LA STORIA PIU' BELLA: IL NATALE! H e almeno in questi giorni tornassimo ad ascol-tare la storia del...

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La storia più bella: il Natale pag. 2

Editoriale pag. 3

Aspetti della fede pag. 4

Non è il momento di mezze misure pag. 6

Benvenuti nella nostra casa...Famiglia pag. 8

Ascolta ciò che non dico pag. 10

Sul cammino dell’Ecumenismo pag. 11

Associazione Familiari Alzheimer pag. 12

La vera storia di Babbo Natale pag. 14

Tempo libero pag. 15

Appuntamenti comunitari pag. 16

Ho sempre pensato che il popolo dei bambinifosse speciale. Ricordo, della mia infanzia, ilfascino dei racconti degli adulti, nonni, zii,

genitori, quando per farci stare “cinque minuti fermi”ci raccontavano aneddoti della loro vita, favole, storiebellissime!Quelle che mi piaceva ascoltare di più erano le storieche parlavano di bambini: Peter Pan, Heidi, Hansel eGretel, Mowgli (del Libro della giungla), Pippi calzelunghe, Semola (della Spada nella roccia) ecc.Era una gioia ascoltarli. Ricordo però che una storia micolpiva ed emozionava più delle altre, la storia delSanto Natale. La nascita del Bambinello inerme, magià così potente, così carico di significati, così travol-gente, così puro e così comunicativo, ma anche così at-teso, così temuto, così perseguitato, mi passavadolcezza e tanto amore che non percepivo ancora comeFede. Assorbivo soltanto quella gioia di appartenenzaal popolo dei bambini di cui Nostro Signore aveva vo-luto prendere le sembianze.Sentivo l’Amore puro e incondizionato che Egli con laSua nascita ci aveva dimostrato, nascendo Re dei Retra i più poveri del Suo Regno!Cosicché col passare degli anni temevo che diventandoadulta avrei perso quella predilezione che Gesù avevamostrato verso i bambini e avevo paura di crescere edi non far più parte di quel popolo di prediletti del Si-gnore.Avevo circa dieci anni, quando incominciai a capire laforza della preghiera e la gioia della Fede e chiesi aGesù di esaudire il mio più grande desiderio chieden-doGli, in preghiera, di non farmi crescere, di lasciarmibambina per sempre così da essere sempre vicina a Luinell’innocenza…. Rendendomi conto però, che MadreNatura, molto più severa del Buon Dio, mi avrebbe pre-sto trasformato in un essere adulto, feci al Signore unapreghiera sommessa e intensa: “ti prego fa che almenoil mio cuore resti quello di una bambina!”

Buon Natale a tutti i Bambinie a tutti coloro che hanno mantenuto

o ritrovato “un cuore bambino”.

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LA STOR IA PIU' BELLA: IL NATA LE!

Se almeno in questi giorni tornassimo ad ascol-tare la storia del Natale! Racconta di due gio-vani profughi - lei incinta poveretta - costretti

per ordine dell'imperatore a lasciare il proprio paese, edella ricerca vana di una casa dove far nascere il loropiccolo, deposto infine in un luogo pieno di pulci,adatto più a delle bestie che non a persone.Una storia così simile a quella di tanti uomini e donneche approdano (se sono fortunati!) sulle nostre coste enei nostri paesi. E' per questo che quest'anno il nostroPresepe vuole riprodurre il C.A.R.A. (centro di acco-glienza per i richiedenti asilo) sito alle porte della no-stra città, dove attualmente sono ospitati circa 1300profughi, con molti disagi e senza che sia data la pos-sibilità di fare loro visita e portare il calore della nostraamicizia. Ad alcuni di loro ho chiesto di fare con noi ilPresepe, e di interpretare la sera del 21 e 22 dicembre

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(in piazza Ferrarese alle ore 19) la"storia del Natale", che è anche laloro storia. Non dimentichiamo quelloche il piccolo Gesù, diventato adulto, dirà: "Sono statoforestiero e mi avete ospitato ... o non mi avete ospi-tato" (Mt. 25,35).Concludo riportandovi la lettera scritta qualche giornofa dal nuovo sindaco di Lampedusa. E' bello che ci siaqualcuno che ancora non si rassegni a questa stragedegli innocenti e scuote la nostra pigrizia. E se provas-simo ad aprire la nostra casa, e magari invitassimo apranzo qualcuno dei profughi del CARA? Forse fa-remmo veramente Natale!

Vostro, donGi

P.S. se qualcuno vuole indicazioni su come fare, sonodisponibile a dargli una mano

La fede! Quante volte usiamo questa parola.Forse non sempre ci rendiamo conto cheessa viene adoperata per indicare cose

molto diverse fra di loro. Proviamo a fare qualcheesempio, cercando di capire quando questaespressione è usata a proposito e quando inveceè fraintesa e usata male. Per fede si intende moltospesso la dottrina (la fede) della Chiesa, cioè ilcontenuto del catechismo o delle verità che biso-gna ritenere per vere per potersi dire cristiani ecattolici. Questo è un aspetto certamente moltoimportante. C’è ancora troppa ignoranza, anchetra i cosiddetti cristiani praticanti, su quello che laBibbia insegna e che è racchiuso in modo sinteticoe pregnante nel cosiddetto “Simbolo di fede”, checomunemente chiamiamo “Credo”. Ogni domenicae nelle altre solennità liturgiche lo recitiamo o locantiamo, ma davvero tutti quelli che pronuncianoquelle parole sono consapevoli di quello che di-cono di “credere”? Penso che se domandassimo atanti fedeli cosa significa “generato, non creato,della stessa sostanza del Padre”, forse avrebberoqualche difficoltà a spiegarlo. Oppure non tuttiforse, pur pronunciando quelle parole, sono pro-prio convinti che il Figlio di Dio è nato “da Mariavergine”. Dunque, su questo punto c’è da lavoraree approfondire.

