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insediamenti di emergenza
in Umbria e Marche. Crisi sismica 1997- 1998
t e auamvrpa L sut A
Un anno dopo
È doveroso, a un anno da quel 26 settembre 1997, rivolgere
innanzitutto un pensiero di apprezzamento e gratitudine a tutte le
forze impiegate nell'apparato di emergenza: dai Vigili del Fuoco al
Volontariato, dalla Polizia di Stata all'Arma dei Carabinieri, dalla
Guardia di Finanzo alle Forze Armate, al Corpo Forestale dello
Stato. A loro si sono afincati, in un'opera instancabile,
amministratori, funzionari e tecnici delle Regioni Umbria e
Marche, delle Province, delle Comunità Montane e dei Comuni
interessati dal sisma. In una gara di solidarietà sono f lu i t i nell'area colpita tecnici inviati dalle Regioni, le Province e i Comuni
di tutta Italia. Essi, unitamente alle squadre formate da esperti del
Servizio Sismico Nazionale, dell'istituto Nazionale di Geofisica e del Gmppo Nazionale per la Difesa dai Terremoti del CNR, hanno
offerto una consulenza tecnica tanto preziosa quanto costante ed
attenta. L'eccezionale e coordinato impegno di queste forze, che hanno
visto operare oltre 10.000 uomini e donne senza rispatmio ed in
condizioni di forte disagio per diversi mesi, ha consentito al
Servizio Nazionale della Protezione Civile di o'ire buona prova di
sé, assicurando, in pochissimi giorni. riparo ed assistenza a quasi
40.000 persone in un'area vasta e caratterizzata da collegamenti
non idonei. I tempi di otti'vazione delle strutture di assistenza e
soccorso rappresentano un risultato apprezzabile, segno concreto
dei progressi maturoti o partire dalle grandi calamità che hanno
colpito il Paese negli ultimi 20 anni.
Lo sforzo è stato massimo e i risultati di un anno testimoniano
concretamente alle popolazioni colpite che all'aflevolini della luce dei rif7ettori dei mass-media non è mai corrisposto un
allentamento della tensione operativa.
Emergenza, post-emergenza e ricostruzione
Emergenza, post-emergenza, ricostruzione: tre parole che il Paese
aveva ormai classifcato come tre momenti dai tempi lunghissimi,
versa quel ritorno alla normalità che sembrava spessa irrangiungibile.
Ancora oggi il sisma della Campania e Basilicata del novembre 1980
è impresso nella memoria collettnra come un dramma non ancora
risolto. E come potrebbe essere altrimenti quando parte di quelle
popolazioni, duramente colpite ben 18 anni fa, vivono ancora nella
precarietà nonostante gli ingenti stanziamenti dello Stato destinati
alla ripresa. È una realtà che ha pesato come un macigno sulla
credibilità delle Istituzioni, quelle stesse che invece, honno ormai
voltato pagina, rendendo improponibile il confronto tra ieri ed oggi.
Nella gestione delle calamità è armai stata imboccata in modo
irreversibile la strada giusta. Una strada che, pur tra molteplici
difficoltà, condurrà il Paese ad un vero ed efficiente sistemo di
protezione civile. Questa percorso non è più una utopia, perché tutti
- dallo Stato centrale alle Regioni, dalle Pmvince agli Enti locali - hanno compreso che la protezione civile non può essere sola emergenza, ma anche e soprattutto prevenzione. E non potrebbe
essere altrimenti perché in Italia, solo prendendo ad esempio il rischio
sismico, il 40% della popolazione (cioè oltre 23 milioni di persane)
vive in aree a rischio, dove il 64% degli edifici sono sismicamente
insicuri.
La strada è sicuramente lunga ma il tracciato fino ad oggi
percorso, dall'alluviane della Venilia e del Friuli del giugno del '96 al
terremoto di Umbria e Marche dello scarso anno, passando
attraversa una serie di emergenze che hanno ferita pesantemente
diverse regioni italiane, si è dimostrato nei fatti essere quello giusta. C'è ancora molta da fare ma i risultati ottenuti e soprattutto il
ritrovato dialogo tra tutte le Istituzioni ai vari livelli sono realtà
innegabili.
Anche in Umbria e nelle Marche, regioni martoriate a partire dal
26 settembre del 1997 e fino ad aprile del 1988 da migliaia di
scosse che honno messa a dura prova la resistenza anche nervosa di
queste popolazioni. in pochi mesi si è possoti dalla fase
dell'emergenza a quella della ricostruzione. In queste pagine c'è la
testimonianza di quello che si è riusciti o fare in pochissimo
tempo per dare alle famiglie senzo caso la possibilità di vivere in
condizioni dignitose. Nella fase dell'emergenzo l'operazione più
dipcile è stata certamente la realizzazione di quei circa 200 villaggi temporanei, disseminati su vaste aree delle due Regioni,
che questo volume illustra e documenta. È stata una scelta
coraggiosa e di grande valore sociale quella di mantenere le
famiglie vicino ai luoghi dove avevano le proprie radici e il
proprio lavoro.
Questa operazione non sarebbe stata possibile senza lo
straordinario impegno e lo spirito di abnegozione del Gruppo
Tecnico Insediamenti di Emergenza del Dipartimento della
Protezione Civile e senza la collaborazione dei Sindaci. A tutti
loro va il merito per il successo di questa straordinaria
operazione. I prowedimenti legislativi attudi e gli stanziamenti
finora deliberati hanno consentito di awiare una ricostruzione
seria e rigorosa, dove l'obiettivo principale è il miglioramento
delle condizioni di sicurezza degli edifici nel rispetto delle
caratteristiche storiche e architettoniche dei centri colpiti E non
è solo una vaga ipotesi poter affermare che già nei primi mesi
del '99 migliaia di persone potranno fare ritorno nelle proprie
case. Certo, per molti altri questo percorso sarà necessariamente
più lungo, proprio perché legato a piani integrati di recupero dei
centri storici. Ma, per tutti, la certezza di un'attesa comunque
circoscriita nel tempo.
E il risultato sarà quello di potersi riappropriare delle proprie
radici in un habitat finalmente sicuro.
