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Madonie, Madonie divagazioni sull’habitat contemporaneo Viviana Trapani, M. Isabella Vesco (a cura di) Scritti di Marcella Aprile Michele Argentino Anna Catania Isabella Fera Benedetto Inzerillo Gaetano Licata Angelo Pantina Renata Prescia Dario Russo Rosario Scaduto Francesco Tomaselli Viviana Trapani Massimo Ventimiglia M. Isabella Vesco Fotografie di Roberto Collovà Antologia di rilievi Mariella La Guidara

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Madonie, Madoniedivagazioni sull’habitat contemporaneo

Viviana Trapani, M. Isabella Vesco (a cura di)

Scritti diMarcella AprileMichele ArgentinoAnna CataniaIsabella FeraBenedetto InzerilloGaetano LicataAngelo PantinaRenata PresciaDario RussoRosario ScadutoFrancesco TomaselliViviana TrapaniMassimo VentimigliaM. Isabella Vesco

Fotografie diRoberto Collovà

Antologia di rilieviMariella La Guidara

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SToRIA e PRoGeTToneLL’ARChITeTTuRA

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Madonie, Madoniedivagazioni sull’habitat contemporaneo

Viviana Trapani, M. Isabella Vesco (a cura di)

Scritti diMarcella AprileMichele ArgentinoAnna CataniaIsabella FeraBenedetto InzerilloGaetano LicataAngelo PantinaRenata PresciaDario RussoRosario ScadutoFrancesco TomaselliViviana TrapaniMassimo VentimigliaM. Isabella Vesco

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Antologia di rilieviMariella La Guidara

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© 2013 Caracol, PalermoISBn 978-88-98546-03-9

edizioni Caracol s.n.c.via Villareale 35, 90141 Palermoe.mail [email protected]

Vietata la riproduzione o duplicazionecon qualunque mezzo.

Le immagini a corredo dei testi sonostate fornite dagli autori e sonopubblicate a scopo di studio edocumentazione.Le fotografie dei manufatti censitisono state gentilmente concessedall’ente Parco delle Madonie.Le fotografie dell’articolo Madonie,costruzioni in pietra sono dell’arch.Valeria Megna; dell’articolo Allestire unparco provengono dall’archivio dellaFiumara d’Arte.

Storia e Progetto nell’Architettura, 2

Collana diretta daMarcella Aprile

Comitato scientificoMarcella AprileDirk De MeyerGiovanni FattaJavier Ibàñez FernandezGiuseppe GuerreraFrancesco Lo PiccoloMarco Rosario NobileWalter RossaVita Maria Trapani

Volume realizzato con il contributodel Dipartimento di Architettura dellauniversità degli Studi di Palermo.

Dedicato a Michele Argentino.

Volumi stampati

1. Catastrofi e dinamiche di inurbamentocontemporaneo. Città nuove e contesto.2. Madonie, Madonie.

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Indice

nota introduttiva, 7

Michele ArgentinoMadonie, Madonie, 9Roberto CollovàFotografie, 12Marcella AprileMadonie ovvero il Paradiso Perduto, 23Viviana TrapaniMadonie: per un progetto di sviluppo territoriale, 31Francesco Tomaselli, Gaspare VentimigliaSuperfici materiche nella percezione della scena urbana, 37Angelo PantinaI mulini ad acqua: dalla conservazione statica alla pratica sistemica, 45Anna CataniaMadonie sostenibili: esperienze e buone pratiche, 53 M. Isabella VescoAllestire un parco, 61Renata PresciaMadonie, costruzioni in pietra a secco, 69Rosario ScadutoArchitetture per conservare la neve: dalle Madonie a villa Cattolica, 75Benedetto InzerilloLe Madonie e i nuovi scenari del turismo sostenibile, 83Gaetano LicataMobilità urbana e topografia: quattro progetti per Petralia Sottana, 89Isabella FeraIl parco in una stanza, 99Dario RussoGrafica integrata sulle Madonie, 107Mariella La GuidaraAntologia dei rilievi, 113

