Voci s vicino n°3

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La rivista trimestrale "Voci dal San Vicino" rivolge l'attenzione verso le iniziative connesse con il territorio della vallata di San Clemente (APIRO-MC), con argomenti che Vanno dalla cronaca, alla cultura, alla tradizione.

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Contenuti ....Paese mio che stai sulla collina�3Uniti dal San Vicino�3Informazioni importanti�3Lettera agli AMMINISTRATORI�4Associazionismo e solidarietà�6Squarci ed angoli suggestivi di Apiro�8Una giovane artista alle prese con pittura e cera-miche�9Appuntamenti dalle falde del San Vicino�10Storici e ricercatori preparano il convegno su O. Turchi�11In giro per archivi�13I Turchi ed i Benigni erano dirimpettai.�14Don Loris... ad Apiro nei fatidici anni 50.�15“The power to change”- Il potere di cambiare�16Il Gruppo Loccioni�17Il teatrabile�17Lo Steinway & Sons di Apiro�18Le realtà eccellenti del nostro territorio.�20L�area cingolana fa storia con i velocipedi�21

Scarpinatori alla ricerca di antichi sentieri.�21San Romualdo si manifesta�21Salute e benessere�22Testimonianza: La donna nera.�22

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Voci dal San VicinoPeriodico trimestrale di informazione e cultura - giugno 2009 - n° 3Direttore Responsabile - Luigi TALIANIAutorizzazione Tribunale di Ancona n° 19-08.Sede: Ctr. S. Francesto, 28 - 62021 Apiro (MC) Uf�cio Postale Apiro - c.p. 29Email: [email protected] Web: www.castripirivalles.itTipografia S. Giuseppe s.r.l. Via Vecchietti n° 51, Pollenza (MC)

Una copia: � 3.00;Abbonamenti:Ordinario: �10,00; Sostenitore: �15,00; Benemerito: �25,00.È possibile abbonarsi presso:Sportelli della Banca CC di Filottrano;“Barbara Casalinghi e Ferramenta” Piazza Baldini, 6 ApiroPresso la Vs. Banca - Bonifico sul CC intestato a Casti Piri VallesIban: IT83 Y08549 68800 000090100662Rivendite: “Il Punto” e “Veriano Dottori” - Cupramontana“Libreria Mondadori” e “Ideal Book” - Matelica

Una lettrice ci invia un ricordo del Sor Antonio che divenne oggetto di teatro (1944). Nel dopo-guerra non mancavano �sarmoniche, chitarre,

mandolini e belle voci che commentavano la vita paesana.

Sor Antonio“ Er marito dè à maestra”

(aria di stornello romanesco)

Sapete che successe ar Sor AntonioQuell’omo lungo come un lampadaro?

Se mise a fa ‘na vorta er cuciniere...................................…Lui se mise a fa la pasta

………………………………..E impastò pure la…. biacca!

…………………………………….Poi se riseppe….

che poco ce mancò….nun ce ristette!

A.C.

Cari lettoriVi proponiamo la nostra quarta fatica trimestrale che contiene, tra l’altro, una visione pre e post elettorale della co-munità di Apiro chiamata alle urne: è il risultato di un’inchiesta informale, di colloqui e provocazioni di molti cittadini.Segue la consolidata tradizione delle quattro pagine su Ottavio Turchi.Non trascuriamo un invito a visitare il nostro sito www.castripirivalles.it, per quanti di voi hanno un collegamento ADSL.È ormai tempo di vacanza e desiderio di evasione; prima di chiudere la porta senza sbatterla, leggeteci.Abbiamo il piacere, oltretutto, di comunicarvi che da Matelica, sede del quindicinale “Geronimo”, ci giunge l’aiuto nella ricerca storica e la corrispondenza; il “Geronimo” n.11 ha già scritto su Apiro.Speriamo, dunque, che il Sanvicino vivo e di solito imbronciato ci guardi con affetto.

Purtroppo, in Apiro si legge poco, manca un articolista locale, manca una Pro Loco; la fa' da padrone il volantinaggio degli affari; tra noi, molti si parlano per… sfottersi, segno questo di solitudine e timidezza; la battuta facile va bene, ma ci ammonisce una degna figura toscana, Don Milani, dicendoci: ”Tu corri il pericolo di essere imbrogliato da chi conosce due parole più di te”.Vogliamo rimarcare infine che, volutamente, a differenza del molto banalissimo cartaceo e televisivo precedente e condizionante la nostra libertà, abbiamo evitato di usare eventi e pettegolezzi che funzionano solo da droga per ad-dormentare stimoli e latenti sinergie e per lenire la volontà di risolvere problemi senza crearne ulteriori.

Vi salutano articolisti, fotografi, tecnici, volontari tutti del gruppo CPV

Luigi Taliani–Direttore; Amedeo Virgili–Segretario e Redattore; Pacifico Ramazzotti e Stefano Romagnoli–Progettisti e Grafici; Giovanni Loccioni - capocomico teatro; Elvio Sforza – Presidente della CPV

Articolisti – Collaboratori- Abbonati

Nel prossimo numero, il ma-

teriale non pubblicato

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Non puoi conoscere l�albero se non conosci le radici.

Paese mio che stai sulla collina«Paese mio che stai sulla collina / disteso come un vecchio addormentato / la noia e l’ab-

bandono / niente sono la tua malattia…». Con questa strofa di una nota canzone il nostro conterra-neo Jimmy Fontana interpretava il territorio della provincia maceratese. Forse un testo ancora at-tuale che rivela tutt’oggi, in questo tempo di crisi, l’esigenza di interventi indispensabili e urgenti. La nostra è una provincia che necessita di un colpo d’ala per uscire dal suo isolamento su vari set-tori. Anzitutto ritengo che sia prioritario il problema della viabilità, con particolare attenzione ai col-legamenti con le due vallate principali fino all’Umbria. Un progetto già finanziato e ora da concre-tizzare, compatibilmente con il paesaggio e i borghi caratteristici dell’entroterra, in modo da favori-re il completamento di queste grandi opere pubbliche. Non basta. Certamente è anche necessaria una sinergia tra le attività produttive e lo sviluppo del turismo contro lo spopolamento delle nostre montagne. Di conseguenza andrebbero perseguiti: un’ottimizzazione delle strade e dei collegamen-ti pedemontani, una razionalizzazione delle aree industriali attuali (in particolare in comuni come Civitanova Marche, Macerata e Tolentino) e la nascita di una nuova zona produttiva nell’alto mace-ratese. Il lavoro è infatti un altro tema caldo. Vanno sostenuti accessi al credito garantito e agevola-to per imprese, aziende artigiane e commerciali, per sostenere progetti e intelligenze dei giovani lavoratori impedendone così una fuga verso altre regioni o province. Su questa linea è ancor più urgente l’incremento di borse lavoro per diplomati, laureati e disoccupati in azienda. In seguito alla crisi mondiale, difatti, tante famiglie stentano ad andare avanti a causa della disoccupazione che investe molte aree del nostro territorio ed è quindi urgente erogare contributi ai lavoratori che sono in cassa integrazione per riqualificare e aggiornare la loro professionalità, non dimenticando anche di fornire decisi sostegni alle lavoratrici madri. Sul piano ambientale si deve continuare a garantire l’equilibrio tra natura e uomo, tra verde e abitato, tornando a sviluppare la nostra attività più tradi-zionale: il settore agro-alimentare. Focalizzandoci più attentamente sull’ambito sociale, l’innalza-mento medio dell’età della popolazione richiede servizi adeguati per l’assistenza dei nostri anziani, per il trasporto, l’acquisto di farmaci e le spese quotidiane; a questo si deve aggiungere la promo-zione di cooperative per l’accesso al lavoro protetto per soggetti diversamente abili. Si può conti-nuare a far crescere la solidarietà verso le categorie più svantaggiate e verso le nuove povertà, l’accoglienza verso le persone in difficoltà e verso gli immigrati regolari, il sostegno verso le poten-zialità dei giovani, le collaborazioni con le istituzioni sociali. In ultimo, ma non per importanza, la questione dell’emergenza educativa: relazionarsi proficuamente con le nuove generazioni richiede una modalità di interventi mirati ad impedire anche la dispersione scolastica e strutture capaci di aggregare e al contempo formare i nostri ragazzi: il vero futuro della Provincia che verrà.

Luigi Taliani

Direttore del settimanale EMMAUS Macerata

Uniti dal San VicinoQuesta volta, da Geronimo, una giovane collaboratrice, Mara Gagliardi, si presenta...

Sono nata a Matelica nel 1974, ho compiuto gli studi accademici in Scienze Politiche, presso l'Ateneo di Macerata, dove negli anni a seguire ho completato la mia preparazione culturale con il Dottorato di ricerca in Diritto agrario e ambientale. Attualmente sono parte-cipe di progetti di ricerca presso aziende ed università e contribuisco con entusiasmo alla pubblicazione di Geronimo, un quindicinale di Matelica, di cronaca e cultura locale dell'en-troterra maceratese ed anconetano.Tale interesse mi ha fatto conoscere "le Voci del San Vicino", che mi ha proposto di contri-buire alla divulgazione di notizie nei centri montani, per informare i lettori sulle manifesta-zioni culturali e popolari di maggior interesse.Saluto affettuosamente tutti i lettori.� � � � � Mara Gagliardi

Informazioni importanti�Venerdì 26 giugno ore 21:30 nei locali della Collegiata di S.Urbano si terrà una assemblea di soci e simpatizzanti della CPV con un nutrito ordine del giorno.

�Vi comunichiamo che abbiamo allestito una postazione di lavoro gra�co su iMac; invitiamo chi ci vuole aiutare a contattarci per un corso di formazione.

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Lettera agli AMMINISTRATORI

Benvenuti a dirigere la municipalità apirana!.

Letti e ponderati i vostri depliants preelettorali, simili e generici, espressione dell’attuale

agonia politica, vi salutiamo rispettosamente e vi auguriamo di governarci al meglio.

Osiamo come cittadini e contribuenti, a giochi terminati, manifestarvi desiderata e lamen-

tele.

In Apiro, paese ricco di un fiorente Associazionismo, è profondamente sentita la ne-

cessità di una “Pro Loco“ che, super partes, funga da coordinatrice delle iniziative; “Pro

Loco” che abbia voce in capitolo nella valutazione, nel calendario, nell’assistenza e nel

sostegno finanziario delle manifestazioni, ove le leggi lo prevedano.

Si dice che esista sulla carta: fatecelo sapere.

Pare che tra noi giri molta moneta “pro cultura, pro folclore e pro altro”; è vero?

L’informazione sul modo di gestire iniziative e finanziamenti a tutt’oggi ad alcuni è sem-

brata avvolta da fumi della nostra “Biomassa”; non ce ne vogliate, se ve lo manifestiamo:

ogni innovazione, specie quella molto attuale nel campo energetico, ha costi e scotti da

pagare.