Franco Barberi
Quel lungo terremoto di Colfiorito
Alle 02 e 33 del 26 settembre 1997 si verificò una for- te scossa di terremoto in prossimità di un piccolo Co- mune umbro dal nome invitante e innocuo: Colfiorito. La magnitudo. parametro che indica la quantità di energia li- berata dal terremoto sotto forma di onde sismiche, fu pari a 5.6. La scossa fu immediatamente seguita da nu- merose repliche di magnitudo inferiore che si distribui- rono, anche se non in maniera omogenea, in un segmen- t o dell'Appennino che va da Gualdo Tadino - Nocera Umbra, a Nord, fino a Sellano - Preci, a Sud. Come se la Natura volesse indicarci fin dai primi momenti quale era la zona che nei mesi successivi intendeva perseguitare con scosse piccole e grandi in maniera apparentemente incessante. Sempre a Colfiorito si era verificata un'altra scossa circa tre settimane prima. il 4 settembre, seguita da un centinaio di piccole repliche.Anche allora un paio di repliche si ebbero in prossimità di Sellano ed un paio non lontano da Nocera U m b a La scossa del 4 settem- bre è il "foreshock" (scossa pmorritrice) di tutm la se- quenza che si svilupperà nei mesi successivi con I'indica- zione degli estremi del segmento appenninico che si sa- rebbe attivato. La scossa del 4 settembre fu di magnitu- do 4.7, cioè una scossa ben awertita dalla popolazione ma, in termini di energia liberata, una trentina di volte più piccola di quella della mattina del 26 settembre. Pri- ma di questa data consideravamo la sequenza iniziatasi il 4 settembre come una delle tante che si osservano in Italia, e in particolar modo nell'Appennino umbro-mar- chigiano, che normalmente si esauriscono senza conse- guenze degne di nota.
Torniamo al 26 settembre. Circa nove ore dopo la forte scossa della notte, alle 1 1:40, si verificò, più o me- no nella stessa zona epicentrale. un'alua scossa, più for- te della prima, di magnitudo 5.8 che rappresenta il valore caratteristico degli eventi più forti di questo settore del- I'Appennino. Anche questa fu seguita immediatamente
da numerose repliche distribuite sempre fra Gualdo Ta- dino - Nocera e Sellano - Preci.
Comincia così uno dei più straordinari processi si- smologici mai registnti con mmentazione moderna. In sei mesi abbiamo registrato più di ottomila scosse. Non abbiamo mai avuto terremoti decisamente distruttivi an- che se si è verificata una scossa di magnitudo superiore a 4.0 in media ogni due giorni e 7 eventi di magnkudo maggiore o uguale a 5.0 che, per le caratteristiche del patrimonio edilizio italiano, rappresenta la soglia del dan- neggiamento agli edifici. Sommando tutta l'energia mec- canica liberatasi fra il 26 settembre 1997 ed il 5 aprile 1998 si ottiene al massimo l'energia che viene generata in un unico terremoto di magnitudo 6.2, cioh un terre- moto praticamente trascurabile rispetto a quelli che, nel 1694 (Val di Noto) e nel 1908 (Messina), praticamente azzerarono buona parte della Sicilia orientale e della Ca- labria meridionale o a quello che nel 19 15 devastò Avez- zano e gran parte degli Abruni provocando danni ingen- ti persino a Roma Decisamente molto più piccolo anche del terremoto che nel 1980 sconvolse la Campania e la Basilicata, noto come terremoto dell'lrpinia. Di questo ultimo terremoto abbiamo informazioni scientifiche in- complete - all'epoca non esisteva la Rete Sismica Nazio- nale - ma che ci hanno consentito una ricostruzione ab- bastanza realistica del processo fisico che lo ha determi- nato. Per esempio in quel caso una quantità molto mag- giore di energia di quella che si è liberata in Umbria in sei mesi nel 1980 si liberò in quaranta secondi con tre scosse successive e rawicinate, ma che la popolazione awertì come una singola scossa fortissima e che sugli edifici della zona epicentrale ebbero gli effetti di una manata terribile.
Singolarmente la scossa più forte della sequenza um- bra, quella delle 1 1:40 del 26 settembre, è nettamente più debole anche del terremoto di magnitudo 6.4 che
nel 1976 colpì il Friuli e più o meno uguale all'evento principale della sequenza che nel 1968 colpì il Belice. nella Sicilia occidemle.
Non è agevole paragonare i terremoti tra loro. I si- smologi usano l'energia e altri parametri più o meno so- fisticati. Coloro che subiscono un terremoto o che in qualche modo se ne interessano vedono, giustamente, i danni prodotti. Ma il quadro di danneggiamento, rappre- sentato con i gradi della scala Mercalli. non dipende solo dalle caratteristiche peculiari della sorgente sismica ma da almeno altri due fattori anche-più determinanti. Uno è, owiamente, la qualità delle costmzioni. l'altro viene dalle caratteristiche del suolo ove gli edifici affondano le loro fondamenta; in certi casi il suolo può rendere più severa la sollecitazione sismica provocando danni anche in strutture ben costruite.
In un certo qual modo gli stessi sismologi contribui- scono involontariamente a ingenerare confusione nella determinazione della grandezza di un terremoto. Esisto- no infatti molte definizioni della magniwdo. I valori che qui riportiamo sono quelli della cosiddetta magnitudo locale, che più si awicina alla definizione originale di Ri- chter. Nei rapporti con la Protezione Civile usiamo un altro tipo di magnitudo: la magnitudo-durata. E questo per un motivo molto banale: è di più facile determinazio- ne e consente una mag@ore tempestività di informazio- ne con una bassissima possibilità di errore. La magnitu- do-durata è una quantità un po' rozza e fa giustamente storcere il naso a sismologi raffinati per esempio in ter- mini di magnitudo locale la scossa delle 1 1 :40 è più gran- de di quella delle 0233, mentre in termini di magniwdo- durata le due scosse possono apparire pressoché equi- valenti. Questo non crea alcun problema per gli inter- venti di protezione civile ma può generare qualche con- fusione con gli organi di informazione.Anche perché da alcuni anni i sisrnologi usano un nuom tipo di rnagniwdo chiamata Mw, che viene calcolata direttamente e rigoro- samente dal valore dell'energia liberata, cosa, questa, re- sa possibile dagli mluppi della moderna sismologia. I va- lori della Mw tendono in genere ad essere leggermente più grandi della magnitudo locale: la Mw della scossa del- le 1 1:40 risulta essere 6.0, cioè due decimi più grande della magniwdo locale.Tutte queste considerazioni pos- sono apparire puramente accademiche. In realtà per chi si occupa di terremoti in un Paese sismico densamente popolato come l'Italia queste. come altre, sono conside- tazioni che possono divenire critiche. Un'informazione imprecisa genera di fatto problemi gravi. Un caso tipico
è la confusione fra magnitudo Richter e intensità Mercal- li. Sono due scale completamente diverse e non è possi- bile stabilire fra di loro una relazione univoca su basi fisi- che.Tuttavia, analizzando molti terremoti del passato di cui è stata misurata l'energia liberata sotto forma di on- de sismiche, cioè la magnitudo, e i'entità del danneggia- mento nella zona epicentrale, cioè l'intensità, abbiamo trovato una relazione fra le due scale puramente empiri- ca che ci consente, una volta determinata la magnitudo con i nostri strumenti, di dare con buona approssimazio- ne una stima del possibile danneggiamento massimo. Ma consideriamo owio per tutti che solo tramite un'ispe- zione accurata della zona epicenuale si può stabilire il valore dell'intensità, cioè l'entità dei danni.
