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Rivista periodica dell’Associazione “Nuova Cîteaux” Anno III - n. 4 - 2013 Vita Nostra Vita Nostra - Anno III - n. 4 - 2013

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Rivista periodica dell’Associazione “Nuova Cîteaux”

Anno III - n. 4 - 2013

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Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 2, DCB Firenze. In caso di mancato recapito inviare a Firenze CMP per la re-stituzione al mittente previo pagamento resi.

ISSN 2280-9805

IndIce

Editoriale - Anno della Fede

Dossier evangelizzazione

1.1 Meditazione al Sinodo dei Vescovi, Benedetto XVI 61.2 Vita consacrata ed evangelizzazione, dom Eamon Fitzgerald, Ab.Gen. OCSO 11 1.3 Una via per vivere oggi la Regola, madre Cristiana Piccardo, OCSO 181.4 I monachesimi orientale e occidentale, padre Fiorenzo Reati, OFM 26

Formazione

2.1 La comunità, luogo di formazione, dom Mauro Giuseppe Lepori, Ab.Gen. OCist 322.2 L’obbedienza adulta, dom Vladimir Gaudrat, Abate di Lérins, OCist 402.3 Educare all’obbedienza, madre Rosaria Spreafico, Badessa di Vitorchiano, OCSO 462.4 I candidati, madre Lucia Tartata, Priora di Naší Paní, OCSO 53

Evangelizzatori Testimoni

3.1 Relazione al Sinodo, padre Pierdomenico Volpi, Casamari, Postulatore, OCist 61 3.2 Madre Maria Evangelista, suor Maria Francesca Righi, Valserena, OCSO 663.3 Ildegarda “prophetissa teutonica”, suor Patrizia Girolami, Valserena, OCSO 74

Cronache

4.1 Viaggio in Repubblica Ceca, Fr. Thomas Georgeon, Segretario Ab.Gen. OCSO 874.2 Cronaca da Nový Dvůr, Dom Samuel Lauras, Abate di Nový Dvůr, OCSO 914.3 Cronaca da Naší Paní, la dedicazione della Chiesa 944.4 Cronaca dagli Stati Uniti, Fr. Oliveto Gerardin, Maylis, OSB OLIV 994.5 Professione solenne al monastero di S. Maria Madre della Chiesa 1064.6 Professione solenne al monastero di Santa Maria a Ripa 1074.7 Cronaca da Cortona 108

Segnalazione di libri 110

Vita Nostra

Viviamo un momento della Chiesa forte-

mente misterioso e doloroso, che mai ci saremmo aspettate né augurate di vivere: le di-missioni del Santo Padre. Una circostanza che, soprattutto dopo Giovanni Paolo II, ci sa-rebbe parsa impossibile e che, in mezzo al clamore del mon-do, ci riempie di silenzio.

Un silenzio di dolore e preghiera, un silenzio di ascol-to. La prima cosa che possia-

mo dire, al di là della pacatezza dell’annuncio: se un Papa ci dice che il Santo Padre può andare fino alla fine sia pure nella malattia e nell’impotenza, e se il Papa seguente ci dice che si può interrompere nella debolezza, sia pure an-cora sana, questo significa che non solo le persone sono diverse, ma anche le circostanze lo sono. Crediamo che lo stesso Spirito Santo abbia ispirato le due diverse decisioni. E questo vuol dire che la circostanza è grave.

La seconda cosa: Questo è stato ed è ancora il Papa di Benedetto, il Papa che ha voluto chiamarsi Benedetto, il Papa dei Benedettini. La preghiera per il Santo Padre e il silenzio siano l’orizzonte e l’ambito della nostra Quaresima. L’offerta concreta e quotidiana per quello che Santa Caterina chiamava il dolce Cristo in terra, dia il significato storico al nostro camminare nella passione di Cristo, verso la sua morte e risurrezione.

Ci sarà dato un altro Papa; preghiamo per lui. Ma non sarà questo, il nostro inimitabile Benedetto, che ci ha nutriti così perfettamente e splendidamente, che è stato così nostro. Se fossimo in altri tempi e avessimo la virtù della pe-nitenza e del digiuno, sarebbe il momento di piangere, digiunare e flagellarci. Abbiamo invece il dono prezioso delle altre pratiche tradizionali benedettine che tanto il nostro Papa ama, la parola di Dio e gli strumenti dell’osservanza monastica.

Omaggio al Santo Padre Benedetto XVI

Siamo nell’anno della fede da lui indetto. Io vorrei riconsegnarvi per questa Quaresima la grande parola che lui stesso ci consegna: il messaggio del Santo Padre Benedetto per la Quaresima dell’anno della fede è sul rapporto fra fede e carità: è sull’amore. E’ la stessa parola che ci aveva consegnato nella sua prima enciclica: perciò oggi acquista il valore di un testamento. Ne rileggeremo la prima parte, i numeri 1 e 2, oggi, consumando il nostro pane, e questa stessa parte vi sarà consegnata assieme al libro di lettura.

Già prima di tutto questo avevo in animo di consegnarvi, come strumento particolare di quaresima, la carità, l’amore fraterno; anche perciò il messaggio mi ha tanto colpito.

Io credo che se vogliamo essere fedeli a questo grande Papa dobbiamo ri-prendere in mano con più decisione questo, che non è solo uno strumento: è il fine di tutto, è Dio stesso; ma è anche uno strumento, il più grande, della nostra quotidiana battaglia monastica.

Md. Monica della Volpedal Capitolo del Mercoledì delle Ceneri

Parole del Santo Padre Benedetto XVI sul carisma benedettino cistercense tratte dal suo discorso

in occasione della visita all’Abbazia di Heiligenkreuz

Domenica, 9 settembre 2007OraCon piacere, … sono venuto anche nell’Abbazia di Heiligenkreuz, … il

più antico monastero cistercense del mondo restato attivo senza interruzione. Ho voluto venire a questo luogo ricco di storia, per attirare l'attenzione alla direttiva fondamentale di san Benedetto, secondo la cui Regula vivono anche i cistercensi. Benedetto dispone concisamente di "non anteporre nulla al divino Officio". Per questo in un monastero di impostazione benedettina, le lodi di Dio, che i monaci celebrano come solenne preghiera corale, hanno sempre la priorità. Certo - e grazie a Dio! -, non sono solo i monaci che pregano; anche altre persone pregano: bambini, giovani e anziani, uomini e donne, persone sposate e nubili - ogni cristiano prega, o almeno dovrebbe farlo! Nella vita dei monaci, tuttavia, la preghiera ha una speciale importanza: è il centro del loro

compito professionale. Essi, infatti, esercitano la professione dell'orante… Una tale preghiera senza scopo specifico, che vuol essere puro ser-vizio divino viene perciò chiamata con ragione "officium". È il "servizio" per eccellenza, il "ser-vizio sacro" dei monaci. Esso è offerto al Dio trinitario che, al di sopra di tutto, è degno "di ricevere la gloria, l'onore e la potenza" (Ap 4,11), perché ha creato il mondo in modo meraviglioso e in modo ancora più meraviglioso l'ha rinnova-to. Allo stesso tempo, l'officium dei consacrati è anche un servizio sacro agli uomini e una testi-monianza per loro. Ogni uomo porta nell'inti-mo del suo cuore, consapevolmente o in modo inconscio, la nostalgia di un definitivo appaga-mento, della massima felicità, quindi in fondo di