Se vi aggrada e volete servirvene, vi mettiamo a disposizione carta trimestrale per benefi-

ciare l’informazione.

Scendendo all’utile “particulare” ci preme segnalarvi che nel Centro storico, piazza e

contorno necessitano di cura; partiamo dal basso, il selciato “ tranciatacchetti”, il sel-

vaggio parcheggio, le scale della Collegiata non ci fanno onore; altri paesi della cinta del

Sanvicino hanno osato collocare in piazza l’orchestrina… e noi, possiamo essere conten-

ti di una manifestazione ad Agosto e solo per due settimane?

Sogniamo un centro storico “Salotto”.

Diteci anche (accenniamo alle finanze… sono state menzionate durante la campagna elet-

torale!) il come ed il dove intervengono i molti Enti preposti al nostro territorio.

Ci servono o si servono di noi?

Vi ribadiamo di aver trascritto quanto si ascolta in giro.

Non ci sentiamo né berlusconiani, né franceschiniani, né bossiani, né dipietrini… e così

via.

Legati alla nostra madre terra, vogliamo rimboccarci le maniche per salvare quello che

v’è ancora di buono e trasmetterlo ai dopo di noi.

Speriamo con G. Orwell che “tutti siamo uguali” e non che “alcuni sono più eguali de-

gli altri”.

Con simpatia e voglia di collaborare

Tanti cittadini!Il Direttore

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Riportiamo, noi poco bravi a cancellare la storia e per dovere di cronaca, qualche stralcio della propaganda visiva elettorale, non sempre, a nostro av-

viso, corretta e inappuntabile...

Il materiale pubblicato è quanto apparso nel periodo pre-elettorale per le vie del paese; biasimia-mo, ci riferiamo al volantino blu centrale, chi comunica e scrive nascosto dietro l’anonimato, che non fa onore a nessun cittadino.Evidentemente è necessario far notare che non è sempre costruttivo prendere a modello di dialetti-ca il tristemente famoso Lapo, che troppo spes-so menziona soltanto gli “attributi”.Per non alimentare confusione, vorremmo però ragionare non sulle disgrazie dei perdenti, ma sulle qualità dei vincitori; ci occupiamo di cose serie e non guardiamo dal buco della serratura

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Per sorridere ...

Questa sarà la pagina messa a disposi-zione dell’amministrazione, se ne vorrà

approfittare.Ci risulta che molte amministrazioni

comunali usino tale metodo informativo.

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Associazionismo e solidarietàGLI SCOUTS SONO UN ESEMPIODa molti anni gli Scouts di Cupramontana ed Apiro sono insieme. Hanno superato steccati tipo con�ni provinciali e comunali, diocesani e parrocchiali.….la storia andò così.Un ragazzetto di Apiro, andò a Cupra per incontrare un ben affermato gruppo scout che affondava le radici nell�ante-guerra (il primo Capo – Luigi Annibaldi –operò tra il 1922 e 1928 e propose ad amici ed amiche la stessa sua avven-tura). Ora il gruppo è solido, lavora di concerto, è attivo in molte realtà di bisogno e di emergenza in campo nazionale. Recentemente, dopo aver lavorato a Col�orito sempre a causa del terremoto, ha operato in Abruzzo.SCHEDA DEL GRUPPOEnte promotore ed Assistente Spirituale: Fileni Don Maurizio.Capogruppo: Cerioni Aldo; Vicecapogruppo: Vitali SabrinaCensiti anno associativo 2008-2009: 118 di cui età 8-10 anni: 26; 11-16 anni: 52; 16-23 anni: 21Pubblicazioni:Michele Marchetti – Con il Giglio nel cuore- Storia dello scoutismo a Cupra Montana- 1998Marco Ferrazzani - Uniti ancora nella promessa - Cupra Montana 2009

Una Capo del gruppo racconta le impressioni di donna e di mamma che, vista con i suoi occhi la situazione, ha recentemente vissuto in prima persona il volontariato in Abruzzo.

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Siamo arrivati domenica, già dall'autostrada si vedevano da un lato le belle cascate dei Monti della La-ga e dall'altro le tendopoli: piccole macchie blu sparse ovunque. Passando tra i paeselli, sulla strada c'erano solo militari, forze dell'ordine, protezione civile, tutti in divisa con le tute arancioni, rosse, co-me se la zona fosse assediata... strana impressione! L’occhio va per forza sulle case e... senza parole, poco da commentare... C’è stato un bombardamento? Le case hanno i buchi sulle pareti, i tetti tutti sfondati, si cammina a passo d'uomo... Arriviamo al nostro campo base, in un paesello chiamato Villa Sant'Angelo, e se prima le case erano bucate, qui è tutto distrutto; la chiesa completamente crollata, il centro storico un mucchio di macerie. Dopo ci dicono che lì una ventina di persone hanno trovato la morte... ma lo immaginavamo: sul poco che restava c'erano ancora i panni stesi!La nostra associazione è stata chiamata per fare assistenza ai bambini, alle mamme (che sono un po’ più sconvolte degli altri) e agli anziani; dovevamo quindi ascoltare chi voleva parlare e fare chiacchie-rate. Appena arrivati abbiamo messo guanti e grembiule e via a servire il pranzo ai 350 della "popola-zione" prima, quindi ai 150 "volontari"; poi, se ne rimaneva, i resti a noi: ne siamo usciti sfiniti dopo solo un pranzo. Che caos. Dopo abbiamo avuto occasione di conoscere i bambini...le mamme ancora frastornate, confuse, sconvolte e che ne so... ci hanno lasciato i bambini per l'intero pomeriggio senza nemmeno preoccuparsi di chi eravamo e cosa facevamo... non è questo il problema! Il giorno dopo una mamma mi ha lasciato due bimbi, uno di 3 e uno di 6 anni alle 10 di mattina dicendomi che non avevano mangiato e che sarebbe ritornata dopo un’ora: ho dato loro la colazione ma... alle 13:30 non sapevo più che fare o pensare. Lo psicologo del campo ha detto che è un comportamento normale: alcune mamme fanno così dopo un trauma.Dopo i pasti "lavoravo" al “bar”, cioè un modulo, un container, dotato di cucina attrezzata per prepara-re, con due ragazzi della protezione civile, caffè, camomilla, latte e cioccolata...diciamo che lì era il momento più rilassante e bello: si rideva...Il martedì del diluvio universale ho aiutato dei ragazzi delle medie, (non hanno scuola e... nemmeno la cercano), a trovare un accesso internet...nessuno aveva visto il grande fratello: chi aveva vinto? Poi-ché la wireless non funzionava, siamo andati direttamente sugli spalti (la tendopoli sta in uno stadio) dove c'era il modem, io con due ragazze abbiamo fatto da copertura e un ragazzo ha collegato il mo-dem al suo PC... si son divertiti e questo conta, ma se ci beccavano quelli del quartier generale della tendopoli, erano problemi; niente internet comunque, solo il giorno dopo la linea è ritornata.Il clima nella tendopoli è molto teso: vivono famiglie normali a contatto con famiglie disagiate, ci sono pochi bagni, l'acqua calda è una rarità, le persone discutono per tutto: un piatto di pasta in più, le scarpe, l'intimo... di materiale ce n’è in abbondanza, ma non si riesce a distribuirlo in parti uguali; la gente ha paura di rimanere senza, prende tutto il possibile; chi ha la tenda piena di detersivi, dentifri-ci, teme che questo materiale fra alcuni mesi non arriverà più; qualcuno si raccomanda al sindaco... la mentalità del sud comincia a farsi sentire e la popolazione per la maggior parte è contadina. La gente ha voglia di parlare di queste cose, di sfogarsi e lamentarsi; le famiglie più "moderne e normali" si tro-vano malissimo a dover condividere una doccia, un bagno con tutti, e pensano già di farsi un mutuo e comprare una casetta prefabbricata... ma ce ne sono poche di famiglie così.Gli anziani parlano una lingua mille volte più difficile dell'inglese: non pronunciano la parte finale della parola, che fatica capirli!

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Informazione sui tesistiLa prima tesi sull’argomento “Strada F. Mariotti” è stata discussa.

La seconda, di approfondimento aneddotico, lo sa-rà tra poco.Le tesi si potranno consultare presso l’Università di Ancona.

Speriamo che altri tesisti abbiano interesse cultu-rale sul nostro ambiente.

Cippo o colonna commemorativa che al tempo fu collocato alla fine della strada “Filippo Mariotti”, dove iniziava Piazzale C. Battisti.Fu rimosso negli anni 40, forse perché di ingombro alle manovre delle corriere SASA: dove sarà, oggi?Chi ne sa di più, più ne metta.

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UNIVERSITÀ POLITECNICA DELLE MARCHE

FACOLTÀ DI INGEGNERIA

Corso di Laurea in Ingegneria Ambiente e Territorio

TESI DI LAUREA

RICERCA STORICA SULLA STRADA

PROVINCIALE “FILIPPO MARIOTTI”: ANALISI

DEI DOCUMENTI DEL PROGETTO, DELLA

COSTRUZIONE E DEL COLLAUDO.

Candidato: Relatore:

