VITA DIOCESANA Trasformare il dolore in segno di speranza

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N. 43 • 6 dicembre 2020 • 1,00 Anno LXXIV • Poste Italiane S.p.A. • Spediz. in abbon. postale • D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, Aut. 014/CBPA-SUD/NA • Direzione e Redazione Largo Donnaregina, 22 • 80138 Napoli Trasformare il dolore in segno di speranza @ Crescenzio Card. Sepe Il Mezzogiorno nel Rapporto Svimez 280mila posti di lavoro persi nel primo trimestre 8 e 9 SPECIALE Un patto educativo contro la dispersione 13 CITTÀ Prima sessione del processo sulla vita, le virtù e la fama di santità del Servo di Dio Raffaele Scauda 6 VITA DIOCESANA Il Cardinale Sepe ha guidato l’ora di Adorazione in diretta streaming con i sacerdoti della Diocesi 2 VITA DIOCESANA A dieci anni dalla morte del Cardinale Giordano 2 La festa dell’Immacolata al Gesù Vecchio 4 La fede autentica di Carlo Acutis 10 Incontri sull’Enciclica “Fratelli tutti” 12 Sorprendente ritrovamento a Pompei 14 Il festival internazionale dell’Archeocinema 15 Il Signore invita i discepoli di Cristo e tutti gli uomini di buona volontà ad aprire il cuore alla venuta del Signore, il quale, pur nelle tenebre, pur in un tempo così difficile e oscuro, così pe- ricoloso e doloroso, viene a portarci la sua luce che è la grazia e l’amore di Dio. Cosicché, men- tre noi ci affrettiamo a camminare per incontrare il Signore nel Santo Natale, desideriamo rin- novarci interiormente e avere sempre lo sguardo fisso su questo bambino che, come tutti i bam- bini, ha pianto e ha sofferto il freddo di quella mangiatoia con appena un poco di paglia ad- dosso per riscaldarsi, e con la povera Madonna e San Giuseppe che avevano cercato di coprirlo con qualche panno. Ma proprio perché ha accettato di vivere questa nostra condizione umana, fatta di tante debolezze e di tanti limiti, Gesù ha trasformato la nostra vita e l’ha resa bella e luminosa. a pagina 3 Luigi Calemme Enzo Cozzolino Doriano Vincenzo De Luca Virgilio Frascino Francesco Antonio Grana Elena Scarici Antonio Scarpato Ciro Sorrentino Mariangela Tassielli Emilio Vittozzi Gli interventi

Transcript of VITA DIOCESANA Trasformare il dolore in segno di speranza

N. 43 • 6 dicembre 2020 • € 1,00

Anno LXXIV • Poste Italiane S.p.A. • Spediz. in abbon. postale • D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, Aut.  014/CBPA-SUD/NA • Direzione e Redazione Largo Donnaregina, 22 • 80138 Napoli

Trasformare il dolorein segno di speranza@ Crescenzio Card. Sepe

Il Mezzogiorno nel Rapporto Svimez280mila posti di lavoro persi

nel primo trimestre

8 e 9

SPECIALE

Un patto educativo contro

la dispersione

13

CITTÀ

Prima sessione del processo sulla vita, le virtù e la fama di santità

del Servo di Dio Raffaele Scauda

6

VITA DIOCESANA

Il Cardinale Sepe ha guidato l’ora di Adorazione in diretta streaming

con i sacerdoti della Diocesi

2

VITA DIOCESANA

A dieci anni dalla morte del Cardinale Giordano 2

La festa dell’Immacolata al Gesù Vecchio 4

La fede autentica di Carlo Acutis 10

Incontri sull’Enciclica “Fratelli tutti” 12

Sorprendente ritrovamento a Pompei 14

Il festival internazionale dell’Archeocinema 15

Il Signore invita i discepoli di Cristo e tutti gli uomini di buona volontà ad aprire il cuore allavenuta del Signore, il quale, pur nelle tenebre, pur in un tempo così difficile e oscuro, così pe-ricoloso e doloroso, viene a portarci la sua luce che è la grazia e l’amore di Dio. Cosicché, men-tre noi ci affrettiamo a camminare per incontrare il Signore nel Santo Natale, desideriamo rin-novarci interiormente e avere sempre lo sguardo fisso su questo bambino che, come tutti i bam-bini, ha pianto e ha sofferto il freddo di quella mangiatoia con appena un poco di paglia ad-dosso per riscaldarsi, e con la povera Madonna e San Giuseppe che avevano cercato di coprirlocon qualche panno. Ma proprio perché ha accettato di vivere questa nostra condizione umana,fatta di tante debolezze e di tanti limiti, Gesù ha trasformato la nostra vita e l’ha resa bella eluminosa.

a pagina 3

Luigi Calemme • Enzo Cozzolino

Doriano Vincenzo De Luca

Virgilio Frascino • Francesco Antonio Grana

Elena Scarici • Antonio Scarpato

Ciro Sorrentino • Mariangela Tassielli

Emilio Vittozzi

Gli interventi

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Vita Diocesana Nuova Stagione2 • 6 dicembre 2020

Giovedì 26 novembre il Cardinale Crescenzio Sepe ha guidato l’ora di Adorazione in preparazione all’Avvento e al Natale, in diretta streaming con i sacerdoti della Diocesi

Continuare sulla strada della carità@ Crescenzio Card. Sepe *

Cari amici e fratelli sacerdoti collegaticon noi via streaming, per pregare insiemee adorare Cristo nostro Signore, vivo e pre-sente nell’Eucaristia: pace e gioia a tutti.