Dio. … La nostra luce, la nostra verità, la nostra meta, il nostro appagamento, la nostra vita - tutto ciò non è una dottrina religiosa, ma una Persona: Gesù Cristo. Molto al di là delle nostre capacità di cercare e di desiderare Dio, siamo già prima stati cercati e desiderati, anzi, trovati e redenti da Lui! Lo sguardo de-gli uomini di ogni tempo e popolo, di tutte le filosofie, le religioni e le culture incontra infine gli occhi spalancati del Figlio di Dio crocifisso e risorto; il suo cuore aperto è la pienezza dell'amore. Gli occhi di Cristo sono lo sguardo del Dio che ama. L'immagine del Crocifisso sopra l'altare, il cui originale romano si trova nel Duomo di Sarzano, mostra che questo sguardo si volge ad ogni uomo. Il Signore, infatti, guarda nel cuore di ciascuno di noi. 

LaboraIl nocciolo del monachesimo è l'adorazione - il vivere alla maniera degli

angeli. Essendo, tuttavia, i monaci uomini con carne e sangue su questa terra, san Benedetto all'imperativo centrale dell'"ora” ne ha aggiunto un secondo: il “labora". Secondo il concetto di san Benedetto come anche di san Bernardo, una parte della vita monastica, insieme alla preghiera, è anche il lavoro, la colti-vazione della terra in conformità alla volontà del Creatore. Così in tutti i secoli i monaci, partendo dal loro sguardo rivolto a Dio, hanno reso la terra vivibile e bella. La salvaguardia e il risanamento della creazione provenivano proprio dal loro guardare a Dio. Nel ritmo dell'ora et labora la comunità dei consacrati dà testimonianza di quel Dio che in Gesù Cristo ci guarda, e uomo e mondo, guardati da Lui, diventano buoni. 

LegeLa mia visita, infine, è rivolta all'Accademia ormai Pontificia che si trova nel

205o anniversario della sua fondazione e che, nel suo stato nuovo, dall'Abate

ha ricevuto il nome aggiuntivo dell'attuale successore di Pietro. Per quanto sia importante l'integrazione della disciplina teologica nell'universitas  del sapere mediante le facoltà teologiche cattoliche nelle università statali, è tuttavia altret-tanto importante che ci siano luoghi di studi così profilati come il vostro, dove è possibile un legame approfondito tra teologia scientifica e spiritualità vissuta. …Il padre dell'Ordine cistercense, san Bernardo, a suo tempo ha lottato contro il distacco di una razionalità oggettivante dalla corrente della spiritualità eccle-siale. La nostra situazione oggi, pur diversa, ha però anche notevoli somiglianze. Nell'ansia di ottenere il riconoscimento di rigorosa scientificità nel senso mo-derno, la teologia può perdere il respiro della fede. Ma come una liturgia che dimentica lo sguardo a Dio è, come tale, al lumicino, così anche una teologia che non respira più nello spazio della fede, cessa di essere teologia; finisce per ridursi ad una serie di discipline più o meno collegate tra di loro. Dove invece si pratica una "teologia in ginocchio", come richiedeva Hans Urs von Balthasar, non mancherà la fecondità per la Chiesa in Austria ed anche oltre.

Maria… San Leopoldo d'Austria - l'abbiamo sentito poc'anzi - su consiglio del

figlio, il beato Vescovo Otto di Frisinga che fu mio predecessore sulla sede vescovile di Frisinga (in Frisinga si celebra oggi la sua festa), fondò nel 1133 la vostra abbazia, dandole il nome di "Unsere Liebe Frau zum Heiligen Kreuz" - Nostra Signora della Santa Croce. Questo monastero non è dedicato alla Ma-donna solo tradizionalmente - come tutti i monasteri cistercensi -, ma qui arde il fuoco mariano di un san Bernardo di Chiaravalle. Bernardo che, insieme a 30 compagni entrò nel monastero, è una specie di Patrono delle chiamate spi-rituali. Forse aveva un ascendente così entusiasmante ed incoraggiante su molti giovani del suo tempo chiamati da Dio, perché era animato da una particolare devozione mariana. Dove c'è Maria, là c'è l'immagine primigenia della dona-zione totale e della sequela di Cristo. Dove c'è Maria, là c'è il soffio pentecosta-le dello Spirito Santo, là c'è l'avvio e un rinnovamento autentico. 

Da questo luogo mariano sulla Via Sacra auguro a tutti i luoghi spirituali in Austria fecondità e capacità di irraggiamento. Qui vorrei prima della mia partenza, come già a Mariazell, chiedere alla Madre di Dio ancora una volta di intercedere per tutta l'Austria. Con le parole di san Bernardo invito ciascuno a farsi davanti a Maria fiduciosamente "bambino", come lo ha fatto il Figlio stes-so di Dio. San Bernardo dice, e noi diciamo con lui: "Guarda la stella, invoca Maria Nei pericoli, nella angustie, nelle incertezze, pensa a Maria, invoca Ma-ria. Non s'allontani il suo nome dalla tua bocca, non si allontani dal tuo cuore Seguendo lei non ti smarrisci, pregando lei non ti disperi, pensando a lei non sbagli. Se lei ti tiene, non cadi; se lei ti protegge, non temi; se lei ti guida, non ti stanchi, se lei ti concede il suo favore, tu arrivi al tuo fine".

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Editoriale

Anno della fede

Mentre la celebrazione del millennio di Camaldoli volge al termine, la memoria storica ci pone davanti il più grande dei nostri dottori e

spirituali. Novecento anni fa, nel 1012-13 san Bernardo (1090-1153) entrava a Citeaux, portando in sé il germe di una messe sovrabbondante, seguito da cinque dei suoi fratelli e da una trentina di compagni. Così racconta Guglielmo di St.Thierry: Quel giorno, dunque, Bernardo confermò il proposito che aveva in cuore. E con le sue orecchie attente, udì la voce di Uno che diceva: Chi ascolta dica: Vieni ! (Ap 22,17) Da quel momento infatti, come un fuoco che incendia un bosco, e come le fiamme che bruciano i monti…così il fuoco che il Signore aveva acceso nel suo servo, volendo che ardesse, aggredisce innanzitutto i suoi fratelli, poi i parenti, gli amici, e tutti coloro per i quali poteva esserci una speranza di conversione1.