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Nota introduttiva

Madonie, Madonie è un testo che incrocia diversi punti di vistateorico- progettuali su un territorio - il comprensorio del Parcodelle Madonie - che esprime un habitat caratterizzato da un intensoe storicizzato rapporto tra ambiente naturale e processi diantropizzazione; un territorio dall’identità forte e debolecontemporaneamente, perché accanto a una precisa fisonomiapaesaggistica, alla diffusione di testimonianze di una culturamateriale ricca e stratificata, alla vitalità di molte delle comunitàlocali vi si manifestano, oggi, palesi difficoltà nell’attivazione dinuove linee di sviluppo socio-economico e produttivo tali davalorizzarne e riattivarne le molte qualità e peculiarità. Questa riflessione a più voci su temi e problemi del comprensoriomadonita è stata avviata dalla rilettura di un corpus di disegniprodotti in occasione del Censimento del patrimonio tradizionalefisso delle Madonie, commissionato dall’ente Parco delle Madoniee curato da Michele Argentino: un ricco repertorio di disegni eannotazioni sulla cultura architettonica e materiale delle Madonieche, mentre documenta la ricchezza di un patrimonio culturale aifini di un successivo ampio programma di recupero erisignificazione, testimonia insieme l’irreversibilità di un processo ditrasformazione di modi di vita, di produzione e delle relative formedi insediamento. Il progetto del libro si è sviluppato attraverso contributi articolatisu registri diversi che hanno proposto, in maniera originale especifica, un ambito di interesse scientifico rispetto a un contestoampio e sfaccettato, pur nella sua definizione geografica.La successione di fotografie, testi e disegni propone il passaggiodallo sguardo sintetico proprio della fotografia, alla descrizionecritica di aspetti storici, metodologici e progettuali, fino all’accuratoracconto grafico di un’antologia di elementi della cultura materialee architettonica delle Madonie. La sezione dei saggi, la più corposa,muove da tematiche ampie e generali per arrivare a focalizzareprogressivamente aspetti ed esperienze puntuali: alcuni delineanoscenari disciplinari pertinenti ai temi della cultura del progetto, delpaesaggio, dell’ambiente, delle trasformazioni materiali e visive deipiccoli centri; altri indagano le potenzialità dei processi in atto,attraverso il confronto con proposte e strategie innovative diriqualificazione produttiva e ambientale; altri ancora particolariattività e progetti che hanno caratterizzato quel territorio e la suaidentità, tutti riproponendo un concetto di habitat come insieme direlazioni tra ambiente e comunità. (V.T., M.I.V.)

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Snow preserving architectures:from the Madonie to villa Cattolica

until they were invented modernrefrigeration systems, the task ofmaintaining low temperatures hasbeen delegated to particulararchitectures. In the province ofPalermo, this task was entrusted to the"pit of snow." In general it is asubterranean environment in whichwas kept the snow, to be used for theproduction of ice cream and cooldrinks. The snow came from"neviere" - "pits of snow "present inthe Madonie Mountains. Generally thetrade of snow has been an importantitem in the economy, and in general,in the lives of the inhabitants of theMadonie, especially between the latesixteenth and the early decades of thetwentieth century. In the city ofPalermo, and campaigns of itssurroundings, there was no palace,convent or villa that did not have a"pit of snow." In the villa Cattolica(1736) of Bagheria there is a "pit ofsnow." Villa Cattolica and its pit havebeen restored and are intended toaccommodate the museum ofcontemporary art made out to thepainter R. Guttuso, one of the leadingexponents of Italian art of thetwentieth century, while the pit ishome to an installation bycontemporary artist C. Taravella,depicting the "Great Warrior". Asuccessful example conservation andreuse of the architecture, thedocument of the late Baroquecivilization of europe, home to an asmany interesting example ofcontemporary art collection.

