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La Vittima Sconosciuta John Gerard Sapodilla Racconti gialli brevi. Thrilling e umorismo nero La Vittima Sconosciuta e Altri Racconti ISBN: 978— 1— 4581— 2871— 3 Smashwords Edition Copyright J G Sapodilla © Tutti i diritti riservati Era cominciata così. Sam — Ascolta Frank, devi venderne almeno cento prima di venerdì. E cerca di farti pagare in contanti. Altrimenti non riesco a convincerli a non licenziarti. Gli affari vanno male, siamo in perdita da troppo tempo, forse alla fine del mese chiudiamo. Frank aveva tentato una scusa disperata, una difesa scontata. Frank — Sam, sai bene che la gente non sta a comprare frullini di questi tempi, c'è la crisi economica e la bolla finanziaria. Sam si era acceso un sigaro, si era alzato e ora guardava dalla vetrata in basso verso il fiume, il porto, le luci. Allora Frank aveva preso il campione di frullino a energia solare e se ne era uscito dall’ufficio, poi per prima cosa aveva telefonato a sua moglie che sarebbe tornato venerdì sera, quindi era sceso in magazzino a prendere lo scatolone da cento frullini, era salito in macchina e aveva cominciato il giro dal quartiere della gente che poteva ancora spendere. Li avrebbe stupiti e aggrediti con questa meraviglia tecnologica, o forse si sarebbe messo a piangere e avrebbe chiesto pietà per la sua famiglia. Dipende da come si mettevano le cose. Frank aveva già perso il lavoro una volta, sapeva tutto quello che c’era da sapere sull’argomento. Alla fine di una triste mattinata, senza aver venduto un frullino, che sia uno maledetto, gli aveva aperto la porta una specie di megera con una orribile vestaglina a fiori. La donna gli aveva strappato il frullino di mano e aveva gridato: — Cosa ci dovrei fare con questo coso secondo la tua maledetta ditta? Frank glie lo aveva spiegato, pacatamente, poi se era andato in albergo, doveva decidere come suicidarsi, non era una cosa di poco conto, ci voleva tempo e attenzione. All’alba del giorno dopo l’angelo custode lo aveva svegliato con una mano sulla spalla: — Andiamo Frank, ora ci penso io. — E lo aveva portato volando in un quartiere di veri signori. Al primo tentativo la cameriera negra, che gli aveva aperta la porta, dopo poche parole era corsa via a chiedere cosa fare.

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La Vittima SconosciutaJohn Gerard Sapodilla

Racconti gialli brevi. Thrilling e umorismo neroLa Vittima Sconosciuta e Altri Racconti

ISBN: 978— 1— 4581— 2871— 3Smashwords Edition

Copyright J G Sapodilla © Tutti i diritti riservati

Era cominciata così. Sam — Ascolta Frank, devi venderne almeno cento prima di venerdì. E cerca di farti pagare in contanti.

Altrimenti non riesco a convincerli a non licenziarti. Gli affari vanno male, siamo in perdita da troppo tempo, forse alla fine del mese chiudiamo.

Frank aveva tentato una scusa disperata, una difesa scontata.Frank — Sam, sai bene che la gente non sta a comprare frullini di questi tempi, c'è la crisi economica e la

bolla finanziaria.Sam si era acceso un sigaro, si era alzato e ora guardava dalla vetrata in basso verso il fiume, il porto, le

luci. Allora Frank aveva preso il campione di frullino a energia solare e se ne era uscito dall’ufficio, poi per prima cosa aveva telefonato a sua moglie che sarebbe tornato venerdì sera, quindi era sceso in magazzino a prendere lo scatolone da cento frullini, era salito in macchina e aveva cominciato il giro dal quartiere della gente che poteva ancora spendere. Li avrebbe stupiti e aggrediti con questa meraviglia tecnologica, o forse si sarebbe messo a piangere e avrebbe chiesto pietà per la sua famiglia. Dipende da come si mettevano le cose.

Frank aveva già perso il lavoro una volta, sapeva tutto quello che c’era da sapere sull’argomento. Alla fine di una triste mattinata, senza aver venduto un frullino, che sia uno maledetto, gli aveva aperto la porta una specie di megera con una orribile vestaglina a fiori. La donna gli aveva strappato il frullino di mano e aveva gridato:

— Cosa ci dovrei fare con questo coso secondo la tua maledetta ditta? Frank glie lo aveva spiegato, pacatamente, poi se era andato in albergo, doveva decidere come

suicidarsi, non era una cosa di poco conto, ci voleva tempo e attenzione. All’alba del giorno dopo l’angelo custode lo aveva svegliato con una mano sulla spalla:— Andiamo Frank, ora ci penso io. — E lo aveva portato volando in un quartiere di veri signori. Al primo tentativo la cameriera negra, che gli aveva aperta la porta, dopo poche parole era corsa via a

chiedere cosa fare. — Signora, credo che abbiamo bisogno di un frullino, ci sarebbe giusto un venditore alla porta. — E tu compra il maledetto frullino e frullami le uova. Frank si era messo a parlare con la negra. — E così ti serviva un frullino, sei stata fortunata.— Non mi servivano frullini, ne abbiamo cinque in cucina. E’ stato per via dello sguardo.(da Frullini a Energia Solare)

La Vittima in Poltrona

— Hello, qui sergente O‘Mallory.— Hello, sergente O’Mallory, sono la signora Clements. Sapete, abitiamo a due isolati dal vostro ufficio,

in quella casa col roseto, siamo gli unici nel quartiere a avere un giardino con il roseto. Si sente la voce irata e spaventata del signor Clements:— Wendy, maledizione, vieni al punto.Anche O’Mallory è d’accordo sul venire al punto:— Cosa succede, signora Clements? Mi ricordo del roseto, vado a piedi in ufficio la mattina e ci passo

davanti.Wendy Clements vorrebbe parlare di certi parassiti, che le hanno invaso il giardino il mese scorso, e se

adesso il governo tiene la situazione sotto controllo:— Una cosa orribile, sergente, qui proprio in casa, su una delle nostre poltrone, c’è uno sconosciuto.O’Mallory vuole arrivare a una conclusione:— Un ladro si è introdotto in casa? Si è seduto in poltrona e vi minaccia? — No, sergente, nessuna minaccia.— Forse ha calpestato il roseto? — Nossignore, questo tipo non si muove, non respira. Mio marito, il signor Clements, dice che ha certi

segni sul collo per cui è stato strangolato.Non c’è un minuto da perdere O’Mallory!— Arriviamo subito, signora Clements. Voi due non vi muovete, non toccate gli oggetti.Le preoccupazioni per una signora rispettabile non finiscono mai:— Sergente, dite alla squadra di fare attenzione al roseto.

Chi sono i Clements?Dopo anni di matrimonio, né felice né infelice, i Clements ne hanno abbastanza l’uno dell’altra. Divorzio in vista in casa Clements? E come la mettiamo con casa e roseto? Per metà è stata comprata

con la dote di Wendy, per metà Peter sta ripagando il prestito alla banca. E come la mettiamo con l’automobile, due ruote per uno? E come la mettiamo col capanno e la barca da pesca? Ai Clements piace andare a pesca, una delle poche circostanze in cui si sopportano.

Wendy è stufa di cucinare, lei sogna di andare quasi tutte le sere al ristorante cinese o coreano con le amiche, alzarsi tardi la mattina, invece di dover mettere su il caffè alle sette quando suona la sveglia. Lei vorrebbe scegliersi i programmi preferiti alla televisione, senza interferenze sportive. Ultimo ma non meno importante, la brava donna non è mai stata una tipa molto calda, diciamo così, col passare degli anni la sua temperatura non ha fatto che abbassarsi e le attenzioni insistenti del signor Clements dopo cena le sono diventate insopportabili.

Peter Clements non riesce a farsi venire in mente quando e perché ha conosciuto Wendy e l’ha sposata. Pensa che potrebbe andarsene a giocare a poker con gli amici tutti i fine settimana, senza sentire quella voce lagnosa sulla porta “oh, Peter, se non buttassi i nostri soldi al poker, potremmo comprarci una macchina nuova come i nostri vicini”.

Infine Peter deve risolvere il problema della sua nuova giovane segretaria, che di tanto in tanto si dimentica di mettersi le mutandine, lasciando sperare che le cose si mettono bene. Invece lei riunisce il pollice e l’indice della mano sinistra a cerchio e sorride. Per dirgli siamo d’accordo Peter? No, il suo messaggio è niente anello niente giochini e giochetti. La segretaria di Peter ha tracciato ben chiaro il cammino: primo divorziare da Wendy, secondo sposare lei, terzo lei lascia il lavoro per via che una tipa con le cosce come le sue è sprecata a scrivere lettere e rispondere al telefono. Peter si è fatto quattro conti e i

conti non gli sono tornati. Lui dovrebbe rinunciare alla casa col roseto, pagare gli alimenti a Wendy, mantenere Dolly come nuova moglie, scriversi le lettere da solo. Non se ne parla, non a questo modo.

Pur di liberarsi di Peter, Wendy ha pensato di trovarsi un lavoro, ma c’è stata incomprensione tra lei e quella stupida negra dell’agenzia del lavoro.

— Pensavo a un qualcosa nel campo della finanza, non ho esperienza ma sento di essere portata, mi contenterei di uno stipendio non eccessivo all’inizio — le ha spiegato lei.

Quella insolente lardosa di una puttana negra l’ha chiamata Wendy, invece che signora Clements:— Wendy, ci sarebbe giusto un lavoro in una banca. Orario corto, dalle cinque alle otto di mattina. I

pavimenti devono essere puliti e asciutti, prima che arrivi il direttore e tutto il resto della banda.Ora capite perché Wendy pensa a qualcosa di diverso, per liberarsi di Peter.

Torniamo sulla scena del delitto.E’ del tutto evidente che questi Clements mentono, pensa il detective Joey Martini, e ricomincia con le

stesse domande.— Siete entrambi sicuri di non aver mai visto prima quest’umo? — e indica la vittima che se ne sta

quieta seduta in poltrona.— Mai visto prima — dice Wendy. — Mai visto prima — dice Peter. Perché Wendy e Peter non sono sconvolti? Nessuna emozione o segno di paura. Ma neanche segni di

troppa sorpresa o ansia, come se si aspettassero qualcosa del genere. Il detective Martini prova a convincerli che lui sa tutto, meglio confessare:

— Va bene, uno sconosciuto entra prima di mezzanotte nella vostra casa, sta attento a non calpestare il roseto, apre cancello e porta con una chiave, non ci sono segni di effrazione, le serrature sono intatte. Si versa uno o due bicchieri di Porto, si mette comodo in poltrona e aspetta che qualcuno venga a strangolarlo con un laccio. Dopo qualche ora arrivate voi due e lo trovate bello e strangolato. Sempre voi due siete stati fuori tutta la notte, ognuno per suo conto, come se vi servisse un alibi, ma vi ritrovate insieme al cancello di casa.

— Chiedo scusa — interrompe Peter — ho passato tutta la notte al poker, vado di sopra a darmi una rinfrescatina.

Senza avere l’aria di uno che si affretta, Peter si chiude nel bagno, prende la boccetta con le gocce di Wendy e la vuota nel lavandino. Poi lava con cura la boccetta.

Intanto Wendy spiega a Martini come possono essere andate le cose:— Quest’uomo deve essere una spia della Cina, qualche controspia lo pedinava, lui si è rifugiato nella

nostra casa, le spie non hanno problemi con serrature e porte da aprire. Per lo spavento di essere stato individuato, ha sentito il bisogno di bere un goccetto di Porto e si è addormentato in poltrona, la controspia lo ha seguito e eliminato.

Peter sta scendendo la scala e approva:— Una buona ricostruzione Wendy, questo è di sicuro un affare dei servizi segreti.Martini li informa sugli ultimi sviluppi:— Le tasche della vittima sono vuote, ripulite.— Ecco — incalza Peter — questo sconosciuto aveva un microfilm, gli hanno ripulito le tasche per

trovarlo. Martini fa un cenno di assenso alla sua assistente Nina:— Nina, cosa abbiamo trovato nella scarpa sinistra della vittima?Nina gongola, adesso la scena è sua:— Una piantina di questo quartiere, con un cerchietto rosso attorno alla casa dei Clements.— Abbiamo altro, Nina?— Hanno telefonato quelli del laboratorio. Nella bottiglia di Porto qualcuno aveva messo un sonnifero. Peter rettifica la versione di Wendy:— La vittima era un ladro, per questo ha saputo aprire cancello e porta, naturalmente gli serviva una

piantina delle strade, di notte può essere utile. Martini rettifica la nuova versione di Peter:

— E dunque Wendy Clements, tu non conoscevi la vittima, non è vero? Invece eravate amanti, ma lui ti ricattava ultimamente. Hai confessato tutto a Peter, hai invitato a venire il tuo amante qui, gli hai fornito una piantina. Quando è arrivato, gli hai dato un bicchiere di Porto col sonnifero e Peter lo ha strangolato. Avanti sgualdrinotta, confessa, la giuria sarà dalla tua parte, quando reciterai la povera donna.

Peter lo guarda con aria di simpatia:— Detective Martini, come vi detto prima, ero in un’altra casa a giocare a poker all’ora del delitto. E

Wendy era da zia Mary.Wendy è furibonda, non ha preso bene le accuse, guarda prima Nina e poi Martini:— Uscite tutti dalla mia casa e portatevi via la vittima.

Peter e Wendy. Finalmente soli. Adesso Wendy e Peter sono soli in casa con qualche conto da regolare. Giocano al gatto e il topo, tutti e

due pensano di essere il gatto, in questo sabato mattina.. — Peter, la mia boccetta con le gocce per la tosse, quelle che prendo tutte le sere, sì proprio quella, è

vuota.— In farmacia ne hanno di sicuro. — L’ultima volta che l’ho vista era piena a metà, mi sarebbe durata almeno un’altra settimana.— Sarà stata quella spia dei cinesi, cercava qualcosa nascosta nella boccetta e l’ha vuotata.— Le spie non lavano e rilavano le boccette, come se dovessero presentarle al concorso delle boccette

linde. — Allora chi può essere stato? Forse la stessa persona che ha messo il sonnifero nel mio Porto. Forse ti

sei allontanata mentre zia Mary dormiva, hai strangolato quel tipo e te ne sei tornata da lei.— Niente da fare Peter, io e zia Mary non ci vedevamo da un sacco di tempo, siamo state sveglie a

parlare e guardare la tv tutta la notte. Martini farà controllare il mio alibi, ma tutti sanno che quella brava zietta ha un grande rispetto per la legge e dice sempre la verità. Impossibile pensare che sia mia complice, non ci dormirebbe la notte, non oserebbe presentarsi alle riunioni della parrocchia, lei è cattolica. E ti pare che io avrei potuto mettere le mie dita delicate attorno al colto di quel tipo rozzo? E poi perché diavolo avrei dovuto strangolare quell’idiota? Forse perché si è seduto in poltrona senza essere invitato a entrare? Tu dov’eri all’ora del delitto, Peter?

— Al poker. L’ho ripetuto dieci volte a quella tipa Nina, con tutti i dettagli. Un alibi migliore del tuo, Martini non può farci niente.

— Martini non ha scoperto chi era la vittima, non è vero?— Non se ne parla nemmeno. Niente impronte, portava i guanti. Niente documenti, tasche vuote.

Vestito nuovo di sicuro comprato in qualche punto di vendita pieno di gente. — Un’altra cosa, Peter, hai detto a Martini della tua relazione con la tua segretaria? Attento Peter! Non rispondere. Wendy ha buone carte a questa mano:— Quella tua puttanella mi rispondeva in modo arrogante al telefono, le ho detto che l’avrei fatta

licenziare, e lei mi risponde che il suo Peter avrebbe licenziato me e che sul mio roseto mi ci potevo mettere il culo, per farlo diventare più gonfio. Forse la tua amichetta era venuta per strangolarmi, invece ha trovato quell’orso ubriaco in poltrona. Le hai dato le tue chiavi di casa, Peter?

— Sicuro, lei poi ha messo una piantina del quartiere nella scarpa della vittima, una cosa che fa sempre quando strangola uno sconosciuto. Mi spiace, ma Dolly è stata con noi giocatori tutta la notte. La padrona di casa ospite si lamenta sempre che si annoia, mentre noi guardiamo le carte. Le ho portato la mia segretaria per farle compagnia. E tu come mai non hai detto a Martini della mia relazione con Dolly?

— Quel papavero stinto mi ha chiamato sgualdrinotta.

Vi interessa per caso un assassino, signor Clements?Oggi mancano un paio di settimane a quella notte di venerdì in cui un tipo, che sembra un orso senza la

pelliccia, si mette comodo in una poltrona dei Clements, dopo essersi fatto un goccetto di Porto col sonnifero. State a sentire cosa capita giusto stamattina a Peter.

Ogni mezzogiorno Peter fa una pausa dal lavoro e se ne va a un ristorantino italiano per un buon primo e un bicchiere di rosso. A Dolly piacciono più gli ultimi pettegolezzi dell’ufficio che gli spaghetti e si sta facendo un Hamburger con le ragazze della contabilità.

Peter non ama essere disturbato durante la lettura del giornale, meno che mai quando il primo è un piatto di spaghettini al pomodoro. Che vuole da lui questo tipo che continua a guardarlo? Sembra uno straniero, forse in cerca di un lavoro. Sta bevendo una birra, forse non ha abbastanza soldi per un pasto, ma Peter mica può dar da mangiare a tutti quelli che bevono birra.

— Il signor Peter Clements, non è vero?Qualcuno deve aver detto a questo tipo, che lui, Peter, potrebbe trovargli un posto nell’azienda dove

lavora. Ne capitano di continuo di questi tipi.—Si, sono Clements, al momento non abbiamo assunzioni in vista, mi spiace. La questione per Peter è chiusa, lui vuole leggere il giornale, mentre gira gli spaghettini attorno alla

forchetta. Dalle labbra dello sconosciuto arriva un sussurro come un sospiro. — Peter, non vorresti liberarti di Wendy?— Hai sbagliato persona, amico.Peter paga il conto e se ne va, contento di lasciare lo sconosciuto e la sua birra da finire. Invece quello si

mette a seguirlo e viene fuori che sa un sacco di cose su Wendy, Dolly e tutto il resto. Peter ha il sospetto che sia un amico o un fratello di Dolly, uno di quei cialtroncelli, a cui piacciono molto i lavoretti che rendono molto con poca fatica, tipo i ricatti e gli omicidi, adesso lo mette a posto.

— Amico, vieni su con me in ufficio, vedo di parlare col capo del personale. Magari salta fuori un qualche lavoro per te.

Dolly è già rientrata, come ci si aspetta da ogni segretaria che sia appena decente, lei guarda con curiosità lo sconosciuto e si capisce che non l’ha mai visto prima.

— Dolly, non passarmi telefonate per dieci minuti — fa Peter, e chiude la porta della sua stanza dietro di sé.

— Come ti chiami amico e di cosa ti occupi?— Schultz, d’ora in poi per te sono Schultz.Da una tasca Schultz tira fuori una busta piena di ritagli di giornale. Sono casi irrisolti, donne che un

assassino ha strangolato, senza che si trovi un movente o un indizio. L’unica cosa che hanno in comune queste donne è un marito con un alibi inattaccabile. Peter ne è sconvolto e affascinato. Questo tipo deve essere uno psicopatico.

— I miei amici lavorano in questo campo, Peter. Peter nasconde la sua paura e appoggia un dito sul pulsante del telefono interno:— Schulz, dimentica di essere stato qui, non credo che abbiamo un lavoro per te. Anche Schulz ha qualcosa da nascondere, i ritagli dove la vittima è un marito; ma lui è pieno di tatto,

comprensivo, preparato a affrontare ogni situazione.— Peter, la nostra organizzazione ti chiede appena centomila dollari per rifarti una vita, senza contare

che incasserai il premio dell’assicurazione a lavoro eseguito. Abbiamo investito tempo e dollari per sapere se sei un cliente affidabile. Ti abbiamo fatto seguire, quando te ne vai in giro con Dolly, abbiamo messo una pulce nel suo telefono, sappiamo quanto lei ci tenga al suo Peter. Questo Schultz non è uno psicopatico sperduto, pensa Peter.

Devi decidere cosa fare, Peter. — Bene Schultz, come hai fatto a trovarmi e come mi posso fidare. Schultz non lascia trasparire il suo entusiasmo, ha in mano il cliente:— Ti daremo la prova che siamo del tutto affidabili. Purtroppo non posso rivelarti la fonte delle nostre

informazioni, come siamo arrivati a te. Segreto professionale, capisci? Ma stai sicuro della nostra discrezione.

Siamo una ditta seria, Peter.Una settimana dopo il suo imprevisto incontro con Schultz, quando tutto dorme uno squillo di telefono

irrompe in casa Clements. Naturalmente risponde Wendy, le donne vogliono sempre sapere chi chiama. —Vogliono te, Peter. Dice che deve darti una informazione importante. Chi è questo Shultz?Senza aspettare la risposta, Wendy si rimette a dormire.

—Hello, sono Peter Clements.—Hello Peter, ho un messaggio per te da parte di Schultz. Accendi la radio tra una mezz’ora, sul canale

locale ascolterai una notizia interessante.La conversazione è finita, Peter non ha riconosciuto la voce. Chi altri potrebbe essere, se non un

complice di Schultz? Non gli resta che fare visita al frigo per uno spuntino, mettersi gli auricolari, tornare a letto, ascoltare la musica alla radio, fino a quando una voce che pare venire da un altro pianeta annuncia notizie:

— Buona sera. Interrompiamo il programma musicale. Pochi minuti fa una voce sconosciuta ha chiamato la redazione per dirci che a mezzanotte è stato commesso un delitto. Una donna è stata strangolata nella sua casa. I detective sono sul posto, anche loro avvisati da una chiamata anonima. Il marito della donna, primo sospettato, è un commesso viaggiatore e si trova in un'altra città. Il nostro cronista subito sul posto ha guardato nella zuccheriera indicata dalla voce anonima e ci ha trovato il biglietto ‘ti puoi fidare, Peter Pan’.

Adesso vi siete fatta un’idea di chi sia lo sfortunato in poltrona in casa Clements, con i segni di un laccio attorno al collo? No? Aspettate a vedere cosa combina Peter.

E’ per venerdì a mezzanotte.— Ecco il duplicato delle chiavi, Schultz, cancello e porta d’ingresso. Non abbiamo cani e gatti, neppure i

vicini ne hanno. Wendy prende le sue gocce alle nove di sera, qualsiasi cosa possa succedere. Metterò nella boccetta la bustina di sonnifero che mi hai dato. Il tuo uomo la troverà bella e addormentata in poltrona. Io me ne starò con gli amici al poker, tornerò a casa alle sei di mattina.

— Bravo Peter, ben fatto. Ricordati di buttare via la bustina in un cestino lontano da casa.Tutto questo non spiega ancora che cosa ci faceva lo sconosciuto in poltrona nella casa di Peter e Wendy

e perché un altro sconosciuto lo ha strangolato. Forse una idea ve la siete fatta.

Cinque anni prima. Wendy incontra Tony.Giusto cinque anni prima che uno sconosciuto si mettesse a dormire su una poltrona in casa Clements,

per farsi strangolare, Tony Manolesta Basilico non aveva ancora preso moglie. Basso, tozzo, tarchiato, Tony era un mafioso di qualche importanza qui in città. Furbo e spietato con i suoi nemici, Tony era timido e ingenuo con le donne. Al tempo in cui la famiglia continuava a presentare inutilmente a Tony belle paesane, come moglie ideale per lui, Wendy passava inosservata al college e non aveva niente da raccontare alle altre ragazze. Quel giorno di aprile Tony decise di farsi una passeggiata con la sua spider nuova, rossa e lucida, lungo il viale con gli alberi di Jacaranda che riporta Wendy a casa dalla scuola. Per una magica affinità elettiva, il mafioso italiano fu attratto da quell’oca sperduta con uno zainetto di libri, penne e quaderni, una brunetta con gli occhi neri. La affiancò per un tratto di strada, senza decidersi a fare qualcosa di positivo, fu lei a scendere dal marciapiede e salire sulla spider scoperta. Finalmente Wendy avrebbe avuto qualcosa da raccontare, per esempio spiegare che Tony aveva l’abitudine di mettere le mani sul sedere al primo bacio, per questo lo chiamavano Manolesta, lui spiegava che era molto riservato con le ragazze e aveva bisogno di sentirsi compreso.

E venne il giorno in cui Wendy fu presentata in famiglia, soprattutto a mamma Basilico. Ora voi sapete come sono questi Basilico, grida gioiose di benvenuto, abbracci, lasagne, maccheroni e tanti dolcetti fatti in casa. E poi le domande, molte domande.

— Brava Wendy, Tony mi ha detto che sei cattolica.Viene fuori che Tony ha mentito a sua mamma. Ma Wendy non lo sapeva.— No, signora Basilico, solo zia Mary è cattolica, per via che aveva sposato un agente delle tasse

cattolico, si sono separati, ma sono sempre in contatto amichevole. Noi del resto della famiglia siamo protestanti.

— Wendy, non ci sarà per caso qualche poco di buono nella tua famiglia? Un rapinatore, che so.— Oh, no davvero, signora Basilico.— Neppure uno di quei tipi che hanno sempre una matita e un taccuino in mano, per prendere le

scommesse clandestine sui cavalli?— Oh, signora Basilico, noi siamo una famiglia davvero perbene. Abbiamo persino un lontano cugino,

che fa lo sceriffo in una contea da qualche parte e a Natale ci manda sempre una cartolina. La vostra famiglia è nel ramo costruzioni, non è vero? Prendo sempre in giro Tony, gli dico che deve consumare una fortuna in cemento per metterci dentro i concorrenti, prima di gettarli dal molo.

Mamma sceglie il più grande pasticcino alla cioccolata e insiste perché Wendy lo mangi subito. Nessuno della famiglia guarda dalla parte di Tony, che dice Wendy ti accompagno a casa.

Mamma bacia Wendy sulla porta con tanti sorrisi e un pacchetto di dolci da portarsi via, mi raccomando Tony non fare tardi, non farci stare in ansia.

Chiusa la porta si scatena l’inferno. Tornato a casa, Tony cerca di resistere, ma tutta la famiglia e gli amici di famiglia lo mettono su un aereo per andare a curare certi affari, che riguardano la vendita di salsicce all’ingrosso, da qualche parte piuttosto lontano. La famiglia di Wendy non la prende bene, manda un avvocato da mamma Basilico, a dire che si tratta di rottura di promessa e bisognerebbe pagare un qualcosina più le spese. Capita che la famiglia di Wendy abbia una bella cartoleria in una bella strada, e che il giorno dopo entrano due clienti a dire che Wendy è una puttanella, che sculetta quando torna da scuola, e salta nella spider scoperta dei bravi figli di mamma e che per questo motivo tutta la loro carta potrebbe prendere fuoco. I due clienti se ne escono dal negozio con un pacco di buste di prima qualità e tanti ringraziamenti per la loro comprensione. Poi il tempo passa, Wendy sposa Peter, Tony se ne torna in famiglia da mamma.

Tony è tornato.Qualche settimana prima che uno sconosciuto a mezzanotte di venerdì, insomma sapete di cosa parlo,

Tony è tornato. Tony è tornato. Il tempo non ha spento la fiamma. Tony e Wendy di nuovo insieme in una spider rossa.Quando Wendy ha visto la spider rossa, nel parcheggio del supermercato accanto alla sua auto, ha detto

a se stessa di non fare la stupida e ha continuato a camminare a testa bassa, fino a quando non è andata a sbattere contro Tony.

La seconda volta che lei Wendy si ritrova nella spider rossa, lui Tony le mette la mano destra tra le cosce, ma lei non stringe le ginocchia, anche perché non si è messa le mutandine e ci tiene a farlo sapere al suo Tony. La spider non è la stessa, ma stessa è rimasta la fiamma, per anni sotto la cenere ora divampa.

— Tony, hai parlato di noi due con mamma? Adesso i Basilico sono una brava onesta famiglia e tu puoi sposare una brava onesta donna. Peter deve concedermi il divorzio, non ha scampo per via di quella Dolly.

La mano di Tony è davvero contenta tra le cosce di Wendy, per questo lui esita a rispondere, Ma lei è impaziente e comincia a stringere le ginocchia di un niente.

— Zuccherino, mamma dice che in parrocchia sono contrari alle donne divorziate. E non se ne parla di velo bianco, fiori d’arancio e tutto il resto.

Le cosce di Wendy rimangono allargate, ma Tony capisce che non sarà per molto, se la questione non si risolve con soddisfazione. Mamma Basilico non può soffrire Wendy, neanche un minimo. Per via che lei Wendy ha rovinato il suo Tony, il quale non vuole sposare Carmela Saltalaqualglia, e i Basilico Saltalaquaglia potevano diventare la famiglia più potente dello Stato nel ramo alimentari, per via che loro hanno gli allevamenti di porcelli e i Basilico vendono salsicce in confezione. Mamma controlla tutti gli affari di famiglia, è tutto suo, compresa la spider rossa. E’ una situazione delicata, Wendy bambina lo devi capire.

Tony è perplesso, per via che le cosce di Wendy si allargano e lei gli sorride:—Bene, Tony, domani vado a parlare con mamma Basilico. Da sola.Quando la cameriera col collettino bianco le annuncia Wendy, mamma Basilico prova la piacevole

sensazione della leonessa, quando vede sul suo territorio la giraffa, che se ne sta distratta a brucare foglioline tenere. Mamma naturalmente sa che il suo Tony gira attorno a Wendy, da quando è tornato. Mamma Basilico sa sempre tutto.

Mamma fa per recitare baci e abbracci, ma il braccio teso e il palmo aperto di Wendy interrompono la scena e mamma si adegua al fatto che Wendy non è più un’oca sperduta.

— Che ci sei venuta a fare qui? Mi hanno detto che giri attorno al mio Tony. Questa è una casa molto rispettabile, non c’è posto per affarucci squallidi con donne sposate. Hai un marito di nome Pete, giusto?

— Oh, mamma vedo che sei sempre la stessa. Tony mi dice che il parroco non fa entrare in chiesa le donne divorziate, che ne diresti, se a mio marito Peter capitasse un incidente e io rimanessi sola e affranta?

Mamma non può sapere che le cosce di Wendy hanno deciso cosa vogliono, con la mano di Tony provano nuove e sconosciute sensazioni, vogliono saperne di più, mica possono ancora aspettare. Ma mamma ha tanta esperienza capisce che Wendy non è più una giraffa, è una tigre che le ha preso Tony. Non può attaccarla, deve prendere tempo:

— Wendy, come vedi da questa casa i tempi sono molto cambiati, i Basilico non frequentano cattive compagnie, che possono rovinare il buon nome delle Salumerie. Non lo vuoi un pasticcino alla crema, preferisci uno alla panna?

Wendy si alza in piedi e con grande sorpresa di mamma le spiega dove può metterseli i pasticcini.La signora Basilico è una donna molto flessibile, rapida nelle decisioni, e piena di risorse. Di sicuro Tony

non starà a sentire i suoi consigli e i Saltalaquaglia ci si devono rassegnare, e poi la loro Carmela è giusto una donna di casa lagnosa, non si possono lasciare a lei e Tony gli affari di famiglia, a Tony serve una donna forte.

— Rimettiti seduta, Wendy, mi sono ricordata di una amico che conosce un tale. Pare che adesso gli affari delicati e riservati siano in mano alla mafia dei Balcani e quel tale sia giusto un immigrato da quelle parti. Forse qualcuno si metterà in contatto con te, non dire niente a Tony e neanche a me.

Se non lo avete ancora capito, adesso vi diciamo chi era lo sconosciuto addormentato in poltrona in casa di Peter e Wendy Clements.

Il povero Schultz non è un assassino per divertimento, è solo avido di dollari, che cosa c’è di male? Almeno lui la vede a questo modo. Per quanto riguarda l’aspetto morale della questione, lui pensa che

questi americani non meritano alcuna considerazione. Nel paese dove è nato, nessuno penserebbe mai di far uccidere la moglie da un altro, se non è contento della prima ne prende una seconda, e si tiene tutte e due. Inoltre, una moglie che paga uno sconosciuto per far uccidere il marito non è neanche da pensarci dalle sue parti, la sventurata di sicuro si prende le sue cento frustate in piazza e viene ripudiata.

Non dovete pensare male del povero Schultz, a lui non piace eliminare un buoni cittadino americano, rispettoso della legge, è sempre una cosa rischiosa. Si può fare di meglio e guadagnare di più. Per esempio andare da Wendy e proporle di eliminare Peter. Poi andare da Peter e proporgli di eliminare Wendy. Poi si fanno arrivare due assassini, che neanche parlano inglese, mi direte a che servono due assassini, se poi in poltrona non ci saranno né Wendy né Peter? Un poco di pazienza e lo saprete. Dunque Schultz fa arrivare due assassini che non si conoscono, uno a insaputa dell’altro. Il piano prevede che Numero Uno arrivi a casa Clements a mezzanotte meno dieci per Wendy. Ma invece trova casa e poltrona vuota, lascia un segno blu a pagina sette di Assi di Poker e se ne va. Se ne va? No, questo idiota mangiapecore si fa un paio di bicchieri di Porto col sonnifero e si addormenta. Non si beve sul lavoro, Numero Uno! A Numero Due è stata assegnato Peter, che lo aspetta addormentato a mezzanotte e dieci. Mi raccomando la massima puntualità ragazzi, altrimenti niente paga.

Numero Due arriva silenzioso al buio e strangola il compare addormentato, che crede Peter, e lascia un segno con la penna verde a pagina otto di Rose Rosse. Tentato poi da curiosità illumina con la torcia la vittima e non vede la faccia di un bravo impiegato americano, piuttosto un lottatore tartaro. Sconvolto, Numero Due si allontana, se volete trovarlo andate al Club per Mature Vispe, dove è benvoluto, perché si prodiga per le signore socie e fa qualsiasi cosa gli venga richiesta. Ha già ricevuto tre proposte di matrimonio, ma lui ci vuole pensare, non gli va di farsi vedere in giro.

Il destino ha proprio deciso di divertirsi, questo venerdì notte. La mattina alle sei e qualche minuto fa tornare nello stesso momento a casa Wendy e Peter. I due si osservano terrorizzati:

— Wendy!— Peter!Entrano in casa e scoprono Numero Uno in silenzio sulla poltrona.Adesso avete capito come è andata.Ah, sento che qualcuno chiede come mai Schulz manda due assassini quando sa che non ci saranno né

Wendy né Peter in casa. Non potrebbe mandarne uno solo a lasciare un segno verde e uno blu? Sentiamo cosa a da dirvi Schultz.

— Nel mio lavoro la precisione e la cura dei dettagli sono molto importanti, un solo assassino unico potrebbe farsi domande, farsi venire strane idee e creare problemi. La regola della ditta è un assassino diverso per ogni vittima, un regola che assicura la massima discrezione anche ci devo spendere un qualcosina in più.

Wendy propone un accordo a tre.Qualche giorno dopo quella notte di venerdì, in cui un assassino ne strangola un altro per sbaglio,

Wendy propone un accordo a tre.Dolly è la segretaria di Peter, lo sapete, e sapete anche che è la sua amichetta, lui l’accompagna a casa. E

qualche volta sale su da lei? No, Peter, mi dispiace. Ma stasera è diverso, stasera Dolly ha gli occhi furbetti e lo fa salire. Solo cinque minuti, Peter, oggi è un

giorno speciale.— Cambio casa, Peter. Dolly appare euforica, Peter invece è sorpreso dalla notizia.— L’ho fatto per noi due, Peter.Peter è in pieno stato di ansia. Dove vuole andare a parare Dolly?— Tua moglie Wendy Culosecco mi ha invitato a trasferirmi da voi a casa vostra, giorno e notte.Peter respira, proprio un bel respiro profondo, in silenzio. Mentre Dolly gli spiega tutto. — Wendy è piena di buon senso, sei un marito fortunato. Risparmierei l’affitto, avrei tutti i pasti senza

spesa e fatica, lei si alza alle sette di mattina per farti il caffè e ne farebbe uno anche per me. Potrei usare il vostro telefono e la vostra automobile. Io continuerei a lavorare nel tuo ufficio, anche se come sappiamo le mie cosce meriterebbero qualcosina in meglio, mica me ne posso stare tutto il giorno con Wendy. Terrei tutto il mio stipendio per me, a proposito, penso che dovresti darmi un aumento. Wendy dice che tu passeresti il tempo con me e lei se ne potrebbe andare in giro con le sue amiche a fare questo e quello. Lei si sistema nella camera degli ospiti, naturalmente le devi comprare un televisore nuovo. La domenica ce ne andremo tutti e tre a pescare. Lei una volta alla settimana andrebbe con le amiche al ristorante thailandese e una volta al ristorante italiano, sempre che tu non sia contrario.

Peter non è contrario. Il problema divorzio è risolto e anche il problema segretaria. A quanto pare mettiamo la parola fine. Adesso sapete chi ha strangolato uno sconosciuto seduto in una poltrona nella casa dei Clements.

Ci sarebbe da chiedersi come mai Wendy è diventata tollerante verso Dolly la Puttanella. La risposta è il ritorno di Tony. I due colombi ritrovati, Wendy e Tony, preferiscono tenere nascosta la loro unione. Wendy racconta a Peter che se ne sta un paio di giorni da Zia Mary, oppure da qualcuna delle sue amiche: neanche a dire che Peter e Dolly le credono e comunque ne sono contenti, anche perché alle due donne non piacciono gli stessi programmi serali alla televisione. Ora avrete capito perché Wendy ha generosamente proposto di dividere casa e Peter con quella puttana furbastra che si chiama Dolly.

E anche mamma Basilico è contenta di sapere che Wendy non divorzia da Peter e le porta via il suo Tony. Perché a mamma non piace che Tony le porti una donna in casa, a mamma non piace che Tony se ne vada di casa. Mamma vuole il suo Tony tutto per sé, a che gli serve un’altra donna? Non ha forse la sua mamma?

L’asso di Martini è zia Mary. Torniamo alle indagini di Joey Martini detective.Zia Mary è l’unica dalla quale il detective Joey Martini può sperare di cavare qualcosa. Lui è andato apposta alla parrocchia a dirle se potevano farle visita, lui Joey e questa brava ragazza Nina. La famiglia

di zia Mary e i Martini sono emigrate nello stesso periodo, sono quasi paesani, qui in America appartengono alla stessa parrocchia. Joey si presenta a casa di zia Mary con una magnifica scatola di cioccolatini e Nina ha chiesto se poteva tornare a farsi insegnare i centrini. Joey e zia Maria si sono divertiti a ricordare le parole in dialetto, che sentivano da piccoli. Poi zia Mary ha cominciato a parlare di quel venerdì notte con Wendy, senza che nessuno glie lo chiedesse.

— Wendy è arrivata qui con una strana agitazione, mi ha detto che era per via delle sue gocce che si era dimenticata. Ma non credo mi dicesse la verità, era come se le fosse capitato qualcosa e qualcosa le dovesse accadere. Le ho chiesto se aveva voglia di una limonata o una tisana, ma lei mi ha risposto che aveva grandi novità: era tornato Tony Basilico e lei lo aveva rivisto. Io le dico che non può fare questo a Peter, anche se lei e Peter sono protestanti. E lei mi dice che Peter se la spassa con una puttana di nome Dolly, che fa la sua segretaria. E che Peter fa finta di perdere soldi al poker, invece compra regalucci a quella zoccola. E che lei sa tutto. Dice anche che Tony ha comprato un’altra spider rossa. E poi tira fuori un pacchetto di lettere che Tony le mandava da quel posto delle salsicce all’ingrosso, e me le lascia qui, per un motivo e l’altro, e voi due le potete leggere, se serve a trovare l’assassino di quella povera anima in poltrona. E Nina si mette a leggere, state a sentire cosa dice questa:

‘Mio cuore dolce, penso a te come se fosse ieri, sei sulla porta della tua casa e ti giri verso di me nella mia spider per un ultimo sorriso, la luce del sole trasforma i tuoi capelli neri in un meraviglioso color bronzo. Tesoro, adoro il colore dei tuoi capelli. Sono così contento che tu non sia bionda. Non posso sopportare le bionde, sono teste vuote, meschine e traditrici. Mi fido più delle corna di un toro vicino alla mia camicia rossa. E hanno anche un brutto carattere. Non ho mai conosciuto una bionda, che non fosse una sciacquetta noiosa. La maggior parte di loro sono solo acqua ossigenata. Qui gli affari vanno bene, il prezzo delle salsicce è in salita. Ti amo adesso e per sempre, mia bamboletta’.

E le altre lettere sono ancora più sdolcinate, con cuoricino dolce, bambina più meravigliosa di tutte, e preziosa, e angelo, e non so più cosa, e in certe si parla di come lui Tony riuscirà a tornare, a convincere mamma Basilico, e si sposeranno.

Mentre zia Mary stermina i cioccolatini, Martini pensa che potrebbe tornare da Wendy Clements e dirle che è proprio una sgualdrinella bugiarda e conosce uno che per una foglia di coca da masticare si mette a passeggiare sul suo roseto. Ma non ha uno straccio di accusa contro di lei.

E quanto a Tony Basilico. Martini sa che Tony non risponderà alle sue domande, anche perché non sa cosa chiedergli. La famiglia

Basilico non è più nel ramo costruzioni, niente speculazioni sui terreni, niente manodopera illegale, niente estorsioni. I Basilico hanno messo su una catena di salumerie, formaggi e salumi di importazione. Tutti quelli che contano comprano dalle Salumerie Basilico: il sindaco, i giudici, i senatori di passaggio, le migliori famiglie mandano cuoche e cameriere a rifornirsi. Mamma Basilico paga tutte le tasse e riceve la moglie del governatore tutti i giovedì, per parlare del tempo e della provola affumicata, che è senz’altro migliore di quella bianca.

E dunque Joey? Cosa facciamo? Gli chiede Nina, apprensiva. Aspettiamo il prossimo delitto, gli assassini fanno sempre un errore prima o poi, la rassicura Joey.

Se gli assassini fanno errori, non saranno Wendy e Peter, i quali hanno rinunciato a eliminarsi l’un l’altro. Peter è del tutto soddisfatto della proposta di Wendy, davvero inaspettata. E dunque vissero tutti felici e contenti? Tutti meno Joey Martini.

Il caso DaffodilWillie e Georgette Daffodil sono due clienti di Schultz, ognuno dei due gli ha dato incarico di eliminare

l’altro, il lavoro è previsto per la notte del loro anniversario.Il giorno dell’anniversario Willie compra una grande meravigliosa torta di mandorle, attrazione

irresistibile per Georgette. Per aggiungere un tocco personale e delicato, Willie ha fatto qualche foro invisibile con una siringa nella confezione e ha imbevuto la torta di un sonnifero di sapore gradevole, fornito come omaggio da Schultz.

— Georgette, oggi è il nostro anniversario, dimentichiamo le incomprensioni e ricominciamo come fosse il primo giorno. Faccio un salto alle corse dei cavalli, sento che è il mio giorno fortunato, con la vincita domani ti porto a teatro a vedere A Piedi Nudi nella Neve. Intanto mangia pure tutta la torta.

A Piedi Nudi nella Neve è la rappresentazione teatrale preferita di Georgette, già visto tre volte, ogni volta un diluvio di lacrime e un paio di scarpette nuove. Dopo la terza volta Willie si è messo discretamente alla ricerca di un sicario.

Uscito Willie, Georgette comincia a torcersi le mani nel dubbio. E se lui fosse sincero? Il mio Willie è sempre stato un gran cuore. Aspetto che torni dalle corse e vedrò le sue intenzioni. Fu per questo che lei non andò a costituirsi un alibi e non mise sonnifero nel fiasco di Chianti, col quale lui innaffiava sempre la cena.

Willie aveva mentito naturalmente, la sua idea era di starsene qui alle corse notturne fino a mezzanotte con la sua amichetta, la segretaria Tacchi a Spillo, e poi portarla a cena in qualche posto dove avrebbero lasciato grandi mance, perché tutti i camerieri si ricordassero di loro due. Una voce dietro le spalle può cambiarti la vita:

— Ehi Willie, ho una informazione sicura, non dimenticarti la mia percentuale della vincita.— Willie non si volta, ma riconosce la voce, si può fidare.— Il nome del cavallo?— Georgette. E’ dato 20 a 1.— Willie è rimasto immobile. Non lo scuote più di tanto la voce della ragazza. — Ehi WIllie, non vorrai davvero mettere i tuoi soldi su quel cavallo disgraziato? Si chiama come tua

moglie e non credo corra più veloce. Niente da fare. Attirato da una mano invisibile, Willie va a puntare tutto quello che si ritrova in tasca e

non pare troppo sorpreso, quando Georgette arriva primo. Tacchi a Spillo non fa che saltellare, battere le man e cinguettare come un canarino:

— Oh, Willie, abbiamo un sacco di soldi da spendere. Ma lui ha paura, come se la fortuna fosse passata per dirgli di stare attento: Willie non vorrai davvero

lasciare la tua Georgette per questa stupida Tacchi a Spillo succhiasoldi. E’ per questo che Willie se ne torna a casa con diecimila dollari, sente la voce di Georgette in cucina,

tutto va per il meglio, perché la confezione della torta è intatta. Svelto con una faina con la gallinella in bocca, Willie nasconde la torta sotto la poltrona e la sostituisce con quella che tiene nascosta in mezzo al soprabito ripiegato sul braccio; sospira e mette su la loro musica preferita.

Georgette lo aspetta raggiante:— Ho, Willie, ho deciso di non aprire la torta di mandorle, lo facciamo insieme, ho anche deciso che te

ne darò una fettina. Ora vado a controllare l’arrosto, che non ti venga in mente di venire a sbirciare mentre sono chinata sul vetro del forno.

Passa un secondo e Georgette sente la mano di Willie sotto la gonnellina, capisce che l’arrosto è pronto.Quando verso mezzanotte arriva Numero Tre, le poltrone sono vuote, i due piccioncini sono volati al

piano di sopra. Numero Tre non vuole che gli si rimproveri di aver trascurato di cercare intorno se c’è un Willie addormentato, ma il fascio di luce della sua torcia non riesce a passare attraverso sotto una delle due poltrone, perché inciampa contro una torta di mandorle. Affascinato dalla scoperta, Numero Tre apre la confezione, annusa, ne stacca un pezzetto e lo assaggia. Mai provata una simile delizia nella sua vita di capre allo spiedo e grasso di montone affumicato.

Una mezz’ora dopo, arriva sulla scena Numero Quattro e vede una figura addormentata in poltrona. Questa è la sua Georgette, peccato dover strangolare una donna tanto pienotta. Il lavoro è lavoro, Numero Quattro. A che serve rischiare di accendere la torcia? Le sue mani non sono proprio delicate, ma quando passano il laccio attorno al collo e sfiorano una barba ispida, un collo grosso come quello di una mucca, un

cappello da gangster sulla testa, anche un Numero Quattro sa che quella non può essere una signora americana, la cosa è improbabile e va verificata. Infatti la torcia illumina compar Numero Tre, che sogna di essere il Presidente degli Stati Uniti e tutti i giorni vuole la torta di mandorle. Questa scoperta non piace a numero Quattro, che si rimette il laccio in tasca e fila verso la porta. Le luci si accendono.

— Ehi, tu, dove credi andare?— Portati via il tuo socio. Willie e Georgette lo guardano con aria di rimprovero. WIllie gli ha persino puntato contro una pistola.

Numero Quattro non capisce una parola della loro lingua, ma si è reso conto di non essere gradito e fa per aprire la porta. Le grida acute di Georgette lo costringono a girarsi e Willie gli indica con insistenza Numero Tre in poltrona.

Portato sulle spalle Numero Quattro ora Numero Tre è in strada, mezzo sveglio comincia a fare domande nella loro lingua:

— Dove mi porti, papuska?— Da nessuna parte, figliolo. — E lo lascia col culo per terra.Georgette e Willie hanno molte cose da dirsi, prima di spegnere le luci.— Georgette?— Si, Willie?— Ho fatto una speculazione finanziaria sbagliata, ho perso un centomila dollari.— Capita a tutti, Willie, non ci crederesti, ho fatto anche io un speculazione finanziaria sbagliata da

centomila dollari, venderemo i gioielli della mia famiglia. Forse tu potresti risparmiare qualche spesuccia, per esempio puoi licenziare quella tua Tacchi a Spillo.

— Che ne dici di farti assumere al suo posto?— Ho, signor Willie, non sarai uno di quei furfanti che si mettono la segretaria sulle ginocchia? sono una

donna sposata. — Chi erano quei due, Georgette? Forse aspettavi qualcuno?— No, di sicuro. Forse tu li conoscevi?— Certo che no.— Willie?— Cosa c’è, salsiccetta?— Chi avrà messo un’altra torta di mandorle sotto la poltrona?—Ti sei messa le mutandine di pizzo rosa, preziosa.— Se non ti piacciono, me le puoi togliere. Prima spegni le luci.Lui le sfila le mutandine, ma non spegne le luci. Lei maliziosa si gira per far ammirare a Willie, quel

sedere che lo ammaliò la prima volta. I suoi fianchi non la fanno più un giunco, ma la magia funziona ancora.

Il caso Higginton. Intuito femminileOra state a sentire cosa capita a Sybil Higginton. E’ un caso importante, perché convinse Schultz a

ritirarsi dagli affari definitivamente, dopo lo sfortunato caso Daffodil. I giornali hanno parlato del tipo strangolato in casa Clements. I giornalisti hanno scritto che la vittima era

un maniaco straniero, che voleva soddisfare le sue voglie lascive con la povera signora Wendy Clements, ma un altro maniaco concorrente non ha gradito l’intrusione nel suo territorio, lo ha seguito e strangolato. I lettori, sono tutto sommato contenti che uno dei nostri maniaci abbia strangolato questo straniero. Adesso, oltre a venderci magliette, computers e telefonini, vorrebbero anche spassarsela con le nostre donne sposate, e il governo se ne sta a lasciarli fare.

Alcuni giornali, per tenere le vendite, hanno ritenuto interesse del pubblico informarlo sull’affaruccio di Dolly e Peter (ricordate il caso Clements?). Le lettrici con un marito sono infuriate con Peter che se la spassa col la segretaria, mentre i maniaci vanno e vengono. Molte casalinghe con un giardino hanno coltivato un roseto come quello della Clements, con la speranza di attirare un maniaco.

Il detective Martini ha dovuto imparare presto che, nella sua giurisdizione, tutte le donne con un marito, che ha una segretaria giovane, si aspettano di essere insidiate, e magari strangolate, da uno sconosciuto a mezzanotte, e telefonano al suo ufficio per farglielo sapere.

— Hello. Detective Martini?— Si, signora.— Joey Martini, in persona?— Anche oggi, ne sono sicuro. — Detective, sono la signora Higginton. C’è sonnifero nelle mie gocce, la boccetta è stata manomessa.— Bene, signora Higginton, mando qualcuno a ritirare la boccetta per le analisi di laboratorio.— Detective, non serve il laboratorio.— Forse hai annusato la boccetta, mia cara?— No, mio caro, mi sono addormentata subito dopo aver preso le gocce.Martini ne ha abbastanza.— Adesso sei sveglia, dolcezza.— Dovresti svegliarti anche tu, detective Martini. La mia cameriera aveva un giorno di permesso e se ne

va fuori con un vestitino a fiori che pare una farfalla, il suo ragazzo la porta a cena in un ristorante di classe. Per l’ultima volta. Il ragazzo le dice che ha conosciuto una ballerina del burlesque e se ne va a fare il giro dei teatri con lei, darà una mano a montare le scene. Invece di spassarsela tutta la notte come al solito, lei torna a casa, che pare uno straccetto zuppo di lacrime, e mi trova a dormire in poltrona, mai fatto prima. Lei si spaventa e dopo una dozzina di schiaffetti e un bicchiere di acqua fredda in testa mi sveglio.

Martini si sente in colpa, per via che non riesce a accendere il sigaro, la Higginton lo rende nervoso e sarà meglio andare dritto alla questione:

— Non vorresti darci un taglio, tesoruccio Huffington?— Il mio nome è Higginton e mi piace raccontare a modo mio. Allora dico alla cameriera di mettere

qualche goccia nella ciotola con l’acqua per il cane, la bestia incuriosita beve e ora è qui che dorme sul pavimento.

— Bene Higginton, adesso ho qualcosa da sbrigare, più tardi faccio un salto a consolare la cameriera. — Ascolta detective, mio marito Billie è in giro per affari, dice lui, ma sono sicuro che ne sta in vacanza

con una delle sue segretarie. A mie spese. — A tue spese?— La sua azienda sta per fallire. Piena di debiti. Per la precisione è una delle mie aziende, affidata a quel

damerino zuccavuota. Da qualche mese lui piagnucola che è tutta colpa delle banche e che gli serve solo un prestito per rimettersi in strada e ripartire col profitto.

Martini ha quasi finito i fiammiferi, finora ha vinto il sigaro, è uno di quei sigari che non ne vuole sapere di finire in cenere.

— Ascolta, Amelia, se tutte le ciccione ricche, che sposano un bel marito spiantato e incapace negli affari …..

— Non mi chiamo Amelia, il mio nome è Sybil, non sono cicciona, ma sono abile negli affari. L’altra settimana chiamo un contabile dell’azienda, quella che la mia mezzapesca Zuccavuota ha portato alla rovina.

— Martini impreca. — Che ti succede, Martini? — Mi sono bruciato le dita per accendere un sigaro. — Questo fedele contabile trattiene a stento lo sdegno, quando mi fa vedere i conti del gioielliere. A

quanto pare Zuccavuota sta perdendo il suo fascino e deve fare regalucci alle sue segretarie per averne qualche vantaggio. Salta anche fuori un trasferimento di centomila dollari per comprare azioni di una miniera di stagno in Bolivia. Chiamo un mio corrispondente in Bolivia e il giorno dopo mi arriva un telegramma di risposta: la fottuta miniera non ha abbastanza stagno da farci un pentolino per i fagioli.

Il sigaro si è acceso, Martini è concentrato:— Billie è stato imbrogliato, hai detto tu stessa che è incapace negli affari, fortunato con le segretarie. Ti

piace il parmigiano, Sybil?— Ci vado pazza. A che sta pensando l’astuto detective?— Forse Billie il Romantico ti ci voleva fare una grattugia con tutto quello stagno. Oh, Sybil,

dimentichiamo tutte queste segretarie, fammi quel piccolo prestito e ricominciamo come prima, noi due soli.

— Ascolta, Joey Martini, la mia famiglia conosce il tuo capo e forse è tempo che lui ti dia una pedata nel culo. Quei fottuti centomila dollari sono serviti a pagare il sicario che stanotte viene a strangolarmi, mentre sono sola e addormentata. Che te ne pare?

Martini pensa che quel cubano, a cui ha sequestrato i sigari, un giorno uscirà dalla prigione e li rivorrà indietro.

— Abbiamo altro da dirci, Sybil?— Me ne andavo a cercare nelle vetrine un paio di scarpette da intonare con una mia piccola borsa

nuova, quando un tipo comincia a seguirmi. Deve essere per via del mio bel culetto, mi dico io. Infatti quello mi affianca e mi fa una proposta indecente.

— Lo becchiamo subito quel maniaco. Manda una descrizione. Ma non vorresti raccontare al tuo Joey che proposta ti ha fatto? È per l’archivio del procuratore distrettuale.

Martini si prepara a godersi l’imbarazzo di Sybil, ma il racconto lo delude.— Quello parla con un accento straniero. Respira e sussurra in un modo che non mi piace. Vuole sapere

se voglio eliminare il mio Billie.In quel momento Martini vede Nina che passa e le fa cenno di venire a sentire cosa dice Sybil.— Sono una donna sempre aperta e curiosa — dice Sybil — mi interesso alle novità così io e lo straniero

ce ne andiamo a prendere thè coi biscottini in quella pasticceria col ritratto di Abramo Lincoln. Gli chiedo quanto mi verrebbe a costare e lui parla di grande crisi finanziaria, di come gli affari vanno male e insomma si contenta di centomila dollari in anticipo. Ma io mica posso insospettire questo e quello con un trasferimento in contanti e vengo a sapere che ci sarebbe da comprare una miniera d’oro in Perù, dove forse ci è rimasta una pepita o due.

— Sybil, probabilmente questo straniero ti vuole affascinare, per arrivare a mettere le mani sul tuo sedere.

— Joey, sei davvero un gentiluomo pieno di risorse, ma lasciami finire. Lo straniero insiste che rappresenta una organizzazione seria e che mi darà tutte le referenze e le garanzie.

Nina chiede un sigaro a Joey, non se ne parla nemmeno. Proibito fumare in un ufficio pubblico.— Che succede Joey, con chi stai parlando.— Vai avanti Sybil, ho solo finito i fiammiferi.— Vengo a sapere che una segretaria ha visto il mio contabile uscire con i conti e ha fatto la spia a Billie,

il quale ha costretto il brav’uomo a tradirmi. Inoltre, il mio fotografo, che seguiva Billie e la sua segretaria favorita, giusto per qualche foto ricordo, deve essere stato notato dai piccioncini. Billie è molto nervoso per tutto questo, ma mi sorride sempre e dice che tutto andrà a posto, quando meno me lo aspetto. Intanto vengo informata che lui è una volpe e riceve certe sue telefonate da una cabina in strada, dove ho fatto mettere un’altra cimice. Lui Billie parla dalla cabina con una persona che parla con una vocetta acuta di donna che pare contraffatta, e sento un Billie isterico e minaccioso, vocetta acuta deve riferire che l’affare deve essere concluso subito e nel prezzo deve essere incluso un contabile distratto, e che questo contabile potrebbe finire sotto una automobile senza tante complicazioni, altrimenti lui Billie vuole indietro i

centomila dollari o scrive una lettera anonima al procuratore distrettuale su certi affari di miniere e tutto il resto.