Chiamati e accolti da Cristo, siamo pro-strati davanti a Lui, sorgente del nostro sa-cerdozio e del nostro ministero presbitera-le, per rinnovare la nostra fedeltà e il nostroringraziamento per l’immenso dono dellapartecipazione al suo Sacerdozio.

E lo facciamo anche in vista dei tempiforti dell’Avvento e del Natale che si stannoper aprire e che richiedono, da parte di cia-scuno di noi, un impegno particolare in re-lazione all’annuncio evangelico e alla testi-monianza di carità. Lo esige non solo la no-stra identità sacerdotale ma anche la situa-zione del tutto particolare che la nostra so-cietà sta vivendo in questo tempo, segnatodalla pandemia da Covid-19.

È un tempo doloroso e difficile per l’inte-ra comunità, che causa in tutti paura e pro-voca situazioni gravissime di ordine sociale,economico e anche religioso. Noi Chiesanon siamo esenti, come state costatando datempo e anche nei nostri giorni.

Ma è proprio in questi momenti che, co-me lo dimostra anche la nostra storia, laChiesa, animata dallo Spirito Santo, riescea mostrare il vero volto del Signore e a farsiprossimo di tutte le povertà che attanaglia-no tanti nostri fratelli e sorelle. È Cristo chece lo insegna!

E voi, cari sacerdoti, lo avete dimostratonei mesi scorsi e lo state dimostrando inquesti giorni facendovi buon samaritano diquanti sono stati colpiti dal virus nel corpoe nello spirito, ma anche di tanti che, indi-rettamente, ne vivono le conseguenze sul

intrapresa dalla Chiesa di Napoli negli ulti-mi anni, e che si è concretizzata nelle setteopere di misericordia corporale. Nello stes-so tempo, sentiamo l’esigenza di rinnovarcipastoralmente se è vero, come è stato detto,che questo virus ha messo allo scoperto tan-te imperfezioni nel modo di esercitare il no-stro ministero pastorale, come molti di voihanno osservato. Ma, per scendere nel con-creto e calarci nel presente del nostro vivere,vogliamo dare una risposta ad alcune do-mande riguardanti il tempo liturgico che sista per aprire nei tempi di Avvento e Natale:come possiamo comunicare la speranzaevangelica alle nostre comunità? come pos-siamo raccontare i gesti di gratuità che stan-no caratterizzando questo tempo? comepossiamo aiutare le nostre comunità ad es-sere più attente alle povertà materiali, psi-cologiche e spirituali della nostra gente? co-me possiamo sostenere la preghiera dome-stica delle famiglie tenendo conto dellepreoccupazioni e delle tensioni che grava-no, ad esempio, su scuola, lavoro, malattia?

Per rispondere a queste domande nonmancherò nei prossimi giorni di darvi op-portuni suggerimenti. Gesù ci chiama ad af-frontare questa realtà difficile nel suo nomee con la certezza che egli sta con noi attra-verso la forza del suo Spirito. Noi dobbiamoimpegnarci a stare uniti a Lui, nostra vita, ead agire pastoralmente come discepoli chesi sentono affratellati dal suo amore e daldono del suo sacerdozio.

Maria Santissima, nostra Madre e veradiscepola del suo Figlio, ci tenga sempreuniti a Lui e ci accompagni nel nostro cam-mino sacerdotale.

* Arcivescovo Metropolita di Napoli

piano economico e sociale: famiglie ridottein povertà, lavoratori privati del loro lavoro,giovani abbandonati a se stessi, ragazzi sen-za scuola e compagnia, malati abbandonatie senza adeguata assistenza.

La vostra vicinanza materiale e spiritua-le, alle volte anche col pericolo della propriavita, è stato il balsamo che ha curato questaprofonda ferita e ha sollevato gli spiriti. LaChiesa è stata in prima linea anche nell’ac-cogliere i senza tetto in strutture adeguateprovvedendo anche alla loro salute con l’ef-fettuazione dei tamponi, come pure accom-pagnando i disabili con gesti di amicizia e di

solidarietà, come faremo domenica prossi-ma, la prima di Avvento, dedicata, comeogni anno, ai nostri fratelli e sorelle diversa-mente abili.

Tutto questo è possibile perché lo SpiritoSanto suscita nei vostri cuori la carità che viha spinti ad agire in comunione tra noi percui ci siamo sentiti affratellati dall’amore diCristo, solidali tra noi a beneficio dei poveri.È stata, lasciata che ve lo dica con orgoglio,una bella testimonianza di fraternità sacer-dotale!