Un terremoto può essere visto come l'atto conclusi- vo di un lungo ed incessante accumulo di deformazione di una particolare zona della crosta terrestre: zona si- smica o sismogenetica. L'energia necessaria proviene dai grandi processi dinamici che si sviluppano ali'interno del- IaTena e coinvolgono il nosuo Pianeta nella sua globa- lità La zona si deforma finché ad un certo momento es- sa si trova in uno stato di instabilità che non consente ulteriori accumuli di deformazione. La tendenza della Natura è sempre quella di andare verso uno stato di sta- bilità e dal momento che le cause ultime continuano ad agire indisturbate essa, per liberare l'energia in eccesso, si serve di un meccanismo che noi chiamiamo terremo- to e che non è aiuo che una frattura che si propaga nel- le zone crostali divenute instabili. L'energia che in manie- ra pressoché istantanea viene rilasciata durante l'evento sismico proviene da deformazioni che si osservano su aree molto più grandi delle dimensioni della superficie che si frattura,~ più precisamente della faglia sismogene- tica che si attiva. Parte di questa energia viene spesa per generare le onde sismiche responsabili dello scuotimen- t o del terreno e dei danni conseguenti. Il resto viene uti- lizzato per deformare in modo permanente l'ambiente circostante: un evento sismico è in grado di abbassare, innalzare o spostare orizzontalmente una porzione della crosta terrestre per molti chilometri quadrati. Viene quindi alterato lo stato di sforzo delle porzioni di crosta adiacenti la aglia stessa. In questo modo un terremoto trasmette informazioni alle faglie attive circostanti. Po- tremmo definire questo processo come il modo in cui le faglie "comunicano" tra di loro, cedendo o ricevendo una certa quantità di sforzo. Questa percentuale di sfor- zo, per così dire "aggiunto" su una faglia da un terremo- to awenuto su una aglia adiacente si somma allo sforzo
tettonico che con continuità carica tutte le faglie sismo- genetiche che già esistono in una certa porzione di cro- sta, e può quindi portare ad ulteriori scosse. La possibi- lità di stabilire se una faglia sismogenetica è prossima al raggiungimento delle condizioni di innesco della f rat tua e quindi prossima a generare un terremoto, dipende dal- la conoscenza dell'energia totale accumulata nel tempo più quella eventualmente aggiunta da terremoti awenuti precedentemente nelle aree circostanti, nonché dalla co- noscenza delle caratteristiche delle rocce della zona si- smica. Allo stato attuale riusciamo a misurare solo gli aspetti cinematici dei processi geodinamici che causano l'accumulo di energia nella crosta terrestre e quindi non ci è dato sapere il valore assoluto dell'energia immagaz- zinata nella zona sismica che ci interessa. Ne consegue che non ne conosciamo nemmeno il livello di deforma- zione e quindi la maggiore o minore vicinanza temporale alla frattura. Inoltre il sistema è inaccessibile, cioè non possiamo eseguire misure dirette su rocce sepolte a 5, 10, 20 chilometri di profondità e quindi non siamo in grado di predeterminare le modalità con le quali la faglia sismogenetica libererà l'energia ricevuta. Insomma non è possibile prevedere i terremoti anche se siamo però in grado di seguire con grande precisione l'evoluzione di una zona sismica in attività.
Da quanto è stato detto precedentemente possiamo fare un'interessante osservazione: se un segmento di crosta si è rotto recentemente, cioè negli ultimi due o tre secoli, esso non è ancora in uno stato di deformazio- ne tale da generare un terremoto.Viceversa una zona si- smica che non ha liberato energia recentemente potreb- be "presto" divenire sede di un terremoto. Una zona si- smica che si trova in queste condizioni viene chiamata "lacuna sismica". Cattività che stiamo osservando in Um- bria pub essere ragionevolmente considerata come un processo unitario di "scarica" della lacuna ove poi, per alcuni secoli a venire, non si dovrebbero verificare terre- moti.
La registrazione degli eventi sismici umbri è stata fatg
per mezzo della Rete Sismica Nazionale dell'lNG costi- tuita da oltre 90 sensori distribuiti su tutto il territorio nazionale collegati con linee telefoniche dedicate alla cenuale operativa che si trova presso la sede dell'lNG a Roma, costantemente presidiata da sismologi. Una rap- presentazione schematica della Rete è mostrata in figura I. Abbiamo utilizzato anche i dati della Rete Mediterra- nea (MEDNET), una rete, questa, ad altissimo livello tec- nologico che abbiamo costmito per studiare la sismicità
Fig. I . Lo Rete Sismica Nazionale Cemmlizzata è co&& da - n o w m sensori opportunomeme dimibuili sul territorio nazmnok e collegou con cavi tekfbici dedicd alla cemmk
. . da skm01~~i 24 ore su 24.
del Mediterraneo e dell'intero Pianeta (figura 2). 11 26 settembre, inoltre, abbiamo installato altre tredici stazio- ni (della nostn Rete Sismica Mobile) nella zona epicen- t n l e per ottenere misure più precise. Ci siamo anche awalsi delle registrazioni di una rete locale gestita dai si- smologi dell'università di Camerino e delle stazioni della rete statunitense IRIS che hanno registrato le scosse più forti. Mai un terremoto italiano è stato "misurato" con tanta precisione e tanta dovizia di dati.