— Sybil, la tua cameriera è lì in casa?— Certo, Joey.— Fai preparare molto caffè, arriviamo io a la mia assistente Nina.— Joey mi è venuta un’altra idea.— Ultimamente mi piacciono le tue idee.— Pensavo di mettere il cane seduto in poltrona, con un mio cappellino in testa.Mentre si aspetta l’arrivo dell’assassino di Sybil a mezzanotte, Joey Martini fischietta e sogna la prima

pagina, la promozione, gli elogi del governatore.Numero Cinque, l’assassino, arriva e i suoi occhi esprimono dolorosa delusione nel vedere la poltrona

vuota e poi questi sconosciuti, che parlano una lingua incomprensibile, cosa vogliono da lui? Non è mica colpa sua se la vittima non c’è, lui era venuto con tutte le buone intenzioni di fare il suo lavoro. Martini gli legge i suoi diritti, che lui può rifiutarsi di rispondere alle domande e ha diritto a un avvocato difensore. Numero Cinque sorride amichevole. Nina, la Higginton e la cameriera sghignazzano senza ritegno. L’interrogatorio continua a gesti tra grandi incomprensioni. Arriva il vassoio con i panini, che Numero Cinque arraffa e ingozza. Martini cerca di riprendersi in vassoio, invece si prende un pugno sul naso. Più tardi l’avvocato difensore accuserà Martini di sevizie, il suo assistito è stato aggredito e minacciato di farlo morire di fame. L’interrogatorio continua fino al momento in cui Billie ritiene di tornare a casa e trovare sua moglie Sybil strangolata da uno sconosciuto, probabilmente un ladro scoperto sul fatto. Ricordati di vuotare boccetta delle gocce, Billie.

Ma Sybil non c’è, invece c’è il detective Martini e Nina che gli mostrano il distintivo. Billie, si chiede chi diavolo ha avvisato questo detective che c’è stato un delitto, il penoso ingenuo fa del suo meglio, improvvisa:

— Dov’è mia moglie Sybil? Le è successo qualcosa? — Sono qui, Billie. — Sybil esce da dietro la tenda con la cameriera e Numero Cinque, il quale non ha

fatto che palparle il sedere, poverino è tanto spaventato.— Conosci quest’uomo? — Tuona Martini. E indica Billie a Numero Cinque. Numero Cinque scuote il testone e indica invece Sybil, spiegando a gesti cosa vuole da lei, ora che ha

finito i panini. Billie il furbo penoso pensa che questo può essere un buon momento per intervenire:— Sybil, cosa significa tutto questo? Chi è quest’uomo orribile? Dai suoi gesti sembrerebbe che ti

conosca.— Vieni di sopra, Billie. Ti spiego tutto. Sybil a questo punto considera che Billie è un cagnolino terrorizzato e lei lo tiene al guinzaglio, inutile

fare scandali.— Detective Martini — dice Sybil e indica Numero Cinque — perché non porti questo pugile suonato

fuori dalla mia casa? Martini si sente abbandonato da tutti, ma il peggio deve ancora arrivare per lui. Il peggio arriverà più

tardi nell’ufficio del procuratore distrettuale.

Sybil e Billie. Resa incondizionata. — Billie ha seguito Sybil di sopra nello studio, come cerbiatto la leonessa. E la leonessa spietata ruggisce:— Apri le orecchie, miserabile idiota mentecatto. Ti darò un posto da commesso viaggiatore in una delle

mie aziende. Non sarai solo, avrai un mentore, un tutore di mia fiducia sempre accanto a te. Niente segretarie, te ne vai in giro tutto il giorno col campionario. Torni la sera casa fresco e gentile con la tua mogliettina, mi aspetto prestazioni da centomila dollari.

Lui la guarda come agnellino la lupa affamata.— Sybil, zuccherino, io …— Tu tieni il beccuccio chiuso, sistemo io tutta questa faccenda. Parlerò solo io, tu abbassa la tua testa

piena di segatura di tanto in tanto, per far capire che sei d’accordo.

Martini fa una visita all’agente segreto Enriqueta Ulloa.Senza la testimonianza di Sybil Higginton, Martini viene buttato fuori dall’ufficio del procuratore

distrettuale, quando si presenta con le sue storielle. — Detective Martini — gli dice sarcastico il procuratore — è venuto l’avvocato difensore del tuo sicario.

Dice che lo hai messo in una cella buia senza una accusa, il suo assistito non ha commesso alcun reato, non hai prove contro di lui.

Martini è furibondo:— Quel caprone è entrato in una casa con chiavi false, un laccio rosso e una piantina del quartiere nella

sua scarpa sinistra. Questi sicari hanno tutti una piantina nella scarpa. —L’avvocato difensore dice che il suo assistito è stato imbrogliato dalla mafia, che gli ha venduto la casa

degli Higginton in cambio di una sacco di camicie di seta finta, lui ha fatto il viaggio dalla Tartaria chiuso nel sacco.

— Come ha fatto a passare la dogana americana. — Ci ha pensato la mafia, fuori dalla tua giurisdizione. Il laccio rosso è di corda, fatto dalla sua mamma

per proteggerlo dai pericoli. E non è finita.Non è finita Joey Martini. Stai a sentire anche questa:— Non è finita, Joey. Sono venuti quelli dell’immigrazione. Dovevi consegnarlo a loro e invece te lo tieni

nascosto in una tua cella buia. E’ un reato grave nascondere un immigrato clandestino. Non so se riuscirti a coprirti.

— E come la mettiamo con Billie che voleva liberarsi di sua moglie Sybil? — L’avvocato di Sybil Higginton dice che sono tue fantasie. Lo sapevi che lei e la moglie del governatore

organizzano insieme feste di beneficenza? Dovresti smettere di fumare il sigaro in ufficio, lo sai che è proibito. Non posso sempre proteggerti.

Fuori dall’ufficio del procuratore distrettuale, lo aspetta in ansia Nina la fedele:— Che facciamo adesso Joey? — La Compagnia dei Telefoni ha rintracciato il numero che chiamava Billie, appartiene a una tipa di

nome Enriqueta Ulloa. Andiamo a farle una visita. Enriqueta è una nonnina dall’aria furbetta e sospettosa.— Enriqueta Ulloa? — chiede educato Martini.— E voi due chi siete?— Detective Martini, squadra omicidi. E questa è Nina, la mia assistente.— Vi aspettavo, mi avevano avvertita.— Chi ti ha avvertita, Enriqueta? Forse un tipo che si fa chiamare Schultz? Martini mostra un ritratto

identikit.Enriqueta appare molto insoddisfatta:— State a sentire, voi due, andate alla finestra e osservate bene l’edicola dei giornali, è una sezione dei

nostri servizi segreti. Siete sotto controllo dal momento del vostro arrivo. Mi sembrate persone perbene, forse i cinesi vi ricattano per qualche peccatuccio, ma siete due bravi cittadini americani. Ora scendete in strada e consegnatevi al nostro agente, ve la caverete con qualche annetto in una prigione decente. Non contate sull’aiuto dei cinesi, la prima faccia gialla, che viene fuori da un sottomarino in Florida, si pentirà di non essere rimasto a casa a bollire il riso.

Un altro buco nell’acqua detective Martini! Schultz ti sguscia dalle mani.Nina e Joey si guardano rassegnati e assumono una espressione pentita e contrita, parla Nina:— Sei troppo buona con noi, Enriqueta. Faremo proprio come tu dici. Dalla finestra Enriqueta li vede che parlano con l’agente segreto, ora si allontanano con riviste e giornali.

Enriqueta deduce che i due si sono convinti a collaborare, in cambio di una riduzione della pena. Enriqueta è molto soddisfatta del suo lavoro.

Quando non è in viaggio, Schultz va tutte le mattine a comprare i giornali, e questa è una di quelle mattine. Schultz indossa una larga giacca di pelle nera su una camicia rossa e jeans, è il ritratto di uno che lavora in una azienda di trasporti, questa è infatti la sua copertura. Schultz ogni tanto si sposa una americana dopo aver divorziato da un’altra. Gli piace cambiare casa e sa dove trovare una signora che cerca conforto e ha anche qualche soldarello da spendere. Capita che qualcuna di queste mogli gli dica di aver già sentito la sua voce da qualche parte, ma poi non sta a insistere per un motivo o l’altro. La sua abitazione

principale ha sei ruote gommate e un grande cuccetta con ogni comfort. Le strade americane sono un paradiso per Schultz, dopo che per anni è salito e disceso per le montagne turche, del Montenegro e di tutti i Balcani. Il suo capo è molto soddisfatto. Ma non bisogna mai insistere a sfidare la fortuna o prendere brutte abitudini, Schultz ha deciso che è ora di smetterla di fare due lavori: si sposa un’ultima volta e mette su la sua azienda di trasporti.

Stamattina l’uomo dei giornali è agitato, smanioso di raccontare a tutti quello che gli capita.— Ieri mi si presenta un tipo col sigaro e una ragazza, mi fa vedere il distintivo e un identikit — Identikit? – chiede blandamente Schultz.— Proprio così, il ritratto di un tipo elegante, baffi grigi, occhi celesti, spalle larghe e pancetta. Vestito

agghindato come un direttore di banca. Mai visto prima, dico. Schultz pensa di liberarsi di tutto l’armadio dei trucchi, spalline, imbottitura per la pancetta, tinture per

diventare grigio, occhiali, lenti a contatto colorate e la barba finta con cui si è presentato a Enriqueta, alla quale adesso lui manda una grande scatola di cioccolatini con le nocciole e le mette un biglietto che è partito per Baghdad, nel frattempo lei non deve parlare con nessuno, neanche con l’agente all’edicola.

Enriqueta è l’anello intermedio del momento. Quando Schultz vuole mettersi in contatto con un cliente speciale, la chiama da una cabina e lei provvede a passare i messaggi. Non ci saranno altre Enriquete.

Il giornalaio è sconcertato dal fatto che Schultz appare distratto, attrae la sua attenzione e continua: — La ragazza mi chiede se è venuto qualcuno con un accento russo a comprare il giornale. Mai sentito

uno parlare russo da queste parti, dico io, abbiamo di tutti meno che i russi, non è la loro zona. Gli slavi sono portati per le lingue, Infatti Schultz può parlare con l’accento americano di uno che guida

un sei gomme.Il giornalaio è pronto per il finale:— Non è finita. Quei due se ne vanno e appare Enriqueta. — Enriqueta? — dice Schultz, mentre scorre i titoli del giornale.— Lei in persona, Enriqueta Ulloa. Abita qui di fronte e viene a sfogliare Taglia e Cuci, quando arriva il

nuovo numero. Ma questa volta non è per la rivista, mi guarda come se fosse il direttore della Pinkerton Investigazioni e mi dice che quei due volevano fare i furbi. Mi dice che lei lavora per un pezzo grosso dei nostri, che potevo riferire alla Centrale a Washington e che …Ehi, amico hai dimenticato il resto, mi hai dato cinque dollari.

***

Assassinio Non Richiesto

— Signor Brown?— Sì, sono io. Chi parla?— Devi pagarmi signor Brown. La metà di tutto quello che la compagnia di assicurazioni ti sta per dare. — Che diavolo stai dicendo? Chi sei?— Possiamo parlare apertamente, amico Brown. Non credo che il tuo telefono sia più sotto controllo.

L’inchiesta a tuo carico è stata archiviata da un anno. Non sei più sospettato di avere assassinato tua moglie.

— Bene, vedo che sei ben informato. Non ti trattengo più a lungo, mi stai facendo perdere tempo. — Sapevo che eri innocente, Brown.— Che cosa intendi dire. Come facevi a saperlo? Sei un detective per caso? Lavori per la compagnia di

assicurazioni? — Ho assassinato tua moglie. Non era questo che volevi? Nessuno meglio di me potrebbe sapere che sei

innocente, almeno di fronte alla legge.— Ero in ottimi rapporti con mia moglie. E ora mettiamo fine a questa assurda conversazione. Mi stai

minacciando per caso?— Davvero no, amico. Nessuna minaccia. Solo che ora devi pagarmi quanto abbiamo stabilito. Non

ricordi? Ti sei impegnato a dare la metà di tutto quello che possiedi all’assassino di tua moglie. Mi accontento della metà di quanto stai per riscuotere dall’assicurazione sulla vita della tua meta del cielo, o dell’inferno come ci dicevi.

— Sei pazzo. Non ti conosco, non ti ho dato incarichi di alcun genere.— Ora sei a Miami, signor Brown, la spiaggia è piena di ragazze da ammirare, ma tu e i tuoi soldi siete

proprietà esclusiva di quella ragazza cubana, che faceva la cameriera a casa tua, non era simpatica a tua moglie. Ricordi? Te la spassi avanti e indietro sulla barca a vela. Niente più lavoro noioso, niente più moglie che ti dia del buono a nulla e ti rinfacci la sua ricchezza.

— Come fai a sapere dove sono? Vuoi dirmi chi diavolo sei?—Sono l’assassino di tua moglie, su tuo incarico. Ricordi il Caffè sotto casa? Ti aspettavamo tutte le sere.

Tua moglie era insopportabile, in poltrona tutta la serata davanti alla tv a vedere stupidi filmetti da quattro soldi. E ti dava ordini: mi porteresti qualcosa da bere, caro? renditi utile almeno in questo. Tua moglie aveva licenziato la cameriera cubana, alla quale davi lezioni di inglese. A casa era rimasta solo la grassa cuoca tuttofare, fedele a tua moglie. Non potevi neanche telefonare, che arrivava la cuoca dietro la porta. La sera scappavi giù al Caffè appena possibile.

— Non so come fai a sapere queste cose, e non mi interessa. Sei un amico della cuoca per caso? Tutto ciò non ha niente a che fare con l’omicidio di mia moglie. Vai all’inferno.

— Al Caffè eri diventato amico di un biondino. Giocavi al biliardo con lui. Gli parlavi di tua moglie. Il biondino portava grandi occhiali gialli, per la luce artificiale diceva. E aveva anche una bella barbetta. Un tipo insolito, ma forse ti piaceva per questo. La vita a casa Brown era noiosa come una pioggia che non smette mai. Ora sei al sole, pagami.

— Non mi ricordo di questo biondino, sono passati due anni. — Non negare, se ne ricordano di sicuro tutti quelle che frequentavano il caffè la sera. Eravamo una

coppia indimenticabile, il biondino piuttosto grasso, tu magro e nero di capelli.— Dove vuoi arrivare? — Sono arrivato. Mentre giocavi al biliardo, una di quelle sere, il biondino ti ha chiesto quanto eri

disposto a pagare per far assassinare tua moglie, e poi ha detto che toccava a te usare la stecca. Una frase fatta rotolare liscia per gioco, come un’altra palla di biliardo. Quelle frasi innocenti tipo ‘Maledizione un freddo che uccide stasera, quanto pagheresti per essere in Africa?’ Ma tu, amico Brown, hai risposto con aria seria. Hai offerto la metà di ogni cosa per l’assassinio di tua moglie. E io ho accettato. Ricordi l’anello di diamanti che tua moglie portava sempre? La cuoca fece mancare questa mancanza, quando fu interrogata. Ti leggo l’incisione ‘Due passeri e un solo nido ’. Sei rimasto l’unico passero.

— Questa storia dell’anello non è una prova. Lei può averlo perso, oppure glie lo hai rubato da qualche parte mentre era distratta. Sei il biondino del biliardo, l’assassino di mia moglie? Ti rendi conto che potrei

farti rintracciare? Comunque non credo una parola di quello che dici. Sei solo un piccolo ricattatore, presumo. Stai andando in cerca di guai. Infine se hai assassinato mia moglie è affar tuo. Guardati le spalle.

— Tua moglie avrebbe fatto un gran chiasso, se avesse perso l’anello. Potrei fare in modo che gli investigatori delle assicurazioni trovino l’anello tra le cose della tua amichetta, o qualcosa di simile. Sarebbe un indizio a tuo carico, l’assicurazione non aspetta altro che qualche indizio per sollecitare la riapertura del caso e aspettare a pagarti. Dopotutto la cosa è a loro vantaggio, non sei d’accordo? Potrei chiamare la compagnia di assicurazioni e raccontare tutta la storia. Perché destare inutili sospetti, proprio ora che la barca va al vento.

— Ero lontano quando mia moglie è stata assassinata. Ero a un congresso di venditori in un’altra città.— Lo so bene, ho scelto apposta quel giorno per assassinare tua moglie. Non volevo certo che tu venissi

coinvolto. Mi servi innocente, da colpevole mi saresti inutile. Ma senti un’altra cosa, ti sei mai chiesto come ha fatto l’assassino a entrare in casa Brown di notte senza far rumore?

— Ti sto ascoltando, ma bada a quello che dici, potrei riferire tutto a un detective.— Avevo una copia delle vostre chiavi, le tenevi nella tasca della giacca, lasciavi la giacca appesa nella

sala del biliardo per ore fino a mezzanotte. Ho un amico nel ramo casseforti e chiavi, un lavoretto da cinque minuti.

— Non esistono indizi a mio carico. Il mio caso è stato chiuso. Ti consiglio di sparire. — Le chiavi furono scambiate da me. Tu sei molto distratto, la copia e l’originale hanno inciso un piccolo

segno identico. Se facessi avere la copia agli investigatori della assicurazione, saresti chiamato a spiegare il mistero dei due segni uguali. Davvero una noia dover lasciare la sabbia calda della spiaggia di Miami. Hai una bella barca, ma i soldi sono finiti. Che cosa succede se la compagnia di assicurazioni prende ancora tempo a pagarti? Sono due milioni di dollari. Te ne rimane uno, dopo avermi pagato. Dicevi sempre che te saresti andato a Miami con Juanita, se a tua moglie fosse capitato un incidente un giorno o l’altro.

— Finora hai solo provato che sei un assassino e un ricattatore. Non avrai un solo dollaro. Puoi sparire o finire dietro le sbarre, scegli.

— Poi ci sarebbe la registrazione. Nella sala da biliardo il biondino aveva un piccolo registratore nascosto. Una meraviglia tecnologica. Giudica tu stesso.

Click.Voce del biondino — Ti vedo nero stasera. Tira aria di tempesta in casa? Uno scambio di idee con la

dolce signora Brown, forse?Voce di Brown — Quella maledetta, crede di avermi in pugno, mi ha messo al collo un laccio fatto con i

suoi soldi. Mi ha licenziato Juanita, la cameriera. Dice che andavo in camera sua a giocare a carte e questo era disdicevole, la cameriera avrebbe avanzato pretese. Era un bocconcino cubano, aveva portato la primavera in casa, la piccola. Un uccellino con la minigonna verde e gli stivali gialli, che sorride e cinguetta. Maledetta, pagherei qualsiasi somma a chi mi strangolasse quel manico di scopa.

Biondino — E così Manico di Scopa ha aperto la gabbietta di Juanita. Una situazione davvero disdicevole. Mettiamo che qualcuno ti liberasse di Manico di Scopa definitivamente, ma in maniera vantaggiosa per te, saresti disposto a dargli la metà di tutto quello che ti troveresti a possedere? Intendo dopo la liberazione, se vogliamo definirla così.

Brown — Ascoltami, biondo, i sogni non hanno prezzo. Tornare a casa, Juanita che mi aspetta sorridente, la cuoca zitta in cucina. Oh, se pagherei.

Biondino — Manico di Scopa non cinguetta? Forse la prendi dalla parte sbagliata. Brown — Quel maledetto manico d’ombrello mi ha sposato solo per avere qualcuno da tormentare, da

mostrare agli amici e ai negozianti. Adesso si è messa in testa che dovrei portare un cappello come quello degli impiegati di banca nei film. ‘Avresti un’aria davvero così rispettabile e autorevole’ mi ha detto con quella sua voce lagnosa.

Biondino — La signora Brown ti vuole come un cane con giacchetta e cappello. Non vuole un cane trasandato al suo guinzaglio. Dovresti essere contento di tutte queste attenzioni da parte sua. Cappello e guinzaglio.

Brown — Strangolarla lentamente, vedere la paura nei suoi occhi sbarrati, questo è il sogno che faccio ogni volta che rientro a casa. Stringere il suo collo da gallina molto lentamente, magari con qualche intervallo per farla rifiatare, sarei molto deluso e insoddisfatto se durasse meno di mezz’ora.

Biondino — Allora affare fatto. Ti trovo uno che strangoli Manico di Scopa, per la metà di tutto.

Brown — Procedi pure biondo, hai la mia approvazione.Click.— Hai sentito? Ti sei impegnato a pagare la metà di tutto per liberarti della signora Brown. Dovrei

chiederti la metà di tutto quello che hai speso in questi due anni, grazie al conto in banca di Manico di Scopa, gli arretrati. Metà dei soldi che hai speso erano miei. Voglio essere generoso. Mi contenterò della metà di quello che ti sta per dare l’assicurazione. Naturalmente se si scoprisse che sei coinvolto nell’incidente, non ti darebbero un solo dollaro.

— Come facevi a sapere dell’assicurazione?— Sono un professionista, come avrai capito. Tutte le donne di quel tipo hanno una assicurazione sulla

vita per qualsiasi cosa possa succedere. Forse un giorno che la tua casa era vuota mi sono permesso di dare uno sguardo nei cassetti, o forse ho i miei informatori.

— Ora chiudiamo questa conversazione, non ti ho dato alcun incarico. Sono discorsi che si fanno al biliardo per passare il tempo. Cosa daresti per un cammello e un otre d’acqua nel deserto. Cosa daresti per far uccidere tua moglie.

— Ma io ho eliminato davvero la signora Brown, altrimenti ora avresti una moglie in più e un milione di dollari in meno in arrivo. Mi devi pagare quello che avevi promesso.

— Che senso ha tutto questo. Tu strangoli mia moglie e dopo mi chiedi di pagarti. E’ assurdo.— Ascolta Brown, è il mio lavoro, sono uno specialista. Probabilmente l’unico al mondo nel mio campo.

Tratto delitti perfetti. Un delitto perfetto prevede che l’assassino non conosca la vittima e che la uccida per caso, senza un movente apparente. Non conoscevo tua moglie e che motivo avrei avuto per ucciderla? Nessuno. Tu avevi un buon motivo per farla assassinare. E avresti pagato. Solo che nessuno lo può dimostrare, era solo nella tua testa. Saresti subito sospettato, lo sapevo, ma avevi un alibi inattaccabile, eri a ore di distanza in mezzo a testimoni. Magari facevi un brindisi, raccontavi una barzelletta, mentre io ero al lavoro. Il fatto che tu fossi all’oscuro di tutto ha impedito che tu facessi un errore, ti tradissi in qualche modo.

— Al Caffè tutti ci avevano visti insieme per settimane. Potevano indagare su di te. Farti domande.— Sono sparito dopo il delitto. Nessuno aveva sentito i nostri discorsi. Gli altri clienti del Caffè non

avranno fatto caso alla mia sparizione e avranno pensato che in ogni caso era meglio badare ai propri affari. Suppongo che neanche tu sia più andato al Caffè, non avrai avuto voglia di sentirti gli sguardi addosso e avrai pensato che forse era meglio non incontrarmi. Tutti avranno pensato che era normale che tu non venissi più dopo la tragedia. Avrai cercato Juanita per spassartela, magari sulla tua barca c’è una brunetta che parla spagnolo. Avevi buoni motivi per uccidere tua moglie, ma per fortuna il tuo alibi era meraviglioso. I detective lo avranno controllato decine di volte, minuto dopo minuto.

— A quanto pare, non temevi di essere rintracciato, collegato al delitto.— Rintracciare chi? Il biondino del Caffè con un giaccone di pelle sulla camicia a quadri? Con una

imbottitura per farlo sembrare grasso. Ma io sono di corporatura regolare. Sono un operaio del gas in tuta, o forse ricordo male, lavoro in un ufficio commerciale in giacca e cravatta. Cosa ti avevo detto di me? Quasi niente. Avevo detto che ero disoccupato, mi arrangiavo con diversi lavoretti occasionali, che finalmente avevo ottenuto un lavoro fisso in un’alta città, stavo per trasferirmi. Dormivo da certi parenti, o da certi amici. Nessuno fa domande a un tipo così, per paura che chieda soldi o favori. Giocavo a biliardo e ti stavo a sentire, mentre mi raccontavi le ultime novità su Manico di Scopa, questo ti bastava. E poi, bada bene, tu non mi avevi dato l’incarico formale di assassinare tua moglie. Difficile provare un fatto che non esiste. Delitto perfetto. Un estraneo senza movente uccide tua moglie. Però il movente c’era, tu mi avresti pagato, solo che non lo sapevi. Nessuno poteva accusarti di un evento che non conoscevi e che si sarebbe realizzato a tua insaputa. Solo una probabilità su un milione che un detective sarebbe riuscito a formulare una accusa. E’ anche in questo caso improbabile, un avvocato da quattro soldi avrebbe fatto a pezzi l’accusa.

— Hai dimenticato un particolare biondino. Potrei sparire e non pagarti, dopo aver preso i soldi dell’assicurazione.

— Non lo farai, non sei il tipo che passa la vita a nascondersi. Te ne starai sulla sabbia calda e quando si alza il vento in barca con Juanita. Non preoccuparti per me, sono un professionista, so come cautelarmi. Allora siamo d’accordo? Mi darai un milione di dollari, quando l’assicurazione ti paga.

— Non mi sembra di avere scelta. Hai messo insieme un piano diabolico, a quanto sembra. Ma forse c’è un punto debole. Hai previsto come farò a pagarti, a darti il denaro. Nel momento in cui ti pago si stabilisce una connessione tra noi due. Non hai pensato a questo, signor Delitto Perfetto?

— Lascia fare a me, George. Ti posso chiamare George, come al biliardo? Vuoi sapere come mi pagherai senza lasciare tracce? Penso che andremo a Las Vegas, io tu e Juanita, faremo qualche tavolo di poker. Mi lascerai vincere. Ci vediamo appena l’assicurazione ti paga, ti tengo sotto controllo. Non chiedermi come, sono un professionista, te lo devo ripetere?

Click. Juanita e George Brown se la sono spassata, ma sono in arrivo le nuvole. Mai che facesse sempre bel

tempo nella vita. Eccoli qua i due piccioncini.— George, mi spiace doverti parlare di questo, ma gli ultimi soldi che mi hai dato stanno per finire. E

avrei anche bisogno di qualche vestito nuovo. Vuoi che provi a cercarmi un lavoro? Lo sai che sono abituata a lavorare. Faremo qualche sacrificio, fino a quando non avrai i soldi dell’assicurazione.

— Juanita, sei un angelo. Sai chi sta per arrivare stamattina? Arriva il signor Due Milioni di Dollari. Mi ha telefonato l’assicurazione, sono pronti a pagare, mandano un tizio stamattina con l’assegno.

— Cosa farai con quel biondino, gli darai un milione di dollari? Non ti nascondo che ho paura, da quando mi hai parlato di quella orribile telefonata.

— Prepara le valige Juanita. Ce ne andiamo a Cuba. Avrai voglia di rivedere la tua casa, dopo tanto tempo. Ce ne andiamo con la barca. Credo che tutti saranno contenti di vederci, se arrivi con qualche dollaro e sbarchi nel posto giusto. Il biondino e i detective dell’assicurazione riusciranno a trovarci in quel tuo paesino nella Sierra. Ho voglia di viaggiare, siamo stati fermi quasi due anni qui a Miami. Una lunga vacanza farà bene anche a te, passiamo da Cuba, poi magari andiamo in Colombia, vedremo. Coraggio fai le valige.

Suona il campanello alla porta.— Vai a aprire per favore, Juanita. Arriva il nostro samaritano con l’assegno, tra poco avremo due milioni

di dollari. Sono pronte le valige? — Valige pronte, vado a aprire. Entra in scena l’impiegato dell’assicurazione. — Mi manda l’assicurazione, signor Brown. Sono Smith.— Piacere, Smith. La voce è come se l’avessi già sentita. Me lo sono detto mentre sentivo le voci alla

porta dopo che Juanita ha aperto. — Davvero strano. Conoscevo la signora Brown. Ci siamo incontrati più volte nel mio ufficio. Era una

donna esperta e accorta, volle essere sicura di ogni dettaglio legale nella polizza, soprattutto per quanto riguardava la possibilità che le accadesse una disgrazia, un incidente. Mi spiego o devo aggiungere altri dettagli?

— Eppure sono certo di aver udito già la voce prima d’ora. Ad ogni modo l’assegno?— Certamente, eccolo. La firma per due milioni su questa riga, grazie, qui sotto.— Che scherzo è questo, Smith? Questo assegno è solo per un milione di dollari.— Solo un milione di dollari infatti, l’altra metà è stata depositata in una banca estera su un conto cifrato

come lei, signor Brown, ci ha richiesto, noi rispettiamo sempre le istruzioni anche solo verbali e con molta discrezione. In questi casi la discrezione è molto importante.

Brown rimane esterefatto.—Sei tu il biondino, ti riconosco, senza barba, senza pancetta e occhiali, ma sei tu.—Animo, Brown, firma la ricevuta, altrimenti dovremo bloccare l’assegno. Siete ricchi e felici, tu e la tua

bella cubana. Se ti capita di risposarti con una tipa ricca e noiosa, mandala da me per l’assicurazione sulla vita.

La Figlia del Cacciatore

— Il Grande Spirito ha mandato la pioggia per tre giorni, l’erba della Prateria è alta soffice deliziosa, vieni fuori Tatanka.

Tatanka è il nome che gli affettuosi Piedi Neri hanno dato ai loro bisonti. Quando i bisonti apparvero la prima volta, non furono amichevoli col popolo dei Piedi Neri. I guerrieri

suadenti gli dicevano di star fermi per il bene del villaggio, ma i bestioni erano riluttanti a farsi trafiggere dalle frecce e non provavano alcuna inclinazione a farsi trasformare in coperte e razioni di carne affumicata per l’inverno. Non volevano che i loro zoccoli e le loro corna fossero usati per fare attrezzi, o altri oggetti utili per cucinare, e neanche apprezzavano che i loro tendini fossero usati per le cuciture.

— No, no – dicevano – noi non ci lasceremo prendere in trappola o imbrogliare dai vostri trucchi.Pertanto, quando i cacciatori Piedi Neri li spingevano su per una roccia, per farli poi precipitare, i bisonti

si giravano sempre da un lato all’ultimo momento. Per questa mancanza di cooperazione il villaggio Piedi Neri se ne sarebbe rimasto affamato, infreddolito e coperto di stracci per tutto l’inverno.

Ora uno dei cacciatori aveva una bellissima figlia, chiamata Fragolina Verde, perché lei diceva che non sarebbe mai diventata matura come le altre donne Piedi Neri, ma tutti ormai la chiamavano Fragola Succosa, perché invece erano convinti di questo. Fragolina era molto orgogliosa dell’abilità di suo padre con l’arco, ma l’estate stava per finire e lei si accorgeva che la riluttanza dei bisonti a fare la loro parte cominciava a diventare un vero problema. La figlia del cacciatore decise che doveva fare qualcosa al riguardo, con molti pretesti e insistenze si fece insegnare a tirare con l’arco.

I bisonti si erano rifugiati in una valle circondate da montagne, unica via di entrata una stretta gola, che i guerrieri non osavano attraversare, per la paura di essere travolti da una carica improvvisa di zoccoli roventi e corna furiose.

Lei andò all’entrata della gola e poi cominciò a cantare in tono dolce e soffice:— Oh, famiglia del bisonte, vieni fuori a farmi visita. Se venite fuori e saziate la mia famiglia in una festa

di nozze, io mi unirò a voi come sposa del vostro guerriero più forte. Lei si fermò e si mise in ascolto. Le parve di sentire un rombo di zoccoli a distanza.Di nuovo lei si mise a cantare:— Oh, famiglia del bisonte, vieni fuori a farmi visita. Lasciati mangiare dalla mia famiglia in una festa di

nozze e che io possa essere la sposa. Il rombo diventò sempre più forte e all’improvviso uscirono i bisonti, che vennero trafitti dall’arco della

ragazza. Da ultimo arrivò Grande Bisonte, che si fermò di fronte alla ragazza:— Ho aspettato che tu non avessi più frecce, sono qui a rivendicarti come mia sposa — disse Grande

Bisonte.— Oh, ma adesso io ho paura di venire con te – disse la figlia del cacciatore.— Ah, ma non puoi rifiutare – disse Grande Bisonte – perchè la mia gente è venuta fuori per offrire un

banchetto di nozze alla tua gente. Sono qui trafitti, come puoi vedere. — Sì, ma adesso devo correre a portare le buone notizie alla mia famiglia.— No — disse grande Bisonte – non ci sono notizie da riferire, e tu non andrai via tanto facilmente. –

Detto questo la sollevò tra le sue corna e la portò nella valle interna.La ragazza scoppiò in lacrime per fargli venire un rimorso e ottenere pietà. Ma Grande Bisonte fu duro:— Per sfamare la tua gente, ti ho dato i miei figli, mio padre, mia madre e qualcuna delle mie mogli. Un

patto è un patto. La mattina dopo tutti i Piedi Neri erano fuori a cercare la figlia del cacciatore. Arrivati che furono ai

bisonti trafitti e uccisi all’ingresso della gola stretta, il padre che era una grande guida, oltre che un grande cacciatore, scoperte nella polvere le impronte di sua figlia e del bisonte rapitore, con rabbia e dolore disse:

— Lei se ne è andata con un bisonte, li devo inseguire e portarla indietro. Ma gli altri guerrieri gli dissero che i bisonti lo avrebbero infilzato e calpestato nella gola stretta, meglio

aspettare la notte, di sicuro i bisonti avrebbero fatto festa e la ragazza avrebbe trovato il modo di fuggire nell’oscurità. Mentre i guerrieri Piedi Neri trascinavano via i bisonti uccisi, legati ai loro cavalli, il padre della ragazza rimase solo in attesa col suo arco e le sue frecce. Arrivò un corvo bianco e nero, che gli chiese un

poco di carne affumicata. Il cacciatore prese il suo coltello affilato e offrì al corvo piccoli pezzi della sua scorta. Poi fece salire il covo nella sua mano e gli parlò in tono rispettoso:

— O saggio corvo, forse mia figlia è stata rapita da un bisonte? Li hai per caso visti? Mi puoi dire dove sono andati?

Il corvo rispose con piena comprensione: — Sì, li ho visti passare e adesso stanno riposando. — Bene, disse il cacciatore — non vorresti essere tanto gentile da portarle un messaggio per me? Dille

che io mi trovo nella gola stretta e aspetto con due cavalli.Così il corvo volò dove Grande Bisonte dormiva nell’erba in mezzo alla sua famiglia e saltellando

raggiunse la figlia del cacciatore, che stava tagliando e cucendo un paio di mocassini, come si conviene a una moglie devota accanto allo sposo che dorme.

— Tuo padre ti aspetta nella gola stretta – sussurrò il corvo alla ragazza.— Oh, questo è molto pericoloso. Questi bisonti non sono amichevoli con noi e potrebbero assalire mio

padre, se viene da questa parte. Digli di aspettarmi fuori della gola stretta, io cercherò di scivolar via per incontrarlo.

Proprio in quel momento il suo sposo, Grande Bisonte, si svegliò, si tolse un corno e le disse:— Vai a riempirlo d’acqua per me alla sorgente. Lei prese il corno nella sua mano e si allontanò con aria indifferente. Suo padre invece aveva seguito il volo del corvo e si era nascosto nell’erba, Fragola lo vide che gli faceva

gesti di andar via con lui.— No padre — lei sussurrò — i bisonti sono arrabbiati con noi, perché la nostra gente uccide la loro

gente. Si metteranno a inseguirci e ci schiacceranno nella polvere. Meglio se torno indietro e vedo come posso addolcire i loro malvagi sentimenti.

E così la ragazza riportò il corno pieno d’acqua fresca al suo sposo, il quale bevve ed emise un simpatico ruttino, che si trasformò in un tuono. Tutti i bisonti si destarono in allarme, sollevarono la coda in aria e aprirono la danza del bisonte. La valle tremava sotto i loro zoccoli, fino a quando la luna disparve e tutti dormirono sfiniti. L’eco del rimbombo coprì i lievi passi di Fragola Succosa, che sicura e silenziosa fuggiva.

***

Shylock Homeless e i Casi InsolitiShylock Homeless e il Mistero della Mucca PazzaShylock Homeless e il Caso dei Porcelli MancantiShylock Homeless e i Delitti Perfetti

Shylock Homeless e il Mistero della Mucca Pazza

Ms.l Club degli ex allievi del Bacon College è un luogo orribilmente arredato e del tutto noioso. George Lardy lo ha sempre aborrito, ma da qualche tempo ha preso a frequentarne la biblioteca. Egli vi si reca ogni mercoledì pomeriggio, col pretesto delle corse, e sembra interessato esclusivamente ai volumi più recenti di tossicologia. Peraltro la lettura di questi volumi pare non offrirgli finora alcuna soddisfazione e avrebbe sospeso le visite non fosse stato per l’eccellente vino di Porto del Club. Ma un giorno fortunato vi fu la coincidenza che cambiò la vita di George Lardy, una esclamazione proveniente da un tavolo vicino lo riscuote, sente due voci che si eccitano l’un l’altra. Finalmente qualcosa di nuovo sul Lancet…Sembra che il morbo che colpisce le nostre mucche sia contagioso per l’uomo…Una persona che mangiasse carne infetta sarebbe colpita da tremito progressivo, ma solo a distanza di anni…L’articolo è firmato da sir Archibald Ripper…. Sir Archibald sta esaminando campioni di carne infetta nel suo istituto, continua l’articolo.

George Lardy strappa di mano ai colleghi il Lancet, si scusa, legge con grande attenzione l’articolo di Sir Archibald, esce di corsa dal Club, chiama una carrozza. La carrozza lo porta lungo viali alberati, si ferma davanti a un palazzo di architettura neoclassica. Scende dalla carrozza, bussa al portone, chiede di parlare a sir Archibald, fornisce il proprio biglietto da visita. Poco dopo una voce lo chiama dall’alto dello scalone di marmo bianco.

“George, perdio, sei proprio tu.”“In persona, Crookie, dopo dieci anni dal tempo dell’Università.”Sir Archibald scende i gradini di corsa, abbraccia il suo amico.“Non puoi chiamarmi Crookie, non qui almeno, sono il direttore scientifico, sai.”La voce che un tempo sir Archibald era Crookie si diffonde rapidamente in ogni angolo dell’Istituto. I due

amiconi di un tempo al Bacon College sono adesso seduti nello studio di Archibald direttore scientifico.“E come sta la piccola Mary, tua moglie, la figlia di un generale comandante le truppe in India, non è

vero? Se non ricordo male, tuo suocero era piuttosto contrario al vostro matrimonio. Via, George, raccontami ogni cosa.”

Già, ricordava George, il suo futuro suocero aveva fatto il diavolo a quattro, il suo promesso genero Mr. Lardy non portava altro al matrimonio che debiti di gioco, mentre sua figlia Mary era erede della più grande tenuta a sud di Londra. Ma Mary era tanto sgradevole quanto testarda, l’aveva spuntata e aveva inoltre preteso che il suo George lasciasse gli studi promettenti di medicina. Non voleva che il marito la lasciasse sola per andarsene in giro a prendere infezioni, così diceva Mary. Da quel momento la vita di George era stata in discesa, ma si potrebbe anche dire che aveva cominciato a scendere. Ma basta con i ricordi, ora George decide che è tempo di venire al punto con Crookie.

“ Crookie ti ricordi di quella volta che passai l’esame di tossicologia al tuo posto?”Sir Archibald non gradisce il cambio il conversazione, neanche un poco.“Scherzi? Cosa ti viene in mente George, non ricordo assolutamente niente del genere. Sei rimasto

sempre lo stesso burlone. “George fa il sorriso del serpente al coniglio.“Gli studi di medicina non erano il tuo forte, Crookie, ma la tua ricca famiglia ci teneva moltissimo. A

ogni esame borse piene di ghinee d’oro passavano dalle tue mani alle mie, dalle mie mani a quelle degli assistenti emeriti, e infine…Tutto scorreva liscio, ma il giorno che dovevi sostenere l’esame di Tossicologia, il professore titolare si ammalò all’improvviso gravemente e venne sostituito all’ultimo momento da quel tipo di Dublino, un’anima inflessibile e incorruttibile. Pareva che un macigno si fosse messo di traverso sulla strada del tuo successo.”

“Ma tu mi sussurrasti come spostare il macigno: avresti fatto l’esame al mio posto. Il dannato irlandese non ci conosceva e gli assistenti avrebbero taciuto. Bene, George Lardy, fosti ben pagato allora, cosa sei venuto a cercare qui?”

“Oh, via Crookie, sono venuto a congratularmi per il tuo articolo sul Lancet (a proposito chi te lo ha scritto?). Sono venuto a visitare il tuo laboratorio, dove tieni i campioni di carne da esaminare, si dice che il sistema di refrigerazione sia unico in Europa.

“E’ fuori questione, George, nessun estraneo entra nei laboratori e non comprendo la ragione di questa insolita richiesta. Ma se ti serve un prestito ne possiamo parlare.

“ Crookie, su un certo registro dell’Istituto di Tossicologia al Bacon College c’è una firma che non assomiglia affatto alla tua, mentre dovrebbe. La redazione del Scientific Times sarebbe desolata nel ricevere una lettera in tal senso. Vogliamo andare a visitare i locali refrigerati, Crookie? E’ vero che sono stati progettati da uno scienziato tedesco?”

Per conoscere le ragioni dell’improvviso interesse di George Lardy verso la moderna tecnica di refrigerazione, dobbiamo ora trasferirci nella splendida campagna inglese.

Nella casa di campagna di Mrs. Lardy suo marito George pizzicotta distrattamente i fianchi della cuoca.“Che ne diresti, piccolina, di sposarmi se alla signora capitasse, diciamo, un incidente?”“Siete pazzo signor George, volete farmi licenziare, dove andrei? Lasciatemi, devo scendere in giardino a

prendere qualche rametto di rosmarino da aggiungere alle polpette sul fuoco per stasera.”“Lo sai che detesto il rosmarino nella carne.” “Sapete bene che anche io lo detesto, il rosmarino guasta tutto il sapore delle mie polpette al sugo, ma

la signora ne va pazza, guai se me ne dimentico.”Ora la cuoca è fuori in giardino. La cucina è sola con George e il suo destino. Una mano guardinga estrae

un sacchetto da una tasca. E’ un piccolo involucro impermeabile con ghiaccio secco, che contiene un sacchettino con dentro minuscoli pezzetti di carne, pronti a scivolare nel tegame sul fuoco; schiacciati con pazienza da una forchetta si confondono del tutto nel sugo.

E’ passato qualche anno da quel giorno in cui piccolissimi pezzi di carne di mucca sono usciti dal laboratorio di Sir Archibald e sono entrati nella padella di casa Hardy. Le condizioni di salute di Mrs. Hardy non fanno che peggiorare, i medici non fanno che sospirare. La brava Elisabeth ha preparato ancora le polpette al rosmarino, che sono pronte per essere servite. E’ arrivato il momento della cena. Mary e George Lardy sono a tavola, uno di fronte all’altra. Mary finge di essere presa da malinconia.

“George, dimmi una cosa con tutta sincerità.”“Sì, cara.”“Se dovessi ammalarmi seriamente, resteresti al mio fianco? Voglio dire ti prenderesti cura di me?”“Come puoi dubitarne cara. Sono sempre rimasto accanto a te in ogni circostanza.” “Temo di non essermi sempre comportata bene nei tuoi confronti, a volta sono stata ingiustamente

aspra e offensiva. Non vorresti perdonarmi?” “Negli ultimi tempi ti sei troppo preoccupata per il tuo stato di salute cara. Avrai semplicemente

mangiato qualcosa di sbagliato, devi solo ricordarti dove e quando.”“Non vuoi assaggiare le polpette al rosmarino, George, la nostra Elisabeth è una cuoca insuperabile.“Sai che le detesto Mary, è sempre stato così.”La cuoca continuava a servire a tavola in silenzio. George osservava distrattamente i fianchi della cuoca.

Era una giornata davvero splendida, i raggi del sole si riflettevano sui bicchieri, sugli occhiali di George, sul candido grembiule della cuoca, per questo i fianchi della cuoca scintillavano per così dire oltre a essere ben tondi. Mary trova convincente il suo George meno di una ciambella senza buco, ha deciso di chiedere aiuto a Shylock Homeless, il famoso investigatore.

La conversazione di Homeless e Mrs. Hardy, nel freddo inverno di Londra. “Come potete vedere, Mr. Homeless, ho avuto qualche difficoltà a stringervi la mano. Il tremito è dovuto

non tanto all’emozione di incontrare un uomo della vostra fama, quanto a una qualche misteriosa malattia che ha preso a tormentarmi da alcuni mesi. I medici non riescono a venirne a capo. Temo mio marito mi stia avvelenando lentamente.”

“Suppongo che abbiate qualche indizio in proposito.”“Temo di no, non c’è traccia di veleno nel mio corpo. Faccio sempre assaggiare ogni cibo al mio gatto, il

quale sembra per altro trarne qualche giovamento. Ho ispezionato più volte con grande accuratezza la nostra casa e ho sempre avuto l’abitudine di frugare nelle tasche di Mr. Lardy, anzitutto per controllare se non avesse sottratto qualcosa. Nulla di nulla. Più volte ho fatto seguire la nostra cuoca, Elisabeth. Inoltre faccio sempre assaggiare il cibo a lei oltre che al gatto. Il risultato è stato zero. Eppure, sono certa che Mr. Lardy mi stia propinando qualche lento veleno.

“Forse i rapporti con Mr. Lardy non sono attualmente i migliori possibili? Perché mai lo giudicate colpevole di avvelenarvi deliberatamente?”

“Quell’uomo è un fannullone, un buono a nulla capace di sperperare solo il mio denaro. Inoltre si è messo a fare gli occhi dolci alla cuoca. Lo fa perfino alla mia tavola apertamente, capite? Ho minacciato di lasciare ogni cosa al nostro vicario della chiesa anglicana, ma non è servito a nulla.”

“Forse dovreste licenziare la cuoca. La vostra salute potrebbe trarne qualche giovamento.““Non credo potrò che seguirò il vostro suggerimento. Elisabeth è l’unica donna della contea in grado di

cucinare decentemente le polpette col rosmarino. Il padre di Elisabeth era sergente a Calcutta sapete, ha servito nella compagnia comandata da mio nonno. Ma tornando al mio caso, dimenticavo di dirvi che due mesi fa ho mandato mio marito, Mr. Lardy, in Scozia col pretesto di certi affari di famiglia da sistemare. Nella sua assenza ho fatto interrogare Elisabeth dal Sovrintendente dal parroco della sua chiesa. Lei è cattolica, sapete. Tutto quello che si è ottenuto è un fiume di lacrime e una confessione dei suoi peccatucci con Mr. Lardy, consistenti in una certa condiscendenza nel lasciarsi pizzicottare sui fianchi, soprattutto al momento di tirare fuori gli arrosti dal forno. Elisabeth non ha colpe riguardo al mio stato, ne sono più che certa. Non mi resta che aggiungere che durante l’assenza di Mr. Lardy, In Scozia, il mio stato di salute si è ulteriormente aggravato, eppure sono certa che mi stia avvelenando. Deve aver trovato qualche sistema sconosciuto, un tempo studiava medicina, sapete.”

Mrs. Lardy non ha saputo fornire a Homeless il minimo indizio. Purtroppo le signore non sono ammesse al Club dei loro mariti, altrimenti lei avrebbe potuto fornire a Homeless un punto di partenza per le sue famose deduzioni.

Infatti, per risolvere il caso, Shylock Homeless avrebbe dovuto essere nel Club di George Lardy qualche anno prima della sua conversazione con Mrs. Mary Lardy.

La soluzione del caso di Mr. e Mrs. Hardy. Lasciamo ora moglie, marito, cuoca e polpette. I due amiconi Homeless e il fidato dottor Cowson, in un

pomeriggio di primavera a Londra sorbiscono il thè e si ingozzano di biscottini. Un campanile rintocca cinque colpi e Londra cerca di farsi perdonare la nebbia dell’inverno. Tra una fumatina di oppio, una tazza di Ceylon e Birmania Tea con zucchero ma senza limone, il tempo

passa tra i ricordi. “Caro Cribson ti ricordi di Mrs. Lardy, quella orribile donna che venne qui mesi fa? Una donna

indubbiamente molto avara, come ho capito subito appena è entrata.”“Il mio nome è Cowson, ricordi? Ad ogni modo, come hai potuto fare una deduzione sulla sua avarizia?

In quel momento era una sconosciuta.”“Quando la nostra Mary Teapot aprì la porta, assieme a Mrs. Lardy entrarono alcune tipiche

imprecazioni del vetturino, che l’aveva condotta qui e non era riuscito a tenersi il resto. Molto semplice Crowson.

“Cowson, il mio nome è Cowson. In effetti, trovai quella donna poco interessante a prima vista, a volta basta sentire il tono di voce con cui dicono ‘Buona sera, perdonatemi il disturbo, ma si tratta di questione di vitale importanza ’ per capire che ci attende una conversazione noiosa, e poi c’era quel suo modo astioso di stringere contemporaneamente le labbra e la borsetta. Per questi motivi vi lasciai parlare da soli, col pretesto di dover pulire i fucili per una battuta di caccia.”

“Mrs. Lardy non aveva un aspetto particolarmente attraente. In quanto alla sua conversazione non ti sbagli, non fu particolarmente interessante, non fece che lamentarsi e accusare il marito senza alcun indizio.”

“E allora non vorresti dirmi se hai risolto il caso?“Sicuro, con molto piacere. Prima vorrei dirti qualcosa sul delitto perfetto?”“Ha a che vedere con Mrs. Lardy?”“Certamente.”Homeless scrolla la pipa sotto al tappeto. Una cosa che renderà furibonda la governante, Mrs. Teapot,

quando vedrà il portacenere vuoto e si chiederà cosa ne è stato del tabacco bruciato.“Un delitto perfetto è un evento che avviene per caso, mio caro Combson. Esci per la strada a comprare

un giornale, tiri un colpo di pistola al primo che passa, continui per i fatti tuoi, se qualcuno ti chiede cosa è stato, tu dici ‘mah, ho sentito un colpo ’ e te ne vai indifferente.”

Prima di interrompere, Cowson pensa di immergere Homeless nella vasca da bagno piena di acqua gelata e di fare una diagnosi di polmonite. Questo potrebbe aiutare Homeless a ricordare il suo nome in modo corretto.

“E’ anche vero che un delitto a caso offre scarsi motivi di soddisfazione a qualsiasi persona di buonsenso. Che soddisfazione e vantaggio ci può essere nell’omicidio di un tale che non conosci, scelto solo perché ha la cravatta sbagliata?”

“Hai toccato il punto, Cowdon. Un buon vero delitto perfetto è quello che elimina un concorrente, un rivale, una moglie, senza che nessuno possa provarlo, anche se chiaramente non puoi essere che stato tu. Un modo concreto di realizzare questo delitto perfetto è che la vittima muoia in un momento futuro casuale, non preordinabile e inoltre in modo diciamo così naturale, per cui nessuno può essere incolpato oltre ogni ragionevole dubbio.”

“E come immagini un evento del genere in pratica?”“Per esempio potrei dire alla nostra Mary Teapot ‘Siete una bastarda e il vostro infuso di thè è

semplicemente disgustoso’, lei ne morirebbe di crepacuore tra un anno o due lontano da qui. Per quanto in questo caso ci sarebbe un movente.

“Il movente in tal caso, Shylock?” “Il modo abietto con cui tratta la mia miscela di Ceylon e Birmania per fare il nostro thè, direi.”“Temo che la nostra brava donna se ne tornerebbe in campagna dalla sua famiglia, dove passerebbe

giorni felici all’aria aperta. E noi ci ritroveremmo in casa una ragazzotta inesperta e piena di pretese di ogni genere.”

“Vuoi un esempio migliore? Un veleno che è propinato una sola volta alla vittima senza sintomi immediati, ma agisce a una distanza di tempo variabile, con l’apparenza di una intossicazione naturale, ecco questa potrebbe essere la realizzazione di un delitto perfetto.”

“Non ho mai sentito parlare di questo veleno fantasioso nella mia professione.” “Neanche, Ms. Lardy, ne aveva sentito parlare.”Cowson vuole assolutamente conoscere la conclusione del caso Lardy.“E come è finita Homeless? Mrs. Lardy ti chiese di indagare sui suoi sospetti, suppongo.”“Non avevo alcuna intenzione di andare a indagare in campagna nella casa dei Lardy, era inverno e

inoltre detesto le polpette al sugo col rosmarino. Mandai alcune lettere, al sovrintendente del villaggio, al medico di Mrs. Lardy, al vicario della sua chiesa. Il medico mi confermò onestamente che la scienza si era arresa di fronte al caso. Il sovrintendente mi descrisse minuziosamente i pedinamenti a cui aveva sottoposto per mesi e mesi Mr. Lardy, senza ottenere il minimo risultato o indizio, e di come lo avesse più volte inutilmente interrogato con i pretesti più vari, nulla di nulla insomma. Infine mandai una lettera anche parroco della chiesa cattolica. Zero.

Non molto tempo dopo, mi arriva una lettera. Il parroco, mi faceva sapere che la domenica precedente aveva celebrato il matrimonio tra il vedovo George e la cuoca Elisabeth. Mr. Lardy era adesso un cattolico convertito, pare non gli piacesse l’idea di avere a che fare col vicario anglicano. La coppia si trovava in luna di miele. Mi accennò poi di sfuggita al fatto che la coppia dei novelli sposi si era mostrata assai generosa con la parrocchia, una gradevole sorpresa.

“Ebbene Homeless, sei riuscito a scoprire a scoprire se i sospetti di Ms. Lardy erano fondati? Il diabolico piano di Mr. Lardy era una fantasia della povera donna?”

“Molto semplice, Cronkton, Tempo dopo mi scrisse ancora il buon parroco. Mi informava che George Lardy aveva venduto tutte le proprietà ereditate ed era volato via in Sud America con la sua colombella Elisabeth. In un momento di euforia, lui aveva confessato tutto alla sua nuova moglie. Da quel momento erano cominciate le visioni per la sventurata. Il volto della sua padrona di un tempo le appariva sulle polpette al sugo e la guardava con rimprovero. Presa dal terrore, lei aggiungeva di sentire anche la voce, ‘Non ci hai messo il rosmarino’. Lei aveva scritto al parroco supplicando per la sua intercessione. Il parroco le aveva subito risposto di non cucinare più polpette e di mandare centomila dollari per riparare l’organo a dodici canne della chiesa. Elisabeth aveva scritto ancora al suo parroco, confessando ogni cosa sul delitto commesso da suo marito George. Lei era disperata, qualsiasi cosa cucinasse con la padella delle polpette, sul fondo le appariva il volto minaccioso della donna assassinata, e comunque lei non aveva altri dollari da mandare alla parrocchia. Il parroco le raccomandò di gettare via la padella e non pensarci più.

Shylock Homeless e il Caso dei Porcelli Mancanti

Caro Homeless, mi vedo costretto a scriverti per un evento increscioso, preferirei definirlo doloroso. Spariscono i porcelli.Come ricorderai, i miei porcelli sono liberi di scorrere durante il giorno, ben sorvegliati da un fido

porcaio, che viene messo in allarme dai grugniti, se un malfattore è alle viste. Al volgere del tramonto, i miei cento porcelli se ne vanno a dormire in un capannone, che prende aria da piccole finestrelle in alto, l’unica porta di entrata è chiusa con un robusto lucchetto. Al mattino che segue, i porcelli escono in fila e si fa la conta, purtroppo la prima settimana del mese, o l’ultima, ne manca sempre uno. Ho disposto turni di guardia la notte alla porta e ti assicuro che neanche un porcello smilzo può essere asportato dalle finestrelle, senza farne prima salsicce.

Mio caro Homeless, nessuno qui a Tripplewood ha dimenticato la straordinaria abilità con la quale hai smascherato gli allevatori disonesti alla Competizione Annuale della Porcella Larga. (E ti prego di accettare il mio invito a far parte della giuria anche quest’anno). Nessuno qui ha dimenticato il caso della porcella gonfiata con l’azoto prima della gara; o il caso del concorrente che poggiava il gomito sulla bilancia.

Ti aspetto al più presto a Tripplewood,Oliver Algernon Everybottom

Finita la lettura Homeless riflette, è troppo concentrato per ascoltare il rimprovero del suo amico il dottor Cowson.