Dobbiamo continuare su questa strada,che è la strada della carità e della solidarietà

«Mi direte: come sei approdato a questa Chiesa? Da dove vieni? Miei cari figli, fratelli esorelle: un mistero grande si compie oggi in mezzo a noi nella umiltà e povertà. Si adempio-no le Scritture. La mia venuta in questa Chiesa non è stata una mia scelta; ho avuto una chia-mata alla quale ho dato l’adesione del mio consenso; mi sono lasciato condurre sono venutonella convinzione di giungere così, solo così, ai piedi di Cristo». Così l’allora monsignorMichele Giordano si presentava ai fedeli nel giorno del suo ingresso nell’arcidiocesi diNapoli alla cui guida lo aveva nominato, il 9 maggio 1987, San Giovanni Paolo II. Giordano,nativo di Sant’Arcangelo, un paesino di montagna in provincia di Potenza, era stato ordina-to vescovo nel 1971 per volontà di San Paolo VI a cui era profondamente devoto. Un legamenutrito dall’ammirazione per la monumentale opera, per la Chiesa cattolica e per il mondointero, realizzata dal Concilio Ecumenico Vaticano II che Montini aveva ereditato, dopo laprima delle quattro sessioni, da San Giovanni XXIII.

A Napoli Giordano arrivava dopo tredici anni di episcopato a Matera. Quel 27 giugno1987, varcando per la prima volta l’ingresso del duomo della Napoli dove si era formato daigesuiti negli anni Cinquanta, l’arcivescovo lucano delineò il suo semplice programma chelo avrebbe guidato per i suoi diciannove anni di episcopato sulla cattedra di Sant’Aspreno.«Sono venuto a Napoli - disse nell’omelia - per adorare Cristo Redentore, e deporre davantia lui la mia umile esistenza, per la sua sposa che è questa santa chiesa, e per tutti gli uominidi questa terra. Così io so di essere per voi e per tutti il segno e il sacramento dell’amore diDio e perciò di essere per la vostra speranza e per la vostra pace. Oggi il Signore ci riveste digrazia e di luce e la sua gloria brilla su tutti noi. Io credo che San Gennaro e i santi patronia cui affido il mio episcopato, vedendo dal cielo questo giorno, sono pieni di gioia e di bene-dizioni». E aggiunse: «Io, infatti, in mezzo a voi, altro non vorrei essere che manifestazionedi Cristo, segno della sua presenza, il battistrada che dice: dopo di me c’è uno più grande dime. Io sono solo voce che grida: ‘Spalancate le porte a Cristo! Permettetegli di incontrarvi,di parlarvi, lui solo ha parole di vita». Una sintonia piena con San Giovanni Paolo II che, ap-pena un anno dopo il suo ingresso a Napoli, lo nominò cardinale nel concistoro del 28 giu-gno 1988. E due anni dopo, nel novembre 1990, si recò nel capoluogo campano per una sto-rica visita pastorale, la più lunga delle 146 in Italia compiute dal Papa polacco in ventisetteanni di pontificato. Tre giorni a Napoli e poi altri due giorni nelle diocesi limitrofe per in-contrare tutte le categorie rappresentative del tessuto sociale di una città in perenne lottacon camorra e disoccupazione. Il popolo napoletano si strinse fisicamente attorno al vesco-vo di Roma: da Scampia dove per la prima volta un Pontefice mise piede, allo Stadio SanPaolo che a breve sarà intitolato a Diego Armando Maradona, a piazza del Plebiscito doveWojtyla concludendo la celebrazione domenicale con l’Angelus citò la celebre “‘O sole mio”,a Torre del Greco per pregare sulle spoglie dell’allora beato Vincenzo Romano, canonizzatoda Francesco il 14 ottobre 2018.

Il programma del cardinale Giordano a Napoli è ben delineato nella sua prima letterapastorale il cui titolo è significativamente il motto del suo episcopato, “Sicut flumen paxtua”. Venne pubblicata nella domenica delle palme del 1988. Il porporato dichiarava l’inten-

to di proseguire e mettere in atto il trentesimo Sinodo diocesano voluto e realizzato dal suodiretto predecessore, il cardinale Corrado Ursi. «Intendo promuovere - scrisse Giordano -una cordiale amicizia con tutti gli abitanti del territorio della diocesi, credenti e non creden-ti, instaurando con essi, secondo le possibilità, un dialogo sincero, interessandomi fattiva-mente dei comuni problemi sociali, facendomi voce di chi non ha voce, stimolando i pub-blici poteri, sostenendoli nel loro lavoro, denunciando ingiustizie e responsabilità». Un pro-gramma non rimasto lettera morta, ma profondamente incarnato come testimoniato dalletantissime opere realizzata durante il suo lungo e fecondo episcopato.