Cristiano Rango Prof. Ing. Amedeo Virgili

Tutti i giorni arrivano associazioni tra le più svariate che portano cose, cose e solo cose! Mercoledì po-meriggio è arrivato un furgone dell'inter con maglie, pantaloncini, calzetti... Radio Bruno ha portato giochi e materiale di cancelleria, in quantità industriale; non parliamo delle uova di Pasqua... quintali di cioccolato. Al "bar" facevamo la cioccolata calda con le uova di pasqua, i bambini facevano merenda con gli ovetti kinder, e altre cioccolate....ma la mia impressione è che più hanno e meno sono contenti.Quando arrivano “quelli che portano roba”, i ragazzi sembrano a volte infastiditi, mai contenti, distrug-gono qualsiasi gioco abbiano in mano... è difficile capire quando sgridarli o no per il trauma subito.Un pomeriggio mi sono allontanata per un giro tra i paeselli, per fare delle foto... Ho visto un cimitero totalmente distrutto, non ho avuto il coraggio di scendere dalla macchina: non avrei rispettato la pri-vacy di quella povera gente, o forse avevo paura di trovare qualche bara in male arnese... una cosa l'ho capita: non sono adatta per andare a fare i reportage di guerra, non ne ho il fegato.Di Volontari effettivamente esaltati ce ne sono, come dappertutto; in 4 giorni ho trovato anche molti amici che non avrei mai immaginato; persone gentili, simpatiche e disponibili. Avrei mille piccole storie da raccontare su di loro: gli abbracci alla partenza sono stati forti e veri!In quattro giorni di pioggia incessante che ha allagato tutto e portato un po’ alla disperazione, abbia-mo avuto il duro compito di alleggerire la situazione con le nostre risate e il nostro aiuto materiale.Terremoto: ogni dieci minuti uno. All'inizio non lo sentivamo e ci dicevano: "l'avete sentito adesso?". Sentire il terremoto dal terreno è difficile, sembra di avere un giramento di testa, piccoli movimenti. Poi quando stavo nel container del "BAR" invece... dopo cena lunedì sera verso le 21.30 ci son cadute anche delle cose dalle mensole!!! La notte dormivamo nelle piccole tendine a igloo, in un giardinetto proprio davanti alle case distrutte di Villa, e quando c'era una forte scossa sentivamo i calcinacci cade-re. Svegliati prima della scossa da 10 minuti di gran chiasso di cani e uccelli sgranavo gli occhi al ru-more dei calcinacci. Che fifona che sono! Corre voce tra la popolazione che ci sarà un'altra forte scossa come quella del 6 aprile e tutti la aspettano. Storie dai terremotati ne ho sentite tante; molti credeva-no a Giuliani, quello che aveva "previsto" il terremoto; le mamme più ansiose si erano preparate. Una m'ha raccontato che da mesi aveva messo i documenti più importanti in auto con delle coperte, aveva spostato i mobili dal corridoio: al momento della scossa ha preso la bambina, a metà scale è partita la luce e tutto è crollato. Ai suoi genitori che abitavano all'Aquila aveva messo una coperta, dell’acqua, e il cellulare sotto il loro grosso tavolo in legno della cucina; per mesi quella roba era stata lì e tutti la prendevano per matta, ma è riuscita a tirare fuori i genitori dopo due giorni. Lei si sente fortunata: degli abitanti di quelle case popolari solo i suoi genitori si sono salvati; gli studenti universitari hanno aiutato i suoceri ad uscire dalle macerie; sua figlia per i primi 4 giorni non ha parlato, nemmeno con l'aiuto dello psicologo. Poi sono arrivati gli scout, hanno sdrammatizzato la situazione e lei ha ripreso la parola. I bambini quella notte non si sono resi conto della gravità del terremoto, poi però sono stati terrorizzati dai racconti degli adulti nella tenda mensa che hanno montato per primo e in cui sono ri-masti i primi giorni di caos...Ne ho raccontate tante, spero di aver trasmesso con le parole un po’ di quello che ho provato laggiù... Mamme e bimbe mi hanno fatto promettere che sarei ritornata. Nella tragedia, è' stata un'esperienza da cui ho preso tanto: la vita, sia di routine che della tendopoli, è quello che ci circonda ovunque sia-mo e qualsiasi cosa facciamo! Noi scegliamo solo se viverla bene o se viverla male... il bicchiere è mezzo pieno o mezzo vuoto? Siamo noi a scegliere! Dalla testimonianza di Marika B.

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Squarci ed angoli suggestivi di Apiro

Il Colle dell’Infinito, delle Rimenbranze: San Salvatore “a Maddonna de’ a ribba”

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Questo “mini” colle sorge nel punto più bello di Apiro ed offre un panorama stupendo.Alla fine del ‘900 l’illustre Dr. Aldigerio Scoccianti avrebbe voluto lassù l’Ospedale civile conservando la Chiesa di S. Salvatore, chiamata anche Santa Maria ad nives, in ri-cordo della lontanissima nevicata del 16 ago-sto (a Roma)Mi raccontava mia madre che in tale data si celebrava, in questa chiesa, una Messa so-lenne in onore della Vergine e in ricordo di quel fatto straordinario.Inoltre ogni anno, a novembre, c’era l’ottava-rio dei defunti.

Sul colle, nella piccola radura svettava un pi-no dalla folta chioma e cespugli di ginestre, “protani” e mentuccia profumavano l’aria.Mi diceva mio padre che intorno al 1920 quando l’estate era particolarmente calda, molti uomini di Apiro passavano la notte su questa collina; le loro povere case senza so-laio (a tittu), strette, basse, diventavano for-ni e allora prendevano il cuscinone(u guan-cialò) che d’inverno in fondo al letto serviva per scaldare i piedi e se lo portavano sul colle per sdraiarcisi sopra e poter dormire sotto le stelle, deliziati da un bel fresco.Durante la seconda guerra mondiale molti apirani che si erano traferiti a Roma, torna-rono da sfollati in Apiro.Tra questi c’era Antonio Frezzotti con la mo-glie Anita, la figlia Ninè e la nipotina Germa-na.

Ninè era maestra e si unì presto alla nostra comitiva. Quando la portammo la prima volta sul colle lei lo chiamò subito “l’Infinito”, per il panorama che si poteva ammirare, cioè la catena del San Vicino, il Catria, sulla destra e a sinistra i Sibillini, fino al Gran Sasso.Il suo fu un amore a prima vista.Andavamo spesso “ sull’Infinito”.A volte invitavamo Valeria Morelli apirana come me, gli sfollati Maria Falcioni e Duccio da Roma, Teresina Troili da Jesi.Stavamo bene e ci sentivamo sereni, incan-tati a guardare le stelle che risplendevano nel cielo di fantasiosi pentagrammi.

Ninè, immamoratissima del suo “Bepi”, molto più bello di George Clooney, quando doveva scrivergli lo faceva dall’Infinito e gli descrive-va il panorama e il San Vicino e i colori del tramonto quando il sole pennellava di rosso il cielo e il San Vicino diventava blu notte.A volte alla sua destra ammiccava brillantis-sima una stellina, oppure una piccola falce di luna che sembrava attaccata lì con una pun-tina da disegno e pareva sorriderci.La guerra e i bombardamenti, le vite umane spezzate erano in quei momenti dimenticate, lontane.Il vento leggero del pino, l’aria indorava le ginestre, la natura lodava il Creatore, ma una domanda, intanto urlava dentro:“ fino a quando l’uomo sarà lupo all’uomo?”

Angela Costarelli

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Apiro nella sua storia ha visto nascere personaggi più o meno importanti, sempre comunque dotati di peculiari caratteristiche che lasciano, a volte, stupiti...

Una giovane artista alle prese con pittura e ceramicheVip, Nip etc.; all’ombra del Sanvicino, le voci sono molteplici, come variopinte sono le espressioni artistico-culturali della forte gente marchigiana.Nello stile consueto , molto apprezzato dai lettori, abbiamo l’onore di presentarvi la Sigra Emanuela Baioni, pittrice e ceramistaArti maturate la prima al Liceo artistico di via Ripetta-Roma, la seconda seguendo per tre anni un corso apposito presso l’Università per adulti di Jesi.

Emanuela è nata in Apiro dove ha trascorso i primi anni dell'infanzia, poi si è trasferita con la famiglia a Roma; là ha frequentato gli studi, per ritornare, giovane, con il bernoccolo della pittura, al paese natio.

Ci mostra, l’atelier, il laboratorio.Interessantissimo, fantasmagoria di colori e di “temi incarnati” su tela e ceramica.

In breve, Sigra. Baioni:Quanto tempo ha lavorato per queste meraviglie?Tutta la vita; fin dall'infanzia mia madre mi regalava pastelli, acquerelli, pongo con cui pasticciavo tutto il giorno, fino a quando ho cominciato a dipingere secondo regole apprese a scuola, ma sempre seguendo la spinta interioreL’attività artistica è l’anima della mia vita, il sostegno morale non è mancato, come non sono mancati i riconoscimenti.

I soggetti più cari?I fiori, i paesaggi e, il tema più ricorrente, l'infanzia forse perché è stato un periodo molto bello della mia vita.

Aspettative? Essere conosciuta ed incassare anche un po’?Nessuno rifiuta la possibilità di guadagno, anche se la passione e l'ispirazione non possono essere valutate materialmente.Noi siamo dell’Associazione

“Castri Piri Valles”; dirige la nostra ”Voci del Sanvicino” il Direttore di Emmaus con cinquemila copie di tiratura; ci ammonisce e ci consiglia sul da farsi; che cosa pensa della nostra Rivista e delle nostre iniziative? La rivista è simpatica ed interessante, come anche le vostre iniziative; oltre a mettere in luce i valori del nostro accogliente paese, rivela i talenti sconosciuti dei suoi abitanti.

Ci apprezza ?La risposta appare scontata: certamente!

Che ne pensa dell’idea di una esposizione in occasione della settimana di studio su O.Turchi in Settembre, sulla scalinata di S. Salvatore?Non è quella che porta a Trinità de’ Monti , ma per Apiro è … memoria e tanto altro. Per noi è una proposta culturale, lontanamente paragonabile a quella del Dott. Archiatra papale Baldini, ma certamente svolta innovativa all’andazzo inculturale dei tempi…

E' una iniziativa senz'altro positiva; per quanto mi riguarda ho timore che i quadri esposti all'esterno, al sole ed alla pioggia, si rovinino. Preferirei un'esposizione in un locale chiuso, magari all'interno dell'edificio.

La nostra artista ha esposto i suoi lavori in varie mostre; ricordiamo quella alla galleria Miramonti di Cingoli nel 1988 e al Farnese di Cingoli nel 2004. In entrambe le occasioni Emanuela ha riscosso “un successo strepitoso” come lo definisce il giornalista Gianfilippo Centanni nel quotidiano “Il Corriere della sera”, mentre nel “Messaggero” si legge che l'artista dimostra di possedere ”una tecnica sicura ed una grande passione”, due doti indispensabili per un grande successo che le auguriamo di cuore.

E.M.

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APPUNTAMENTI DALLE FALDE DEL SAN VICINOPuntuali, informiamo i lettori sui prossimi appuntamenti delle manifestazioni di interesse che vengono organizzate

intorno al San Vicino. Ringraziamo i corrispondenti per le informazioni procurate.Per Apiro: Rosanna De Luca; per Matelica: Mara Gagliardi; per Serra San Quirico: Donata Cattaneo;

per Cupramontana: Sabrina Vitali.