Ma si parla di fede anche a proposito di unaltro aspetto. Questa parola diventa molto gene-rale, quasi generica, quando si riferisce alle altrereligioni. La fede non è una sola (quella cristiana),ce ne sono tante. Già i cristiani fra di loro nonsono d’accordo su tutto. Ortodossi, cattolici e pro-testanti hanno, almeno su alcuni punti, una fede“diversa”. Ancora più accentuate sono le diver-genze, talora inconciliabili, fra Islam ed ebraismo,cristianesimo e buddismo, e via dicendo. Questofatto potrebbe scoraggiare: quali di queste fedi è“vera”? Oppure tutte si equivalgono, alla fine?Penso che anche in questo mondo così complessodelle diverse fedi, sia possibile osservare un valorepositivo: il fenomeno religioso, il bisogno di an-

dare oltre la ragione “dimostrativa”, la percezioneprofonda che quello che si vede e si tocca nellavita di ogni giorno non basta a dare un senso almondo e alla vita, è un’esperienza comune a tuttii popoli, di tutti i tempi. Insomma, non si vive disola scienza e ragione. L’uomo l’ha sempre sa-puto. Tant’è vero che quando si cerca di sbaraz-zarsi della fede, come succede nel nostro mondooccidentale secolarizzato, essa rientra di nascostosotto vesti contraffatte, in forma di superstizione,di magia, di sedute spiritiche, di astrologia, ecc.Tutte queste non sono altro che contraffazionidella fede e della religione, dei sottoprodotti, deisurrogati. E che portano a delle vere e proprieforme di schiavitù e di paura.

Così cade proprio a pennello la questione deirapporti fra fede e ragione. Perché spesso si parladi fede anche in questo senso: la fede è l’oppostodella ragione e della scienza. Tra i due mondi c’ècompleta estraneità, se non contraddizione. Lafede sarebbe sinonimo di irrazionale o di antira-zionale. Qui si tratta di un equivoco. Ciò che in re-altà è contrario e inconciliabile con laragionevolezza è la superstizione e la magia che,come abbiamo detto, si pongono fuori della fedevera e propria. Nel cristianesimo, ma anche inaltre grandi religioni (come nella grande fiorituramedievale dell’Islam) la vita di fede è andata dipari passo con la coltivazione della filosofia e dellescienze. Per noi cattolici, fede e ragione sono duemodi di conoscenza diversi e complementari dellamedesima Verità, anche se talora possono attra-versare momenti difficili nei loro rapporti.

Ma se fede e ragione non sono estranee e con-traddittorie, ma vie complementari, allora si do-vrebbe anche correggere l’altro modo di intenderela fede. Questa, infatti, nella nostra Europa, è di-ventata sempre più sinonimo di qualcosa di pura-mente privato, soggettivo, al limite di arbitrario,perché indimostrabile, decisione intima che taledeve restare. La vita pubblica non ha niente a chefare con la fede e viceversa. Ognuno può credere

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ASPETTI DELLA FEDE

quello che vuole, basta che lo tenga per sé. Eccola concezione dello Stato non solo laico, ma laici-sta, cioè che non sopporta che la religione e lafede abbiano una loro visibilità, possano interve-nire nel pubblico, esprimere la loro visione, per-meare con i loro valori la convivenza civile. Questaè la conseguenza di una concezione della fedecome qualcosa di irrazionale, dunque solo sogget-tivistica, dunque solo privatistica. Ma la fede, purnon essendo il risultato di indagini e metodi razio-nali, ha le sue ragioni, ha una sua plausibilità, anzinella storia si è dimostrata capace di dilatare gliorizzonti della ragione, sia nella filosofia sia nellascienza. Volerla relegare nelle chiese e nelle sa-crestie, o nel segreto della coscienza, è contrarioalla sua natura comunicabile e dotata di argo-menti e di capacità di dialogo. Una fede irrazionalee cieca, alla fine si trasforma in fanatismo, col

quale non è più possibile un lin-guaggio comune, e finisce perporsi come totalitarismo anche sulpiano delle istituzioni o porre gesti di violenza.

Concludo, con un’ultima osservazione. Quandosi parla di fede si dice anche che essa può esseregrande o piccola, forte o debole, si può trovare (oritrovare) oppure perderla. La fede, in questosenso, è soprattutto la capacità di fiducia in Dio edi fedeltà a Lui. In altre parole, è una “virtù”, cioèuna “energia”, una risorsa, che può avere alti ebassi, che passa attraverso prove e conferme, chepuò scomparire, se non coltivata nella preghiera,oppure risollevarsi in momenti lieti o dolorosi dellavita. La fede è il nostro modo di rispondere a Dioche ci viene incontro per primo.