Il valore di questa memoria si impreziosisce nel decimo anniversario della morte del car-dinale Giordano, avvenuta il 2 dicembre 2010. Un anniversario che, però, non deve invitaresoltanto a guardare in modo nostalgico al passato, una tentazione sempre presente, soprat-tutto nella Chiesa, come ricorda spesso Francesco. E nemmeno proiettarci in quella cosid-detta “sindrome dell’Apocalisse” che annulla il pregresso, quasi fosse costituzionalmentesempre superato, nell’erronea convinzione che non si può proseguire ciò che è stato costrui-to solidamente da chi è venuto prima. La memoria dell’episcopato del cardinale Giordanonel decimo anniversario della sua morte diviene davvero feconda se, invece, essa si traducein un esame di coscienza quotidiano e in un monito costante a lavorare esclusivamente perl’annuncio del Vangelo del risorto nella consapevolezza che la Chiesa cattolica non è degliuomini, bensì di Gesù Cristo. Lo ha ben compreso il successore di Giordano, il cardinaleCrescenzio Sepe. Ricordando il suo diretto predecessore in questo decimo anniversario, inoccasione dell’ottava edizione del premio intitolato al porporato lucano, Sepe ha sottolinea-to giustamente come Giordano proseguì a Napoli l’opera di Ursi non ponendosi in contrap-posizione, ma in perfetta continuità. Una lezione per i pastori di oggi, a tutti i livelli.

Mercoledì 2 dicembre si è celebrato il decimo anniversario della morte del Cardinale Michele Giordano

Il valore di fare memoriaMessa in suffragio, celebrata da mons. Salvatore Ardesini, presso l’altare della cappella dove è situata la sua tomba

di Francesco Antonio Grana

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Primo Piano DiocesiNuova Stagione 6 dicembre 2020 • 3

Il 29 novembre, prima Domenica di Avvento, in Cattedrale, la celebrazione eucaristica dedicata alle persone disabili. L’Arcivescovo ha conferito il ministero del Lettorato a un giovane

disabile e amministrato la Prima Comunione ad un bambino autistico e alla sua sorellina

Trasformare il dolore in segno di speranza@ Crescenzio Card. Sepe *

Cari fedeli, permettete anzitutto cheesprima la mia grande riconoscenza a tut-ti coloro che hanno reso possibile questameravigliosa giornata di ringraziamentoa Dio per questi doni che ci ha fatto: laPrima Comunione di Carmen e Massimoe il conferimento del ministero del letto-rato al nostro Giuseppe. Il grazie va so-prattutto ai genitori che, con impegno esacrificio, hanno accompagnato questi fi-glioli fino al raggiungimento di questameta che è assai particolare e singolare,poiché è come l’Avvento, ovvero l’inizio diuna nuova vita che il Signore realizza fa-cendosi presente nella Prima Comunione,nella sua verità di uomo-Dio che prendepossesso del cuore di questi fanciulli, e nelconferimento del ministero a Giuseppe,per mezzo del quale egli è ufficialmentecandidato a leggere, come ha fatto pocofa, la Parola di Dio.

Un grazie va anche alla brava professo-ressa del Liceo che Giuseppe ha frequen-tato a Torre del Greco, per dieci anni, agliamici della Casa di accoglienza, ai sacer-doti e ai parroci della Basilica di SantaCroce, e infine, ma non ultimo, allaComunità di Sant’Egidio che è semprepresente laddove c’è bisogno di un segnodi carità, di solidarietà, di amicizia ed inmodo particolare alla professoressaMatilde che ha dedicato tutta la sua vitaper essere vicina a quelli che sono diversa-mente abili. Avremmo dovuto avere que-st’oggi altri fratelli e sorelle disabili ma so-no ancora in quarantena, a motivo dellapandemia in corso.

La giornata è bella, luminosa, straordi-naria e, direi, incarna proprio lo spiritodella liturgia che stiamo celebrando. IlSignore invita i discepoli di Cristo e tuttigli uomini di buona volontà ad aprire ilcuore alla venuta del Signore, il quale, purnelle tenebre, pur in un tempo così diffici-le e oscuro, così pericoloso e doloroso, vie-ne a portarci la sua luce che è la grazia el’amore di Dio. Cosicché, mentre noi ci af-frettiamo a camminare per incontrare ilSignore nel Santo Natale, desideriamorinnovarci interiormente e avere semprelo sguardo fisso su questo bambino che,

come tutti i bambini, ha pianto e ha sof-ferto il freddo di quella mangiatoia conappena un poco di paglia addosso perriscaldarsi, e con la povera Madonna eSan Giuseppe che avevano cercato dicoprirlo con qualche panno. Ma pro-prio perché ha accettato di vivere que-sta nostra condizione umana, fatta ditante debolezze e di tanti limiti, Gesùha trasformato la nostra vita e l’ha resabella e luminosa.

La santa Famiglia ci insegna ad ac-cogliere sempre la volontà di Dio nellanostra vita e non scoraggiarci mai. SanGiuseppe, e così la Madonna, non si so-no abbandonati al pessimismo mahanno reagito, hanno sentito dentro diloro la presenza di Dio e ha compresoche Gesù li amava e li invitava ad esseretestimoni di amore. In che modo? IlBambinello non poteva né camminarené parlare. Ma noi abbiamo tanti modiper parlare e per camminare.