— Homeless, non vorrai davvero immischiarti in questa storia di porcelli mancanti?In risposta uno sbuffo di pipa.A Cowson non resta che far notare alla signora Teapot che le tazze del thè sono vuote. La brava donna

allarga le braccia, come solo a una fedele governante è consentito:— Non Abbiamo più tè, signor Cowson.Homeless smette di riflettere e interviene:— La giara del thè è vuota, Teapot? Opera di una ladro che non può fare a meno della mia miscela

centofoglie di Ceylon, suppongo. — Temo la cosa sia andata diversamente, signor Homeless, ultimamente non ho trovato i soldi per fare

la spesa sotto la zuccheriera, e neppure lo zucchero dentro. Homeless smette di riflettere, ha bisogno di ulteriori elementi, scuote la tazza vuota e interroga la

Teapot.— Quanto denaro abbiamo in cassa, Teapot? — Abbiamo esattamente tre mesi di affitto arretrato. — Sta bene Teapot, passate in banca a chiedere un prestito. — Ho già percorso questa strada, signor Homeless. Il direttore della banca dice che non è in grado di

risolvere questo problema senza il vostro aiuto.Homeless ha finito di interrogare la signora Teapot, e passa al suo amico. — Cosa deduci, Trotson?— Cowson, il mio nome e Cowson. Abbiamo un treno per Tripplewood alle 14:30. Una carrozza ci

porterà in tempo alla Stazione Vittoria.Homeless, afferra soprabito e berretto.— Animo Trotson, faremo una corsetta a piedi.Sul treno per Tripplewood.Homeless e Cowson sono riusciti a salire in tempo sul treno e occupano un compartimento senza altri

passeggeri. Il dottor Cowson ha quasi finito di mangiare un gustoso panino al prosciutto e Homeless mordicchia il cannello della pipa, come preso da sentimenti inesplorati.

— Ebbene Trotson, i miei complimenti, sei diventato il prediletto della signora Teapot, a me ha detto che non era rimasta una crosta di pane, quanto al prosciutto neanche a parlarne.

Cowson non è in condizione di rispondere, si limita ad alzare le spalle e le sopracciglia. Donne. Ora si sentono voci nel corridoio, arriva il controllore.

— Voi siete il signor Homeless, non è vero? Vi ho riconosciuto dalle foto sui giornali. Ho seguito tutti i vostri incredibili successi. Vi ricordate il caso Scrooglee, il mistero della camera chiusa? Ora sul mio treno si è verificato un fatto deplorevole, un individuo ignobile ha sottratto un panino al prosciutto a un bambino, che è terrorizzato e non riesce a dare una descrizione utile del malfattore. Non vorreste occuparvi del caso? Le ferrovie di sua maestà vi sarebbero grate.

— Sono desolato, controllore, tra pochi minuti saremo a destinazione, scendiamo a Tripplewood.Bucati i biglietti, Cowson con un dito a uncino indica la porta, Homeless va a vedere, nessun controllore

in agguato nel corridoio.— Puoi alzarti, Trotson, e togliere dal sedile il sacchetto nascosto sotto di te, dobbiamo far sparite le

prove.— Homeless, quell’individuo spende la sua inutile vita a bucare biglietti su un treno, a nostre spese. Ma

non vorresti parlarmi di questo tuo successo nel caso Scrooglee?— Ebbene, Trotson, Scrooglee era uno di quegli individui che prestano soldi.— Uno strozzino, infine.— Non interrompere, Trotson. Scrooglee aveva in odio la società, che non lo aveva ritenuto adeguato a

fare il banchiere, voleva dimostrare che ne sarebbe stato perfettamente capace. Come puoi immaginare era guardingo e sospettoso nella sua attività

Un giorno, bussa alla sua porta un Debitore e dice al maggiordomo che è venuto a restituire un prestito, una forte somma di denaro. Il maggiordomo ne è particolarmente lieto, perché sta per chiedere un aumento del suo miserabile salario. Scrooglee è chiuso a chiave nel suo studio a contare soldi, il maggiordomo bussa tre volte e annuncia la visita. Scrooglee non si fida, dove avrà trovato il denaro il Debitore? Chiede che gli sia passata qualche banconota sotto la porta, è soddisfatto, apre la porta, invece del denaro riceve un colpo di pistola. Con le forze rimaste Scrooglee richiude la porta, fa girare la chiave nella serratura, cerca di raggiungere il telefono o la finestra, inutilmente. Addio Scrooglee.

Il Debitore e il maggiordomo si rendono conto che casualmente è stato commesso un delitto perfetto della camera chiusa. Scrooglee non ha eredi, il Debitore non ha più debiti, il maggiordomo potrà sgraffignare tutto il denaro nascosto da Scrooglee in vari angoli della casa. Il detective di Scotland Yard dice al suo capo che l’assassino era il maggiordomo, ma il suo capo minacciò di buttarlo fuori a calci e non si tornò sull’argomento. Il maggiordomo dichiarò che Scrooglee non aveva ricevuto visite quel giorno e fornì descrizioni vaghe o confuse dei visitatori; naturalmente aggiunse che era all’oscuro degli affari del suo padrone.

— Scrooglee non aveva un registro dei suoi sventurati clienti? — Senza rendersene conto, Scrooglee aveva organizzato in suo assassinio in modo che fosse quasi

impossibile risalire al colpevole. Per nascondere i suoi affari aveva dato a ogni debitore il nome di un cavallo da corsa. Quando il detective lesse sul registro Kaiserguglielmo e Reginavittoria, indagò nel mondo degli anarchici e gli allibratori clandestini. Nessuno si presentò a dare informazioni, tantomeno i piccoli teppisti che Scrooglee assoldava occasionalmente per spaventare i debitori. Scotland yard non riusciva a venirne a capo e chiese il mio aiuto.

— Come riuscisti a risolvere il caso? — Siamo alla stazione di Tripplewood, Trotson, suppongo che sir Oliver abbia mandato a prenderci.— Dimmi Homeless, io ti ricordo qualcuno che hai conosciuto? — Certamente Trotson, mi ricordi un buontempone, un certo dottor Cowson. — Capisco. La cocaina nella pipa ti fa passare l’appetito, non è vero?Il treno si ferma. Tripplewood, i signori passeggeri possono scendere alla stazione di Tripplewood.

Si cena da sir Oliver a Tripplewood.Cowson guarda con qualche impazienza ben nascosta le verdure e le patate nel suo piatto. Poi si rivolge

agli altri commensali, ma a nessuno in particolare:— Questo contorno è eccellente per le braciole e le salsicce di maiale arrosto, che pare siano in ritardo,

forse è accaduto qualcosa di grave nelle cucine. Ricordi il caso del cuoco malese, Homeless? Sarebbe opportuno andare a vedere, potrei andare io stesso.

A capotavola il suo ospite, sir Oliver, mette da parte la patata bollita che aveva scelto, per rispondere a Cowson senza distrazioni.

— Cowson, o Trotson, o come diavolo vi chiamate, sento che avete servito la Corona nella guerra contro i Boeri in Sud Africa, potreste aver preso brutte abitudini dai cannibali in qualche parte dell’Africa. Come si può insinuare che io ordini di fare a pezzi e arrostire le mie creature, per poi sbranarle?

Cowson inforca una foglia di verdura cotta, la rigira e la depone di nuovo al suo posto, prima di replicare.— Cosa ne fate dei vostri porcelli, sir Oliver? intendo dire quando sono grassi abbastanza. — La questione viene presa in mano dal mio amministratore, dottor Trotson.Interviene Homeless:— Oliver, questo mistero dei porcelli che spariscono dal capannone chiuso mi ricorda il caso dello

scozzese geloso, un famoso crimine della camera chiusa.Tra una patata e una verdurina bollita, arriva Peemps il maggiordomo— Sir Oliver, temo vi sia una telefonata che vi attende nello studio, dicono che la questione è urgente.

Desiderate ancora patate, dottor Trotson?Dopo qualche minuto torna Peemps col cognac.— Signori, sono davvero desolato, ma temo dobbiate seguirmi nello studio. Ho cercato di portare un

bicchierino di cognac a sir Oliver, la porta dello studio è chiusa non si sente la sua voce, davvero insolito. Cowson non appare sconvolto quanto dovrebbe, azzarda una ipotesi— Non agitatevi Peemps, probabilmente sir Oliver se l’è svignata dalla finestra.Peemps non si agita mai, per nessun motivo.— Le finestre dello studio hanno inferriate, dottor Trotson. Furono messe al tempo delle rivolte

d’Irlanda. Una precauzione eccessiva in ogni circostanza, suppongo, considerato che gli Everybottom non hanno mai manifestato inclinazione a gettarsi dalle finestre.

A questo punto non resta che seguire il maggiordomo nello studio.— Oliver, apri dunque. Riesci a sentirmi? — E’ stato Homeless a gridare.Si percepisce una leggera vibrazione.— Animo Trotson, buttiamo giù la porta.Nonostante l’opposizione di Peemps, che considera disdicevole abbattere una porta in noce massiccia

che ha giusto lucidato con la miscela a base di cera d’api, la porta è scardinata. Una voce di giovane donna proviene dal microfono in tono leggermente drammatico, subito la conversazione si interrompe bruscamente. Sir Oliver è in silenzio con la testa sulla scrivania e un coltello nella schiena.

Homeless interroga Peemps— Avete idea di chi possa essere quella voce di donna?— Ho riconosciuto la voce di mia nipote Molly, ne sono certo.Homeless deduceDunque sir Oliver aveva una relazione con una giovane donna. Fortunatamente lady Everybottom è in

viaggio. Faremo il possibile per evitare lo scandalo, Peemps, ma sarebbe opportuno interrogare questa vostra nipote Molly.

— Potete chiamarla sollevando il microfono, signor Homeless, Molly è la centralinista di Tripplewood. — Peemps. — Dite signor Homeless.— Sir Oliver aveva ricevuto minacce che si sappia? — Temo di sì. L’ho visto più volte sconvolto, spaventato. Diceva che, se non avesse pagato, non

avrebbero avuto pietà. — Un ricatto dunque. Sir Oliver si era rifiutato di pagare, qualcuno gli è arrivato alle spalle e lo ha

pugnalato. Ma come ha fatto l’assassino a entrare e uscire dallo studio inosservato? Dite, Peemps, avete una idea di chi potesse minacciarlo?

— Sicuro, signor Homeless, quelli delle tasse.Homeless passa a Cowson— Come sta sir Oliver? Cowson assume un’aria vaga.— Andato, temo. Gli ho dato un paio di calcetti e non si è mosso. Preferisco non toccarlo, prima

dell’arrivo degli esperti di Scotland Yard.

Non resta che chiamare Scotland Yard, ma Peemps è davvero sconvolto all’idea di gente comune che si mette a frugare e fare domande in giro per la casa. Il maggiordomo ha un suggerimento.

— A quest’ora Belldumb, il sergente di polizia di Tripplewood, si trova sempre dalla nostra cuoca per assicurarsi che tutto vada bene.

Il terzetto si sposta nelle cucine, dove Belldumb affonda le zanne in un buon pezzo di torta alle mele. Parla Peemps

— Dite sergente, dovreste passare nello studio, pare sia accaduto qualcosa a sir Oliver.Ma Belldumb torna presto e assai contrariato, la sua contrarietà aumenta alla vista di Cowson che si

mangia la sua torta, senza che la cuoca alzi un dito a difesa. — Signori, lo studio è vuoto, nessuna traccia di sir Oliver, temo che dovrò fare qualche domanda.Belldumb estrae da una tasca della giubba con enorme soddisfazione il taccuino nero con la matita

nuova, per fortuna la punta non si è rotta, è il suo momento. Il nostro sergente pensa alla prima domanda da fare, deve impressionarli, deve prendere il controllo. La voce di sir Oliver dietro di lui risolve il problema.

— Peemps, posso chiedere cosa significa questa riunione nelle nostre cucine? Riconduci gli ospiti nella sala del Sigaro. Quanto a te, sergente Belldumb, dimentica che io dia il consenso a un matrimonio con la cuoca.

Belldumb ripone il taccuino, più tardi dirà al giornale locale che ha risolto il caso in pochi minuti. Cowson deve rinunciare alla torta di mele restante. Homeless accetta la burla con uno strano sorriso, sta pensando che alla competizione annuale troverà il modo di dare ghiande con un pallino di piombo alla porcella campione di sir Oliver, quando la povera bestia comincerà a lamentarsi sarà squalificata.

Ma per quanto riguarda i porcelli che spariscono di notte dal capannone chiuso e sorvegliato? Homeless rassicura sir Oliver:

— Oliver, ho trovato il colpevole, il caso e risolto. D’ora in avanti non ci saranno altre misteriose sparizioni.

Sul treno di ritorno, Homeless e Cowson.Davvero non vuoi una di queste frittatine agrodolci, Homeless? Capiresti perché sir Oliver non vuole

concedere la mano della sua cuoca al sergente. Ma ora racconta come hai fatto a scoprire il colpevole dei porcelli mancanti.

L’odore delle frittatine si mescola con il fumo della pipa di Homeless. Per scoprire il colpevole, ho seguito lo stesso metodo del caso dello Scozzese Geloso.Mary, la moglie dello scozzese, aveva un corteggiatore inglese e non lo respinse, in Scozia un affronto

del genere non passa inosservato. Un mattino di cielo scuro e piovoso la servitù dell’inglese ha il suo giorno di libertà e un nuovo postino suona alla sua porta. Il postino regolare è rimasto affascinato da un fascio di sterline e volentieri ha ceduto la sua uniforme per un giorno allo scozzese.

L’inglese apre la porta e non manca di fare un quanto mai inopportuno sarcasmo sull’età del novizio e la sua uniforme, che lascia scoperti gomiti e caviglie. Lo scozzese non vuole essere da meno in quanto a sarcasmo, estrae una pistola dal borsone e gli dice con un sorriso:

“Ho un pacchetto per te dalla tua Mary.”L’inglese imperturbabile estrae a sua volta un portafogli traboccante di sterline:“Forse potremo venire a un accordo, postino.”Lo scozzese vacilla ma resiste, punta la pistola al cuore dell’inglese:“Per l’onore della Scozia.”L’inglese scappa via per la scala al piano superiore, che pare un grillo nell’erba in fiamme. Lo scozzese

dietro spara e lo colpisce a una gamba. L’inglese zoppo riesce a salire gli ultimi gradini e si rinchiude in una stanza, apre la finestra e grida aiuto alla campagna. Lo scozzese fa il giro della casa per portarsi sotto la finestra aperta e tira un colpo che si conficca nel muro. Mancato. L’inglese sanguinante alla gamba preso dal terrore chiude persiane e finestre, tampona alla meglio la ferita. Lo scozzese corre di nuovo alla stanza, da sotto la porta chiusa a chiave esce un rivolo di sangue.

“ Diecimila sterline per un dottore e una infermiera.”La flebile voce proviene da dietro la porta.Lo scozzese è inferocito, nel cortile sul retro sono stese ad asciugare un paio di mutande femminili con la

lettera M ricamata; ma diecimila sterline sono sufficienti per perdonare.“Come posso fidarmi di te, inglese?”

Nessuno risponde, l’inglese è svenuto privo di forze. Lo scozzese lava con pazienza gli scalini da ogni traccia di sangue e se ne va fischiettando ‘Mia bella Mary, andremo in barca al centro del lago’. Per sua sfortuna si dimentica delle mutande nel cortile.

Cowson non osa interrompere, continua a mangiare frittatine agrodolci, e Homeless riprende il racconto.

La ferita ha continuato lentamente sanguinare in una macchia che si allunga fin sotto la porta, la servitù dell’inglese al ritorno vede la macchia scura fuori della porta, bussa con insistenza e non ottiene risposta, ne deducono che quel mese non riceveranno il salario. Il detective incaricato dell’indagine trova il proiettile conficcato nel muro e deduce che uno straniero di passaggio ha sparato dal cortile due colpi, proprio mentre l’inglese era in piedi sulla finestra a pulire i vetri. Purtroppo, gli fu fatto osservare, un gentleman inglese non pulisce i vetri delle finestre il giorno che la servitù è assente. Dunque si ricomincia da capo, un uomo è stato ferito a una gamba mentre si trova chiuso in una stanza. Tutti sanno che è stato lo scozzese geloso, ma non ci sono prove. Scotland yard chiese il mio aiuto per risolvere il caso.

Cowson ritiene buona educazione mostrare interesse al racconto, prima di addentare la frittatina alle ciliegie e cipollotti.

Lo scozzese fu convocato su mio suggerimento e interrogato in mia presenza. Il detective mi indica allo scozzese.

“Sappiamo come è andata, questo gentleman veniva a un appuntamento con l’inglese, ha visto tutta la scena , è fuggito per non essere coinvolto, poi ha letto i giornali e ha deciso di venire a raccontarci tutto. Noi siamo dalla tua parte, volevi solo spaventarlo, alla vista delle mutande di Mary hai perso la testa, chiunque avrebbe fatto lo stesso. La giuria e il giudice sono scozzesi come te, tutta la Scozia sarà fiera di leggere la tua storia sui giornali.”

Dopo qualche mese lo scozzese geloso fu impiccato.Cowson comprende che Homeless si aspetta qualcosa, ma non la frittatina alle fragole e zenzero.Complimenti, Homeless, una eccellente applicazione delle moderne teorie sulla psicologia criminale. Ma per quanto riguarda il caso dei porcelli mancanti di sir Oliver? Ieri sera, prima di cena, mi sono diretto al capannone, per assistere al rientro dei porcelli. Ebbene gli

ultimi della fila cercavano di passare avanti e si voltavano con apparente timore a controllare le mosse del porcaio. Mi presentai al porcaio e gli chiesi la ragione dello strano comportamento degli ultimi porcelli. Il volto dell’uomo si fece rosso e le mani gli sudavano, cercò di dare una giustificazione

“Non fateci troppo caso, ho preso la cattiva abitudine di dare qualche calcetto nel sedere agli ultimi, non ci sono molte occasioni di sano divertimento qui a Tripplewood.”

Ho battuto il ferro caldo. Gli ho detto che era stato scoperto quando faceva rientrare un porcello in meno, che naturalmente al mattino mancava alla conta. Ho inventato che sir Oliver era pronto a perdonarlo in cambio della piena confessione. A questo punto il disgraziato infedele porcaio ha cominciato a versare lacrime, sua moglie voleva sempre vestiti nuovi, minacciava di andarsene con un commesso viaggiatore.

Cowson, terminate le frittatine esprime la sua sconfinata ammirazione.— Ancora i miei complimenti, Homeless. Pensi che sir Oliver farà impiccare il porcaio? — Gli dimezza il salario, in considerazione che sua moglie se ne va.

Shylock Homeless e i Delitti Perfetti

— Signore, io e il mio amico Duffy ci stavamo giusto chiedendo se siete soddisfatto di come vanno le cose con vostra moglie.

Il giovane gentiluomo non si ferma, potrebbe costargli un imperdonabile arrivo in ritardo negli uffici della società finanziaria dove lavora, si aggiusta la bombetta in testa e punta l’ombrello verso Duffy.

— Dove hai preso quel berretto a visiera, Duffy? Ti sta piuttosto largo. Ma mi congratulo per la scelta del tessuto e dei colori a scacchi.

Duffy ha preso il berretto dalla testa di un altro gentiluomo, ma non gli pare opportuno divagare.— Permettetemi di non rispondere a questa vostra domanda impertinente, signore. Ma ora vogliamo

tornare al nostro argomento? Io e Charlie, qui con me, ci stavamo chiedendo se non potesse interessarvi un metodo poco rischioso per eliminare vostra moglie. Intanto possiamo chiamarvi Smith, per rendere più agevole la conversazione?

Attento Smith, questa ha tutta l’aria di una trappola. Chi ha mandato questi due monelli? Ricatto?— Ebbene, Duffy, puoi dire al tuo amico Charlie che la signora Smith è adorabile e ne sono pienamente

soddisfatto. Tocca di nuovo a Charlie:— Tutte le donne sono adorabili, signor Smith, ma alcune sono più adorabili delle altre, per esempio la

cuoca di casa Smith.Questi due, Charlie e Duffy, sanno un sacco di cose. Adesso, caro Smith, devi decidere una strategia.

Mentire, ritirarti o attaccare?— Voi due avete un sacco di cose da raccontare, intanto Duffy potrebbe togliersi il berretto, in modo che

io ci possa mettere dentro mezza sterlina. Charlie il paziente è lieto di dare ogni spiegazione:— Noi ragazzi si gira per i mercati, prendiamo un poco di frutta e verdura, dolcetti, portafogli, orologi e

informazioni. La gente non immagina quante cose si sappia di loro al banco del pesce, specie se le racconta una cuoca vanitosa perditempo. Per quanto riguarda il berretto, Duffy sarà lieto di toglierlo per salutarvi, ma non possiamo accettare anticipi di denaro.

I tre sono arrivati all’ufficio di Smith, Charlie e Duffy hanno un biglietto da visita da lasciare a Smith.“Shylock Homeless, 13 Butcher Fish Street”. Smith è allegro:— Suppongo siate i due burloni Charlie e Duffy. Il famoso investigatore Homeless fa l’assassino di

professione? Elimina le mogli dei clienti?Charlie e Duffy scuotono la testa indignati.Parla Duffy:— Il signor Homeless ama raccontare i suoi casi, ogni persona di buon senso trae vantaggio dalle

esperienze degli altri.Parla Charlie:— Ci siamo presi la libertà di fissarvi un appuntamento. Domani, all’ora del thè, Shylock Homeless e il

dottor Cowson aspettano il signor Smith.

Facciamo un passo indietro. Riunione di famiglia in casa Homeless.Negli ultimi tempi il numero di casi che Scotland Yard non è riuscito a risolvere si è ridotto in modo

deplorevole, con effetti negativi sul conto in banca di Homeless e sul mazzetto di banconote di riserva, che la signora Teapot nasconde in un cassetto sotto le lenzuola di ricambio. Si è tenuta una riunione di famiglia su questo argomento.

Shylock – Il numero di omicidi, con un colpevole difficile da scoprire, non fa che diminuire, a quanto pare non ci sono più gli assassini spietati e astuti di una volta. Da molte settimane nessun cliente alla nostra porta. La deduzione è che bisogna aumentare il numero di omicidi ben congegnati.

Cowson – Commettere un omicidio è contrario alla mia professione.

Signora Teapot – Mio dio, signor Homeless, mi state forse chiedendo di mettere veleno nel thè di qualcuno dei nostri ospiti? Come potrei tornare al mio villaggio e guardare il pastore anglicano negli occhi la domenica mattina?

La pipa di Homeless sbuffa. – Niente di tutto questo, mia cara Teapot. Noi daremo istruzione alle persone inesperte, forniremo

consigli professionali.Considerato che il conto in banca di casa Homeless è vuoto e sotto le lenzuola sono rimaste solitarie

dieci sterline, si è convenuto che non si sarebbero accettati clienti abietti o mossi da motivi abietti, lasciando nel vago la definizione. La promozione del nuovo servizio e il primo contatto con i clienti sono affidati a Charlie e Duffy.

E torniamo a Smith e alla sua triste storia, che oggi lo ha portato al numero 13 di Butcher Fish Street.Shylock – Ebbene, signor Smith, siamo stati informati da Charlie e Duffy sui vostri progetti futuri. Non

vorreste fornirci il movente, se ne avete uno accettabile?Smith – Sapete come vanno queste cose. Una puntatina alle corse dei cavalli, il maledetto cavallo arriva

secondo. Ti prende il demonio e punti il doppio per rifarti. In breve ho trasferito somme rilevanti dal conto di mia moglie al mio, il cassiere mi conosce. Poi ci sono i regalucci alla cuoca, sapete come vanno queste cose, oggi un cappellino domani un gioiellino, ho fatto mettere tutto sul conto di mia moglie, inventando che erano acquisti per lei. Ero sicuro di potermi ricoprire con le vincite alle corse dei cavalli. Ho sperperato allegramente la dote di mia moglie e metà dei suoi risparmi. La casa dove abitiamo è sua e devo il mio impiego a suo padre, un individuo oscuro e intrattabile. A farla breve il mese prossimo mi troverò in strada. Certo, se accadesse una disgrazia, io sarei erede di tutto quanto lei possiede, denaro, gioielli, la casa qui in città, la tenuta in campagna.

Smith si mette le testa tra le mani, la signora Teapot è intenerita, Cowson appare scosso e sollecita Shylock con uno sguardo umido.

Shylock – Siamo stati informati, signor Smith, che abitate in una casa a due piani, ne deduco che esiste una scala di marmo e che le stanze della signora Smith sono al secondo piano. Mi viene in mente il caso dello Scalino Scivoloso.

Alle parole di Shylock, Smith appare meno disperato, la signora Teapot rimane con la teiera a mezz’aria su una tazza, Cowson annuisce come ricordasse un qualche avvenimento. Shylock continua l’esposizione:

– Supponiamo che un certo giorno, in cui la signora Smith sta leggendo un libro nel suo salotto al secondo piano, il signor Smith mandi fuori la cuoca per una commissione. Gli Smith sono soli. Senza farci troppo chiasso attorno e senza dare importanza alla cosa, il signor Smith passa acqua insaponata su un gradino in alto della scala di marmo. Poi scende dabbasso e avverte la signora Smith che arriva giusto all’angolo a comprare il giornale. Passa qualche minuto e suona il campanello al portone di casa. Quel cretino di Smith ha dimenticato di prendere le chiavi. La signora Smith mette il segnalibro alla pagina e scende la scala, ma scivola sul gradino insaponato e arriva in fondo. Il signor Smith attende impaziente, per fortuna ricorda di aver messo le chiavi in una tasca diversa e apre il portone. La signora Smith purtroppo ha la testa rotta, al signor Smith non resta che scavalcarla e asciugare il gradino colpevole con un panno.

Smith si gratta un orecchio. – Avrei una domanda, che spero riteniate pertinente, signor Homeless. Supponiamo che per un motivo

qualsiasi la testa della signora Smith non si sia rotta in modo soddisfacente? Sappiamo tutti come vanno queste cose.

Shylock Homeless allarga le braccia comprensivo:— Il signor Smith avrà predisposto un candeliere di bronzo, per ogni evenienza, un colpetto ben

assestato non si distingue dall’urto contro un gradino di marmo. Vogliamo fare cinquanta e cinquanta, quando avrete ereditato?

Il ritorno di Charlie e Duffy sulla scena.— Signora Smith, io e il mio amico Duffy ci stavamo giusto chiedendo se siete soddisfatta di come vanno

le cose con vostro marito.Una signora non risponde a due monelli impertinenti, ma continua a guardare il cappellino con

l’usignolo nella vetrina. Duffy è costretto a ricordare alla signora Smith di quanto sia dura la vita di questi tempi.

— Non sarà una cosa da nulla liberarsi del signor Smith senza uno scandalo. Charlie continua nella sua parte del buon amico di famiglia:—Avete pensato a vostro padre, signora Smith? Era assai contrariato dal fatto che il signor Smith vi

girasse attorno e voi ve lo siete sposato. Se scoppia uno scandalo, il pover’uomo dovrà ascoltare i commenti al suo Club.

Duffy ritiene inutile perdere altro tempo.—Temo che vi occorra un consiglio professionale, signora Smith. Avete sentito parlare di Shylock

Homeless?Suo malgrado la signora Smith si gira a rispondere:— Il famoso investigatore? Come mai siamo arrivati a questo punto? Capita che Cowson legga con attenzione tutte le pagine del

giornale, senza mai una riga sulla disgrazia capitata in casa Smith e di come il signor Smith sia inconsolabile e di come pensi di andarsene in Africa uno di questi giorni. Capita che Homeless chiami a rapporto Duffy e Charlie, i quali si mettono in moto e scoprono che la signora Smith se ne va a cavallo nella sua tenuta e nel frattempo il signor Smith si cucina miseri pasti, perché la cuoca è stata licenziata.

Ecco la ragione per cui siamo qui ad ascoltare l’orribile racconto della signora Smith, al numero 13 di Butcher Fish Street.

— Temo di aver bisogno di aiuto, signor Homeless, ho seguito tutte le vostre inchieste sui giornali, la vostra discrezione è ben nota nei circoli esclusivi. Ma lasciate che vi racconti ogni cosa. Non so perché quei due Duffy e Charlie mi abbiano chiamata Smith, ma la cosa non ha importanza, suppongo sappiate il mio vero nome.

— Venite pure al punto. — La sollecita Homeless, ansioso di ricevere un qualche anticipo in buone sterline.

— Dunque, il signor Smith ha tentato di uccidermi, temo. Ha messo acqua saponata su un gradino della nostra scala di marmo, e poi è uscito con la scusa di comprare il giornale. Dopo poco ho sentito suonare il campanello e in effetti per andare ad aprire sono scivolata, ma come vedete sono piuttosto pienotta e ho rimbalzato di gradino in gradino, senza urtare la testa o la schiena, a parte il fondo della schiena. Arrivata in fondo alla scala sono rimasta stordita per un minuto, ma al momento in cui è rientrato il mio Smith ero ben sveglia, ho visto che afferrava un candeliere e sono fuggita su per i gradini, lui mi rincorreva col candeliere, ma è scivolato sul gradino insaponato, approfittando della confusione me la sono svignata e ora mi trovo nella tenuta di campagna di famiglia. Ho fatto indagini, Il maledetto Smith mi ha derubato per anni e aveva una tresca con la cuoca, ora pretende che temeva un ladro mi avesse spinta per la scala e voleva affrontarlo col candeliere per proteggermi, dice che il gradino è stato insaponato apposta dal ladro. Il problema è come liberarmi del mio Smith ladro e bugiardo, senza uno scandalo.

Per evitare sospetti, Homeless pretende di aver sofferto molte tristi esperienze di mogli possessive e fantasiose.

— Mia cara, siete davvero certa che la vostra metà sia un fedifrago? Che corra dietro alla cuoca? Non potrebbe essere l’invidia per la sua abilità nel preparare piattini succulenti, che vi fa avere visioni di tradimenti e complotti?

La signora Smith respira profondamente a labbra serrate:— Ebbene, mio caro, state a sentire cosa accade nella mia casa rispettabile quasi ogni notte.Il triste racconto della sventurata povera donna tradita.La notte, appena fingo di dormire, girata dalla mia parte, quel viscido serpe mi dà un calcetto nel sedere,

giusto per controllare. Assicurato del mio sonno profondo, scivola fuori dal letto, striscia fino alla scala, scende, svicola, giù in cucina. La cuoca per combinazione dorme in uno stanzino accanto alla cucina. Il silenzio nella casa è presto turbato da strano sospiri e sussurri. Le prime volte ho pensato al fantasma del nostro Riccardo Algernoon scomparso alle Crociate, si dice che vada in visita ai suoi discendenti. A farla breve, dopo circa un’ora il mio mezzo Smith se ne torna a letto soddisfatto e cade in letargo. Qualche giorno fa ho finto di essere stata svegliata in quel momento e gli ho chiesto:

— Dove sei stato? E lui:— Cara, mi spiace davvero averti svegliata. Sono sceso a mangiare una coscia di pollo.

Ma io ho annusato, non sapeva di pollo e di unto. Al mattino con un pretesto ho fatto salire la cuoca su una sedia per prendere una padella da un gancio in alto. Nel tenere la sedia ferma, ho ficcato il naso sotto le sue gonne. Lo stesso odore! Quel porco, al ritorno dalla cucina la notte, odora come le cosce di quella svergognata pollastra.

Il racconto è finito, tutti ne sono rimasti impressionati.Il dottor Cowson e la signora Teapot hanno seguito con molta simpatia il racconto. Shylock ha qualche

domanda:— Signora Smith, avreste qualche difficoltà a diventare vedova? La sua interlocutrice scuote il capo desolata.— Quel ladruncolo traditore e fannullone non prenderebbe un raffreddore a immergerlo nel ghiaccio,

temo non possiamo attenderci nessuna buona notizia sotto questo profilo.— Ditemi, signora Smith, ci sono alberi e cavalli nella vostra tenuta?— Quanti ne volete, signor Homeless. — Molto bene. Supponiamo che il signor Smith riceva il perdono, egli sarà invitato nella tenuta, vi

seguirà in lunghe romantiche passeggiate a cavallo.— Non credo di poter approfittare dei vostri consigli, Homeless, quel buon a nulla potrebbe azzopparmi

un cavallo.Shylock Homeless non ama essere interrotto, neanche un poco.— Ebbene, signora Smith, affrontate lo scandalo.La brava donna si mostra contrita e pentita.— Continuate signor Homeless, ve ne prego.— Farete sempre lo stesso percorso a cavallo, giocherete a rincorrervi, voi davanti, lui dietro. Del

percorso farà parte un albero con un ramo sporgente in alto. L’ultimo giro lo farete al tramonto, direte di sentirvi particolarmente romantica, ma a terra sotto l’albero col tronco sporgente a questa volta ci sarà un tronco di traverso. Il cavaliere ormai si sente sicuro del percorso e del cavallo, la cavallerizza lo provoca, lo sfida. Arrivati all’albero del destino, la signora Smith abbassa la testa, quando il suo cavallo salta l’ostacolo, al contrario il signor Smith va a sbattere la testa contro il ramo sporgente.

Cowson e la signora Teapot applaudono, la signora Smith è estatica:— Un piano eccellente, signor Homeless, meritate la vostra fama. A ogni buon conto farò in modo di

avere un bastone a portata di mano, se il destino non volesse rompere la testa di Smith a sufficienza. Homeless sorride e fa un cenno di approvazione:— Un tocco di naturalezza, di femminilità. Mi raccomando un colpo solo ben dato, se fosse necessario,

molti colpi potrebbero destare curiosità. Qualche giorno dopo una persona chiede di Shylock Homeless.— Una persona chiede di Shylock Homeless. – Annuncia la signora Teapot, pochi istanti dopo che una

carrozza si è fermata davanti al portone.Homeless vuole saperne di più del visitatore:— Vi ha dato un biglietto da visita? Che aspetto ha?— Un aspetto deplorevole. Una larga fascia bianca gli copre la fronte. Il suo naso è gonfio e rosso come

un peperone – risponde la Teapot, e porge il biglietto del visitatore, che Homeless legge a voce alta— Uhm, Archibald Hickory Summerbottom, gentiluomo di campagna. Vi ricorda qualcuno questo nome,

Crockson?Il dottor Cowson fatica a nascondere la sua irritazione, per esser stato chiamato Crockson.— Cowson, mi chiamo Cowson. Per quanto riguarda questo Archibald, temo sia l’altra metà di quella

lady Summerbottom, alias signora Smith, che ha richiesto i nostri consigli cinque giorni fa. Vi ricordate del nostro signor Smith, il giocatore alle corse dei cavalli e insidiatore di cuoche?

— Ricordo perfettamente, Crobson. Se non si tratta del suo fantasma, quest’uomo è scampato all’attentato, ha costretto sua moglie a confessare e ora viene a ricattarci per averlo venduto.

A un cenno di Homeless la signora Teapot introduce Archibald, non sono necessarie presentazioni e si entra nel vivo.

— Credo mi abbiate riconosciuto, signor Homeless, il motivo della mia visita è che sono vittima di un atroce complotto. Mi è necessario ancora il vostro aiuto. Come potete intuire dal mio aspetto, nel piano da

voi suggerito non si è tenuto conto delle capacità elastiche del sedere di mia moglie, il modo con cui è riuscita a rimbalzare sui gradini di marmo è stupefacente.

Un lungo sbuffo di fumo invade la stanza, Homeless depone la pipa, appare decisamente sollevato e osserva con attenzione il volto di Archibald:

— Deduco che siete un buon bevitore di vini, Summerbottom, con una preferenza per lo Chateau Lanfritte, se non vado errato.

Il suo interlocutore appare disorientato:— A cosa devo queste rimarchevoli deduzioni?— Elementare, mio caro Summerbottom, il vostro grosso rosso naso vi tradisce come buon bevitore,

inoltre lo Chateau Lanfritte richiede una cantina col soffitto molto basso, voi dovete aver sbattuto la fronte contro una trave di legno.

Archibald appare stupefatto:— Ebbene, vorrei che le cose fossero andate come voi dite. Purtroppo sono costretto a smentire le

vostre eccellenti deduzioni. Sfortunato racconto di Archibald. Ieri mattina mia moglie mi ha invitato inaspettatamente a una passeggiata nel parco della tenuta. Lady

Summerbottom è una donna francamente noiosa, inoltre non perde occasione per mostrarmi la sua ostilità. Quel tipo di donna che ti raccomanda di continuo di girare bene il cucchiaino nella tazza del thè, altrimenti lo zucchero non si scioglie del tutto e andrebbe sprecato. Ebbene ieri pomeriggio mi si è presentata con un vestitino corto, da ballerina francese, invece della solita rigida uniforme da cavallerizza congelata. Dopo un paio di giri qua e là, lei si solleva sulle staffe e comincia a dondolarsi, si gira verso di me

— Archie, prova a seguirmi, se mi raggiungi ci potrebbe essere una inattesa ricompensa.Sono assai sorpreso, infatti lei mi chiama sempre Archibald, una cosa che detesto, tutti mi hanno sempre

chiamato Archie. Insomma, lei sprona il cavallo e io dietro, lei entra in un boschetto all’ombra e senza che io me ne renda conto salta un tronco messo di traverso, anche io mio cavallo salta e salto anch’io senza sapere come, la mia fronte sbatte contro un ramo. Lei si gira e appare decisamente contrariata dal fatto che io sia a cavallo e il ramo a terra. La vedo avvicinarsi con un bastone minaccioso ma riesco a fuggire. A farla breve il ramo era marcio e cavo, pieno di formiche. Porto questa fasciatura bianca per nascondere il gonfiore. Rientrati in casa, lei comincia a inveire che sono un buono a nulla come al solito, poi ordina il thè. Ancora stordito dal colpo, riesco a sentire cosa dice.

— Archibald, ricordati di sciogliere lo zucchero col maledetto cucchiaino.Il thè mi schiarisce la gola e le idee. Quella donna è una assassina, Homeless, ha tentato di eliminarmi.

Non ha alcuna intenzione di chiedere il divorzio, per timore dello scandalo e della terribile reazione di suo padre. Naturalmente ho preferito non rivelarle la mia intuizione, ho preso la questione alla larga. Le ho detto che sarei tornato a Londra e la cuoca da quella stessa sera avrebbe dormito nel nostro letto, è un letto di dimensioni ragguardevoli, lei poteva dormire con me e la cuoca, a patto di starsene silenziosa anche nel sonno, contrariamente alle sue deplorevoli abitudini. Per questo che ho il naso gonfio e rosso, lei mi ha dato un pugno sul naso. A questo punto, per farle intendere che era tempo di imparare le buone maniere, ho sbattuto in terra la teiera. Si tratta di un autentico pezzo antico di porcellana italiana Capodimonte, con lo stemma dei fornitori della real casa d’Inghilterra. Senza parole lei si è messa a quattro zampe a raccogliere i cocci in terra, naturalmente non mi sono lasciato sfuggire l’occasione che la buona sorte mi offriva, ho cominciato a prenderla a calci nel sedere. Mi sono lasciato andare dal mio temperamento, temo che mia moglie sopporterà lo scandalo e voglia rivolgersi al suo avvocato tagliagole. Come sapete, ho buone ragioni per non desiderare il divorzio. Conto sul vostro indispensabile aiuto, Homeless, quella donna deve essere eliminata, prima che se ne torni a Londra, altrimenti sono perduto. Abbiamo tutto il fine settimana a disposizione, dobbiamo fare un secondo tentativo.

Il racconto miserevole di Archibald è finito, prima sentire la reazione di Homeless, facciamo un piccolo passo indietro.

Archibald Hickory Summerbottom non è stato il primo visitatore del giorno, oggi prima di lui qualcun altro ha chiesto di Homeless, stiamo parlando di Stinky.

Ogni giorno, poco dopo l’alba in casa di Homeless, al 13 di Butcher Fish Street, la signora Teapot mette ordine in cucina e prepara ogni cosa per il primo thè; Shylock Homeless pizzica il violino e aspetta il

giornale; Il dottor Cowson, indifferente ai rumori, sogna di essere un orso all’inizio del letargo, oppure che gli stiano crescendo i baffi nel sonno e al mattino avrà un’aria ancora più rispettabile.

Ora alla signora Teapot è parso sentire discreti colpi alla grande porta di ingresso in legno di noce, ma non dà peso alla sua impressione, nessuna carrozza si è fermata in strada. Piccoli colpi provengono di nuovo dalla porta, la Teapot ne è sinceramente disturbata, nessuno deve distrarre la sua attenzione mentre accoppia piattini e tazze. Vediamo chi diavolo viene a disturbare a quest’ora del mattino. Forse un danaroso cliente in incognito? Ma no, è Stinky.

— Stinky, che diavolo fai qui a quest’ora? Sei evaso dalla prigione senza il tuo bel vestitino a strisce?— Sono libero, signora Teapot, ho scontato la pena.— Bene Stinky, ora non ti resta che rispondere all’altra domanda, che sei venuto a fare qui?— Annunciami a Homeless, brava donna, parlerò con lui in persona.La Teapot non vuole lasciare il vassoio dei biscotti da solo in cucina per andare ad annunciare Stinky,

sono biscotti fatti da lei personalmente e il vassoio è d’argento; lei va e socchiude la porta dello studio, tenendosi stretto nascosto il vassoio dei biscotti:

— Signor Homeless, c’è Stinky in cucina.Nessuno vuole il povero buon Stinky.— Dategli una fetta di torta e buttatelo fuori. Ma Stinky non è più in cucina, sorpassata la Teapot è entrato nello studio:— Homeless, sono finito in galera per colpa delle vostre indagini nel caso dei Porcelli Spariti, come

ricorderete, io mi occupavo unicamente del lato commerciale, vendevo le salsicce provenienti dai porcelli, la giuria era prevenuta nei miei confronti, un donna tra i giurati credette di riconoscermi nel tipo che le aveva sottratto un ombrello di seta poco prima della pioggia.

— Continua, Stinky.— Mi occorrono cinque ghinee per comprare un regalo alla mia Molly, non voglio tornare a casa a mani

vuote. Le farò una sorpresa. E poi voglio un lavoro onesto, in prigione non mi sono trovato a mio agio, il direttore è una persona insopportabile.

— Eccoti cinque ghinee e per il lavoro torna stasera.Homeless pensa che per la via Stinky sfilerà un portafogli da una tasca, senza l’approvazione di un tipo in

uniforme, che lo segue con discrezione, per via della sua aria decisamente sospetta e inadeguata. Per qualche anno non si avranno notizie da Stinky.

Ora facciamo un piccolo passo avanti. Come ricorderete, dopo Stinky arrivò il fasciato e disperato Archibald Summerbottom, col sui tragico racconto e la richiesta di aiuto. Uscito Archibald, Homeless trae le sue deduzioni, si affaccia a una delle finestre sulla strada ed emette un lungo modulato fischio, che si ripete da un angolo all’altro delle strade fino alle orecchie di Charlie e Duffy, che fanno di corsa il percorso inverso del fischio fino alla casa di Homeless, accolti da un amichevole benvenuto:

— Charlie, Duffy, eccovi una ghinea per ciascuno, dovete trovarmi subito Stinky e Archibald Hickory Summerbottom, quel damerino chiamato Smith, portatemeli qui.

Trovare Stinky è questione di minuti.— Eccovelo, bello e ubriaco, signor Homeless, cercava di pagare le birre bevute con un cappellino per

signora, appena rubato col trucco del soffio del vento, ma l’offerta è stata rifiutata dalla tipa dietro al bancone, per via che sul cappellino c’è un merlo nero dall’aria sconveniente.

Charlie e Duffy hanno parlato affannati con orgoglio. Avanti Stinky, fatti avanti e parla:— Signor Homeless, spero davvero che abbiate qualcosa per questo povero Stinky. Stamattina a casa

Molly non c’era. Sparita. Sul tavolo ho trovato conti arretrati da pagare, l’affitto, il macellaio, il fornaio, tutti vogliono soldi da Stinky. Se non trovo subito un onesto lavoro, finirò di nuovo cattiva strada, quella che porta alla prigione con quell’orribile direttore, quell’individuo mentirebbe a sua madre, pretende di aver riconosciuto in me il finto cameriere che gli prese il portafogli al ristorante, prima del conto, e lui dovette affrontare il vero cameriere.

L’odore nauseabondo di Stinky domina su quello del tabacco forte che proviene dalla pipa di Homeless.E facciamo di nuovo un passetto indietro. Dove è finita Molly?Molly, la dolce e paziente moglie di Stinky, ha fatto le sue valutazioni, il giorno prima che Stinky venisse

fuori. Il suo Stinky si sarebbe recato dal macellaio, che l’avrebbe accolto con un sorriso di soddisfazione. Stinky gli avrebbe indicato le salsicce, la pancetta e un qualcosina di tritato per fare gli hamburger.

— Molly mi ha detto che eri in viaggio, che avresti saldato il conto al tuo ritorno, dove sei stato Stinky? — avrebbe chiesto premuroso il macellaio.

— Giusto qua e là, più tardi dovrò passare in banca, vuoi mettere tutto sul conto? — avrebbe risposto Stinky il disinvolto, mostrandosi poi offeso alla vista del coltellaccio puntato alla sua gola.

No, si era detta Molly, non è una buona idea starmene qui a aspettare e se era andata all’agenzia a cercare un posto di cameriera, ma fuori Londra, in campagna, aveva bisogno di aria fresca. La donna all’agenzia le aveva fatto un bel sorriso, aveva preso un cartellino dallo schedario e forse abbiamo qualcosa per la nostra Molly. Ecco qua, la signora Summerbottom ci ha telefonato per una cameriera nella sua tenuta in campagna. E’ una richiesta della massima urgenza, non baderà molto alle tue referenze.

Adesso che tutti i personaggi sono al loro posto vediamo cosa ha in mente Homeless per il buon Stinky.Homeless tira fuori da un cassetto un laccio rosso e ci si gingilla, lo fa oscillare da destra a sinistra, le

orecchie di Stinky seguono il pendolo.— Stinky, ho un lavoretto per te — dice Homeless — qualcosa di diverso dal tuo ramo, dove sei troppo

conosciuto. Dovresti strangolare una persona con questo laccio rosso, la paga è buona.Stinky è atterrito, Stinky è una ladro, un vero professionista come se ne trovano pochi, solo sfortunato

negli ultimi tempi.— Signor Homeless, ho sentito dire che dal quel ramo si finisce quasi sempre impiccati, non avreste un

qualcosa che faccia irritare meno una giuria?Che ingrato questo Stinky!— Ebbene, Stinky manodifata, preferisci che il macellaio ti mandi in prigione per debiti? Questa volta ne

usciresti chi sa quando, curvo, malato, intanto la tua Molly se la spasserebbe.Stinky ha visioni orribili del direttore della prigione, che ordina di dargli esclusivamente pane ammuffito

da mettere nella zuppa di cipolle. Nel frattempo Charlie e Duffy hanno trovato Smith, che si dimostra ben lieto di dare tutte le istruzioni a Stinky. Oggi è il giorno giusto, lady Summerbottom è sola nella grande casa di campagna, i cani sono inaffidabili, basteranno i dolcetti della Teapot a farli smettere di abbaiare, la porta sul retro è facile da aprire per uno del mestiere, lei se ne starà di sicuro sul divano nel soggiorno a leggere romanzi, ecco il soggiorno si trova qui, la prendi alle spalle. Salta sul primo treno il treno e vai Stinky, i tuoi problemi finanziari sono finiti.

E ora ci spostiamo nella tenuta di campagna dei Summerbottom, dove Molly si trova a fare la seconda camerier; ma perché se ne sta comoda sul divano a leggere un romanzetto e bere thè, invece di spolverare? Semplice, la cuoca è licenziata e oggi è il giorno di riposo del giardiniere, andato a pesca con la prima cameriera, la signora Summerbottom non vuole assolutamente restare sola e ha pregato con insistenza Molly di rimanere, anche se oggi sarebbe il suo giorno libero di regola.

Sniff, sniff.Molly ha fiutato l’odore del suo Stinky dietro al divano.—Stinky!?Alle grida eccitate e sorprese di Molly accorre la padrona di casa:— Posso chiedervi cosa fate in casa mia, con un laccio rosso in mano?Stinky non è preparato ad affrontare questo tipo di tempesta, lui è il tipo arraffa morbido il portafogli

gonfio e allontanati con indifferenza, se senti gridare gira l’angolo alla svelta e sparisci. Il suo stupore aumenta alle parole di Molly del tutto inattese:

— Quest’uomo è mio marito Stinky, un marinaio, non sentite il suo odore di sardina e aringhe marce? Negli ultimi tempi ci siamo visti poco, non mi ha trovato in casa e mi avrà cercato dappertutto col tormento della gelosia. Avrà seguito le mie tracce nell’agenzia, avrà pensato che fossi qui a spassarmela col giardiniere e voleva strangolarmi. Il mio Stinky è un uomo di grandi passioni.

Stinky sa cosa deve fare, l’uomo, che rubò dieci portafogli in un solo pomeriggio alla Fiera dei Cani Tosati, ora assume un’aria di pentita disperazione, tenta la migliore imitazione di Otello sulla scena.

La signora Summerbottom, imbevuta di pessimi romanzi, si beve la storiella, si intenerisce, pensa a quanto miserabile sia la sia unione con lo squallido Archibald, che vuole eliminarla per denaro. Decide di prendere i colombi sotto la sua protezione, Stinky sarà il maggiordomo. Ora si sente protetta al sicuro, presto il traditore Archibald, vedrà sventolare il suo vessillo in campo.

Miserevole vita del signor Smith.Se c’è un oggetto di cui il postino inglese non può fare a meno è l’orologio nel taschino del gilet, con la

cassa in argento ben assicurata dalla catenella in acciaio. Nel suo giro, il postino deve sempre sapere quando è l’ora di prendere il thè, per concedersi una sosta; e deve interrompere quando sta per arrivare l’ora del pranzo, se non vuole un rimprovero del sindacato. Soprattutto deve poter confrontare la quantità di lettere ancora da consegnare nella grossa borsa di cuoio, con le ore di lavoro rimaste. Un postino inglese consegna sempre l’ultima lettera cinque minuti prima di andare a pranzo. Se le lettere rimaste sono troppe affretta il passo, viceversa rallenta. Consegnare tutte le lettere prima del tempo, sarebbe una offesa per gli altri postini, che si sentirebbero dare del fannullone dal capoufficio; poi ci potrebbero essere rogne col sindacato; infine il capoufficio potrebbe concludere che il nostro uomo merita gli vengano affibbiate un altro paio di strade, togliendole a qualcuno dei postini che si lamenta sempre della sua borsa troppo gonfia come del resto i suoi piedi. Neanche a dirlo nessuna lettera deve trovarsi nella borsa di cuoio lucidata a crema, quando arriva l’ora del pranzo: sarebbe uno scandalo, la cosa finirebbe con una lettera di reclamo al direttore del Times e una interrogazione alla Camera dei Lords.

Ora capite perché quell’uomo appare sconvolto e valuta il suicidio, è Bill, il postino che nel suo giro include anche casa Summerbottom. Bill pochi istanti fa ha tirato fuori dal taschino il suo orologio senza sospetti, come ogni rispettabile catenella anche questa di Bill dondola sul gilet. L’orologio ha un’aria strana, diversa dal solito, la cassa non risplende, non fa tic tac anche perché è pieno di sabbia fine.

Rimani freddo Bill, cerca di ricordare se qualcuno ti ha urtato per strada per derubarti, un bastardo figlio di puttana per esempio. Forse il Bobby ha notato qualcuno che all’improvviso affrettava il passo? Niente. E’ la tua fine Bill. Hai perso la cosa più importante per un postino di Sua Maestà, la reputazione. Oggi ti fai rubare l’orologio, domani ti perdi le lettere.

Un paio di isolati indietro mani in guanti bianchi depositano la cipolla di Bill in un cassetto chiuso a chiave, accanto a molti altri orfanelli. Alcuni di questi orologi ricevono affettuosi rimproveri:

— Non ho simpatia per i ritardatari, cerca di essere più sveglio, sei sempre indietro di due minuti.Oppure:— Cosa pensi di dimostrare, andando avanti?Di chi sono quelle mani guantate? Ma del nostro Stinky, maggiordomo in casa Summerbottom, con

l’incarico di aprire la porta al postino. Stinky si annoia, la placida vita di maggiordomo lo rende ogni giorno più triste. Sono davvero poche le occasioni per provare i brividi dei bei tempi. Stinky non è il solo in casa a soffrire. Allo sposo infelice di lady Summerbottom la malasorte non ha risparmiato pene e infamie, per evitare scandali, non è stato licenziato dal furibondo padre di sua moglie, ma gli è stato affidato un settore quanto mai delicato: il recupero affitti arretrati.

Il povero Archie ogni giorno deve recarsi nei quartieri più miserabili, dove i Summerbottom possiedono dozzine di case con i vetri rotti e gli inquilini che non hanno soldi. I monelli avvistano da lontano la sua lugubre borsa nera, piena si scartoffie minacciose, e si aprono le scommesse a chi per primo gli farà volare la bombetta con un tiro della fionda; questo spiega i bitorzoli che adornano la testa del miserabile. Nel suo triste cammino per i sudici vicoli, talora una brava persona dall’aria suadente gli batte una mano sulla spalla e lo invita a bere una birretta fresca. Per sua fortuna nel tempo libero Smith è stato addestrato dall’insuperabile Stinky a distinguere i veri amici; egli porge la mano aperta alla brava persona e con un mesto sorriso gli dice:

— Ridammi il portafogli, fratello, non ci troveresti di che pagare una birra piccola. Le delusioni uccidono, specie se il portafogli è di pelle finta.

La Vittima e l’Assassino

— Ragazza, vuoi annunciarmi al signor Windermare?Lady Mary Gwendolyne Phillips Windermare prende il biglietto da visita che lo sconosciuto le porge,

piacevolmente indignata per essere stata scambiata per una giovane cameriera. Lei è vestita in modopiuttosto semplice, è sola in casa e non aspetta visite. In piena estate ha concesso una settimana di

libertà a cuoca e cameriera, che se sono andate in campagna, mentre lei è rimasta a Londra a leggere romanzi e guardare di tanto in tanto il passeggio fuori dalla finestra nella strada; ma dopo aver riordinato una mezza dozzina di volte l’album dei ricordi, comincia ad averne abbastanza delle fotografie dei Windermare e dei Phillips. Questo sconosciuto alla porta ha l’aria di un gentleman, odora della sua lavanda preferita e, al contrario di suo marito Joseph, non ha i baffi, non porta scarpe bianche e gialle, per non parlare di quei disgustosi calzini a righe verdi e blu. Mandato dal cielo.

— Sono desolata, mio marito non è in casa. Volete dirmi il motivo della vostra visita?La nostra Mary cerca di impedire a se stessa di farsi di lato per lasciarlo entrare. Lo sconosciuto sorride

e con calma estrae da una tasca una foto malridotta.— Joseph non mi aveva scritto di aver sposato una donna tanto più giovane di lui.Lady Mary ha la stessa età di suo marito, ma che bisogno c’è di raccontarlo in giro. Lei ora si rimprovera

di non essersi vestita in modo conveniente, pronta per ogni evenienza, e lui riprende sicuro: — Ecco, questi due a cavallo siamo proprio io e lui, in Sud Africa, alla guerra contro i Boeri.Lei perplessa cerca di distinguere Joseph tra i due guerrieri a cavallo, muove la fotografia sotto la luce:— Joseph non mi ha mai parlato di guerre e di Boeri.— In questa foto è senza baffi, per via del clima, il casco coloniale gli fa ombra. Mi diceva sempre che

una volta tornato a Londra si sarebbe fatto crescere i baffi. Suppongo abbia preferito non parlare del suo periodo africano per via di quella ragazza Zulu.

Lei ora si sfiora inconsapevole un braccio, guarda con ribrezzo quello dei due nel quale gli pare di riconoscere suo marito Joseph, restituisce la foto con una piccola smorfia. Lui soddisfatto rimette in tasca la foto, che è riuscito a farsi procurare per mezza ghinea.

Lei ora vuole sapere tutto!— Ve ne prego, entrate per una tazza di thè, leggo sul biglietto che il vostro nome è Roscoe. Forse dei

Roscoe di Scozia? Ma ditemi, cosa faceva di preciso Joseph in Sud Africa? È molto che siete tornato in Inghilterra?

Seduto comodo davanti alla teiera, con biscottini e dolcettini lasciati dalla cuoca, Roscoe sciorina il suo racconto:

— Ebbene, io ero in prima linea nella cavalleria con lancia, potrei mostrarvi una mia cicatrice alla gamba, colpita da una dannata freccia di quei Zulu alleati con i Boeri. Mi sono imbarcato tre settimane fa a Capetown e appena sbarcato sono corso qui, volevo fare una sorpresa a Joseph, ma avrei fatto meglio a telegrafare.

Lei arrossisce, fa segno che non è necessario mostrare la sua gamba ferita da quel miserabile Zulu.— E il mio Joseph? Anche lui con la lancia?Gli sguardi di adorante ammirazione, che gli vengono rivolti, non lasciano indifferente il guerriero a

cavallo con lancia, che non resiste alla tentazione di proiettare ombre sinistre sul povero Joseph:— Temo di dovervi dare una qualche delusione, mia cara. Lui era in fureria, a procurare cocco, banane e

acqua fresca. Questo non ci ha impedito di diventare grandi amiconi. Ma dove si trova ora il nostro Joe? Forse rincasa tardi?

— Acqua fresca — sussurra lei acida come a se stessa. E poi a voce alta:— Ah, Joseph è alle cure termali e come avrete intuito la servitù è in vacanza in campagna. Suppongo di

essere al sicuro qui con voi che avete affrontato il fuoco nemico dei Boeri e le frecce degli Zulu. Le cose vanno a meraviglia, si complimenta con se stesso in nostro guerriero, quest’oca è pronta per

essere cucinata. — Mia cara, non avreste da mostrarmi una foto recente di Joseph? Sono davvero curioso di vedere il suo

aspetto attuale dopo tanti anni.

Lei dovrebbe mostrarsi risentita per essere stata chiamata ‘mia cara’, ma non si tratta forse di un grande amico di suo marito?