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Per la conoscenza delle “neviere” - “fosse della neve” delleMadonie.nel passato il compito di conservare il freddo era affidato aparticolari architetture esistenti principalmente, nell’attualeprovincia di Palermo, nel territorio delle Madonie. Fra dettemontagne, nel periodo invernale, la neve precipitata era raccolta econservata per essere poi venduta e utilizzata sia per larefrigerazione di bevande, sia per la preparazione di sorbetti. Gli ambienti, posti a quote superiori ai 1.500 mt, destinati allaraccolta della neve, chiamati “fosse della neve” o “neviere” eranosostanzialmente di due tipi. Il primo era costituito da una concascavata artificialmente nel terreno o nella roccia e in genereprotetto dai venti e adattato a una depressione naturale, il secondoera un ambiente, anch’esso adattato a una conca naturale, ma con ilperimetro, a semi circonferenza o ovale che lo conteneva, realizzatocon muri a secco e avente uno spessore pari mediamente a 0,75-0,80 mt e alto mediamente da 1,50 a 3,00 mt1. Sul commercio della neve a Palermo, Filippo Paruta e nicolòPalmerino ci informano che “nell’anno 1557 si cominciò a usare ilbevere arrifriscato con neve”, e ancora che l’uso della neve erastato introdotto dagli spagnoli sin dal 1546 e che la sua vendita fusubito opportunamente regolamentata in modo da evitare abusi,ma anche per impinguare, attraverso le relative gabelle, le casse delSenato palermitano2. nel 1770, il viaggiatore inglese PatryckBrydone scrisse “quando il caldo è violento non trovo vi sia nulladi meglio per ritemprare lo spirito che un gelato o un bel sorsod’acqua ghiacciata; non soltanto per la sensazione di frescura cheproduce, ma perché come un bagno freddo stringe subitaneamentelo stomaco e tonifica i nervi. È strano che questa raffinatezza […]sia tuttora così trascurata in Inghilterra”3. Come accennato, lenostre conoscenze sulle neviere, e sul consumo della neve,aumentano in maniera considerevole dalla fine del xVI secolo,quando fu istituita la gabella della neve, cioè la tassa, spettante alSenato di Palermo, sul commercio della neve in città e in tutto ilsuo territorio. In tal modo, ogni anno chi si era aggiudicato ilcommercio della neve si assumeva anche l’onere di provvedere allasua raccolta, conservazione, trasporto dalle neviere delle Madonieai caricatori di Campofelice di Roccella o di Termini Imerese fino aPalermo e vendita in particolari botteghe della città. Le nevieredovevano essere controllate e sistemate ogni anno, nei primi mesidell’inverno, con la manutenzione da eseguirsi alle pareti e il lororivestimento di paglia, mentre dal mese di gennaio, secondo le

Architetture per conservare la neve:

dalle Madonie a villa CattolicaRosario Scaduto

1. In generale sulle neviere delleMadonie L. RoMAnA, Neviere e nevaiolila conserva e il commercio della neve nellaSicilia centro-occidentale (1500-1900), enteParco delle Madonie, Palermo 2007.

Questo saggio nasce dal desiderio dicontribuire alla conoscenza delterritorio delle Madonie, tanto caro aMichele Argentino, che ne indagò, conprofondo amore e acutezza i suoivalori storico-ambientali e, in generale,culturali e sociali. Sono certo chepiacevole e formativa sarebbe stata ladiscussione, come accadeva ogni voltache incontravo Michele, sul tema dame presentato. ed è anche per questoche la sua assenza è oggi cosìdolorosa, ma il ricordo delle gradevoliconversazioni contribuisce a lenire ilpeso della sua mancanza.

2. F. PARuTA, n. PALMeRIno, G. DI

MARzo (a cura di), I diari della città diPalermo, manoscritto BibliotecaComunale di Palermo, Palermo 1869.

3. P. BRyDone, A tour through Sicily andMalta in a series of letters to WilliamBeckford Esq. Of somerly in Suffolk; fromP. Brydone, F.R.S.; trad. it.: V. FRoSInI ,Viaggio in Sicilia e Malta, Milano 1968.

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La conservazione e il commercio della neve nei secoli xvi e xviii.Sulla capacità di conservare la neve nelle Madonie, a metà delSettecento, lo storico Vito Amico affermava che “è noto poiché igiochi e i fianchi, non solo nel rigido verno o nella primavera onell’autunno, ma anche nella està sono coperti di molta neve,perché nei luoghi scoscesi e cavernosi sotto la sferza del soleperdura il denso ghiaccio per moltissimi anni”4. In particolare èrisaputo, che la neve era conservata nelle “montagne dei Reali censie Busammara [Busambra] come ancora montagne di Madonia”5,“nelli fossi della montagna nominata della Battaglia nel territoriodella città di Polizzi”6 o, per esempio, “nel Piano della Principessa ein tante altre località. La neve, prelevata dalle fosse, compattata etagliata a blocchi, parallelepipedi di 0,40x0,50x1,10 mt, del peso diun cantaro, cioè 79,30 kg circa, era impagliata e avvolta con reti dicanapa e caricata su muli o asini. Dalle neviere, i numerosi“bordonai” [trasportatori] attraverso i sentieri delle Madonie,portavano due blocchi di neve per animale da soma, nel più brevetempo possibile, e mai nelle ore soleggiate del giorno, fino alcaricatoio di Roccella o di Termine Imerese. In particolare, nel 1715,i gabellotti Francesco Sitajolo e Sebastiano Catalano, che si eranoaggiudicati la gabella della neve, dovevano far arrivare al porto diTermini Imerese i blocchi di ghiaccio e imbarcarli per farli giungereal porto di Palermo. In ogni barca, come da contratto, dovevanoessere caricati 16 blocchi di ghiaccio. Si ritiene che il suddetto limitedi carico dipendesse dal fatto che la nave carica doveva raggiungerePalermo nel più breve tempo possibile, per evitare che la neve sisciogliesse. Chiaramente il trasporto via mare della neve era il più

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precipitazioni nevose, si cominciava ad ammassare e compattare laneve nelle parecchie stesse fosse, distribuite in tutto il territoriodelle Madonie. Appena riempite e ben compattate, le fosse eranocoperte, per evitare che il vento, la pioggia e il sole sciogliesse illoro prezioso contenuto, con strati di paglia, a loro volta protettecon fascine di frasche di ampelodesmo o ramaglia.