Il nostro fratello Giuseppe, peresempio, è un maestro, un professore

del linguaggio degli occhi. Con i suoimeravigliosi occhi guarda, sorride, faamicizia, incontra e comunica la suagioia agli altri, nonostante le sofferenzefisiche, incoraggia quanti si dicono piùnormali e dona una testimonianza cheè la più bella, la testimonianza che Dioci ama, che Dio ci chiama ad amarci,che Dio ci vuole bene e vuol darci la suafelicità.

Ringrazio voi, genitori, la professo-ressa che continua a seguire Giuseppeanche dopo il percorso scolastico per-ché per ogni cosa che dona a Giuseppene riceve il doppio. Che bell’inizio diquesto nuovo anno liturgico qui aNapoli, il Signore vuole bene a questaDiocesi, il Signore vuole bene ai suoisacerdoti, ai suoi diaconi, ai suoi reli-giosi, ai suoi movimenti perché sannotrasformare anche un momento di do-lore e di oscurità in un segno di speran-za, di fiducia e di gioia della presenza diDio.

Incamminiamoci incontro a Cristo

per il Natale, impariamo a superare lenostre difficoltà e quando sentiremo lavoce di questo bambino che sta dentrodi noi, allora apriamo il nostro cuore epreghiamo per l’umanità lontana, l’u-manità che non sempre riesce ad ascol-tare questa voce, l’umanità che ha biso-gno di unità, di giustizia, di pace, di so-lidarietà. E tutto affidiamo a colei checi ha donato Gesù, Maria, che si è mes-sa in cammino, ha dato alla luce il figliodi Dio, che è diventata anche madre no-stra per rincuorarci nel pellegrinaggioterreno e aiutarci a vivere con genero-sità la nostra fede in Dio e in Cristo, suofiglio.

Dio vi benedica, Dio benedicaMassimo, Carmen e Giuseppe, i lorogenitori, tutti noi, tutta la Chiesa diNapoli e, nel nome del Signore, conti-nuiamo ad esprimere nella gioia la no-stra volontà di testimoniare l’amore diGesù in mezzo ai nostri fratelli. Dio vibenedica e ‘a Maronna v’accumpagne!

* Arcivescovo Metropolita di Napoli

Un giorno di festa che apre il cuore al NataleUna celebrazione semplice ed emozionante ha visto protagoniste due diverse

realtà del mondo della disabilità, il 29 novembre, prima domenica di Avvento, tra-dizionalmente dedicata dalla Diocesi ai disabili che hanno seguito un percorso difede e di catechesi. Il coordinamento come sempre è affidato alla Comunità di S.Egidio, nella persona di Matilde Azzolini. Una tradizione che si ripete e che ha vistoquest’anno la presenza di Massimo, bambino autistico, di sua sorella Carmen chehanno ricevuto il Sacramento dell’Eucarestia e di Giuseppe Visciano, a cui il car-dinale ha conferito il ministero del Lettorato. Giuseppe ha una grave forma di di-sabilità che gli impedisce di camminare e di parlare, ma con gli occhi riesce a co-municare tutti i suoi sentimenti. Sogna di fare il sacerdote, e questo è un primo pas-so, poi si vedrà.

«Sentiamo la gravità di questo tempo – ha detto Matilde Azzolini all’inizio dellacelebrazione – la responsabilità di proteggere queste fragilità, sappiamo che Gesùnon ci abbandona mai, accompagniamo con gioia Giuseppe, Carmen e Massimo,segni di speranza e di amore».

Giuseppe ha letto le Letture del giorno, grazie all’aiuto del computer e da oggipotrà farlo anche nella sua comunità parrocchiale, quella di Santa Croce a Torredel Greco, guidata da don Giosuè Lombardo. Accanto a lui, la madre, la signoraAnna emozionatissima, e la professoressa del liceo, che lo segue ovunque e con laquale è nata una splendida amicizia, la professoressa Colomba Aurilia.

Nell’omelia l’arcivescovo ha ricordato la giornata di festa che ci apre il cuore alNatale e «quanto sia bello vedere questi genitori che hanno accompagnato i proprifigli, che non si sono stancati, né si sono dati per vinti». Molto significativa infattila testimonianza della mamma e del papà di Massimo che hanno voluto tenace-

mente che il loro bambino ricevesse il sacramento della Prima Comunione. Non èstato facile ma alla fine ci sono riusciti grazie anche alla disponibilità e alla grandesensibilità del Cardinale Sepe e all’accompagnamento di Matilde Azzolini.

«L’esempio di Giuseppe - ha detto l’arcivescovo - deve essere un monito per tuttinoi, egli ha accolto la Parola di Dio e non si è abbandonato al pessimismo, ha ri-sposto all’invito di Gesù che invitava ad essere testimone grazie al linguaggio deisuoi occhi di cui è maestro. Lui con gli occhi comunica la gioia, incoraggia gli altrimolto più di coloro che si dicono normali».