—Vado a prendere l’album con le fotografie.Nella attesa George inganna il tempo facendo scivolare una pasticca di sonnifero nel thè di Mary. E’ passato qualche minuto da quando hanno cominciato a sfogliare l’album con le foto del matrimonio e

tutto il resto, ora lei vede la scena dondolare, sorretta da George e inconsapevole di quanto le succede sale la scala alla sua camera, pensa di aver sognato un amico di suo marito in visita, si libera degli abiti e si addormenta di un sonno leggero.

George prende il laccio rosso da una sua tasca, ma non lo tende tra le sue mani per avvolgerlo al collo di Mary, si guarda invece intorno, apre la finestra e getta il laccio nella strada. Lei ha sospirato nel sentire i lievi rumori, lui le siede accanto, le sue mani sfiorano il volto coperto dai lunghi riccioli, come a farsi perdonare il baratro dell’orrore in cui potevano cadere: stavano per strangolare un angelo. E come un altro angelo, che stava per diventare demonio, George si assopisce accanto a lei.

Il laccio torna indietro.Qualcuno bussa con discrezione alla porta d’ingresso. Lui si gira come per andare di sotto a aprire, lei gli

mette una mano sul braccio come a fermarlo. Lei giace in uno stato di dormiveglia, lui accanto a lei non ha smesso di ammirarla.

— Rimani accanto a me, George. Di sicuro si tratta di una delle mie amiche, venuta a scambiare i suoi ultimi pettegolezzi per un tazza di thè e pasticcini.

Ma la persona sconosciuta e non invitata insiste alla porta, George grugnisce e brontola, si scioglie dal dolce abbraccio inconsapevole di lei e si infila le scarpe.

Il portoncino aperto rivela l’uniforme del Bobby in servizio nel quartiere e dietro di lui un altro tipo dall’aria intristita, George ancora poco sveglio li lascia entrare.

— Forse volete entrare e spiegare il motivo della vostra visita? Che cosa posso fare per voi, signori?Viene fuori subito che l’uomo triste è un ispettore di Scotland Yard e gli piace fare domande invece che

dare risposte.— Il signor Windermare? George scuote la testa, ma è per cercare lucidità. Sicuro che lui è Joseph, molto meglio che lo scambino

per il signor Windermare e se ne vadano.— Ovviamente. Nell’ingresso che fa da anticamera, la parola di nuovo alla legge:— La signora Windermare è in casa? E la servitù?— Lady Mary, mia moglie, riposa disopra nella sua stanza e abbiamo concesso alcuni giorni di libertà alla

servitù. Ora se volete spiegarmi la ragione delle vostre domande.L’ispettore sorride blandamente e prende qualcosa da un tasca:— Questo laccio è arrivato ai piedi del nostro Bobby, presumo sia stato lanciato da una finestra di

questo appartamento; è un laccio molto usato dagli strangolatori per il collo delle loro vittime, di solito si tratta di una donna e quasi sempre si tratta della moglie dello strangolatore, ne sono stati impiccati a dozzine di questi pervertiti.

Ora è il momento atteso dal nostro Bobby, il divoratore di torte di mele, offerte da cuoche più o meno rispettabili, procede per l’affondo:

— Ispettore, quest’uomo non è il marito di lady Windermare, inoltre porta scarpe senza calzini.Bobby e l’ispettore si scambiano sorrisi annoiati, prima di Natale qualcuno che cercava di fare il furbo

sarà impiccato per l’omicidio di sua moglie. Mai che succeda qualcosa di nuovo.Purtroppo c’è sempre qualcuno che viene a guastare la festa.— Il signor Roscoe è un gentleman venuto a farmi visita e a proteggermi. Sono sola in casa, mio marito è

alle terme di Baath. Suppongo non sia necessario aggiungere altro.A metà della scala che porta al piano di sopra lady Mary sventola un paio di calzini a righe blu e rosse:— Non vorresti metterti i calzini, George? Abbiamo ospiti. Le cose si mettono male per te, Bobby, ora ti toccherà suonare a tutte le porte della strada a chiedere se

per caso hanno perso un laccio come questo, nella speranza che lo strangolatore si tradisca. Coraggio, Bobby, tenta qualcosa prima di arrenderti:

— Lady Mary, che ne direste di una tazza di thè della vostra miscela dello Sri Lanka per il nostro ispettore? E magari qualcuno dei vostri celestiali pasticcini?

Direi di aspettare il ritorno della cuoca dalla campagna.

E adesso a noi due, George Roscoe.— Eri venuto per strangolarmi con quel laccio, non è così? Un assassino prezzolato. Quanto ti ha

promesso il tuo compare Joseph? Forse potrei darti un qualcosa di più per eliminarlo.Lei è immobile a metà della scala, avvolta in un kimono di seta nero col ricamo di un drago giallo

fiammeggiante, punta una pistola a tamburo dritta alla testa di George Roscoe, il quale le lancia sorrisi ammalianti di compatimento:

— Come puoi pensare a una cosa del genere, ti avrei rimpianta per il resto della mia vita solitaria e infelice, via Mary torniamo di sopra.

George fa come il gesto di prenderla in braccio, ma lei si indurisce e non cambia direzione alla pistola:— Non vorresti mostrarmi quella cicatrice alla gamba per via della freccia Zulu?Lui si tocca una gamba come a proteggerla da sguardi indiscreti.— Mary, il tempo cancella i segni delle ferite. Ci sono volute molte ore di tragedia alternata alla commedia. Si comincia naturalmente con un:— Non osare chiamarmi Mary.E si avanti a esaurimento.— Mary, uccidimi, se mi credi capace di un delitto orribile. — (In ginocchio, mani al cuore).— Non meriti altro, traditore. — (Distogliendo lo sguardo, in segno di disprezzo).— Ho perso la testa per te, non appena mi sei apparsa con i tuoi riccioli d’oro. — (Lei si mantiene

indignata, ma si passa una mano sui riccioli d’oro).— Cosa d’altro potevo aspettarmi da un amico di Joseph? Siete due viscidi individui.— Eri un angelo addormentato, ho gettato il laccio dalla finestra e mi sono guardato le mani con orrore.E finalmente il pentimento di Joseph viene preso per buono da Mary, che gli concede il perdono.

Il telegramma.Bussano di nuovo alla porta, stessa scena di prima, una sospirosa Mary dice a George di restarsene

accanto a lei. Lo sconosciuto importuno se ne andrà. Invece insiste. George scende a aprire senza calzini e anche senza scarpe.

—Telegramma per lady Windermare.Con una buona mancia, il fattorino si convince che George è lady Windermare, senza dubbio. George ha

un presentimento, soppesa il telegramma, infine lo apre con cautela, tanto per vedere di cosa si tratta.“Mary, fai molta attenzione, ci sono in giro loschi individui, che chiedono alle donne sole di entrare in

casa col pretesto di essere amici del loro marito. Joseph.”George sta fantasticando su come tagliare la lingua e le orecchie di Joseph, quando la voce leggermente

ansiosa di Mary lo riporta a terra. — Cosa succede, George?— Qualcosa di incredibilmente ridicolo, il nostro Bobby è venuto a chiedermi se volevo indietro il laccio.Ora Mary è completamente sveglia e comincia a riflettere. Questo George è un gentiluomo davvero

gradevole, di tutta soddisfazione, ma pur sempre un individuo con la deplorevole inclinazione di andarsene in giro a strangolare donne sole. Per ora si sente al sicuro, George è preso dalla passione per lei e Scotland Yard conosce il suo aspetto e il suo nome, sempre che Roscoe sia il suo vero nome. Mary, sorridendo a se stessa, si chiede se non potrebbe servirsi di lui per liberarsi di suo marito Joe.

Alle Terme di Baath, nei dintorni di Londra.Il cappello verde col canarino giallo della signora Smithson è noto a tutto il personale delle terme e in

tutti i posti dove si balla e si beve fino a tardi, anche per via delle mance generose del suo accompagnatore, il signor Joseph Phillips Windermare. La signora Smithson, il cui vero nome è Roscoe, è l’alibi del marito di Mary. Lei è stata spedita alle terme da suo marito a fingere di incontrare Joseph per caso, a farsi vedere e notare con lui giorno e notte. Le cameriere dell’albergo in turno di notte sono contente che Joseph si sia trasferito, per così dire, nella camera della Smithson, i due non fanno che chiedere birra e panini, ogni volta

è una mancia inaspettata. Joseph balla allegro il valzer col suo alibi nel salone delle Terme, la signora Smithson Roscoe è una farfalla ignara di tutto, suo marito le ha fornito spiegazioni confuse e lei non è stata a fare domande, si gode le aragoste e lo champagne. Il suo George le ha promesso presto la fine della loro vita misera.

Ma Joseph non è sempre allegro, quello che rimane della notte è visitato dagli incubi. Se gli investigatori fossero riusciti a rintracciare la signora Smithson Roscoe? Lei avrebbe confessato tutto, non avrebbe resistito agli interrogatori, non voleva essere complice di un delitto.

Scotland Yard avrebbe subito sospettato di Joseph come assassino di sua moglie lady Mary Windermare. Gli avvoltoi di Scotland Yard sarebbero piombati su di lui per spolparlo. Non avevano altri assassini sottomano, lui era perfetto.

— Sei l’unico erede della fortuna dei Windermare, non è vero?— Puoi provare di non esserti allontanato mai dalle Terme?— Tu non hai un lavoro e neppure un centesimo. Ti ha sempre mantenuto tua moglie a quanto pare.— Dici che hai testimoni per l’ora del delitto, infatti hai pagato un sicario, finirai impiccato con tuo

complice George Roscoe.L’idea è che mentre il suo compare George strangola sua moglie, lui Joseph balla alle Terme. E se George

avesse commesso un errore, lasciato un indizio? George nella disperazione avrebbe potuto rivelare il loro accordo? I suoi avvocati lo avrebbero sconsigliato, che prove aveva? E poi la premeditazione avrebbe reso ancora più drammatica la sua posizione. Ma più drammatica che essere impiccato? Sarebbe stata la sua parola contro quella di George e poi che prove c’erano di un accordo? Scotland Yard avrebbe avuto sospetti, avrebbe indagato, ma la servitù non avrebbe parlato di contrasti tra lui e Mary. Lui aveva sempre inghiottito tutti i rospi in silenzio. Non c’era di che portarlo davanti a una giuria, con quale accusa?

Ma lui Joseph aveva corteggiato la moglie dell’assassino qui alle Terme e c’era il passato in Sud Africa. Nessuna giuria avrebbe creduto alla sua innocenza, li avrebbero impiccati insieme, lui e George. L’unica soluzione era impedire che ci fosse una vittima, niente assassini da impiccare senza un vittima. Doveva avvertire Mary, c’erano buone probabilità di essere in tempo,

In preda al panico, in un vero e proprio attacco di terrore, Joseph si era precipitato a spedirle un telegramma.

Finale a quattro in casa Windermare.— George, cosa ci fai tu qui in casa mia? E dov’è Mary? Spero non le sia capitato qualcosa di spiacevole.— Piuttosto cosa ci fai tu qui? Non te ne dovevi stare alle Terme, fino a quando non ti avessi fatto

avvertire di tornare? E un’altra cosa, come ti è venuto in mente di mandare quel telegramma di avvertimento a Mary? Poteva finire dritto nelle mani incuriosite di Scotland Yard, che ha già il laccio rosso.

— E come diavolo hanno il tuo laccio rosso? — Perché lui l’ha gettato dalla finestra, proprio ai piedi del Bobby in servizio. — E’ la voce di Mary.Joseph sente che potrebbe strangolare George senza alcun bisogno di lacci, anche perché l’unica

finestra sulla strada è quella di Mary.George si rende conto che Mary ha sentito ogni cosa e cerca di sviare, fa gesti con le mani che dicono

‘laccio? Di che laccio parli? ci deve essere uno sbaglio ’. Ma Mary incalza:— E’ proprio così, Joseph, lui ha gettato dalla finestra della mia camera un laccio da strangolatore

professionale. Il laccio è finito a Scotland Yard, che ha mandato un ispettore a farci visita. Lui ha tentato di spacciarsi per te, voleva salvare la mia reputazione, io indossavo solo il kimono col drago e lui era senza calzini.

Adirato e infuriato contro il suo amico, Joseph non si è reso conto che si sta cacciando nei guai, guai grossi. Mary ha tutti gli assi in mano e gioca beffarda:

— Mi pare evidente, Joseph, il tuo amico mi ha messo un sonnifero nel thè, secondo il tuo piano criminale e disgustoso, ma prima di addormentarmi mi sono svestita. George non deve avere una moglie di sua soddisfazione, alla vista delle mie forme ha perso la testa e ha rinunciato a strangolarmi, anzi per sfuggire a ogni tentazione malvagia ha gettato il laccio nella strada.

— Penserò io a fargli ritrovare la testa. — La voce è quella della moglie di George, che ha sentito tutto da fuori, infatti Joseph non ha richiuso il portoncino con l’idea di buttare fuori l’amico, con o senza calzini.

Ora George sente il bisogno di aria fresca e prova a svignarsela dal portoncino lasciato aperto. Niente da fare. Sua moglie ha molto da dirgli:

— E così il mio George non mi trova più di suo gradimento. Ebbene ti ricordi di quel tipo delle assicurazioni porta a porta? Continua a venire da noi, quando sa che non sei in casa. Ha sempre un qualcosina di interessante da propormi.

Mary decide di mettere ordine:— George, se non ti spiace, vorrei leggere il telegramma di Joseph, quello che mi hai tenuto nascosto, di

sicuro lo tieni in una tasca.Al colpevole non resta che mettersi una mano in una tasca e poi farla uscire fuori col telegramma. Mary

sorride davvero divertita alla lettura:— Ora Joseph, per quanto tu sia un individuo ridicolo e disgustoso, non riesco a capire cosa dovrei fare

di te. Per quale ragione ti sei pentito e hai deciso di avvertirmi?— Il fatto è, Mary, che non avevo frequentato altre donne prima di te. Non con una certa assiduità

almeno, ero fatto una idea molto romantica delle donne, ultimamente ho avuto modo di constatare che non sei tanto male rispetto alle altre.

Mary sembra interessata e si fa inquisitiva: — Quali altre donne, Joseph?— Credo che questo maiale di tuo marito stia parlando di me — interviene a precisare la moglie di

George, che ha qualcosa anche per suo marito: George, sapevo che eri un imbroglione e un ladruncolo, ora veniamo anche a sapere che sei uno strangolatore di donne sole e un adultero, come se non bastasse, questo è davvero troppo.

Sempre ferma a metà della scala, lady Mary assume ora il comando delle operazioni con autorità, rivolta alla moglie di George:

—Vieni su cara, dobbiamo prendere alcune importanti decisioni. E noi cosa facciamo? Vogliono sapere George e Joseph.—Voi due buoni a nulla ve ne andate fuori in strada a parlare dei vostri ricordi. Vi richiameremo. Non passa molto che la moglie di George si affaccia alla finestra sulla strada e richiama l’attenzione dei

due compari.— Lady Mary mi ha invitata a rimanere qui con lei. Dice che il suo Joseph può andare a stare col suo

grande amico George e naturalmente non intende dargli altro denaro, cercate di risparmiare sulle spese. Se le circostanze lo consiglieranno, di tanto in tanto potrete essere invitati a prendere una tazza di thè, ma non portate lacci. Un’ultima cosa, George, se dovesse tornare quel tipo delle assicurazioni dagli il mio nuovo indirizzo.

La signora Roscoe richiude la finestra, ma la riapre subito dopo:— Lady Mary chiese dove vi siete conosciuti voi due. Forse alla mensa caritatevole dell’esercito della

salvezza? Quanto a me non dubbi sul fatto che vi siete incontrati la prima volta in galera.I due gentiluomini prendono un’aria sdegnata e offesa, loro due si sono conosciuti alle corse dei cavalli,

mentre quasi in lacrime stracciavano il biglietto di un cavallo perdente.

Pishtako il Diavolo Bianco

— Avremo bisogno di venti barili di grasso per le macchine. Attrezzi, acqua, viveri, frutta fresca, un buon cuoco e molte altre cose. Pedro Villa in risposta sorride con gli occhi al direttore della Compagnia Inglese per la nuova linea del Ferrocarril, la ferrovia che deve attraversare la Sierra fino alle miniere. La pipa del direttore non si muove, tra poco è l'ora del thè, lui se ne vuole andare a casa, sentirsi in Inghilterra con la famiglia che lo aspetta, e poi Pedro gli serve ma non gli piace, per questo non risponde al sorriso di Pedro, che ora si rivolge al compare seduto alla sua sinistra e ne riceve il compiacimento. L'inglese guarda i due tipi che vogliono il contratto per l'assistenza ai lavori della ferrovia, due assassini con l'aria da pagliacci, buoni per minacciare e tenere lontani dai binari gli indios ladruncoli. Quando questi due si mostreranno incapaci, se ne potrà liberare: dove troveranno venti barili di grasso per lubrificare e tutto il resto?

La pipa si muove e indica un foglio sul tavolo, è arrivato il momento della firma sul contratto. Strette di mano, ringraziamenti, inchini, assicurazioni. Pedro e il compare se ne vanno soddisfatti, con l'anticipo in tasca. Parla per primo il compare.

— Pedro, dovremo spendere tutto l'anticipo per procurarci il grasso.Pedro si porta la mano al cuore, stringe le banconote.— No, troveremo un altro sistema.Cominciarono subito dopo le sparizioni. Quando sparisce il terzo indio, bello grasso come i primi due, le

voci della paura escono dalle capanne senza vergogna. Qualcuno si stava mangiando gli indios più panciuti, si mangiava anche le scarpe e volava da un albero all'altro, perché non si era trovata traccia, come se una mano li avesse tirati su. Qualcuno parla di una belva sconosciuta nella Sierra, ma c'è il problema della scelta, una belva che ha fame non rifiuta un tipo magro per aspettare un tipo grasso. Gli indios grassi lasciano da parte ogni antipatia e si muovono in gruppo. I bambini magri terrorizzano quelli grassi: l’uomo gatto ti mangia stanotte.

Sparisce il quarto indio, sempre bello grasso e le voci cominciano a parlare del diavolo bianco.Pedro Villa non si cura delle voci, come ogni sera è intento a prelevare viveri da distribuire il giorno dopo

agli operai del Ferrocarril, nel capannone che fa da magazzino. Il sacco di farina si apre inatteso sulla testa di Pedro, pochi istanti prima che un indio si infili nella porta. E' un indio grasso che ha sempre fame. Una fame più forte della paura lo ha spinto veloce e silenzioso fuori dal branco verso il magazzino. Ora Pedro è un fantasma che si agita e bestemmia con la bocca piena di farina. L'indio grasso balza fuori e corre:

— Pishtako, il diavolo bianco.E fu così che gli indios si tennero lontani dai binari della Compagnia Inglese del Ferrocarril e Pedro Villa

andò al porto di Lima per procurarsi il grasso lubrificante che mancava a fare venti barili.

La Vittima Sconosciuta

George Page e Lady Gloria Hannox avevano entrambi buone ragioni per mantenere segreta la loro relazione.

— Lady Hannox al telefono, sir. Mi ha raccomandato di non dire il suo nome, vuole fare una sorpresa. Wilson, il maggiordomo di casa Page, ha accenna a un sorriso.

George Page osserva con apprensione un punto nero sulla foglia di una delle sue orchidee, ma il piacere di poter ascoltare la voce di Gloria gli fa dimenticare tutte le orchidee.

— Hello, Gloria.— Hello George, come facevi a sapere che ero io?— Wilson mi ha detto che era la voce di una donna, non frequento altre donne.Quel Wilson è un traditore, un tuo complice.Mentre Gloria gioca alla donna gelosa, George ripensa a quanto poco sa di lei. Gloria viene quasi ogni

giorno da lui alla guida della sua automobile, ma per preferisce non invitarlo nella sua casa. Infine George è più interessato alla sua lunga treccia bionda, e al futuro della loro relazione, che al suo passato.

— George, stasera verrai a cena da me, finalmente ho finito di arredare la casa, tutti mobili nuovi, scelti da me. Ecco la ragione per cui non ti invitato finora. Ora smetterai di sospettare. Avrai modo di apprezzare il mio lato nascosto e inatteso, sono una brava cuoca. Saremo soli. Naturalmente mi racconterai le tue avventure in Sud Africa. Di quando il giovane George andò alla guerra contro i Boeri. Di quelle volta che i guerrieri zulu ti hanno circondato e stavi per essere fatto a pezzi con le lance. Oppure eri stato circondato dalle danzatrici? Bada a non far cadere la cenere della pipa sul mio tappeto Bukara, signor guerriero.

Neppure Gloria sa molto del suo George, in apparenza un gentiluomo di campagna che passa il tempo in modo ozioso. Il compagno ideale per Gloria a questo punto. Peraltro i giorni di George Page non passano sempre oziosi, di tanto in tanto capita un imprevisto.Alcune ore dopo.

— Sir, una persona chiede di essere ricevuta per un affare di grande interesse, l’ho fatto entrare nello studio. — Wilson il maggiordomo ha parlato a bassa voce.

— Non gli hai chiesto di cosa si tratta?Wilson era qualcosa di più di un semplice maggiordomo, conosceva gli affari di George Page e ne godeva

la più completa fiducia.— Sembra una persona molto riservata, sir, impenetrabile.— Rimandalo indietro, sto per uscire, come sai. Lady Gloria mi attende. Stasera è fuori questione. Digli di

tornare domani.La relazione tra la bellissima Lady Gloria Hannox e George Page è nota solo a pochi intimi. Alla coppia

piace la riservatezza e vogliono mantenere esclusiva la loro relazione.— Questo è il suo biglietto da visita, sir. Il maggiordomo porge un biglietto da visita su un vassoio d’argento, regalo della moglie del ministro

degli Esteri in una circostanza particolare di alcuni anni prima. George Page nota che sul biglietto sono state aggiunte alcune righe a penna senza firma ‘Vi prego di assistere illimitatamente questo mio amico a cui siamo debitori di preziosi servizi, la sua riconoscenza ci è indispensabile’. La persona che ha aggiunto di suo pugno quelle righe ha una calligrafia che George Page riconosce subito, si tratta di qualcuno che ricopre una carica importante in un ufficio di vitale importanza, una persona che si è servita più volte di lui. Legge a voce alta il nome del visitatore inatteso sul biglietto:

— Mustafà Seyan. Uhm! Questo tipo ha un nome turco.— Sì, ha l’aria di uno straniero, anche se il suo inglese è corretto. Dietro la sua riservatezza mi è parso di

vedere una grande eccitazione. — Gli conferma Wilson.— Al diavolo, devo uscire e sono in ritardo, ho un appuntamento con Lady Hannox, lo sai bene. Ho

promesso a Gloria che sarei assolutamente andato da lei stasera, ha cambiato tutto l’arredamento della casa, ci tiene a farmi una sorpresa e a sentire la mia opinione sul suo gusto nella scelta. Come sai ho

accompagnato molte volte a casa Gloria, ma lei non mi ha mai permesso di salire, senza darmene un motivo, qualcosa deve essere cambiato a mio favore nella sua vita. Bene, fai entrare questo tipo alla svelta, vedrò di sbrigarmela.

Alcuni istanti più tardi si apre la porta del salotto e il maggiordomo sollecita l’ingresso dell’ospite.— Buona sera — dice George dopo che il maggiordomo ha richiuso la porta. — Lei parla la mia lingua a

quanto pare.— Sono nato a Istanbul, ma ho studiato a Oxford e mi occupo di Import Export col vostro paese

soprattutto.— Cosa posso fare per voi dunque? Vi prego di venire subito al punto, sono atteso e sono in ritardo.

Sediamoci prego.— Dovete uccidere una persona per me stasera. Il nostro comune amico mi dice che siete

completamente affidabile e riservato. Naturalmente pagherò qualsiasi somma, qualsiasi.George Page è profondamente sorpreso e irritato. Si alza, respira profondamente e solleva le spalle.— Mi spiace davvero, Mr Seyan, ma non mi occupo di affari privati se non nei tribunali. Ora vi prego di

scusarmi, ma sono atteso, buonasera.La finestra filtra il rumore degli zoccoli, ma non si vedono le carrozze, è la nebbia di Londra. L’ospite non si muove, prende un sacchetto di velluto nero da una tasca e ne mostra il contenuto sotto

una lampada, una fortuna in diamanti purissimi.— Questi sono vostri. La questione non richiederà più di un’ora e non vi sono rischi. Mi si dice che siate

molto sensibile ai principi morali del diritto naturale e alle ingiustizie, e che siete insuperabile nello studio dei casi di omicidio.

L’espressione del volto di George Page si fa intenta e interrogativa, l’ospite ha saputo quali corde toccare. La sua ostinazione per combattere quelle che egli ritiene ingiustizie è un argomento di discussione che si accende sempre quando egli entra nelle aule dei tribunali, dove tutti lo temono come avversario quasi invincibile. Quelli che lo conoscevano a fondo erano consapevoli del fatto che avrebbe potuto avere successo in qualsiasi altro campo avesse tentato. Nelle aule dei tribunali arrischiava conclusioni che nessun altro penalista si sarebbe azzardato a tentare di dimostrare. Egli era ormai famoso per i casi di omicidio nei quali riusciva a far assolvere anche gli imputati che l’accusa riteneva di avere ormai messo per sempre dietro le sbarre. La sua logica tagliava come un coltello ben affilato, i suoi assistenti nelle aule dei tribunali impallidivano quando egli affrontava il giudice con una richiesta di assoluzione, che pareva quanto meno improbabile. Ma chiedere la clemenza del giudice e le attenuanti gli sarebbe parsa una offesa alle sue capacità e, infine, una cosa che lo avrebbe annoiato. Ottenere l’assoluzione del suo cliente era per lui una droga e quasi sempre riusciva nell’intento. La sua specialità consisteva nel fornire una ricostruzione attendibile del delitto, ma del tutto diversa da quella fornita dall’accusa, riusciva così a insinuare il dubbio nella giuria. I suoi avversari dovevano riconoscergli una incredibile abilità nello studio dei dettagli. ‘Sembra quasi che il delitto lo abbia commesso tu, George, invece del tuo cliente‘, gli aveva detto una volta un rappresentante dell’accusa al termine di una di queste stupefacenti ricostruzioni del delitto in aula.

‘Ti assicuro che siamo entrambi innocenti’, era stata la candida risposta di George Page. Egli aveva un segreto. La sua conoscenza dell’animo umano si era spinta oltre il limite consueto. Più volte, parlando con un suo cliente accusato di omicidio, che si riconosceva colpevole solo a lui, aveva scoperto che l’assassino era di elevata statura morale e intravisto in questo cliente un irrinunciabile dovere nell’assassinare la vittima e forse anche un freddo piacere. Non ha forse diritto di uccidere i colpevoli, un uomo che si vede tradito dalla moglie e dal suo socio fidato, lasciato all’improvviso senza denaro, amicizia, affetti? non ha diritto di uccidere i colpevoli, un uomo la cui vita è rovinata dalle calunnie? George Page era perfettamente consapevole che in molti casi un uomo non riesce ad avere giustizia. Quest’uomo deve rinunciare a rispondere alle offese, anche quando queste sono gravi e i colpevoli certi senza dubbio? Quando un suo cliente era condannato per aver commesso un omicidio in circostanze che lo giustificavano, egli provava il dolore che si prova nel perdere un amico. A poco a poco, caso dopo caso, egli aveva accettato il principio che in determinate circostanze un delitto è un diritto dell’offeso e forse anche un dovere morale, ma non sapeva che un giorno ne avrebbe tratto le conseguenze.

Era accaduto sul campo di golf, un suo avversario aveva ascoltato con grande interesse le sue teorie sull’omicidio giustificato dalle circostanze e poi aveva avuto parole di apprezzamento per il suo polso fermo. Erano diventati amici. Col tempo George aveva intuito che il suo amico ricopriva un qualche incarico

molto delicato nei servizi della corona, finché un giorno non si era sentito dire qualcosa di veramente inatteso.

— Mi chiedo se avresti interesse a mettere in pratica le tue teorie, George — gli aveva detto.— Che cosa intendi? — aveva risposto stupefatto.E così si era trovato a uccidere i nemici del suo paese, spie che facevano il doppio gioco, finanzieri che

agivano in modo disonesto a favore di paesi stranieri, trafficanti d’armi, perfino banchieri corrotti. Tutte persone che aveva modo di conoscere nel suo ambiente, di studiarne le abitudini e i vizi senza sospetto. Naturalmente aveva dovuto imparare una quantità di nozioni sia teoriche che pratiche. Aveva imparato a preparare i piani di un delitto, a eseguirlo senza errori. Anno dopo anno le sue esperienze di assassino si erano sommate a quelle nei tribunali, era diventato sempre più difficile far condannare un suo cliente. George Page è già un uomo ricco, ma non riesce a staccare lo sguardo dal sacchetto con i diamanti, il contenuto è più che sufficiente a una vita in cui potrebbe permettersi tutto. Gloria ama viaggiare, passerebbero la vita da un paese all’altro, potrebbero comprarsi dieci, venti case nei posti più belli d’Europa, ma per ottenere tutto questo non può commettere un delitto senza motivo.

E ora questo Seyan.— E chi dovrei uccidere su vostro incarico, Mr Seyan? E in base a quali principi morali?— Dovete uccidere mia moglie.— Dovrei uccidere vostra moglie? Davvero non crederete che io mi immischi in una questione tanto

ordinaria. E quali sarebbero i principi morali che giustificano il delitto? Vostra moglie è per caso una pessima cuoca? Ebbene, Mr Seyan vi darò una possibilità, ma se non sarete convincente, se quello che mi chiedete è contrario ai miei principi, sarò costretto a deludervi. Parlate alla svelta dunque.

— L’ho vista la prima volta a Istanbul. Era bellissima, era seduta a un tavolo da gioco tutte le sere e perdeva sempre. Cercava di nascondere la sua irritazione, ma si capiva benissimo che non le faceva piacere separarsi dal suo denaro. Io sono un giocatore esperto, mi resi subito conto della sua inesperienza al gioco d’azzardo, mi chiedo ora se non fingesse. Ebbi l’intuizione che il tavolo da gioco potesse essere il campo di battaglia dove conquistarla, ma non potevo certo offrirgli soldi in modo aperto, si sarebbe considerata insultata. Mi sono sempre chiesto dove avesse preso il denaro che continuava a perdere.

— E così? — Interrompe un sempre più impaziente George Page.— Uno dei suoi avversari al tavolo da gioco era un mio amico e gli feci cenno che avrei voluto prendere il

suo posto, di lì a poco lui si alzò e io mi sedetti di fronte a quella che pareva una sprovveduta e ingenua giocatrice. Cominciai a fare in modo che la fortuna girasse dalla sua parte. Mi sorrideva compiaciuta, forse pensava davvero di essere diventata brava e fortunata, forse mi ringraziava per averle risparmiato altre perdite umilianti, forse recitava una commedia ben preparata. Oggi mi chiedo se il nostro incontro sia stato davvero casuale. Presto seppi che era rimasta senza un soldo e aveva conti arretrati da pagare, fui lieto di aiutarla.

George Page ascolta con impazienza la storia del ricco ingenuo e della bella avventuriera. Il turco riprende come assorto nei suoi ricordi:

— Non amava parlarmi di lei, del suo passato, mi diceva solo che era nata e vissuta a lungo nel vostro paese. Poco a poco entrò nella mia vita, la presentai alla mia famiglia, che ne fu affascinata nonostante fosse una straniera non musulmana. La presenza di una donna di splendida bellezza, raffinata, accresceva il prestigio della mia famiglia. Siamo la famiglia, dovrei dire la tribù, più ricca della Turchia, forse non solo della Turchia. Una ricchezza che ho difficoltà a valutare, accresciuta nei secoli da mercanti che hanno condotto una vita spesso rischiosa e spesso frugale, viaggiando nelle carovane e sulle navi, prima dei treni e degli aerei. La presenza di questa regina candida, con i capelli biondi, sembrava darci qualcosa che ci mancava, che gli altri pretendevano da noi. Il nostro matrimonio sembrò un evento naturale.

— Veniamo al punto, Mr Seyan, ve ne prego, la nebbia si infittisce.— Per qualche tempo tutto andò per il meglio, mia moglie aveva una forte passione per i gioielli, data la

mia ricchezza non avevo difficoltà a procurargliene, ne ebbe dalla collezione privata della mia famiglia e dai migliori gioiellieri d’Europa, feci tagliare molte pietre apposta per lei a Amsterdam. Mai poi avvenne l’imprevisto, il destino è sempre dietro l’angolo. Come sapete stiamo attraversando un periodo di turbolenze nel Medio Oriente, la mia famiglia ne è preoccupata, dunque con grande discrezione, e grazie alle nostre amicizie, abbiamo provveduto a trasformare in sterline e altre valute pregiate molte delle nostre proprietà. Tutto il denaro ricavato è depositato in alcune banche di Londra esclusivamente a mio nome, la

mia famiglia e io siamo la stessa cosa, ma quel denaro non è solo mio, appartiene anche a qualche dozzina dei mie parenti. Subito dopo queste operazioni finanziarie, mia moglie cominciò a sentire una grande nostalgia per Londra, sapete come vanno queste cose, il desiderio di rivedere gli amici, di ritrovare i luoghi e le abitudini. In breve, per rivederla sorridere le presi una casa a Londra e lei in effetti si mostrò molto grata. Lasciai dunque che si trasferisse, con l'accordo di farle visita ogni mese per alcuni giorni. Questo mi consente anche di curare gli affari di famiglia, di più per lei non avrei potuto fare. Mia moglie portò con sé tutti i suoi gioielli. Naturalmente speravo che dopo un certo periodo questa sua nostalgia le passasse e tornasse a Istanbul.

— Ancora una volta vi prego di venire al punto — lo interrompe ancora George Page, che continua a guardare insoddisfatto l’orologio.

— Bene, un giorno i miei avvocati ricevono una busta piena di documenti dal più noto e costoso studio legale di Londra. Mia moglie chiedeva il divorzio al tribunale. Lamentava di sentirsi sola e trascurata, di essere sgradita alla mia famiglia. Mi accusava di averla scacciata e mandata a Londra in esilio. Affermava di essere in gravi difficoltà economiche dopo avermi affidato la sua dote. E infine aveva fatto congelare nelle banche di Londra tutto il denaro della mia famiglia e ne pretendeva la metà. Per evitare ogni ragione di contrasto, che i suoi avvocati potrebbero usare come pretesto, mi sono trasferito al mio Club.

Non so come vi sia riuscita, ma conosce ogni dettaglio dei miei movimenti finanziari a Londra, probabilmente sono stato ingenuo e imprudente, mai avrei pensato a un suo tradimento. E’ tutto.

George Page è abituato a riflettere velocemente.— Supponiamo che accetti il vostro incarico, qual è il piano?— Oggi pomeriggio ho invitato mia moglie al circolo del cricket, con la promessa di discutere a suo

favore le richieste di denaro che ha avanzato. Naturalmente le ho offerto il suo cocktail preferito al bar del circolo e ho fatto in modo da farle bere un sonnifero insapore dalla potente azione progressiva, quindi l’ho riportata a casa non appena ha cominciato a sentire l’effetto della droga. L’ho lasciata adagiata sulla sua poltrona, il bel volto avvolto da un hijjab il mantello integrale, con le spalle al corridoio che vi condurrà a lei senza possibilità di errore.

— E i domestici?— Sono fuori fino a domattina, inoltre suo servitore autista Alì e la sua cameriera non le sono tanto

fedeli, come lei crede, mi informano di tutto.— Capisco.Il turco riprende con voce sommessa.— Mia moglie aspetta una visita per stanotte, così ha mandato liberi la sua cameriera e questo Alì. Mi

tradisce oltre a voler derubare la mia famiglia. Una cosa insopportabile.George Page rimane assorto, il turco capisce di aver colpito il bersaglio. Ha rappresentato sua moglie

come un demonio avido e immorale. George Page paragona la moglie del disgraziato turco alla sua adorabile e ingenua Gloria e si ritiene un uomo tra i più fortunati. Ora però deve capire a fondo cosa ha in mente di fare il turco, il suo piano.

— Credo vi rendiate conto, Mr Seyan, che sarete il primo a essere sospettato dell’omicidio di vostra moglie. Come pensate di cavarvela?

— Sparirò dalla scena mentre è commesso il delitto. State a sentire il resto del mio piano. Ora scenderemo in strada, il mio autista ci aspetta con la mia macchina. Ci seguirete con la vostra auto, il mio autista è molto esperto, conosce ogni strada e se la caverà in questa notte di nebbia fitta. L’oscurità favorisce gli amanti e la vendetta. Ci fermeremo a metà strada per consentirmi di scendere al mio Club, che lascerò subito per prendere un treno in partenza e imbarcarmi su un battello che mi attende. Non avrei modo di commettere un delitto. Voi proseguirete, il mio autista vi farà strada fino alla casa di mia moglie e vi aprirà un cancello sul retro dal quale potrete salire pochi gradini ed entrare da una porta di servizio, che ho lasciato aperta. Un breve corridoio vi condurrà dalla cucina alla porta della camera di mia moglie, che troverete addormentata come vi ho spiegato.

— Avete preparato un delitto senza sapere se l’assassino era disponibile. Potevate non trovarmi in casa.Il suo ospite annuisce.— Forse ho tentato a caso. La casualità è un ingrediente essenziale del delitto perfetto. Oppure questo

pomeriggio il mio autista è entrato nel vostro garage con la scusa di una informazione e ha verificato che la vostra auto era al suo posto. La nebbia che si infittiva rendeva improbabile che sareste uscito.

— Avete avuto fortuna e coraggio, stavo per uscire, un minuto ancora e non mia avreste trovato.— Compiere un delitto con successo richiede anche fortuna e nella vita la paura è cattiva consigliera.— Devo riconoscere che non mi sembra un piano mal congegnato, concludete vi prego.— Le arriverete alle spalle, sarete silenzioso per precauzione, ma non temete che vi possa sentire, il

sonnifero che le ho sciolto nel bicchiere sarà nel pieno effetto. Il suo voltò dovrebbe essere coperto dal burka e vi consiglio di non provare a guardarla in volto, credo sarete d’accordo su questo punto, piuttosto rimanete alle sue spalle. Il suo volto è divino, sareste ammaliato da questa sconosciuta addormentata e non riuscireste a portare a termine il vostro lavoro, i demoni sono angeli, sapete. E poi un delitto perfetto richiede che l’assassino non conosca la sua vittima. Una espressione di disgusto marca il volto di George Page nel sentirsi definire un assassino che potrebbe non riuscire a portare a termine il suo lavoro. Ma il suo interlocutore lo ignora e continua.

— Il volto di quella donna non lascia trasparire nulla della volgarità del suo animo, purtroppo. Il mio autista vi affiderà un laccio di seta rossa all’ultimo momento.

La bella addormentata, pensa George Page. Solo che invece del bacio del principe le sarebbe toccato un laccio rosso attorno al collo. Il turco sembra non tenere conto della muta interruzione, espressa dal lieve sorriso sarcastico sul volto del suo interlocutore.

— Il mio autista rimarrà in strada ad attendervi, poi vi farà strada per portarvi all’indirizzo che gli darete, egli conosce perfettamente ogni angolo della città vi assicuro, saprà guidare l’auto nella nebbia fitta che sarà complice. Quando sarete arrivato a destinazione egli si allontanerà con la mia auto, non credo avrete mai modo di rivederlo. Ora c’è solo un ultimo problema. Il vostro maggiordomo tacerà sulla mia visita? Mi si dice che è un uomo completamente fidato.

In effetti la devozione, le tacite complicità, e uno stipendio eccezionalmente elevato, hanno fatto di Wilson una persona di fiducia illimitata. George Page lo chiama.

— Sir?— Per favore Wilson, avverti il garage dabbasso di preparare la mia auto. Ah, Wilson, stasera non ho

ricevuto visite.— Nessuna visita, sir, buona notte. Viaggio nella nebbia. Un autista silenzioso e abile si muove sicuro nella nebbia più fitta che si sia mai vista, George Page

conosce le strade della sua città, ma gli è impossibile distinguere dove si dirige l’autista, tiene gli occhi fissi sui fanalini rossi della macchina che lo precede e ha quasi la certezza che gli facciano compiere molti giri per disorientarlo. Tanto meglio se non sa dove lo portano, dice a se stesso. L’auto in testa rallenta e si ferma per consentire al passeggero di scendere ed entrare nella porta illuminata di un Club. Le due auto riprendono il viaggio. Il passeggero nell’autista che segue non può notare che l’autista di Seyan guarda di continuo l’orologio, come se volesse controllare l’ora dell’arrivo. Le due auto si fermano di nuovo dopo alcuni minuti. George Page vede scendere l’autista e scende a sua volta, in una tasca del soprabito stringe un laccio rosso, nell’altra tasca un sacchetto di velluto nero con i diamanti da mostrare a un stupefatta Gloria, durante la cena con lei.

— Quello è il cancello, sir. Le circostanze richiedono che siate rapido. I motori delle due auto rimangono accesi. George Page si ripete le parole di Seyan ‘ il mio autista vi porterà sul retro della casa, una volta entrato

pochi gradini di pietra conducono alla porta di servizio. Pochi passi in un corridoio e sarete nella stanza dove ho lasciato mia moglie addormentata sul divano’. A ogni gradino l’assassino si chiede se ha il diritto di uccidere una giovane donna. Come se volesse stordirsi con un rullo di tamburo, ripete a se stesso che quella donna è un demonio, molti dovranno soffrire se lui non la elimina. Ora si trova alle spalle della vittima. Domani forse vedrà il suo volto sui giornali. Mentre stringe il laccio alla gola della moglie di Seyan, comprende di aver subito una trasformazione. Non è stato come tirare un colpo di pistola a un uomo in aperta campagna, lo scenario consueto delle sue esecuzioni. Con una sensazione di orrore getta il laccio ai piedi della vittima e esce per nascondersi nella nebbia.

Tutto a posto. Un sacchetto di diamanti è passato di mano, un laccio rosso rimane ai piedi di una donna infedele. George Page è un uomo molto soddisfatto alla guida della sua auto, che dirige verso l’abitazione di Gloria, seguendo le luci posteriori dell’auto che lo guida sicura nella nebbia sempre più fitta. Lui immagina Gloria leggermente impaziente per il suo ritardo, lo sgriderà perché la cena era ormai pronta ed è stata

tenuta in apprensione per via della notte orribile. Ma lui le sorriderà, amabile e beffardo, le dirà dei loro progetti per il futuro. Immagina la sua sorpresa e di come gli occhi adirati di lei si riempiranno di miele. Dopo lunghi giri, che lo hanno reso impaziente e irritabile, l’auto che precede si ferma, egli capisce di essere arrivato e scende, mentre l’altra auto riparte e si allontana. Egli cerca di orientarsi, dalle minuziose descrizioni di Gloria gli pare di riconoscere qualche particolare delle strade. Per qualche minuto si muove a caso, poi vede un portone illuminato. Un portone verde scuro, dalla strada dovrai salire cinque gradini, ho comprato un battente di bronzo da un antiquario, lui si ripete le parole di Gloria. Vi si dirige. I fari di un’auto ferma illuminano il portone della casa di Lady Hannox. Molto strano, pensa George Page, chi può essere in visita da Gloria a quest’ora della notte? Un agente è sui gradini, George Page lo riconosce, è un agente di Scotland Yard. Davvero insolito. Egli cerca di nascondere strani presentimenti con il suo senso dell’umorismo.

— Buona sera agente, cosa succede. Un ladro forse? E’ una notte ideale per i ladri di case, credo che siano tutti fuori al lavoro, mi spiace per voi.

L’altro lo riconosce, lo ha incrociato nei tribunali. — Buona sera, Mr Page. Si tratta di un assassino a quanto sembra, non un ladro. E’ successo qualcosa di

terribile nella casa. Lady Gloria Hannox è stata trovata strangolata. Un omicidio a quanto pare. Due detective sono di sopra.

La luce dei fari dell’auto riflessa dalle minuscole goccioline di nebbia deforma i volti dei due interlocutori, impossibile decifrare le espressioni. Qualcuno si è avvicinato all’auto e parla.

— La vittima è stata strangolata con un laccio rosso di seta, qualcosa che ricorda un rito orientale.E’ La voce di uno dei due detective che fa trasalire George Page. La voce continua:— Vedo che vi siete fermato davanti al portone della vittima, forse la conoscevate? La vostra fama nel

fare lo studio della scena di un delitto è ben nota, ci aiuterete a trovare l’assassino spero. Se non vi spiace domani potremo incontrarci.

George Page è sicuro che nessuno dei suoi intimi amici, al corrente della sua relazione con Gloria, si presenterà a Scotland Yard. Quanto a Gloria lei più volte lo ha rassicurato della sua fedeltà e discrezione.

— Avevo deciso di passare la sera al mio Club, ma la nebbia mi ha tradito, ho visto i fari della vostra automobile e mi sono fermato in cerca di una indicazione. Certamente potrete contare su tutto il mio aiuto nelle vostre indagini.

Una insolita coincidenza, pensa il detective.

Il mattino dopo.— Qualcuno chiede di voi al telefono, sir. Qualcuno che conoscete, credo, il vostro amico con cui giocate

sempre al golf a giudicare dalla voce, egli ha l’abitudine di non dire il suo nome. La colazione è pronta.— Grazie, Wilson.George Page passa dalla stanza di letto allo studio per rispondere al telefono, mai sonno fu più agitato

del suo durante la breve notte. Prende in mano la cornetta.— Salve.— Salve George. Avrai sentito del delitto credo.— Sono arrivato sulla scena del delitto pochi minuti dopo.— Un vero gioco col destino, se tu fossi arrivato pochi minuti prima avresti incontrato l’assassino e

salvato Gloria.— E’ stato un succedersi di strani eventi ieri notte. Tutto è cominciato quando si è presentato da me

quel turco con una tua presentazione. Come si chiama? Seyan, se ricordo bene?— Ricordi bene, ma dimentica di aver mai sentito questo nome, Gloria Hannox era sua moglie.George Page è diventato una pietra. Fortunatamente nessuno può vedere la trasformazione avvenuta in

lui nel sentire la conferma al sospetto che lo ha tormentato tutta la notte. — Scotland Yard sospetta certamente di Seyan allora.— No George, ti sbagli. Il delitto è stato attribuito a un certo Alì, l’autista tuttofare della vittima. Questo

Alì è sparito e con lui sono spariti i gioielli tenuti in una cassaforte, a quanto ha detto la cameriera tornata

stamattina presto. A quanto pare sia lei che Alì, l’assassino, avevano ottenuto un giorno libero. Il caso è chiuso, ho parlato ora con Scotland Yard. Nel loro rapporto i detective scriveranno che probabilmente lady Hannox ha scoperto questo Alì mentre frugava nei cassetti, lui è stato costretto a strangolarla e in una forma di rispetto orientale per la vittima, l’ha avvolta nel hijab e messa sul divano.

— E tu come sapevi del delitto? — Nel delitto è coinvolta la famiglia Seyan. Scotland Yard ha subito informato il nostro Ministero degli

Esteri. — Capisco. Vi risulta che Mr Seyan avesse problemi con alcune banche qui, per un intervento della

moglie?— Non so. E non credo che una banca sia interessata a restare coinvolta in un caso di omicidio, non

credo che vi saranno dichiarazioni non sollecitate. Mi sono congratulato con Scotland Yard per la rapidità con cui è stato risolto il caso, ho suggerito una promozione per i loro detective che hanno svolto l’indagine. Devo aggiungere che ne sono particolarmente soddisfatto, Mr Seyan ha lavorato per il nostro governo con grandi risultati, ci fornisce ottime informazioni sulla situazione in Medio Oriente, grazie alle amicizie della sua famiglia. Spesso i rapporti che ci invia ci mettono grado di prevedere gli eventi.

— Scotland Yard non lo cerca? Dopotutto era il marito della vittima, mi sembra davvero insolito che nessuno si interessi a lui. La cameriera ha detto nulla al riguardo ai detective?

— Mr Seyan vive in Turchia, viaggia molto per affari, non è facile mettersi in contatto con lui. La cameriera ha affermato che i rapporti tra marito e moglie non erano eccellenti e che i due si incontravano per discutere del trattamento economico preteso da Gloria in seguito alla richiesta di divorzio, null’altro. Gloria era una donna privilegiata grazie alla generosità del marito e lo sarebbe rimasta anche dopo la separazione, non può essere certo questo un movente, le possibilità economiche della famiglia Seyan possono permettersi un divorzio. Gli uffici di polizia di frontiera sono stati avvisati di ricercare l’autista, quel tale Alì, per omicidio, forse si sarà imbarcato sotto falso nome su qualche nave compiacente, ha avuto tutto il tempo di organizzare il suo piano, da solo o con qualche complice.

— Non sono state trovate lettere, documenti, nell’abitazione della vittima? Lo studio legale di Gloria non si è presentato?

— Uno studio legale è interessato ai possibili clienti futuri, non a quelli che non possono più pagare le loro esose parcelle. Per il resto tieni presente che le indagini sono cominciate realmente solo nella mattina, quando la cameriera si è ripresentata secondo le istruzioni ricevute il giorno prima. Stranamente non si trovano documenti nell’abitazione della vittima, forse sono conservati in una cassetta di sicurezza, che verrà fuori chissà quando, forse li ha portati via e distrutti il nostro Alì per maggior sicurezza. La vita privata della vittima era praticamente sconosciuta al giro dei nostri amici, a parte la vostra relazione. A quanto sembra, Gloria cercava di evitare la compagnia di suo marito. Rimarrebbe solo un punto da chiarire, ma ormai ha poca importanza.

— Il caso non può dirsi risolto del tutto, dunque.— Bene, George, ieri notte Scotland Yard ha ricevuto una breve telefonata concitata, subito dopo il

delitto si presume, poche parole dette da una cabina probabilmente, con un accento straniero. Qualcuno voleva far sapere del delitto appena commesso. Chi ne era a conoscenza oltre l’assassino stesso? Un suo complice? Probabilmente Scotland Yard arriva sulla scena del delitto, mentre forse l’assassino esce dal cancello sul retro. L’uomo che ha fatto la telefonata era a conoscenza del delitto, forse sperava di far sorprendere l’assassino, forse voleva che le indagini cominciassero immediatamente. Non credo che Scotland Yard riuscirà a chiarire questo punto. L’assassino, l’ospite atteso o inatteso da Lady Hannox, doveva avere le chiavi della casa di Gloria.

— Forse il marito di Gloria, l’autista quel tale Alì, e la cameriera avevano le chiavi.— Esatto, George, e non ci sono segni di effrazione al portone di ingresso.— Come hai detto, l’assassino può essere passato dal retro.— Ma neppure da quel lato ci sono state effrazioni.— L’assassino aveva le chiavi dunque? — Esatta deduzione, George, l’assassino aveva le chiavi e questo non fa che aumentare i sospetti su quel

tale Alì. E poi c’è l’arma del delitto, un laccio di seta rossa, non è di certo consueta da queste parti, l’assassino deve averlo dimenticato nell’eccitazione del momento. Tu eri in rapporti eccellenti con Gloria Hannox, non è vero?

— Si, davvero eccellenti, non troverei parola migliore.— Non credo che Scotland Yard verrà a farti domande, nessuno ha interesse a coinvolgere nelle indagini

la tua relazione con Gloria. La fuga di Alì e la sparizione dei gioielli hanno risolto ogni cosa. La telefonata dello sconosciuto a Scotland Yard nella notte ha permesso indagini discrete e rapide. Quando è arrivata la cameriera, Scotland Yard ha emesso un mandato internazionale per Alì, non ci saranno altre indagini a Londra. Probabilmente la notizia non uscirà sui giornali. Ora dimentica tutto. L'assassinio di Gloria deve averti sconvolto, forse dovresti lasciare Londra, troppi ricordi.

— Suppongo che non avremo motivo di rivederci per qualche tempo.— Verrà depositata una somma rilevante sul tuo conto per i servizi resi, potresti concederti una lunga

vacanza. Evita Istanbul è una città turbolenta e imprevedibile.***

La Vendetta di Patrizia Hardy

Le due rivali sono una di fronte all’altra sui gradini della porta di Patrizia. Leonessa e gazzella.— Sei Elisabeth, non è vero? — chiede la leonessa. E propone — possiamo darci del tu e diventare

amiche?— Sì sono Elisabeth, come hai fatto a indovinare? — risponde la gazzella, che fa del suo meglio per

dissimulare sorpresa e sconcerto.— Ti ho riconosciuta dalla foto.— La foto?— Il tono della gazzella è sospettoso. — Quale foto?— La foto di gruppo presa nell’ufficio di mio marito. Quella con i dirigenti di massimo livello e le loro

assistenti.Elisabeth nota la leggera agitazione di Patrizia alla parola assistenti.— Mi spiace, ma Mr Hardy, mio marito, non è in casa al momento, dovevate incontrarvi qui? Oscar Non

me lo ha detto. Non mi sorprende, mi dice mai niente del suo lavoro. — Patrizia parla con modi soffici.— Non ha importanza — Elisabeth cerca di avviare un discorso, ma è così difficile parlare in modo

amichevole con la moglie dell’uomo di cui è innamorata — non ero sicura di trovarlo qui e se….— Se fosse disponibile? — Patrizia sorride. — Mi spiace che non lo sia, ma noi abbiamo l’occasione di

fare una piccola conversazione, di conoscerci, sei la segretaria di Oscar da almeno un anno, ma non ci siamo mai parlate davvero faccia a faccia. A parte qualche messaggio al telefono, con il quale mi informavi che mio marito avrebbe fatto tardi in ufficio, per una crisi di borsa inattesa o qualche altro affare importante.

L’enfasi sulla parola “affare” spinge Elisabeth a chiedersi quanto la moglie di Oscar sappia della loro relazione.

— Non sarebbe meglio se me ne tornassi indietro e aspettare che tuo marito si metta in contatto con me?— suggerisce Elisabeth.

Patrizia sorride garbata.— Sciocchezze, cara, devi assolutamente ammirare la mia piccola collezione di oggetti africani e provare

un bicchiere di un vino davvero unico. Con il fascino untuoso del politico esperto, Patrizia prende per il braccio l’altra donna e la guida con

educazione nella sua casa, nella sua rete.— Chiamami pure Patrizia, io ti chiamerò Elisabeth. Dopotutto mi sembra già di conoscerti, e noi

abbiamo molto in comune: mio marito per esempio. Mi parla sempre di te, sai. Di come sei piena di risorse, di come sei sempre disposta a collaborare. Di come sei sempre disposta a rimanere fino a tardi in ufficio per finire tutto il lavoro. Sempre di più e oltre il dovere, si potrebbe dire.— E si mette a ridere mentre invita la sua ospite a sedersi su una elegante poltrona e versa da una brocca di vetro decorato due bicchieri di vino rosso. Era la prima volta che Elisabeth entrava nella casa di Oscar, di solito si incontravano in un piccolo appartamento nella città antica.

— Che bella casa hai, Patrizia — dice Elisabeth, osservando in giro la stanza decorata alle pareti con lusso evidente e ricercato. Ma la giovane segretaria si trova a disagio, ha una gran voglia di scappare, se ne sta seduta sull’orlo della poltrona, il suo sguardo passa dalla padrona di casa a tutto quello che si trova sparso per la stanza. Turbata e affascinata da alcuni oggetti particolarmente insoliti: una statuetta d’avorio che rappresenta un uomo e una donna uniti in modo passionale, un quadretto dove gli avvoltoi si contendono i resti di un corpo, una lunga figura di legno con la punta di metallo arrugginita da cui scendono fili che sembrano capelli umani, infine la maschera sepolcrale del volto di un uomo che esprime un grido di terrore fissato per sempre. Elisabeth tenta di conciliare queste cose orribili con l’uomo gentile e dolce che ama. Le sembra impossibile credere che Oscar abbia scelto questi oggetti grotteschi per decorare la sua casa.

— E’ un mio hobby — dice Patrizia, notando la spaventata curiosità della sua ospite. — Sono affascinata dall’antropologia, lo studio dell’uomo come un animale, lo studio degli istinti basici dell’uomo primitivo, l’origine del bene e del male. Patrizia apre le mani perfettamente curate come per riunire insieme tutti quegli oggetti inusuali sparsi per la stanza.

— Ognuno di questi oggetti costituisce un atto di una tragedia — continua Patrizia — ognuno di essi è come l’anello di una catena unica.

Patrizia ora ha preso in mano la statuetta d’avorio che rappresenta i due sottili corpi uniti in un abbraccio feroce e li accarezza sensualmente con un dito.

— Pare di sentire il piacere che unisce i due corpi bagnati dal sudore. I due amanti cercano di darsi e di prendere piacere l’un l’altro con tutte le loro forze. E’ come vedere i loro corpi muoversi e toccarsi. Patrizia le porge la statuetta— Tieni Elisabeth, sentila, godila.

Patrizia rimane in attesa che l’ospite spaventata accetti la statuetta. L’altra donna si limita a fissarla e si rifiuta di toccarla. A malincuore Patrizia la rimette a posto e solleva con delicatezza la figura di legno dal suo gancio nel muro.

— Sono sicura che troverai molto affascinante questa piccola cosa. Come la statuetta, che non hai voluto toccare, anche questo oggetto proviene da una tribù dell’Africa Centrale, nei cui costumi si trovavano combinate un forte convincimento della monogamia e un metodo primitivo di punizione.

Patrizia fa una pausa e prende un altro sorso di vino.— Essi pensavano che un uomo e una donna devono restare uniti per tutta la vita. Se uno di loro

commetteva quello che noi chiamiamo adulterio, allora deve essere privato della vita assieme al suo partner colpevole. Una soluzione molto semplice per un problema antico come l’uomo, non trovi?