Sono state eseguite anche misure geodetiche (da ter- ra e dallo spazio) e misure geochimiche, anch'esse utilis- sime per la comprensione dei fenomeni verificatisi assie- me ad accurate indagini geologiche.
Nella figura 3 sono riportati con quadrati centrati sul- I'epicentro tutti i terremoti che hanno colpito I'Appen- nino umbro-marchigiano a partire dalla soglia del dan-
Fig.3. La Rete MedNet e cosOtum da s t a z ~ ~ i a banda lar&iaima.
SISMICITA STORICA E TERREMOTI 1997-1998
Fig. 3. Terremoti storici mppresenrori con quadrm' centrati sull'epicentm con dimensioni proporzionali all'entità dell'evento. I quadrati blu rappresentono i dati vani dal Cotalogo dei Forti Terremoti deli'lNG. Quelli violo dal Cotolcgo del GNDT Quelli rossi mppresentano le scosse pi* forti della sequenza umbro- marchigiana.
-
Pieve San Nicolò (Assisi)
Poniano (Assisi)
-
Santa Maria degli Angeli (Assisi)
Viole di Assisi (Assisi)
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Rivotorto (Assisi)
42
Annifo (Foligno)
Camino (Foligno)
W 'g.; . . . & 'i,,., ;"A. :' . ,, , ~, ....
3 m. .-, 'i I$: ; ... . - " a ' , i
Capodacqua (Foligno)
46
m 1 Casale (Foligno)
Casenove (Foligno)
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Casette di Cupigliolo (Foligno)
Cassignano (Foligno)
50
Cemtello (Foligno)
Colfìorito I (Foligno)
Colle San Lorenzo (Foligno)
Croci diverchiano (Foligno)
Curasci (Foligno)
56
Fondi (Foligno)
Forcatura (Foligno)
58
Fraia (Foligno)
Leggiana (Foligno)
60
Morro (Foligno)
Paciana (Foligno)
62
Pisenti (Foligno)
Poggiarello (Foligno)
64
Ponte Centesimo (Foligno)
65
Ponte Santa Lucia (Foligno)
Popola (Foligno)
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Profiamma (Foligno)
68
Rasiglia (Foligno)
San Eraclio (Foligno)
70
San Paolo di Foligno (Foligno)
San Vittore (Foligno)
72
Scanzano (Foligno)
v - ara
Seggio (Foligno)
Sostino (Foligno)
76
Sterpete (Foligno)
- . .-
y "C,
F -- - di-
Vescia (Foligno)
Vionica (Foligno)
80
Volpenno (Foligno)
Foligno, via Anastasio
82
Foligno, via Campagnola
83
Foligno, via del Roccolo
Foligno, Scuole Foro Boario
Croce Bianca (Foligno)
86
Biancospino (Gualdo Tadino)
Busche (Gualdo Tadinoj
Gaifana (Gualdo Tadino)
Grello (Gualdo Tadino)
92
i'V Li.
Morano (GualdoTadino)
93
Morano Osteria (Gualdo Tadino)
Rasina (GualdoTadino)
e.,
San Pellegrino (Gualdo Tadino)
GualdoTadino, Pretura
Acciano Fossaccio (Nocera Umbra)
1 o0
i;:. 3 2
Boschetto (Nocera Umbra)
101
Bagnara Colle Aprico (Nocera Umbra)
Campo d'Arco (Nocera Umbra)
104
Capannacce (Nocera Umbra)
L Capanne (Nocera Urnbra)
Casaluna (Nocera Umbra)
Casebasse - Petracchia (Nocera Umbra)
Africa Bassa (Nocera Umbra)
Colle di Nocera (Nocera Umbra)
Colle Croce (Nocera Umbra)
Colpertana (Nocera Umbra)
Ferretti (Nocera Umbra)
118
Ii 'T-
Gaifana (Nocera Umbra)
Isola (Nocera Urnbra)
120
Lanciano (Nocera Umbra)
Le Prata (Nocera Umbra)
122
Mascionchie (Nocera Urnbra)
Molina (Nocera Umbra)
Mosciano (Nocera Umbra)
126
Nocera Urnbra
128
Bandita (Valtopina)
Bastia Umbra
162
"Fa-
Cerreto di Spoleto
1 64
Borgo Cerreto (Cerreto di Spoleto)
Giano dell'Umbria
166
" -#q=' F..
a : :
Preci
Vallo di Nera
Marche
Camerino, VaIIiceIIe A e B V
Fiuminata
176
Massaprofoglio (Muccia)
Costafiore (Muccia)
178
Montecavallo
Pieve Tonna
1 80
Pievebovigliana
181
Acquapagana (Serravalle di Chienti)
182
Serravalle di Chienti
Cesi (Serravalle di Chienti)
Cesi (Senavalle di Chienti)
Civitella (Serravalle di Chienti)
Collecurti (Serravalle di Chienti)
Costa (Serravalle di Chienti)
-- t;. '
? a.
Dignano (Serravalle di Chienti)
Forcella (Serravalle di Chienti)
Aschio (Visso)
194
Rasenna (Visso)
Fematre (Visso)
Riofreddo (Visso)
198
Fabriano. via G. di Vittorio
Fabriano, via Aldo Moro
Belvedere (Fabriano)
Vallina (Fabriano)
204
l Colle Campodonico (Fabriano)
Mergo
Sassoferrato
San Felice (Sassoferrato)
207
Insediamenti di emergenza in Umbria e Marche.