d. Giulio Meiattini osb

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Con questa esortazione Luigi Borgiani, se-gretario generale dell’Azione Cattolica,avvia la sua riflessione sul tema dell’ade-

sione in un articolo pubblicato nel n. 11 del men-sile dell’Ac, SEGNO.“Anno della Fede, anniversario del Concilio: ”,scrive Borgiani, “due occasioni formidabili, untempo favorevole per la riflessione e la conver-sione, in cui siamo chiamati a testimoniare concoerenza la nostra fede e a impegnarci per por-tare a tutti la buona notizia del Vangelo. E’ iltempo in cui possiamo scegliere se “vivacchiare”,come diceva Piergiorgio Frassati, o vivere, nellafede, una vita piena. E’ il tempo in cui possiamopassare da “meno discussioni sul bene a piùbene”, come scriveva Carlo Carretto dal de-serto”.Oggi più che mai la Chiesa e il mondo hanno biso-gno innanzitutto di credenti, uomini e donne che,come indicato da Giovanni XXIII all’inizio delConcilio, pongano “prima” al centro della loro vitaDio e la sua giustizia, e, dopo, rispondendo allachiamata a far propria la missione della Chiesa,decidano di compiere il passo successivo, ade-rendo all’Azione Cattolica. Si avverte sempre più la necessità di credenticapaci di far dire alla gente come scriveva Char-

les de Foucauld: “Poiché quest’uomo è così buono,la sua religione deve essere buona”. Si avvertel’urgenza della presenza di laici “corresponsabili”dell’essere e dell’agire della Chiesa, protagonistiattivi della vita ecclesiale, che, attraverso il rin-novo del loro “Sì”, continuino a mettersi in giocoper la vita buona del Vangelo, affinando semprepiù, con un costante impegno formativo, la lorovocazione e la chiamata ad essere testaimoni co-raggiosi e credibili del Signore in tutti gli ambitidella società. Chi sceglie l’Ac è consapevole non solo di esserechiamato a dare la vita, come tutti i credenti, maanche ad assumere la responsabilità della realiz-zazione del fine apostolico della Chiesa nella suaglobalità, armonizzando insieme le varie dimen-sioni della Chiesa universale con quella locale. Inmodo chiaro il Concilio (Lumen Gentium, cap 2),parlando di vocazione universale alla santità, in-dica, da un lato, come possibile per tutti lastrada della santità, dall’altro delinea in modochiaro il senso dell’adesione all’Azione Cattolica,rendendo sempre più attuale il nostro Statuto.“L’appartenenza all’Azione Cattolica italiana co-stituisce una scelta da parte di quanti vi aderi-scono per maturare la propria vocazione allasantità, viverla da laici, svolgere il servizio ec-

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ADESIONE ALL’AC: NON È IL MOMENTO DELLE MEZZE MISURE

clesiale che l’associazione propone per la cre-scita della comunità cristiana, il suo sviluppo pa-storale, l’animazione evangelica degli ambienti divita e per partecipare in tal modo al cammino,alle scelte pastorali, alla spiritualità propria dellacomunità diocesana” (dallo Statuto dell’Azionecattolica italiana). Il cammino che ci apprestiamo a percorrere in-sieme in questo nuovo associativo interpella inmodo del tutto speciale ciascuno di noi, l’associa-zione, la nostra comunità, la Chiesa italiana ed in-ternazionale.In questo momento storico-economico, così dif-ficile per tutti, il Signore ancora una volta ci sor-prende, rivolgendoci un invito inaspettato: “Datevoi stessi da mangiare !” ( Lc 9,13). La richiestadi Gesù è radicale: non ci chiede di donare aglialtri il di più, quello che non ci serve e di cui pos-siamo tranquillamente fare a meno, non ci chiededi spezzare il pane solo con quelli che già cono-sciamo e che già amiamo, ma di “Amare tutti, vo-lere il bene di tutti coloro che incrociano ilnostro cammino, di tutti coloro con i quali siamochiamati ogni giorno a condividere le gioie e letristezze, le fatiche e le speranze” ( da “Dodicimesi intensi” di Anna Teresa Borrelli nel n. 10 diSEGNO). Il Signore ci chiede di donare noistessi, la nostra vita, la nostra povera e insuffi-ciente quotidianità, per arricchire il prossimo e“saziarlo”. Il presidente nazionale, Franco Miano,così scrive nell’introduzione al testo per la me-ditazione personale:”La condivisione non è da re-legare alla domenica o a quando mi sento in pacecon il mondo: anche quando le cose non vannotanto bene e non sono soddisfatto, è tempo perdonare e condividere. Voi, in prima persona, pre-occupatevi dei fratelli. Sentitevi partecipi dellavita degli altri. Scegliete di condividere la vostraesistenza con quella dei fratelli. Non escludetevidalla vita, per rinchiudervi sotto campane divetro dove nessuno viene a disturbarvi, ma dovesi rischia di soffocare. Date loro da mangiare:alimentate, attraverso l’amore, la loro vita. Per-ché questo stesso amore, che spezzate e distri-buite, sarà capace di alimentare tutti, anche voi,fino alla sazietà”. Siamo tutti chiamati in causa! E lo siamo in unaforma del tutto universale! Il monito dei padriconciliari “ad allargare i propri cuori ai confinidel mondo” ripreso dal Fiac (Forum internazio-nale di Ac) nell’ambito della VI Assemblea, tenu-tasi a Iasi nello scorso Agosto, suona per noicome un percorso concreto da seguire, ci spronaad accogliere la sfida e a ridire con forza la bel-lezza dell’appartenenza alla Chiesa e alla nostraassociazione nella sua dimensione internazionale.Novità di quest’anno! Sulla tessera, che come datradizione, riceveremo nel giorno dell’Immaco-