Elisabeth cerca di non rimanere coinvolta in questo sgradevole soggetto di conversazione, la sua paura è espressa dal suo tono di voce.

— Pensavo che Mr Hardy sarebbe di sicuro venuto in ufficio stamattina presto, anche se è sabato. Avevamo un lavoro importante. E’ forse ammalato? E’ successo qualcosa? Non mi ha chiamato, è alquanto insolito.

— E tu ti sei preoccupata al punto di venire qui direttamente a casa sua? Davvero ammirevole. Una tale devozione al tuo capo ti fa davvero onore.

Elisabeth è confusa.— Mi aveva raccomandato di non mancare, avevamo un lavoro importante da finire, la fusione di due

aziende. — Ah, una fusione. Interessante.Patrizia ora si china a dare qualche colpetto di simpatia sulla mano della sua ospite, ma nello stesso

tempo la figura di legno che tiene nell’altra mano si ferma a qualche centimetro appena dagli occhi di Elisabeth, vicino abbastanza da permettere di scoprire una macchia scura sulla punta di metallo. Patrizia si accorge dello sguardo ansioso negli occhi dell’ospite e spiega con calma:

— E’ sangue. Almeno così mi dicono. Si pensa che sia il sangue di qualche sfortunata vittima, presa nell’atto dell’adulterio. Almeno questo è quello che dissero a Oscar quando comprò questa cosa da uno strano tipo di donna durante un suo viaggio in Africa anni fa. Probabilmente si tratta solo di invenzioni, ma tu certo sai quanto Oscar possa essere credulone. Crede a ogni cosa gli dica una donna, quando si trova nello stato d’animo giusto.

Non appena Patrizia risolleva la testa, un piccolo rivolo di liquido rosso le scivola da un angolo della bocca giù per il mento, prima di fermarsi sulla sua camicetta bianca dove si allarga fino a formare come una ferita sul petto. Elisabeth guarda come ipnotizzata il cerchio di vino rosso che si allarga, le sembra come la macchia scura attorno alla punta di quella disgustosa figura in legno, una immagine orribile che la scuote con un fremito di terrore.

— Ti piace questo vino, Elisabeth? Alcuni lo trovano troppo pesante, quasi una melassa, io preferisco chiamarlo a corpo pieno. Un vino a corpo pieno, con odore penetrante e sapore dolciastro. Mentre Patrizia ride graziosamente, Elisabeth nota che i suoi splendidi denti sono come coperti da un velo trasparente color porpora.

— L’unico problema di questo vino è che sembra macchiare per sempre tutto quello che tocca. Come quella mistura che in questa tribù africana usavano per decorare i loro corpi. Credevano che se si fossero dipinti con una mistura di argilla e sangue dei loro nemici, si sarebbero liberati per sempre dagli spiriti maligni delle loro vittime. Di conseguenza una coppia sorpresa in adulterio era condannata a morte e uccisa col coltello rituale, quindi alla moglie o al marito tradito si copriva il corpo con il sangue delle vittime che avevano recato offesa.

Il racconto provoca a Elisabeth un tremito sgradevole. Il movimento involontario le fa cadere del vino sul vestito e il liquido rossastro si spande lentamente sul tessuto, come una lava scura che si apra la strada verso il suo corpo.

— Vuoi dire che li uccidevano davvero, solo per aver fatto l’amore?— Per aver fatto l’amore con la persona sbagliata. — La corregge Patrizia.— Spaventoso, usi tribali come i cannibali.— Non direi che fossero cannibali, non erano loro a divorare le vittime — la riprende Patrizia come si fa

a una scolaretta — lasciavano i corpi colpevoli ai becchi degli avvoltoi.Lo sguardo di Elisabeth va istintivamente alla ricerca del macabro dipinto raffigurante avvoltoi che si

disputano i resti di un corpo.— Non stai parlando sul serio?— Chiede nervosamente. — Non è che una storia, un mito, non è vero?— Sì, questo è quello che credevo — conviene Patrizia — fino a quando non mi sono trovata in mano

questa maschera che si suppone di un uomo ucciso ritualmente per adulterio. A quanto pare gli anziani della tribù facevano maschere dalle teste dei due adulteri dopo aver bevuto il loro sangue.

Patrizia ha preso in mano l’ultimo oggetto, l’orribile maschera con i piccoli occhi scuri e la sottile pelle di pecora ingiallita sulla testa resa più piccola da un lavoro esperto. La offre alla sua ospite. Il grido che viene dall’altra donna è un insieme di terrore e di nausea, come un automa lascia andare il bicchiere e il vino le si sparge sul petto, lo stomaco, i fianchi. Comincia a sentire spasmi acuti e incontrollabili allo stomaco, si alza di scatto e corre fuori verso la sua auto mentre gli spasmi si fanno più dolorosi.

Oscar è nello studio di sopra.— Vieni pure fuori, Oscar, se ne è andata. Ho visto la porta del tuo studio socchiusa, avrai sentito tutto.Oscar Hardy esce dallo studio, divertito è irritato al tempo stesso, mostra a Patrizia un sorriso di

rimprovero ma anche di complicità.— Non avresti dovuto spaventarla così, non era nei patti. Eravamo d’accordo che avrei passato il

weekend con te, senza avvertirla del cambiamento di programma, in cambio tu avresti tollerato la nostra relazione. Non era previsto che ti mettessi a terrorizzarla.

Patrizia si avvia per la scala a chiocciola in legno che porta alla camera da letto, a metà dei gradini si ferma con un sorriso superbo e malizioso.

— Una piccola vendetta puoi anche perdonarmela, date le circostanze. Per quanto riguarda la nostra piccola Elisabeth potrai tornare da lei lunedì. Sembra che avremo un weekend interessante grazie al nostro accordo forse dovremmo farne più spesso di questi accordi.

Patrizia procede su di qualche gradino, poi si ferma ancora.— Senti, Oscar, se Elisabeth non fosse scappata di corsa avrei potuto aggiungere qualcosa che avrebbe

servito a renderla meno spaventata, per quanto riguarda quella tribù africana. Sembra che i saggi della tribù che sovrintendono al sacrificio degli adulteri avessero un segreto. La notte prima del sacrificio la coppia colpevole viene messa insieme in una capanna. Se i due si maledicono e si insultano a vicenda sono condannati, ma se invece si giurano fino all’ultimo amore vengono lasciati liberi di fuggire, a patto di non tornare mai. Nel secondo caso al mattino i saggi diranno alla tribù che gli adulteri sono stati presi e portati via dallo spirito del male. Ecco potresti raccontarlo a Elisabeth lunedì. Ora che ci penso non ha avuto neppure una parola di rimprovero nei tuoi confronti. Era davvero preoccupata per te, povera piccola, fino ad avventurarsi fin qui, indifesa, oltre le linee nemiche. Sai come sono fatte queste piccole segretarie in adorazione.

Macchia Nera

Mancha Negra non sapeva di aver commesso un errore, l’ultimo nella sua vita allegra e spensierata. Le forme di quella donna erano state una attrazione fatale. Dopo che Eustaquio, il marito della donna, gli aveva tirato un colpo di fucile nella notte, aveva deciso di tenersi alla larga dalla piccola fazenda. Per fortuna ho la pelle dura, si era detto in quel momento, ma la notte giù in riva al fiume aveva sentito l’odore della femmina, il sudore della sua pelle, e si era mosso.

Eustaquio sapeva di ave commesso un grave errore. Non avrebbe mai dovuto sposare Maria Ichuzena, quella donna non gli era piaciuta dal primo momento, era stupida, troppo bassa di statura anche per una india, la pelle emanava sempre cattivi odori, ma gli serviva un aiuto nei lavori e non voleva pagare qualche fannullone. Eustaquio si era rivolto al missionario per avere una donna rispettosa e robusta, il prete gli aveva portato Maria Ichuzena. Non abbiamo altro per ora Eustaquio, ma sono sicuro che sarai contento, Maria è una donna che lavora e non sperpera il denaro. Invece erano subito cominciate le liti furiose.

— Non avrei sposato un maiale come te, se non mi avesse costretta mia madre.— Tieni la bocca chiusa e bada alle galline.Le galline erano la ricchezza e la fortuna di Eustachio, ne possedeva a decine oltre ai maiali.Pedro Lizandro il vicino di Eustaquio aveva un problema, non gli piaceva lavorare, ma non aveva terre e

neppure galline. Per qualche settimana se ne era stato zitto a sentire le liti dei novelli sposi, poi era passato all’azione. Una mattina che l’odore delle focaccette fritte di Maria era più avvolgente del solito, Pedro si era avvicinato e l’aveva chiamata Orchidea della Sierra, poi se ne era tornato a casa con le focaccine.

Maria Ichuzena aspettava la notte, quando il marito dormiva esausto e ubriaco, in silenzio la donna entrava nella stia delle galline, torceva il collo a cinque di loro, una la portava a Pedro Lizandro le altre quattro le gettava al di là del recinto. Mancha Negra in attesa fuori del recinto non riusciva a farsi una ragione, questa santa donna, senza che ne avesse il dovere, tutte le notti gli procurava quattro gallinelle. La donna lo aveva attirato a sé con pazienza, mettendogli una gallina tra il fiume e il recinto, sempre più vicino.

Eustaquio cercava di rimanere freddo, era uno che sapeva leggere e scrivere, mise una fascetta numerata alla zampina di ogni gallina, la mattina le pollastre venivano messe in fila e contate. Oggi manca la sedici, mancano anche la ventuno e la ventidue, la trenta è sparita con la sessantasei. Maria alzava le spalle con un sorrisetto mesto al marito. Eustaquio aveva verificato ogni maglia del recinto, aveva cercato di mettere in trappola il vicino. Ma che se ne poteva fare Pedro Lizandro di cinque galline al giorno? Infine il nostro Eustaquio aveva compreso che era opera diabolica, si era fatto la croce e si era deciso a rivolgersi alla chiesa.

Domenica.La lattina di Incacola, piena di vino bianco, non aveva interesse in questa storia e se ne stava sul gradino

della chiesa, accanto al missionario, quest’ultimo scaricava la pipa, quando vide le braccia agitate di Eustachio. Per un attimo il buon missionario perse la fede e fu tentato di maledire colui che viene a turbare la pace, ma vide il cesto coperto da un panno bianco che Eustaquio portava e decise di pregare per l’anima sua. Sia pure di origini e cultura tanto diverse, i due erano fatti per intendersi. Fu stabilito che il missionario si sarebbe nascosto di notte nel capanno accanto alle galline per esorcizzare il demonio. Eustaquio comprò la verità con un cesto di cinquanta uova fresche coperte da un panno bianco.

Il giorno dopo.Magdalena Villareal y de Asuncion, una delle migliori porcelle di Eustaquio, si voltava di tanto in tanto

ansiosa verso la fazenda, strappando la cordicella che Eustachio le aveva messo al collo per trascinarla. Quando i due passarono davanti alla scuola, il missionario non riuscì a fermare i piccoli monelli indios, che corsero fuori a tirare pietruzze sui fianchi dell’animale. La porcella prese a saltellare ribelle, ma Eustaquio le mostrò la giusta via a calci nel culo, il che dimostra quanto profondo fosse il legame tra i due. Di buon animo Eustachio e Magdalena arrivarono al cantiere della Ferrovia.

Poncho, il magazziniere della Compagnia Ferrocaril, vide arrivare suo cugino Eustaquio e la porcella, si chiese quale dei due fosse l’animale, ma sorrise a entrambi.

— Hola Poncho, come procedono i binari nella Sierra?— Dritti avanti come un treno, Eustaquio.

— Poncho, ti ho portato questa porcella per sfamare la tua famiglia, ma mi serve un favore.Poncho legò la porcella alla gamba di un tavolo e si mise a farle solletico, distratto fece un ampio gesto

con la mano verso gli scaffali, Eustaquio si prendesse quello che voleva, era tutta roba della Compagnia. Eustaquio se ne torno a casa senza la porcella, ma con un pacchetto pesante, cantando ma senza saltellare.

All’alba.Dopo che Eustaquio e il missionario la ebbero legata all’albero con una meluccina in bocca, Maria

Ichuzena ci mise qualche tempo a capire cosa le stava per capitare, giusto il tempo che Mancha Negra ci mise per arrivare da lei. Mancha Negra prese per un invito il mugolare e l’agitarsi pazzo della donna, si affrettò a soddisfarla, non ne lasciò traccia, neppure le scarpe.

Tic tac. Dopo aver divorato la donna, Mancha Negra sentì questo suono dallo stomaco e ne rimase sorpreso, nessuno gli aveva parlato di donne che fanno tic tac, dopo essere state mangiate da un coccodrillo. Mancha Negra, Macchia Nera, era stato battezzato con questo nome per essersi mangiato il precedente missionario, un ragazzo inesperto, ma anche per via di un marchio scuro sulla schiena, che significa peccato da espiare. Tornato al fiume Mancha Negra si distese nel fondo fangoso e quando il tic tac smise la dinamite nella sua pancia esplose con Maria Ichuzena. Il giorno dopo la scomparsa della donna, Eustaquio si prese in casa il vicino, come un fratello, a lavorare senza paga.

La Scomparsa di Eleanor SmithVi racconto la storia di Joe Smith. Joe era stato il miglior meccanico della Akme, la fabbrica per ricambi di

trattori, fino a quando non era stato trasferito al reparto spedizione, per sostituire il tipo che se ne andava. Joe se stava solo tutto il giorno a riempire scatoloni di ogni tipo, che caricava sul camioncino fino all’ufficio postale. A Joe non piaceva per niente il nuovo lavoro, ma poi si era reso conto che in ogni cosa esiste un lato positivo.

Che lato positivo ci può essere in un reparto spedizioni? Ci arriviamo.Un giorno lo sceriffo e il suo aiutante si affacciano al cancello del giardino di Joe. — Ehi, Joe, stai scavando quella buca per tua moglie? Il giorno prima Joe se ne è andato all’ufficio dello sceriffo, per denunciare la scomparsa di sua moglie

Eleanor Smith.— Sceriffo, sto preparando il terreno per due alberi, limoni e arance. Nessuna notizia di Eleanor? Eleanor, la moglie di Joe, non vuole che ci si metta a scavare nel suo giardino, anche le talpe se ne

stanno al largo. Ma tutto questo lo sceriffo non può saperlo.— Nessuna notizia, Joe — lo sceriffo scuote il capo.— Joe, hai mica ucciso tua moglie? dove l’hai messa?Chi ha parlato per ultimo è l’aiutante dello sceriffo, tutti sospettano di Joe, per via che odia la moglie per

come cucina. Ma Eleanor non si trova, l’arma non si trova, Eleanor non ha un cent da lasciare a Joe. Niente indizi, niente tracce in casa e fuori. Lo sceriffo è stato nei campi con i cani un giorno e una notte, i cani ne hanno avuto abbastanza. Nessuno ha visto Joe aggirarsi con una moglie in un sacco o una valigia. E’ anche vero che Eleanor è sparita senza portarsi via nulla.

— Magari un vagabondo le ha fatto un cenno dalla strada e lei ha pensato di andarsene con lui, stufa di cucinare per Joe, che non le compra la televisione nuova.

Questo suggerisce l’aiutante allo sceriffo, che scuote il capo e decide che le indagini sono concluse. Anche Joe scuote il capo, quando vede i due allontanarsi.

A questo punto dove è finita Eleanor? La moglie di Joe se ne sta tranquilla in un ufficio postale a Bangcok, Thailandia, chiusa in uno scatolone di ricambi della Akme, il destinatario non si trova. Sul tavolo del direttore dell’ufficio postale, un fax di Joe fa le sue scuse e prega di mandare indietro lo scatolone alla Akme, mette a disposizione mille dollari per le spese, si è trattato di un errore nella spedizione.

Nelle pause oziose del suo lavoro. Joe studia concentrato il manuale per la semina di limoni e arance, nessuno ha mai aperto un pacco della Akme in viaggio, i ricambi per trattore incutono rispetto.

Ma come ci è arrivata Eleanor a Bangcok? È questo che volete sapere? Una notte di temporale furioso Joe sveglia Eleanor, dice che ha sentito rumori dal giardino e gli è parso

di vedere un tipo che scava. Il temporale aumenta la furia, Eleanor si precipita fuori con una torcia e comincia a frugare nel buio, fino

a quando il martello di Joe sulla testa non le fa capire che è tempo di smetterla. Il colpo da meccanico esperto non lascia tracce e se mai il temporale lava via tutto per bene.

Sigaro Avana

Mi ero fermato solo per accendere il sigaro nel modo giusto, ma la ragazza non lo poteva sapere, aveva pensato che l’avessi vista nascosta dietro la siepe e mi era venuta incontro. La sua valigia nera sfondata aveva trascinato la ragazza e il suo vestitino corto color giallo canarino fino allo sportello della mia limousine scoperta.

— Portami dove ti pare aveva detto. Mentre saliva le avevo guardato i fianchi. Lei aveva sorriso contenta.— Mi chiamo Maria.Una pioggia improvvisa mi aveva trasformato in un pesce bollito. Il caldo faceva evaporare le gocce che

rimbalzavano sulla strada. Le moto si erano fermate sotto i ponti. La ragazza aveva cominciato a cantare una storia di banane fritte nello sciroppo di zucchero.

— Siamo arrivati al distributore di benzina. Puoi fare quello che ti pare per dieci minuti. — Le avevo aperto lo sportello senza scendere.

— Devi spegnere il sigaro — mi rispose. E prese con sé la valigia, perché voleva cambiarsi. Mi ero messo il sigaro spento nel taschino della camicia, con cura, prima di scendere davanti alla pompa. Dopo il pieno di benzina, avevo riacceso il sigaro e mi avviavo verso il bar in cerca della ragazza, quando la vidi uscire. Ma non era sola, due tipi uscivano con lei, il primo le teneva un braccio, l’altro portava la valigia. Entrai nel bar per bere qualcosa col ghiaccio.

Il barista raccontava a tutti di nuovo la storia: i due tipi della centrale di polizia si fermavano sempre a mangiare qualcosa a quest’ora, il loro piatto preferito erano le salsicce arrosto con patate e birra fredda. Uno dei due aveva visto il rigagnolo denso rosso scuro che usciva dalla valigia. Lei molto gentile aveva spiegato che era suo marito fatto a pezzi. Aveva detto che era scesa alla fermata dell’autobus nella strada per seppellire la valigia nei campi, ma faceva caldo e prima voleva rinfrescarsi.

Poi il barista mi aveva osservato con sospetto.— Ehi, signore, deve spegnere il sigaro, qui dentro non si può fumare.

***

Giovanni Volpe, 16 Anni, Ucciso dai Piemontesi

Giovanni Volpe scende in Piazza per assistere all’arrivo dei soldati e con l’ingenuità dei suoi sedici anni osserva, nascosto dietro l’Orto della Chiesa, l’andare e venire in Piazza, ammirando le divise dei bersaglieri e i cavalli che sembrano grandi due volte quelli dei paesani. Le urla degli ufficiali e il pennacchio del comandante, che sta dando gli ordini su un cavallo bianco, gli ricordano i racconti del nonno.

— Quello è Garibaldi — pensa. — Madonna, Garibaldi qua al paese! sarebbe bello se potessi andare con lui. Lo dirò a mamma, che appena faccio diciotto anni andrò a combattere con la camicia rossa dei garibaldini.

L’alto là gli arriva improvviso come una fucilata. Ma non si ferma a mani alzate, vuol fare vedere che vale più del soldato venuto da fuori, salta dietro l’angolo di una casa, tanto sa che non lo prenderanno mai. Ma subito si pente e adesso la paura gli dice solo di correre. Corre, e sente nella mente i consigli che la madre gli aveva dato la mattina prima di uscire.

— Giovannino, non farti vedere dai soldati, quelli ti sparano prima di arrestarti. Non sanno nemmeno la nostra lingua, perché parlano italiano. I fessi come noi non hanno diritto né a parlare né a chiedere spiegazioni. So già come sei fatto tu. I guai te li vai a cercare da solo con il lanternino. Non uscire di casa, è troppo pericoloso.

Duecento metri di corsa e i soldati sono già distanziati. Le loro urla si perdono in lontananza. Arriva al ponte e svolta nel torrente che scende impetuoso dalla montagna.

Gli spruzzi dell’acqua fredda, che gli gelano la faccia, sono mani che frenano la sua corsa. Le pietre sotto i suoi piedi diventano cavalli da domare, mentre una forza che non pensava di avere gli mette le ali addosso. Un dolore improvviso alla caviglia lo fa cadere in acqua. Si rialza, ma riesce solo a trascinare la gamba. Impreca, ma continua ad andare avanti. Smaneggia nell’acqua come a trovare una leva per riprendere una corsa che non viene. Sa che deve attraversare il torrente ed inerpicarsi verso il costone della montagna. Solo allora può salvarsi. La sponda opposta lo accoglie tremante e spaurito. Sembra un uccellino con un’ala rotta che vuole prendere il volo, ma riesce solo a dibattersi senza riuscire ad alzarsi da terra. Strisciando trascina la gamba e si avvia in alto verso il costone. Lo sparo rimbomba nella gola del torrente come una cannonata, e si riverbera in mille rumori. Gli entra nel fianco destro dal basso verso l’alto. Un bruciore al petto. Una lama rovente che lo attraversa improvvisa e veloce. Rimane appeso in posizione innaturale, con le braccia in alto alla ricerca di un appiglio ed il volto perso nell’erba. Giovannino possiede solo un paio di scarponcini rotti e la sua fantasia. Al paese un ragazzo di famiglia umile, che non è andato a prendere la via del Seminario per farsi prete, ha solo due alternative, la zappa o la guerra. A meno che non voglia emigrare in America. Giovannino ha deciso di diventare guerriero.

Ti potevi perdere negli occhi di una ragazza morena, potevi sognare i piccoli seni bianchi, invece che sognare l’andare avanti con la camicia rossa e la bandiera. Hai sentito la Guardia Nazionale che leggeva a voce alta il Foglio nella Cantina “Tutti scappano quando le camice rosse a cavallo lanciano la carica”. Quando Garibaldi è davanti sul cavallo bianco, tu sei accanto a lui e vi sorridete.

— Vattene fuori — dice il padrone della cantina. — Sei un ragazzo e non hai soldi per pagare il vino.Adesso tu torni con la camicia rossa. I ducati d’oro sonanti sul tavolo. Il padrone della Cantina si inchina,

tutti si alzano, ti fanno posto, bevono con te timorosi. Gli angeli ti hanno chiamato e hanno sorriso compiaciuti quando hai detto ‘vedete, ho la camicia rossa’.

Rossa di sangue è la tua camicia stracciata, perché non hai parlato con quella ragazzina morena dai seni bianchi. Ma ora cosa vedi dall’alto? È una sciame impazzito di api con lo scialle nero, che corre verso la Piazza. Le donne rincorrono tua madre che non si ferma, morde, urla, si libera, riprende a correre verso la Piazza. Vendetta. Tutti hanno paura e indifferenti fingono dolore. Tua madre alza a te lo sguardo e chiede vendetta alla Madonna. Si ferma, tutto lo sciame ondeggiante si ferma e mute la guardano. Tua madre lentamente scivola a terra, su un fianco distesa.

Ora è accanto a te. — Che succede, mamma, che ti senti?

Le passi il dorso della mano sul viso di giovane madre con mille rughe di sacrifici e fatica. Lei piange.— Niente Giovannino, ho fatto un brutto sogno. Figurati ho sognato che i Piemontesi ti sparavano e ti

ammazzavano. Ti pare possibile?

Il Cinghiale Bianco

Antonio aveva quaranta anni, una mandria di mucche sotto il controllo dei suoi garzoni e una giumenta dal pelo nero lucente, che era la sua compagna inseparabile.

Quella mattina di ottobre si era alzato che era ancora notte per recarsi alla Selva a raccogliere castagne.. Per la rabbia nel vedere la sua terra piena di buche e una distesa di castagne rosicchiate sparse,

maledice tutti i cinghiali del mondo. Il frutto di sacrifici di anni distrutto in una nottata, lo fa imbestialire. Torna a casa, prende il fucile e dice alla moglie Anna che sarebbe rimasto in montagna per un paio di giorni, giusto il tempo di uccidere quelle bestiacce.

Tornato in montagna, lega la giumenta a un albero e si sistema in un pagliaio, poi accende il fuoco per il troppo freddo. La sera cala tra gli alberi portando una nuvola densa di nebbia, che impedisce la vista oltre due o tre metri. Seduto su un tronco d’albero segato, il fucile appoggiato con il calcio per terra e la canna sul petto, tende le mani al fuoco, di tanto in tanto stringendo i denti a bocca aperta e chiudendo gli occhi, a scacciare il freddo, in attesa dei suoi nemici. La giumenta all’impiedi a pochi metri di distanza sembra dormire. Le ore passano lentamente e Antonio inseguendo i pensieri si assopisce a occhi aperti. Il fruscio delle foglie e un rumore strano, che sembra lo sbuffo di un orso, lo riporta alla realtà e gli fa imbracciare il fucile automaticamente. Un bestione che sembra una mucca avanza muso a terra, sbuffando come a tracciare un solco, mentre tutto intorno si alza una nuvola di terra e foglie che assume mille luccichii nell’umido della nebbia. Antonio prova smarrimento e paura di fronte a quel gigante, che sembra uscire dalle tenebre dell’inferno. La bestiaccia ha il pelo quasi tutto bianco, si confonde con la nebbia. Antonio lo segue con la canna del fucile e chiude gli occhi mentre spara. L’animale per un attimo sembra cadere svuotato di energie, ma si riprende subito e si dilegua nell’oscurità. L’uomo, come uscito da un incubo, si muove dal pagliaio per seguire con lo sguardo quell’ombra in fuga, come a sincerarsi se la scena sia stata vera o frutto di un sogno, fa alcuni passi in avanti fuori dal pagliaio e solo allora vede la sua cavalla, stesa per terra coricata su un lato. Corre, preso da un oscuro presentimento, la giumenta è immobile. Un rivolo di sangue sotto l’orecchio sinistro gli fa capire che uno dei pallettoni sparati contro il cinghiale l’ha colpita alla testa, uccidendola sul colpo. Con le braccia stese sulla pancia della cavalla, Antonio passa tutta la notte a piangere e a imprecare contro la malasorte che gli ha tolto l’unica sua amica e compagna. Alle prime luci dell’alba, infreddolito, prende la zappa nel pagliaio, scava una buca profonda sette palmi, come d’uso, in segno di rispetto per l’animale, e la sotterra, mettendo alla fine una croce di legno a ricordo della sua amica.

La moglie lo vede arrivare stralunato e con uno sguardo cattivo come non lo ha mai visto. Le racconta l’accaduto e senza aspettare risposta va a prendere tutte le cartucce, che teneva conservate nella cassapanca, poi la bacia sulla guancia e ritorna in montagna a piedi.

Cala di nuovo la sera e nel buio più assoluto, senza accendere il fuoco, aspetta che il suo nemico ritorni. Sa che i cinghiali vedono poco, ma sentono gli odori a decine di metri, e sa anche che percorrono sempre la stessa strada sia d’entrata che di uscita dal bosco. Si apposta sul sentiero, sapendo che passerà di là. Una scena già vista lo trova preparato a imbracciare il fucile e a sparare. Il cinghialone gli appare nella semi oscurità, il colpo fa fermare per un istante la bestia, che improvvisa riprende la corsa e sembra il calpestio di cento cavalli che rimbomba nel silenzio della notte. Antonio ricarica il fucile e sta per sparare di nuovo, ma la montagna di carne e di rabbia si abbatte su di lui, producendo un rumore secco e grave. L’uomo sembra volare per poi schiantarsi ad alcuni metri di distanza, immobile e privo di sensi. Una nuova alba e le voci da lontano lo riportano alla realtà, solo il pianto sommesso della moglie Anna gli fa capire che è ancora vivo. Un dolore sordo alla coscia gli impedisce di rialzarsi e accetta l’aiuto dei familiari, accorsi al richiamo di Anna che non lo aveva visto rientrare a casa. Prendono due aste di legno, vi infilano un cappotto rigirato, costruendo una rudimentale barella con la quale lo trasportano in paese dal dottore don Carmine. La condizione è gravissima, per evitare infezioni Don Carmine decide di amputare l’arto. La ripresa è lenta e difficile, e solo dopo un anno Antonio riesce a guarire completamente. Gli viene applicata una protesi rigida di legno con delle fibbie attaccate al bacino che gli permettono di deambulare con una certa facilità. Le lunghe giornate passate a letto e l’impossibilità di poter lavorare lo trasformano, rendendolo taciturno e

introverso. L’unico pensiero è ammazzare quel diavolo che gli ha distrutto la vita. Appena riesce a rendersi autonomo nei movimenti, ritorna a varie riprese in montagna, per riprendere la guerra interrotta un anno prima con due sconfitte. Antonio prepara l’ultima battaglia nei minimi particolari con trappole e percorsi obbligati, in attesa del grande momento in cui vedrà consumata la sua vendetta. Finalmente ai primi dell’inverno trova nella neve tracce fresche e profonde tipiche del suo nemico. Prepara un impasto di cibi, con granturco, castagne e altro, lo dissemina nella neve come richiamo irresistibile per la fame dell’animale. Aspetta con tre fucili caricati a palle singole e a pallettoni davanti al pagliaio. Arrivano silenziosi e leggeri come una folata improvvisa di nebbia e lo assaltano con un latrare che sa di fame e ferocia. I lupi! Antonio spara, spara a più non posso, ma il branco non scappa, avanza fino a raggiungerlo, a graffiarlo, a morderlo. Una furia bianca nel bianco si abbatte all’improvviso sul branco, caricandoli con il muso e sbattendoli in aria con i denti acuminati che sembrano zappe che scavano nelle membra degli animali. Antonio continua a sparare, senza mirare, e si ferma solo quando il silenzio cala nel bosco e sente le forze mancargli, per il sangue che esce dalle ferite provocategli dai lupi. Un’alba livida e fredda apre i suoi chiarori su una raduna imbiancata e solcata da strie rosse del sangue dei tanti lupi sventrati, in mezzo un cinghialone e un uomo, che distesi su un fianco sembrano guardarsi con lo sguardo perso nel vuoto e nel freddo della morte.

***

Il Collezionista

Il ragazzo Charlie Cody era un collezionista. Charlie non raccoglieva i tappi corona delle marche di birra e neppure francobolli. Charlie aveva una collezione di multe per divieto di sosta. All’inizio, inesperto, era finito un paio di volte alla stazione di polizia, il sergente lo aveva minacciato e lo aveva chiamato teppista per provocarlo. Charlie se ne era stato zitto, mica poteva dire che era un collezionista. Un giorno avrebbe fatto un sacco di soldi con la sua collezione, ma bisognava mantenere il segreto, un vero collezionista se ne sta discreto nell’ombra.

Poi aveva raffinato le tecniche di raccolta. A casa lo lasciavano fare, la scuola non si lamentava del ragazzo Charlie.

Charlie conosceva la grafia degli agenti, cercava di indovinarne il carattere, qualche volta parlava con loro. Poi le cose erano cambiate, le multe erano stampate da una macchinetta triste, fissata sulla moto dell’agente. Charlie continuava a raccoglierne di tanto in tanto, giusto per avere la sua collezione completa.

Archie Broccoli era l’uomo migliore della Alkme Electronics, impianti di sicurezza, ma era stato licenziato quando la compagnia aveva affidato il lavoro a squadre esterne di immigrati. Archie si arrangiava con le riparazioni di impianti elettrici ed elettronici nelle case, ma non bastava. Allora il sabato sera andava nei locali in cerca di signore sole con collana di perle.

“Perché bere qui, quando possiamo andare a casa tua?”Archie seguiva la belloccia con la sua auto, salivano in casa, dove Archie faceva del suo meglio, poi

mentre la ninfa dormiva, il satiro cercava in giro qualche dollaruccio, senza esagerare. Una donna ricca e sola non va alla polizia a svergognarsi per qualche centinaio di dollari, anzi quasi sempre Archie veniva perdonato e riabilitato, se la belloccia lo ritrovava in questo o quel posto il sabato sera. A questi ritorni di fiamma Archie poteva anche dare il suo biglietto professionale, elettricità ed elettronica, le signore sole hanno spesso bisogno di un tipo affidabile che gli dia una sistemata con un lavoretto e facevano girare la voce alle amiche. Le cose si mettevano bene per Archie dal punto di vista finanziario, vita felice anche se precaria. Qualcuna delle ricche pollastre aveva chiesto ‘Archie che ne dici di sposarci?’ ma lui sapeva come sarebbe finita; avrebbe smesso di lavorare, si sarebbe impigrito, la pollastra sarebbe diventata la sua padrona.

Questo sabato sera, Archie ha lasciato la sua auto in divieto di sosta davanti alla palazzina di una bionda tinta tirata, che gli ha detto di chiamarsi Gloria, a quest’ora di sera gli agenti non girano in moto a fare multe in un quartiere elegante.

O’ Hara è un agente pivello che deve dimostrare a se stesso quante multe per divieto di sosta può fare un irlandese in una notte. Girano strane voci sugli agenti in moto che si avventurano da soli di notte in un quartiere mal frequentato, per questo O’Hara preferisce i quartieri eleganti, anche se non sono la sua zona; il tipo che la mattina si ritrova la multa sul tergi, cosa ne può sapere di zone e di O’Hara? Paga. L’agente O’Hara si ricorda delle ragazzette che tornavano dalla scuola cattolica con lo chauffeur e di come lo guardavano sdegnose dai finestrini con i vetri alzati.

Questa è una sera d’estate molto calda e Charlie il collezionista conosce le abitudini del pivello O’Hara, cerca di seguirlo in bici, tanto per passare il tempo e prendere il fresco.

Per questa catena di circostanze, il ragazzo Charlie vede il tagliando arcobaleno di O’Hara sotto il tergi di Archie e se lo porta via, è un modello nuovo, gli manca nella collezione.

Al sesto piano della palazzina la bionda Gloria davanti a uno specchio nella sua camera prova se sta meglio in nero o rosa, come biancheria, mentre nel salotto Archie si fa attirare da un cassetto di un mobile Luigi XV e lo tira a sé, dentro è pieno di roba che scintilla e brilla, braccialetti d’oro, collane di perle, coralli, anelli, diademi senza e con brillanti; Archie nota che gli anelli non hanno la misura delle dita lunghe sottili da pianista della sua attuale bionda nell’altra stanza.

“Richiudi quel cassetto e beviamo qualcosa.”Archie si è portato dietro una bottiglia di vino. “Ehi, sei una ladra di gioielli, perché non sono in cassaforte?”

Poi si saprà che la signora era effettivamente una ladra e aveva preparato i gioielli per una mostra al ricettatore di fiducia, atteso per mezzanotte. Ma le era venuta voglia di un goccetto al bar e magari un gentiluomo solitario. Archie pensa che i gioielli vadano giustamente divisi a metà e lei cerca di ficcargli le unghie nella gola. Ad Archie non piace come si mettono le cose e spacca la bottiglia sulla testolina bionda all’acqua ossigenata.

Al posto di polizia si mostravano soddisfatti di O’Hara, almeno così gli aveva detto il capo, al punto che gli avevano affidato la ricerca delle multe non pagate. Ci devi andare a fondo O’Hara, ma agisci con prudenza, puoi capitare in mezzo a una banda di criminali, ladri di banche, cose del genere. Questo lavoro d’ufficio serviva a tener lontano O’Hara dalla strada e dalle tentazioni. O’Hara aveva la passione per le lunghe auto di lusso, lasciate in divieto di sosta dalla sera alla mattina, quando magari il capo dei pompieri se ne va a trovare la sua amichetta. Per la verità O’Hara non era un estremista, era pronto a multare qualunque auto, anche una piccola Buick di seconda mano, ma multare una lunga auto lasciata in divieto da un autista presuntuoso lo faceva sentire un dio vendicativo. L’agente O’Hara era tra i preferiti di Charlie.

Zio Tom, il portiere del secondo turno, sapeva che non stava bene mettersi a scrutare una tipa e un tipo che entrano la sera, quando la tipa è larga di mance e regalucci. Per questo zio Tom più tardi non aveva saputo descrivere Archie al detective. Zio Tom non aveva visto in faccia Archie quando era uscito? Purtroppo no, anche perché Archie se ne era sceso per la porta antincendio senza fare rumore; Archie portava sempre scarpe con la suola di gomma per via del suo lavoro.

Gloria la bionda si era molto raccomandata con zio Tom di aspettare che arrivasse il gentleman per lei a mezzanotte, prima di chiudere tutto e andarsene a casa, per promemoria gli aveva lasciato un biglietto, da cinquanta dollari.

Il ricettatore atteso aveva telefonato a Gloria a mezzanotte meno dieci da una cabina. Arrivo tra qualche minuto, Gloria. Ma Gloria non aveva risposto. A mezzanotte in punto lui aveva chiamato ancora. Nessuna risposta. Diventava nervoso. Aveva chiamato ancora due volte a distanza di due minuti. Niente. Ai ricettatori queste situazioni non vanno, se ne era andato.

A mezzanotte e quindici zio Tom aveva cercato Gloria per avvisarla che il gentleman non si era visto e lui chiudeva. Il telefono aveva squillato senza che nessuno lo prendesse sul serio. ‘La bionda è di sicuro sotto la doccia’ aveva dedotto zio Tom uomo di mondo. Poi aveva chiamato casa per sentire le ultime novità: zuppa di pesce bollente e vino bianco. A mezzanotte e venticinque zio Tom si era tolto l’uniforme e aveva richiamato Gloria, infine aveva preso l’ascensore. Aperta la porta con la sua chiave universale, si era subito reso conto che bisognava avvertire sua moglie di mettere la zuppa di pesce in frigo.

Archie non paga la multa per divieto di sosta e questo non sta bene all’agente O’Hara, un irlandese conosce il valore del denaro e il rispetto della legge. O’Hara è attento a tutti i bollettini e le circolari interne, segue la cronaca nera e ascolta la tv. O’Hara vuole diventare capo della polizia. Tutti devono pagare le multe di O’Hara, altrimenti la cosa cammina di sicuro. O’Hara detective consulta gli archivi, ricerca, e finisce per trovare l’auto di Archie Broccoli nel garage di un salone di auto sportive e di lusso. Archie ha cambiato auto, adesso guida una dodici cilindri con un sacco di valvole.

Come fa il disoccupato Archie a pagare la dodici cilindri? Questo chiede O’Hara alla squadra omicidi. E chiede anche di assumere il comando delle indagini. I ragazzi della omicidi danno una pedata nel culo a O’Hara e vanno a trovare Archie.

Non potrebbe il signor Archie Broccoli dare un pezzettino della sua pelle a quelli della scientifica? Niente di serio. Giusto per confrontare con le piccole strisce di pelle trovate sotto le unghie di una tipa che abitava in una palazzina dove Archie ha lasciato la sua auto in divieto di sosta, proprio quel sabato sera che a quella tipa hanno rotto la testa con una bottiglia di vino. L’agendina, che Archie aveva preso dalla borsetta della vittima, porta un detective con la foto dello stesso Archie dal ricettatore di mezzanotte. Per chiudere il caso amichevolmente alla svelta, il ricettatore riconosce dalla foto il tipo che la settimana scorsa gli aveva venduto i gioielli di famiglia, lui che ne poteva sapere?

La Principessa Ha Perso la Testa

Madre mia, ho perso la testa.— La principessa è davvero disperata. — La madre della principessa gira la maniglia furiosa, la porta è chiusa a chiave. — Vuoi dunque condurci alla rovina, figlia mia disgraziata? Non sai che sei destinata al re di Bangaloor?

Faremo uccidere l’uomo che ti ha lusingata. Dimmi subito il suo nome. E’ stato forse uno dei servi che ti accompagna al mercato? Oppure un mercante straniero di tappeti ?

— Madre mia, allora voi non capite? Io ho perso la testa. La madre sorride sprezzante. — Ci penserò io a fartela ritrovare, non devi stare in angoscia. E adesso

devi dirmi dove è successo.— E’ stato al lago, madre mia, le mie amiche mi hanno preso sulla loro barca, mi è parso di sentire il

guizzo di un pesce. E dunque? Chi è arrivato? — Nessuno è arrivato. Mi sono voluta sporgere per osservare l’acqua, ma ho visto solo il mio riflesso

senza la testa.Questo è l’inizio e la fine della storia della principessa disperata, perché non riusciva a vedere la sua

testa, e pensava quindi di averla persa. La famiglia e tutti i servi la rassicuravano, tutti potevano vedere i suoi riccioli come trucioli d’oro. Ma lei non smetteva di disperarsi. “Dite così perché siete la mia famiglia.” Le misero uno specchio davanti inutilmente. “E’ solo un ritratto. E’ una testa, ma non è la mia testa. Non diventerò regina, dove metterei la corona?"

***

L’Uomo col Cappello Largo

Il cameriere non se la sente di buttarlo fuori, l’uomo ha la barba di due o tre giorni, non ha il soprabito, il bavero della giacca è rialzato, fuori gela, il cappello è nuovo ma gli sta largo, come se il vento lo avesse portato via a una testa più larga. Non è la prima volta che un cliente di questo tipo è buttato fuori, ma l’uomo ha l’aria di chiedere un pasto caldo come ultimo desiderio, prima di buttarsi dal ponte.

— Si accomodi prego. — Il cameriere lo conduce dietro alla colonna, accanto alla porta, al tavolo piccolo per due, male illuminato.

L’uomo si siede, mette il cappello sul tavolo, non chiede il menù. — Le porto la nostra specialità, un uovo fritto. L’uomo rimane in silenzio, il cameriere prende la mancia e la bottiglia di vino rosso mezza vuota da un

tavolo lasciato libero; mette la bottiglia sul tavolo del nuovo arrivato e pensa di dargli anche i dieci dollari della mancia.

— Sull’uovo fritto ci vuole vino rosso, ora vado in cucina a ordinare. Il cuoco riceve l’ordine e chiama la gallina Camilla, poi accende il fuoco sotto a un tegamino in terracotta

e vi versa una noce di burro. Il burro prende il colore oro, mentre Camilla salta sul fornello, si siede sul bordo del tegamino e vi lascia cadere l’uovo fresco. Il cuoco approva, mentre toglie via i mezzi gusci dal tegamino. Entrambi sono compiaciuti, il segreto dell’uovo fritto che volteggia in una nuvola di burro non uscirà mai da questa cucina.

— Ecco l’uovo fritto. — Il cameriere mette il tegamino sul legno del tavolino senza tovaglia, il cliente non farà di sicuro storie per non essere servito in un piatto di porcellana. L’uomo mangia lentamente come se volesse fermare il tempo.

— Cameriere, quest’uovo fritto è splendido. Posso conoscere la gallina? Il cameriere vorrebbe mandarlo a farsi friggere, ma l’uomo ha parlato sottotono, educato.E dunque Camilla fa il suo ingresso saltellante in sala, vezzosa riceve il saluto dei clienti abituali, infine

vola sul tavolo del cliente disperato.— Buonasera signore, il mio nome è Camilla. Sono le ultime parole della gallina, l’uomo la stringe al collo con mano ferma e si porta davanti alla

colonna.— Signore e signori, buonasera a tutti, i signori vorranno deporre i portafogli nel mio cappello, ordinati e

uno alla volta, altrimenti il collo di Camilla verrà tagliato a metà da questa lama.Si alzano per primi i clienti che ordinano sempre l’uovo fritto, Camilla vale bene un centinaio di dollari. Il

cappello è pieno, l’uomo ringrazia. — Io e Camilla ci facciamo una piccola passeggiata, ma non vogliamo vedere automobili avvicinarsi o

sentire sirene. Non è vero Camilla? Gli occhietti di Camilla sono incantati dalla lama, I due ora sono fuori in strada. — Quanto dici che abbiamo fatto, Joe?— Non saprei, Camilla, qualche migliaio di dollari. Più passo al vicolo sul retro della tua cucina per darti

la tua metà. Ora vado a farmi la barba, mi cambio d’abito e cappello, poi vado ai cercarmi un buon ristorante. Con una mancia appropriata, credo che mi offriranno un tavolo al centro sala e un buon sigaro alla fine.

Il Cuoco Perverso

Camilla apre la porticina con furia disperata, una specie di singhiozzo a stento passa per la sua gola stretta dal terrore, si getta a terra e agita frenetica le zampine nell’aria come a scacciare un incubo.

Le altre galline nella grande stia la vedono presa da una oscura frenesia e delirio, le si fanno intorno con cautela ma premurose.

— Camilla, hai le penne tutte tremanti, cosa hai visto? Sarà meglio chiamare il cuoco?Come morsa da una serpe, Camilla si rimette ritta sulle zampette e le fissa prima di parlare:— Il cuoco è un maniaco, uno psicopatico. Le altre galline tirano un sospiro di sollievo, la solita Camilla che di un aglio fa una cipolla. La

rimproverano piene di tolleranza:— Camilla, ti riferisci a quella sua mania di mettere rosmarino e foglie di mentuccia su qualsiasi tipo di

arrosto? Qui lo sanno tutti. Per il resto il nostro cuoco è davvero un brav’uomo, siamo tuti una famiglia.Camilla le fissa di nuovo, ora sarcastica.— E come la mettiamo con quelle galline in busta fatte a pezzi nel frigo?

Con Patate Arrosto

Il cameriere entrò di furia sbattendo le due mezze porte della cucina, la sala ristorante era piena di tipi e tipe affamati.

— Una coscia di pollo con patate arrosto — gridò al cuoco.Il cuoco lasciò sospeso a mezz’aria il coltellaccio con cui stava tagliando le bistecche con l’osso.— Gli diamo un qualcosa di surgelato?— chiese calmo al cameriere. — Niente da fare. E’ il cliente con l’orologio a carillon, Paperone grandi mance. Gli devi dare qualcosa di

fresco.Il cuoco si guardò attorno perplesso, notò la tartaruga che si limava le unghie, rovesciata al sole sotto la

finestra. La tartaruga fece cenno al cuoco di guardare sotto la sedia impagliata. A questo punto la gallina decise che era meglio uscire allo scoperto, si mosse zoppicando con una gamba sola e la stampella, lo sguardo torvo.

Il cuoco non si lasciò impressionare e fece subito notare alla gallina come stavano le cose.— Al cliente piacciono le tue cosce, sei pagata per questo, devi accontentarlo. La gallina si fece ancora più torva e indicò la stampella. — Cuoco della mia pasta scotta, non vedi che mi è rimasta una coscia sola? Come farò a camminare? Il cuoco prese ad affilare il coltellaccio e le rispose indifferente: — Ti compreremo una carrozzella elettrica.In quel momento rientrò il cameriere con un altro ordine:— Un brodo.Il cuoco si guardò di nuovo intorno e fece attenzione al fischio della tartaruga, che gli indicava la

posizione della gallina con la limetta per le unghie. Rasente al muro la gallina cercava di svignarsela dalla cucina. Ma il cameriere non aveva finito l’ordine.

— Un brodo di tartaruga.La tartaruga continuò a limarsi le unghie. La cosa non la riguardava, lei era l’anima e la memoria storica

del ristorante. Era entrata bambina col fondatore, un tipo tosto coi grandi baffi e la bombetta sempre in testa. Il frigo era pieno di tartarughe surgelate, gente da poco, il cuoco si arrangiasse al meglio.

— Gli diamo un qualcosa di surgelato? — chiese il cuoco al cameriere.— No. Definitivamente. Il brodino è per la bambola che è arrivata e si è seduta di fronte a Paperone. Ci

vuole roba fresca.La tartaruga impugnò la limetta con forza, aveva già sentito in giro queste storie di ingratitudine. — Vammi a prendere la tartaruga, ho da fare — ordinò il cuoco al cameriere. E gli porse una pentola

mezza piena d’acqua.La tartaruga guardò tutti con disprezzo e maledisse il momento in cui si era girata sul guscio. Sulle

quattro zampe avrebbe potuto difendersi e trovare un buco dove infilarsi.Il cameriere la depose nella pentola. Lei evitò di guardarlo, ma lui picchiò sul guscio con un dito.— Ehi sorella, era uno scherzo, vieni fuori. Lei contrasse tutti i tendini, si girò come furia e morse il dito del cameriere.

Il Lago dei Coccodrilli

Sul Lago il pasto preferito dei Coccodrilli erano le galline, ma da dove venivano questi animali insoliti per quei luoghi? Ebbene, esse erano le Beate Sorelle del Sacro Chicco di Granoturco, qui venute per assistere un missionario nella diffusione della verità e della fede. Come potete intuire, questo loro andare al martirio, a causa dei problemi che avevano coi Coccodrilli, aveva alla fine spezzato la loro ferma volontà e certo sarebbero fuggite, se avessero saputo ove andare. Ormai esse non pensavano che a se stesse e alla loro salvezza, invece che a quella delle anime dei miscredenti. Invano il missionario le incitava e ricordava loro:

— Fortunate coloro che saranno mangiate dai Coccodrilli, perché diverranno Beate Sorelle. Esse si erano ormai mille e mille volte pentite di essersi convinte a venir qui nel Paese Tropicale, dietro al

missionario. Oh, come le aveva incantate bene monsignor Tacchino, per convincerle a partire. Con voce suadente e faconda, egli narrava loro di come avrebbero potute leggere i testi sacri persino agli Elefanti, animali densi di pensiero filosofico antico; di come avrebbero potuto convertire al pensiero cristiano le belve più feroci e gran rimerito ne sarebbe venuto all’Ordine del Granoturco; Di come avrebbero potuto metter su una scuola per insegnare alle bestie: di come, essendovi nel Paese Tropicale tanto spazio, ognuna di loro, col tempo s’intende, avrebbe potuto avere il suo convento e divenir Gallina Priora. E poi il bel viaggio per mare e i larghi orti dove razzolare. Insomma un futuro di meraviglie, dove i miscredenti da convertire crescevano a grappoli sui rami e non aspettavano che loro, Beate Sorelle Galline, per cader maturi alla fede.

Una volta sbarcate e arrivate alla loro destinazione, il Lago giustappunto, le Beate Sorelle ebbero una rapida illusione e una ancora più rapida disillusione. Oh, l’incanto del raggio di sole che prende un colore diverso saettando di foglia in foglia. Oh il piccolo campo di terra rossa, ove il missionario decise di erigere la nuova chiesa, così pieno di lombrichi d’ogni sorta mai visti prima d’ora.

E poi, non appena si affacciarono sul Lago, le Sorelle furono accolte da un moltitudine di scimmiette che parevano avide di apprendere la verità e convertirsi, tanto è che vollero subito avere in mano i sacri testi, tendendo le avide e curiose manine. Ma non appena ne ebbero masticato qualche pagina, le scimmiette presero a tirare i volumi ben rilegati sulle teste delle Beate Sorelle, tra smorfie di riprovevole disgusto. Subito dopo le Beate Sorelle furono notate dai Coccodrilli, in specie le più pienotte. A una di loro sembrò che un Coccodrillo la chiamasse con gli occhi umidi, come se avesse bisogno di lei. La sventurata si avvicinò e rispose al muto sguardo.

***

La Moglie di Tito è senza Sospetto

La piccola Cielo, seduta su un gradino del patio, gioca con Fernando Invisibile, l’amico creato dalla sua fantasia. Suona il telefono nel salotto di Mamama.

— Corri Fernando, il telefonooo.Cielo si solleva sulle punte delle scarpine di stoffa e tira giù la cornetta.— Pronto, sono Cielo questa è la casa di mamama. — Cielo, sono zio Tito, vai a chiamare mamama.— Zio Tito, mi porti il cappello da generale?— Si Cielo, ma ora corri.— Con l’aquila e il bordino dorato?Attirata dalla vocetta di Cielo, è arrivata mamama.— Mamama, zio Tito ti vuole parlare, ha una voce strana, digli che deve portarmi il cappello da generale

che mi ha promesso.Mamama ansiosa le toglie la cornetta di mano, Tito è suo figlio.— Che succede Tito? — Mamama, devo portare subito Carlos e Vivian da te, è successa una disgrazia. Mamama è contenta di poter rivedere i nipotini, ma la sua ansia diventa angoscia. Allontana Cielo che si

è aggrappata al suo vestito— Che dici, Tito, cosa succede?— Rio ha preso la pistola dal mio cassetto, forse era curiosa, forse voleva pulirla e farmi una sorpresa. E’

partito un colpo con la canna diretta al cuore. Rio è la moglie di Tito.Mamama è impietrita, ma i suoi pensieri si muovono da un luogo all’altro e da un tempo all’altro. Ora

grida alla cuoca di portarsi Cielo in cucina. Cielo strepita e non vuole essere trascinata.— Verrà la polizia criminale in casa da te, Tito? Poi verranno qui a interrogare anche me? Cosa devo

rispondere?— No, niente polizia criminale, è stata una disgrazia, aggiusta tutto il mio comandante.La moglie di Tito non era sola in casa, una squadra di muratori dipingeva a nuovo le pareti, i muratori

hanno visto il colonnello Tito rientrare in anticipo, hanno sentito lo sparo e sono scappati, davanti a tutti più veloce di tutti corre Ramon. Ramon era stato avvertito dal caposquadra di guardare la parete che stava ripassando e non guardare la signora. Ma nessuno osa proibire alla signora di guardare Ramon.

— Ramon vieni nella mia camera da letto, consigliami sulle tinte al soffitto.— Subito signora.Dopo lo sparo, ma qualcuno dice prima, Ramon deve aver corso davvero molto, molto lontano. Ramon è

sparito per sempre, nessuno lo ha mai più visto.

La Scatola di Cartone con i Buchi

La ragazza mulatta portava un vestitino rosso e teneva le scarpe in mano, era incerta se farmi vedere di più le gambe. Il negro se ne stava dietro di lei, seduto su una valigia gonfia tenuta da due cinghie. Potevano essere padre e figlia. Non me ne importava di loro e del fatto che se ne stavano al sole al bordo della strada, ma pensavo che essere in tre poteva confondere le informazioni a quei tipi che di sicuro mi stavano cercando.

Mi fermai e dissi alla ragazza— Metti la valigia dietro, davanti c’è posto per tre, stai attenta a quella scatola con i buchi. Il negro non parlava, fumava un sigaro tendendolo stretto tra i denti, il fumo sapeva di sudore di pelle di

somaro.— Cosa ne pensi del governo — chiesi al negro.Il negro non parlava, si limitava a prestare tutte le sue attenzioni al sigaro.— Il governo gli passa una pensione per comprarsi i sigari — mi informò la ragazza.Cominciò a piovere e l’aria sembrò ancora più calda e ferma. Le moto della polizia si fermarono sotto i

ponti e la mulatta si mise a canticchiare l’ultimo pezzo dei Los Banana, rallentai, dentro ogni pozza d’acqua si poteva nascondere una buca. Mi fermai al distributore e mentre facevo il pieno, il negro scese per comprarsi una bibita fresca e cercare il bagno. Pensai che potevo andarmene con la ragazza, il negro se la sarebbe cavata, gli avrebbero dato un lavoro qui al distributore.

— Cosa hai nella valigia?— I miei vestiti e una scatola di sigari per lui.Indicai con la mano verso il bar:— Lasciamolo qui. Tutto quello che hai è nella valigia. Lui è meglio che smetta di fumare.— No, lo aspettiamo, lui è tutto quello che ho. Ce ne andiamo in campagna a stare da certi nostri amici.

Non avresti cento dollari?Dietro, nella scatola di cartone coi buchi, il gallo da combattimento se ne stava immobile e zitto.Ero alla guida da sei ore, Mi aveva svegliato un incubo. Certi tipi avevano bussato alla porta appena si

era visto il sole. Prima di parlare i tipi avevano guardato dappertutto.— Dove hai nascosto il gallo? — A quest’ora se ne va sempre in giro, ma non vi aspettate che si metta a cantare, non gli piace, pensa

di essere un samurai.— Rivestiti e vallo a cercare, abbiamo bisogno di un gallo da combattimento. Noi torniamo tra un’ora o

due, devi portarci in giro con la tua auto comoda, abbiamo un sacco di lavoro da fare, ci serve un autista.Ancora mezzo buio avevo preso il gallo e me ne ero uscito senza fare rumore. Diedi venti dollari alla ragazza e pensai che me ne potevo andare con loro e sfidare i galli campagnoli col

mio campione. Cassius, questo è il nome che ho dato al mio gallo.Cassius ha vinto ventotto combattimenti di fila. Mai visto prima. Gli scommettitori considerano Cassius

un investimento sicuro, più dei buoni del Tesoro degli Stati Uniti. Ma ho visto negli occhi di Cassius un segno di sofferenza, come se mi dicesse che la fortuna gira. E’ stato per questo che, prima di cominciare l’ultimo incontro, gli ho detto:

— Cassius, amico mio, fammi un paio di attacchi eleganti e poi buttati giù.Gli ho mischiato un’erba insieme al granoturco e ho puntato tutto quello che avevo contro di lui.Al momento di sicuro quei tipi di stamattina sono nei posti dove si organizzano gli incontri, in cerca di

una scatola di cartone con dentro un gallo da combattimento; meglio se ci separiamo Cassius e io. Il negro e la ragazza gli daranno granturco fresco tutte le mattine.

Pedro e Pablo

Pablo comprende di aver fatto un errore, quando la lunga automobile nera si sovrappone alla sua immagine elegante, riflessa dalla vetrina del barbiere. Pablo si compiace della sua figura alta e raffinata, porta scarpe di cuoio inglese lucidate alla crema, l’onda dei capelli è profumata, il taglio perfetto della barba eseguito dal miglior figaro.