Duecento anni più tardi, in un'epoca di lotte fra le fazioni cittadine, Ber-nardo Tolomei  (1272-1348), per realizzare in modo più assoluto il proprio ideale cristiano ed ascetico, nel 1313, ormai quarantenne, insieme a due nobili senesi, allontanandosi da Siena, si ritirava nella solitudine di Accona, a circa 30 km. a sud-est della città. In quella regione Giovanni (che nel frattempo aveva assunto il nome di Bernardo, per venerazione nei confronti del santo Abate cistercense), insieme con i suoi compagni conduceva vita eremitica in alcune grotte scavate nel tufo. La vita penitente di questi laici eremiti era caratterizzata dalla preghiera, dalla lectio divina, dal lavoro manuale e dal silenzio. Altri com-pagni venuti da Siena, da Firenze e dalle regioni circostanti, si unirono presto a loro; il loro modello era la forma di vita degli Apostoli e dei primi monaci della Tebaide2. Da loro nascerà la Congregazione degli Olivetani.

Nel 1413 nasce a Bologna una santa poco conosciuta, Caterina de Vigri, fondatrice e prima Badessa del monastero delle clarisse del Corpus Domini a Bologna: è stata canonizzata da Papa Clemente XI il 22 maggio 1712. Questo 2012-2013 è anche un anno cateriniano, iniziato il 22 maggio 2012, nel terzo centenario della canonizzazione, per chiudersi l'8 settembre 2013, nel sesto centenario della nascita. Da più di cinquecento anni il corpo incorrotto di san-ta Caterina de Vigri, seduta come in vita, sorretta dalla sua sola spina dorsale, continua a sfidare le leggi della fisica e della chimica, attirando al Monastero 1 G. Di St. Thierry, Vita di san Bernardo, Opere II, Città Nuova, 1997.2 www.vatican.va, biografia.

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del Corpus Domini di Bologna pellegrini da tutto il mondo. Questa santa ci dà modo di sbirciare nella cultura e nella teologia del quattrocento. Parlo - dice Mons Biffi, allora Arcivescovo di Bologna - specificamente della cultura dell'Os-servanza che ha preservato l'Italia da una lettura parziale del Vangelo, e in defini-tiva ha prevenuto il Protestantesimo. Caterina vi ha avuto un grande influsso, per quanto segreto. Nei monasteri di clausura si sono intrecciate allora le fila del futuro. Se Bernardino da Siena ha avuto il compito di restaurare pubblicamente l'onore della Parola di Dio, i santi oranti e i mistici non furono da meno. Caterina, che considerava Bernardino "Il S. Paolo di S. Francesco", dal chiuso del suo Monastero ha diffuso la dottrina come di rado a una donna era stato in passato possibile3. I suoi dieci gradini di virtù, le sue sette armi spirituali e la sua scala dell'umiltà sono originali interpretazioni per il suo tempo della dottrina spirituale eredita-ta anche da san Bernardo il quale è abbondantemente presente nelle sue fonti. Così questa monaca clarissa si riferisce come a propria fonte alla tradizione mo-nastica più pura precedente a santa Chiara. A lei Papa Benedetto ha dedicato una catechesi. (29.12.2010)

Compiendo un salto di qualche secolo arriviamo al 1913. Il SOC (Sacro Or-dine Cistercense, attuale OCist) lavora a mettere a punto le Costituzioni, così come anche ha fatto l'OCR (Ordine Cistercense Riformato, attuale OCSO). Ma l'OCR vive un momento particolarmente rilevante e fecondo in cui possia-mo vedere riuniti i protagonisti del risveglio spirituale del primo Novecento; si tratta del ritiro dei Superiori a Cîteaux come preparazione immediata al capito-lo plenario del 1913, nell'anniversario dell'ingresso di san Bernardo a Cîteaux.

Il ritiro è predicato dal domenicano padre Lacomme sul tema Gesù Cristo e il suo regno. I superiori presenti, i grandi abati dell'inizio '900, lo arricchiscono con conferenze e suggerimenti pastorali. Per citare solo i più conosciuti: Dom Malet, Abate di S. Maria del Deserto, padre maestro di un futuro beato: Joseph Cassant, presenta il contenuto che formerà il suo libro La vie surnaturelle4. Dom Chautard riassume in otto verità la sua dottrina del primato della vita interiore, in relazione al regno di Cristo, e i mezzi per difenderla e accrescerla (cf. L'ame de tout apostolat)5. A Dom Léhodey è affidata la conferenza sul ruolo dei superiori secondo la Regola di san Benedetto, in relazione a Cristo. Il Rev. Hermans, Abate di Westmalle, tratta dell'importanza delle letture spirituali, mezzo per aumentare l'amore di Cristo6. Dom Bernard, Abate della Grande Trappe, svolge l'importanza della penitenza, nella Regola, nei Padri, nelle prove

3 Mons. Giacomo Biffi, Presentazione de I Sermoni, Ed. Barghigiani, Bologna, 1999.4 Compte – rendu de la retraite des Supérieurs à Cîteaux, 9-10-11 settembre 1913, Westmalle, 1914, pp. 7-8.5 Compte – rendu, id. pp. 8-16.6 Compte – rendu, id. pp. 47-56.

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della vita7. Dom Mauro, Abate della Consolazione in Cina, tratta del nostro apostolato fatto per mezzo del digiuno e della preghiera8. Come si vede tutte le conferenze hanno per scopo di mettere in rapporto gli aspetti fondamentali della vita secondo la Regola di san Benedetto, (preghiera, lectio, opus Dei, servi-zio dei superiori, studi) con la persona di Cristo e con il suo regno.

Dom Norbert Sauvage, Abate di Chimay presenta due conferenze del suo Padre Maestro, Dom Anselme, la prima sulla Regola di san Benedetto come manuale di vita spirituale e manuale di formazione del monaco, la seconda sulla formazione del monaco alla vita liturgica9; di ambedue si desiderava fare un manuale ad uso dei novizi come un vademecum pensato appositamente per la formazione; sicuramente insieme al Direttorio, per i primi cinquant'anni di storia dell'ordine, sono stati testi di formazione influenti. Non offrono esorta-zioni devote, ma una solida teologia che legge la Regola di san Benedetto come un manuale di vita spirituale e teologale e per questo come un libro di ascesi e, perché no, di mistica, infine come un manuale di formazione integrale.

Sempre nel 1913, il 10 maggio, moriva la Serva di Dio Benedetta Frey, monaca del monastero della Visitazione delle monache cistercensi in Viterbo, della quale è in corso la causa di beatificazione. Ai funerali partecipò una folla immensa assieme alle autorità della diocesi e dell'Ordine Cistercense. La salma fu sepolta nel cimitero di Viterbo, dal quale fu traslata 14 anni dopo e deposta in una piccola cappella attigua alla chiesa del monastero cistercense della Visi-tazione.