Crisi sismica 1997- 1998
TOL moduli REGIONE Comuni Aree Urbaninate* Superficie Moduli Moduli abitativi e
urbaninata (mq) abitativi sociali sociali
Marche 23 39 223.000 886 73 959 Umbria 26 127 933.000 3.478 397 3.875
TOTALE 49 166 1.1 56.000 4.364 470 4.834
* Sono state considerate aree urbaninate le superfici ove insistono almeno 415 rnoduli. Restano quindi escluse le seguenti aree sparse: - le superfici per i moduli abitativi e sociali installati per le esigenze degli operatori agricoli
in prossimità delle proprie aziende (40 1 rnoduli); - le superfici per i rnoduli adibiti ad uso scolastico (62 moduli); - le superfici per i moduli di servizio per associazioni di volontariato,vigili del fuoco, presi-
di sanitari, comunità religiose, ecc. ( 1 00 moduli). Un totale di 563 moduli abitativi e sociali, che sono compresi nel totale generale di 4.834. Questi 563 moduli vengono indicati nelle schede che seguono alla voce "aree sparse". Tutti i dati sono relativi ai rnoduli di emergenza installati a cura del Dipartimento della Protezione Civile.
209
Assisi oree abitative: 9 superficie urbanizzata: 70.400 mq moduli di emergenza: 220 ( 1 85 abitativi - 35 sociali)
località superficie urbanizzata (ma)
Moduli di emergenza 6m 8m I2m sociali
Armenzano Capodacqua Palazzo Pian del Pieve Pieve San Nicolò Porziano Santa Maria degli Angeli San Vitale (Viole) Valecchie (Capoluogo) aree sporse
Bastia Umbra oree abitative: aree sparse moduli di emergenza: I (I sociale)
località superficie urbanizzata Moduli di emergenza (ma) 6m 8m 12m sociali
aree sparse - I
Bevagna oree abitative: I superficie urbanizzata: 600 mq moduli di emergenza: 6 (6 sociali)
località superficie urbaninata Moduli di emergenza (mq) 6m 8m 12m sociali
Bevagna 600
Carnpello sul Clitunno aree abitative: aree sparse moduli di emergenza: 8 (8 abitativi)
locali superficie urbaninata (mq)
Moduli di emergenza 6m 8m 12m sociali
aree sparse I 7
Cannara aree abitative: I superficie urbonizzata: 2.300 mq moduli di emergenza: 20 ( 1 9 abitativi - I sociale)
località supenicie urbaninata Moduli di emergenza (ma) 6m 8m 12m sociali
Parco XXV Aprile aree sparse
Cascia aree abitative: aree sparse moduli di emergenza: 9 (9 abitivi)
località superficie urbaninata Moduli di emergenza (ma) 6m 8m I2m sociali
aree sparse - 9
Castel Ritaldi aree abitative: aree sparse moduli di emergenza:4 (4 abitativi)
località superficie urbanizzata Moduli di emergenza (mq) 6m 8m I2m sociali
aree sporse
212
Cerreto di Spoleto aree abitative: aree sparse moduli di emergenza: 1 3 ( I 2 abitativi - I sociale)
località superficie urbani- Moduli di emergenza (ma) 6m 8m 12m sociali
aree sparse - 4 2 6 I
Costacciaro aree obitative: l superficie urbanizzata: 2.120 mq moduli di emergenza: 5 (5 abitativi)
località superficie urbanizzata (mq)
Moduli di emergenza 6m 8rn I2m sociali
Cottimi 2.1 20 5
Ferentillo aree abitative: aree sparse moduli di emergenza: 3 (3 sociali)
località superficie urbanizzata (mq)
Moduli di emergenza 6m 8m 12m sociali
aree sparse - 3
Foligno aree abitative: 43 superficie urbanizzata: 430.000 mq moduli di emergenza: 1 .SO0 (1.344 abitativi - 156 sociali)
località - superficie urbaninara Moduli di emergenza (mq) 6m 8m 12rn sociali
Afrile Annifo Aweiio Belfiore
località supenicie urbanimta Moduli di emergenza (ma) 6m 8m 12m sociali
Camino Morro Capodacqua Casale Casenove Casette di Cupigliolo Cassignano Cerritello Colfiorito Colle San Lorenzo Croci di Verchiano Curasci Fondi Forcatura Fraia Leggiana Paciana Pisenti Poggiarello Pontecentesimo Ponte Santa Lucia Popola Rasiglia Scansano Scopoli Seggio S. Eradio San Giovanni Profiamma San Vittore Sostino San Paolo Via Campagnola Sterpete Verchiano Vescia Via del Roccolo - Via Anastasio Vionica Volperino aree sparse
Giano del lPUmbria aree abitative: aree sparse moduli di emergenza: I ( I sociale)
località superficie urbaninata Moduli di emergenza
(mq) 6m 8m 12m sociali
aree sparse - I
Gualdo Cattaneo oree abitative: aree sparse moduli di emergenza: 9 (9 abitativi)
~ -
località supenicie urbanizzata Moduli di emergenza (mq) 6m 8m 12m sociali
aree sparse - I 8
Gualdo Tadino aree abitative: 2 1 supet$cie urbanizzata: 99.500 mq moduli di emergenza: 469 (428 abitativi - 4 1 sociali)
località superficie urbaninata Moduli di emergenn (mq) 6m 8m 12m sociali
Anguillara Biancospino Pretura (via Lucantoni) Stazione (via YVeneto) Boschetto Gaifana S. Pellegrino Rasina San Lorenzo Morano Osteria Morano San Giovanni Grello Busche Cerqueto fabbrica Cerqueto scuole Cerqueto centro
località superficie urbani- (mq)
Moduli di emergenza 6m 8m 12m sociali
Rigali Gaifana Stazione Corcia Voltole Via Isonzo (Consorzio)
Gubbio aree abitative: aree sparse moduli di emergenza: 25 (25 abitativi)
località superficie urbaninata Moduli di emergenza (V) 6m 8m I2m sociali
aree sparse - 9 5 I I
Montefalco aree abitative: aree sparse moduli di emergenza: 2 1 (2 1 abitativi)