4. V. AMICo, Lexicon TopographicumSiculum, Palermo 1757 in G. DI MARzo,Dizionario Topografico di Sicilia, Palermo1858, pag. 194.5 Archivio di Stato di Palermo, not. G.PoRTARI, vol. 2.765, ff.. 288-289 (5.1.1715).6 ASPA, not. G. PoRTARI, vol. 2.765, f.538 (27.8.1715).

Neviera sul Monte della Pizzuta, in«Meteo» Palermo, 2013.Madonie, trasporto dalle neviere dicarichi di blocchi di neve, prima metàdel xx sec.

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7. ASPA, not G. PoRTARI, vol. 2.765, f.478 (16.7.1715).8. ASPA, not F. LIonTI, vol. 5.422, f. 347,27.7.1722.9. ASPA, Corporazione Religiose soppresse,S. Domenico, vol. 593, f. 232, (1712-1718).10. ASPA, Corporazione Religiose soppresse,S. Domenico, vol. 594, f. 232 (1719-1723).11. ASPA, Corporazione Religiose soppresse,S. Domenico, vol. 66, f. 232 (8.1717).

Villa Cattolica a Bagheria, foto delfronte principale e pianta del pianoterra del complesso: nel parterre, aovest, si nota la cisterna e la fossaipogea. (R. Scaduto, 2005)

economico e veloce, ma alle volte, a causa delle cattive condizioniatmosferiche, occorreva trasportala via terra con carri trainati dabuoi. una volta giunta la neve a Palermo, era portata nei depositidella neve della città, posti all’interno del complesso dello Spasimo.Dai depositi, la neve era distribuita nelle diverse botteghe peressere venduta a cantari di squaglio e taglio di neve. I venditori dellaneve, cioè i “nivalori” erano obbligati a comprare la stessa solo dachi deteneva la gabella, come, nel 1715, ad esempio per contrattofra il citato “Sebastiano Catalano e Giuseppe Scala per la suabottega exnte in frontespitio del Ven.le Convento di S. nicolòTolentino di questa città”7. Si può ipotizzare che “li botti quattro disucco di limone posto in Palermo” e di succo di arance provenientidal “luogo grande alla Rocca”8, venduti a Palermo nel luglio del1722, dovevano essere utilizzati per la preparazione di sorbetti conl’indispensabile neve. Per esempio, sul valore che possedeva la nevedelle Madonie, basti considerare che, nel 1719, nel “Real Conventodi S. Domenico” di Palermo, i frati nel solo mese di agostospendessero l’enorme somma di 9 onze, 29 tarì e 6 grani9, mentreper “cocina”, cioè per vitto 27 onze e 7 grani e per “infermaria” 8onze e 12 grani e 6 tarì10. I dati si commentano da soli: si spendevadi più per l’acquisto della neve che per i frati ammalati.