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Apiro

Eventi di carattere religioso:lunedì sera: Preghiere di liberazione - S. Urbanovenerdì sera: Incontro Rinnovamento dello Spirito - S. Urbano1° e 3° mercoledì di ogni mese – Milizia Immacolataultimo mercoledì: Ultreja-incontro dei corsisti

Eventi di carattere sociale,culturale e gastro-nomico:

Presso la “Pista di pattinaggio”:Venerdì di giugno e luglio: Scuola di danza latino-americana13 giugno h.21.00 Campari dyDal 15 giugno al 12 luglio h 21.00 Torneo di Cal-cetto27 giugno h.21.00 Campero dy4 luglio Festa Ceres15 agosto: serata finale Festival Internazionale del Folklore.19-20-21 giugno h.20.00 Festa del formaggio pecori-no locale Frontale,frazione di Apiro18-19 –24 25 luglio Palio della Brocca (giochi d’abilità a squadre) Apiro centroRaduno ufficiale FERRARI sfilata per le vie del paese h.11.00Raduno Fiat 500 sfilata per le vie del paese7 Agosto Mostra mercato Arte e Terra (Artigianato et-nico –locale-Corsi di didattica artigianale.)8 - 15 agosto 39^ edizione del Festival Interna-zionale del Folklore h21.30 Piazza BaldiniGruppi ospiti:Cile, Brasile, Russia, Armenia, Slovacchia, Turchia e Gli sbandieratori di Cori (LT).13 agosto Festa paesana

Matelica19-21 giugno – Weekend primaverile in Abruzzo con il Gruppo Micologico Matelicese30 luglio – 2 agosto – Festival internazionale del Folclore “Et-nie a confronto” (piazzale Gerani, tutte le sere)2 agosto – Giro panoramico intorno al Lago della Sibilla con il Gruppo Micologico Matelicese16-20 agosto – Festa del quartiere San Rocco (quartiere omo-nimo, gastronomia e giochi)16-23 agosto – Soggiorno estivo in Slovenia a Bled con il Gruppo Micologico Matelicese29-30 agosto – Festa del quartiere Regina Pacis (piazzale E. Marini, gastronomia e giochi)

Esanatoglia9-10 luglio – Festa di S. Anatolia e fiera del patronoFine luglio – “Volare di gusto” (spettacoli, gastronomia, artigia-nato, sport)Inizio agosto – Festival nazionale del teatro amatoriale “Sor-genti dell’Esino”, organizzato dall’AVIS – AIDO di Esanatoglia

San Severino25-26 giugno – V Gran Galà della Moda (Villa Collio, ore 21)

Fiuminata16-23 agosto – Sagra del Dolce (Castello di Fiuminata)

CastelraimondoMetà luglio – Cene all’aperto in piazza (Pro Loco)Festa della Birra – gastronomia (Pro Loco)

Dalla redazione dell� ”Eco della Rossa”

Serra S.Quirico*Dal 24/6 al 11/7 c/o struttura parrocchiale di Serra Stazione: “Grest 2009”: giochi, teatro, scola di cucito, attività varie per bambini e ragazzi di elementari e medie;* 20 e 21 giugno c/o castello di Avacelli di Arcevia “Sogno di una notte di mezza estate”: costumi, spettacoli, gastronomia che rievocano antiche usanze contadine nella “notte di S.Giovanni”;• 19 luglio Festa di S.Quirico: momenti culturali (mostre),

religiosi (processione aux flambeaux nella vigilia, celebrazio-ni), momenti di festa (gare, cena e musica in piazza (sera);

• 25 luglio, si rinnova la tradizione nel castello di Avacelli del “Percorso enogastronomico itinerante”: festa della degu-stazione, promossa da “Colli Esini”, in collaborazione con i ristoranti e aziende agricole della zona

• Dal 30/7 al 2/8: “Paese dei Balocchi” a Serra S.Quirico: giochi a volontà per piccoli e…grandi.

• A Castellaro di Serra S.Quirico nei giorni 7, 8, 9 agosto “SA-GRA DEL CONIGLIO IN PORCHETTA”.

• 10 agosto Festa del Patrono S.Lorenzo nelle parrocchie di Avacelli, Castellaro e Mergo

• 15 agosto A Madonna delle stelle: Festa di Ferragosto• 21.22.23 Agosto Festa patronale a Serra S.Quirico Stazio-

ne: celebrazioni, spettacoli, stando gastronomici• 6/9: a Castellaro Festa in campagna a FONTEGELONI

CupramontanaGiugno:26 - 21:30 Comm dialettale Compagnia Tony d�Ancona P.za 4 Novembre27 17:30 Presentazione libro “Frà Arduino” chiesa S. Salvatore Poggio Cupro27 21:30 S�lata di moda P.za 4 novembreLuglio:04 - Commedia dialettale P.za 4 Novembre ore 21:3011 - Cinemaperto - cortile scuole medie ore 21:3018 - Revival della Trebbiatura C.da S. Bartolomeo (tutto il giorno)18 - Cinemaperto - cortile scuole medie ore 21:3024/26 XIV Incontro Gruppi Folk P.za 4 Novembre ore 21:0029/31 28° Torneo internazionale di baseball- Campo baseballAgosto:01 - scampagnata poggiana Fraz. Poggio Cupro04/05 Mercatino dei bambini P.zza 4 Novembre ore 18:0008 Finale Reg.le “Miss Italia” P.zza 4 Novembre- ore 21:3013 Commedia P.zza 4 Novembre - ore 21:3014 Concerto dei “SANTAROSA” P.zza 4 Novembre - ore 21:3015 Free style Moto “X Show” Stadio Viale Vittoria ore 21:3029 campionato italiano di Ruzzola a squadre30 Festa del donatore AVIS S. Messa Chiesa S. Lorenzo ore 10:00Settembre:04/06 Torneo di Softball Senior13 corsa dei “Carioli” Strada di Poggio Cupro

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STORICI E RICERCATORI PREPARANO IL CONVEGNO SU O. TURCHI

Il Turchi ed il Buti, l�amicizia tra due illustri studiosi e letterati

Dalla corposa corrispondenza epistolare che possedeva Ottavio Turchi, ben poco sappiamo dell’ami-cizia che lo legava all’insigne suo contemporaneo Angelo Agostino Buti, della quale parlava già un secolo fa con interesse di conoscenza lo storico e studioso fabrianese Oreste Marcoaldi. «Istrutto nel greco, nel la-tino e nel francese – scrive Marcoaldi nella “Guida statistica della Città e Comune di Fabriano” del 1874 –,il quale si segnalò nelle ricerche storico-ecclesiastiche, parte delle quali somministrò allo stesso Turchi per la detta opera, in cui sono molte notizie riguardanti la nostra Città». Molto più ricca di notizie sul Buti fu invece, un secolo prima, il tomo III della “Biblioteca Picena”, dove si ricorda in proposito del fabrianese che «è vivuto nel cadente secolo con opinione di uomo esemplarissimo e versato nelle lingue latina, toscana, greca e francese. Ascritto fra’ canonici di quella cattedral chiesa, come quegli che fornito era di erudizione delle patrie memorie, fu prescelto a difendere i diritti della sua chiesa contra i Sigg. Camerinesi, e vi riuscì

con onore, siccome il dimostrano varj di lui mss., che serban-si nell’archivio segreto di S. Venanzo. Compilò altresì le Co-stituzioni pel suo Capitolo, con aver in patria terminato il corso de’ giorni suoi l’anno 1773». Tra le numerose opere di Buti pubblicate viene elencata in primis la «Dissertatio Apo-logetica de unico Giojoso, inter Camerinenses Episcopos adnumerando. Venne – si aggiunge – questa pubblicata nel-l’Appendice al Camerino Sacro dell’eruditissimo Sig. Cano-nico Ottavio Turchi, il quale in più luoghi di detta sua Opera profonde giuste lodi verso il Buti di lui amico, e gli si profes-sa debitore di non poche notizie, opportunissime al suo erudi-to lavoro». Per comprendere l’importanza dell’amicizia del Turchi con il Buti basti ricordare che il fabrianese discendeva da un’illustre casata giunta nel fabrianese da Pisa nel XVI secolo, con antenati che avevano esercitato la professione di notai, architetti e docenti, nonché con vari parenti che aveva-no ricoperto incarichi ecclesiastici di prestigio e non solo. Tra questi basti citare il camaldolese Romualdo Agostino Buti, poeta dell’Arcadia con lo pseudonimo di Tibane Ocneo (a seguito di una scissione dell’Accademia dei Disuniti, il 6 ago-sto 1725 a Fabriano sorse la “Colonia Giania dell’Arcadia”).Per capire l’importanza che deve aver assunto l’amicizia tra il

fabrianese Buti ed il Turchi, basti ricordare non solo la stima reciproca, ma soprattutto il legame storico-let-terario che unì il Turchi all’altro celebre contemporaneo Ludovico Antonio Muratori (1672-1750), autore di varie e voluminose opere. Molte informazioni pare fossero trasferite dal Buti al Turchi e da questi al Mura-tori, come ad esempio il fatto, riportato per altro in un manoscritto dell’epoca di Brescello, che «Mons. Fi-lippo Montani, vic. gen.le di Sinigalia, in una sua disertazione sul luogo nel quale Narsete si incontrò con Totila re dei Goti dice: "A dir vero, su questo punto nella varietà di tre opinioni, di Giovanni Magno, che lo vuol seguito in Lombardia vicin'a Bersello, di Leandro Alberti nella via Flaminia poco lungi dal Furlo, e di Cluverio nell'altra parte dell'Appennino ov'era “Busta Gallorum” a quest'ultima mi sono attenuto ed ag-giunge che Cluverio si appoggia a Procopio. Busta Gallorum, oggi Bastia, già non lontano dall'antica Sen-tino, città del Piceno, ed ora in quel di Fabriano», come, si aggiunge, gli avrebbe riportato il Buti.

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Galleria dei ritratti- Collegiata S. Urbano-Probabile busto di O. Turchi

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Questo legame tra si rese ancor più evidente nella debacle che sorse ai primi del ‘700, quando lo sviluppo urbanistico e commerciale di Fabriano, portò il clero e la nobiltà di quella città a chiedere maggiore auto-nomia da Camerino. Nell’antica sede ducale ci fu subito un acceso dibattito ed interventi di ecclesiastici e laici per impedire ciò che invece concesse Papa Benedetto XIII con la bolla “In scrutabili aeterni”, emanata il 15 novembre 1728: divisione territoriale, distacco giuridico, elevazione a rango di “civitas”, nonché la promozione a sede vescovile di Fabriano (aeque principaliter con Camerino appunto). Per permettere tale risultato ci fu un corposo carteggio tra autorità ecclesiastiche e non solo. Il Turchi, riportato anche in docu-mentazione oggi conservata presso l’Archivio diocesano di Matelica, «per giustezza e verità istorica», non volle tirarsi indietro e passò numeroso materiale storico, forse proveniente dagli archivi camerti, a testimo-nianza della necessità di innalzare la sede vescovile fabrianese. Fu il Turchi, senza troppi timori di ritorsioni (lo stesso Colucci pare ne fosse ben informato ed attestazioni anche sommarie si rinvengono qua e là nella documentazione d’archivio), a trasmettere notizia di alcuni documenti antichi che sostenevano la presenza cristiana a Tuficum e ad Attidium, le cui popolazioni sarebbero in parte migrate in Castelvecchio (primo nu-cleo abitativo di Fabriano). La disputa fu lunga ed i toni alquanto accesi, tanto che nella stessa bolla del 7 luglio 1785, per l’istituzione della nuova Diocesi di Fabriano e Matelica, non si nascondeva la lite generata-si nel clero delle due città («Ortis hinc inter Communitatem et Clerum Camerini, et Communitatem et Cle-rum Fabriani...»).Il Turchi ed il Buti erano comunque usciti vincitori da quella intricata vicenda giuridico – ecclesiastica, che andò oltre la loro permanenza sulla terra, ed oggi sarebbe giusto “riportare alla luce” per intero questa gran-de e proficua amicizia tra due illustri uomini del nostro territorio, appartenuti «alla repubblica delle lettere».