lata Concezione, è stato inse-rito il logo del Fiac (Forum in-ternazionale di Azione cattolica)per sottolineare lo stile che fa del-l’Ac una vera, unica, grande famiglia. I nostri ragazzi, dopo aver affrontato nel cam-mino dello scorso anno il percorso della monta-gna, dove hanno scoperto la bellezza dell’esseregruppo che cammina insieme nonostante le diffi-coltà di ogni singolo, quest’anno saranno messi difronte al nuovo obiettivo: condividere la propriavita! Li aiuterà un’ambientazione del tutto singo-lare: il teatro. ”Un’ambientazione che non vuole sottolinearetanto le luci della ribalta, quanto invece la possi-bilità dei ragazzi di METTERSI IN PRIMA PER-SONA ALLA PROVA nel donarsi agli altriattraverso le loro qualità e l’impegno non solita-rio, ma condiviso” (dalla Presentazione del cam-mino di ACR 2012/2013). Anche i giovani e gli adulti si metteranno in gioco,gli uni con l’obiettivo di sperimentarsi, sporcarsile mani, per prendere in mano la propria vita e in-dirizzarla verso scelte per e con l’altro (dallaPresentazione del cammino ACG 2012/2013), glialtri nella consapevolezza che quanto hanno ri-cevuto non gli appartiene ma deve essere spesoper gli altri. In questo la vera felicità!!! Non mi resta che concludere, affidando a Maria,tutte le gioie e le difficoltà del nostro cammino,perché, intercedendo per noi, le presenti a SuoFiglio nella certezza che Lui l’ascolterà. Buon cammino associativo!!!

Adriana Trimigliozzi

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INCONTRI ASSOCIATIVI di Azione Cattolica(ore 19,30 Giovanissimiore 20,15 Giovani ed Adulti)Martedì 4 Dicembre 2012Martedì 29 Gennaio 2013Martedì 12 Marzo Martedì 16 Aprile Martedì 14 Maggio

Martedi 4 Dicembre : Incontro associativo diAzione Cattolica “Quanti pani avete?”

ore 19,30-20,15: Momento ricreativo per i giova-nissimi ore 20,15: Riflessione unitaria per giovanissimi,giovani ed adulti sull’icona biblica dell’anno.ore 21,15: Ceniamo insieme!!!!

V i raccontiamo la nostra storia. Vi siete maichiesti perché questo appellativo? Perché èuna casa certo, una bella e accogliente casa,

forse un po’ vecchiotta ma in ristrutturazione, con labellezza di 3 stanze da letto, 3 bagni, un salone e unmodesto cucinino che sforna mille prelibatezze.Ma è anche una Famiglia, composta da 6 o al mas-simo 7 minori, che per un periodo possibilmente brevedella loro vita si ritrovano a condividere spazi, tempi,storie, esperienze, scontri, affetto e tanto altro, propriocome accade in una qualunque famiglia.Stiamo parlando della nostra comunità educativa (èquesto il nome più corretto), la comunità Battito d’Ali,ospitata nei locali della chiesa di S. Marcello da ben12 anni. In questo luogo nel lontano 1999 l’associa-zione di volontariato Famiglia Dovuta decise di allestireuno spazio, una vera e propria casa, arredata nelmodo più accogliente possibile, con lo scopo di farsentire a proprio agio tutti quei minori, costretti a starelontani dalla propria famiglia d’origine, ognuno di loroper un motivo differente, ma tutti con lo stesso dirittodi continuare a vivere la propria quotidianità, fatta diimpegni e piaceri.L’associazione Famiglia Dovuta che si occupa sul no-stro territorio di affido di minori, amava sponsorizzarel’iniziale esperienza di affido/accoglienza con il motto: “6 ragazzi a casa nostra e 60 ragazzi nelle vostrecase”.Dopo 8 anni di esperienza dell’associazione, in cui lacasa veniva gestita principalmente da volontari cheprestavano servizio giorno e notte ed educatori chepercepivano un rimborso spese, alcune di queste per-sone hanno voluto tentare l’esperienza coraggiosa difondare una cooperativa sociale ONLUS, che potessegestire professionalmente questo luogo degno di rico-noscimento e di tutela.Dal 2008 la cooperativa sociale SEGNO, gestisce lacomunità Battito D’ali, continuando ad accogliere lostesso numero di minori, e offrendo lavoro a 4 educa-tori, 2 ausiliarie ed 1 coordinatore.Gestita da una cooperativa sociale, la comunità edu-cativa ha diritto a ricevere da parte dei Comuni di ap-partenenza dei minori ospitati, rette giornalieredignitose, che consentono ai ragazzi il diritto ad assi-stenza educativa professionale, scolastica, sanitaria,

oltreche vitto, alloggio e tutte le

spese per beni di prima necessità e di consumo.L’ente pubblico delega le cooperative sociali che co-stituiscono il cosiddetto “privato sociale” nell’assolvereil compito di occuparsi dell’assistenza a questi ragazzi,con la supervisione e il coordinamento dei servizi so-ciali e su disposizione del Tribunale per i Minori.Bello scoprire che viviamo in una nazione civile, cherispetta e concretizza i diritti dei minori, preservandolida ambienti che potrebbero pregiudicare la serenitàdel loro futuro.Il nostro Stato italiano ha emanato ottime leggi per latutela dei minori e altrettante per quella dei lavoratori.Bene vi abbiamo raccontato tutto e vediamo comparireuna fossetta d’espressione sulla vostra guancia,l’espressione della gioia, e quasi quasi metteremmoun bel punto su questo articolo.