La “fossa della neve” di villa Cattolica a Bagheria.non vi era, in aggiunta naturalmente ai depositi e alle botteghedella neve, palazzo, convento di città o villa nelle campagne diPalermo che non possedesse la sua “fossa della neve”, un ambienteappositamente destinato alla conservazione della neve acquistatadalle botteghe dei “nivalori”. Per esempio, a Palermo, nel conventodi San Domenico, come accennato, ne esisteva una che, nell’agostodel 1717, fu pulita e sistemata per accogliere altra neve: “tarì sette adue uomini e cinque picciotti per annettare e sterrare la fossa dellaneve”11.La neve per le ville suburbane di Palermo, come quelle di Bagheria,era acquistata a Palermo e consegnata nelle ville, per essereconservata in apposite architetture, in attesa di essere preparata econsumata. Se la cisterna per la raccolta dell’acqua e, a volte, ilpozzo per l’approvvigionamento idrico sia per le abitazioni enell’agro per la coltivazione dei fondi agricoli erano una costantedei servizi presenti nei luoghi dove risiedevano persone, fino alladata dell’invenzione dei moderni apparecchi per la produzione dibasse temperature, la “fossa della neve” era ricorrente in quasi tuttele residenze delle persone agiate, religiosi inclusi. A Bagheria, oltrealla fossa di villa Cattolica, è documentata una “fossa della neve”all’interno di villa Branciforti Butera. Villa Cattolica nasce dalletrasformazioni, completate fra il 1734 e il 1736 ed eseguite su unapreesistente masseria fortificata, da Francesco Bonanno e delBosco (1675-1739), principe di Cattolica. Se nota risulta lacommittenza della villa, sconosciuto, invece, risulta essere ilprogettista o i progettisti di questi interventi che trasformaronoun’antica masseria con torre in una residenza per la villeggiaturadel potente vicario del viceré di Sicilia Francesco Bonanno e delBosco. Villa Cattolica si presenta con un corpo di fabbrica centraleparallelepipedo posto su una leggera sommità, caratterizzato daquattro corpi ubicati ai quattro vertici e raccordati, a due a due, daaltrettante esedre. una contiene la doppia simmetrica scala d’onoreesterna, l’altra, opposta alla prima, contiene il vasto terrazzo del

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piano nobile, dal quale si ammirava il panorama sul mare d’Aspra edel golfo di Palermo. Se il corpo di fabbrica centrale di villaCattolica, costituito da tre piani fuori terra, è la testa del complessoresidenziale le fa da corona il recinto quadrilobato dei corpi bassi,contenenti la cappella di corte, gli ex magazzini del vino, la scuderiae la paglialora, i depositi delle derrate alimentari e le abitazioni delcappellano e della numerosa servitù12. nel complessomonumentale di villa Cattolica, la cisterna per la raccolta delleacque piovane e la “fossa della neve” formano un unico manufattoarchitettonico ipogeo. In particolare la cisterna per la riserva idricaè posta nel parterre occidentale, a confine con il cancello di ferro,costituente l’ingresso principale alla stessa villa.

12. Su villa Cattolica cfr. R. SCADuTo,Villa Cattolica dalla conservazione al museoRenato Guttuso Un esempio di restauro enuova destinazione di un bene architettonicodi Sicilia, in D. FAVATeLLA Lo CASCIo (acura di), Museo Guttuso, Bagheria 2005,pp. 215-254.

La cisterna, formata da una struttura portante in muratura diblocchi squadrati di pietra d’Aspra legati con strati di malta di calcee cocciopesto, è di forma rettangolare, avente i lati interni chemisurano rispettivamente 7,00x11,03 mt. Al centro del rettangoloappena descritto, sorgono due pilastri di base quadrata di lato 1,05mt, con un’altezza pari a 6,10 mt. Sui pilastri e sulle pareti poggiauna volta a crociera di copertura della vasca, al cui centro è un foro,da dove si attingeva l’acqua. L’interno della cisterna è ricoperto dastrati di malta di cocciopesto, le cui capacità d’impermeabilità eranonote fin dall’Antichità. Dal rilievo è risultato che lo spessore deimuri della cisterna è di 1,05 mt. L’approvvigionamento idrico allacisterna avveniva tramite il “cattosato della brusca del secretto”13,cioè di embrici di terracotta collocati dietro il muro d’attico dei variedifici che compongono la villa. Infatti, attraverso i pluviali,anch’essi di terracotta, che raccoglievano l’acqua piovanaproveniente dalle falde delle coperture sia del corpo centrale difabbrica che dei corpi bassi, si riempiva la cisterna della villa.

13. ASPA, not. A.G. BRuno, vol. 6213, f.63 (22.5.1736).

Schema dello spaccato assonometricodella cisterna e “fossa della neve”ipogea di villa Cattolica. (V. Sapia,2013).Parterre ovest, accesso alla “fossa dellaneve”, 2013.Scala di accesso all’ambiente superioredella “fossa della neve”, 2013.

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14. G. MonTAnA, R. SCADuTo, La pietrad’Aspra Storia ed utilizzo Il recupero delleville barocche di Bagheria, Palermo 1999.