Con questo sguardo alla memoria storica il nostro cuore si riempie di grati-tudine e di stupore, ed è così più libero per guardare al futuro con speranza. Il futuro è indicato dagli eventi più prossimi o già realizzati o ancora da avvenire; questo anno della Fede è già in sé un grande evento, un'occasione di approfon-dimento e di conversione per tutta la Chiesa. Entro e accanto:

in luglio 2012 (2-7) il Sinodo dell'OCist: La comunità come luogo di for-mazione umana e monastica. Ruolo dei superiori, dei formatori e della comunità che riprende il tema della formazione, tema cruciale, sia per la trasmissione del carisma, sia per la nuova evangelizzazione, affrontato da entrambi i Capitoli Generali dei nostri Ordini, diciamo pure della Famiglia Cistercense;

in agosto - settembre a Roma il corso di Formazione monastica; chi vi ha partecipato ha potuto beneficiare non solo dell'intero metodo di formazione, ma di 22 capitoli di Dom Mauro Lepori sulla Regola di san Benedetto10, che costituiscono un prezioso bagaglio per tutti i responsabili e le persone in cam-7 Compte – rendu, id. pp. 116-123.8 Compte – rendu, id. pp. 123-129.9 Compte – rendu, id. pp. 92-115.10 Disponibili sul sito www.ocist.org.

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mino di formazione;in settembre, nella memoria liturgica di santa Ildegarda, è morto l’antico

Abate Generale dell’OCist, Dom Policarpo Zakar. Lo ricordiamo con le parole del suo successore, Dom Mauro, nell’allocuzione al suo funerale: la morte di un padre domanda ai figli l’espressione della gratitudine. E Padre Dom Policarpo lo è stato a suo modo: Dom Policarpo Zakar era sempre come se potesse avere solo amici o nemici, ciò che significa che per nessuno era un uomo indifferente;

in ottobre la proclamazione a dottore di Ildegarda. Sull'orizzonte della storia, questa grande figura di donna si staglia con limpida chiarezza per santità di vita e originalità di dottrina11. Contemporanea di san Bernardo, è il beato Eugenio Papa che la autorizza a parlare in pubblico: La sua capacità di parlare a coloro che sono lontani dalla fede e dalla Chiesa rendono Ildegarda una testimone credibile della nuova evangelizzazione12. Nello stesso mese il grande evento del Sinodo sulla nuova evangelizzazione del quale riportiamo la meditazione iniziale, vero esercizio di lectio che porta alla contemplatio, e alla missione;

il 2 febbraio tutte le persone che hanno consacrato la loro vita al Signore con la professione religiosa potranno ritrovarsi nella Basilica di San Pietro con il Santo Padre per una preghiera comune;

il 25 febbraio in occasione del 1150° anniversario dell'arrivo dei santi Ci-rillo e Metodio e dell'inizio della loro attività missionaria tra i popoli slavi, la loro opera sarà ricordata e celebrata dalle Nazioni che da loro hanno ricevuto i benefici della fede. In questo numero ricordiamo in particolare le due nuove fondazioni in Repubblica Ceca di Nový Dvůr e di Naší Paní, attendendo vo-lentieri notizie degli altri nostri monasteri nell'Europa dell'Est. Ospitiamo an-che l'articolo di Padre Fiorenzo Reati, ofm, sul monachesimo orientale; padre Fiorenzo ha dedicato tanto della sua vita alla missione in Russia, ha curato la traduzione in Russo della vita della Beata Gabriella, della Regola di san Bene-detto, e altri testi del nostro comune patrimonio.

Degli altri appuntamenti previsti segnaliamo in particolare la Giornata dei Seminaristi, Novizi, Novizie e di quanti sono in cammino vocazionale 4 - 7 lu-glio (un unicum assoluto finora). Il pellegrinaggio alla tomba di Pietro, dal ti-tolo "Mi fido di Te", avrà inizio il 4 luglio e terminerà domenica 7 luglio 2013 con la Santa Messa presieduta dal Santo Padre in piazza San Pietro. L'incontro di giovani uomini e donne provenienti da tutti i continenti, che stanno rispon-dendo alla chiamata vocazionale, sarà l'occasione per celebrare e testimoniare con gioia il grande valore del servizio nella Chiesa per la Nuova Evangelizza-zione. 

Terminiamo perciò con la preghiera a san Bernardo che l'Abate di Cîteaux

11 Benedetto XVI, Lett Ap. del 7.10.12.12 Benedetto XVI, id.

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ha proposto come preghiera comune in quest'anno del centenario.

A lui affidiamo la vita dei nostri monasteri e di quanti busseranno alle no-stre porte.

Padre infinitamente buono, i nostri padri, fondandoil Nuovo Monastero hanno seguito nel deserto il Cristo

povero. Hanno così vissuto il Vangelo ritrovando la Regoladi san Benedetto nella sua purezza. Tu hai concesso aBernardo di Fontaine di saper rendere affascinante e

attraente nella gioia dello Spirito Santo questa nuova vita.Dona a noi oggi, al loro seguito, di vivere intensamente inuno spirito di pace, di unità, di umiltà, e soprattutto nella

carità che supera tutti i doni.Di nuovo uomini e donne di questo tempo siano

chiamati nella vita monastica sulla via del Vangelo, a serviziodella missione della Chiesa e in un mondo che ti dimentica.

Ricordati, Signore, di Citeaux, dove Bernardo arrivòcon i suoi compagni. I fratelli che vivono in questo luogo

continuino ad essere portati dallo slancio fondatore egeneroso delle origini. Ricordati di quelli e di quelle che

vivono del carisma cistercense.Ricordati di tutte le comunità cistercensi, di quelle

che invecchiano e di quelle che nascono ai confini della terra:a nord, a sud, a Oriente e a Occidente.

Dona loro nella prova, per non scoraggiarsi, divolgersi verso colei che Bernardo chiamò stella del mare.

Padre santo, da Te abbiamo già ricevuto tanto,concedici ancora la tua benedizione perché le nostre

comunità crescano in numero, ma soprattutto in grazia esapienza, per la tua gloria.

Tu che sei benedetto per i secoli dei secoli.

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Segnalazione di libri

MATIAS AUGÉ, La liturgia della professione religiosa. Dal rituale tipico ai rituali particolari, Comunità di Bose, Edizioni Qiqajon, 102 p. (Liturgia e vita).

L'Autore, religioso claretiano, presidente emerito del « Claretianum » l'Istituto di Teolo-gia della vita consacrata, e professore onorario dell'Istituto Pontificio di Liturgia di Sant'An-selmo a Roma, garantisce bene la qualità di questo piccolo libro sulla liturgia della profes-sione religiosa.