PUNTO E A CAPOMedaglia capovolta e altra faccia: Come funziona dav-vero? Siete sicuri di volerlo sapere? Vi avvertiamo, lafossetta scomparirà. OK. Scelta fatta.Funziona che l’ente locale dovrebbe pagare le rettedei ragazzi al massimo entro 60 giorni dalla ricezionedella fattura, ma devono aver letto male la clausolaperché i giorni diventano minimo 120, nel frattempoperò la cooperativa deve pagare i contributi per i suoilavoratori, perché se non lo fa l’ente locale blocca i pa-gamenti delle rette.Come paga la cooperativa i contributi? Con le rette chearrivano ogni 120 giorni. E gli stipendi? Eeeehhh glistipendi… ma i nostri sono super-lavoratori, che pos-sono permettersi anche di vivere mesi senza stipen-dio, pensate che siamo arrivati a quota 8 mesi!

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TOC TOC …. . AVANTI ! ! !BENVENUT I NEL LA NOSTRA CASA… FAMIGL IA

Demotivazione, rabbia, rinunce, sacrifici, screzi incon-trollati a parte, ci si riesce. E si riesce anche a conser-vare il sorriso, l’ascolto e la dedizione per i ragazzi.Sono super-lavoratori no?Un po’ meno forse a rispondere ai loro bisogni mate-riali, con tutta la buona volontà diventa davvero difficilesenza la materia prima.

E per aggiungerci ancora un altro pizzico di IRONIA“della sorte” si è aggiunta una bella crisi economica,che colpendo gli enti locali li ha indotti, loro malgrado,a disporre di non inviare più minori nelle comunità edu-cative: che restino a casa loro! Ci sono stati finora pos-sono restarci ancora! Fintanto che la crisi passa e lecomunità educative… chiudono.

Questo sembra essere il pronostico per molte comu-nità presenti sul territorio, sicuramente lo è per la no-stra Casa Famiglia, la casa chiude, i lavoratori a casae i minori? NO COMMENT.

TRAILER FINALE:La comunità “Battito d‘ali”, formatada super-lavoratori non si arrende cosìfacilmente e lotterà fino allo sfinimento per la sua so-pravvivenza!!! Ma i super-lavoratori hanno bisogno diFANS proprio come i super-eroi. Hanno bisogno diurla, battiti di mani e anche di ali per chi come noi lepossiede e ha voglia di volare.Volete applaudire con noi? Un’occasione c’è.

Siete tutti invitati il giorno 14 dicembre alleore 20,00 presso la nostra/vostra comunità diS. Marcello al concerto di Natale offerto daimusicisti della scuola Margherita di Bari.Un’occasione per donarci una possibilità in più per so-pravvivere e continuare a volare con un …

“Battito d’ali”PUNTO E BASTA

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Iprogetti camminano con le braccia del cuore,con l’apertura al bene della mente e, infine,con le gambe delle persone. Torniamo un po’

indietro: ricorderete che nel convegno tenutosi il10 settembre scorso nella parrocchia S. Marcelloper la Giornata internazionale per la prevenzionedel suicidio, parlai della finalità dell’incontro, cioèaprire il Centro di ascolto per la prevenzione delsuicidio. Ci stiamo lavorando alacremente: i volontari perl’ascolto, riuniti, stanno seguendo una formazioneopportuna e speriamo che l’iniziativa veda la lucea metà gennaio 2013.Ci crediamo molto e speriamo di dare, a chi verrà,ascolto nel disagio per far aumentare la stima disé e la visione pluralistica dei problemi e delleeventuali, possibili soluzioni. La certezza di nonessere soli perché qualcuno condivide ciò chestanno soffrendo, può, speriamo, donare a talipersone qualche elemento per distogliersi dal pen-siero suicidario. Siamo consapevoli però che l’operatore sensibileè colui o colei che presta accettazione incondizio-nata e intuizione dei fattori di rischio e che sa aiu-tare a scoprire le risorse personali ignorate.Tuttavia l’entità del disagio sociale che tutti vi-viamo, ci fa ritenere necessario che si crei una

rete di professionisti: medici psichiatri, psicologi,avvocati, commercialisti, assistenti sociali, notai,centri antiusura, SIM e gruppi per varie fragilità,come per l’alcolismo e la droga, a cui potersi ri-volgere per un colloquio gratuito, allo scopo diprecisare il problema e trovare alternative. E’ proprio a questi professionisti di buonavolontà che chiedo di offrire la loro compe-tenza per dare un aiuto mirato. Vi invito perciò a telefonare a me o al par-roco, don Gianni De Robertis, dandoci i vo-stri dati per includervi nel progetto, sia puredietro le quinte.

Penso che il vostro ruolo possa essere davvero de-cisivo per il bene di molti! Coraggio, cerchiamo divolare alto, insieme si può!Anche se soltanto uno dovesse tornare a dirci: Hopotuto raccontare a voi l’angoscia che avevo den-tro ed ho capito che togliermi la vita non eral’unica soluzione, anche per uno soltanto rende-remo grazie a Dio e sarà, come diceva S. France-sco, PERFETTA LETIZIA.