Matteo Parrini

Ottavio Turchi, tratti biogra�ciVincenzoFinocchio, ci accompagna nel percorso di approfondimento dello storico personaggio presentandoci, questa volta, un approfondimento di alcuni tratti bibliogra�ci, utili a comprendere

meglio la realtà dello studioso.

“Questa volta vorrei illustrare due brevi episodi di cronaca, in cui è all’opera Ottavio Turchi, canonico del-l’insigne collegiata di s. Urbano di Apiro”.

19 settembre 1726In questa data il canonico Ottavio Turchi, in quanto

vicario foraneo di Apiro ricevette l’incarico specifico dal-l’arcivescovo di Camerino di visitare due chiese della vi-caria e di incontrare i rispettivi parroci.

1) La chiesa di s. Bartolomeo annessa al monastero femminile di s. Caterina di Cingoli, che si trovava nell’ambito della parrocchia della “Villa Valdareccia-rum”, oggi Valcarecce di Cingoli. Visitò la suddetta chiesa, diede diverse disposizioni come fare due candelabri, dipingere una croce in “frontespicio”, carta gloria, ecc.

2) In seguito a cavallo si recò alla chiesa di s. Maria o di s. Stefano della villa di Azzoni annessa alla par-rocchia di Castrecccioni. Tale chiesa oggi è detta semplicemente s. Maria in Azzoni. Anche qui diede alcune disposizioni a nome del vescovo: mettere un’immagine sacra nel confessionale nel lato del pe-

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nitente, approntare una tabella con le preghiere di preparazione alla messa da recitarsi dal sacerdote mentre indossava le sacre vesti, ecc.

Apiro fino alla riforma del 1986 era sede del vicario foraneo. L’ultimo vicario foraneo è stato mons. Ezio Mosca. La vicaria di Apiro aveva un compito di coordinamento sulle parrocchie della zona. La vicaria di Apiro comprendeva la parrocchia di s. Urbano e quella s. Michele in Apiro e altre sette in territorio di Cingoli: Valcarecce, Castreccioni, s. Maria in Candelora, Villa Moscosi, Panicali, Castel San Angelo, s. Ste-fano.

Oggi Apiro appartiene alla vicaria di Sanseverino Marche.

12 luglio 1756In data 12 luglio del 1756, Ottavio Turchi lo troviamo presente a Ficano, oggi Poggio San Vicino, per il

battesimo di Maria Francesca Maddalena Giammarta, figlia di Francesco e di Anna di Stefano, nata nello stesso giorno verso le ore 8. Celebrò il battesimo su licenza del parroco di Ficano Piersante Balducci. Otta-vio ha ormai 62 anni, la sua fama traspare anche dal testo dell’atto di battesimo. Infatti, il suo nome è ac-

compagnato da titoli onorifici. È detto “illustrissimo signore d. Ottavio Turchi, canonico dell’insigne collegiata di Apiro”. Il motivo della sua venuta a Ficano a che cosa era dovuto? A legami di parente-la? Di nobiltà? Siccome per la neonata non è indica-to un cognome, è impossibile dare una risposta sui legami di parentela. Il motivo potrebbe essere in un qualche legame della bambina con la madrina de-scritta così: “La tenne al sagro (sic) fonte la illustris-sima signora Teresa dell’illustrissimo Leopoldo Turchi dall’Apiro”. Forse la presenza del canonico Turchi era dovuta ai vincoli di parentela con Leo-poldo Turchi e alla sua sposa, entrambi vantavano

titoli nobiliari simili a quelli del canonico Ottavio.Una risposta più attendibile potrebbe venire dal prosieguo degli studi su Ottavio Turchi. Ce lo auguria-

mo. Intanto ci si accontenti del poco, che ho descritto sopra.Vincenzo Finocchio

In giro per archivi

La passione mi prese quindici anni fa; era in restauro il castello di Rotorscio e trovai notizie in un volume, vecchio di un secolo, del Gaspari .Così per caso, alle salsicce della “Sagra di Rotorscio” creai un “canovaccio” di recita, frutto di ricerca storica rigorosa; ma siccome la storia è risultato di fatti politici in cui perdenti non hanno diritto alla parola ed hanno torto, andai a consultare l’archivio comunale di Serra San Quirico per “Gli Statuti”.Vi lessi:“Nel 1465, il Sindaco resta in carica per un anno, è eletto a maggioranza di 2/3 nell’ultima settimana di Di-cembre o nella prima di Gennaio; il candidato deve essere persona seria, stimata, onesta e deve avere dei beni; in mancanza di beni deve avere dei garanti, perché in caso di amministrazione disonesta, abbia di che risarcire il Comune”Paziente mio lettore, cosa pensi? Come me?. Se questa legge fosse ancora in vigore!...Altra curiosità, la trovai anni fa nell’Archivio Diocesano di Camerino; lessi che dinanzi al Tribunale ecclesia-stico venne portato un prete di Apiro - si era nel 1800 - per aver preso a calci un bambino che gli aveva negato il saluto. Altri tempi, ma che brutto...Archivio comunale di Macerata; documenti sulla Sanità.

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Ho letto che la Santa Sede che governava la Marca si preoccupava della sa-lute pubblica, al fine di contenere un’epidemia di tifo petecchiale con una sensibilità ed impegno d’altri tempi.La scoperta più gradita fu quando don Elvio mi chiese di scrivere sulla mez-zadria; ne sapevo poco, quel poco distorto, raccolsi testimonianze e compre-si che era come… oggi; padrone, un diavolo se duro, se buon cristiano, ci si campava. Il mezzadro di settanta anni fa si comportava come l’operaio di oggi, non era in condizione di arricchire.In quell’occasione chiesi ad Antonella Borioni, carissima amica, se avessero conservato carte antiche... I Borioni erano possidenti; trovai a casa sua vecchie carte ; seduti attorno al loro focolare scrutammo carte e conti; spuntò anche un vecchio libro coloni-co del 1924.Era parte di quello che cercavo; presentai il tutto al… datore di lavoro e potei confrontarlo con altro del 1895; il confronto dei due fu interessante.

Il primo parlava di diritti del padrone e doveri del mezzadro, niente più;Il secondo, bianco su nero, elencava norme e diritti e doveri in... parti uguali.Per un momento mi sono sentito fascista!A Fabriano, nell’archivio comunale ho scoperto che il rapporto tra la gente nell’800 era da FarWest; tutti andavano in giro armati, giorno e notte; nessuno sperava che il fucile venisse usato come clava.Un rapporto medico documenta di una ferita lunga tre dita, profonda mez-zo dito. Buona la… unità di… misura!!!Mi sento topo di biblioteca, mi manca la conoscenza della lingua latina, ma trovo negli archivi gente disponibile, cortese come non altrove; si ha rispetto per chi lavora gratis e ci investe del suo.Nei piccoli comuni, l’archivio è affidato a personale tecnico, preso da altre scartoffie: non ha a cuore la storia locale. Quando ti presenti, gentili per protocollo, gli leggi in faccia ciò che pensano…“Costui non ha niente altro da fare? Che palle!”, ora ti ci metti pure tu… vieni un altro giorno”

Poveri diavoli anche loro…. non poter dire mai, solo a me “che.. ”. Vi capisco… Vi capisco!Giovanni Loccioni

I Turchi ed i Benigni erano dirimpettai.Nel numero precedente avevamo mostrato l�ingresso della casa che credevamo essere del Turchi.In realtà i Turchi ed i Benigni erano dirimpettai, e questo ci ha indotto in errore. Questa la dimora del Turchi...

Matteo Parrini ci comunica:“... stanno venendo alla luce numerose testimonianze dell'epoca sul nostro Turchi. Spulciando qua e là �nalmente siamo sulle tracce forse anche di quelli che giocavano a carte con i discendenti di Francesco Maria Raffaelli di Cingoli, il quale prese in prestito il manoscritto di Turchi sulla storia di Apiro per darlo alle stampe e poi �nì anche lui per andarsene da questo mondo prima di pubblicarlo.Comunque ho trovato anche dove si trovano alcune lettere che scrisse al Lancellotti e questi al Turchi (così magari rintracciamo anche l'indi-rizzo preciso di casa).Insomma ho decine di pagine di appunti, di citazioni e spunti per pro-seguire il cammino.... A presto.”

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DON LORIS... AD APIRO NEI FATIDICI ANNI 50.Una chiesa di marmo bianco in una piazzetta da sabato del villaggio; e quattro piante verdi - oggi

scomparse - che circondavano la fontana, a cui ogni famiglia attingeva l’acqua; e noi fanciulli impegnati al gioco dei quattro cantoni. Erano gli anni del dopo guerra. Erano gli anni del nostro affacciarsi alla vita, in un paese diviso in due parrocchie; e il territorio era ben delimitato. Per noi di S. Michele la linea invalicabile era la Chiesa di San Francesco, a metà corso. C’era non solo concorrenza, ma anche una certa invidia verso i ragazzi di S. Urbano dalla cotta rossa, mentre la nostra era nera. A Don Giuseppe Mattiacci, figura storica per Apiro, era subentrato un giovane prete: Don Loris, per noi soltanto Don Loris. Ero nell’età di poter far parte della schiera numerosa dei suoi chierichetti. La signora Santinelli, una figura misteriosa, vestita da ca-po a piedi, che usciva solo per andare in Chiesa, ed era sempre in ginocchio sulla balaustra a sinistra dell’al-tare, ci insegnava a casa sua, sempre buia, le risposte latine della S. Messa; e per noi scolaretti quelle parole misteriose erano il lasciapassare per assistere Don Loris in quell’introito verso il Dio che fa lieta ogni giovi-nezza. L’orario della celebrazione era all’alba. Don Loris riusciva a incentivare la nostra presenza; nel mese di maggio venivano premiati i più assidui. Ricordo ancora quel mini vocabolario di tedesco, mentre Luigino Pascucci - a pari merito - scelse un calamaio di vetro. Anche dopo ogni funerale ricompensava la nostra pre-senza lasciandoci qualche lira, forse le uniche nelle nostre tasche. Ma dietro alla sua generosità c’era ben altro. Pro-nunciate da Don Loris le parole della consacrazione aveva-no un non so che di sacro, che fin da allora deducevo: “ci crede!” Così nelle sue prediche, quando alzava la voce, pur non capendo, sapevo che riprendeva i grandi. Per me Don Loris è stato più che un padre. Anzi proprio perché il babbo partiva al mattino e ritornava la sera, autista sulla linea Api-ro-Fabriano, la mia giornata era sempre all’oratorio, sotto le catacombe, dove Don Loris non mancava mai. Al gioco - dal ping pong alla dama - sempre seguiva il catechìsmo. Qui Don Loris aveva tutto il suo fascino: era il maestro. E usava ogni mezzo per farci appassionare alle cose di Dio. Lui stes-so girava i filmini col proiettore; e commentava i fatti bibli-ci, e la vita dei santi, oggi più che mai impressi nella memo-ria come Giuseppe, viceré d’Egitto, o David e Golia, o San Domenico Savio. E “dulcis in fundo” il giro d’Italia degli animali di Jacovitti. Noi fanciulli venivamo abbi-nati ad un corridore; e così ogni tappa ci vedeva protagonisti, fino alla vittoria finale. A proposito Don Loris per le feste del patrono inventò la corsa con una ruota di bicicletta, spinta da noi con un ferro per le mura del paese. L’unica volta che partecipai arrivai secondo, dopo Adriano Albanesi. Non avevo più fiato alla fine. Ma l’ebbi, unico, quando chiese Don Loris chi volesse, noi della quinta elementare, entrare in Seminario, per essere come lui. Non me ne vogliano gli altri personaggi di Apiro. Nel mio immaginario, vedevo il Sin-daco Mariano Saracini, che faceva il falegname; vedevo il mio maestro, non dico il nome, a scuola sempre stanco, perché la notte la passava al gioco delle carte; vedevo il farmacista, un po’ miscredente; ricordo Avincola Umberto il fabbro del paese, sempre sudato e sporco di fronte alla forgia che io giravo. L’unico rimaneva Don Loris. E mi son detto: sarò come lui. Gli anni son passati. L’onda mi ha portato lontano. Ciò che Don Loris un tempo chiese nell’omelia della mia Messa Novella è rimasta affettuosa parola di chi senti-va SUO quel giovane prete. Ma una cosa è rimasta nel corso dei miei anni; e resterà per sempre:”Non desi-stere mai.” Questo ho appreso da Don Loris. Questa è stata la sua stupenda vita.