Dal lato opposto della strada la piccola Cielo, seduta sulle spalle di suo padre Ramon, vede i tre grandi coni gelato che escono dalla gelateria accanto al barbiere. Corri cavallino, Cielo grida e sprona Ramon, che adora fare questo gioco con la sua piccola e attraversa la strada di corsa.

Succede tutto in tre soli secondi. I gelati cadono a terra con Maria, la madre di Cielo che ha visto i lampi uscire dal finestrino dell’auto; Ramon si trova tra l’auto nera con i sicari e Pablo, Cielo allarga le piccole braccia e scivola dalle spalle di Ramon fino a terra. Pablo si tuffa all’interno della bottega di barbiere, l’auto nera si allontana senza accelerare silenziosa a portare la cattiva notizia a Pedro. Da una finestra calano una sedia di paglia, mani di buoni paesani aiutano Maria a sollevarsi, Ramon rimane seduto sull’asfalto, come uno che non vuole tornare a casa.

Nella villa di Pablo.La scrivania di Pablo è in ciliegio della California, apparteneva all’imperatore del Messico Massimiliano

d’Austria, questo l’antiquario aveva fatto credere a Pablo e lui l’aveva fatto credere a tutti in paese. Nessuno poteva toccare la scrivania, Pablo in persona la spolverava e ogni Primavera ci passava la miscela a base di cera d’api, di metterci le mani dei visitatori sopra neanche a pensarci.

— Senhor Pablo, gli ho offerto cinquantamila dollari, non se ne vuole andare. Lo devo minacciare?— Offrine centomila.— Senhor, quell’uomo ha lo sguardo di un fantasma, i cani si sono avvicinati docili, si sono messi ai suoi

piedi, le guardie hanno paura, le donne si sono messe a pregare. Non vuole soldi, ha detto che deve parlarti.

Pablo non si alza in piedi, ma si abbottona la camicia, il suo aiutante capisce e va a chiamare Ramon, che ne sta seduto su una panca in silenzio immobile.

— Vieni Ramon, sei il benvenuto in questa casa, tu e tua moglie Maria avrete tutto quello che volete, dovete rifarvi una vita, forse dovreste andarvene. Posso trovarti un lavoro in qualsiasi posto, posso comprarti una fazenda, devi solo chiedere. Avanti, siediti.

— Vogliamo la moglie di Pedro, senhor.Ramon è rimasto in piedi, col sombrero in mano.Ramon ha detto ‘vogliamo’, sua moglie Maria è d’accordo. Pablo non è preparato a questa richiesta,

deve capire. Ci deve girare intorno.— Ti piace Carmem? Sono d’accordo con te è una donna più bella di una tigre. Vuoi far impazzire Pedro

di gelosia? Vuoi chiedere un riscatto? Ramon, mi dispiace davvero, ma questo non posso farlo per te. Nessuno riesce a entrare nel parco attorno alla villa di Pedro. E se riuscissi a rapire la sua donna, credi che Pedro se ne starebbe ad aspettare come si mettono le cose? Quell’uomo è un pazzo criminale, tiene rinchiusa Carmem come una schiava. Nessuno sa quanto abbia guadagnato col traffico della coca, ma di sicuro può comprarsi una banda di mercenari e bruciare tutte le case fino a quando non trova Carmem.

— Mi devi la tua vita, senhor Pablo.Pablo si passa lentamente una mano sulla faccia, prende un sigaro, lo spunta, lo rimette nella scatola.

Tutte le notti la piccola Cielo viene a trovarlo, non gli parla, non lo guarda, passeggia tra le nuvole e svanisce. Pablo la sera ha paura di addormentarsi. E Pablo sa come vanno queste cose, cominci con un pizzico di cocaina per allontanare i brutti sogni, poi un giorno ti accorgi che non ti rispettano come prima

— Sta a sentire, Ramon, scegliti un posto dove vuoi andare con Maria, ti darò una villa, con molta terra intorno, cavalli, bestiame, tua moglie andrà in carrozza a fare acquisti, potrà comprarsi quello che vuole.

— Vogliamo una figlia, Maria e io, ma lei non si lascia avvicinare. La moglie di Pedro rimarrà con noi, fino a quando non ci darà una figlia.

Pablo sa che potrebbe far sparire Ramon e sua moglie Maria, le voci direbbero che se ne sono andati di notte con tutti il denaro ricevuto da Pablo. Ma non può far sparire Cielo che torna ogni notte, vestita con la camicina lunga celeste, tra le nuvole bianche come latte; Pablo sa che deve far sorridere Cielo, è lei che ha in mano la vita di tutti.

— E come vado a prendertela Carmem? Io ho solo una dozzina di uomini qui con me, Pedro ne ha almeno cinquanta, allarmi, cani feroci, spie attorno e in paese. Pedro di sicuro sa che sei qui, devi andartene con la faccia contenta e una borsa piena di dollari. Trovami un condor che scenda a prenderti Carmem.

— La moglie di Pedro uscirà domani, appena si fa luce, va in chiesa dal confessore, ha paura di andare all’Inferno.

— E tu pensi che Pedro la lascerà uscire dalla villa? Una donna che comanda Pedro.— Non è una donna, è Carmem, Pedro ha dovuto cedere, lei si è chiusa nella sua stanza, non mangia, ha

detto che apre la porta solo per uscire a farsi assolvere dai suoi peccati. Uscirà con una piccola automobile, vestita come una sua cameriera, solo lei e l’autista, nessuno deve sapere.

— E tu come lo sai.— La madrina di battesimo di Cielo è la cameriera privata di Carmem, la sua confidente, la sua unica

amica. Questa donna ha parlato col confessore, ha preparato tutto il piano. Tu devi mandare due uomini a eliminare l’autista nell’auto davanti alla chiesa di san Cristobal, io e Maria mettiamo Carmem legata in una carretta con l’aiuto dei tuoi uomini.

— E dove pensi di andartene con la tua carretta? Pedro manderà gli uomini a cavallo per tutta la Sierra con i cani da fiuto davanti. E ci sarà oro molto oro, e dollari e coca per ogni informazione. Dovrai andrai a nasconderti con la tua carretta e le due donne?

— A che ti serve saperlo? Cammineremo per giorni nella Sierra, fino alle capanne degli indios, dove Maria era bambina.

Pablo offre un sigaro a Ramon, che lo infila in un taschino, l’accordo è fatto. Ramon è uscito con un sigaro nel taschino e una borsa gonfia, entro un’ora qualcuno lo riferirà a Pedro,

che non si sentirà più parlare della piccola Cielo, uccisa per sbaglio dai suoi sicari; Carmen andrà a confessare i suoi peccati e al ritorno gli aprirà la porta della sua stanza; a Pedro resta solo il problema di eliminare Pablo e controllare tutta la catena del traffico di cocaina, Pedro non vuole comprare la coca da Pablo, vuole le sue piantagioni.

Pablo produce le foglie di coca e vende al suo prezzo, una scelta pericolosa. Ma oggi Pablo vuole che si faccia festa, un banchetto, perché le cose di mettono bene, Pedro diventerà pazzo furioso, impegnerà tutto il suo tempo e le sue risorse alla ricerca di Carmem, perderà il controllo degli affari e il rispetto, i suoi uomini avranno bisogno di un nuovo capo.

La mattina dopo, davanti alla chiesa. L’autista se ne sta nell’auto a leggere il giornale col finestrino aperto, l’aria è già calda, sorride ai due

buoni frati che si avvicinano, uno gli offre la figurina di San Cristobal, l’altro gli infila il coltello alla base del collo. Dopo pochi minuti Carmem viene fuori dal portone di legno della chiesa, compunta e radiosa vede i due frati e li saluta deferente, ma quando si sente afferrare e si ritrova legata e imbavagliata sotto la paglia, in una carretta che si muove, pensa che avrebbe dovuto dare ascolto a Pedro e non uscire per venire in chiesa.

Carmem rapita.Carmen è costretta sulla paglia, la caviglia incatenata a una forcella piantata in terra al centro della

capanna. Quando entra Maria, lei crede di intuire:—Maria ne sono addolorata, davvero, ma io non ne ho colpa. Pedro pagherà il mio riscatto, qualsiasi

somma.Maria non la ascolta, le parla come a una bestia:—Carmem, ogni notte Ramon ti verrà a trovare, tu dovrai aprire le cosce e dargli piacere.La ciotola dell’acqua sfiora la testa di Maria, che si asciuga la faccia con il dorso della mano. Carmen

prova a strappare la catena:—Tu e il tuo Ramon! Non conoscete Pedro. Lui ci troverà. Mi tirerà fuori e metterà voi due dentro, prima

di dare fuoco alla paglia, con i cani che vi sbranano. Maria non risponde e neppure mostra emozione, esce dalla capanna e rientra con una lunga corda.

Carmem ora è legata a un albero sulla riva di un piccolo fiume, è stata trascinata con un cappio al collo e le mani legate. Maria le parla senz’anima:

—Forse ci sono i coccodrilli dall’altra parte della riva, forse un giaguaro viene a fiutarti, forse il becco degli uccelli viene per assaggiare la tua carne. Mi prendo le tue scarpe.

Carmem cerca intorno con gli occhi impauriti, la corda sul collo le brucia la pelle, finalmente risponde sottomessa:

— Maria, aspetto Ramon stanotte nella capanna, gli offrirò tutto quello che chiede.Nella capanna Ramon le ha tolto la catena, ma l’ha avvertita:— Maria è fuori, se non esco per primo ti metterà il coltello nel ventre.— Voglio darti ogni piacere, Ramon, siedi nella paglia accanto a me.— No Carmem, devi solo metterti distesa a cosce aperte.Per tre mesi Ramon visita ogni notte la capanna di Carmem. Inutilmente. — Maria, quella donna è sterile.— Cosa ne facciamo di lei, Ramon? La rimandiamo indietro?— La rimandiamo al paese, vestita con una pelle di caprone, tutto il paese riderà di Pedro, che si è fatto

prendere la donna da due paesani. Pedro la farà parlare e diventerà pazzo furioso di rabbia e gelosia. La vendetta sarà padrona dei suoi pensieri e la sua rovina.

—Ramon, stanotte non andrai alla capanna di Carmem, dormirai con me.

***

Delitto Doppio

— Vuole la casa, altrimenti niente divorzio.La cattiva notizia è rivolta a Gloria, che continua a passare la miscela di olio e petrolio sul pavimento in

terracotta.— E tu lasciale questa maledetta casa a quella sgualdrinella viziata e presuntuosa.— Scherzi? Tre piani, la mansarda, il terrazzo attorno al tetto, la cantina con duemilatrecento bottiglie

scelte, venti stanze col caminetto e sei bagni, il parco tutto intorno con gli alberi di frutta e la jacaranda che fiorisce a primavera, il cancello originale in ferro battuto, il garage per quattro auto, l’appartamento di servizio, il portone posteriore in noce massiccio, due gazebo, il roseto, la cucina con il forno a legna, la biblioteca con millenovecento ventitré volumi rilegati e la scala a chiocciola mobile in legno di sandalo profumato. E orai smettila di lavorare, finirai per rovinare i mattoni, Elisabeth se ne accorgerà quando torna e farà venire giù il fumo dal camino con i suoi strilli.

Gloria rimane in ginocchio e continua a passare il pennello.— George, in questa casa non c’è la piscina, e non ci sono le galline, da bambina nella casa di campagna

di una mia zia la mattina appena sveglia me ne andavo in pigiama a prendere l’uovo fresco sotto la gallina.— Non so nuotare e non ho mai potuto soffrire l’acqua, ma devo ammettere che non mi dispiacciono le

uova fresche.— Bene, ce ne andiamo in campagna, niente piscina, montagne di uova fresche e polli arrosto. — Sai cosa ha avuto il coraggio di dirmi con quella sua vocetta melodica e furba ?‘Oh, George, non mi

metterò certo in mezzo tra te e Gloria, raggiungi pure la felicità con tutto il cuore. Io me ne starò qui in questa casa piena dei nostri piccoli ricordi.

— E anche piena dei vostri furiosi litigi. Lasciale la sua maledetta casettina piena di tanti ricordini. Ci troveremo una fattoria vicino a un ruscello, uova fresche e trote. Ce la spasseremo.

Gloria è affondata nella sua poltrona, apre leggermente le gambe, mostra le famose mutandine di pizzo nero di fiandra, George ha un attimo di smarrimento, ma si riprende.

— Come se non sapessi che sul retro della casa è in attesa con le valige quello Smith, quel tizio che si è arricchito con la vendita di auto usate. E io dovrei lasciare che quel truccatore di contakilometri si sieda sulle mie poltrone in pelle fatte venire da Vienna? Che appoggi i suoi calzini, con dentro i suoi sudici piedi, sul vetro veneziano del mio tavolinetto in ciliegio pieno della California?

Gloria si alza, si toglie le scarpe, lascia cadere la gonna e si sfila le mutandine, si china a raccogliere le scarpe e mostra il suo sedere, quel sedere che ha fatto pensare a George la prima volta che lo ha visto ‘ E’ più bella di una cavalla inglese al derby di Epson’.

Gloria sospira.— Vado a farmi la doccia, George.George è un fiume in piena ormai inarrestabile.— Questa casa ha una seconda biblioteca di trecento anni con i volumi scelti uno a uno, il pezzo forte è

una copia del Corano in arabo, le iniziali di ogni capitolo in oro, la carta sottile introvabile. Quello Smith strappa le pagine e ci si arrotola le sigarette di tabacco, a lasciarlo fare.

Pausa. George infila la testa nelle tendine della doccia. Gloria gli tira un calcio. Colpito, lui non si arrende:

— E il tavolinetto del Settecento nello scrittoio? Laccato e intarsiato, con un cassetto segreto impossibile da trovare e far scattare, Elisabeth ci ha messo un mese per trovare le tue lettere in quel cassetto.

La testa di Gloria spunta fuori dalla doccia.— Spero che Elisa abbia trovato la lettura interessante e di suo gusto.Gloria continua a tormentare il miscelatore dell’acqua calda e fredda, si rende conto che il suo sedere

non sarà sufficiente a farle vincere la guerra. La guerra sarà lunga imprevedibile rischiosa. All’improvviso chiude il miscelatore, apre la tendina, fa sentire la sua voce.

— Mi è venuta un’idea.

— Che idea? Ti ho parlato del caminetto nella sala da pranzo? E’ rivestito con piastrelle spagnole del ‘600 e ha una specie di passaggio segreto, per andare in fuga, nel caso George Washington fosse stato sconfitto dagli inglesi.

— Mi hai parlato del caminetto almeno cento volte. Lascia stare le piastrelle e i passaggi segreti, mi è venuta un’idea.

— Che idea?— Mi chiedevo se non potesse succedere una disgrazia a Elisabeth. Un incidente in questa sua casa

piena di piccoli ricordi, quando è sola.Come è cominciata questa storia, si chiede George ascoltando perplesso le parole di Gloria.

E’ cominciata due mesi fa per la sua maledetta abitudine di comprarsi libri da leggere. Quel giorno Gloria incontra George e pensa di averne abbastanza di suo marito Joe.Eccoli qua.George attraversa la strada con aria infastidita e perplessa, due lunghe gambe femminili, e la brunetta a

cui appartengono, gli occupano la vetrina del suo negozio di libri, e così per dare uno sguardo alle novità letterarie dovrà aspettare che l’intrusa se ne vada. Prova a lanciarle sguardi minacciosi e intimidatori riflessi dalla vetrina. Le gambe della brunetta non sono male. I piedi forse un poco grandi, chi sa per quale motivo si pretende che le brunette alte abbiano i piedi piccoli come cinesine. Il sedere le riempie tutta la gonna, ma non sembra abbastanza rotondo. Lei non pare spaventata, ma piuttosto presa dai libri esposti, non si muove dalla vetrina, anzi si porta un dito alle labbra con fare dubbioso e piega leggera una gamba. Ha polpacci robusti quasi da atleta, ma la gamba nel complesso può continuare a essere definita elegante. La giacca a quadretti le sta stretta sulle spalle, potrebbe essere una appassionata di nuoto. Altro per ora non si vede, nel complesso la figura è gradevole, niente grasso eccessivo. A sorpresa la brunetta si volta, schiude le labbra di un piacevole colore albicocca, spalanca gli occhioni neri, china un poco la testa di lato e gli sorride interrogativa, mostrando due file di coralli bianchi.

Se crede di fare lo squalo con me, avrà vita dura, pensa George.Lei insiste a sorridere tra il compatito e l’ironico.Il suo seno è teso e alto sotto la camicetta, ma potrebbe essere merito del reggiseno. La brunetta si avvia

con un dondolio impercettibile e George pensa che finalmente può godersi la sua vetrina di libri, ma la brunetta è piena di sorprese, prima di scendere il gradino del marciapiede per andare dall’altra parte si volta ancora a guardarlo. George sa quando deve cambiare idea, e qualcosa gli dice che negli ultimi tempi ha lasciato troppo spazio ai libri nella sua vita.

La brunetta passa da un marciapiedi all’altro, a ogni gradino fa un saltello da bambina che gioca e non bada al resto del mondo. Porta i capelli raccolti dietro e questo le lascia scoperte due deliziose orecchie di color bianco e rosa, passa davanti a una vetrina di moda, si ferma a guardare una camicetta di pizzo bianco. George colto di sorpresa fa una giravolta con indifferenza e si ferma a qualche distanza. Lei continua a godersi la sua camicetta di pizzo bianco e si porta ancora il dito dubbioso sulle labbra. Le dita sono affusolate, le unghie smaltate di rosso lucente. George decide che può perdonarle questo vezzo del dito alle labbra.

La brunetta si riavvia con aria malinconica, George sa quando una cosa deve essere decisa, entra nel negozio e ne esce con una piccola scatola rettangolare. Accidenti non immaginava che le camicette di pizzo costassero tanto, ecco perché le donne sono sempre così nervose e scontente. Con aria irrequieta George scruta l’orizzonte, la fortuna aiuta i compratori di camicette di pizzo, la brunetta è in vista. Si prosegue. Lei ora entra in un portone ma prima si è voltata a lanciargli un lungo sguardo.

Quale è il tuo gioco bambola? pensa ancora George, che ora teme di essere deluso da questa splendida monella, forse ora mi chiederai i soldi per compare le medicine alla povera zia malata.

La brunetta apre il cancello in ferro battuto dell’ascensore e rimane in attesa di George entrato nel portone.

— Dove andiamo?— Chiede un George ormai pronto a tutto.— All’ultimo piano naturalmente.George ha un tamburo nello stomaco.Ultimo piano. E’ il piano del tetto, non ci sono porte di appartamenti. I due si fronteggiano, la brunetta

gli prende decisa la scatola rettangolare.

A George tremano le dita, mentre riprende al volo la scatola che gli scivola via.— Non so se è la misura giusta.— Siamo qui per provarla.Lei si toglie la giacca a quadretti e glie la allunga. Poi si sfila la maglietta con l’ippopotamo rosa e la mette

sul braccio di George sopra la giacca. Il reggiseno nero non sembra avere problemi particolari con la brunetta, le sue spalle sono larghe al naturale non ci sono spalline nella giacca, si vedono le scapole in risalto. Le braccia sono tornite morbide eleganti, i gomiti sono un poco ruvidi forse le piace tenerli appoggiati a un tavolo. Le mani promettono giardini di delizie: bianche sul dorso, il palmo appena sfumato di rosa, le lunghe dita morbide e tenere. Lei ora ha finito di spogliarsi e apre la scatola, lasciando George un poco deluso, ma tutto sommato soddisfatto di come si mettono le cosa. Lei indossa la camicetta nuova e mette la sua maglietta nella scatola, fa una giravolta e lancia la scatola, che George afferra con qualche incertezza, per la difficoltà di guardare lei e la scatola allo stesso tempo. La brunetta riapre la porta dell’ascensore all’ultimo piano. I due escono. Accade l’incredibile: lei volta le spalle a George, si solleva la gonna, si china e si abbassa le mutande rosa.

— Guardare, ma non toccare — lo ammonisce decisa.Le mutande sono lunghe al ginocchio e ricamate, tipo Pellegrina del Mayflower. George è in preda

all’incantesimo, capisce che la gonna aderente le appiattiva ingiustamente il sedere. — Dio mio, è tondo come il sole — pensa.Quanto alle cosce, George non ricorda pollastra che ne avesse di migliori.I due ora sono sul portone. La brunetta si avvia fuori, ma ordina a George di rimanere dov’è con l’indice

minaccioso. — Mi chiamo Gloria, ho un negozio di tappeti e un marito di nome Joe. — Potremo presentargli mia moglie, mi chiamo George e ho una moglie di nome Elisabeth.Joe incontra Elisabeth ed è preso da malia.

Se Gloria ha incontrato George, anche Elisabeth deve aver incontrato Joe.Infatti. Elisabeth negli ultimi tempi non ha guadagnato molto dal suo lavoro di critica letteraria, ma ha voglia di

comprarsi una automobile senza chiedere soldi in casa a George, da cui ha deciso di prendere le distanze, per via di questa sua recente abitudine di leggerle a letto la sera i classici russi ad alta voce. Una auto usata risolverebbe il problema, pensa Elisabeth, che sa come comportarsi in uno di quei saloni con le trappole a quattro ruote lucidate ed esposte in prima fila e i lupi famelici in pelle di agnello in attesa di azzannare questa tipa, che entra con l’aria della bambina che vuole un giocattolo.

Il Salone di Joe è vivace.Una coppia di campagnoli vuole sapere se nel sedile posteriore trova posto un porcello. Ma certo che si,

questa Oldsmobile è nata per la campagna, il vostro porcello non vorrà più uscire una volta che si è sistemato dietro. Una esperta maliarda spinge uno studente senza soldi verso una Cadillac rugginosa. Questa auto ha fatto appena ottocentomila chilometri e guarda i sedili soffici ribaltabili. La maliarda venditrice si stende sui sedili e lascia che lo studente osservi bene da vicino la sua scollatura profumata.

In un angolo gli altri venditori si stanno giocando a dadi Elisabeth, ma Joe li ferma con la mano aperta, Elisabeth è sua. Anche Elisabeth ha capito che Joe è il boss, ed è lui che vuole.

— Sono in cerca di una auto sportiva, Ci sono cose che non accadono mai, così uno crede, invece Joe prende Elisabeth per mano fino a un

piccolo box ricavato in fondo al Salone.— E’ una Bugatti a due posti, scoperta, niente tettuccio.Elisabeth è ammaliata dalle ruote a raggi.— Una Bugatti? Joe le apre la portiera del posto di guida, lei sale. — Vroom Vroom, a che serve questo strumento? — E’ il contagiri.— Che stupida, sicuro il contagiri. Dove sta la chiavetta di accensione? — Si gira la manovella sotto al cofano, mi chiamo Joe.

Elisabeth è stupita da Joe in ginocchio che gira la manovella di accensione. Joe non si stupisce dall’essere affascinato dalle cosce di Elisabeth.

— Mi chiamo Elisabeth, facciamo un giro su per la collina fino a casa mia? E’ una strada pericolosa con tante curve, guido io.

I venditori del Salone ricordano bene quel giorno, che prese il nome solenne di Quel Giorno Che Joe Mise una Donna al Volante della Sua Bugatti.

Accade molto più spesso di quanto non si creda, che un tipo si ritrovi accanto a una tipa sconosciuta e cominci a parlare della sua vita avventurosa e misteriosa. Joe racconta a Gloria di come la sua famiglia fosse stufa di compragli ogni volta un motore nuovo, per farlo partecipare a una corsa che serviva giusto a fargli fondere il motore. E di come, sempre la sua dannata famiglia, fosse stufa del suo andarsene a spasso con una costosa e sbuffante auto d’epoca, anche se gli occhialoni di plastica davano un tocco di classe a tutti gli Smith. A questo punto la voce di Joe si fa dolorosa al ricordo. La famiglia gli aveva trovato un posto come venditore di auto di seconda mano, il ricordo di quei giorni fa mettere una mano di Joe tra le cosce di Elisabeth, in cerca di protezione.

Le confessioni di un venditore di auto di seconda mano.Dovevo andare al lavoro con una giacchetta a quadratini verdi e blu. Ho dovuto fare un corso intensivo

al salone delle auto usate, mi hanno messo con un veterano delle vendite, che mi è stato presentato come il mio Mentore. Mentore coltiva con gusto due hobby: masticare tabacco e fare la raccolta dei biglietti da visita dei venditori, che mi hanno preceduto e sono stati presto licenziati, oppure se ne sono andati per disperazione. Mentore sghignazza: Joe, vedi tutti quei cartoncini fissati con uno spillo a quel muro? E' il muro della vergogna, con i nomi di tutti i venditori che ci hanno abbandonato nella prima settimana di lavoro.

Il mio corso intensivo comincia con questa dichiarazione, subito dopo Mentore mi fa vedere il posto riservato sul muro al mio nome, nella fila in basso. La competizioni tra venditori di auto usate è feroce, i venditori esperti e affermati odiano i giovani nuovi arrivati, specie quelli con un'aria sveglia e affamata, che possono rappresentare un terribile pericolo alla loro vita confortevole. Mentore cerca di entrare nella mia testa per trovare il punto debole e mettermi in fuga. Ed eccomi al terzo giorno di addestramento, primo giorno sul campo. Mentore mi ha mandato fuori al Punto, vicino alla grande vetrina del salone, dove si catturano i clienti. Me ne stavo fuori con l'aria dell'onesto venditore, pieno di comprensione per il prossimo a cui serve un'auto senza spendere, quando arriva una delle volpi, uno dei grandi esperti venditori. Si parla del tempo, di una cosa e l'altra. La volpe mi distrae con la mano amichevole sulla spalla.

‘Ascolta Joe, tu sei il leone che deve portare il cliente dentro la gabbia, il cliente è una bistecca di carne cruda’. Sorride, ma non sorride a me. Una coppia, con cappello e cappellino, dietro di me sbircia timida le macchine dalla vetrina, la volpe li tira dentro Ho quello che fa per voi, lo sento che abbindola i due sventurati.

Questo è uno dei trucchi con i quali le volpi esperte distruggono i giovani lupacchiotti che vorrebbero un posto nel pollaio.

Finito il racconto Joe cerca la simpatia di Elisabeth e la trova. — Bravo il mio Joe, il mio piccolo guerriero adesso ha un grande salone.Ma Joe vuole essere umile.— Sta a sentire, Elisabeth, un giorno che cerco di fare un motore buono da due fusi la fortuna arriva,

vede la mia faccia nera di grasso e sorride divertita. Non passa che un minuto e un tipo italiano mi chiede se voglio guadagnare molti soldi col mio meritevole lavoro. Si tratta giusto di truccare una automobile dall’aria innocente e di portarla alla svelta fuori dai guai, se qualche tipo di curioso malvagio si volesse avvicinare a fare domande o con cattive intenzioni. E cosi mi faccio il mio piccolo gruzzolo e metto su il salone.

Ogni volta che Elisabeth scala una marcia prima della curva la sua mano tocca la coscia di Joe, come se cercasse qualcosa.

I giorni passano, Elisabeth e Joe sono una coppia in cerca di nido e di divorzio, ma Elisabeth non ne vuole sapere di cambiar nido, come abbiamo visto, e decide che è tempo di parlarne in via definitiva con Joe. Il quale Joe l’astuto dovrà convincere George a fare le valige e andarsene con la sua Gloria.

Infatti ora vediamo Elisabeth che si prepara per andare da Joe a parlare della casa su in collina.Si guarda allo specchio: capelli color miele, camicia di seta, stivali bianchi. L’indulgenza per se stessa la

avvolge. Esce dalla casa di Florida Avenue, alza il tettuccio della spider e sale in macchina, scende dalla

collina lasciandosi dietro le ville e i giardini cintati. Elisabeth adora guidare la sua piccola decappottabile su questa strada, ad ogni curva la vista di San Francisco è una sorpresa. Le colline ripide, la baia cosparsa di vele bianche, Miracle Island proprio davanti, fa tutto parte della cartolina in cui è progettata la sua vita. Ora è sul ponte, le appare, la città distesa. Attraversa il parco e arriva nel Mission Distrect; graffiti marcano i muri in lingue segrete, minacce e giuramenti di guerre sotterranee. Murali di La Raza davanti al centro sociale rivendicano l’orgoglio della razza latina. Parcheggia nella 17ettesima, davanti alla tacheia, dalla quale esce e si espande l’aroma forte di mole e di cilantro. Attraversa la strada di corsa, il soprabito di seta pesante le aleggia intorno. I ragazzi fischiano quando lei passa, sono seduti sui gradini del caseggiato e bevono birra nel tardo pomeriggio. Che rubia guappa!

I ragazzi con i capelli neri quasi blu lisciati all’indietro, gli zigomi alti scolpiti, le sembrano angeli maya in canottiera, che la seguono con lo sguardo, lei sorride perché nessuno fischia alle donne nella sua zona. Camminare nel distretto latino la fa sentire avventurosa. Bussa alla porta, Joe viene ad aprire, perché il tempo passa, Elisabeth e Joe si sono messi insieme.

Joe di natura, e per abitudine di lavoro, è un tipo che non sa stare zitto e aspettare.— Allora bambola quando posso trasferirmi da te? Mi preparerai tante buone cenette, ci scommetto.

Niente più ristoranti, un sacco di soldi risparmiati. Magari faremo qualche modifica a quella tua casa, non è molto pratica da starci per uomo d’affari come me. Bisognerebbe abbattere qualche parete per farci un grande salone, ci voglio fare le riunioni trimestrali dei venditori. Ti devo ordinare gamberi e vino ghiacciato, bambola? Telefono al ristorante di fronte.

— Non chiamarmi bambola. E non si abbatte nessuna parete. Niente divorzio.Joe Smith, general manager, come dice il suo biglietto da visita col bordino rosso, rimane interdetto.

Solleva le sopracciglia, poi sporge il labbro inferiore, come un bambino che corre dal gelataio, con un soldino ben stretto nella manina, ma arrivato trova un cartello con scritto ‘Chiuso per ferie’.

— Forse non vuole lasciarti la tua collezione di kimono di seta che usa come pigiama? Che se li prenda i dannati pigiama giapponesi.

— Non sono i kimono, non vuole lasciarmi la casa, il bastardo.— Come sarebbe? Non è ansioso di correre via con quella sua Gloria CuloGrosso? Il sedere di Gloria, come abbiamo visto, non è grosso ma tondo, perfettamente tondo. Joe però ritiene

opportuno farlo ingrassare a tutto vantaggio del sedere meno competitivo di Elisabeth, che in effetti soffre alquanto tutta la questione.

— Quel maiale vuole Gloria, ma vuole anche tenersi la casa, magari si illude che sia io a cedere, che me ne vada.

— Non sarebbe una cattiva idea, ci prendiamo un appartamento vicino al mare giù in centro, magari con un bel salone dove metteremo un lungo tavolo.

Lei lo guarda in modo inespressivo, prima di rispondere.— Il letto della camera matrimoniale è del Settecento, in legno della California intarsiato a mano. Fu

costruito all’interno della stanza portando su i pezzi di tronco. La fottuta casa fu inaugurata con un gran ballo alla fine al 1713. Sotto la casa c’è una grotta per riempirla d’acqua e resistere a un assedio dei pellirosse o dei soldati del Re di Francia.

Joe non riesce a entrare in sintonia con Elisabeth, sta pensando alla riunione trimestrale dei venditori.— Elisabeth, che te fai di una grotta piena d’acqua? Pensavo ti piacesse l’aranciata. Avreste potuto fare

un garage nella grotta.— Aspetta un momento, Joe.— Cosa succede? — Tu sei sempre in contatto, con quei tipi strani? Quei tizi della Mano Nera per i quali preparavi le

automobili blindate e col motore truccato. Mi hai raccontato che forse qualcuna di quelle automobili era servita per un assassinio su commissione. Hai detto che grazie a quei soldi ti sei potuto metter su il tuo splendido Salone di vendita automobili usate.

— Sei matta? Abbassa la voce. Sono favole che inventavo per far colpo su di te. E poi sono passati tanti anni.

— Tu mantieni sempre i contatti con i tuoi clienti, non è vero Joe? Non andresti a parlare con loro, non lo faresti per me?

Joe come venditore di automobili usate conosce l’animo umano e i suoi inconfessabili desideri.

— Sei davvero matta, vuoi che faccia eliminare George per avere la tua casa per te. Tra l’altro George mi è anche simpatico, non hai idea se voglia comprarsi una nuova automobile? Avrei giusto una Cadillac del candidato senatore che ha perso le elezioni.

— Chi ha parlato di eliminare? Non ho detto niente del genere Joe, sei tu che lo hai pensato. Naturalmente non lascerò la mia casa, non potrei sopportare che Gloria dorma nel mio letto di ciliegio. Niente divorzio allora.

Joe Smith guarda con intensità piena di affetto quella donna così raffinata ed elegante, Joe sbadiglia, perfino dorme, ai concerti dove viene trascinato da Elisabeth, ma lei è diversa da tutte le commesse e impiegate che frequenta. Gli sembra di aver vissuto solo per lei, per darle quello che vuole. Sa anche che non può sfidare la fortuna, non incontrerà mai più una donna come Elisabeth tutta per lui. Gli è venuta una idea.

A Joe è venuta una idea e per svilupparla va da Horatio Cipolla.Horatio Cipolla ha la passione per le auto d’epoca, è stato contagiato da Joe al tempo in cui i due

girellavano su una di quelle trappolette nere dei film muti e Horatio a ogni incrocio starnazzava come un papero imitando la trombetta per terrorizzare i passanti. Altrimenti ora Joe Smith non starebbe nel suo ufficio a dire il suo nome alla segretaria.

— Il signor Cipolla ha piacere che siate venuto a trovarlo e si ricorda il vostro nome anche dopo tanto tempo, ma è sempre molto occupato dai suoi affari e vi può ricevere solo per cinque minuti.

La segretaria che ha parlato a Joe Smith sembra un modello di efficienza. Dall’anticamera dove è stato messo si vede una fila di computer dietro una vetrata, Joe ha attimi di smarrimento, teme di aver sbagliato Cipolla, il suo aveva un taccuino e una mezza matita. Ma non ha tempo di replicare alla segretaria, si apre una porta in noce massiccia e appare Horatio Cipolla, vestito in modo sportivo e con scarpe da ginnastica, niente completo blu a righe come ai bei tempi.

— Joe Smith, furfante matricolato, cosa sei venuto a fare? A vendermi una delle tue auto con tre ruote? Ricordati che me lo devi dire in cinque minuti. Purtroppo sono un uomo molto occupato, anche se non dimentico, che se sono qui lo devo anche alle auto speciali che mi preparavi e serviva agli amici, quando qualche cattivo soggetto gli correva dietro. Avanti vieni dentro, siediti e pigliati tutti i sigari dalla scatola.

Joe decide che la cosa migliore è arrivare subito al punto.— Grazie Horatio. Ho un problema, mi serve qualcuno che mi faccia un lavoro e forse tu hai ancora

contatti con gli amici.Horatio serra le labbra e sbuffa insoddisfatto della partenza del colloquio. — Che ti serve Joe, che lavoro ti serve, un grattacielo? Una piscina? Cipolla Construction Company ti può

fare ogni cosa. Ti faccio un buon prezzo.Joe non è uno sciocco dopotutto. Uno che ha un Salone di vendita di automobili usate difficilmente è

uno sciocco, si aspettava la risposta di Joe ed è venuto preparato.— Horatio ti piacciono sempre le auto d’epoca? quelle con tutti i pezzi originali.— Ci vado pazzo lo sai E’ questo che ti serve? Vuoi piazzare un’auto d’epoca che hai sgraffignato da

qualche parte, per le tue smanie di collezionista, ma non ha i documenti in regola. Sei sempre il solito bricconcello. Te la compro io. Di che auto si tratta? Non vorrai mica farmi uno dei tuoi soliti tiri, a me al tuo Horatio?—

— E’ una Scaglietti con tutti i pezzi originali.Sul tavolo di Horatio suona un cicalino e si accende una lampadina rossa, la segretaria avverte che i

cinque minuti sono passati. Horatio schiaccia un bottone con un gesto appena irritato. La segretaria ora sa che il capo non vuole essere disturbato.

— Le Scaglietti d’epoca non esistono più, molte cose non esistono più. E dove mai avresti trovato questa Scaglietti?

— Ha tutti i marchi originali sulle ruote e sul cofano, quando apri la portiera e ti ci siedi sembra di essere in un sogno, non si sente neanche un sospiro dai sedili. Metti in moto e non riesci a svegliarti, silenzio assoluto, eppure il motore gira. Ogni pezzo meccanico è lappato e lucidato a mano. E la selleria in cuoio poi. Nessuno sa dove Scaglietti trovasse il suo cuoio. Sul contratto di vendita di ogni auto si impegnava a non rivelarlo. Si diceva che usasse la pelle di certe vacche di una fattoria scozzese nutrite con una mistura segreta di fieno ed erba. Si serviva, dicevano, di una conceria inglese alla quale forniva certe fiale preparate dal farmacista del suo paese da aggiungere alle vasche di concia. Per il collaudo andava all’alba in cima a

una collina con un maestro di musica, per cogliere ogni rumore dissonante nell’orchestra del motore. Si diceva che Scaglietti prendesse informazioni sui suoi clienti prima di vendere una auto e ne avesse rifiutata una a un re dalle parti della Svizzera perché l’autista guidava male.

Horatio ascolta affascinato, con riverenza, teme che sia una montagna di balle che il solito Joe ha preparato per lui, ma sa anche che una Rolls Royce di fronte a una Scaglietti d’epoca è un’auto rumorosa e volgarotta. Nessuno canterà mai più come Enrico Caruso, nessuno costruirà mai più una Scaglietti non di serie.

— Va bene Joe, ma dove avresti trovato questa Scaglietti, dal maestro di musica? — Una mattina di agosto ero in giro a cercare automobili usate da comprare a quattro soldi dagli

agricoltori. Sai com’è, trovi due Ford T di prima degli anni Venti, ne fai una sola e la rivendi come auto d’epoca originale.

Horatio lo interrompe.— Vieni al punto. Come ci è finita l’auto nel tuo box garage dalla Carrozzeria Scaglietti in Europa? — Te lo stavo dicendo. Sará stato un mese fa o due. Un giorno che sono in giro per i miei affari mi

ritrovo in mezzo a un temporale, quasi una bufera, mi porto a fuori strada sotto gli alberi, vedo un fienile e mi ci porto dentro. Non sono solo, ci sono le galline e una ragazza che spande chicchi di granoturco. La ragazza aveva il sedere largo e le tette grosse. Una vera campagnola. Si capiva subito che aveva voglia di essere spogliata e sposata, non so quale delle due cose di più. Non doveva passare molta gente per quella strada. La ragazza gira attorno alla mia Alfa Romeo spider e dice che bella automobile, mica questa trappola per sorci, e mi fa vedere la Scaglietti sotto il fieno. La ragazza non aveva una espressione molto sveglia, e io volevo quell’auto, quale che fosse il prezzo da pagare. Pensai velocemente a un piano. Se offrivo soldi, potevo rischiare. Vai a sapere la reazione di quei tipi di campagna, si potevano insospettire. Non volevo correre neanche il minimo rischio. Così il sabato mi portai la ragazza sulla Scaglietti nella Chiesa Metodista con tutti i parenti e gli amici dietro, stando bene attento ai sassi e alle buche. Parlando con la ragazza viene fuori che il nonno aveva un sacco di fattorie prima della grande recessione, la crisi del ’29. Quando era ancora pieno di soldi, il nonno se ne era andato in giro per l’Europa in vacanza ed era tornato con la Scaglietti, modello unico col cruscotto in ciliegio rosso e noce di Sicilia.

Horatio Cipolla è pensieroso.— Una bella storia davvero. La miglior storiella tu che abbia mai inventato per vendere un’auto d’epoca

fasulla a un cliente Ma che ne è stato della tua metà del cielo, che ti saresti sposato nella chiesetta Metodista? non mi pare che tua moglie Gloria abbia l’aria di una campagnola.

— I miei avvocati sistemarono ogni cosa alla svelta, prima che qualche rompiscatole facesse notare che avevo due mogli, i campagnoli se la ripresero con un pacco di dollari, la ragazza non faceva che piangere nell’appartamento dove l’avevo messa qui in cittá, ero sempre via e le mancavano le galline. Ora lascia perdere la campagna, concentrati sulla Scaglietti, ci sono tutte le carte di circolazione in regola, i campagnoli sono stati precisi e attenti. Il contratto di vendita, il libretto di manutenzione, i documenti di spedizione e della dogana, il foglio del Registro. E poi c’è lei l’auto, tu torni a casa tardi di notte, entri con quell’auto in camera da letto e tua moglie non si sveglia.

Horatio si alza dalla scrivania.— Andiamo a vedere questa Scaglietti, se non hai mentito ti prendi un assegno da un milione di dollari.— Buon Horatio, una Scaglietti non si vende, si scambia con un favore speciale. Sembra che il marito di

una signora non voglia concedere un ragionevole divorzio e questo per me è un problema.Horatio ride.— Ti sta a cuore la signora, povero Joe? E tu il marito ammazzalo.— Appunto, Horatio, sono venuto per questo da te. Per via che tu avevi gli amici giusti.I due si guardano negli occhi. Il signor Horatio Cipolla sta pensando a quante Scaglietti ci sono in giro e in

ordine, forse nessuna. — Dove hai detto che la tieni la Scaglietti, Joe? — Qui a due passi vicino a casa, in un box che era pieno di carabattole, con discrezione è stato

sgombrato e ci ho messo l’auto, i ladri non sono informati, ogni due giorni faccio girare il motore e la muovo avanti e indietro.

Horatio si avvia alla porta, ma poi si ferma a metà strada come se si ricordasse di un’ultima cosa.— Senti, Joe.

— Cosa succede?— Mi ci fai fare un giro?— Dopo che avrai parlato con gli amici e avremo preso tutti gli accordi. Oggi ti faccio girare la manovella

di avviamento nel box.

Ma anche Gloria conosceva Horatio, per questo Molly la chiama al telefono..— Gloria? Sono Ms Molly Macaroni, la segretaria di Horatio, ricordi?Gloria è seduta alla sua scrivania, mette in ordine certe carte, al ricordo di Horatio mette il mento sul

piano di cristallo e le mani sulla testa in difesa.— Sì, Ms Macaroni, mi ricordo di Horatio, digli che sono sposata.Horatio irrompe nella conversazione dal telefono comunicante.— Lo so che sei sposata, Gloria, tuo marito Joe è venuto da me stamattina. Nessuno crede una parola di quello che dice Horatio, soprattutto quelli che lo conoscono, ma tutti sanno

che Molly Macaroni non mente. Per questo Molly la devota arriva in soccorso.— E’ vero, Gloria, il tuo Joe è stato qui, proprio come dice Horatio.Gloria si mette a distanza.— Ehi, Horatio, hai cercato di vendere la capanna dello zio Tom, a quel babbeo collezionista di Joe?Adesso tocca a Horatio il sottile, Horatio il sarcastico.— Non proprio, Gloria, la tua metà Joe cerca un killer, un sicario, per eliminare quel tipo George che ti

porti dietro.Il vetro del piano è diventato freddo, Gloria rialza la testa. — E’ vera tutta questa favola del killer, Ms Macaroni? — Temo di si, Gloria.Molly Macaroni sa sempre tutto di Horatio, della sua mamma italiana, dei duri inizi quando di notte

entrava nei cantieri delle altre imprese per procurarsi sacchi di cemento davvero a buon prezzo. Al contrario di Horatio, Ms Macaroni non mente mai, perché è iscritta nella lista delle benefattrici della Parrocchia.

Ora la voce di Gloria non è più la stessa, i suoni della paura dell’ignoto si sovrappongono al distaccato sarcasmo.

— Horatio, non capisco cosa significhi tutto questo, ma devo vederti subito.Horatio gode l’armonia di colui, che scacciato viene implorato di tornare.

Come e quando Horatio e Gloria si incontrarono l’ultima volta.Gloria non ricorda come e quando aveva incontrato la prima volta Horatio. Ricorda solo che purtroppo

non era stata l’ultima. Horatio da buon corteggiatore italiano sbucava imprevisto dappertutto per invitarla a cena. Dopo tre mesi di rifiuti, Gloria aveva deciso di dargli una possibilità e aveva accennato al ristorante più famoso e costoso in città.

Horatio la aspettava al tavolo, con camicia a fiori, giacchetta bianca con gli spacchetti e pantaloni rosa, scarpe a punta quadrata con la fibbia dorata, per la cravatta il discorso si fa complicato e non vogliamo trattenervi lungo,

il nostro Horatio ha sempre avuto gran successo in questa uniforme, che ne può sapere che ci si presenta in modo diverso nel ristorante italiano a cinque stelle.

Gloria arriva al ristorante in nero di classe e con cinque minuti di ritardo, come suo obbligo. Subito nota con un sussulto che Horatio ha sterminato tre aperitivi e una squadriglia di olive verdi, ma a questo punto della sua vita la nostra Gloria vuole togliersi il capriccio di salire sul tram di un tipo rozzo e farci un giro, questo Horatio è il tipo adatto. Gloria immagina un Horatio che se ne sta nella sua Impresa Edile di Costruzione fino a sera e torna a casa per una cenetta pronta della sua mamma, poi Horatio se ne va a dormire davanti alla tv. Mandato dal cielo. Poi lei saprebbe come tenerlo sveglio e lontano dalla sua mamma per qualche tempo.

In ogni modo Horatio non va a raccontare a mamma che esce a cena con una tipa di classe, che vende tappeti persiani invece di stare in cucina.

— Mamma, devo rinunciare a mangiar bene stasera, esco a cena con certi clienti cinesi, questa è gente importante per i miei affari, mi comprano un grattacielo. Questo racconta Horatio l’astuto alla sua mamma, che sospira gelosa e orgogliosa. Mamma non vuole che Horatio porti fuori a cena tipe che lei non conosce.

Horatio è stufo di segretarie che vogliono diventare casalinghe, l’unica donna di casa è la sua mamma, cuoca inarrivabile che non pensa neppure per un attimo a scambiare con una sconosciuta ai fornelli. Infine quello che gli viene giusto è una relazione seria, ma niente anelli e chiese, niente guerre in casa. Questa tipa Gloria ha tutta l’aria di una femmina indipendente, una che sogna semmai divorzi non matrimoni, infine ma non di poca importanza a Horatio piace da impazzire il sedere di Gloria.

Ed è per questo che siamo qui nel Cinque Stelle. Questi sentimenti e riflessioni ancora agitano il nostro Horatio, mentre si alza e litiga la sedia col cameriere per decidere chi deve dare a Gloria il posto al tavolo. Si riparte con l’aperitivo, i tre che Horatio ha tracannato da solo non valgono. Horatio si lascia andare a qualche gorgoglio mentre beve, Gloria si controlla, perché due poli opposti si attraggono e devono esser pronti a frenare prima di uno scontro.

— Non sollevare verso l’alto il mignolo della mano che tiene il bicchiere — dice Gloria a Horatio e gli chiude la mano colpevole in una morsa che per un attimo orribile pare frangere il cristallo tra alcool e sangue.

L'accusato cerca di discolparsi. Il mignolo sollevato era un nobile segno di distinzione al tavolo dello zar, prima che i bicchieri fossero gettati vuoti dietro le spalle. Horatio lo ha visto al cinema.

La giustificazione imperiale raccoglie sguardi annoiati.Siamo agli spaghettini al pomodoro. Al dente ma non duri, il sugo lieve senza un'ombra di unto. Una

gioia di spaghettini rossi, sotto un ricciolo di vero burro. Inarrivabile gran cucina toscana casalinga di emigranti. Tutti sanno cosa fare da sempre: Prendi un pezzetto di pane, lo tingi appena nel sugo, avvoltoli gli spaghettini lungo la forchetta quanti ne puoi e li tieni fermi col pane. Infine ti chini sul piatto per non macchiare la camicia con traditori spruzzi e infili la forchetta con l'avida bocca che si fa gioiosa. Salta invece fuori che ci sono novità nel settore. A denti stretti Gloria informa: niente pane, avvolgere solo un piccolo giro di spaghettini sulla forchetta, che va impugnata con la mano sinistra, aiutarsi a tenere gli spaghetti con il coltello tenuto con la destra in modo proprio. Non cambiare di mano alle posate in corso di opera. Non allungare la zampa verso la bottiglia di vino al bordo opposto della tavola. Un solo piccolo ruttino e tutto è finito tra noi. Tra gli occhiacci furiosi e i sorrisi suadenti, si arriva al piatto di fichi che il cameriere depone sulla tavola e se ne va senza una parola di spiegazione. Gloria sceglie con occhio professionale il suo fico, lo infilza col forchettino, lo taglia in quattro spicchi col coltellino e col cucchiaino preleva dalla buccia di ogni spicchio il frutto in una lieve danza spensierata. Al lato opposto della tavola un altro fico non ne vuole sapere, Horatio prova a fermarlo inutilmente col forchettino da tutti i lati. Quel fico troppo maturo sembra un polipo vivo. Allora prova a fare qualche incisione col coltellino nella buccia, un fiasco, oltretutto come capita nei ristoranti il coltellino da fico è poco affilato.

Gloria appare nervosa, chiaramente insoddisfatta di come si stanno mettendo le cose. Questo peggiora la situazione. Un uomo ha bisogno di una donna responsabile e comprensiva al suo fianco, specialmente quando cerca di sbucciare un fico maturo.

A questo punto Gloria se la storia abbia un futuro, ma pure è affascinata dall’idea di insegnare le buone maniere a questo zotico insuperabile.

Horatio prende le cose nel verso giusto. Egli lava il fico nel bicchiere dell'acqua con la mano e se lo mette in bocca intero con la buccia. Poi si asciuga la mano sul polsino della camicia. Infine egli rompe il bicchiere del vino col cucchiaio per attirare l'attenzione del cameriere e voluttuosamente masticando il fico grida a bocca piena.

— Cameriere, avete mica un bel pezzo di formaggio piccante con le fave? E vino rosso.Non è l’uomo della mia vita, pensa Gloria, che se ne va senza dire addio a Horatio.

Ma i tempi cambiano e oggi Gloria fa una visita a Horatio.— Come sta la tua mamma Horatio? E’ sempre in contatto con gli amici italiani? Non sapevo che Joe

fosse un tuo amico speciale. Con un distacco che lo sorprende, Horatio finge di non vedere le calze nere a rete sotto la gonna corta

che Gloria indossa per questa missione speciale.

— Joe era pilota di auto da corsa, un buon dilettante. Capitava che gli amici di mamma avessero bisogno di una auto veloce e un pilota affidabile.

Gloria apre di un centimetro le ginocchia, giusto quel tanto per far capire a Horatio, che forse si pente di averlo trascurato.

— Joe piaceva agli amici di mamma, un ragazzo di buona famiglia, pilota coraggioso e sicuro, aveva sempre bisogno di soldi per i motori da corsa e la sua mania per le auto d’epoca. Mi chiesero di cercarlo e di dirgli due parole. A fine lo portai a cena da mia mamma, dove lui, Joe, rimane preso e stupito dalla cucina casalinga e dal pacco da cento dollari sotto il tovagliolino. Sai come vanno queste cose, Joe è simpatico, diventiamo amiconi e buoni compagni per qualche tempo. Poi la vita divide, ma non ci siamo dimenticati. Capita che adesso questo Joe sia tuo marito, tornato da me per un favore speciale.

Gloria allarga le ginocchia di un altro poco, tanto per far vedere a Joe che lei è una ragazza seria e porta le mutande.

— E quanto ti pagherebbe il mio Joe per il favore speciale? — Non potrei accettare denaro da un amico dei bei tempi, Joe mi ha promesso la sua Scaglietti Vintage,

originale come uscita dalla carrozzeria italiana.Gloria allarga con grande indifferenza le gambe, alla vista di Horatio si schiude il giardino delle delizie.— E se fossi io a chiederti di trovare un sicario per eliminare il mio Joe? Mi preferiresti a una trappola

antica di latta?

A questo punto Horatio ha bisogno della sua mamma.Horatio aveva sentito dire in giro che non ci si diverte più come una volta, ma non si aspettava il

crepuscolo e la notte. A sera, davanti alla sua frittatina di cipolle, Horatio racconta a sua mamma gli eventi della giornata e si aspetta conforto. Purtroppo le parole di colei che fu l’amica degli amici, lo precipitano nel pozzo dello sconforto.

— Figlio mio, che può fare per te la tua mamma? I tempi belli sono andati. Non te ne ho mai parlato per non farti sentire insicuro e senza amici. Charles Banana si passa il tempo a leggere il giornale sulla spiaggia di Miami in Florida. Jack Scarpegrosse si è tolto perfino dall’elenco del telefono, per campare fa la spia per quelli delle tasse federali, da loro ha avuto un passaporto falso e pare si faccia chiamare Jack Brown. Il rispetto non esiste ormai da anni, prima è arrivata la mafia russa, poi i sudamericani, in questi giorni si sente parlare della Triade Cinese. Che rispetto vuoi che ci sia.

A questo punto Molly vuole prendersi cura di Horatio.Per tre volte la sua segretaria Molly minaccia Horatio di licenziarsi, per tre volte Horatio le grida di

andare all’Inferno, ma nessuno dei due si prende sul serio. Horatio è una furia in gabbia, il destino si fa burla di lui, un onesto lavoratore, a che sono valsi i sacrifici di tutta una vita, una Scaglietti originale è a due passi dal suo ufficio, gli sembra di toccarla, solleva e chiude il cofano, si illumina dei tubi cromati, sente l’odore di campagna della selleria in vero cuoio, gira lieve la manovella di avviamento, sente il fruscio del motore senza attriti. Ma no, viene fuori questa stupida storia che deve eliminare un tizio per avere la sua automobile. Perché il problema di Horatio è che tutto cambia, ha perso ogni contatto con gli amici che potevano procurargli un killer affidabile e così pure la sua mamma, infine non è un assassino.

Seduto alla scrivania Horatio singhiozza e la buona segretaria capisce che questo è il momento, si siede sulle sue ginocchia e comincia a baciarlo. Poi Molly la cattolica si china sulla scrivania, rovescia la gonna e abbassa a metà le mutandine:

— Cosa faresti per un bel culetto, gran capo Horatio?— Ucciderei chiunque, Molly.— Via Horatio, a ogni tempesta si trova un riparo. Perché non rubi la Scaglietti? Ho trovato la donna della mia vita, pensa Horatio il rapido, mi arraffo la Scaglietti e me la porto in quella

mia casettina di campagna col cavallo e la stalla, lontano dai cattivi soggetti, nascosta sotto la fino a che le acque si calmano.

— Sei il mio genio, bambolina, il box non ha l’allarme elettronico, George ha solo aperto un lucchetto con la chiave, per farmi vedere la Scaglietti.

— Tutto andrà liscio e via, un giochetto da nulla per un tipo tosto come te. Io da brava me ne sto all’angolo della strada e se qualcosa mi insospettisce, fischio e ce la filiamo a braccetto, una coppia distinta e insospettabile, che ha lavorato in ufficio fino a tardi.

A mezzanotte, col suo bravo piede di porco nell’astuccio del violino e un baschetto da violinista, Horatio si sente il re dei ladri di Bagdad; davanti al box di Joe fa leva da una parte e dall’altra, spinge e solleva, la serranda cede, Horatio la muove in alto. Il box è vuoto.

— Horatio bricconcello, hai forse perso qualcosa nel mio garage? Il povero Horatio nella massima concentrazione non ha udito i fischi di allarme della sua segretaria e il

motore della Scaglietti che si avvicina, i fari abbagliano uno scemo che chiude gli occhi e alza le mani, Horatio si arrende.

— Volevi far fuori il mio amico George, per avere un giocattolo nuovo, ma che bambino cattivo. Non aver paura Horatio bricconcello, non abbiamo bisogno di te, rinunciamo ai divorzi. Mi sono arreso all’evidenza, Elisabeth fa parte della mia casa, che non sopporterebbe un’altra donna. Elisabeth sa come lavare le tazzine da thè senza romperle o sbeccarle, porcellana che viene dalla Città Proibita di Pechino, una svendita dei compagni comunisti dopo l’ultimo imperatore. Elisabeth sa come e quando passare la crema sul cuoio delle poltrone rosse, una crema preparata da lei stessa. Elisabeth sa come restaurare un nodo dei tappeti persiani con le sue dita di rosa. Elisabeth sa come e quando ungere con una sua mistura di olio e petrolio i mattoni di terracotta nel pavimento delle stanze col camino. Tu mi capisci, non è vero Horatio? Questo non significa che io non ami Gloria e che la lascerò, Gloria è una donna capace di tutto. Elisabeth è d’accordo: la grande casa in cima alla collina, dove Abraham Lincoln una volta dimenticò l’ombrello, ce la teniamo sei mesi per uno.

Horatio è assente, un ultimo languido sguardo al marchio Scaglietti sul cofano, ora si gira in cerca della sua segretaria. Molly allarga le braccia per scusarsi e accoglierlo. Oggi non è un giorno che puoi avere tutto Horatio.

***

Un Allegro Porcellino

Il paesano rilegge ancora l'inserzione nella gazzetta locale, prima di avvicinarsi con aria annoiata all'automobile ferma dall’altra parte della strada.

Ricompensa di cinquemila dollari a chiunque riporti al Circo in città il porcellino Augustino, sparito durante lo spettacolo della notte scorsa. Non saranno fatte domande.