Ornella ScaramuzziFormatrice e Animatrice dei gruppi per l’elabora-

zione del lutto FUORI DAL BUIO

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A SCOLTA C IO ’ CHE NON D ICO

L’incontro di preghiera ecumenica che si terràpresso la Parrocchia San Marcello il giorno10 dicembre alle h. 20.00, è un evento nel

corso del quale esprimeremo la nostra testimo-nianza e la nostra tensione al ristabilimento del-l’unità del cristiani. Ci troviamo a vivere questa esperienza d’incontronel cammino dell’Avvento, che con le sue caratteri-stiche ci richiama alla conversione, alla rinuncia disé e all’esercizio della carità che – come indica il de-creto del Concilio Vaticano II sull’Ecumenismo “Uni-tatis Redintegratio” – sono propri dell’ecumenismo. Nel passato il peccato di orgoglio, di superbia, diegoismo ha accecato l’uomo conducendolo adodiare e combattere i propri fratelli in nome di GesùCristo. Noi abbiamo lacerato così la Sua Chiesa e rin-negato il Suo sangue sparso per amore nostro. Il Signore ci chiede di fare penitenza di tutto questo,di ritrovarci con i fratelli di diversa confessione cre-denti in Cristo per riscoprire la comune responsabi-lità dell’annuncio del Vangelo, il senso dellafraternità, la serenità del perdono e la fiduciosa cer-tezza che la preghiera comune dona. Il coro ecumenico presente con noi in questa occa-sione non è un elemento aggiuntivo o esornativo,ma costituisce un’altra modalità di chiedere al Si-gnore di illuminare la strada che ci conduce alla rea-lizzazione del Suo progetto. La storia pluridecennale del coro, attualmente di-retto con generosità e passione dal maestro Ma-

riella Gernone, si intreccia con quella del GruppoEcumenico; la sua tipicità è un aspetto del dialogoecumenico: infatti, è di per sé preghiera e momentodi preghiera. I coristi, provenienti da varie confes-sioni, con il loro servizio sottolineano la disponibilitàdi servire la Chiesa di Dio grazie al dono della voceche illumina il lorocuore. Il loro lavoro dipreparazione, di sceltadei brani musicali, illoro studio dei testi co-stituiscono una ricerca,un desiderio, una vo-lontà di tendere ad es-sere “uno” secondo untipo di servizio appar-tato e discreto, condotto nell’ombra ma pronto adonare tutta la ricchezza e la potenza della musicaalla maggior gloria di Dio. Il coro ecumenico è undono grande per noi tutti, perché ci richiama allaprofondità della preghiera, all’abbondanza della gra-zia del Signore che si esprime nell’armonia delle vocie dei suoni.

Ringraziamo il Signore e i fratelli del coro che con laloro presenza ci faranno vivere e sentire l’afferma-zione di Agostino che chi canta, prega due volte.

Leo Porta

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CANTO E’/E PREGHIERASUL CAMMINO DELL’ECUMENISMO

L’Associazione Familiari Alzheimer Puglia-Bari è una associazione senza fini di lucroche riunisce familiari di ammalati, opera-

tori sociali e sanitari, volontari e simpatizzanti. Gliobiettivi dell’associazione sono la diffusione del-l’informazione e la sensibilizzazione dell’opinionepubblica e delle istituzioni, il sostegno e la tuteladell’ammalato e dei suoi familiari, il porsi comecentro di riferimento per quanti si occupano diquesta malattia ( medici, assistenti sociali e sani-tari, autorità politiche, volontari, ..) per fornireaiuto e informazioni. Una parola, un suggeri-mento, un’indicazione possono consentire di es-sere e di sentirsi utili. La malattia di Alzheimernon colpisce solo la persona ammalata, ma tuttoil suo nucleo familiare: il maggior carico pesa in-fatti su chi assiste il malato. Il carico emotivo per-sonale è enorme e chi assiste il paziente habisogno di sviluppare un insieme di strategie perfar fronte alla malattia. Capire le proprie emozionipuò essere di aiuto nella gestione del paziente,così come può essere utile per se stessi: Alcune diqueste emozioni che si possono sperimentare inquesti casi sono: depressione, senso di colpa, rab-bia, imbarazzo, solitudine, e altre. L’assistenzapuò essere talvolta molto difficile, tuttavia visono diversi accorgimenti utili per far megliofronte alla situazione, ne elenchiamo alcuni:Stabilire una routine e mantenere uno standarddi normalitàAiutare la persona a conservare la propria dignitàEvitare scontriStabilire compiti sempliciMantenere il senso dell’umorismoFare attenzione alle norme di sicurezzaIncoraggiare il mantenimento di una buonaforma fisica Aiutare il paziente a fare il migliore uso delle abi-lità esistentiMantenere aperta la comunicazioneUtilizzare dei supporti per facilitare la memoriaVa tuttavia precisato che queste forme di sup-porto per la memoria del paziente non risulte-ranno altrettanto utili nelle fasi più avanzatedella malattia.Molto può essere fatto per aiutare il malato d’Al-zheimer e per diminuire il carico di chi lo assiste,speriamo che anche in Puglia cominci a muoversiqualcosa per queste persone: L’esordio di questamalattia è graduale e insidioso e il declino della

persona è lento. Tale malattia colpisce tutti igruppi sociali e non è associata a una particolareclasse sociale, al sesso , a un particolare gruppoetnico o una specifica localizzazione geografica eultimamente colpisce persone giovani.L’ ASSOCIAZIONE ALZHEIMER BARI è nata il 22febbraio 2002 come associazione privata non afini di lucro.Il 17 maggio si è associata alla Federazione Alzhei-mer Italia ed esplica servizi di supporto della ma-lattia.