In aderenza al lato settentrionale della cisterna è ubicata la “fossadella neve”, anch’essa ipogea, alla quale si giunge attraverso unascala, con gradini in parte scoperti, e in parte coperti da una volta abotte, realizzata, come tutta la fossa, da conci squadrati di pietrad’Aspra14, legati con strati di malta di calce e cocciopesto. La “fossa della neve” di villa Cattolica è di forma rettangolare dalledimensioni di 11,05 x 3,05 mt e un’altezza di 4,15 mt. Detto ambiente, unito alla cisterna, forma un quadrato con il latodi 11,05 mt. Alla “fossa della neve” si accede dal pianerottolo,attraverso un vano porta, nei cui stipiti restano i fori degliancoraggi di una porta. Al centro del pavimento (posto a quota -5,65 mt dal terreno), costituito oggi da terra battuta, è un foro dalquale si può accedere a un altro ambiente posto al di sotto di quelloappena descritto, coperto da una volta a botte, avente la massimaaltezza pari a 1,65 mt. Quest’ultimo ambiente ipogeo (posto aquota -7,55 mt dal terreno) costituiva la “fossa della neve” vera epropria della villa. Di fatto, siamo alla presenza di un’architetturaipogea coibentata e opportunamente ventilata. Infatti, damisurazioni della temperatura all’esterno, nel parterre ovest, dellavilla, e nel fondo della fossa vera e propria, risulta in quest’ultimauna escursione termica pari a 4-5 gradi in meno. Inoltre, nella parete sud/ovest dell’ambiente rettangolaresovrastante alla fossa, posto a quota -5,65 mt, rispetto alla quota delterreno del giardino, sono presenti delle tracce di canalizzazione perla ventilazione naturale. Dette canalizzazione sono, con moltaprobabilità, collegate alla cisterna idrica e dunque al foro del pozzo.Pertanto, la temperatura più bassa rispetto all’esterno era assicuratanella “fossa della neve”, oltre che dalla coibentazione dovuta allastruttura muraria, anche da dette canalizzazioni.

Per conservare le neviere delle Madonie.Le neviere esistenti ancora oggi nelle montagne delle Madoniecostituiscono un patrimonio da tutelare e conservare per la nostragenerazione, ma soprattutto per le generazioni che si seguiranno,così come indicato dai principi espressi nella vigente Carta delRestauro di Venezia (1964). In particolare nell’articolo 1 si affermache la “nozione di monumento storico comprende tanto lacreazione architettonica isolata quanto l’ambiente urbano epaesistico che costituisca la testimonianza di una civiltà particolare,di una evoluzione significativa o di un avvenimento storico. Questa nozione si applica non solo alle grandi opere ma anche alleopere modeste, che con il tempo, abbiano acquisito un significatoculturale”15. Senza dubbio, le “fosse della neve” madonite formanoun sistema frutto del dialogo fra il paesaggio, l’opera dell’uomo e iltrascorrere del tempo. La conservazione delle neviere delleMadonie è possibile solo attraverso un rigoroso processo diconoscenza. occorre anzitutto affermare che senza il lororiconoscimento è impossibile ipotizzare qualsiasi forma disalvaguardia e di restauro, operazioni che mirano alla conservazionedel dato materiale pervenutoci. In tal senso l’attività di ricercaportata avanti dall’ente Parco delle Madonie è veramente lodevole,e necessita di essere approfondita, partendo dal recente lavoro dellostudioso Luigi Romana, che ha anche individuato una serie di criteriper riconoscere, fra i deboli segni ancora oggi esistenti, le “fossedella neve” delle Madonie e non solo16. Ancora Romana pubblicaun dettagliato rilevamento e classificazione delle neviere madonite,

16. Sui parametri per individuare leneviere cfr. L. RoMAnA, cit., pagg. 146-147

15. G. CARBonARA, Avvicinamento alrestauro. Teoria, storia, monumenti, napoli1997, pag. 659.

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con la loro posizione altimetrica, la localizzazione, per mezzo dellalatitudine e longitudine e le dimensioni. Il numero delle “fosse dellaneve” delle Madonie in questo primo censimento, del 2007,ammonta a ben 57 siti. una volta riconosciuto il valoredocumentale e dunque culturale, il restauro delle neviere non puòche seguire i criteri generali validi per i monumenti-documenti delleciviltà del passato. La conservazione di dette testimonianze dellacultura delle popolazioni delle Madonie si deve attuare medianteuna serie di azioni coordinate e miranti al mantenimento di quantopiù possibile della sopravvissuta materialità. Si restaura la materiadell’opera d’arte, nel nostro caso la materia è rappresentata dai restidei muri a secco che un tempo costituivano i bordi delle neviere.Pertanto oggi gli interventi di restauro si devono concentrare sudette strutture murarie, considerate quali resti archeologici,testimonianze, che però continuano a vivere e a dialogare conl’ambiente naturale, ma del quale subiscono il lento e inesorabiledegrado. La conservazione delle neviere non può essere attuatasenza la loro conoscenza, ma una volta conosciute o meglioriconosciute, occorre tutelarle, conservarle e farle conoscereattraverso la fruizione del Parco delle Madonie. In questo senso un percorso dedicato fra le neviere è certamenteutile, così com’è fondamentale incrementare la cartellonisticadidattica sulle neviere stesse e sull’importanza della neve madonitanel passato e sul sistema di conservazione e vendita.