— Ehi, voi due, dite è vostro questo porcellino sull'automobile?— Proprio così — risponde Harper, mentre O' Hara non mostra interesse — questo animale se ne stava

vagando per la strada, come se cercasse indicazioni da qualcuno di passaggio. Abbiamo pensato di metterlo nel baule portabagagli, poi ci siamo procurati un cesto ed eccolo qui sul tettuccio in modo che potesse riconoscere gli amici.

— E che ne vorreste fare? — riprende il paesano, con l'aria di un tipo che vuole aiutare due stranieri.Harper si guarda le scarpe, per controllare che ci siano ancora tutte e due, prima di rispondere al

paesano. — Il porcellino non ha amici qui, un piccolo orfanello, lo porterò nella fattoria della mia mamma, si

sentirà meno sola mentre sono via.Il paesano raschia la schiena del porcello come per valutarlo da intenditore.— Sta a sentire, uomo nero, conosco questa razza, non farà che diventare grasso e mangiarvi tutto il

raccolto. Ve lo compro per cento dollari.Era questo il momento per O' Hara di guardare l'orologio dorato nel taschino del panciotto di raso verde.— Stai a sentire amico — diceva al paesano con aria di rimprovero— questa razza di porcellini da Circo

non si dilata e si contenta di poco, ha una indole amichevole ed è incline agli scherzi innocenti. La parola Circo innervosisce il paesano, che nasconde la gazzetta e rilancia:— Sapete, ho capito a prima vista che il porcello è di quelli che tengono allegra la compagnia, non sono

l'ultimo arrivato, ho una mandria di grassi maiali che negli ultimi tempi si sono intristiti, non hanno appetito, si sono messi d'accordo per portarmi in rovina. Aumento l'offerta a quattrocento dollari.

Harper fa per allungare la mano verso la cesta, ma poi scuote la testa sconsolato.— Sono un uomo di sentimenti, mi vedo che arrivo alla fattoria, la mia mamma mi viene incontro col

fucile carico che non lascia mai solo 'Harper, figliolo, vedo che finalmente abbiamo un piccolo porcellino, non volevi che la tua mamma si annoiasse a sparare a tutti i randagi che le portavi, diavoletto'.

Il paesano si asciuga il sudore e le lacrime con un grande fazzoletto di cotone a quadretti rossi.— Uomo nero, tutti qui abbiamo una mamma, non potevi scegliere posto migliore per parlare di lei.

Facciamo milleduecento?O' Hara scuote il capo e Harper sospira le ultime parole:— Millecinquento e il mio cuore diventa di pietra.Il paesano conta e riconta quindici fogli da cento, afferra la cesta e via di corsa al Circo. Le parole del direttore del Circo cadono sul paesano come la grandine sul raccolto in agosto, quando il

governatore dello Stato dice che non ci sono fondi in cassa per risarcire il danno ai bravi campagnoli.— Amico, sono addolorato per i tuoi cinquemila dollari, non abbiamo porcellini in cartellone e mai vista

prima questa inserzione, ma il porcellino squittisce proprio come faceva mia zia Adelaide e potrei comprartelo per cinquanta dollari, in ricordo di quella brava cuoca. Fa il mio nome alla cassa, ti daranno due biglietti al prezzo di uno, porta tua moglie a vedere gli acrobati e non palarle dei tuoi affari.

Il lamento del paesano, orfano di porcello e millecinquecento dollari, arriva fino a un giornalista che ci scrive per la sua Gazzetta. O' Hara e il suo compare, il negro Harper, giravano su automobili prese a nolo per andare da una piccola città di paesani all'altra, a patto che vi fosse un Circo di passaggio. Harper faceva l'autista per una migliore rispettabilità. Sul tettuccio dell'auto tenevano legato un piccolo porcellino.

Ora voi vi chiedete cosa ha a che fare la storia del porcello con Joe e zia Martha. Ebbene stare a sentire il loro dialogo.

— Joe, si può sapere che diavolo stai cercando lassù?

Il rumore che proviene da un grosso baule nero, con borchie e cinghie di rinforzo, fa capire che Joe si sente colpevole e in ansia cerca di rinchiudere alla svelta le prove contro di lui, ma l'emozione gli impedisce di pensare e lo costringe alla confessione.

— Oh, zia Martha, cerco la mia licenza di caccia scaduta. Pensavo di rinnovarla.— Joe, non mi verrai mica fuori con la caccia alle anatre d'inverno e di come sia necessaria per portare la

pace nella tua anima.— Certamente no, pensavo di comprare un buon fucile a due colpi per difenderci dai vagabondi che

girano qua attorno la notte. Con una licenza di caccia presa da tanto tempo, mi faranno migliori condizioni di prezzo.

Joe ha recuperato la fredda calma dello sterminatore di anatre. Zia Martha rimane silenziosa, lei vorrebbe starsene a dondolare sulla veranda ogni notte d'estate, senza correre a tapparsi in casa ogni volta che un gatto fa rotolare una pila di lattine vuote. Ora Joe nota la foto del tipo coi baffi, elegante e ben vestito, che era caduta dal ritaglio della Gazzetta. Joe gira la foto e legge la dedica 'Alla mia Martha'.

Ora ti tengo in pugno zia Martha, pensa Joe, e si sente addosso il miglior giaccone scozzese da caccia. — Ohi, zietta, sei ancora lì?— Si Joe, proprio qui. Chiudi tutto e scendi da quella soffitta.— Chi è questo tipo con i baffi? — Sogghigna Joe.Anche zia Martha sogghigna.— E' il signor O' Hara, credo che alla fine fu impiccato da qualche parte senza farci chiasso, assieme a un

suo compare.— Ehi, zietta, ora viene fuori che te la spassavi con i criminali. E cosa diremo al pastore domenica

mattina in chiesa? — Il signor O' Hara è stato mio marito per un paio d'anni. Se ne stava via tutta la settimana per affari, ma

tornava sempre la domenica. Lo aspettavo al treno. Una domenica non lo vedo scendere e neppure la domenica seguente, allora non sono più' andata alla stazione. Ho fatto qualche indagine e mi salta fuori che O'Hara e il suo compare, un tipo nero di nome Harper, se ne andavano in giro a imbrogliare i paesani su automobili prese a noleggio. Quando in un posto era fermo un Circo di passaggio, i due compari mettevano su il trucco del porcellino, per questo e altri motivi molti paesani in giro li aspettavano per impiccarli, in modo da evitare che finissero in prigione.

Pelle Nera. Una Automobile Princesse DeDion Buitoni

Nessuno canterà mai più come Enrico Caruso, nessun artigiano carrozziere costruirà mai più una automobile Princesse DeDion Buitoni.

— Joe, ti sei mai chiesto perché la tua pelle è nera? — Per via del sole nei campi, zia Martha. — Ho detto pelle nera, non scura. — Non sono mica un negro.— Ascolta Joe, ti devo dire qualcosa al riguardo. Ti ricordi di tua nonna Evelyn? — Sicuro, era bionda sottile e di pelle chiara come una pannocchia matura.— Le piaceva andarsene in giro per le stradine tra i campi di granoturco. E un giorno sente una tromba

dietro di lei, al volante vede Sidney, con i grandi occhiali di plastica. — Ehi, Sidney, come mai questa automobile corre senza fracasso?— E‘ una Princesse DeDion Buitoni, Miss Evelyn — dice il tipo autista, un negro sveglio, alto, smilzo come

un pugile peso leggero.— Fammi salire, Sidney, raccontami da dove viene questa tua Princesse DeDion Buitoni — aveva detto

Evelyn con l’aria di una che si interessa di automobili e non di autisti negri. A Sidney piaceva parlare di automobili, senza aver l’aria di uno che si interessa alle ragazze bianche color

pannocchia matura. — Oh miss Evelyn, questa automobile è come il quadro di un pittore famoso, unica con la firma di

DeDion Buitoni. Quando apri lo sportello entri in una favola. La manovella mette in moto al primo giro. La selleria è fatta col cuoio delle mucche di una valle interna dei Carpazi, dove l’aria e l’erba sono incontaminate. Si dice che la Fabbrica DeDion Buitoni prenda informazioni accurante, prima di vendere le sue automobili, e ne ha rifiutata una all’arciduca Rodolfo d’Austria, per timore che un attentato degli anarchici potesse rovinare la carrozzeria. Il motore a otto cilindri e le parti meccaniche sono costruite a Berlino, la carrozzeria e la selleria in Italia. Buitoni è un artigiano carrozziere italiano, ogni sua automobile modello Princess è unico, questa è con gli sportelli in legno di aranci e limoni, le notti d’estate si sente il profumo, il cruscotto è in ciliegio rosso del Giappone. Nessuno sa come questa automobile sia arrivata in America e poi nella tua casa, Miss. Si dice che la Mano Nera di Chicago l’abbia ottenuta da un principe della Sicilia. Nobili possidenti e banchieri possono resistere alle lusinghe ammaliatrici di una avventuriera, ma non al richiamo sinfonico del motore che si avvia. Evelyn ascolta affascinata tutto il racconto, che Sidney ha imparato a memoria e deve aver sentito dalla cucina ogni volta che i suoi padroni hanno ospiti. Sidney ora sa che questo è il momento.

— Il tuo bel culetto è seduto sul miglior cuoio, miss Evelyn.— Ti farò impiccare per questo, sporco negro. Ma ora prendi da quella parte e infilati in mezzo alle

pannocchie, fermati e alza il cofano, voglio vedere il motore.I tubi cromati al sole li abbagliano quando Evelyn chiede a Sidney di insegnarle a guidare, ma di

nascosto. La notte lei sarebbe scivolata dalla finestra e lui la avrebbe aspettata. Zia Martha deve bagnarsi la lingua prima di continuare. — Joe, non mi porteresti un succo di arancia e i cubetti di ghiaccio?I cubetti non riescono a stare fermi nel bicchiere. — Che diavolo succede a quei cubetti, Joe? Joe si passa le mani sulla faccia e sui capelli.— Dove arriviamo adesso zia Martha? Al fatto che sono un bastardo e per questo ho la pelle scura?Adesso la lingua di zia Martha è ben bagnata.— Stai a sentire, ragazzo. Un giorno un tipo di Saint Louis si presenta a casa di Evelyn. Il tizio dice che ha

visto Evelyn la domenica mattina in chiesa e poi in giro qua e la, e dunque la vuole in moglie per portarla a Saint Louis. Questo tipo va in giro a vendere macchinari per lavorare nei campi, come solo un bianco può fare da queste parti. Forse sarà stata la famiglia di Evelyn a invitarlo, non si mai come vanno queste cose. Evelyn e quel tipo se ne vanno a stare a Saint Louis e i loro figli sono tutti bianchi, perché Evelyn è una

ragazza che sa quello che si deve fare, ma Sidney le è rimasto dentro nascosto ed è per questo che tu hai la pelle nera o comunque più nera di qualsiasi altro Joe qua attorno.

— Perché mi racconti tutte queste cose adesso, zia Martha. E te ne vieni fuori che la mia pelle non è scura, è nera.

— Joe, avrei bisogno che mi aiutassi in una certa questione.Joe capisce che deve muoversi con cautela, che diavolo succede a zia Martha.— Oh zia Martha, lo sai che puoi chiedermi qualsiasi cosa . — Sapevo di poter contare sul mio piccolo Joe, il mio piccolo Joe deve sposare Glo Pennyholes. — Non ha preso troppo sole — pensa Joe — deve essere stato uno scorpione.— Oh, zietta, non hai fatto che ripetermi che non mi venisse in mente di portare qui in casa una donna,

che stiamo così bene noi due.— Sta a sentire Joe, e per amor di dio non ti venga in mente di andare in giro a ripetere questa storia.

Dunque, tutte le volte che incontro quella Glo Pennyholes, lei mi tira fuori la storia delle sue uova fresche nel pollaio dentro la stalla. Le loro galline non fanno altro tutto il tempo.

— Oh zia Martha, dovreste venire a prendere qualche uovo fresco per il vostro Joe — mi dice tutte le volte Glo, mentre scodinzola — E allora domenica passata prendo un cestino di vimini e me ne vado a farmi dare queste uova da Glo. La trovo nel pollaio che sparge chicchi di grano duro. Io me sto un poco a osservarla, poi mi guardo in giro e sento le voci. Voci che vengono da dietro a un mucchio di paglia.

Joe è definitivamente convinto che lo scorpione ha punto di nuovo zia Martha, le si deve essere affezionato. La poverina sente le galline parlanti.

— Hai sentito le voci, zietta, e cosa dicevano? — Erano loro due, Sidney con la sua Evelyn, ho scostato la paglia e li ho visti seduti dietro nella loro

Princess DeDion Buitoni, per stare più vicini, insieme per sempre.— Glo non sente le voci?— Glo mi viene dietro e mi dice di non preoccuparmi per quella trappola. Non sa proprio come sia finita

lì e vorrebbe trovare il modo di liberarsene. Io le dico che magari domani viene il mio Joe a prendere altre uova fresche e a parlare di questo e quello. E lei, Glo, pareva contenta di come si stavano mettendo le cose. Dobbiamo avere quella Princess DeDion Buitoni, Joe, non possiamo lasciarli nella stalla quei due, Evelyn e Sidney, dobbiamo far correre l'automobile tra i campi di pannocchie al sole, mentre loro se ne stanno dietro a parlare. Ora capisci perché devi sposare Glo.

— Non potremmo comprare la Princess DeDion Buitoni? Non ho proprio intenzione di andare dietro a Glo Pennyholes e le sue galline.

— Non abbiamo un cent in banca, Joe. E poi i Pennyholes sono campagnoli furbi, andrebbero in giro a chiedere. Quella Princesse DeDion Buitoni è come uscita dalla fabbrica. La dobbiamo solo lavare, dare una passata col petrolio qua e là, forse una crema per ammorbidire il cuoio dei sedili. Questa automobile unica vale due o trecentomila dollari almeno, forse un collezionista offrirebbe un milione di dollari. Non se ne esce Joe, devi sposare Glo, quella ragazza ti piacerà, ti ci devi solo abituare.

E fu così che Joe andò a parlare con Glo, e i Pennyholes ne furono davvero contenti, al punto che decisero di tirare il collo alle galline e di fare a pezzi la Princess DeDion Buitoni, per costruire un nido ai colombi Glo e Joe nella stalla.

***

Lo Devi Uccidere

— Fatto — dice.— L'hai ucciso? — domando trepidante.— No. — Vuoi dire che è riuscito a fuggire? Se ne è scappato dalla finestra? — No. — Ma che cosa hai fatto, allora? Non dirmi che è ancora nel mio ufficio e mi aspetta.— Vedrai che non ti darà più fastidio. Lo guardo beffarda, sarcastica. — Vuoi dirmi che gli hai parlato, che si accontenta delle tue parole?— L'ho chiuso nel fax.— E cosa intendi fare adesso?Per non correre rischi, decidiamo di portare il fax dal rivenditore.

Dal rivenditore. — Che cos'ha, in specifico? — ha chiesto il tipo da cacciavite col camice bianco, e ha cominciato a

svitare il coperchio. Mi sono sentita presa dal terrore:— C'è un ragno chiuso dentro, non bisogna farlo uscire.Camice bianco ha fatto un balzo indietro e ci ha guardato con sospetto.— Mi prendete in giro, voi due burloni? Abbiamo preso un’aria seria e severa. Noi siamo i clienti, ricordi? — C'è davvero un ragno chiuso dentro. Magari a quest'ora è anche cotto, dopo che abbiamo provato il

fax in ufficio. Camice bianco ha aperto il coperchio e il ragno è schizzato fuori, con quel fare tipico dei ragni che

vengono rinchiusi in un fax. Ho cacciato uno strillo e ho cercato di ammazzarlo con un righello di legno, ma il ragno si è dileguato incolume.

— Visto? Che cosa le avevamo detto? C’era un ragno. Quanto dobbiamo?— Niente, il ragno è più che sufficiente.

***

I Delitti della Vedova Nera

Londra. Aeroporto di Gatwick, una mattina del 20XX.La Vedova Nera diede un ultimo sguardo al suo sedere roseo, riflesso dagli specchi nel bagno delle

signore, le lunghe mutande di pizzo nero abbassate al ginocchio, la gonna rossa rovesciata all'indietro, in delizioso contrasto con i riccioli color dell’oro.

I detective dell'Interpol avrebbero pagato molto per avere una foto del suo sedere, sorrise compiaciuta, ma nessuno era mai stato in grado di descriverlo. Tutti quelli che lo avevano visto erano, come dire, spariti. Unico testimone silenzioso della sparizione una vedova nera, un ragno peloso e disgustoso, abitante in una gabbietta di cristallo.

Patricia Strongfield, la Vedova Nera, si rimise a posto le mutande e uscì per dare una ultima occhiata a Johnny, la sua prossima vittima la stava aspettando. Ma lei non gli avrebbe fatto ammirare il suo sedere, come gli aveva promesso per convincerlo all'incontro, non questa volta gli avrebbe detto. Doveva attirarlo nella villa di Mondello, in Sicilia. Adesso avrebbe finto di piagnucolare, oh Johnny, mi vergogno, è la prima volta che faccio una cosa del genere fuori di casa, devi darmi più tempo, perdonami se non mantengo la mia promessa. Mentre osservava compiaciuta Johnny, Patricia fu scossa da un brivido di paura, pensando al suo futuro. Che cosa avrebbe fatto quando il suo sedere non fosse stato più tondo e sodo? La ginnastica, lo sport al sole, le creme, i massaggi, la frutta e verdura, niente era stato risparmiato per mantenersi uno splendido sedere che le ragazze spesso ancora le invidiavano.

Non sarebbe durato sempre, le cose vanno e vengono, maledizione. Forse avrebbe dovuto cercarsi una ragazza da addestrare, una complice da mandare avanti al suo posto. Lei, Patricia, avrebbe continuato a scegliere le vittime, ad attirarli, a giocare con loro fino al momento di mostrarsi. Allora sarebbe entrato in scena il sedere della giovane complice.

Quante erano state le sue vittime? Non riusciva neanche più a ricordarlo. Tutto era cominciato a Southampton molti anni prima, ricordava la prima vittima, un ricco commerciante, uno scozzese che importava salumi. Lo scozzese le aveva dato il suo biglietto da visita per impressionarla. Charles Scroogle, Import Export. Al ristorante lei gli aveva versato un veleno insapore nel vino. Scroogle si era addormentato dolcemente per sempre. Patricia lascia il denaro per il conto sul tavolo e cerca di andar via inosservata, incrocia un cameriere e compra il suo aiuto con un paio di banconote di Scroogle.

— Lasciatelo dormire ancora e poi versategli acqua fresca in testa.Il portafogli di Scroogle era pieno di banconote, lo scozzese non si fidava delle banche. Addio Scroogle.

Patricia allora era poco più di una ragazzetta con un culetto delizioso. Ogni volta si era detta questa è l'ultima, ma non poteva smettere. A ogni nuova vittima, Patricia cambiava acconciatura, modo di vestirsi, di parlare e di muoversi. A ogni vittima si presentava con una nuova identità e aumentava il conto in banca, ma non uccideva per denaro, gli piaceva ucciderli. Il suo istinto e la sua prudenza cominciavano a tormentarla. Aveva compreso che era necessario trasferirsi sul Continente, la Francia, Montecarlo, la Sicilia.

Era arrivata a Mondello, la spiaggia di Palermo, dove recitava la parte della turista inglese ingenua e con pochi soldi. Non le era stato difficile circondarsi di amici indigeni ai quali chiedere informazioni, alla fine aveva scelto un barone solo eccentrico solitario, o meglio aveva scelto la sua villa. Si era presentata al cancello della villa con uno zainetto e un sorriso umile, le aveva aperto Gaspare il giardiniere. Il barone era stato ben lieto di provare le sue doti di cuoca, era stanco della monotona cucina di Gaspare. Aveva finalmente qualcuno con cui conversare in inglese, senza essere annoiato dalle ciance e dalle trame del paese.

Immerso tra i volumi della sua biblioteca, il barone scriveva la storia della sua famiglia con la quale affascinava Patricia. Con i suoi sorrisi Patricia affascinava il barone. Gaspare faceva ormai fatica a distinguere la realtà dai sogni, per lui Patricia era una fata, ogni mattina coglieva un fiore e glie lo offriva con un buffo inchino. Gaspare era geloso, non sopportava che il barone gli portasse via Patricia nella biblioteca, dove gli era proibito entrare.

— Gaspare, vogliamo uccidere il barone e rimanere soli io e te nella villa?Gli occhi di Gaspare scintillavano. Il barone riponeva ormai tutto il suo affetto e la fiducia in Patricia.

— Patricia ti rivelo il mio segreto, la mia collezione, prendi quei due volumi con la copertina nera dallo scaffale.

Patricia aveva ubbidito e le era sfuggito un grido di orrore, prigionieri in piccole gabbie di cristallo si arrampicavano orribili ragni neri, che fissavano lei, l’intrusa.

— Non possono uscire, niente paura piccola.Patricia si era stretta al barone. — Dove li hai presi? Sono ragni velenosi?— Sono le vedove nere. Questa è la specie più pericolosa, il veleno uccide in pochi secondi. Una tribù

all’interno di una foresta nel Sud America, mi ha svelato i segreti e ho imparato ad allevarle, quando mi piaceva spendere il denaro in lunghi viaggi.

Patricia si era allontanata dalla biblioteca, ma dietro la porta era nascosto Gaspare, la spia. Patricia gli aveva fatto una carezza sulla guancia ispida, ma non era bastato, gli occhi di Gaspare fissavano con odio il barone attraverso la parete.

Da quel giorno, ogni volta che il barone scendeva in paese o fino a Palermo, Gaspare e Patricia si addestravano a far uscire una vedova nera dalla sua gabbietta, giusto un giretto e poi dentro.

Finalmente il barone e Patricia si erano sposati, all’insaputa di tutti, specialmente di Gaspare, almeno così credeva il barone.

Dopo un anno il barone era partito per un lungo viaggio, ma non tanto lungo in verità, qualche diecina di metri per arrivare alla buca profonda preparata da Gaspare. Un piccolo agente di viaggio in Patagonia riceveva di tanto in tanto un migliaio di dollari e spediva a Mondello una cartolina che pareva scritta dal barone. La grafia del barone si era fatta sempre più incerta e il postino aveva fatto sapere in giro che il barone doveva essersi ammalato in mezzo a qualche foresta. Tutti in paese sapevano del barone e i suoi viaggi, nessuno se ne diede pena.

Patricia si era dichiarata vedova, vestiva in nero e non voleva ricevere visite. Ma aveva ricominciato a uccidere.

Attirare lentamente la vittima nella sua ragnatela, scegliere e mettere da parte la vedova nera che gli era destinata, allevare i suoi ragni nella gabbiette di cristallo, al sicuro nella soffitta della villa a Mondello. Il barone non le aveva mentito per spaventarla, il loro veleno uccideva in pochi secondi, erano selezionati, una varietà unica al mondo.

Guardare ma non toccare.Come è cominciato tutto questo? A sedici anni Patricia è già una ragazza assai graziosa.— Non tirare tanto zia Molly, non sono certo grassa.— Un bustino ben tirato ti farà venire il sedere più tondo e ben messo sui fianchi. Un tempo tutte le

ragazze e le signore facevano così. — Non posso respirare.— Vincerai il primo premio anche stasera. La mia piccola Patricia tornerà a casa da regina.— Maledizione zia Molly, odio fare questa cosa. L’altra settimana ti ho portato duemila sterline

dovrebbero bastare per qualche tempo.— I soldi non bastano mai, piccola. Il tetto da riparare, lo steccato da sistemare, ci vorranno provviste

per l’inverno, legna da ardere e carbone. Abbiamo arretrati con la banca per via del prestito per comprare questa casa, e non vorrai negare a padre Brown il contributo per riparare l’organo della chiesa. Non vorrai che abbassi la testa ogni volta che lo incontriamo.

— Qualcuna delle ragazze dice di aver visto padre Brown nascosto dietro una tenda, ci viene a guardare anche lui a quanto pare. Chiede i soldi per riparare l’organo e li spende per venire a guardarci. Poi dobbiamo anche sentire le sue prediche sulle ragazze che vanno in città.

— Tanto meglio se viene anche padre Brown, siamo più sicure che non succederà niente di male. E sono certa che anche lui voterà per te.

— Voterà per il mio sedere, non per me.— Va tutto per il meglio piccola, a quanto sembra hai San Giacomo e la chiesa anglicana dalla tua parte.— Dalla parte di dietro. Zia Molly.— Vuoi mettere le mutande rosa o quelle celesti? Quelle rosa mi sembrano più attraenti, ma quelle

celesti ti danno un’aria da piccolo angelo.

— Metterò quelle celesti, per essere sicura del voto di padre Brown. Dovrebbe stare dalla parte degli angeli, non è vero zia Molly?

— Piove che è una meraviglia, per fortuna vengono a prenderti in calesse. La regina in carrozza. Ti darò un ombrello molto grande, bada a non bagnarti i capelli. Queste fiere del bestiame sono una benedizione, ci saranno almeno cento persone a fare scommesse su voi ragazze stasera.

— Anche noi ragazze facciamo parte delle fiere del bestiame, zia Molly. Non posso sopportare una cosa del genere. Ucciderei tutti quelli che vengono a guardarci e a scommettere.

— Non mi sembra una buona idea. Dopotutto sono persone per bene, ricche, rispettabili. Piuttosto spiegami ancora come funziona questa cosa delle scommesse.

— Semplice zia Molly. Gli uomini pagano venticinque sterline per entrare, quando la sala è piena le ragazze vengono messe in fila, in piedi contro il muro della parete lunga, in modo da mostrare il sedere e non le facce. All’inizio siamo completamente vestite, gli uomini passano e scommettono qualsiasi somma sul sedere che preferiscono. Ogni ragazza ha un numero, scritto sul muro sopra sua testa Le scommesse sono segrete, lo scommettitore mette il denaro in una busta e ci scrive sopra il numero della ragazza. Poi mette la busta in un cappello sul tavolo del segretario che rappresenta l’organizzazione.

— E poi cosa succede? — Quando tutti hanno finito di scommettere, le ragazze si tolgono la gonna e si fa un altro giro di

scommesse. Infine le ragazze si tolgono anche le mutandine e si fa l’ultimo giro di scommesse. A questo punto il segretario fa la verifica, mentre noi ragazze rimaniamo lì ferme a farci guardare, dopotutto gli scommettitori hanno pagato e hanno diritto a qualcosa. Vince la ragazza sulla quale è stato scommesso più denaro. Un terzo del denaro va all’organizzazione, un terzo alla vincitrice, il rimanente terzo è diviso in parti uguali tra tutte le altre ragazze.

— E gli scommettitori cosa vincono? Quello che ha puntato di più sulla ragazza vincitrice, si porta via le sue mutandine. E’ tutto.— E’ arrivato il calesse, Patricia, mettiti il mantello.

Da allora Patricia si è votata alla vendetta.Il giardino a Mondello, in Sicilia.— Signora, avremo bisogno di uno scozzese per i fagiolini. Questo Smith, l’australiano che ci mettemmo

l’anno scorso, non sembra adatto.— Vedrò cosa posso fare Gaspare. Lo sai, gli scozzesi sono difficili da trovare. Non hanno senso artistico.Dling dlong— Qualcuno suona al cancello, Gaspare. Vorresti andare a vedere? Dovrebbe essere il gentiluomo che

stiamo aspettando.— L’americano, signora? — Suppongo di sì.— Buono per le patate. Entra Mr. Penbleton.Al cancello un uomo di corporatura massiccia attende che gli sia aperto. Dal modo di vestire si intuisce

un uomo di affari americano. Egli si rigira tra le dita con impazienza un piccolo ritaglio dalla rivista molto esclusiva Finanza&Svago: Lady inglese mostrerà il suo sedere nudo a un gentleman disposto a pagare trentamila euro in contanti. Solo per un minuto, guardare ma non toccare.

Seguivano le istruzioni per prendere contatto.Finalmente il cancello si apre e Mr Penbleton è ammesso.— Sono venuto per l’invito nella vostra inserzione. Vi ho telefonato, ricordate? Lasciate che mi presenti,

sono George S. Penbleton.— Sono Patricia Strongfield. Come state?— Siete incantevole Ms Strongfield. Non vedo l’ora di ammirare le vostre grazie.— Non siate così impaziente, prima una tazza di tè, mio caro Penbleton.— Purtroppo non ho molto tempo, mi fermerei volentieri in questo incantevole giardino. Il sole, il verde

del prezzemolo, il rosso dei pomodori, una vera gioia. Siete una donna fortunata a vivere qui.— Il merito è tutto di Gaspare, in giardiniere, egli conosce i segreti. — Ditemi, Ms Strongfield, ricevete molti gentlemen interessati a questo vostro avviso?

— Oh, certamente no. Sono molto esclusiva e riservata, poi fortunatamente non ho bisogno di denaro. Solo poche visite, non avrei posto per metterne altri, voglio dire i miei impegni non me lo consentirebbero, per me è come una passione da soddisfare di tanto in tanto.

— Devo ritenermi un uomo fortunato.— Certamente Penbleton, ma forse ora sarete impaziente. — Ecco il denaro, bella, trentamila euro in contanti.— Bene. Ora sono pronta a mostrarvi quello che desiderate, ricordate l’avviso, guardare ma non

toccare. Lentamente Patrizia si alza dalla poltroncina in vimini, si gira e volge le spalle a Penbleton, solleva e

rovescia lentamente la gonna, con malizia studiata si abbassa le mutandine alle ginocchia. Penbleton è estasiato alla vista di un sedere da sogno. Patricia si china, appoggia le mani a una piccola scrivania intarsiata.

— Vorreste rovesciare la clessidra sul tavolinetto davanti a voi, Mr Penbleton? Solo un minuto, guardare ma non toccare.

— Pagherei qualsiasi somma per poter accarezzare il vostro culetto superbo.— Ebbene Penbleton, mi siete simpatico, ve lo consentirò per pochi secondi. Ma vi terrò la mano. Ora vi

prego, tirate le tende e avvicinatevi. Il buio mi aiuterà a vincere la mia timidezza.Penbleton esegue la richiesta. E’ un uomo che va incontro a una gioia inattesa, quello che si avvicina a

Patricia. Egli non ha notato la mossa furtiva con cui Patricia ha estratto qualcosa da un scatolina. Patricia ha preso la sua mano, la guida verso qualcosa che lo sorprende, un dolore acuto, gli occhi sbarrati, poi il vortice lo trascina a fondo. Patricia ripone la gabbietta di vetro col coperchio a molla. La vedova nera ha fatto bene il suo lavoro.

Patricia si tira su le mutandine, riapre le tende, si affaccia alla finestra.— Gaspare, vieni su. Credo di aver qualcosa per le tue patate.

Un passo indietro.Siamo di nuovo all'aeroporto di Londra quella mattina di Novembre.— Tu devi essere, Johnny.— Infatti Patricia, sono io.Patricia è sconcertata appena si rende conto che Johnny non ha l’aria di un uomo ricco. Per qualche

ragione è abituata a pensare che solo i ricchi siano disposti a pagare il piacere.Naturalmente è un pensiero sciocco. Perché un tipo qualsiasi non dovrebbe fare una piccola follia per

ammirare il suo delizioso culetto? Lei istintivamente pensava che fosse un lusso per ricchi, come il brodo di tartaruga e il caviale. Avete mai visto un povero sorbire brodo di tartaruga? A una donna della sua esperienza erano bastati pochi secondi per capire che Johnny non era esattamente un gentleman molto ricco e vagamente perverso. Questa certezza si aggiungeva ai sospetti che aveva. Infatti Johnny non aveva risposto in via diretta alla sua inserzione, l’aveva chiamata al telefono e avevano conversato per alcune settimane. Johnny era un conversatore brillante con una voce sensuale e le giornate di Patricia erano tutto sommato noiose. Nelle conversazioni al telefono, più volte Johnny aveva insistito per sapere di lei, della sua vita. Naturalmente Patricia si era sempre rifiutata di rispondere, se non in modo elusivo, giocando al mistero, desiderava che rimanesse una amicizia a distanza. Poi qualcosa di sospetto aveva fatto nascere In lei il desiderio di incontrarlo, curiosità femminile, ma nello stesso tempo aveva detto a se stessa che forse sarebbe stato prudente aggiungerlo alla lista della vedova nera. Non ci si aspetta che un Johnny sia abbonato a Finanza&Svago. Alla fine aveva trovato il pretesto di un viaggio per incontrarlo lontano da Mondello. Patricia gli aveva promesso di mostrargli il suo sedere in qualche angolo nascosto dell’aeroporto, ma naturalmente mentiva, era solo un modo per attirarlo. La vedova nera non poteva entrare in azione fuori della sua villa, troppo complicato e pericoloso. Lo avrebbe invitato nella villa a Mondello se lo riteneva opportuno e prudente. Bisognava decidere cosa fare, seguire il calcolo o l’istinto.

Johnny e Patricia ora sono seduti a un tavolo del bar. Una tazza di tè, un vassoio di brioches. Patricia ascolta e sorride, pensa che è tempo di cominciare a tessere la tela della vedova nera.

— Johnny, mi devi perdonare ma sono troppo timida. Mi vergogno a mostrarti il mio sedere qui. Verrai a Mondello nella mia villa, il mese prossimo.

Ci trasferiamo nella villa di Patricia. Finalmente Johnny poteva ammirare dal vero i candelieri in bronzo dorato, che erano esattamente come

Patricia glie li aveva descritti, alti un palmo rappresentavano due amorini, portavano ognuno un corta candela, una rossa e una blu. Johnny continua ad ammirare i piccoli candelieri di bronzo dalla base larga, posti accanto alla Clessidra, li sfiora con la mano.

— Patricia, possiamo accostare le tende e accendere le candele? Le tue forme di pallido rosa ne risulterebbero esaltate. La luce delle candele si addice alla bellezza di una lady.

— Sai davvero come conquistare le donne Johnny. Permesso accordato, accosta le tende e accendi le candele. Sono candelieri di scuola fiorentina, ti piacciono davvero?

Patricia si divertiva ogni tanto a girare i due candelieri per fingere che i due amorini fossero in collera. Tra i due candelieri una piccola scatola in legno intarsiato, con un cassettino segreto, per nascondervi denaro, biglietti compromettenti, o forse un piccolo cubo di cristallo. Sulla scatola era posta la clessidra che misurava un minuto, l’ultimo minuto dei suoi sfortunati ammiratori.

— I tuoi candelieri sono davvero preziosi, Patricia.Con gesto lento e fiero Patricia solleva la gonna e si abbassa le mutandine, si gira e mostra il suo sedere

in tutto il suo splendore. La sabbia scende nella clessidra. E’ passato un minuto, Johnny non dice una parola. Patricia diventa nervosa, tra poco sarà tutto finito, la vedova nera farà la sua vendetta ancora una volta, questo non la rende felice come le altre volte. Ma ora basta, è il momento, non si può rinviare.

— Sai una cosa Johnny? Sento una particolare simpatia per te, ti consentirò di accarezzarmi il sedere, ma solo per pochi secondi, su vieni qui.

— Sei una imbrogliona, Patricia. La clessidra dura meno di un minuto, ho controllato.Patricia è sconvolta, offesa.— Cosa dici, come osi?Patricia è furibonda, si tira su le mutandine e mette a posto la gonna con rabbia. — Cosa dici, non è possibile, come osi accusarmi, la mia clessidra è perfetta, fai controllare il tuo

cronometro cipolla piuttosto.Johnny è rimasto impassibile. — Bene, allora rifaremo la prova col cronometro. Se la sabbia scende in meno di sessanta secondi,

subirai una punizione, una reprimenda formale, altrimenti ti darò il diamante di questo anello, non credo che ti convenga fare obiezioni. Non vorrai costringermi a far sapere ai tuoi rispettabili vicini alcune cose sul tuo conto, che li lascerebbero molto sorpresi.

Patricia sorride beffarda, avrà un guadagno abbastanza facile, a questo cretino devono aver rifilato un cronometro sballato. Ma questo cretino deve aver scoperto qualcosa parlando con Gaspare, che ultimamente non ha la testa troppo lucida e magari ha bevuto un paio di bicchieri di vino rosso. Patricia è delusa, Johnny ha l’aria di volersi approfittare di ricattarla, resta solo il problema di come far entrare in azione la vedova nera, Patricia si sente sicura delle sue risorse, troverà il modo di avvicinare la mano di Johnny alla gabbietta di vetro. Parla col sorriso canzonatorio sulle labbra.

— Ma dimmi, per curiosità, che cosa intendi per reprimenda formale? Un ammonimento solenne?La risposta la lascia stupefatta, impaurita e profondamente irritata.— Una sculacciata, ti sculaccerò sulle mie ginocchia, su quel divano. Ti sculaccerò fino a quando durano

le candele accese. Patricia arrossisce e non riesce a nascondere la sua irritazione per l’impertinenza di Johnny, ma si

trattiene al pensiero del guadagno imprevisto, ci penserà la vedova nera poi a vendicarla per l’umiliazione che Johnny le sta infliggendo.

— D’accordo, accetto la scommessa, se non ti spiace useremo il mio cronometro.Patricia si slaccia il cinturino del suo cronometro d’oro e lo poggia sul tavolinetto. La luce delle candele

illumina la clessidra e la scena imprevista.— Gira la clessidra, io faccio partire il cronometro.Venti secondi, trenta, quarantacinque, la clessidra è vuota, la sabbia è scesa tutta nel cono inferiore

della clessidra.— Ebbene, piccola monella?Johnny ha l’aria di essere davvero molto arrabbiato, afferra la clessidra per una estremità e la agita

davanti al volto di Patricia.

Patricia è sconvolta, impaurita. Sentirsi chiamare ‘piccola monella ’ poi.— Non so come possa essere una cosa del genere, ti giuro Johnny, ero sicura che la clessidra durasse un

minuto devi credermi.— Non sei altro che una piccola imbrogliona, avrai la punizione che ti meriti. — Non dirai sul serio, non puoi fare una cosa del genere. Ascolta, ti assicuro che sono in buona fede. — Troppo tardi, vieni qui sul divano. Patricia è tremante di vergogna e paura, sente di essere presa per un braccio e portata verso il divano,

percepisce con orrore che la sua gonna è stata sollevata, le mutandine abbassate, un gesto che lei ha fatto tante volte da dominatrice questa volta la vede sottomessa, non riesce a reagire, sopraffatta dall’umiliazione.

La prima sculacciata coglie Patricia di sorpresa, come assaggiare un dolce salato la prima volta. Dolore, piacere, sorpresa, un insieme di sensazioni contrastanti. Patricia non era mai stata sculacciata prima. L a seconda sculacciata la fa gridare per il bruciore, ma con sua sorpresa comincia a sentirsi eccitata. Questa sensazione di bruciore e piacere aumenta man mano che le altre sculacciate le arrivano sul sedere. Ha perso il controllo di se stessa, perché non si ribella?

— Oh, Johnny, ti prego sono stata punita abbastanza, per una colpa che non ho commesso. Mi brucia terribilmente.

— Ti sculaccerò finché durano accese le candele, a meno che non accetti una condizione. Patricia piagnucola. — Quale condizione? — Devi accettare di essere mia moglie.E’ una sconosciuta quella che risponde, non è più Patricia.— Accetto, Johnny.

Qualche tempo dopo, sulla spiaggia alle Western Islands.Due sedie a sdraio aperte sulla sabbia si toccanoPatricia è pensierosa. — Johnny, il mio bicchiere è vuoto, ti ricorda niente?Johnny è assai premuroso in questi giorni. — Vuoi ancora succo di ananas con ghiaccio?Ma non si tratta di ananas. — No grazie, non pensavo all’ananas. Vorrei rifare la prova della clessidra adesso, qui. Per caso ho

portato con me la clessidra in questa piccola scatola di vimini intrecciata a mano. Ti dispiace se controlliamo la clessidra ancora una volta?

Johnny si mostra poco interessato.— Dimentica quella clessidra, non avresti dovuta portarla con te. Fa parte ormai di un altro mondo.Patricia non sembra darsi per vinta.— Stanotte non riuscivo ad addormentarmi, qualcosa mi teneva sveglia.— Cosa, zucchero?— Grazie Johnny, mi piace quando mi chiami zucchero, anche se non sono esattamente sottile come una

canna. Non faccio che mangiare frutta e dolci da quando siamo qui. Cosa ti stavo dicendo a proposito della clessidra?

— Non dovevi portarla qui, zucchero, dopotutto è una prova a tuo carico.Patricia sorride maliziosa.— Sì, ora ricordo, non riuscivo a prendere sonno stanotte, continuavo a pensare che qualcosa non mi

convinceva in quella clessidra. Ho provato la clessidra con più cronometri, mentre dormivi. Mi devi una spiegazione, credo.

— Non sei contenta di essere qui, zucchero? Butta quella clessidra nel mare.La sedia a sdraio di Patricia ha qualche impercettibile sussulto.— Insisto per avere una spiegazione esauriente.Johnny si rende conto che lo zucchero non basta per addolcire Patricia.— Ebbene, nei lunghi viaggi per mare sui velieri, di notte poteva fare molto freddo, specie se c’era una

burrasca. Patricia serra le labbra e poi sorride con gli occhi. — Davvero? Pensi che stia arrivando una burrasca

forse?

— Il marinaio di guardia non era affatto contento di fare un turno lungo, ore e ore sul ponte poteva anche succedergli una disgrazia senza che nessuno lo sapesse. La durata del turno era data da una clessidra. In circostanze del genere si aguzza l’ingegno. Il marinaio di guardia poteva essere tentato di avvicinare una torcia al vetro della clessidra che si riscaldava e si dilatava, la sabbia scendeva più velocemente, con la fine anticipata del turno di guardia.

Patricia si guarda le unghie affilate delle mani. — E’ per questo dunque che hai acceso le due candele accanto alla clessidra con la scusa di far risaltare

meglio il mio sedere. Imbroglione, hai usato un trucco per far scorrere la sabbia in meno di un minuto e avere un pretesto per sculacciarmi. Torniamo nella nostra camera, credo che dovrò punirti come si faceva sulle navi.

Ma Johnny rimane ben disteso sulla sdraio. — Ti ricordi quando mi sono fermato a parlare con Gaspare, prima di salire da te? Quell’uomo era

tormentato, come se avesse avuto voglia di parlare finalmente con qualcuno. Ci siamo messi a parlare di piante, il tuo Gaspare è un uomo di grande talento in questo campo. Gli ho fatto notare che il basilico era di una varietà a foglioline piccole e scure, una cosa piuttosto insolita per il clima di Mondello, il basilico al sole caldo del tuo giardino dovrebbe avere foglie larghe e chiare. A questo punto è successo qualcosa di davvero sorprendente, Gaspare ha cominciato a dirmi cose incredibili, come se cercasse scuse assurde. Naturalmente non ho creduto una parola di quello che mi ha detto, il povero Gaspare comincia a uscire di senno, tutto il tempo trascorso a parlare da solo con le piante nel giardino deve esserne la causa.

Patrizia ha ascoltato attenta, sorride. — E’ strano, Johnny, non ci siamo fatte molte domande sulle nostre attività. E’ molto buffo che io non

abbia capito bene quale sia il tuo lavoro esattamente. Mi hai detto che sei nel ramo assicurazioni, non è vero? Ora è Johnny che sorride.

— E’ presto detto, zucchero, faccio il detective per le compagnie di Assicurazione. Mi chiamano per i casi difficili, per esempio quando si sospetta un caso di omicidio, o quando qualche ricco tizio scompare, senza tracce, lasciandosi dietro una vedova e una polizza sulla vita. Capita che un tizio distratto prima di sparire dimentichi una rivista aperta a una certa pagina e una moglie sospettosa scopra una inserzione sottolineata. Nell’inserzione si parla di una lady, la quale si offre di mostrare il suo sederino a un gentiluomo per trentamila euro. Un investigatore paziente comincia a raccogliere informazioni dalle vedove dei ricchi gentiluomini comprensivi, cerca di rintracciare i voli prenotati e i luoghi visitati dai gentiluomini, anche se alcune tracce sono state cancellate, ne ripercorre i movimenti prima della loro sparizione.

Patrizia annuisce comprensiva.— Oh, sei nel ramo sparizioni, diciamo così. Una cosa Interessante.Johnny sospira.— Pensavo di sparire anch’io. Pensavo di ritirarmi, credo che mettendo insieme i nostri risparmi ne

abbiamo abbastanza. Patricia sospira a sua volta. Credo proprio che tu abbia ragione, Johnny, la clessidra fa parte di un mondo

che non esiste più. Non vorresti andare a gettarla nel mare?Il sole dei tropici ha felicemente reso pigro Johnny. Seppelliscila pure nella sabbia, dopotutto dovrebbe

trovarsi più a suo agio.***

Il Priore e i Saraceni

Tra poco spunta l’alba sulla costa. I Mori Saraceni sono sbarcati senza luna. Silenziose formichine more si arrampicano pazienti fino al picco del monastero, ne scavalcano la cinta. La lunga nave li ha portati di notte sulla stretta lingua di spiaggia. Le formichine sono guerrieri in una fila che si cala dalle mura e sta per attraversare il cortile del monastero, quando una dolce armonia di voci penetra sotto gli elmi a punta: è il coro mattutino dei monaci. Il capitano dei Saraceni ne è estasiato e ordina ai suoi di procedere in silenzio, non vuole che i monaci si spaventino e smettano di cantare. Ma tutto finisce prima o poi. Ora il coro si tace, il portone della chiesa si apre, appare il padre priore. Non sono tempi in cui un padre priore si spaventi troppo, alla vista di Mori che gli riempiono il cortile intorno al pozzo, ma dire che la cosa gli faccia piacere sarebbe troppo pretendere. Da parte loro gli invasori sono distesi e rilassati, sanno che è l’ora della prima colazione e si attendono un invito. Ma i monaci sono muti, forse è la regola. Tocca al capitano riempire il silenzio e rivolto al priore dice:

— Non vogliamo mangiare un boccone, prima di parlare di affari?E via tutti in refettorio sulle panche. Perché mai un giorno qualcuno scrisse che il pane altrui sa di sale? I

Saraceni sono del tutto a loro agio, ridono scherzano, rilassati danno gran manate sulle spalle del monaco che siede accanto, gli rubano il cibo frugale dal piatto di legno. Non tutta la tavolata è in perfetta letizia. L’anima del priore soffre per questa ingiustizia divina, pure egli ha la forza d’animo di tentare una dissimulazione col capitano.

— Mio ospite tanto inatteso quanto benvenuto, come vedete dal nostro cibo frugale e dalla tavola tanto umilmente imbandita, noi siamo poveri. Purtuttavia ci ha recato letizia dividere ogni cosa con voi. Ristorati, potete riprendere ora il vostro viaggio, il Signore vi proteggerà dalle tempeste, vi benedico.

Anche il capitano pensa che sia tempo di andare, ma prima vi è da sbrigare un affaruccio. Se mai vi fu un Moro serafico, questi è il capitano rivolto al priore.

— Quello grasso ha parlato — gli dice.In effetti, profittando della confusione e del clamore della mensa, alcuni guerrieri hanno trascinato un

rubicondo monaco fino all’orlo del pozzo e poi ve lo hanno cacciato dentro, non senza grave fatica. Quindi aiutati dalle pareti lisce e scivolose di muschio hanno lasciato che egli calasse appeso a una fune fino al fondo, infine allegramente hanno cominciato a buttar giù pietruzze. E così dal fondo del pozzo si è presto udita una vocina salire:

— Le monete d’oro sono in cantina, in una botte interrata.E’ quasi mezzogiorno, con aria educata e dispiaciuta il capitano dice al priore che non può portarsi via

tutto il vino, la nave purtroppo non ha stiva capiente. Poi vede che il priore ha ancora l’aria affranta, ha un pensiero delicato, si toglie l’elmo con la rossa piuma del comando e lentamente lo posa sul reverendo canuto capo. I monaci appena sorridono tra le lacrime e i Saraceni sentono in dovere di far loro una promessa, mentre la nave ormai va sulle onde:

— Torneremo, sapete, torneremo. ***

Solo un Cretino come Te Poteva Sposarmi

— Guardate, Gonerilla piange di nuovo sui gradini della chiesa.Ha parlato un passante. La gente che si avvia a salire i gradini della chiesa fino alla grande porta di legno

finalmente nota Gonerilla. Si fermano e rimangono a guardarla con un sentimento di ammirazione. Più che piangere Gonerilla è un coro greco, la trasfigurazione del lamento e della disperazione. Quasi tutti sanno perché Gonerilla piange, ma è buona creanza chiedere.

— Perché sei venuta qui a piangere Gonerilla, cosa succede?— Mi ha lasciata. — Ancora? Anche questo marito? — Sì, definitivamente. Gli ho dato le melanzane preparate da me, apposta per lui, con le mie mani. Le ha

finite tutte, ha fatto una smorfia, si è alzato da tavola. Se ne è andato. Adesso sono di nuovo sola.Voce consolatoria:— Una donna con le tue virtù ne troverà subito un altro, non ti devi disperare, le cose vanno e vengono.Voce di una buona donna:— Adesso fai la brava, non stare qui a tormentarti su questi duri gradini. Vai in casa, devi mangiare

qualcosa, che so un brodino caldo.— Gonerilla cosparsa di lacrime annuisce, si leva e si dirige alla sua casa.Qualche ora dopo, Gonerilla è di nuovo sui gradini, ma non piange. Si lamenta, si contorce, soffre.Voce caritatevole:— Suvvia, Gonerilla, la vita continua, devi dimenticare e riprendere il tuo cammino Gonerilla è inconsolabile, trova la forza di ringraziare questa donna caritatevole, fossero tutte come lei.— Era tanto buono — Gonerilla si contrae per gli spasimi, si porta le mani le mani al ventre.Voce samaritana:— Cosa hai piccola, cosa ti fa male?Gonerilla indica dove le fa male.— Lo stomaco, è un dolore insopportabile.Voce di un saggio esperto dei casi della vita:— E’ un dolore immaginario, la causa è per essere stata abbandonata.Gonerilla scuote il capo. Si vede che è contrariata.— E’ un dolore reale.Voci varie comprensive ma di rimprovero: — Devi stare a sentire cosa ti dice questo brav’uomo. Non essere testarda. E’ il dolore per l’abbandono.

A proposito, cosa ne è stato di lui, dopo che si è alzato da tavola? Gonerilla ha la voce gonfia: — Pareva tanto tenero, me ne sono mangiato un pezzo un’ora fa.

La Vendetta di Archibald Oliver Everybottom

— Mi permetto di far osservare a vostra grazia che sta infilando tutte e due le gambe in una sola parte dei pantaloni, quella di sinistra precisamente.

Archibald Oliver Everybottom, signore di Tripplewood, era seduto sulla sponda del letto, con un sorriso sperduto sull’universo, mentre in tutta evidenza la sua testa sembrava non contenere altro che un paio di uova fritte al bacon. E in questo stato d’animo sua grazia si prodigava per infilare entrambe le gambe nella sola parte di sinistra dei suoi pantaloni.

— Vostra grazia ha letto i giornali suppongo. Una infelice notizia davvero. vostra grazia non si lascerà abbattere, ne sono certo.

— Tempi oscuri ci attendono, Pimps. L’infamia ha coperto con il suo viscido manto le terre di Tripplewood. Un corrotto conestabile rifiuta gli ordini di un Everybottom.

— Un uomo scivoloso sicuramente, vostra grazia. Circolano voci strane sul passato della famiglia del conestabile.

— Stammi bene a sentire Pimps, Elisabeth deve essere riportata entro i nostri recinti. Non lasceremo certo che infamie e manovre nell’ombra abbattano lo scudo degli Everybottom.

— Posso chiedere a vostra grazia quali progetti abbiamo per la mattinata? Suggerisco a vostra grazia di non mettere un calzino rosso e uno blu.

— Il terzo duca di Everybottom soleva sconcertare le fanterie scozzesi con calzini spaiati, Pimps.— Non ho ragione di dubitarne, signore.— Prendiamo il treno di mezzogiorno, Pimps. Dobbiamo essere a Tripplewood nel primo pomeriggio.— Peccato signore, non era male qui al club di Londra, alquanto gradevoli sia la cucina che la cuoca. Ma

vostra grazia ha perfettamente ragione, il nemico va affrontato nei suoi accampamenti. Posso suggerire a vostra grazia di non mettere il cappello di paglia col nastrino verde? Non si addice a un guerriero, temo.

La notizia che aveva scosso la dura tempra di un Archibald Oliver si trovava nelle pagine interne di cronaca locale del Times di Tripplewood. Per lasciare la parola al cronista: Il conestabile della polizia locale si rifiuta di recuperare Elisabeth, la scrofa da concorso rivendicata da Sir Archibald Everybottom, nonostante quest’ultimo avesse emesso un ordine secondo i suoi diritti ereditari di giudice dello Shire. Il conestabile afferma che Elisabeth non si trova nelle terre di Sir Everhard, vicino di Sir Archibald, e che la polizia non ritiene di entrare nelle stanze private di Sir Everhard e guardare sotto il suo letto, in mancanza di prove certe sul suo rapimento. Sir Archibald pretende poi che gli sia data in ostaggio Bertha, la scrofa concorrente di Sir Everhard, il quale da parte sua, ha rivendicato decisamente i diritti di Bertha a non lasciare le sue terre, ove ben si trova, le terre dove è nata cresciuta, e che ella non vuole lasciare per le fantasie del pazzo Everybottom, il quale se ne vuole impadronire illegalmente, dopo aver perso chissà dove la sua scrofa svanita. La scrofa supposta rapita si chiama Elisabeth, come sua madre e sua nonna porta i tratti delle sue antenate, sempre vincitrici del nastro d’oro al Gran Premio; inoltre la porcellona è marchiata con una E in fronde di alloro, per diritto esclusivo ereditario, e pare risponda con una sorta di sorriso a chi la chiama Elisabeth. Sir Everhard ha poi assicurato che Bertha verrà presentata al Gran Premio dei Porci di Tripplewood sotto le sue insegne, niente potrà distoglierlo dai suoi propositi. Il popolo di Tripplewood è assai sconcertato e diviso. Metà difende la buona fede di Sir Everhard, mentre l’altra metà afferma di aver udito Elisabeth la scrofa di Sir Archibald grugnire nei campi del suo odiato vicino.

Arriva Cricks. Fuoco all’erba. Era una notte d'inverno molto fredda e assai tempestosa, con il vento che urlava nei camini e faceva

tremare ogni cosa potesse tremare. Spruzzi sottile di pioggia tintinnavano sui vetri delle finestre, si distingueva il gorgoglio ed il gocciolamento dalle gronde. Oliver Archibald, signore di Tripplewood, aveva finito la sua cena e si era seduto al suo fuoco nello studio.

Nel caminetto ardeva senza allegria la lettera di risposta che sua grazia aveva ricevuto dai suoi legali di Londra. Lo studio legale Greasy, Greasy e Easingoil faceva cordialmente sapere a sua grazia, che il ricorso presentato da sua grazia alla corte di Appello era stato respinto. La corte non aveva giudicato sufficienti le

prove fornite per procedere a una accusa di rapimento di porcella campagnola. Greasy senior accennava a un possibile ricorso ai Lord e chiedeva 35 sterline o una mazza da golf per le spese.

Pimps annuncia una visita.Pimps adora annunciare le visite, egli adegua il tono delle sue parole all’importanza del visitatore, talora

accompagna le parole con un ghigno, un sorriso, una smorfia di disgusto. Pimps vorrebbe anche aggiungere i gesti che ha visto al Teatro della Compagnia Italiana, questo è il suo cruccio segreto.

— Cosa succede, Pimps?— Un uomo chiede di voi, signore. Dice di chiamarsi Cricks, ma non ha un biglietto da visita. Il suo

aspetto è ben poco rassicurante, dice di essere atteso da vostra grazia , ma naturalmente non gli ho creduto. Devo dirgli che vostra grazia sta per uscire?

— Fatelo passare, Pimps. Sua Grazia Oliver Archibald sembra prestare più attenzione al livello della sua bottiglia di Porto che

all’ingresso in scena di Cricks. In realtà nasconde la sua ansia.— Ebbene, Cricks?Cricks osserva con particolare affetto la punta delle sue scarpe.— La porcella di vostra grazia viene drogata per così dire. Essa è stata posta al centro di un campo con

particolari piante alte in uso in India. La porcella ne mangia di continuo, ne è come estasiata. Ho provato ad attirarla con certi cibi di solito assai graditi alla sua razza, ma è stato inutile. La porcella di vostra grazia si trova in uno stato di beatitudine completa nei recinti di Sir Everhard, temo che la guerra sia persa.

All’udire le parole di Cricks, Archibald Oliver era diventato un uomo diverso dal simpatico buontempone disposto a scambiare quattro parole al Club o nelle sue campagne. Egli era ora un uomo cupo e avido di vendetta, nulla muta l’animo di un uomo quanto il sopruso accompagnato dall’ingiustizia.

— Cricks, il tuo nome è Cricks non è vero?— Cricks di Crickelwood, per servire vostra grazia .— Mi riporterai Elisabeth, Cricks.− Molto obbligato vostra grazia, vorrei guadagnarmi questa fiducia. Come ho detto a vostra grazia la

dannata porcella è drogata, la sua volontà è nelle mani di Sir Everhard, la porcella mangia nelle mani del rivale di vostra grazia , piena di riconoscenza a quanto pare.

— Ebbene Cricks si tratta di eliminare la causa per far cessare l’effetto. Sai come vanno queste cose, se gira la prima ruota girano tutte le altre ruote. In estate i campi prendono fuoco Cricks, non lo sapevi? Suppongo tu sia in grado di accendere un fuoco quando l’erba è secca.