Tanta emozione anche nella famiglia di Massimo e di Carmen che hanno accom-pagnato all’altare i loro figli. «Il grazie va soprattutto ai genitori che, con impegnoe sacrificio, hanno accompagnato questi figlioli fino al raggiungimento di questameta che è assai particolare e singolare, poiché è come l’Avvento, ovvero l’inizio diuna nuova vita che il Signore realizza facendosi presente nella Prima Comunione,che prende possesso del cuore di questi fanciulli», ha detto l’Arcivescovo. PerGiuseppe Visciano, un sogno che si è realizzato. «Quando due anni fa - ha commen-tato la professoressa Colomba Aurilia - dicemmo al cardinale del desiderio diGiuseppe di accedere al Ministero del Lettorato, non avremmo mai pensato di rag-giungere oggi questo traguardo che invece è stato possibile, grazie all’Arcivescovoche gli ha donato una gioia incredibile».

Al termine della Messa anche Giuseppe ha voluto esprimere il suo ringrazia-mento: «So che è stato difficile, vi ringrazio per la vostra infinita bontà». Intantocontinua a cullare il suo sogno di diventare prete, nel suo cuore gioioso e pieno diamore per la Chiesa, ha scritto anche al Papa, chissà che non ci riuscirà.

Elena Scarici

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Vita Diocesana Nuova Stagione4 • 6 dicembre 2020

IMMACOLATAdel Venerabile

Placido BaccherBasilica Santuario del Gesù Vecchio - Napoli

Sante Messe ore 6 - 7.30 - 9 - 10 - 11 - 12.30 - 18

Al termine delle Messe delle ore 11 e delle ore 18verrà eseguita l’«Ave Maria» per soprano, coro e orchestra

composta da Raffaele Cimmaruta per il “sabato privilegiato”

Il particolare legameche unisce l’Immacolatadel Gesù Vecchio,che don Placido fece realizzaredallo scultore Nicola Ingaldi,e la città di Napoli

Il “sabato”della creazione,della redenzionee della devozione2 gennaio 2021“Sabato privilegiato”

Sante Messe ogni oraa partire dalle ore 6

Ore 18Solenne Celebrazione Eucaristicapresieduta dal

CARD. CRESCENZIO SEPEArcivescovo Metropolita di Napoli

PreghieraO Maria, Madre immacolataa Te, umilmente chiedo di assisteretutta la Diocesi con la Provvidenzache questo Tuo popolo ha sempre invocato,soprattutto per le famiglieche mancano del necessario,e per le tante persone che sono andate viadalla nostra Terra per cercare lavoro.A Te, chiedo la saggezzaper far sì che questa Terra,baciata dalla bellezzae dalla santità di tanti suoi figli,riprenda ad essere provvidenza per tutti,con le sue risorse e le sue potenzialità.Libera, o Madre, questa nostra Terradai lacci del male, dell’odio,della camorra e della delinquenza.Fa’ che possiamo spezzarele catene del male che dividonoe creare un’unica catena del beneche tutti unisce nella concordiae nella ricerca della pace.O Madre, che conoscile sofferenze e le speranzedi questa Comunità ecclesiale e di Napoli,assistici nelle quotidiane prove e fatiche. A Te, aurora della salvezza,Regina da sempre di Napoli,Madre radiosa del Principio, Donna della Pasqua,accompagnaci nel nostro cammino,perchè sotto la tua guida,incontriamo Cristo,il Crocifisso-Risorto, luce del mondoed unico Salvatore. Amen.

(CRESCENZIO Card. SEPE)

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Nuova Stagione 6 dicembre 2020 • 5

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Vita Diocesana Nuova Stagione6 • 6 dicembre 2020

Il 10 dicembre si terrà la prima sessione pubblica del Tribunale Regionale Campano per le Cause dei Santi, per il processo sulla vita, le virtù e la fama di santità del Servo di Dio Raffaele Scauda sacerdote

Il facchino della MadonnaIl 10 dicembre prossimo, nella Cappella

del Palazzo Arcivescovile, per il rispetto del-le norme di sicurezza circa la pandemia, siterrà la prima sessione pubblica delTribunale Regionale Campano per le Causedei Santi, per il processo sulla vita, le virtù ela fama di santità del Servo di Dio RaffaeleScauda sacerdote e fondatore del SantuarioMaria SS. del Buon Consiglio in Torre delGreco (NA).

Dunque inizia un nuovo percorso per ilriconoscimento della santità sacerdotale diun nuovo membro della nostra Chiesa na-poletana, don Raffaele Scada che ha unastoria singolare, in quanto nasce a TorreAnnunziata (diocesi di Nola) e matura la suavocazione al sacerdozio nella fede vissuta infamiglia.