Per conservare e fruire la “fossa della neve” di villa Cattolicaa Bagheria.Il complesso monumentale di villa Cattolica, dal 1973, ospita ilmuseo intestato al maestro, nativo di Bagheria, Renato Guttuso chedonò un’importante collezione di sue opere. All’inizio, la collezionefu esposta in alcune sale del piano nobile, del corpo di fabbricaprincipale della villa, in seguito tutto il complesso fu destinato aospitare un organico museo d’arte contemporanea. Le collezionipermanenti furono esposte nel corpo centrale di villa Cattolica,mentre i corpi bassi furono destinati ad accogliere le varie sezionidel museo. nel corso della sistemazione dei parterre di villaCattolica fu individuata la grande cisterna ipogea e il limitrofoambiente sotterraneo, in seguito identificato quale “fossa dellaneve” della villa. Dopo i lavori di pulitura della cisterna, accertate lebuone condizioni di conservazione, è stata ripristinata la suaoriginaria funzione: riserva idrica di villa Cattolica. Invece, nellafossa i degradi derivavano principalmente dalle infiltrazioni d’acquapiovana. eseguiti i necessari interventi di restauro, siamointervenuti nella scala di accesso alla fossa. Questa si presentavacon molte delle pedate corrose e irregolari. L’intervento sulla scalaha previsto la sistemazione di lastre di lamiera grecata che avvolgeparte dei gradini. A questa soluzione, che si presenta come minimointervento, notevolmente riconoscibile e soprattutto reversibile, èstato aggiunto un semplice doppio corrimano. Per rendere fruibilela fossa di villa Cattolica si è realizzato anche l’impiantod’illuminazione. Alcuni anni fa l’artista Croce Taravella, nativo diPolizzi, dunque delle Madonie, ha immaginato l’ambiente ipogeo divilla Cattolica quale dimora-tomba del suo Grande Guerriero (2004) eproprio al suo interno ha deposto o ritrovato la sua grande recenteinstallazione17. Con l’opera di Taravella, l’ambiente dove siconservava la neve è rimasto visibile, mentre allo stesso è stata

17. Su Taravella cfr. e. DI STeFAno (acura di), Croce Taravella++, catalogomostra Croce Taravella ++, villa CattolicaMuseo Guttuso, Bagheria 2004. Sulla collocazione dell’opera diTaravella cfr. R. SCADuTo, V. SAPIA, Daambiente per conservare il freddo adambiente per conservare ed esibire l’artecontemporanea: la “fossa della neve” di villaCattolica a Bagheria (Sicilia), in atti delcongresso internazionale “The cultureof the restoration and enhancement.Issues and problems for ainternational route of knowledge”, 21-23 giugno, 2013, Madrid, atti in cds.

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attribuita una nuova funzione, senza che nulla sia stato modificatoillegittimamente o menomato della sua autenticità stratificata.Terminati i lavori di restauro e per il riuso della fossa è statocollocato, al suo ingresso, un poster didattico che illustra l’ambientee l’opera di Croce Taravella.

18. M. ARGenTIno, Nel Parco, enteParco delle Madonie, Palermo 1992.

Le neviere delle Madonie si rilegano alla fossa di villa Cattolicaattraverso un atto culturale: il restauro che ne permette laconoscenza e la conservazione e la sua nuova destinazione adimora dell’opera dell’artista Taravella. Le neviere delle Madonie,riconosciute, tutelate, conservate e fruite possono continuare atrasmettere valori, a indicare percorsi virtuosi possibili che leganocultura, antichi mestieri e cibi speciali. Tante altre sono oggi leattività che hanno nel territorio delle Madonie la loro generazione eil loro sviluppo. Sono sempre attività artigianali molto specializzate,fortemente ancorate ai prodotti del paesaggio e sono cibi dialtissima qualità. Alla fine del xx secolo Michele Argentino,riflettendo su questo territorio aveva scritto: “La massicciapresenza del bosco, rifugio sicuro e vitale, e ancora fonteinesauribile di sussistenza economica, ha aggregato centri urbaniche in questa presenza, sulle vie necessarie di attraversamento tra ilmonte il piano e il mare hanno fondato la ragione della loroesistenza, ha determinato nel tempo il sorgere di collegamenti einterrelazioni, di integrazioni e finalizzazioni funzionali delle partiche fanno emergere, ora un modello di possibile specializzazionesecondo schemi in cui l’economia si è sempre correlata a unaproduzione culturale”18. In definitiva dal rapporto fecondo uomoambiente può nascere e svilupparsi un nuovo, equilibrato,sostenibile sviluppo. Quanto già accaduto dimostra che la stradaindicata, con intuito, da Michele Argentino è ancora oggi valida erappresenta, visti i risultati, un sicuro possibile percorso che aiuta amigliorarsi conservando i valori culturali espressi nel territorio,vissuto come stimolo, non come luogo della rapina, ma dellafertilità culturale continuamente vissuta.