— Fuoco vostra grazia? Si tratterebbe di qualcosa di illegale suppongo. Inoltre faccio rispettosamente osservare che si tratta di alcuni ettari di erba indiana.

La risposta di Sir Archibald è piuttosto singolare. Sua grazia mette la mano in una tasca della giacchetta a quadratini rossi e blu, la sua preferita, ne prende un sacchetto, scioglie il laccio che lo chiudeva e versa sul tavolino una cascata scintillante di ghinee d’oro, che fanno vibrare tazzina e teiera.

— Qui ci sono cento ghinee, Cricks. Prendile e torna con Elisabeth.— Vostra grazia comprende che l’impresa è rischiosa, inoltre ci vorrebbe almeno un aiutante.Archibald Oliver era col pensiero lontano, nell’interno delle foreste più buie ove sboccia il dolce e

selvaggio fiore della vendetta, dal sapore di vaniglia e miele. Con gesto assente sua grazia ripete il gesto di prima.

— Ci sono duecento ghinee sul tavolino, Cricks, prendi tutti i fiammiferi che vi servono nelle cucine, attendo buone notizie.

Entra ancora Cricks. Le notizie arrivano presto a sir Archibald Oliver, ma il vento ha girato.— Un uomo chiede di voi, vostra grazia , si tratta ancora di quel Cricks, ha l’aria come dire arrostita.— Arrostita, Pimps? Fatelo passare. Entra un Cricks con l’aria più afflitta di un barcaiolo cui sia sfuggito un remo in mezzo alla corrente del

Tamigi.— Che notizie di Elisabeth, Cricks? L’hai portata con te?— Il vento ha girato, mio signore, e la porcella si trova sempre nei campi di Sir Everhard.

— Il vento ha girato, Cricks? Temo tu sia affidabile quanto una noce di cocco, che pretende di essere una palla da golf.

— Signore, noi avevamo dato fuoco ben bene all’erba indiana tutto da un lato sopravvento, io e il mio aiutante voglio dire, in un momento il vento ha girato e il maledetto fuoco ha girato. Non siamo finiti arrosto solo a forza di correre. Quella dannata porcella sembrava saltare di contentezza e aveva come uno strano ghigno sul muso. Suppongo sia per effetto di tutta quell’erba drogata, che mangia di continuo. Quella porcella ha l’aria di una strega. Non ci sarà verso di riprenderla. Inoltre, Sir Everhard deve avere trovato le nostre tracce, è diventato sospettoso ha messo uomini di guardia al campo giorno e notte. Col permesso di vostra grazia ritengo impossibile portare via la porcella dal campo d'erba indiana, si metterebbe a grugnire come una pazza, farebbe più chiasso di cento galline che si litigano l'ultimo chicco di granturco.

— Contieniti quando parlate di Elisabeth, Cricks. Più rispettoso. La sua famiglia e assai più antica della tua di voi Cricks, Ora stai bene a sentire, Cricks, noi rivogliamo Elisabeth viva o morta, mi intendi Cricks?

— Viva o morta, signore.— Sai maneggiare un buon coltello da cucina, Cricks? Suppongo di sì. — Un coltellaccio, signore?— Le taglierai la gola Cricks. Devi strisciare come un serpente nella maledetta erba indiana, in modo che

nessuno possa vederti. La prossima notte si annuncia piena di nuvole, fulmini e pioggia. Troverai sicuramente Elisabeth al riparo sotto qualche cespuglio della sua dannata erba. Elisabeth ormai ti conosce come un burlone e si farà avvicinare, penserà che sei venuto a offrirle qualche altro svago innocente, una volta a tiro le taglierete la gola. Stai attento a non farla soffrire. Poi la trascinerete fino alle mie cucine.

— Con il permesso di vostra grazia, Sir Everhard chiederà l’intervento del conestabile, vostra grazia avrà molte noie. Vostra grazia sarà il primo indiziato, come si dice.

— Nessuna noia Cricks, la faremo fare subito a pezzi, un delitto perfetto. Bruceremo il marchio sulla sua coscia. Non penserai che il conestabile sappia distinguere la coscia di una porcella da un’altra.

— Certamente no, signore. Nessuno si aspetterebbe una cosa del genere.— Ebbene Cricks è tempo di agire. Prepara i piani, muovi le tue pedine. — Ehm, vostra grazia, non posso accettare l’incarico, si tratta di un assassinio, noi Cricks siamo stati

sempre gente onesta.Archibald Oliver si mette una mano nella tasca interna della giacca e cinquanta ghinee d’oro sono

gettate sul solito tavolino. — Questo vi lascerà dormire la notte tutti voialtri onesti Cricks. Oppure preferisci restituire quello che ti

dato l’altra volta? Cricks afferra le monete e le mette al sicuro in una sua tasca bruciacchiata. — Avete ragione, signore, le ghinee sono un eccellente rimedio contro i brutti sogni. Mi serviranno due

aiutanti, la porcella pesa. — Eccoti altre dieci ghinee, Cricks. — Servirà una carriola, vostra grazia . — Solo una ghinea per la carriola, prendi e vai alla svelta.

Cena di addio. Elisabeth ora è davvero scomparsa. Come portata tra le nuvole da un pallone aerostatico. Non esiste

covone di paglia a Tripplewood che non sia stato smosso. Non angolo di stalla che non sia stato frugato dalle lanterne degli Everhard e degli Everybottom. I cani più astuti, avvezzi a ogni trucco furfante, sono stati lanciati sulle tracce della vaga porcella. Il conestabile ha guardato fisso gli abitanti di Tripplewood, puntando la pipa accusatrice, la pipa che ha fatto tremare i più incalliti ladri di galline. Nulla. E’ stata rapita e portata in Scozia, sussurrano nei pub di Tripplewood, si sono viste strane facce in giro. E così le ricerche rallentano, facce scettiche esprimono dubbi. Giunge infine l’alba della rassegnazione non senza sollievo. Non più divisi dall’ansia della competizione, ai due gentlemen non resta che dividere l’angoscia delle cose che potevano essere e non sono state. L’incontro non può che avvenire al confine tra i loro due possedimenti e si confessano tutto, o quasi.

— Everybottom, solo la mia ambizione è stata causa di tanta sventura. Ritiro Bertha dal concorso.

— Everhard, lieve ti sia l’erba dei campi di cricket, domani daremo una cena di addio in onore di Elisabeth, voi sarete al posto d’onore a capo della tavola, amico mio.

— Everybottom, il vostro cuore generoso aggiunge rimorso al mio disonore. Datemi il posto dell’ospite sgradito, ve ne prego.

— Suvvia Everhard, tutto è dimenticato. Vi attendo.La sera del giorno seguente il salone degli Everybottom è insolitamente cupo. Non sono state accese le

luci, solo qualche rara candela illumina il lungo tavolo di noce normanna, che ebbe l’onore di re e vescovi, ora è la prima volta di un Everhard.

— Everybottom, porteremo sempre dentro di noi Elisabeth.— Davvero, Everhard, non potreste dire di meglio.— Eccellente, gasso e succulento, questo arrosto di maiale in onore di Elisabeth, mio generoso

Everybottom.A un cenno di Archibald Oliver Everybottom, un coppiere avvicina una candela accesa al collo di bottiglia

di vino rosso e lo versa nella caraffa vuota di Sir Everhard.— Siete un intenditore davvero raffinato, Everybottom.— Il calore della candela toglierà ogni umore acido e sapore di tappo al vino, Everhard.La mano del coppiere sembra tremare, la candela si sposta e illumina un pezzo di cosciotto nel piatto del

rapitore di porcelle Everhard, ma i suoi occhi si rifiutano di vedere: una E tra fronde di alloro è marchiata sul cosciotto, egli sta mangiando Elisabeth. L’ultimo degli Everhard si alza barcollando dalla sedia, non sarà mai più lo stesso uomo.

— Siate maledetto, Everybottom, la vostra casa è coperta dall’infamia.Ora c’è un posto vuoto alla lunga tavola su cui si poggiarono nobili gomiti normanni. Ma un posto vuoto

è un evento che non può essere ammesso da un Everybottom. La voce dell’ultimo signore di Tripplewood si volge pacata a un ospite in fondo alla tavola:

— Cricks, mio buon Cricks. — Vostra grazia?— Andate, abbattete la falsa parete nelle mie stalle e prelevate Elisabeth. Tutta quell’erba indiana, che

le abbiamo messo intorno, deve averle rovinato lo stomaco. Conducila qui, che si metta al posto di Sir Everhard e si rifaccia con buon cibo.

— Come ordina vostra grazia .— Ancora un momento Cricks, racconta ancora una volta come hai fatto a prenderla, la mia piccola.— Sissignore. Ha fatto tutto da sola la porcella, ci ha pensato lei stessa. Non appena ha visto uno dei due

aiutanti, che mi ero portato dietro, con un coltellaccio in mano, è rimasta come interdetta, come se si fosse all’improvviso ricordata di qualcosa, poi ha fatto uno scarto ed è venuta dalla mia parte, balzando sulla carriola che tenevo ferma. Se posso aggiungere, mi è sembrata piuttosto sollevata quando mi sono avviato.

— Siamo soddisfatti di te, Cricks. Gli Everybottom si ricorderanno di voialtri nel momento del bisogno.— Non abbiamo fatto che seguire il piano astuto di vostra grazia . Abbiamo arrostito un’altra porcella

marchiata con la 'E'. Ora suggerisco a vostra grazia di modificare la E, marchiata sulla coscia della vera Elisabeth, in una B. Il nostro maniscalco di Crickelwood sarebbe onorato di fare il lavoro per un pugno di ghinee. Si dice che vostra grazia un tempo trovasse piacevole intrattenersi con una ballerina di nome Betty, prima che le porcelle ne prendessero il posto come svago. Sarebbe un pensiero delicato, un andare indietro col vento dei ricordi.

— Mio buon amico, forse ho sottovalutato il lato romantico dei Cricks. Non se ne fa niente. Lady Everybottom mi farebbe un sacco di domande sotto questo tetto e troverebbe la risposta disdicevole. Fa girare la voce che la mia porcella smarrita aveva una sorella molto somigliante e abbiamo deciso di marchiarla con una E in fronde di alloro in ricordo. Un’ultima cosa, Cricks.

— Vostra grazia?— Domattina riportatemi la carriola, non ne hai comprata una nuova, come dicesti.

Un Porcello Chiamato Romeo

—Sono desolato di dover dare le dimissioni, vostra grazia . Sua Grazia Archibald Oliver accoglie con vaga aria distratta le parole di Pimps. Infatti il diciottesimo duca

di Tripplewood sta leggendo con passione un articolo sull’autorevole rivista Il Codino Attorcigliato, la redazione presenta le ultime novità in fatto di nastrini colorati da regalare alla vostra porcella preferita il giorno di San Valentino.

— Quali sono le tue intenzioni, Pimps? Vuoi raggiungere la cuoca del mio Club a Londra?—Vostra grazia , è arrivato quel Cricks di Cricklewood, egli pretende di essere stato nominato Valletto

della Porcella e pretende inoltre che mi prenda cura del suo ombrello. vostra grazia non avrà dimenticato, quanto fossi contrariato dalla abolizione della schiavitù nelle Colonie.

—Lascialo passare, Pimps. In effetti gli ho affidato Elisabeth e me ne deve rispondere senza limiti.

Entra Cricks.—Ebbene, Cricks? Che notizie di Elisabeth?—La porcella è svagata, vostra grazia , saltella troppo e mangia meno del solito.Sir Archibald rimane in silenzio, ha appena letto un articolo ‘Il dimagrimento delle porcelle, cause e

rimedi”. Cricks ritiene di poter continuare:—Temo, vostra grazia , la causa sia l’arrivo di un porcello sconosciuto da queste parte, uno straniero.Con un colpo di inaudita ferocia Sir Archibald fa volare la teiera Ming, che solo un Pimps di Pimplewood

potrebbe prendere al volo. Questa teiera di porcellana cinese col dragone in oro rappresenta una delle ragioni per cui un Everybottom dovette andare via da Pechino senza preavviso, inseguito dalle Guardie Imperiali. Pimps si ritiene soddisfatto dello sguardo grato affettuoso di sir Archibald, che lo ripaga di come gli sono andate le cose finora le cose con Cricks.

E’ una strana voce con cui ora parla Sir Archibald, una voce che induce a cupi presagi, quando viene udita:

— Cricks, maledetta la tua stirpe, hai lasciato che un suino straniero avvicinasse Elisabeth. Sterminerò i tuoi discendenti, nessuna pietà per un Cricks.

— Lo straniero invasore è stato messo in fuga, vostra grazia , io stesso l’ho colpito ai fianchi con pietre aguzze. Ma Elisabeth lo ha seguito e io Cricks di Cricklewood li ho seguiti.

Sir Archibald rimane assorto in uno stralunato silenzio, presagio di giorni cupi per Cricks. Pimps nasconde la sua soddisfazione dietro un falso sguardo lacrimoso e affranto.

Cricks continua:—La coppia in fuga è arrivata al confine delle terre di sir Everhard, con molta fatica ho raggiunto la

porcella e l’ho convinta a non continuare nel suo atteggiamento disdicevole.Cricks fa una pausa, dietro la quale nasconde le bastonate e i calci nel sedere a Elisabeth, per farla

tornare a casa.—Che notizie mi dai di questo insolente invasore, Cricks?—E’ un porcello di nome Romeo. Sir Everhard lo ha comprato in Francia, nella costa della Normandia.

Suppongo che la porcella di vostra grazia sia attirata dal suo odore diverso.—Pimps, prepara il fucile per la caccia al cinghiale, ti occuperai tu stesso di eliminare l’invasore. Poi

faremo girare la voce che si è trattato di un errore, nella nebbia del primo mattino qualsiasi cacciatore potrebbe scambiare porcelli per cinghiali.

Pimps assume un’aria assai contrariata, l’assassinio di un porcello decisamente non rientra nelle sue mansioni, soprattutto potrebbe essere di ostacolo al rinnovo annuale della iscrizione al suo Club, se mai si venisse a sapere che le sue mani si sono macchiate di sangue suino. Suo malgrado Pimps è costretto a dare un fondo di rammarico alla risposta:

—Un piano assai astuto, vostra grazia. Suggerisco di affidare l’incarico a Cricks, temo che il Club non approverebbe la mia complicità in questo tipo di crimine. Inoltre Sir Everhard otterrebbe l’intervento di Scotland Yard e voi sapete come quei detective non chiedono di meglio che una tazza di tè bollente, dopo aver visto un maggiordomo impiccato all’alba.

—Non sei altro che un codardo smacchiatore di cravatte, Pimps. Affido questo compito delicato a Cricks. Difendi l’onore di Tripplewood, mio buon Cricks.

Il buon Cricks scuote leggermente la testa e osserva con molta attenzione le sue scarpe:—Vostra grazia , temo di dover rifiutare. Ultimamente mi si accusa di ogni cosa. Individui prezzolati,

corrotti da Sir Everhard, mandano lettere di protesta al direttore della Gazzetta di Tripplewood, dicono che quando sparisce un portafogli al mercato c’è sempre in giro uno di noi Cricks.

Le ore passano tetre a Mansion Tripplewood, Sua Grazia Archibald Oliver è rinchiuso nello studio, non è sceso nelle stalle a informarsi sullo stato di salute dei cavalli, non ha ispezionato le cucine in cerca di cameriere vogliose di nobili pizzicotti. Pimps decide che è tempo di salire a offrirgli qualche ragione di conforto e un goccetto.

—Vostra grazia , suggerisco che un calice di Porto sia più adeguato di una coppa di champagne nelle circostanze sventurate.

— Mi è già stata servita una tazza sbeccata colma d’aceto. Leggi dunque, Pimps.Sua grazia getta a Pimps un foglio maltrattato, è la relazione che ogni mattina gli fa avere Cricks.—Mi sono già preso la libertà di leggerlo, prima di portarlo a vostra grazia sul vassoio con la posta. Il

significato mi appare oscuro ‘Venti kg in meno ’. vostra grazia fa parte del servizio segreto della Corona a nostra insaputa? Sconsiglierei di affidare i messaggi a quel Cricks, al riguardo potrei procurare un piccione viaggiatore.

— PImps. — Vostra grazia?— Ricordi quando Lady Stoneybottom partì per il Centro Africa? Lei voleva accertarsi che lord

Stoneybottom fosse stato davvero divorato dai coccodrilli e non stesse a spassarsela con una di quelle negrette col gonnellino di foglie di banano. Ebbene la brava donna ti affidò a me con queste parole “Archie, non lasciarti influenzare dalle apparenze, Pimps è stupido, ma fidato e affidabile”.

— Sono lieto di essere stato informato. Desidero peraltro informare vostra grazia che Lady Stoneybottom barava con me a poker per soffiarmi lo stipendio, fingevo di non accorgermene e mi rifacevo sulle spese di casa.

—Ti sono grato della delicatezza, Pimps.—Con rispettoso permesso, non ho visto vostra grazia in questo stato di prostrazione da quando venne

a molestarci l’agente delle tasse.—Finiremo nelle mani di anarchici e socialisti, Pimps. Elisabeth è ancora calata di peso, siamo a meno

venti kg.Nel pronunciare le ultime parole, Archibald ha usato il tono di colui che vede arrivare un enorme

meteorite dallo spazio sulle case di Tripplewood. Del tutto ignaro del lato amoroso in una porcella, Sir Archibald è in cerca di buoni consigli:

—Hai qualche suggerimento, Pimps?—Temo di no, mio signore, al nostro Club non sono ammesse donne. Forse vostra grazia potrebbe

consultarsi con le cameriere, suggerirei Molly in particolare, corrono voci che abbia spezzato il cuore a tutta la caserma delle guardie campestri.

— Pimps, dobbiamo invitare subito Lady Camilla. Provvedi per un telegramma.— Preferisco di no.

Preferisco di no.— Vieni subito giù da quell’albero, Pimps.—Preferisco di no.Pimps se ne sta appollaiato tra le fronde della grande quercia da tre giorni e tre notti. Sua Grazia

Archibald ha mandato più volte Molly, la cameriera, a minacciarlo:— Ti taglieremo i viveri, Pimps, vieni giù.Mary Cuore Dolce, la cuoca fedele e affezionata alla casa degli Everybottom, ogni sera riempie di cibi

buoni il cestinello vuoto, che Pimps cala dall’alto. A mezzanotte Pimpa cala la scala e scende dall’albero per cambiarsi la camicia e rifare la piega ai pantaloni, un maggiordomo è sempre in ordine, poi risale tra i rami e le foglie. Forse Pimps si è dato alla meditazione? Riflette tra le foglie? Forse crede di essere un filosofo

greco? Niente di tutto questo. La vergogna e la paura del disonore hanno tramutato Pimps in un uccellino. La causa è l’arrivo di Camilla Gwendoline Everybottom Strizzacuori, annunciato da questo telegramma

“ Mio caro Archibald, la tua richiesta di aiuto mi ha sconvolta. Certamente metto a tua disposizione la mia esperienza. Spero inoltre che Pimps goda di buona salute e la sua presenza di sia di conforto. Camilla.”

Camilla Gwendoline non è una della tante cugine di Sir Archibald, è il lato allegro e spensierato degli Everybottom, diciamo così. Qualche anno addietro, un suo viaggio di ritorno a Tripplewood aveva risvegliato gli istinti oscuri di Pimps il gelido. Pimps si era tramutato in un viscido e perverso individuo. Durante la notte si impadroniva delle scarpette di Lady Camilla, lasciate fuori della porta per essere lucidate, tra l’indignazione e lo sgomento delle cameriere. La sadica milady lo teneva in pugno. Un giorno lo aveva fatto chiamare:

— Pimps non mi fido delle cameriere. Non vorresti lavarmi tu stesso queste mutandine di pizzo di Fiandra?

Prima dell’alba Pimps era sgaiattolato fuori a appendere il suo frivolo bucato, per farlo asciugare in un angolo segreto del giardino. Solo uno sventato maggiordomo può illudersi di non essere scoperto dalle cameriere, dovunque egli appenda il bucato. Per esprimergli gratitudine, Lady Camilla gli aveva promesso di portarlo a Parigi, ma all’ultimo minuto gli aveva preferito Humphrey, per via che portava stivali di cuoio rosso e guidava il calessino di Sir Archibald come un demonio. A Parigi Camilla aveva subito scambiato Humphrey con un pittore e un banchiere. Humphrey se ne era tornato umile a Tripplewood, accolto con distratta indifferenza da sir Archibald:

—Suppongo che i cavalli abbia sofferto per la tua mancanza, Humphrey. Che ne dici di andare a trovarli con una spazzola e un secchio d’acqua?

Nel frattempo Pimps aveva perso autorità e rispetto con le cameriere e ogni giorno potevate assistere a una dolorosa e penosa scena di questo genere:

Pimps — Molly, hai lucidato le posate d’argento in modo deplorevole. Molly — Che ne diresti di andare a lavare le mutande alla cuoca, Pimps?Da quei giorni tristi e infelici Pimps trema al pensiero che, da una carrozza arrivata a Tripplewood

Mansion possa scendere. Ora sapete il motivo per cui Pimps si è nascosto tra le fronde.

Nel caminetto dello studio le striscioline di carta bruciano sbalordite, Sua Grazia Archibald ha tagliuzzato la lettera di risposta dei legali Theft, Grabbs e Sellinglie.

“Con sincero rincrescimento informiamo vostra grazia , che la fuga consenziente di porcella non è contraria alle leggi della Corona, a meno che poi la sposa non sia tagliata a pezzi e fatta salsicce, di cui occorre stabilire la proprietà. Come afferma vostra grazia , la porcella Elisabeth ha seguito di sua volontà il presunto rapitore Romeo. Questo esclude la possibilità di una rivalsa nei confronti di Sir Everhard. Sconsigliamo vostra grazia dal contrastare la volontà di Elisabeth, la legge è molto chiara al riguardo.

Per tutto questo vostra grazia ci deve cento ghinee, anche in salsicce.”A passi lenti e dolorosi, pallido come fantasma, Archibald Oliver percorre il corridoio dei ritratti. Gli

Everybottom appesi al muro stentano a riconoscerlo, Archibald li interroga muto, cerca da loro ispirazione. Invano. Mai prima d’ora nelle terre degli Everybottom una porcella rispettabile ha osato trastullarsi con uno straniero. Avvilito e disgustato Archibald torna alla finestra del suo studio, guarda lontano, fino al tiglio, dove Elisabeth è trattenuta con una corda al collo. Niente, la svergognata ingrata femmina non tocca cibo.

Il comportamento lunatico di Elisabeth è ormai diventato argomento di passione tra gli esperti in suinologia di Tripplewood. Cricks ha messo il cappio di una lunga corda al collo di Elisabeth, l’altro capo è fissato al tronco del tiglio. La porcella disperata gira attorno all’albero fino a quando tutta la corda è avvolta, a questo punto dà la testa contro il tronco un paio di volte e ricomincia a girare all’indietro fino a svolgere di nuovo tutta la corda.

Pimps scende giù.—Lady Camilla a voce alta parla ai piedi della grande quercia in modo distratto:—Il tè mi è stato servito, aveva un fondo e di cipolla. Temo che Molly si incontri col garzone che ci porta

frutta e verdura. E’ questa l’ospitalità di Tripplewood Mansion? Vuoi smetterla di giocare al condor, Pimps? Pimps tra le fronde si limita a sollevare le sopracciglia, ma Lady Camilla solleva le gonne e mostra le

trine.

—Ehi, Pimps, che ne dici invece di giocare alla piccola lavandaia? Pimps è di nuovo coi piedi a terra. Dalla finestra dello studio Sir Archibald ha seguito la scena con grande

soddisfazione, Lady Camilla è un diavolo, sir Everhard e il suo fottuto porcello stanno per bere l’acqua salata della sconfitta.

Strategia diplomatica. Gran consiglio di guerra nella Sala da Tè. Sono riuniti: Lady Camilla nella parte di stratega, Sir Archibald

l’offeso, Cricks come capo delle operazioni sul campo, Pimps addetto alla logistica dalle cucine alla sala.Lady Camilla è rientrata da una lunga passeggiata di esplorazione sul campo, si toglie le scarpette con un

lungo felice soddisfatto sospiro, poi nota lo sguardo rapace di Pimps e le mette al sicuro sotto la sedia. Pimps non pare comprendere la gravità del momento e rompe inopportuno il silenzio:

—Forse Lady Camilla desidera che le succhi gli alluci? Con lo sguardo Sua Grazia Archibald ordina a Cricks di versare tè bollente nelle orecchie di Pimps, ma poi

col gesto della mano dice di lasciar perdere, non è il momento di svaghi e distrazioni. Ora tutti attendono che Lady Camilla prenda la parola.

—Mio caro Archie, ho visto in che disperazione puntigliosa si trova la tua porcella Elisabeth, Cricks mi ha spiegato bene ogni cosa.

Cricks prova a esibirsi nel suo migliore inchino, degno del suo nuovo stato, ma la smorfia di disgusto di Pimps gli fa capire che non ha provato abbastanza davanti allo specchio.

Sir Archibald freme, sollecita l’azione:—Ebbene, Camilla, che ne diresti di andare a rompere il tuo ombrello sulla testa di quel Romeo?—Agiremo per vie diplomatiche. Diplomazia, Archie.—Diplomazia?—Bummy.

La madre di tutti i porcelli.Anacleta Evelyn (Bummy) La Grande, la madre di tutti i porcelli, si stava grattando e rigrattando i fianchi

contro la corteccia ruvida di un albero, quando vide arrivare il porcaio accompagnato da Cricks. I due compari mostravano di avere un’aria amichevole e rispettosa, e non lama affilata risplendeva al sole nelle loro mani. Bummy si era ritirata dalle competizioni dopo aver vinto tutti i trofei. Le era stato concesso un piccolo boschetto, dove lei passava i giorni in contemplazione e nei ricordi. Si rivedeva alla testa della mandria che attraversa come un’onda il sentiero; e poi lei che scendeva dalla pesa per ricevere dal sindaco di Tripplewood la medaglia d’oro di san Giorgio, perché era sempre lei la più grassa di tutte. Sir Archibald aveva escluso di farne salsicce, sia per riguardo al suo passato; sia perché lei aveva accumulato tanto grasso da riempire un barile di lardo, pertanto ne sarebbero venute salsicce di cattiva qualità.

Cricks e il porcaio confabulano.—Porcaio, quella cicciona non fa che strofinarsi contro l’albero. E’ diventata nevrotica. Forse non è stata

una buona idea venire a chiedere il suo consiglio.—Le hanno suggerito di praticare uno sport, per questo si strofina, quanto al resto lascia fare a me,

Cricks, io e Bummy ci conosciamo bene, ci leggiamo nel pensiero.A ogni porcella il suo porcaio.—Come stai, Bummy?—Salve porcaio. Oggi mi sento più leggera, questi strofinamenti cominciano a produrre un benefico

effetto. — E la pelle ti diventa più rosea a quanto vedo.— Voi due compari non sarete venuti a abbindolarmi con i complimenti e la storiella del nastrino rosa da

legare al codino. Provate a toccarmi e Sir Archibald vi taglierà la gola.—Ci manda Sir Archibald, Bummy, abbiamo novità.— Che notizie mi porti, porcaio? Forse la Camera dei Lord ha deciso finalmente di far riconoscere i miei

meriti?Bummy non aveva abbandonato il sogno di essere una lady, ma il sogno si era finora infranto contro un

scoglio roccioso e furibondo, rappresentato da un Lady Anacleta Evelyn Everybottom, seconda cugina di Archibald Oliver, la quale aveva minacciato Sir Archibald di rivelare un suo vergognoso meschino segreto. A

suo tempo uno studente povero, ma sveglio, era stato iscritto all’università di Oxford col nome di Archibald Oliver Everybottom di Tripplewood. Ora a causa delle ire di Lady Anacleta il fantasma poteva uscire dal muro. Gli avvenimenti erano commentati dai pochi intimi col nome di guerra delle due porcelle, infatti entrambi le contendenti erano di forme rotonde e carnagione rosea.

La risposta del porcaio non può deludere Bummy, vita dura di un ambasciatore, egli deve mentire:—Bummy, Sir Archibald non ha mai smesso di difendere la tua buona causa. Minaccia di scrivere lettere

di fuoco ai direttori dei giornali. La scorsa settimana Sua Grazia Archibald a preso la parola ai Lord. Egli ha ti descritto con parole che hanno ricordato l’elogio di re Guglielmo il Normanno al prode Fortescue, che pone il suo scudo davanti al re nel pieno della battaglia. I Lord erano pronti all’approvazione, ma ha chiesto la parola Sir Everhard.

Non stupitevi per le parole del porcaio, il nostro ha molto tempo libero, mentre la mandria dei porci grugnisce e si litiga le ghiande. Niente di meglio che mettersi sotto un albero e leggere qualche buon libro si Storia. Le ultime notizie hanno toccato le budella di Bummy:

— Ancora quel dannato Everhard, subdolo allevatore di porcelle irlandesi.Bummy ha lasciato andare un rumore, che il diplomatico porcaio ignora e riprende:— Sir Everhard ha gridato ai Lord, con falso sdegno, che tua nipote Elisabeth se la spassa con un porcello

straniero, un francese.Bummy ha fatto fremere il tronco con uno strofinio nervoso e carico di disprezzo:— Quella stupida sgualdrinella! che sia portata alla mia presenza.

Zia e nipotina.Anacleta Evelyn, che tutti chiamano Bummy, era davvero infastidita da una tale notizia, e per la

mancanza di rispetto verso la sua famiglia, e per i precedenti non buoni dei maiali francesi. La prudenza le consigliò la calma:

— Nipotina mia, la scelta dello sposo spetta a te — esordisce Bummy asciutta.Elisabeth rimane interdetta e irrisoluta, non sa come interpretare le parole di sua zia. Avrebbe dovuto

accettare o respingere la proposta di Romeo? quale era la volontà di Bummy? con dolci parole cerca di rabbonire sua zia, che vede arrabbiata ed agitata. Inutilmente, perché Bummy non riesce a contenersi:

— Ahi! Elisabeth, avrei da te desiderato risposte ben diverse da quelle che hai date alla proposta del porco Romeo.

— Ma zietta mia, quale male ho fatto io nel corrispondere alle sue proposte? — Avresti dovuto dichiarare che per il momento non ti volevi sposare.— Avrei mentito.— E perché mai?— Perchè desidero prendere marito.— E chi avresti scelto?— Il signor porcello Romeo.— Mai. Mai con un villano straniero. Un francese poi. Aah! sei troppo ingenua, perchè credi alle

apparenze. Il porcello francese di suo natura possiede l’infame arte di ingannare le porcelle di buona famiglia.

— Sei troppo severa nel giudicarlo. Qual male ho fatto per essere così maltrattata?— Sei arrogante, insolente! non avrei mai creduto che, per amore di un vigliacco porcello straniero,

avresti mancato di rispetto a tua zia. Bisogna rinunziare per sempre a quel Romeo.— Ahi ! sei troppo dura verso di me — esclama Elisabeth — e prorompe in lamentosi grugniti. Ma subito

si riprende decisa:— Quel porco mi piace e me lo prendo.

Grunty.La diplomazia non ha portato benefici, le parole cedano il passo alle armi. —Ebbene, mia cara Camilla, quale è la strategia che suggerisci dopo il fallimento della diplomazia? —Un rivale Archie, un porcello nostrano rivale, che corteggi insistente la tua porcella smarrita Elisabeth.Sir Archibald è entusiasta del piano. Ma chi abbiamo per eseguirlo?—Abbiamo qualcuno adatto a questo delicato incarico, Cricks?

—Mi permetto di suggerire Grunty, è un porcello molto audace, tra i più sudici. vostra grazia ne sarà pienamente soddisfatto.

La tragedia.Con buone maniere Grunty è strappato al cespo di lattuga marcia, che si stava gustando in silenzio, e

spinto alla quercia di Elisabeth. Al complice tramonto la coppia è lasciata sola con discrezione, ma la notte ha appena coperto le terre degli Everybottom, che un grido mai udito prima chiede penoso aiuto. Le lanterne di Sir Archibald e Cricks illuminano le scene di orrore: Elisabeth sta masticando il codino strappato a Grunty, il quale, nascosto da un cespuglio rigoglioso, cerca di scavarsi una buca dove trovare scampo e nascondere la sua vergogna.

—Almeno Elisabeth mangia qualcosa — si consola sir Archibald.Ma Elisabeth ha gettato il codino di Grunty a terra. Lo calpesta e infine senza riguardo lo bagna.

Dalle corda, Cricks.Ognuno ha i suoi motivi per essere insoddisfatto a questo secondo consiglio di guerra nella Sala da Tè.

Pimps ha sorpreso Molly che esercita il suo diritto e lucida le scarpette di Lady Camilla, ma il pervertito non ha osato strappargliele di mano, per timore di uno scandalo che potrebbe arrivare fino al suo Club.

Tutti i convenuti aspettano di conoscere la nuova strategia di Lady Camilla.Lasciamo a lei la parola:—Adotteremo la strategia inversa, Archie. Offriremo a quel Romeo una giovane allegra porcellina, con

un cestino di ghiande appeso al collo. Porteremo Elisabeth sulla scena, mentre il francese le solletica i fianchi col codino traditore.

Mai visto una porcellona saltare con più gioiosa felicità di Elisabeth, che libera si dirige al campo di Romeo.

—Dalle corda, Cricks, dalle corda — grida Sir Archibald.Elisabeth strappa, tira, smania. A stento Cricks riesce a tenere la corda, a correrle dietro. Arrivata alle

terre di Sir Everhard, la porcellona si arresta, annusa, avanza silenziosa, vuole fare una sorpresa al suo Romeo.

Non vuole credere alla scena che improvvisa le appare: Romeo e una sgualdrinella smagrita mangiano insieme le ghiande con gran godimento. Elisabeth prende la rincorsa, sorpreso Cricks ruzzola a terra all’altro capo della corda. Romeo non riesce a capire cosa succede, che si ritrova schiacciato da una enorme massa morbida. La frivola porcellina salta in braccio a Cricks. Sir Everhard accorso vede a terra qualcosa che somiglia a una salsiccia schiacciata. La salsiccia si rialza, stira le quattro zampe e si rimprovera, non avrebbe mai dovuto lasciare la Normandia.

Torna a splendere il sole.Sono tornati i giorni sereni e la pace a Tripplewood Mansion. Lady Camilla si fa portare a spasso sul

calessino da Humphrey, che non le rivolge la parola. Le moine e le mossette dell’allegra lady questa volta non sembrano sufficienti per affascinare il furioso umiliato Humphrey, che però cede all’ultima subdola lusinga. Lei si nasconde in una botte nelle cantine e poi chiama Humphrey con una vocina sottile:

—Humphrey, giochiamo al cattivo socialista, che tiene prigioniera la sventurata aristocratica capricciosa?

Pare una allodola che tenta lo sparviero. Potreste resistere a questo richiamo?— Dove sei, crudele aristocratica, dovrai assaggiare la mia frusta.Lei solleva il coperchio. — Sono qui, cattivo socialista, abbi pietà, ti luciderò gli stivali.

E siamo arrivati alla fine.A questo punto della storia Sir Archibald trova che le giornate a Tripplewood sono lunghe e noiose. —Animo Pimps, prepara le valige, torniamo al mio Club e alla tua cuoca. —Ogni cosa è già predisposta, vostra grazia , abbiamo un treno tra un’ora. Suggerisco di non mettere i

calzini blu con le scarpe gialle per il viaggio.

Limone e Arancia

Arancia — Limone, aiutami ti prego. Mi vogliono tagliare in due e spremere.Limone — Ti avevo detto di non metterti in cima al mucchio a mostrarti come una sgualdrina, cosa vuoi

che faccia adesso, sono solo un Limone, lo sai bene.Arancia ritorna nei ricordi al suo giardino, al sole, di fronte al golfo. Di mese in mese si faceva più tonda,

alla fine dell’estate era avvolta dal profumo del suo fiore, diventava florida, la buccia di oro rosso assumeva cento sfumature, le grida dei contadini e altre cose che non capiva. Dondolava al vento, si rinfrescava alla pioggia, le foglie la riparavano dai rari scoppi di grandine.

Frullini a Energia Solare

Era cominciata così. Sam — Ascolta Frank, devi venderne almeno cento prima di venerdì. E cerca di farti pagare in contanti.

Altrimenti non riesco a convincerli a non licenziarti. Gli affari vanno male, siamo in perdita da troppo tempo, forse alla fine del mese chiudiamo.

Frank aveva tentato una scusa disperata, una difesa scontata.Frank — Sam, sai bene che la gente non sta a comprare frullini di questi tempi, c'è la crisi economica e la

bolla finanziaria.Sam si era acceso un sigaro, si era alzato e ora guardava dalla vetrata in basso verso il fiume, il porto, le

luci. Allora Frank aveva preso il campione di frullino a energia solare e se ne era uscito dall’ufficio, poi per prima cosa aveva telefonato a sua moglie che sarebbe tornato venerdì sera, quindi era sceso in magazzino a prendere lo scatolone da cento frullini, era salito in macchina e aveva cominciato il giro dal quartiere della gente che poteva ancora spendere. Li avrebbe stupiti e aggrediti con questa meraviglia tecnologica, o forse si sarebbe messo a piangere e avrebbe chiesto pietà per la sua famiglia. Dipende da come si mettevano le cose.

Frank aveva già perso il lavoro una volta, sapeva tutto quello che c’era da sapere sull’argomento. Alla fine di una triste mattinata, senza aver venduto un frullino, che sia uno maledetto, gli aveva aperto la porta una specie di megera con una orribile vestaglina a fiori. La donna gli aveva strappato il frullino di mano e aveva gridato:

— Cosa ci dovrei fare con questo coso secondo la tua maledetta ditta? Frank glie lo aveva spiegato, pacatamente, poi se era andato in albergo, doveva decidere come

suicidarsi, non era una cosa di poco conto, ci voleva tempo e attenzione. All’alba del giorno dopo l’angelo custode lo aveva svegliato con una mano sulla spalla:— Andiamo Frank, ora ci penso io. — E lo aveva portato volando in un quartiere di veri signori. Al primo tentativo la cameriera negra, che gli aveva aperta la porta, dopo poche parole era corsa via a

chiedere cosa fare. — Signora, credo che abbiamo bisogno di un frullino, ci sarebbe giusto un venditore alla porta. — E tu compra il maledetto frullino e frullami le uova. Frank si era messo a parlare con la negra. — E così ti serviva un frullino, sei stata fortunata.— Non mi servivano frullini, ne abbiamo cinque in cucina. E’ stato per via dello sguardo.Ora Frank sapeva cosa fare, doveva fare lo sguardo disperato. Frank aveva venduto tutti i cento frullini a energia solare prima di venerdì, per questo era tornato a casa

in anticipo e ora se ne stava guardare il coccodrillo nel suo letto, quando sentì la voce dietro di sé. — Togliti Frank, che li ammazzo — gli dice la sua vicina Sally. Il coccodrillo si contorce, si afferra il testone verde con le zampotte anteriori e se lo svita. Appare Philip,

metà coccodrillo e metà marito di Sally, la biondina col fucile. Da parte sua Frank non perde tempo a farsi troppe domande, non si chiede cosa ci faccia il suo vicino nel suo letto dalla parte dove di solito lui dorme accanto a sua moglie Beth, ma si muove di lato per permettere a Sally di prendere la mira.

— Spara Sally, mira alla testa, altrimenti potremo avere storie col noleggio dei costumi.— Non preoccuparti per questo Frank, lo sai che vinco sempre il primo premio alla gara di tiro al

piattello, nel Giorno del Ringraziamento. La testa di Philip scivola dentro nel costume, ora è un Coccodrillo con molti problemi e senza testa. Sally

esita divertita. — Vieni fuori mio buon Philip, suppongo tu voglia darci una spiegazione.— Come mai sei qui, preziosa? — risponde la voce di Philip dentro al coccodrillo. Non dovresti essere in

Florida alla riunione annuale delle Figlie di Satana?— Avrei dovuto, infatti, ma una hostess inesperta ha visto un tipo abbronzato che si accendeva una pipa

indiana sull’aereo e ha chiamato gli agenti della sicurezza. Alla fine la hostess ha spiegato che non aveva

mai visto una pipa indiana. Poi il meteo ha avvisato che all’arrivo ci poteva essere una tromba d’aria e ce ne siamo tutti tornati a casa. E ora se vuoi spiegarci come mai hai cambiato stanza da letto, prima che spari.

A questo punto l’ippopotamo accanto a Philip approfitta della distrazione, scappa fuori dal letto e prende tutti di sorpresa.

Sally e Frank si voltano a guardare l'ippopotamo che cerca di scendere di corsa i gradini dalle camere superiori alla porta di casa. Sally spara un colpo in aria e tutto il mondo rimane in sospeso.

— Posso spiegare tutto io — si lamenta l'ippopotamo in affanno.La canna del fucile di Sally passa dalla linea del coccodrillo a quella dell'ippopotamo, il quale appare in

evidente stato di agitazione, mentre si tira la coda con forza e si scuote.— Metti via quel dannato fucile. Sono io, Beth, dentro l'ippopotamo, piuttosto tiratemi la coda, a quanto

pare è così che si apre la lampo. Se continuate a metterla a questo modo, me ne torno da mia madre.Philip riemerge dal coccodrillo. — Siamo stati a una festa in maschera, io e Beth, da buoni vicini, abbiamo bevuto giusto un goccetto ed

eccoci qui. Una cosa che capita a tutti. Sally osserva con aria disgustata l’ippopotama e il coccodrillo, prende per mano Frank.— Vieni a casa mia, Frank, la visita allo zoo è finita. Dobbiamo parlare io e te.Con grande sorpresa di Frank, nella sua casa Sally si era messa a fare la cerbiatta con gli occhi umidi e

dolci. Adesso Frank si sentiva un leone. Il mattino dopo Frank si era svegliato nel letto di Sally. Lo aveva capito dal fatto che dalla cucina arrivava

la sua voce che cantava ‘Non avrei mai dovuto lasciare il Mississippi’ e ‘Perché mi hai fatto questo?’Mentre versa il caffè per tutti e due, Sally dice che è molto soddisfatta di come si mettono le cose, che

appena avuto il divorzio loro due si sposeranno e che intanto lui poteva venire a stare con lei.L’angelo custode aveva subito approvato:— Questa è la donna che fa per te, Frank, una tipa tosta. Ora telefona a Sam e digli che torni al lavoro

lunedì mattina.Frank si era ricordato che Sally giocava nella squadra della scuola, in calzoncini corti. Lei saltava, per

mettere la palla nel canestro, ma lui era poco interessato al canestro.E siamo al nuovo lunedì. Quel tipo che ora vedete in strada con l’aria del trionfatore, Napoleone che ha

appena sconfitto il re di Prussia, è il nostro Frank che torna al lavoro. Per salire all’ufficio di Sam, Frank deve passare davanti al magazzino da dove arrivano le voci.

— Sam, devi spegnere il dannato sigaro, non si fuma qua dentro. Non vorrai che io faccia rapporto alla tua Ms Acido Cloridrico? — E’ il capo del magazzino che ha parlato.

Frank era entrato nel magazzino e aveva visto Sam con uno scatolone da cento frullini, un sigaro spento, un’aria da cane triste che invece del solito osso al prosciutto è stato preso a calci.

— Chi è Ms Acido Cloridrico, Sam?Ah, Frank, infame e malvagio è il rinnovo del ricordo.— Vuoi sapere chi è quella fottuta donna? — un singhiozzo fa quasi inghiottire a Sam il suo mozzicone di

sigaro spento — venerdì sera stavo per tornarmene a casa, quando questa tipa mi entra in ufficio con un ghigno diabolico. Lo sai, Frank, negli ultimi tempi i miei nervi sono scossi, penso che lei sia Satana e cominciano a sudarmi le mani.

— D’accordo, Sam, ma cosa ci fai qui in magazzino?— Ci arrivo. Satana mi dice che ha preso il mio posto, adesso è lei il capo della Sezione Vendite. Lei sa

come farci rigare dritto e correre. E che lei lo ha capito subito che sono un rammollito buono a nulla, ma che lei viene da Chicago dove sanno cosa farne dei tipi come me. E che intanto lunedì, che sarebbe oggi, devo scendere in magazzino e prelevare uno scatolone da cento frullini a energia solare, e che li devo vendere tutti prima del fine settimana. E che devo fare il primo giro delle vendite con te Frank, per via che tu sei un tipo tosto, che saprebbe come cavarsela anche a Chicago.

Frank abbozza un sorriso di comprensione e anche un poco di superiorità, giusto un poco. —Ascolta, Sam, negli ultimi tempi le cose sono cambiate, non è più come agli inizi, quando andavi a

vendere scope di saggina nelle case di campagna. Allora le campagnole erano in adorazione per il tuo gilet verde smeraldo, da giocatore di poker, e per l’odore del fumo che gli sbuffavi dal tuo sigaro da quattro soldi. Le femmine di città sono diverse, Sam, devi metterti un buon profumo come il mio.

Frank non sta a dirgli che quello è il profumo di Sally, che gli è rimasto addosso. Ai tempi della scuola, Sam era uno dei pochi che poteva portare Sally al cinema, c’era la fila dei ragazzi per questo, e lui Frank era l’ultimo in coda.

Purtroppo per Sam, ci dispiace doverlo dire, i buoni sentimenti di Frank si stanno spegnendo, lentamente ma si spengono. Come spesso succede a chi tanto è stato umiliato, il desiderio di vendetta si apre la strada nel cuore di Frank. Il suo angelo custode intuisce tutto e vuole ammonirlo:

— Non farlo, Frank. Ricorda le tue sofferenze.Frank sta portando Sam dalla sua prima cliente del lunedì precedente, ricordate la megera infuriata?Quando si sente il rumore degli zoccoli che vengono a aprire la porta, Frank si mette al sicuro da un lato.

E’ la tua cliente, Sam. Quando si apre la porta, Frank si aspetta il discorsetto untuoso e falso di Sam il venditore, subito

interrotto dagli urlacci minacciosi della megera. Silenzio. Frank fa capolino sulla porta, ma non è stata una buona idea, perché quei due si stanno guardando con grande sorpresa. Frank cerca di pensare velocemente a qualcosa da dire, ma irrompe la megera:

— Maiale schifoso, è già venuto questo tuo compare. Lavori con un complice adesso? Sam non poteva difendersi con parole meno adatte al momento:— Fiorellino, è passato tanto tempo, non puoi avercela ancora con me. Lascia che ti parli di questo

meraviglioso frullino a energia solare. Infatti.—Sei diventato un ciccione lardoso, ma hai sempre quello sguardo da serpente velenoso. Che ne hai

fatto del tuo sigaro puzzolente?Sam pensa che lei è rimasta la stessa faccia da strega, come al tempo del loro primo incontro, quando a

Sam non era sfuggito lo sguardo lascivo della giovane megera, che lo aveva tirato dentro, manifestando un interesse inusuale per le scope di saggina. Lei aveva cominciato a offrirgli certi biscottini fatti con le sue mani, Sam avevo tentato di mandarli giù interi, ma erano pietruzze. Sam, ti posso chiamare solo Sam? aveva chiesto lei impetuosa. Sam lo squattrinato aveva acquisito tre pasti al giorno e un tetto, senza pagare. Inoltre la megera obbligava qualsiasi brava donna capitasse a comprare una scopa di saggina. Un giorno lei era tornata a casa e lo aveva chiamato. Sam, dove sei? Ti ho comprato le salsicce piccanti, quelle che ti piacciono arrosto. Ma Sam non c’era, e non c’era neanche il gruzzoletto di dollari che lei teneva fiduciosa nella zuccheriera. Lei poi aveva raccontato tutta la storia al sergente di polizia, che si fermava sempre a mangiare un fetta di torta di mele dalla sua vicina, lui era stato a sentire con molta attenzione e poi le aveva consigliato di non aprire la porta ai venditori di scope di saggina.

Insoddisfatta, lei aveva telefonato alla ditta di Sam con la sua miglior voce aspra, per fare un reclamo. Ma loro accettavano reclami solo per la qualità delle scope di saggina, e che Sam negli ultimi tempi si era dimostrato un ottimo venditore, e ci mancava altro che ora lei stesse a guastarlo, e che si erano sentite in giro molte storie di donne sole che attirano in casa i giovani venditori ingenui senza una mamma. Lei aveva risposto che Sam era un figlio di puttana e dunque una mamma doveva avercela, ma la cosa non era andata avanti.

Tornando ora alla scena con Frank e Sam, la megera alla porta aveva detto di aspettare un momento, che sarebbe tornata subito. Ma l’angelo custode di Frank li aveva avvisati di squagliarsela, perché lei era andata a prendere il fucile.

Cosa succede adesso?— Questa lezione ti servirà per il futuro Sam. — Gli aveva detto Frank. E se ne era andato a fare lo

sguardo disperato a nuove brave donne clienti, ansiose di comprare un frullino a energia solare dal romantico venditore con lo sguardo disperato, come quell’attore in ‘E’ la terza volta che mi abbandoni, ma la faccio finita’.

Frank si era guardato bene dal rivelare a Sam il trucco dello sguardo disperato e gli aveva detto di andarsene per i fatti suoi a questo punto. E così, alla fine di una settimana di pena, Ms Acido Cloridrico aveva fatto sapere al povero Sam che lo aspetta di sopra nel suo ufficio.

Avvolta in una nuvola di malvagio satanico sadismo, Ms Acido Cloridrico legge la corrispondenza commerciale preparata dai sui impiegati per i clienti e i fornitori. Il pennino d’oro della stilografica, acquistata durante un viaggio in Europa, le trasmette sensazioni di sottile piacere, ogni volta che corregge un errore o modifica una parola inappropriata. Lei immagina soddisfatta la vergogna del poveretto al quale

verrà restituita la lettera per le correzioni. Niente può partire dal suo ufficio senza la sua approvazione con firma. E’ seduta al tavola della sala riunioni, le lettere ancora da esaminare alla sua sinistra, quelle approvate a destra, davanti le respinte. Ogni tanto uno sguardo, che vuole essere distratto, alla porta, lei aspetta Sam, la sua vittima, la sua preda. L’inverno è in arrivo, Ms Acido Cloridrico è un uccellino che non sa dove migrare, non vuole passare le notti con la bottiglia d’acqua calda. Sam non somiglia all’attore delle sue fantasie, nella scena in cui lui fa scendere l’eroina da un treno per farla salire su un altro treno. Sam è pur meglio di una bottiglia con l’acqua calda, ma lei non può mettersi a civettare, men che mai a corteggiarlo. Lei è la domatrice, tiene in mano la frusta, tutti devono tremare quando si sentono i suoi tacchi a spillo nel corridoio.

Sam aveva bussato alla sua porta, ma lei non aveva risposto, allora Sam aveva fatto capolino. Per qualche secondo lei aveva simulato di non vederlo, infine gli aveva fatto segno di entrare, ma senza alzare lo sguardo dalla lettera. Sam si era avvicinato al tavolo, ma lei non gli aveva fatto cenno di sedersi alla poltroncina. Sam non era un tipo da quattro soldi e si era messo seduto sul bordo della poltroncina, lei aveva sollevato lo sguardo e adesso lo fissava come con un sconosciuto importuno.

— Quanti frullini hai venduto, Sam? Sam guarda la punta delle sue scarpe.— Sono tempi difficili, c’è la grande crisi finanziaria.— Sam, ho ricevuto la telefonata di una cliente, pare che tu l’abbia molestata.Una vendetta della fottuta megera!— Forse non sei nel ramo giusto per te, Sam, forse dovresti ritornare alle auto di seconda mano, vedo

nella tua scheda personale che hai una esperienza precedente nel ramo, non vorresti raccontare come è andata?

La vendita delle auto di seconda mano è il marchio dell’infamia, il luogo oscuro nel quale una volta Sam era caduto. Era stato quando la ditta delle scope di saggina aveva dovuto chiudere, c’era l’aspirapolvere.

Avanti Sam, cerca di impietosirla.I ricordi di Sam, venditore di auto di seconda mano. — Dovevo andare al lavoro con una giacchetta a quadratini verdi e blu. Ho dovuto fare un corso

intensivo al salone delle auto usate, mi hanno messo con un veterano delle vendite, che mi è stato presentato come il mio Mentore. Mentore coltivava con gusto due hobby: masticare tabacco e fare la raccolta dei biglietti da visita dei venditori, che mi avevano preceduto e sono stati presto licenziati, oppure se ne sono andati per disperazione. Mentore sghignazzava “Sam, vedi tutti quei cartoncini fissati con uno spillo a quel muro? E' il muro della vergogna, con i nomi di tutti i venditori che ci hanno abbandonato nella prima settimana di lavoro”.

Il mio corso intensivo comincia con questa allegra dichiarazione, subito dopo Mentore mi fa vedere il posto riservato sul muro al mio nome, nella fila in basso. La competizioni tra venditori di auto usate è feroce, i venditori esperti e affermati odiano i giovani nuovi arrivati, specie quelli con un'aria sveglia e affamata, che possono rappresentare un terribile pericolo alla loro vita confortevole. Mentore cerca di entrare nella mia testa per trovare il punto debole e mettermi in fuga. Ed eccomi al terzo giorno di addestramento, primo giorno sul campo. Mentore mi ha mandato fuori al Punto, vicino alla grande vetrina del salone, dove si catturano i clienti. Me ne stavo fuori con l'aria dell'onesto venditore, pieno di comprensione per il prossimo a cui serve un'auto senza spendere, quando arriva una delle volpi, uno dei grandi esperti venditori. Si parla del tempo, di una cosa e l'altra. La volpe mi distrae con la mano amichevole sulla spalla.

‘Ascolta Sam, tu sei il leone che deve portare il cliente dentro la gabbia, il cliente è una bistecca di carne cruda’. La volpe sorride, ma non sorride a me. Una coppia, con cappello e cappellino, dietro di me sbircia timida le macchine dalla vetrina, la volpe li tira dentro. Ho quello che fa per voi, lo sento che abbindola i due sventurati. Questo è uno dei trucchi con i quali le volpi esperte distruggono i giovani lupacchiotti, che vorrebbero un posto nel pollaio. Quando rientro, il mio biglietto da visita è sul muro di Mentore nel posto che prima era vuoto.

Sam ha finito il racconto di quel tragico episodio e aspetta il risultato, gli pare che gli sia riuscito di smuovere la donna a compassione, infatti Ms Acido Cloridrico è soddisfatta di come si mettono le cose tra lei e Sam, gli sorride. Può il serpente sorridere al coniglio?

— A quanto pare, Sam, sei sempre stato un buono a nulla. Cosa dovrei farmene di te?Animo Sam, decidi qualcosa. Sam ha deciso che deve riprendere il controllo. Per questo ha deciso di buttarsi in ginocchio e chiedere

pietà. Ma lei si è alzata in piedi e si sfila le mutandine:— Tieni Sam, riportamele lavate e ben stirate. Saprai fare almeno questo.

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ISBN: 978— 1— 4581— 2871— 3J G SapodillaRacconti Gialli e Humour NeroINDICE dei RACCONTILa Vittima in PoltronaAssassinio Non RichiestoLa Figlia del CacciatoreShylock Homeless e il Mistero della Mucca PazzaShylock Homeless il Caso dei Porcelli MancantiShylock Homeless e i Delitti PerfettiLa Vittima e l'AssassinoPishtako il Diavolo BiancoLa Vittima SconosciutaLa Vendetta di Patrizia HardyMacchia NeraLa Scomparsa di Eleanor SmithSigaro AvanaGiovanni Volpe, 16 Anni, Ucciso dai PiemontesiIl Cinghiale BiancoIl CollezionistaLa Principessa Ha Perso la TestaL’Uomo col Cappello LargoIl Cuoco PerversoCon Patate ArrostoIl Lago dei CoccodrilliLa Moglie di Tito è senza SospettoLa Scatola di Cartone con i BuchiPedro e PabloDelitto DoppioUn Allegro PorcellinoUna automobile Princess DeDion BuitoniLo Devi UccidereI Delitti della Vedova NeraIl Priore e i SaraceniSolo un cretino come te poteva sposarmiLa Vendetta di Oliver EverybottomLimone e Arancia Frullini a Energia Solare

John Gerard G SapodillaLa Vittima SconosciutaISBN: 978— 1— 4581— 2871— 3Smashwords EditionCopyright J G Sapodilla © Tutti i diritti riservatiRevisione 18 febbraio 015

GLI E- BOOK di J G SapodillaLa Principessa CapricciosaLa Principessa e il Ranocchio ImpazienteDelitto Doppio

L’Ombrello si MuoveLe Avventure di Joe e Zia MarthaLolaNozze InfranteRosa e Ferdinando

La Vittima in PoltronaAssassinio Non RichiestoLa Figlia del Cacciatore Shylock Homeless La Vittima e l'AssassinoIl Diavolo BiancoLa Vittima SconosciutaLa Vendetta di Patrizia HardyMacchia NeraLa Scomparsa di Eleanor SmithSigaro AvanaIl Cinghiale BiancoAssassinio di Giovanni VolpeIl CollezionistaLa Principessa Ha Perso la TestaL'Uomo dal Cappello LargoIl Cuoco PerversoCon Patate ArrostoIl Lago dei CoccodrilliLa Moglie di Tito è senza SospettoLa Scatola di Cartone con i BuchiPedro e PabloDelitto DoppioUn Allegro PorcellinoPelle NeraLo Devi UccidereI Delitti della Vedova NeraIl Priore e i SaraceniSolo un Cretino come Te Poteva SposarmiLa Vendetta di OliverLimone e AranciaFrullini a Energia Solare