Ordinato presbitero celebra la sua primamessa il 13 giungo 1987 nella Basilica dellaMadonna della Neve a Torre Annunziata.Solo dopo qualche anno viene inviato per unmessa a Contrada Lava (zona Leopardi diTorre del Greco) e accortosi della necessitàdi apostolato, essendo quel luogo lontanodal centro di Torre del Greco e di TorreAnnunziata, iniziò a gettare i primi semi conla sua predicazione, mantenendo una pro-messa che aveva fatto alla Madonna, infattiquando nella casa materna dopo aver prega-to il rosario innanzi al quadro dellaMadonna del Buon Consiglio la mamma glichiedeva “Raffaele se la Madonna ti fa di-ventare sacerdote tu come la ringrazierai?”.Lui fanciullo prontamente rispondeva “lecostruirò una casa”! La promessa diventarealtà, nel marzo del 1906 l’immagine dellaMadonna viene trionfalmente accolta nelnuovo Santuario costruito in contradaLeopardi, da “capo letto” di casa Scauda a

Pastori della Chiesa di Napoli, di Nola, diPompei, di Salerno ed altri già esposti neicenni biografici, in particolare con BartoloLongo. Intorno alla sua persona si è adden-sata una viva e riconoscente memoria, cheviene coniugata in particolare sul ricordodelle virtù cristiane e che si dilata anche nel-le richieste di intercessione presso ilSignore, così come non mancano vivi segnidi devozione, nei limiti previsti dalla Chiesa,presso la sua tomba.

All’indomani della morte, anche la stam-pa locale registrò la sua straordinaria caritàe, d’allora in poi, si è mantenuta viva nel po-polo e, soprattutto, tra i suoi figli spiritualila convinzione della esemplarità della vitacristiana del sacerdote Raffaele Scauda, ilquale, sull’esempio di Gesù ha donato la suavita la sua esistenza al servizio del prossimoin particolare dei poveri, nel quale ha rico-nosciuto il volto di Cristo.

Nonostante gli anni trascorsi dalla suamorte, continua a rimanere consistente,spontanea e duratura la fama di santità, co-me mostrano, tra l’altro, le varie manifesta-zioni che si celebrano in occasione del suodies natalis presso la sua tomba nel santua-rio di Maria SS. Del Buon consiglio in Torredel Greco, rafforzando il convincimento diuna vita virtuosa ed esemplare, degna di es-sere proposta a modello sacerdotale ancheper gli uomini del nostro tempo affinché lail cammino di santità da lui intrapreso e ini-ziato nella Casa della Madre del BuonConsiglio possa fecondare ancora i nostritempi e generare santi, ciascuno a suo mo-do, secondo il cuore del Divin Consiglio cheè Cristo stesso. Sarà possibile seguire la di-retta sui canali You-Tube della Diocesi diNapoli e di TV City di Torre del Greco.

“capo altare” del nuovo Santuario e da quelgiorno sarà inarrestabile l’opera di donRaffaele, tanto da ricevere l’appellativo “fac-chino della Madonna”. Non lascerà più ilSantuario e ci resterà fino al giorno della suanascita al cielo il 2 giungo 1961, primo ve-nerdì di mese.

L’intuizione di don Raffaele Scauda findal primo arrivo in Contrada Lava, è statorealizzare un luogo di fede che avesse duepolmoni, il polmone della preghiera attra-verso l’Eucarestia e la devozione allaMadonna e il polmone della Carità.Quest’ultimo ha visto la realizzazione di unorfanatrofio che nel secondo dopo guerrariuscì ad accogliere più di 200 bimbe. La suaprofonda spiritualità e la sua intuizione pa-storale riuscì ad ottenere fin dall’inizio la

collaborazione delle suore FrancescaneStimmatine, con-fondatrici con lui delleopere di carità annesse al Santuario e di tan-ti sacerdoti e laici che lo affiancarono.

Già accompagnato in vita da una diffusaopinione di uomo virtuoso e animato dal ca-risma della carità. Dedito al servizio dellacarità nella Chiesa, in particolare verso gliultimi e gli emarginati.

Ha lavorato in modo completo e senzacondizioni con impegno a favore dello svi-luppo della persona umana.

All’indomani della santa morte risaltaro-no la sua straordinaria opera di carità: ilSantuario, la sua umiltà, la fede inesausta el’abbandono fiducioso alla volontà delSignore, la fortezza indomita e la prudenzanell’agire. Con la stima e la riconoscenza dei