Già da lunga data e diverse volte l'Autore ha scritto sulla liturgia della professione reli-giosa, sia in riviste, sia in dizionari. In questa pubblicazione, senza avere d'altronde la prete-sa di essere completo, ha approfittato dei più recenti contributi di altri autori. Se ne trova-no i rimandi nella bibliografia finale. Il pri-mo capitolo dà un abbozzo dei modelli storici del rito, a partire dalla professione monastica, all'inizio fino ai riti dei nostri giorni. Il secon-

do capitolo tratta della struttura generale e dei fondamenti teologici dell'Ordo Professionis Religiosa (1970), frutto del Concilio Vaticano II. Il terzo capitolo è riservato al cuore di questo rito, le preghiere di consacrazione. Nel quarto capi-tolo si passano in rivista tre adattamenti concreti: Bose per la vita monastica, i francescani per gli ordini mendicanti e i claretiani per i religiosi di vita aposto-lica. Nell'ultimo capitolo l'autore presenta le linee teologiche di questa liturgia.

Ecco un libro scritto da uno specialista, ma non indirizzato a specialisti.

DOM SAMUEL LAURAS, De Tout Cœur, Paris, Ad Solem, 2011, 239 p.

Monaco dell'abbazia di Sept Fons, Dom Samuel ha partecipato alla fonda-zione di Nostra Signora di Nový Dvůr in Repubblica Ceca ed è stato recente-mente eletto suo primo Abate. Discepolo del Padre Jérôme Kiefer, offre in di-ciotto brevi capitoli delle penetranti riflessioni sulla santità, la preghiera e l'arte di perseverarvi, il discernimento tra il bene e il male, il sacerdozio, la santa euca-

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ristia, la Vergine Maria, ma anche sull'autorità, l'arte di essere discepolo o sulle virtù di umiltà e di lucidità, la scomparsa dei religiosi nella so-cietà contemporanea. L'insieme si radica nella dottrina della Chiesa e nell'esperienza monasti-ca per trasmettere l'eredità ricevuta. Il libro è di una grande ricchezza, presenta idee chiare, dirette e precise, lontane dalle polemiche e dalle passioni del momento, tutto centrato su Cri-sto e la Chiesa. È una testimonianza eloquen-te della vita monastica, per la tranquillità del tono adottato e la profondità dell'intenzione. «Lo smarrimento è grande attorno a noi» dice l'autore all'inizio, ma «non deve inquietarci: ac-cresce la responsabilità soprannaturale di coloro

che hanno ricevuto e vogliono custodire la fede» (p. 129). Il filo conduttore del libro, come suggerisce il titolo, è il cuore. Agire con il cuore «che è il senso della parola "coraggio"» non implica, come la nostra «società adolescente» vor-rebbe credere, l'eliminazione di tutti gli ostacoli, di tutte le responsabilità. Non significa reagire senza riflettere, con mezzi affrettati, rifugiarsi in «un'atmosfera irreale e facile». Si tratta piuttosto di vivere dall'interiorità, «di intensificare la dimensione spirituale invisibile della nostra esistenza» (p. 106). «La crisi che ci preoccupa viene, tra gli altri motivi, da una crisi della vita interiore: l'uomo ha lasciato sfumarsi il contatto personale con Dio» (p. 163). Vivere con il cuo-re implica energia, sforzo e perseveranza, implica essere «liberi dalle cose che passano e meno indifferenti a quelle che non passano» (p. 237). «Non teme la prova e sa che essa fa parte dell'esistenza» (Cap. 4 e13), tutto questo implica un cuore in ascolto, il cuore che aspira all'istruzione e alla formazione (un tema che è sviluppato nei capitoli 5-9 e di cui l'autore è un vero appassionato) un cuore attaccato a Cristo. Il lavoro da fare è all'interno: «Per accrescere la visibi-lità delle nostre comunità cristiane, occorre dunque che si approfondisca la vita spirituale dei loro membri. Abbiamo in questo, mi pare, qualche rimedio ai mali del nostro tempo» (p. 105). Non è certamente in questione che la Chiesa o il monastero diventino un «ghetto», né un «nido confortevole» o di aspettare a braccia conserte senza far nulla. Dobbiamo affidare la vita attiva a Dio in modo da essere pienamente coscienti che i nostri sforzi fanno una differenza, e tuttavia abbastanza docili al reale per renderci conto che il nostro succes-so dipende unicamente dalla nostra unione con Dio. Da vero figlio di Dom Chautard, l'autore insiste: «L'esperienza mostra che Dio sa dare molto bene ai suoi amici, quando abita in essi, le idee e i mezzi che ci vogliono per trasmettere la Parola ad altri» (p. 106). Si tratta di chiedergli di agire «attraverso noi, a suo

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piacere» (p. 148). Vivere «Con tutto il cuore» «De tout cœur» significa vivere una vita unificata nella quale «il visibile e l'invisibile, il naturale e il sopranna-turale, la comunità e la gerarchia, la fede e le opere, il concreto e lo spirituale, non sono realtà separabili». Costruito sulle rovine dell'ateismo, il monastero di Nový Dvůr è celebre per la sua notevole architettura moderna. Il suo nuovo Abate ricorda a tutti coloro che sono interessati all'avvenire cristiano del nostro tempo, che la Chiesa è in primo luogo e prima di tutto, un edificio spirituale.

Mary David Totah, osb, Ryde

ROBERTO NARDIN, osb. oliv. – GIORGIO PICASSO, osb. oliv., Un'e-sperienza monastica tra storia medievale e spiritualità contemporanea. I Benedetti-ni di Monte Oliveto, Cantagalli, Abbazia di Monte Oliveto, 2010, 208 p.

Vede la luce una preziosa raccolta di studi, da parte di due autorevoli studio-si e monaci olivetani, raccolta che ripropone una serie di articoli da essi per la maggior parte già pubblicati (prevalentemente negli ultimi cinque o sei anni), ma per l'occasione rivisti, ampliati e integrati anche con nuovi contributi. Il volume si suddivide in due parti: una prima, che raccoglie gli studi di p. G. Picasso, per lo più in prospettiva storica, e una seconda, che comprende invece gli articoli di p. R. Nardin, dedicati invece a una riflessione sul monachesimo olivetano contemporaneo.

Per quanto riguarda la prima parte, una breve sintesi sulla figura del fonda-tore olivetano, il santo Bernardo Tolomei, apre la raccolta. Ad esso segue una presentazione della spiritualità dell'antico monachesimo alle origini di Mon-te Oliveto. Particolarmente rilevante, mi pare all'interno di essa la riflessione sui possibili motivi dell'adozione della Regola di Benedetto da parte dei primi monaci olivetani (pp. 23-25) e una presentazione dei punti che, a giudizio dell'Autore, pongono il monachesimo olivetano non solo in continuità, ma anche in discontinuità con la stessa Regola (pp. 25-27). In particolare, il tema della stabilitas, quale elemento cardine della vita monastica secondo la Regola di Benedetto, verrà affrontato anche in seguito, da entrambi gli autori, nelle sue varie sfaccettature, come stabilitas loci, stabilità nella comunità e stabilità nella Congregazione. La riflessione di padre Picasso si snoda anche sui temi della figura e del ruolo dell'Abate e del carisma olivetano, per poi delineare la vicen-da e la spiritualità dell'oblata olivetana, che ha dato inizio al ramo monastico e religioso femminile, Francesca Romana. I suoi interventi si concludono con una testimonianza personale sugli ultimi cinquant'anni di storia della Congre-gazione.

