conferme, se non quella dolcezza infinita che traspare da ogni gesto e che colma quei buchi neri del passato con ondate di tenerezza.

"Cercherò di renderti felice, e di non farti sentire la mancanza del tuo lavoro"

"Guarda che voglio continuare a lavorare: sarò una locandiera perfetta, meglio di quella di Goldoni!"

Guido è sicuro che sarà così, la loro vita finalmente inizia a delinearsi e tingersi di colori meravigliosi.

"Allora domani partiamo!"esulta.

"Domani? Io a preparare il mio bagaglio mica ci metto un giorno intero?"

"Dio quanto la amo!" pensa Guido sfilandole l'accappatoio.

Paola Malvezzi

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Guido appoggiato allo schienale del letto, osserva Elena che si sta rivestendo.

Compie gesti lenti che gli lasciano il tempo di indugiare su quel corpo che troppe volte, nel tempo lungo dell'assenza, aveva immaginato e desiderato.

Ama quel corpo. E ama quella donna.

L'aveva sempre amata.

Da subito.

Senza interruzione. da quel primo incontro, fino ad ora.

Ed è per questo che ancora non sa spiegarsi perchè a suo tempo l'avesse lasciata andare.

Senza opporre resistenza.

L'amore si appoggia alla fiducia, per alimentarsi e crescere.

E Elena non si era fidata di lui. Aveva fatto crescere il dubbio senza indagarlo.

E Guido si era arreso troppo in fretta.

D'indole, mal sopporta l'idea di lottare.

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Preferisce rinunciare. Abbandonare il campo e ritirarsi.

Ma ora il caso li ha ricondotti al punto d'inizio.

E adesso sono li, in quella stanza dalle pareti di un colore indefinito, ma che sembrano risplendere della sua felicità.

D'un tratto la voglia di averla vicino si fa pressante e le parole spingono in gola per uscire.

" Elena vieni, ti devo chiedere..."

Perchè aspettare?

La felicità ha ali. Un battito ed è già lontana.

Elena si interrompe e lascia cadere a terra la camicetta che sta indossando.

Cerca con lo sguardo gli occhi di Guido e li trova immersi in un mare sereno.

Si siede sul bordo rigido del letto e ascolta il suo respiro caldo come un sospiro.

La mano di Guido si fa carezza sul suo viso.

"Elena ti amo, vuoi diventare mia moglie?"

Vede le sue labbra aprirsi in un sorriso di donna amata.

E la sente dire " Si"

Un si semplice, un si secco che basta a disegnare un istante di felicità assoluta.

Sanno che non è più il caso di lasciare che sia il destino ad organizzare i loro incontri e le loro vite.

Sanno di avere entrambi il desiderio e la volontà di vivere insieme ogni istante futuro.

Per sempre.

enigiro

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" Sempre ! " ... Che parola piena di tutto ... Che parola che riempie anima e cuore .. ! Una parola sola .. E già hai profumo d 'eternità ! Sarà " sempre " . La mano di lui sulla sua ! .. Sarà " sempre "Vivere sulla pelle di lui . Sarà " sempre " .. Ridere e piangere con le stesse labbra ! .. Sarà " sempre ".. All ' unisono suonare la tastiera della vita " .. E con essa farne melodia !.....

A Elena .. intanto un ricciolo rosso sorride alla bocca di Guido ....

Marina Rossi

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La porta della locanda è accostata.

Elena la apre ed esce nel piccolo giardino che si allarga prima della strada.

Da li la vista sulla valle spezza il respiro.

Ogni volta lo spettacolo, pur atteso, si fa nuovo come a sembrare la prima volta.

I pensieri hanno inciampato in quella parola, sentita per caso sulle labbra del padre di Guido:

" Si ora ci sono i miei giovani a mandare avanti la locanda, ci penseranno loro per sempre...".

Per sempre.

Per sempre...sempre.

Sempre.

Una striga di lettere che dice di cose senza fine, nè di limiti nè di tempo.

Per l'eternità.

Ancora e poi ancora.

Sempre.

Come piccole piante grasse, semprevive, aggrappate tenaci a impervi tratti di roccia che si fanno vive per sempre.

Sempre.

Come onde di un piccolo mare calmo che risciacquano la battigia arsa di sole.

Sempre.

Come assemblee di stelle che punteggiano e rischiarano il cielo nero di pece.

Sempre.

Come fitti fiocchi di neve che cadono lievi a coprire il sonno lungo della terra.

Sempre.

Elena si sente bene in questa parola che si fa luogo dove stare, dove sentirsi a casa..

Sa che questo è il suo posto.

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Un luogo di solidità, che va, via via, placando l'urgenza di mettere distanza tra se e il disagio che per troppo tempo ha covato dentro.

Sembrava bastasse mutare cielo, per ritrovare serenità.

Ora in quel sempre, rifugio sicuro, si sente riappacificata.

Sa che può e deve fermarsi dentro se stessa per trovarsi e dare senso alla vita.

E' in quel sempre, vissuto giorno per giorno, che Elena intende scoprire e conoscere la donna che è.

Vuole incontrarsi e amarsi.

Perchè è quella donna che Guido ha incontrato e ha amato.

Ed è quella che lui intende amare sempre e per sempre.

La brezza della prima sera la fa trasalire.

Trattiene un brivido.

Elena si alza e attraversa il giardino per rientrare.

Stringe il colletto della camicia intorno al collo a ripararsi.

Sale le scale fino alla camera.

Prende dal cassetto lo scialle di lana leggera che Guido le ha regalato all'inizio dell'estate.

" A Varsi è utile, anche in estate. La sera vuole sempre uno scialle sulle spalle".

Sorride.

La sua tenerezza è disarmante.

Si avvicina alla finestra ancora aperta a lasciare entrare luce, odori buoni e tepore.

Elena indugia a guardare fuori: i campi di grano sono maturi.

I suoi occhi si riempiono d'oro.

E le sembra di sentire già odore di pane.

Per sempre.

enigiro

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LA COMPAGNIA DEI BALOSS LUGLIO 2012