località superficie urbaninata Moduli di emergenza (mq) 6m 8m 12m sociali
aree sparse - 6 7 8
Nocera Umbra aree abitative: 36 superfcie urbanizzota: 2 77.400 mq moduli di emergenza: 1.127 (1 .O09 abitivi - 1 18 sociali)
località superficie urbanizzata (mq)
Moduli di emergenza 6m 8m 12m sociali
Acciano - Fossaccio Bagnara - Colle Aprico Boschetto
località
Campodarco Campo sportivo Capannacce Capanne Casaluna Case Basse Alta Case Basse Bassa Castiglioni Castrucciano Cellerano Colle di Nocera Colle Croce Colpertana Ferretti Gaifana Isola Lanciano Leprata Mascionchie Molina Molinaccio Mosciano Nocera Scalo Pascigliano Pettinara Ponte Parrano Salmata Schiagni Sorifa Stravignano Villa di Postignano Ville Santa Lucia Collecchie (San Felicissimo) aree sparse
superficie urbaninata (mq)
5.000 6.300 7.900 4.900 3.250
9.700
5.650 3.800 -
16.000 3.500 2.500
50.000 9.000
12.000 2.000 4.000 4.000 8.400 5.000 6.000
12.000 3.500 2.000 8.000 3.000 3.000
12.800 5.100 5.500 7.600
27.000 -
Moduli di emergenza 6m 8m IZm sociali
Perugia oree abitative: 3 superficie urbanizzata: 4.046 mq moduli di emergenza: 26 (25 abitativi - I sociale)
località superficie urbanizzata Moduli di emergenza (mq) 6m 8m 12m sociali
Ripa Pianello Solfagnano Alta aree sparse
Poggiodomo aree abitative: aree spane moduli di emergenza: I
località superficie urbaniaata Moduli di emergenza (ma) 6m 8m 12m sociali
aree sparse - I
Preci aree abitative: aree sparse moduli di emergenza: 39 (33 abitativi - 6 sociali)
località superficie urbanizzata Moduli di emergenza (mq) 6m 8m 12m sociali
aree sparse - 23 10 6
Sellano oree abitative: 5 superficie urbaniuoto: 50.000 mq moduli di emergenza:202 (189 abitativi - 13 sociali)
località superficie urbaninata Moduli di emergenza (mq) 6m 8m I2m sociali
Villamagina Molini (Dorsano) Casale Ronchetti
superficie urbaninata (mq)
Moduli di emergena 6m 8m I2m w c d i
Pupaggi Civitella aree sparse
Spello oree abitotive: I superfiae urbanizzota: 19.860 mq moduli di emergenza: 28 (25 abitativi - 3 sociali)
località superficie urhizzata (m)
Moduli di emergenza 6m 8m 12m sociali
Osteriaccia 19.860 25 3
aree abitative: aree sparse moduli di emergenza: 15 ( 1 5 abttativi)
superficie urbaninata (mq)
Moduli di emergerua 6m 8m IZm d i
aree sparse - 7 8
Valfabbnca oree abitotive: aree sparse moduli di emergenza: 6 (6
local i superficie urbani- Moduli di emergenza (mq) 6m 8m I2m sociali
aree sparse - I I
Vallo di Nera
aree abitativc aree spane moduli di emergenza: I (I abitativi)
superficie urbanizzata (mq)
Moduli di emergenza 6m 8m I2m sociali
aree sporse - I
Valtopina aree abitative 6 superfKie urbanizzata: 25.060 mq moduli di emergenza: 1 16 ( 1 06 abitativi - I O sociali)
località superficie urban'mta (mq)
Moduli di emergenza 6m 01-13 I2m sociali
Capranica Gallano Ponterio Santa Cristina Valtopina I - Subasio Valtopina 2 - Ales aree sparse
aree abitative: l superficie urbanizzata: 4.000 mq moduli di emergenza: 6 (6 abitativi)
superficie urbaninata (m4
Moduli di emergenza 6m 8m i2m sociali
Via A. Moro 4.000 6
Cantiano oree abitative: I superficie urbaninata: 375 mq moduli di emergenza: 3 (3 abiitivi)
l o d i superficie urbaninata Moduli di emergenza (ma) 6m 8m I2m sociali
Camerino oree abitative: 3 superficie urbanizzata: 24.6 77 mq moduli di emergenza: 133 ( 1 30 abitativi - 3 sociali)
l d i superficie urbani- Moduli di emergenza (m9) 6m 8m I2m sosiali
Vallicelle A Vallicelle B San Paolo aree sparse
aree abitative: aree sparie moduli di emergenza: I
superficie urbaninata (mq)
Moduli di emergerm 6m &n 12m sociali
atee sparse
Fabriano oree abitative: 7 superficie urbaniuota: 6 1.860 mq moduli di emergenza: 280 (272 abitativi - 8 sociali)
località superficie urbaninag Moduli di emergenza (mq) 6m 8m 12m sociali
Belvedere Campodonico Cupo Vallina Via Aldo Moro Via G. Di Vittorio (Agnese) Via B. Buoni (San G. Battista) aree sparse
Fiordimonte oree abitative: I superfKie urboniuoto: 1.600 mq moduli di emergenza: 5 (4 abitativi - I sociale)
local i superficie urbanizzata Moduli di emergenza (mq) 6m 8m 12m sociali
Capoluogo
Fiuminata aree abitative: aree spane moduli di emergenza: 5 (5 abitativi)
località - :. . superficie urbaninata Moduli di emergenza l. . . (ma) 6m 8m 12m sociali
oree sparse
Macerata aree abitotive: aree sparse moduli di emergenza: I ( I abitativo)
località superficie u r b m i i Moduli di emergenza (mq) 6m 8m I h sociali
aree sparse - I
222
Mergo oree abitative: I superficie urbanizzata: 1.500 mq moduli di emergenzo: I 1 (1 0 a b i t i v i - I sociale)
località superficie urbaninata
(mq)
Moduli di emergenza 6m 8m I2m sociali
Via Colli 1.500 1 O I
Matelica aree abitative: I superficie urbanizzata: 5.000 mq moduli di emergenza: 6 (6 abitativi)
località superficie urbani- Moduli di emergenza
(mq) 6m 8m 12m sociali
Boschetto 5.000 6