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€ 20,00 ISBn 978-88-98546-03-9

Madonie, Madonie è untesto che incrociadiversi punti di vistateorico- progettuali suun territorio - ilcomprensorio delParco delle Madonie -che esprime un habitatcaratterizzato da unintenso e storicizzatorapporto tra ambientenaturale e processi diantropizzazione; unterritorio dall’identitàforte e debolecontemporaneamente,perché accanto a unaprecisa fisonomiapaesaggistica, alladiffusione ditestimonianze di unacultura materiale riccae stratificata, allavitalità di molte dellecomunità locali vi simanifestano, oggi,palesi difficoltànell’attivazione dinuove linee disviluppo socio-economico eproduttivo tali davalorizzarne eriattivarne le moltequalità e peculiarità. Questa riflessione apiù voci su temi eproblemi delcomprensoriomadonita è stataavviata dalla riletturadi un corpus di disegniprodotti in occasionedel Censimento delpatrimoniotradizionale fisso delleMadonie,commissionatodall’ente Parco delleMadonie e curato daMichele Argentino: unricco repertorio didisegni e annotazionisulla culturaarchitettonica emateriale delleMadonie chetestimonial’irreversibilità di unprocesso ditrasformazione dimodi di vita, diproduzione e dellerelative forme diinsediamento.

MARCeLLA APRILe, natanel 1947, è professoreordinario ICAR 15;insegna Arte dei giardini earchitettura del paesaggio nelCLM4 in Architettura aPalermo.

M. ISABeLLA VeSCo, natanel 1949, è professoreassociato ICAR 16;insegna Architettura degliinterni nel CLM4 inArchitettura a Palermo.

DARIo RuSSo, nato nel1972, è ricercatoreconfermato ICAR 13;insegna Teoria e storia deldisegno industriale nel CL inDisegno industriale aPalermo.

GAeTAno LICATA, natonel 1967, è professoreassociato ICAR 14;insegna Progettazionearchitettonica nel CLM4in Architettura aPalermo.

RenATA PReSCIA, nata nel1960, è ricercatoreconfermato ICAR 19;insegna Restauro deimonumenti nel CLM4 inArchitettura a Palermo.

RoSARIo SCADuTo, natonel 1959, è ricercatoreconfermato ICAR 19;insegna Restauro deimonumenti nel CLM4 inArchitettura adAgrigento.

C. AnnA CATAnIA, natanel 1965, è PhD in DisegnoIndustriale Arti Figurative eApplicate; è docente acontratto nel CL inDisegno industriale aPalermo.

VIVIAnA TRAPAnI, natanel 1956, è professoreassociato ICAR 13;insegna Disegno Industrialenel CL in DisegnoIndustriale a Palermo.

RoBeRTo CoLLoVà, natonel 1943, è professoreordinario ICAR 14.

MARIeLLA LA GuIDARA,nata nel 1958, è architettoprofessionista.

ISABeLLA FeRA, nata nel1976, è PhD inProgettazione Architettonicae titolare di assegno diricerca presso ilDipartimento diArchitettura.

AnGeLo PAnTInA, natonel 1951, è ricercatoreconfermato ICAR 13;insegna Disegno Industrialenel CL in DisegnoIndustriale a Palermo.

BeneDeTTo InzeRILLo,nato nel 1964, è PhD inDisegno Industriale ArtiFigurative e Applicate; èdocente a contratto nelCL in Disegno industrialea Palermo.

FRAnCeSCo ToMASeLLI,nato nel 1953, èprofessore ordinarioICAR 19; insegna Restaurodei monumenti nel CLM4 inArchitettura adAgrigento.

G. MASSIMo

VenTIMIGLIA, nato nel1976, è ricercatoreconfermato ICAR 19;insegna Restauro deimonumenti nel CLM4 inArchitettura a Palermo.