La sezione di cui è autore il padre Roberto Nardin si occupa invece di una riflessione sul monachesimo olivetano contemporaneo, considerando anche gli

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sviluppi di tale cammino negli ultimi anni, a partire dagli stimoli offerti dal Concilio Vaticano II. In particolare, un tema importante su cui egli si è soffer-mato, mi è parso il rapporto tra le singole comunità olivetane e l'insieme della Congregazione e la diversa configurazione (storico-esistenziale e teologico-on-tologica) che egli vede nella relazione del singolo monaco con esse. Tale parti-colare fisionomia viene sviluppata anche in un confronto fra la Congregazione Benedettina Sublacense e in quella Olivetana (pp. 101-112). Egli, inoltre, si sofferma sulla ratio della formazione nel monachesimo olivetano, sulle prospet-tive che ad esso paiono aprirsi in questo terzo millennio, sul rapporto del mo-nachesimo olivetano con la Chiesa e con il mondo, e, infine, sulla vicenda, fino ad oggi, della rivista ufficiale del monachesimo olivetano, L'Ulivo. Chiudono, in Appendice, il messaggio del Papa Giovanni Paolo II per il 650° anniversario della morte del fondatore, il beato Bernardo Tolomei, e l'omelia di Papa Bene-detto XVI in occasione della canonizzazione dello stesso.

Il volume si presenta di agile lettura e occasione di interessanti e utili rifles-sioni.

Cecilia Falchini, Bose

12/4-51 Dalla grazia dei muri alla grazia dei volti. «Che cosa rimane di noi, della nostra vita monastica? Tu rimani se hai saputo fermarti nello sguardo degli altri» (D. Benedetto Calati, settembre 2000), Vita monastica, Suppl. al n. 246 (ott.-dic. 2010), a cura della Redazione di «Vita Monastica». - Edizioni Camal-doli, 2010, 112 p.

Dom Benedetto Calati è stato, per diciotto anni Priore Generale della Con-gregazione dei Camaldolesi dell'ordine di san Benedetto (1969-1987). Per il decimo anniversario della sua morte (2000), la Rivista dei Camaldolesi, Vita Monastica, gli consacra un supplemento, che comprende una scheda biogra-fica di Dom Calati, una bibliografia e tre contributi di persone estranee alla Congregazione ma in risonanza profonda con il suo pensiero. Dom Giordano Remondi, camaldolese, le presenta ampiamente nell'introduzione. Il lettore di questo volume si trova così immerso nelle riflessioni e nelle problematiche del dopo Concilio Vaticano II, che riguardano essenzialmente il senso della vita monastica nel mondo e nella Chiesa oggi. Oltre ai suoi impegni nella Congre-gazione Dom Calati ha occupato per più di trent'anni alla facoltà di teologa di S. Anselmo, la Cattedra di spiritualità monastica Medievale. La sua cono-scenza delle fonti della vita monastica e una grande sensibilità alle aspirazioni legittime delle persone del suo tempo gli hanno dato una grande libertà, un senso profondo dell'accoglienza, specialmente ecumenica. Aveva in mente una vita monastica semplice, molto legata alla Chiesa locale. La sua evoluzione l'ha condotto fino a un'esperienza di comunione, dove primeggia l'amore di Dio

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celebrato nel volto degli altri: «Passiamo dunque dalla grazia delle mura alla grazia dei volti», non più in primo luogo la struttura («le mura»), ma le persone («i volti »).

Gérard Joyau, ocso, Bellfontaine

In occasione dei 50 anni di fondazione dell'AIM: AAVV, Si loin si proche. Des monastères pour un monde nouveau, Alliance

Inter Monastères 1961-2011.

La creazione dell'Alleanza Inter Monastica (AIM) si è resa necessaria nel 1961 per la notevole espansione del monachesimo di obbedienza benedetti-na. Copre oggi quasi 450 comunità in Africa, in America Latina e in Asia. Quest'organismo, all'inizio fragile, sostenuto dagli ordini monastici ha accom-pagnato la vita delle nuove fondazioni, il loro coordinamento, il loro aiuto reciproco, la loro formazione e il loro sostegno finanziario. Questa forma di presenza fraterna ha contribuito all'emergenza di una comunione universale realmente vissuta. Fu anche all'origine del Dialogo Interreligioso Monastico, particolarmente con i monaci buddisti del Tibet e del Giappone. Storia miste-riosa dell'AIM, storia della solidarietà e delle autonomie dei monasteri nati da san Benedetto, nuove pagine di storia monastica.

M. GELTRUDE ARIOLI OSB AP/MYRIAM FIORI OSB AP, Il mondo in un raggio di luce. Dalla Regola di san Benedetto uno sguardo sapienziale sull'uomo e sulla storia, Tomo I. – Noci, Edizioni La Scala, 2011, 208 p.

Il presente libro propone una selezione di otto saggi sulla spiritualità monastica benedetti-na che traggono origine da conferenze tenute da monache benedettine dell'Adorazione Perpetua nell'ambito della "Scuola di cultura monastica" istituita nel 1997 presso il loro monastero di Mi-lano.

Le autrici sanno presentare temi e valori fon-damentali della RB in un linguaggio compren-sibile anche da chi non appartiene al mondo monastico. Il lettore è invitato a riflettere su bra-ni, citati con ampiezza, della RB, dei Dialoghi di Gregorio Magno, di opere pre-benedettine e di autori contemporanei, ai quali sono accostati brevi commenti esplicativi e rimandi basati sui

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risultati scientifici di famosi studiosi della RB e di autori monastici quali A. Böckmann, A. de Vogüé, A. Louf, J. Gribomont, J. Leclercq, E. Bianchi ed altri.

Il saggio sulla "apertura ecumenica insita nella vita benedettina" (96-113), esamina in modo convincente la vocazione ecumenica del monachesimo. A partire dalla capacità della RB di adattarsi al mutare dei contesti storici, geogra-fici e culturali, che costituisce un buon presupposto per il dialogo ecumenico, si fa riferimento soprattutto a temi che rappresentano un legame importante con il monachesimo ortodosso: la lotta spirituale, la discretio, la preghiera con-tinua o di Gesù.

Il contributo su "La relazione dialettica fra la filosofia e il monachesimo nella Regula Benedicti" (71-95) dimostra che l'obbedienza benedettina non è fondata né sull'ascesi volontaristica né sulla rinuncia alla propria volontà. Tut-tavia si riscontra una certa mancanza di chiarezza (87) riguardo al concetto di apatheia nella filosofia greca antica e nel primo monachesimo. Nelle opere di Evagrio e Cassiano (che parla di puritas cordis) l'apatheia non venne interpre-tata erroneamente come "insensibilità" [come invece accadde in scritti di Ge-rolamo (Ep. 133) o Agostino (De civitate Dei XIV,8)], bensì come libertà dalle passioni che alienano e sfigurano l'essere umano. L'ideale di una tale puritas cordis è presente anche nella RB (p.esempio RB 20,2-4).