Tali servizi, del tutto gratuiti, sono resi possibilida finanziamenti elargiti da privati.I servizi prestati da personale medico e non me-dico volontario sono i seguenti:Informazione e sensibilizzazione dell’opinionepubblica e delle figure professionalmente coin-volte Assistenza e counseling ai familiari dei pazienti af-fetti dalla malattiaAssistenza sociale e legaleAssistenza psicologicaAttualmente l’Associazione sta lottando perchésia varato in Puglia il Piano Alzheimer, che pre-vede la realizzazione di:Centri diurniRicoveri riabilitativiNuclei per la lungodegenzaAssistenza domiciliare integrataE’ importante iscriversi PERCHE’, COME EQUANDOPERCHE’:dà la possibilità di ottenere informazioni sui dirittispettanti ai malati di Alzheimer, sulle figure pro-fessionali coinvolte nella malattia, sui trattamentifiscali e giuridici;garantisce assistenza e sostegno ai familiari e aimalati Alzheimer;favorisce la promozione di centri pilota per la dia-gnosi e l’assistenza e la ricerca per quanto possi-

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Associazione Familiari Alzheimer

bile coordinata alle cause, alla prevenzione e allaterapia.COME:presentandosi personalmente alla Segreteriadell’Associazione Familiari Alzheimer .o in viale Unità d’Italia, 67 – Bari tel. 0805563647QUANDO: dal lunedì al venerdì dalle 10.00 alle12.00, dalle 17. Alle 19.00 INFORMAZIONI UTILI:Diventare volontario del servizio di assistenza del-l’ASSOCIAZIONE è necessario:essere maggiorennesostenere un colloquio con la psicologafrequentare il corso di formazione dare una disponibilità di almeno due ore la setti-manapartecipare agli incontri dell’AssociazioneI NOSTRI SERVIZI SONO TUTTI GRATUITI:Informazioni e consulenze per problematiche

socio-sanitarieAccompagnamento nei percorsi di assistenzaConsulenza, legaleSupporto psicologico, per familiari i cui cari sonoaffetti da demenzaIl Presidente dell’Alzheimer Italia di Bari ripetespesso :“ Vorrei che si potesse dare aiuto ai pazienti, masoprattutto ai familiari, figli e coniugi, tutti tre-mendamente colpiti da questa malattia tanto cat-tiva e malvagia da cancellare quanto di piùsublime ci ha dato Dio, l’intelletto e la memoriadella nostra esistenza.Vorrei che si potesse concretamente essere vicino

a chi, che come me, si sentestruggere quando vede gli occhismarriti di suo padre che non ri-corda che giorno è, né in che mese odanno si trova, o che non riesce a fare un discorsolungo più di 4-5 parole, a volte senza senso e cheti guarda con occhi sperduti ed angosciati, comeper chiederti scusa perché non riesce a farsi ca-pire.Vorrei che le Istituzioni ed i mass media, moltosensibili a quello che può procurare loro “ voti odaudience “ fossero più vicine a questi pazienti edai familiari che soffrono questa situazione di di-sperazione ed angoscia che li porta ad essere tra imaggiori consumatori di psicofarmaci.Vorrei che il paziente anziano non venisse, unavolta per tutte, considerato un paziente di serieC, perché se è vero che i giovani sono la speranzadel futuro, gli anziani sono le radici della nostraesistenza, senza le quali non esisteremmo e chedobbiamo strenuamente imparare a difendere inquesto mondo sempre più povero di veri valorimorali “.Come Associazione lottiamo per tutti gli amma-lati di Alzheimer, ma forse ancora di più per quelli,meno fortunati, le cui possibilità sono scarse, intermini economici e di assistenza familiare, chedisperatamente cercano aiuto, conforto e solida-rietà. Saremo presenti domenica 2 dicembre sul sagratodella nostra Chiesa di San Marcello con un gazeboinformativo e con piccoli gadget natalizi. Venitea trovarci !!!!!

Piero SchinoPresidente Alzheimer Bari

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D ovete sapere che in giro per il mondo sono natetante storie e leggende su questo incredibile per-sonaggio tanto caro ad adulti e bambini, ma quasi

tutte fanno riferimento al vescovo Nicola della città diMyra (oggi Demre) in Turchia, poi divenuto San Nicola.Si avete capito bene, si tratta proprio del “nostro” S. Ni-cola (!) patrono anche di numerose città e paesi del nord,del centro e del sud dell’Italia, ma anche di Amsterdam(in Olanda) e di tutta la Russia. Sono, infatti, molte mi-gliaia le chiese sparse per il mondo, a Lui dedicate!Orfano di una famiglia molto ricca, Nicola donò tutte lesue ricchezze ai poveri e si adoperò in ogni modo per ilbene della gente, divenne così amato e venerato per lasua bontà, la sua umanità, la sua fede, i suoi miracoli.Intorno a lui nacquero tante leggende, tra cui la più fa-mosa (ricordata anche da Dante) è la leggenda delle mo-nete d’oro.Nicola, avendo saputo delle difficoltà economiche di unpadre disperato per il futuro delle sue tre giovani figlie(rimaste senza denaro per sposarsi) decise di aiutarli. Perdue notti consecutive Nicola senza mostrarsi, attraversola finestra della loro abitazione gettò tre sacchi pieni dimonete d’oro. La terza notte accadde che Il nobiluomoper capire chi fosse il misterioso benefattore, chiuse tuttele finestre. Fu così che Nicola si arrampicò sul tetto, uti-lizzando il comignolo del camino per calare le moneteche cadendo, si infilarono nelle calze delle ragazze ap-pese ad asciugare. Si racconta inoltre che proprio il vescovo Nicola volendofar conoscere la parola di Gesù anche nei luoghi dove ibambini non avevano la possibilità o la volontà di andarein chiesa (anche a causa del freddo invernale), suggerì atutti i suoi parroci di recarsi da ognuno portando un re-galo e raccontando di Gesù Cristo e di quanto avessefatto con amore per il bene degli uomini. Per gli sposta-menti, i sacerdoti utilizzarono slitte trainate da cani eportarono con loro sacchi pieni di regali.Nei millenni successivi la venerazione del Santo Nicola,portatore di doni, si diffuse in tutta Europa e grazie agliemigranti olandesi giunse anche in America a Nuova Am-sterdam (detta poi New York) dove il vescovo di Mira,chiamato Santa Klaus, diventò Babbo Natale. In altripaesi questa figura di San Nicola subì alcune modifichein funzione delle usanze del luogo.