Eraldo Pittori

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“The power to change”- Il potere di cambiare In Inghilterra, con l’incontro finale dal 15 al 20 maggio, si è conclusa a Cheltenham (UK),presso la Lynworth Primary School, l’ultima fase del “Progetto Didattico Comenius” denominato “The power to change-il potere di cambiare” al quale ha aderito l’Istituto Comprensivo “Coldigio-co”di Apiro.“The wonder of trees”–le meraviglie degli alberi- è stato il titolo dedicato a questa terza e ultima fase del pro-getto triennale che ha visto partecipare attivamente i nostri allievi nelle diverse e creative esperienze incentrate sulla scoperta del patrimonio boschivo del nostro territorio. I no-stri alunni, sempre più sedentari, passano molto tempo al chiuso tra video, giochi, computer, tv, rischiando di perdere il contatto vero con la natura che molto spesso si vive come uno spettacolo, guardando documentari meravigliosi, ma ci si dimentica che proprio vicino a noi, “a due passi da casa”, si possono ammirare panorami mozzafiato e osservare i semplici prodigi del creato. Approfittando della posizione privilegiata di Apiro, sotto questo profilo, nel corso dell’an-no scolastico sono state organizzate diverse proposte come le uscite didattiche, una full immersion nel verde del nostro territorio, dal San Vicino al Montenero, al “parco avventura”, dalle esplorazioni del verde pubblico alle esperienze in classe; si è dato molto spazio alle attività grafico pittoriche e a quelle teatrali, quest’ultime rappresentate nel Teatro “G.Mestica”. Non si è trattato solo di svolgere un norma-le curricolo di scienze, ma la finalità del progetto è stata quella di mettere in contatto scuole di diversi Paesi Europei: la LYNWORTH PRIMARY SCHOOL di CHELTENHAM (Regno Unito); la SZKOLA

POTSDAWOWA di POZNAN (Polonia) e la DEAK FRENC ROMAI KATOLIKUS ALTALA-NOS ISKOLA di EGER (Ungheria). Il proget-to, quindi, è stato l’occasione per condivide-re tematiche comuni e per collaborare didat-ticamente con altre scuole partners euro-pee, inoltre ha costituito un alternativo “modus operandi” per imparare a scoprire ed apprezzare la natura e quindi rispettare l’ambiente, con tutte le problematiche con-nesse, e non da ultimo, ha consentito di svi-luppare il senso della cittadinanza, della le-galità e dell’appartenenza. Si sono toccati anche aspetti storici, con la classe 5° Prima-

ria si è persino studiato come nel tempo, grazie alla piantumazione di alberi, in particolare i tigli, siano cambiati alcuni aspetti estetici e urbanistici del nostro paese. Gli elaborati realizzati dal nostro Istituto, molto apprezzati dalle altre scuole, sono stati in parte tradotti anche in lingua inglese, la lingua preferita per la co-municazione tra le scuole partner.

Il termine dell’anno scolastico coincide con la conclu-sione del progetto che, coinvolgente e stimolante, ha permesso di sviluppare una maggiore consapevolezza delle tematiche energetiche e ambientali, di riflettere sui grandi problemi e sulle possibili soluzioni volte ad assicurare a tutti un futuro migliore.É stata una grande esperienza per gli insegnanti e per gli alunni ed ha consentito di stringere molte amicizie. Il confronto fra i diversi soggetti coinvolti nel progetto triennale, inclusa l’Amm.ne comunale, ha sicuramente permesso di cogliere la dimensione europea delle problematiche affrontate e favorito un’auspicabile crescita culturale.

Cinzia Mogianesi.

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I rappresentanti delle scuole in Inghilterra

il Viale nel 1945

il Viale oggi

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Iniziative sul territorioIl Gruppo Loccioni

interagisce al di là dei confini di Comuni e province

La sede del Gruppo Loccioni è rimasta là dove sono le radici della famiglia Loccioni, tra le bellezze storiche e artisti-che della Valle di San Clemente ed i dolci colli ed i tesori culturali della Vallesina.

Proprio questo è l’intento del progetto “LOV – Land Of Values”, attività del Gruppo finalizzata a rendere l’incontro con l’impresa un momento unico ed indimenticabile: con l’obiettivo di permettere a quanti visitano la realtà d’impresa, di condividere in uno stesso incontro professionalità e convivialità.

LOV è valorizzazione della nostra Terra, le Marche, e ospitalità: trasmettendo i valori che ci appartengono e che stanno alle radici della nostra cultura a tutti coloro che ven-gono in visita presso la realtà del Gruppo Loccioni, al fine di lasciare agli ospiti un ri-cordo indelebile e speciale dell’esperienza che vivranno durante l’incontro con la no-stra terra.

Attraverso il Gruppo Loccioni, gli ospiti entrano in contatto con i valori e la cultura dai quali prende origine la nostra realtà imprenditoriale, immergendosi in una esperienza marchigiana a 360°, che permette ai visitatori di venire a co-noscenza delle numerose risorse ed eccellenze della nostra valle.

Tale intento viene raggiunto attraverso la collaborazione con strutture ricettive e ristorati-ve rappresentative del patrimonio eno-gastronomico locale; attraverso le sinergie create con le realtà locali che, come noi, si impegnano per far emergere e valorizzare le nume-rose risorse del nostro territorio.

Come “LOV”, numerosi sono i progetti del Gruppo Loccioni che traggono spunto dalla cultura e dalla storia della nostra regione, attività che han permesso al Gruppo di evolversi nella “impresa della conoscenza” che dalla cultura dei monaci, attraverso la forza del mezzadro e la determinazione dei contadini, è arrivata sino ad oggi ai propri 40 anni di successi.

Alcune cifre LOVVisite n.3690; indotto Euro 66.150.; camere prenotate 1000; indotto accoglienza Euro 33.000,00

Visto l’interesse del gruppo per il nostro habitat abbiamo chiesto alla LOCCIONI di indicarci la strada per valorizzare gli archivi di Apiro, ricchi di documenti, manoscritti, pergamene; riusciremo a realizzare un “Giornale Mediatico”?

(Passim da un articolo inviatoci da J. Tempesta)

Il teatrabileCanonici e zitelle nel �700

Riusciremo a imbastire una rievocazione storica sul tema?Sentiti i nostri attori, essi hanno manifestato entusiasmo; hanno iniziato a cercare...Per intanto vi proponiamo una traccia dal titolo: “Canonici e zitelle nel �700 Apirano”.

La commedia nella prima parte potrebbe affrontare una accesa riunione dei Canonici che discutono sulle idee del tempo: Giansenismo, la celebre bolla di Clemente XI “UNIGENITUS” che colpisce il pensiero di QUESNEL su grazia e predestinazione. Le chiacchiere su Nicola Coscia favorito del Papa Benedetto XIII. Le idee di Rousseau con la condanna dell�Emilio. Oppure il libro di Febronio sullo Stato della Chiesa ed il potere legittimo del Ponte�ce Romano.Nella seconda parte far capire e drammatizzare il perché tre canonici vengono tragicamente uccisi: Orsini Paolo, strangolato dai ladri; Cima Carlo, cingolano, ucciso dal fratello il 24-2-1747; Madaglini Francesco, �nito nel pozzo il 22-11-1968... da citare per la trama dello spettacolo.Nella terza parte si considera l�esistenza “problematica” di alcuni canonici.Nella quarta parte un quesito; la concessione della dote alle zitelle: era sempre equanime?In�ne far risaltare le doti oratorie del Turchi.Questa ed altre idee sono al vaglio della Compagnia Poco Stabile.

Riduzione da Eraldo Pittori.

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Il maestro Andrea Morico ci introduce alla cultura musicale

Lo Steinway & Sons di ApiroParte seconda - il “Concerto Ruspante”- invito all’ascolto

Nella prima parte ci siamo imbattuti nello strumento centenario:l’abbiamo trovato e testato velocemente.

Entusiasti di quanto scoperto, abbiamo deciso di condividere con pochi intimi le gioie provate,in attesa di coronare il sogno per Apiro...

Decidemmo così di organizzare, insieme a Don Elvio, un concerto.Lo chiamammo concerto ruspante…dato il luogo, il nome ci sembrava azzeccato.