In contributo "Digiuno, penitenza, ‘dono di Dio' nella RB" (141-164) spie-ga in modo stimolante la dimensione teologica del digiuno e presenta la vita monastica come una celebrazione del mistero di Cristo – persino in aspetti molto materiali e pratici della vita quotidiana in monastero (151).

Altri saggi dimostrano l'ampiezza dei temi trattati e completano il volume del quale si consiglia la lettura: "San Benedetto, una vita per Dio e per gli uo-mini" (11-41), "La RB fra est e ovest" (42-70), "Conversione, libertà e gioia nella RB" (114-140), "L'osservanza della Quaresima nella gioia dello Spirito Santo" (165-181), "San Benedetto, il santo della discretio, la ‘madre di tutte le virtù'" (182-206).

Manuela Scheiba OSB

PIERRE MIQUEL, Cercare Dio, Abbazia di Praglia, 2012.

Il titolo potrebbe sembrare generico, ma il "cercare Dio" è il preciso criterio di discernimento che san Benedetto offre per vagliare la domanda di chi bussa alla porta di un monastero per entrarvi. Questo libro esce a cinque anni dalla

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morte del suo autore, (21 maggio 2008). Nato il 20 agosto 1921 a Parigi, dopo gli studi se-condari classici li prosegue fino alla licenza in lettere nel 1940, e conclude gli studi di diritto con una tesi nel 1945. Il bel ragazzo giovane che è Pierre Miquel, sceglie la sua via entrando all'abbazia della rue de La Source a Parigi dove fa professione semplice il 27 maggio 1947. Or-dinato sacerdote il 29 giugno 1953, è nominato cappellano della postcura universitaria. All'ab-bazia de la Source esercita diversi incarichi tra cui quello di sacrestano, cellerario e maestro dei novizi. A partire dal 1959 pubblica articoli sulla liturgia e l'esperienza spirituale. Il 29 giu-gno, eletto Abate di Ligugé nella Vienne, par-tecipa ai Congressi degli Abati Benedettini. Si apre ai Capitoli Generali della Congregazione di Solesmes per definire l'aggiornamento post

conciliare, che mette in atto nella linea di una fedeltà alla tradizione aperta alle richieste degli uomini di oggi. Sempre in movimento procede al rinnovamento delle costruzioni dell'abbazia, in particolare della chiesa terminata nel 1980 per l'anno di san Benedetto. Per molti anni rappresenta i monasteri francesi alla Conferenza dei Vescovi di Francia, partecipando alle assemblee di Lourdes. Fa parte del primo ufficio della Conferenza monastica di Francia. Le conferenze spirituali che Dom Miquel dà alle comunità di Ligugé, Sainte Croix, Saint Julien l'Ars e Maumont, così come i ritiri che dà ogni anno a comunità mona-stiche sono all'origine dei libri che pubblicherà fino alla fine.

Nel 1990 sceglie di dar le dimissioni per lasciare il posto all'attuale Padre Abate Dom Jean-Pierre Longeat. Diventa cappellano delle Benedettine di Li-mon vicino a Vauhallan dal 1991 fino al 2000. Nel 1997 interviene all'Istituto ortodosso San Tikhon di Mosca per una sessione su Sant'Ireneo. Viaggia ugual-mente in Africa, richiesto da monasteri benedettini. Diventa cappellano degli Agostiniani della Rue de Santè a Parigi. Ma è sempre in piedi che improvvisa-mente muore il 21 maggio 2003 in Rue Notre Dame de Champs a Parigi dalle Piccole Sorelle dei Poveri dov'è stato accolto nel 2002 a motivo di una malattia che gli ruba le forze.

Dom Pierre Miquel ha pubblicato nell'insieme una trentina di libri che trattano della spiritualità monastica, biblica, liturgica e sul simbolismo, tutti sono il frutto della sua lectio divina e del suo interrogarsi su come presentare 1 Le notizie biografiche sono prese dal sito http://prenonslaparole.hautetfort.com/archi-ve/2008/05/21/dom-pierre-miquel.html quasi in traduzione letterale.

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la fede in modo adeguato dalle persone di oggi. Ecco il percorso che spiega la ricchezza e l'amplissima varietà di riferimenti offerta da queste pagine di spiri-tualità monastica.

Sono sette capitoli, sette finestre aperte su una proposta di fondo discreta, ma precisa: la Regola di san Benedetto, testo giuridico e spirituale insieme, continua ad avere in sé elementi che ne fanno una praticabile proposta di vita. Il punto di partenza è la situazione di divisione dell'uomo contemporaneo, alla quale san Benedetto propone un cammino di unificazione, secondo la più corretta etimologia della parola "monaco" che non significa "solo", ma "uno", cioè unificato, in sé e con gli altri, secondo l'immagine che lo costituisce fin dall'inizio che è quella della comunione trinitaria. La vita monastica non è allora fuga, frustrazione o alienazione (leggiamo dietro queste "accuse" le idee madri dei "maestri del sospetto"), al contrario è chiamata all'unità interiore a raggio ecumenico e universale, alla lode davanti alla grandezza di Dio e del mondo, all'attesa escatologica di Colui che è il Signore del creato e della storia.

Separazione dal mondo, ricerca di Dio, celibato e vita comune, umiltà, ob-bedienza preghiera, sono le caratteristiche dello stile di vita del monachesimo, definito dall'impegno dei voti. Valori e legami che non vivono nell'apparen-za ma nella più semplice e spoglia quotidianità. Più che dal sogno, o da una mistica disincarnata, il monaco è piuttosto definito dall'adesione alla realtà, dalla prosaicità della vita nelle sue esperienze più comuni: la crisi, la malattia, l'invecchiamento, la morte.

Il monachesimo cenobita rimane un attraversamento del deserto, ma nella dimensione di un'autentica fraternità, capace di amicizia; suo punto nevralgico centrale è la lectio appassionata della Parola di Dio, capace di generare cultura, di prospettare un umanesimo monastico. Il monaco, mediante la lectio divina, non cerca l'acquisizione rapida di nuove conoscenze, ma la lenta impregnazione della sua mentalità mediante il "pensiero di coloro che l'hanno preceduto con il segno della fede" (pag. 240). A conferma di questo capitolo, e della prospettiva suggerita da tutto il libro, è sufficiente ricordare il discorso di Benedetto XVI al Collegio des Bernardins sul fondamento monastico della cultura europea. Quello di continuare a elaborare una "teologia monastica" rimane un compito di fedeltà alla memoria storica per la nuova evangelizzazione di un mondo che non conosce più Dio. La teologia a sua volta è fondamento della spirituali-tà monastica di cui ascesi e mistica, lungi dall'essere discipline obsolete, sono parte integrante. Il capitolo sul monachesimo al femminile serve a evidenziale il femminile come l'archetipo più adeguato per la verginità consacrata, che ri-mane oggi più di ogni altro voto, il segno distintivo del monaco e della persona consacrata.