Monte San Vito oree abitative: aree sparse moduli di emergenzo: I (I abitativo)
superficie urbanizzata
(mq)
Moduli di emergenza 6m 8m 12m sociali
aree sparse
Montecavallo oree abitative: I superficie urbanizzata: 4.000 mq moduli di emergenza: L6 (1 6 abitativi)
località superficie urbaninata Moduli di emergenza
(mq) 6m 8m I2m sociali
Pie' del Sasso C. aree sparse
Muccia oree abitative: 2 supeifioe urbanizzata: 3.500 mq moduli di emergenza: 19 (1 6 abitativi - 3 sociali)
località superficie urbanizzata [ma)
Moduli di emergenza 6m 8m 12m sociali
Costafiore Massaprofoglio aree sparse
Pergola aree abitative: aree sparse moduli di emergenza: I (I abitativo)
località superficie urbaninata Moduli di emergenza (mq) 6m 8m 12m sociali
oree sparse - I
Pievebovigliana aree abitative: I superficie urbanizzata: 4. I 60 mq moduli di emergenza: 19 ( 1 8 abitativi - I sociale)
località superficie urbanizzata Moduli di emergenza (mq) 6m 8m 12m sociali
Via Rancia oree sparse
Pievetorina aree abitative: I superficie urbanizzata: 5.400 mq moduli di emergenza: (34 abitativi - 2 sociali)
località superficie urbanizzata Moduli di emergenza (mq) 6m 8m I2m sociali
Capoluogo aree sparse
Pioraco aree abitative: aree sparse moduli di emergenza: 3 (2 abitativi - I sociale)
località superficie urbaniita Moduli di emergenza (W) 6m &n 12m sociali
aree sparse - 2 I
oree abitative: aree spane moduli di emergenza: 2 (2 abitativi)
loglità superficie uhanizzata Moduli di emergenza (mq) 6m , 8m 12m d a l i
aree sparse - I I
Sassoferrato aree abitative: 2 supeflcie urbanizzata: 6.500 mq moduli di emergenza: 17 (1 6 abitativi - I sociale)
superficie urbaniita Moduli di emergenza (4 6m 8m I2m sociali
Bivio di Montelago San Felice
Serravalle di Chienti aree abitative: I I i .>
superf"e urbani-: 9 1 .O00 niq >
moduli di emergenza: 335 (290 abitati4 - 45 sociali)
località superficie urbaninata Moduli di emergenza (mq) 6m &n I2m sociali
Acquapagana Cesi Civitella Collecurti Costa di Serravalle Dignano
località superficie urbaniaata Moduli di emergenza
(mq) 6m 8m I2m sociali
Forcella - 14 San Martino - 3 25 Serravalle - 1 O I I 16 Serravalle capoluogo - 5 I 74 19 Taverne I 27 I aree sparse - 2 4
Tolentino aree abitative: aree sparse moduli di emergenza: I ( I abitativo)
località superficie urbanizzata Moduli di emergenza
(mq) 6m 8m 12m sociali
aree sparse - I
Treia aree abitative: aree sparse moduli di emergenza: I (labitativo)
località superficie urbaninata
(mq)
Moduli di emergenza 6m 8m 12m sociali
aree sparse -
Visso aree abitative: 6 superficie urbanizzata: 13.200 @q - moduli di emergenza: 50 (44 abitativ.i 6 sociali)
località superficie urbanizzata
(mq)
Moduli di emergenza 6m 8m 12m sociali
Capoluogo Aschio Rasenna Riofreddo Fematre Croce
- Dopo le scosse
Collecurti, 27 settembre 1997
Collecurti. 27 settembre 1997
Nocera Umbra, 27 settembre 1997
Cesi, 27 settembre 1997
"I- .
L q :T .,v . U L L .
Colfiorito, 27 settembre 1997
Colfiorito, 27 settembre 1997
Colfiorito, 25 ottobre 1997
Collecurti, 25 ottobre 1997
Nocera Umbra. 25 ottobre 1997
Cesi, 25 ombre 1997
Sommario
insediamenti di emer,genza in Umbria e Marche . Crisi sismica 1997-1998
7 Un anno dopo
9 Emergenza, post-emergenza e ricostruzione di Franco Borberi
I I Quel lungo terremoto di Colfiorito di Enzo Boschi
22 Gli interventi a favore della popolazione di Umberto Cazzuola
25 11 primo intervento
25 Rilevamento dell'agibilità degli edifici danneggiati
27 Gli insediamenti abitativi di emergenza di Mario Massimo Simonelli
Umbria
Armenzano (Assisi) Assisi Capodacqua di Assisi Palazzo (Assisi) Pian del Pieve (Assisi) Pieve San Nicolò (Assisi) Porziano (Assisi) Santa Maria degli Angeli (Assisi) Viole di Assisi (Assisi) Rivotorto (Assisi) Annifo (Foligno) Belfiore (Foligno)
Camino (Foligno) Capodacqua (Foligno) Casale (Foligno) Casenove (Foligno) Casette di Cupigliolo (Foligno) Cassignano (Foligno) Cerritello (Foligno) Colfiorito (Foligno) Colle San Lorenzo (Foligno) Costa Arvello (Foligno) Croci diverchiano (Foligno) Curasci (Foligno) Fondi (Foligno) Forcatura (Foligno) Fraia (Foligno) Leggiana (Foligno) Morro (Foligno) Paciana (Foligno) Pisenti (Foligno) Poggiarello (Foligno) Ponte Centesimo (Foligno) Ponte Santa Lucia (Foligno) Popola (Foligno) - Profiamma (Foligno) Rasiglia (Foligno) San Eraclio (Foligno) San Paolo (Foligno) Sanvittore (Foligno) Scanzano (Foligno) Scopoli (Foligno) Seggio (Foligno) - Sostino (Foligno)
Sterpete (Foligno) Verchiaro (Foligno) Vescia (Foligno) Vionica (Foligno) Volperino (Foligno) Foligno, via Anastasio Foligno, via Campagnola Foligno, via del Roccolo Foligno, scuole Foro Boario Croce Bianca (Foligno) Anguillara (Gualdo Tadino) Biancospino (Gualdo Tadino) Busche (GualdoTadino) Costacciaro (Gualdo Tadino) Gaifana (Gualdo Tadino) Grello (Gualdo Tadino) Morano (Gualdo Tadino) Morano Osteria (GualdoTadino) Rasina (Gualdo Tadino) San Lorenzo (Gualdo Tadino) San Pellegrino (Gualdo Tadino) Gualdo Tadino, Pretura Gualdo Tadino, Stazione Acciano Fossaccio (Nocera Umbra) Boschetto (Nocera Umbra) Bagnara Colle Aprico (Nocera Umbra) Campo d'Arco (Nocera Umbra) Capannacce (Nocera Umbra) Capanne (Nocera Umbra) Casaluna (Nocera Umbra) Casebasse-Petracchia (Nocera Umbra) Casebasse (Nocera Umbra)