Per tanti anni la notte dei doni venne identificata con lanotte tra il 5 ed il 6 Dicembre (festa del santo). A causadella riforma protestante di Lutero che non accettava lafigura dei santi e della chiesa, cominciò a girare voce chea portare i regali fosse invece il Bambino Gesù la notte diNatale. Da allora si diffuse la convinzione popolare cheGesù Bambino distribuisse i regali grazie all’aiuto di unmisterioso vecchietto vestito con abiti simili a quelli davescovo.Una parte molto importante nella trasformazione di sanNicola in Babbo Natale si deve allo scrittore C. C. Moore,il quale nel 1823 nella poesia “A Visit from Saint Nicho-las” descrisse il santo come un anziano signore cicciot-tello, con barba bianca, vestiti rossi orlati di pelliccia, checon un sacco pieno di giocattoli entrava nelle case attra-verso il camino e si spostava alla guida di una slitta trai-nata da otto renne.Alcuni pensano che il vestito rosso di Babbo Natale siadovuto alle scelte pubblicitarie della Coca-Cola, che neglianni ‘30, per la sua pubblicità natalizia lo raffigurò vestitoin bianco e rosso, proprio come la scritta della sua fa-mosa bibita. In realtà non fu la prima azienda ad usarela figura moderna di Babbo Natale in pubblicità, ma con-tribuì certamente a rendere più famosa nel mondo l’im-magine del caro vecchio Babbo Natale che tutti noiconosciamo.Ancora oggi in tutto il mondo, Babbo Natale si avvale dinumerosi collaboratori per mantenere viva nel tempo enello spazio la tradizione e la gioia di bambini di tutte leetà che credono ancora nella sua bontà.

Barbara Cusumano

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C O N O S C E T E L A V E R A S T O R I A D IB A B B O N A T A L E ?

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RIFLETTERE

E GIOIRE

INSIEME

Martedì 4 Incontro associativo di AC ore 19,30-20,15:Momento ricreativoper i giovanissimi ore 20,15: Riflessione unitaria per giovanissimi,giovani ed adulti sull’icona biblica dell’anno.ore 21,15: Ceniamo insieme! (v. Articolo)

Sabato 8Solennità dell’Immacolata ConcezioneDurante l’Eucarestia delle ore 10 gli iscritti all’Azionecattolica rinnovano l’adesione.

Lunedì 10 ore 20,00Corale ecumenica.

Martedì 11 ore 20,30Incontro di Comunità sugli Atti degli Apostoli.

Giovedì 13 ore 20,30Liturgia Penitenziale dei giovani, giovanissimi escout.

Venerdì 14 ore 20,00 Concerto pro Casa Famiglia. A cura dell’Accademia Margherita. (v. Articolo)

Domenica 16Festa di Natale della Comunità filippina.

17 – 24 ore 6,30Novena di Natale(tutte le mattine, eccetto la Domenica).

18 – 20 ore 19,00Novena di Natale per i ragazzidell’Iniziazione cristiana e le loro famiglie.

Martedì 18 ore 20,15Liturgia Penitenzialedella Comunità.

Lunedì 24 ore 23,00Veglia e Messa della Notte di Natale.

Martedì 25 Solennità del NataleL’orario delle Messe è quello festivo.

Lunedì 31 ore 17,00Adorazione Eucaristica e canto del Te Deum (nonsarà celebrata la Messa vespertina).

Martedì 1 gennaioSolennità di Maria SS. Madre di Dio. L’orario delle Messe è quello festivo.

Giovedì 3 ore 18,30 - 20Tombolata e giochi per i ragazzi del catechismo.

Sabato 5 ore 20,30Concerto di musica country pro Casa Famiglia.

Domenica 6Solennità dell’Epifaniaore 10,30 Presepe vivente Sante Messe ore 8,00 – 11,30 – 19,00.

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In occasione dell’anniversario dell’apertura della“Biblioteca di Stefano” anche quest’anno potremocontribuire a rendere più ricca la scelta dei libri a di-sposizione dei nostri ragazzi.Domenica 16 dicembre sul sagrato della chiesa sa-ranno allestiti dei banchi su cui troverete libri nuoviselezionati per i ragazzi, che ciascuno potrà acqui-stare e donare alla biblioteca.

Un sentiero sterrato che porta alla cimaAvete mai provato ad aggredire un sentiero di montagna?

Soprattutto quando la strada è sterrata e piena di sassi si fa una fatica incredibile a salire !

Eppure avete mai provato a farlo osservando disotto un panorama bellissimo?

Tu sali ma non senti la fatica !Io in questo momento sto percorrendo un sen-

tiero di montagna ed il mio panorama siete voi!

Stefano Costantino 28 novembre 2007