Fu una occasione, non soltanto… come dire… per provare il pianoforte, ma anche per sensibilizzare al-cuni presenti sull’esistenza di questo meraviglioso strumento. Fu un concertino gradevole, almeno lo spero sia stato, ove in quell’occasione sperimentai un diverso modo di presentare i brani. Lo avevo già fatto nel 2002 e oggi sta andando molto di moda, ov-vero far precedere prima dell’esecuzione, una breve guida all’ascolto. E’ molto utile, soprattutto per chi il brano non lo conosce affatto.Oggi infatti c’è un diffuso e preoccupante distacco dalla musica classica.I giovani ma in generale un po’ tutti, preferiscono altre forme di intrattenimento… c’è la tv, il cinema, c’è internet che la fa da padrone... insomma c’è una generale disaffezione alla musica classica e que-sto è senza dubbio un aspetto negativo dei nostri tempi.Il potere educativo della musica classica è enorme e sicuramente sottovalutato.Per fare un esempio si pensi che i Conservatori di musica sono le scuole con la più bassa diffusione e consumo di droghe in senso assoluto, confrontati con tutte le altre scuole e università. Ciò non è affat-to un caso. La musica classica sensibilizza, nobilita l’animo, lo predispone alle emozioni, alle sensazio-ni, la musica classica educa lo spirito, la musica classica rasserena, allieta e spesso fa piangere tanta è la sua forza.Diceva Rachmaninov… “non sono un compositore che produce opere su formule e teorie preconcette. La musica, secondo me, dev’essere l’espressione della complessa personalità del compositore. La mu-sica deve esprimere il paese di nascita del compositore, i suoi amori, la sua religiosità, i libri che l’han-

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no influenzato, le pitture che ama. Dev’essere la somma totale delle sue esperienze. La musica è una calma notte di luna, un frusciare estivo di foglie, uno scampanio lontano nella sera. La musica nasce solo dal cuore e si rivolge al cuore. E’ amore.Sorella della musica è la poesia e madre la sofferenza.”

Chiunque di voi mi stia leggendo sappia che non ascoltare la musica classica equivale a perdersi una bellezza assoluta che la vita ci offre, al di là di come la pensiate.Pur ascoltando parecchi generi, (jazz, musica leggera… sono nato e cresciuto con i pink floyd, il rock, il metal, il reggae, la musica italiana, la musica elettronica, il dub, il trip-pop e la techno), credetemi quando vi dico che le emozioni che dà la musica classica non le dà nessun altro genere.Come tutte le cose belle, la musica classica richiede un po’ di sacrificio.Bisogna ascoltarla e ascoltarla di nuovo perché non “entra” facilmente. Ad un orecchio non allenato, inizialmente può annoiare.Vi sono poi dei comportamenti che secondo me andrebbero evitati, perché irrispettosi.Il primo è senza dubbio quello di mettere i temi classici come suonerie di cellulari.In tal modo la musica viene snaturata, smembrata per essere adattata a quei suoni assurdi e fastidiosi dei cellulari. Si finisce per odiarla. E’ senza dubbio una mancanza di sensibilità, una dimostrazione di ignoranza e a volte anche di stupidità.Infine c’è l’uso della classica nelle pubblicità. Stesso discorso di prima.Ma per chi vuole iniziare… dove cominciare? Che cosa ascoltare?E’ una domanda difficile anzi difficilissima, perché i gusti cambiano da persona a persona eppoi la mu-sica classica ricopre un periodo di tempo troppo ampio.Posso darvi dei consigli, ma il resto lo farete voi indirizzando il vostro gusto personale.Per chi non ha mai ascoltato nulla, consiglio:J.S. Bach Concerto in re min. BWV 1043 per due violini, archi e basso continuo.F.F. Chopin Concerti nn. 1 e 2 per pianoforte e orchestra op. 11 e op. 21 – Pianista A. Rubinstein.S. Rachmaninov Concerto per pianoforte e orchestra n 2 in Do minore op. 18 (di questo concerto consiglio varie incisioni:Philippe Entremont, pianoforte / New York Philharmonic / Leonard Bernstein - Sony classicalSviatoslav Richter, pianoforte / Warsaw Philharmonic / Stanislaw Wislocki - Deutsche GrammophonAlexis Weissenberg, pianoforte / Berliner Philharmoniker / Herbert von Karajan. Forse quest’ultima è la mia preferita… Karajan e i Berliner sono strepitosi.Bene…direi che per cominciare va più che bene. Ah mi raccomando: non comprate musica incisa da sconosciuti! Gli esecutori sono fondamentali. Evitate dischi a basso prezzo nei grandi megastore, ma scegliete sempre esecutori noti! Alcune incisioni sono terribili e rendono la musica assolutamente ina-scoltabile.Infine i tempi di ascolto: che cosa sono? Sono tempi che occorrono al vostro “spirito” per accogliere in se tali bellezze e variano a seconda della complessità della musica e della vostra sensibilità. Non c’è un tempo fisso, dipende ovviamente da voi, tuttavia mediamente, per Bach e il suo concerto per due vio-lini non occorre tanto tempo, dopo 5 forse 6 ascolti le melodie entreranno nella vostra mente divenen-do così familiari. Per i due concerti di Chopin forse non è la stessa cosa. La prima volta che li ascoltai ero a teatro con l’allora maestro di pianoforte e mi addormentai. Non riuscivo proprio a tenere gli occhi aperti. Ero anche molto piccolo, avevo circa 9 anni, tuttavia il giorno dopo costrinsi me stesso ad anda-re in un negozio di dischi e comprare le due meravigliose incisioni della RCA red seal (vinile) dei due concerti eseguiti da Arthur Rubinstein.Rubinstein a quel tempo era ancora vivo per questo comprai proprio quella incisione!Misi su il disco…e anche dopo il secondo ascolto la cosa non cambiò poi molto… mi annoiavano ancora. Non capivo. Ero piccolo per cui non ricordo molto bene, ma credo di averli dovuti ascoltare almeno 15-20 volte, prima che iniziassero a scendere le prime lacrime. Sono pagine di musica stupende e se avrete la forza di volontà che ebbi io allora, costringendovi all’ascolto, sono sicuro che tra qualche me-se mi ringrazierete.Saluti a tutti e buona musica

Andrea Morico

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Le realtà eccellenti del nostro territorio.

Panatta Sport e Pininfarina insieme, tecnologia e design per competere.

Le due eccellenze del Made in Italy presentano la nuova linea del cardiofitness.L’Italia è tra le prime nazioni al mondo, dopo il Giappone, per longevità e la nostra regione è tra le prime in Italia ,e pertanto è molto importante invecchiare bene. La formula suggerita dal prof. Rudy Panatta è: alimentazione intelli-gente unita con una appropriata attività fisica. Fare una corretta attività fisica consentirà alla persona di arrivare alla

vecchiaia con un fisico capace di alzare pesi e non con un fisico che è … un peso da alzare.E’ quanto emerso tra l’altro il 26 Marzo a Jesi, alla presentazione della nuova linea di cardio- fitness della PANATTA SPORT avvenuta all’hotel Federico II, alla presenza delle più alte cariche civili e religiose e di grandi campioni tra i quali Adriano Panatta e Valentina Vezzali,mentre la nuotatrice Alessia Filippi non è potuta intervenire. La nuova linea disegnata nientemeno che da Pininfarina, un grande marchio legato da sempre alle più prestigiose auto sportive, Ferrari, Alfa Romeo.Amicizia ,feeling tra industriali, sinergia tra due grandi firme, ha detto l’ing. Paolo Pininfarina, presi-dente della Pininfarina Spa, hanno reso possibile questo grande evento che è alla base del successo del made in ITALY nel mondo. “Nei nuovi macchinari si riconoscono le linee guida dello stile Pininfarina: la ricerca della purezza delle linee e di una sintesi estetica che, nel caso delle auto o degli oggetti di uso quotidiano, cerca sempre di sposare bellezza e funzionalità, forma e tecnologia”.Anche in un momento di crisi del mercato mondiale, la Panatta Sport con l’entusiasmo giovanile che ha sempre animato i quasi trenta anni di attività, crede nel nuovo prodotto dietro al quale c’è un investimento di circa tre milioni di euro.Rudy Panatta, che ha suscitato grande interesse nel rievocare alla vasta platea degli intervenuti, la storia umanamente toccante degli inizi della sua attività e soprattutto di quando, laureato in lettere, come deside-rava la mamma Tecla, e già professore, per passione tagliava e saldava ferro per fare attrezzi per palestra, sullo spunto di quelli visti su rare riviste americane che arrivavano ad Apiro, nel piccolo garage del babbo Edo, una volta tirata fuori la sua settecenticinquanta fiat color verdino. Oggi le cose sono cambiate, oltre ad una grande preparazione scientifica, cinque elementi devono essere alla base di una industria per avere suc-cesso: un buon prodotto di linea gradevole e innovativa, buona comunicazione, buona rete di vendita, buona rete finanziaria e buon servizio assistenza. Prodotti nuovi di forte impatto visivo e che all’uso su-scitano emozione ed entusiasmo, serviranno a vincere la crisi in quanto alla base vi è oltre alla qualità an-che un prezzo concorrenziale.Per chi ne volesse sapere di più : Panatta Sport srl – via Madonna della Fonte 3c – 62021 Apiro (MC) tel.: 0733.611824 – fax: 0733.611777 – [email protected] – www.panattasport.com

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L’area cingolana fa storia con i velocipedi

Il signor Centanni narra:“Mio nonno, vedovo due volte si risposò ancora ed allevò numerosa prole, 17 figli; emigrò in Argentina agli inizi del secolo scorso e tornò in patria col sufficiente per alimentarli tutti.”Lo troviamo, il geniale artigiano, che racconta immerso e concentrato nella sua creatura, una moderna costruzione, ben attrezzata, con esposizione di modelli, pezzi di ricambio, un addetto all’Ufficio, due dipendenti ed un assemblatore.

Osservando la sua esposizione, diciamo:-“ Non vediamo biciclette esposte, come mai?...codesti son tricicli o … altro!”+ “ Qualcosa di più!... qui si inventa e si brevetta”La terra cingolana è terra vocata al brevetto; fino all’altro ieri produttrice, tra l’altro, di macchine per la raccolta di barbabietole di fama internazionale, appli-cazioni meccaniche varie per agricoltura ed industria etc... Insistiamo:

- Bici a tre ruote, perché?+ “Sicurezza innanzi tutto e per tutti; poi, perché non agevolare chi non guida, chi va a fare la spesa, chi vuole “rieducarsi da sé” con mezzi efficacissimi e servo assistiti, con batteria solare? E con modestissima spesa?-E i prezzi?, domandiamo+ - Rispetto al prodotto, che agevola la girata in curva, richiesto da molti disabili, è bassissimo; so che qualche “addetto ai lavori” per disabili, ci gioca su e non dico di più.”

Buona fortuna e divertimento auguriamo a tutti coloro che all’ombra del Sanvicino si rimboccano le maniche, compresi i bene intenzionati ad una bella passeggiata con questi innova-tivi velocipedi.

Un nostro inviato.

Scarpinatori alla ricerca di antichi sentieri.

Domenica 31 maggio si sono dati appuntamento alcuni scarpinatori alla ricerca dei sentieri di San Ro-mualdo, il tempo non prometteva nulla di buono; i temerari hanno vagato e imboccato l�unica carrareccia possibile, che ha permesso di guardare solo tracce dei vecchi sentieri.La pioggia, impaziente di partecipare, ha fatto desistere gli umani dall�impresa.Qualcuno è andato a dormire, ed ha sognato San Romualdo in attesa della festa a Valdicastro del 19 giu-gno...