Africa Bassa (Nocera Umbra) Castiglioni (Nocera Umbra) Castrucciano (Nocera Umbra) Cellerano (Nocera Umbra) Colle di Nocera (Nocera Umbra) Colle Croce (Nocera Umbra) Colpertana (Nocera Umbra) Ferretti (Nocera Umbra) Gaifana (Nocera Umbra) Isola (Nocera Umbra) Lanciano (Nocera Umbra) Le Prata(Nocera Umbra) Mascionchie (Nocera Umbra) Molina (Nocera Umbra) Molinaccio (Nocera Umbra) Mosciano (Nocera Umbra) Nocera Umbra, campo sportivo Nocera Umbra Nocera Scalo (Nocera Umbra) Pascigliano (Nocera Umbra) Pettinara (Nocera Umbra) Ponte Parrano (Nocera Umbra) Saiello (Nocera Umbra) Salmata (Nocera Umbra) -, San Felicissimo (Nocera Umbra) Schiagni (Nocera Umbra) , l Sorifa-Ceresole (Nocera Umbra) Stravignano (Nocera Umbra) Villa di Postignano (Nocera Umbra) Ville Santa Lucia (Nocera Umbra) Collestrada (Pemgia) Pianello (Perugia)
Ripa (Perugia) Solfagnano (Perugia) Casale Ronchetti (Spllano) Civitella di Sellano (Sellano) Molini-Dorsano (Sellano) Pupaggi (Sellano) Villamagina (Sellano) Monte Santo (Sellano) Spello Capranica (Valtopina) Gallano (Valtopina) Ponterio (Valtopina) Santa Cristina (Valtopina) Valtopina Falcione (Valtopina) Bandita (Valtopina) Bastia Umbra Bevagna Cerreto di Spoleto Borgo Cerreto (Cerreto di Spoleto) Giano dell'umbria Preci Roccanolfi (Preci) Vallo di Nera Ferentillo
Marche
173 Caldarola 174 Camerino.Vallicelle A e B
Fiuminata Marelica Costafiora (Muccia) Montecavallo Pieve Torina Pievebovigliana Acquapagana (Serravalle di Chienti) Serravalle di Chienti Cesi (Serravalle di Chienti) Civitella (Serravalle di Chienti) Collecurti (Serravalle di Chienti) Costa (Serravalle di Chienti) Dignano (Serravalle di Chienti) Forcella (Serravalle di Chienti) San Martino (Serravalle di Chienti) Taverne (Serravalle di Chienti) Visso Aschio (Visso) Croce (Visso) Rasenna (Visso) Fematre (Visso) Riofreddo (Visso) Fabriano, via G. Di Vittorio Fabriano, via Aldo Moro Belvedere (Fabriano)
203 Campodonico (Fabriano) 204 Colle Campodonico (Fabriano) 204 Vallina (Fabriano) 205 Cupo (Fabriano) 206 Mergo 207 Sassoferrato 207 San Felice (Sassoferrato)
Posizionamento dei moduli nelle aree urbanizzate e nelle aree sparse
21 1 Comuni della Regione Umbria 22 1 Comuni della Regione Marche
Dopo le scosse
229 Foto aeree del 27 settembre
e del 25 ottobre 1997
insediamenti di emergenza in Umbria e Marche. Crisi sismica 1997-1998
Coordinamento generole: Paolo Farneti
Coordinamento editoriole e progetto grafico: Raffaello Raschi Coordinamento redozionale e ricerche iconografiche: Mario Licastro
Testi: Franco Barberi, Enzo Boschi, Umberto Cazzuola, Paolo Farneti, Elvezio Galanti, Raffaello Raschi, Mario Massimo Simonelli
Apparato Fotografico: Coordinamento per la produzione video-fotogmtico: Nicola Golizia Fotografie: Enzo Barone Manunta (Umbria). Roberto Conti (Marche) Assistenza ai fitogmfi Elio di Cicco (Umbria) Foto aeree (pagine 229-244): Compagnia Generale Ripreseaeree (Parma) Operotori riprese video: Romolo Zugarelli (Umbria), Cesare Biracchi (Marche) Assistente di ripreso:Alessandro Pirotti (Umbria) Consulenze per le riprese: Gianpaolo Fischi,Angelo Marchesi, Franco De Renzis Coordinamento video fitogmtico per le M0rche:AndreaVennari Cotalogorione foto: Cormela Parisi Piloti e specialisti elicotteristi del Corpo Nazionale deivigili del Fuoco: Mauro Bertoldi, Silvano Colafigli, Domenico Gilebbi. Mauro Cioni, Duilio Cei, Danilo Alesi. Adriano Mancini, Gianfranco Agamennone, Luciano Nuccilli,Vincenzo Nuccilli.
Hanno collaborato: Giovanni Barone, Mauro Cardinali.Antonella Chirico, Roberto Giarola, Anna Grillo, Fausto Gunetti, Gabriella Pesci
Si ringrazia: L'Istituto Nazionale di Geofisica; il CNR-IRPI; il Servizio Documentazione e Relazioni Pubbliche deivigili del Fuoco (Gannelle-~oma); la Direzione Generale della Protezione Civile e dei Servizi Antincendi - Ispettorato Emergenze, del Ministero dell'lnterno per l'utilizzo del sistema di ripresa Wescam
Divulgazione autorizzata delle fotografie da pag. 33 a pag. 207 con CONC. 248. del 15/07/98 dell'Aeronautica Mi- litare. Reparto Generale Sicure- CONC. 0530 del 29/9/97 per le foto aeree del 27 settembre 1997 e CONC. 1638 del 411 1197 per le foto aeree del 25 ottobre 1997
Finito di stampare il 22 seaembre 1998 per conto del Dipartimento &Il. Rotenone Civile. presso IaTipogda G.6.. Montecompavi (RM).
Immeinaziwie e fotolim acun deli'Adel Grafica, . - vicolo dei Granari I O a. Roma
Telefono 06-68 136 13 1. Fax 06-68 1360 16
La ripmduziom è consentita p m i a autorizzazione scritta da parte del Dipartimento dello Pmtezione C i l e