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GIANPIERO BELTOTTO, Silenzio amico, La bellezza della clausura al tempo di internet, Editore Marsilio, ottobre 2012, collana "Gli specchi", 166 p.

Questo libro è nato da un incontro vissuto trent'anni fa, da cui nacque allora un libro Ho intervistato il silenzio, trent'anni dopo lo stesso autore incontra una delle monache di allora divenuta Badessa di un'altra comunità e pone le nuove domande che sono germogliate nel-la sua esistenza di uomo, dal suo dolore, dalla sua speranza. È un libro sincero, che narra la fedeltà di un incontro nella diversità dei per-corsi personali.

Innanzitutto il titolo: è volutamente pa-radossale, nel senso che unisce termini in "opposizione polare" come direbbe Romano Guardini. Il silenzio è il grembo della parola, e dunque della relazione, ma non è così evidente che sia funzionale all'amicizia.

La vita monastica, definita da una seria separazione dal mondo, considera Internet e

tutta la cultura virtuale un potenziale nemico che, senza parere, entra nella se-paratezza e la inonda di immagini, contenuti, rapporti. La sfida di questo libro è il mettere insieme questi contrasti facendone vedere la fecondità per un'au-tentica sequela di Cristo. Il discorso si svolge per sette capitoli, sette temi di un unico incontro, ciascuno dei quali ha due facce: le domande poste dal mondo, le risposte dal silenzio del chiostro.

Primo tema: La scelta. A partire dalla realtà del silenzio, (che evoca capacità di solitudine, d'interiorità) le prime domande vertono sulla scelta monastica e

Al termine del libro, raccogliendo gli spunti offerti dalle sette finestre tema-tiche l'autore stende una specie di carta del monachesimo europeo, sulla base di quel semplice documento spirituale e giuridico che è la Regola di san Benedet-to, che con la sua sperimentata sapienza propone un'arte di vivere che ha retto alla prova del tempo e che anche oggi è chiamata a vivificare la fede in unità con la tradizione, operando il rinnovamento proposto a tutta la Chiesa dal Vaticano II, in un'umile fedeltà creativa a servizio della Chiesa e di ogni uomo.

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le sue motivazioni. Quella porta chiusa non ci divide ma ci unisce ancor di più a tutti coloro che amiamo, perché ci permette di andare in profondità, verso le radici comuni da cui ci alimentiamo tutti.

Secondo tema: la vita quotidiana. L'ingresso in monastero non coincide con l'ingresso nel paese delle meraviglie o con antiquate concezioni dell'uomo, ma significa l'incontro con la più semplice e spoglia delle realtà, la quotidianità con i suoi riti, il lavoro con le sue fatiche, e in questo quadro permette l'in-contro con una vera vita "secondo natura", una natura originariamente bella e buona, ferita dal male, che trova il suo ambito di unificazione e di missione nella comunità monastica. Oggi la Chiesa chiede ai consacrati di essere separati dal mondo, ma esperti in umanità, chiede ai contemplativi di portare il mondo nella tenerezza di Cristo.

E siamo al terzo tema: il mondo. Stupisce qui la profondità della domanda che coglie nel dolore, nel Satan (l'accusatore di Giobbe), una dimensione che non è una superba affermazione di potenza, ma un sincero grido di preghiera.

Arriviamo così a quella parte di mondo che è il mondo della rete, quello che ha voluto incontrarci direttamente sul blog creato per scrivere il libro "in-sieme". Domande piene di attesa, storie piene di dolore e di miracolo, povere storie di tutti i giorni, ma insieme meravigliose storie di persone che sono state raggiunte, come noi, dall'incontro con Cristo. Dopo il mondo, la Chiesa, il capitolo offre proprio la realtà della Chiesa vista da un mondo che onestamente si interroga: la persecuzione mondiale dei cristiani, il volto della Chiesa Madre, l'impoverimento delle sue liturgie e delle sue feste, conseguenza di un globale impoverimento spirituale e culturale, la piaga della pedofilia, l'incapacità di un giudizio storico a partire dalla fede. La Chiesa monastica è lo spazio dove Cristo ha piantato la sua croce, nuovo albero di vita, e che rende il mondo umano, con il servizio della carità verso i fratelli, con il servizio della liturgia verso il Padre.

L'intervista termina qui con una spiegazione della parola cattolico: vuol dire qualcosa che abbraccia non solo tutti i confini della terra, ma tutte le realtà dell'esperienza umana.

Gli ultimi due capitoli toccano due bisogni fondamentali della persona uma-na. La felicità, come compimento di sé, e la bellezza, come ciò che è contem-plato e compie il desiderio. Ritrovare la parola felicità come qualcosa di possibile significa anche recuperare tutta la tradizione cristiana e classica che pone il bene e il bello insieme alla verità di cui sono lo splendore e il riverbero, come il com-pimento vero della persona nata dall'amore e che si realizza a sua volta nel dono sincero di sé. Bene, bello e vero: è questo circuito di immedesimazione in un Altro e di ritorno a sé per poi ripartire per un nuovo dono. La dinamica della vita umana matura e feconda è la capacità di donarsi senza riserve a qualcosa di bello

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e grande che si è incontrato. Questo per noi è il cristianesimo e in particolare nelle espressioni artistiche a tutti i livelli (architettura, pittura, scultura, scrittura, musica), ma anche il più semplice lavoro artigianale o contadino che il monache-simo ha prodotto nel corso della storia e che grazie a Dio continua a produrre.

Con la parola bellezza ritorniamo al titolo, o meglio al sottotitolo… che ci permettiamo di modificare dal nostro punto di vista: se per chi ci incontra la clausura appare l'aspetto più determinante, per noi la clausura è solo un mezzo per custodire Colui che ci ha chiamate al suo servizio e a servizio della Chiesa, Colui che è insieme il più bello e il più sfigurato dei figli dell'uomo, in una comunità di fraternità e di preghiera, in obbedienza alla grande Regola di san Benedetto dove la scala dell'umiltà è come lo spazio della croce che unisce la terra al cielo e riconduce l'uomo al Paradiso perduto. Le due parole del titolo dicono in sintesi le due dimensioni più importanti per custodire e accrescere questo dono e crescere insieme in umanità: un silenzio pieno di accoglienza, un'amicizia piena di ascolto.

MFR

DOM GUILLAUME JEDREZJACK, Un cammino di libertà, commento alla Regola di san Benedetto, Editrice Lindau, 2013.

E’ imminente la pubblicazione per l’Editri-ce Lindau della raccolta dei commenti di Dom Guillaume Jedrezjack fatti alla comunità di cui è stato Abate, non uno studio sulla Regola, ma un commento vivo alla Regola vissuta.

Rivista periodica dell’Associazione “Nuova Cîteaux”

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2013

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ISSN 2280-9805