San Romualdo si manifesta

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Quella mattina in Paradiso i monaci d’oriente e d’occidente, recandosi in coro per le Lodi, si inchinarono davanti alla celletta di Ro-mualdo; c’erano con tutti quelli della Tebaide e della Siria Pacomio, Efrem e Benedetto.All’”adeamus in pace”, Romualdo, in incogni-to, si fece un giretto sulla terra; vestiva da pellegrino, alcuni lo vedevano, altri no; visitò Ravenna e Sant'Apollinare in Classe, meditò sul luogo del mandato e prese il primo treno verso la Marca di Ancona. Ferma qui, ferma là, giunse a Chiaravalle per la preghiera di “Sesta” che decise di recitare coi Monaci del-

la Castagnola; quando corse in chiesa non trovò nessuno; gli dissero i passanti che i monaci erano fuggiti verso Macerata. Corruc-ciato se ne andò e, volendo visitare Santa Maria delle Moie, incominciò a camminare sul greto dell’Esino in magra per risalire fino a Moie. Santa Maria, anch’essa vuota, nessun monaco, odore di incenso; forse si era da poco celebrato un funerale.Riprese il sentiero a ridosso dell’Esino per raggiungere S.Elena, alla confluenza tra Esi-no ed Esinante; suonò e meraviglia… la porta si aprì, si accese la luce, tutto a posto per la

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Salute e benessereBuone e cattive combinazioni

Testimonianza: La donna nera.Nazzareno PiersigilliPassa dal dinamismo intenso al tu per tu con la morteLo ringraziamo per quanto ci sottopone; si tratta di un “elzeviro” da meditare.

L’ho incontrata conosciuta per una notte, poi ho preferito sua cugina. Mi ha sfio-rato una mano, era vestita di nero, aveva in mano una falce; poi sono arrivati quelli dell’ambulanza che mi hanno portato lontano da lei; il giorno dopo, lei è tornata, ma i medici e gli infermieri l’hanno tenuta lontana da me Passata la notte, il giorno successivo, i chirurgi l’hanno fatta definitivamente de-sistere portandomi sul tavolo operatorioPassata un’altra notte, lei sempre alla mia sinistra, finché al mattino si avvicina una bellissima donna con un bel vestito primaverile, tutto fiori e in mano un mazzo di rose rosse, me lo porge dicendo “sono i tuoi fiori preferiti?”Sì, in realtà, la rosa è il fiore da me più coltivato, regalato, fotografato! Meravigliato le chiedo: “Chi sei? Come ti chiami?”Lei, prendendomi per mano, mi dice: “Sono Vita, la cugina di quella che hai alla tua sinistra, sono ve-nuta per portarti con me…allontanarti da mia cugina, “morte”.Alla mia sinistra, quella donna, non c’era più, aveva portato via anche la sua falce; fu lì che la donna bella disse: “Adesso potrai restare sempre con me!”.Cercai di abbracciarla, me lo impedirono.“Ma la donna con la falce dov’è finita? – mi domando - mi ha lasciato segni profondi, mi ha tolto la di-gnità di uomo, mi ha insegnato a vedere gli altri con diffidenza... molti mi si avvicinano e dopo il, come

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Molti pensano che mi-gliorare la propria alimenta-zione significhi semplicemen-te ridimensionare o eliminare il consumo della carne, sosti-

tuire i cereali raffinati con quelli integrali, eliminare lo zucchero a

favore del miele non consumare cibi artificiali o denatu-rati... tutto questo è indispensabile. Eppure molte volte i gonfiori addominali, le digestioni lunghe e difficili, la stiti-chezza, i bruciori di stomaco, le emorroidi continuano imperterrite ad affliggere lo sfortunato (e spesso volen-teroso) paziente.Dove sta il problema? Molto probabilmente nella insuffi-ciente attenzione che di solito si presta nel combinare, all'interno dei pasti quotidiani, i diversi alimenti nel modo giusto.Quali sono, dunque le combinazioni di più difficile dige-stione?Limitiamoci ad enunciare le principali:a) associazione di cibi proteici con cibi amidacei: pasta, riso, orzo... con carne, pesce, uova e, in misura più limi-tata, formaggi;b) associazioni di cibi proteici diversi: nello stesso pasto compaiono fagioli e formaggio, uova e carne, o ancora carne e formaggio...c) associazione di dolci e frutta sia con cibi amidacei sia

con cibi proteici: si tratta in pratica dell'abitudine di concludere il pasto consumando dolci e/o frutta.

Quando il pasto è troppo complesso-si pensi ad un normale pranzo, usualmente composto da un primo piatto di cereali, un secondo di proteine, cui spesso se-guono frutta e magari anche un dolce-la digestione è lunga, difficoltosaI residui di cibo non ben digerito innescano facilmente nell'intestino dei processi fermentativi e putrefattivi du-ranti i quali si sviluppano gas ed altre sostanze tossiche, la diffusione nel corpo di questi prodotti coincide con l'indebolimento delle difese organiche e richiede suc-cessivamente, un impegno notevole degli organi di de-purazione: fegato e reni: la temperatura addominale interna aumenta in modo eccessivo a motivo della con-gestione sanguigna necessaria per superare l'ostacolo digestivo e favorisce, così, il proliferare di germi patoge-ni. Tutti gli elementi fin qui ricordati sono all'origine non solo di disturbi riferibili propriamente alla funzione dige-stiva (dalla cefalea alla sonnolenza post-prandiale, dalla bocca impastata alle eruttazioni acide, dai gonfiori ad-dominali alla stitichezza ed alla diarrea..), ma anche di patologie che colpiscono organi apparentemente ”slega-ti” dall'addome come il naso (riniti), la gola (tonsilliti, fa-ringiti), l'apparato genitale ed urinario (vaginiti,cistiti).Quindi occhio alle associazioni di cibo,ma anche alla quantità e come dicevano con saggezza i latini: ”Prima digestio in ore et, post prandium, decumbere”, quando possibile.

Dr. Andrea Borgoforte Gradassi

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va, ti sei ripreso bene, vorrebbero aggiungere… hai pagato il tuo debito e ti è andata bene... e quindi meglio a te che a me! La donna nera ti porta le ”veline” Solitudine, Sofferenza, Forza, Tenacia, Fiducia e Dolore, in balletti con Depressione.Dopo questa esperienza ho capito che è meglio averle amiche per poterci convivere!E quando diventano pesanti, è bene affrontarle con determinazione; se poi c’è la fortuna di avere qual-che aiuto, tutto diventa più facile. Non ho ancora scoperto la fine di questa bella storia.La parola alle veline :Forza mi suggerisce:”,Non importa quante volte cadrò! Saranno sempre meno di quelle quando mi al-zerò,e con le lacrime agli occhi e la rabbia nel cuore deciderò di ricominciare. Augurandomi che quella “bella donna non perda di vista sua cugina e soprattutto riesca a starmi vicino”Vorrei si leggesse questa storia da chi, in questo periodo si preoccupa non di come fare per non far ar-rivare la donna nera, ignorando che, invece, è possibile stringere amicizia con sua cugina….fidatevi di chi le ha conosciute entrambe, anche se solo per una notte!I medici che erano intorno al letto, continuavano a ripetere ciò che in piena coscienza sentivo. ”Ecco, tra poco morirà!” La mano della donna in nero stringeva la mia mano sempre più forte, ma il giorno seguente ero io a stringere sempre più forte quella di sua cugina.

Nazzareno Piersigilli

San Romualdo si manifesta (continua)

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preghiera corale di Nona; sbirciò qua e là, di monaci nemmeno l’ombra. Ma notò grandi cartelli con scritte “millennio”….mah!, pensò, “che sia tornata l’eresia dei millenaristi?”. Intanto vide, uscito, che gli uccellini becca-vano chicchi di riso perduto, forse da qual-che poveraccio; “l’orto, l’apiario, la stalla, le botteghe degli artigiani, i mucchi di pietra degli scalpellini? “gesùmmaria”, dove sono? sospirò. Anche la cantina era chiusa, ornata di un vistoso cartello. Per Romulado il viag-gio sembrava mettersi male; sperò di avere la fortuna di celebrare il Vespro a Sant’Urba-no all’Esinante, altra Abbazia da lui riforma-ta. S’affrettò nel cammino sullo stradello per arrivare al centro della Valle di S. Clemente e salmodiare coi Monaci; poi, celebrato Ve-spro a S. Urbano, riposare e, dopo il Mattu-tino, rifocillato, visitare all’indomani ValdiCa-stro, pregare nel romitorio di San Biagiolo e tornare dagli amici in Paradiso. Anche a S. Urbano ingoia amarezza; solo cartelli, porte chiuse, nessun monaco. Tutto era cambiato sulla terra, sembrava. Mentre stava in piedi sulla porta, dubbioso sul da farsi, fu solleva-to dai pensieri dallo scalpitio di due giumenti ed un mugnaio. Romualdo avrebbe potuto parlare anche cogli animali, ma preferì apo-strofare il padrone:+ “Buon uomo, andate per caso a Valdica-stro?”, gli domandò. - “A Valdicastro appunto- rispose quello - a riportare il macinato e caricare il grano”.+ “Potrei venire con te?” osò chiedergli.Romualdo era in male arnese e stanco; lo capì anche il mugnaio.

- “Sia benedetto Iddio”, rispose quello.Un po’ a piedi, un po’ cavalcando, si avvia-rono. Attraversarono Domo, Ficano, valli strette ed ubertose, lo stradello “funnu calla-rella, ginocchielli, l’acca de ‘u Fra” , ma da lontano.“Forse si farà vivo qualche pellegrino”- pen-sò. Finalmente invece eccoli giunti all’Abazia, illuminata dal sole ormai al tramonto, verso Porcarella.+ “Laggiù c’è la mia tomba”, dichiarò Ro-mualdo al mugnaio, indicando l'Abbazia.Il mugnaio che rimuginava già sul personag-gio e le sue stranezze da pellegrino, credette di non aver capito; peraltro lo dicevano che col rumore delle macine era diventato cam-panaro. Ma si fece coraggio e diede una saggia e veritiera risposta al Pellegrino:“Sono andato dentro quel Ristorante una volta…si mangia bene .Ma il padrone non macina con me.”+ Romualdo mormorò : “Grazie, Pax et bo-num!” e sparì dal campo visivo del mugnaio. Entrò in chiesa e trovò la sua tomba vuota . E mormorò:”eppure non sono ancora risor-to!, sicuramente mi portarono quì”.Uscì, si fece raccontare un po’ di storie di miserie terrene avvenute nello spazio tem-porale di secoli da uno sconosciuto avvento-re e chiese di visitare il luogo della sua mor-te, San Biagiolo. Non gli fui concessoTornò in Paradiso pregando Dio di fargli ri-trovare i suoi resti umani per il giorno del giudizio.

Un sognatore dal sonno profondo.

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