15 novembre 1872 – Nascita a Torre Annunziata da PasqualeScauda e Maria Teresa Cirillo.13 giugno 1897 – Prima Messa Solenne nella Parrocchia di AveGrazia Plena a Torre Annunziata.Settembre 1899– Accettazione della celebrazione della Santa Messain una chiesa privata in Contrada Leopardi a Torre del Greco.Gennaio 1901 – I proprietari chiudono la chiesa. Il colonoFrancesco Vitiello offre il suolo per la costruzione di una chiesa li-bera.31 maggio 1901– Poiché l’aiuto della Contrada, è insufficiente, è ne-cessario un appello ai paesi vicini chiedendo agli amici e conoscen-ti, con schede di sottoscrizione.25 maggio 1902 – Il Cardinale Giuseppe Prisco pone la prima pietraper la nuova chiesa.Marzo 1906 – Arrivo della Sacra Immagine del Buon Consiglio cheviene posta su di un trono provvisorio.Aprile 1906– Per l’eruzione del Vesuvio i pochi abitanti, che non fug-girono, atterriti e spaventati, con grande fede, portarono la SacraImmagine del Buon Consiglio di fronte al Vesuvio distruttore. Siammira la prima protezione della Madonna, perché solo questaContrada, più esposta, fu esente, anche dalla pioggia di cenere e la-pilli.Aprile 1906 – Il pensiero di tanti fratelli vittime del Vesuvio affliggel’anima don Scauda, il quale, sospeso ogni lavoro, applica tutta l’e-nergia per venire in loro aiuto. Il Commissario Prefettizio di SanGiuseppe Vesuvio De Martino, il 23 aprile 1906 invia una lettera alui indirizzata in cui scrive: «Ella venendo generosamente in soc-corso di questa popolazione, colpita duramente dal flagello vulca-nico, ha compiuto un atto altamente generoso che La rende meri-tevole di tutta la riconoscenza di tanti infelici. È per ciò che Le ma-nifesto il più vivo compiacimento e La prego gradire l’attestazionedella mia profonda osservanza. Il Commissario E. De Martino».12 agosto 1906 – Il Cardinale Augusto Silij, delegato Pontificio perle opere di Pompei, benedice e apre al pubblico la chiesa provviso-ria, che oggi è la sacrestia del santuario.29 settembre 1912 – Fusione di una campana offerta da PasqualeScauda, padre di don Raffaele, per dare soddisfazione di curiosarecome si fanno le campane, fu deciso di fare la fusione nell’atrio dellachiesa da erigersi con la benedizione di mons. Gustavo Desarnand,alla presenza di un nobile comitato di dame. Alla campana grandese ne aggiungono altre tre per formare il concerto completo. S. E.mons. Scotti, vescovo di Piedimonte d’Alife, battezza le quattrocampane.Maggio 1919 – Iniziano i lavori per il Santuario, durante i quali donRaffaele Scauda invita Bartolo Longo a visitare il cantiere e ancheil fondatore della Nuova Pompei concorre con le sue offerte. A com-pimento dei primi lavori nella parte statica della volta e della fac-ciata, in segno di vittoria sulla vetta di essa è messa una grande

Croce luminosa, che viene benedetta da S. E. mons. Vincenzo Celli,assistito da numerosi figli dei carcerati dell’Ospizio Bartolo Longo.21 novembre 1926 – L’immagine del Buon Consiglio prende posses-so del suo Tempio, alla presenza di S. E. mons. Giuseppe D’Alessio,vescovo ausiliare dell’Arcidiocesi di Napoli.2 dicembre 1926 – Il Cardinale Alessio Ascalesi, arcivescovo diNapoli, consacra l’altare monumentale e apre il nuovo santuario alculto.10 maggio 1933 – Si costruisce il campanile e si pone la colossalecroce, che viene esposta nella parrocchia di Santa Croce e traspor-tata al Santuario con solenne corteo. Posta sul campanile fu bene-detta da S. E. mons. Calcaterra.18 marzo 1936– Arrivo delle Suore Stimmatine e subito dopo arrivail Cardinale Ascalesi per la posa della prima pietra dell’Asilo.15 settembre 1943 – Bombardamento della strada nazionale e di-struzione della chiesa, la parete dove si trova il quadro dellaMadonna rimane miracolosamente in piedi, l’Orfanatrofio e le ope-re annesse furono ridotte in un cumulo di macerie, rimangono uc-cise solo alcune persone, una orfanella colpita da una scheggia, unacoppia che si stavano riposando in una stanza del santuario. Senzaun tetto don Raffaele Scauda, le suore e le orfanelle si rifugiaronoin una grotta sul Vesuvio. Poco dopo, la marchesa Eleonora DeCillis Carafa, offre un grande appartamento della sua abitazione,ove la comunità prende alloggio. 1944 – Una parte della comunità prende alloggio nei primi locali ri-costruiti, grazie al lavoro del popolo di Leopardi e anche di soldatiche non potendo proseguire per tornare al Nord a causa della guer-ra danno aiuto domandando solo pane e ricovero a don Scauda.1947 – Benedizione delle corone della Madonna e del Bambino inVaticano da parte del Papa Pio XII.21 settembre 1947 – solenne incoronazione della Madonna compiu-ta dal cardinale Alessio Ascalesi attorniato da numerosi arcivesco-vi, vescovi e prelati, dalla superiora generale delle Stimmatine e dauna folla di fedeli.1948 – S. E. mons. Francesco Orlando, vescovo di San Severo be-nedice la grandiosa edicola prospiciente la ferroviaCircumvesuviana. Apertura della grande Sala Cinema-Teatro delSantuario.30 settembre 1951 – Solenne cerimonia della posa della prima pietraper la piazza di Nostra Madre del Buon Consiglio.1943 – 1953 – Decennale della distruzione. Il Santuario ingranditoil doppio: l’orfanotrofio non più per quaranta ma per duecento or-fanelle. Le scuole sono triplicate. Apertura della mostra del lavoroe battesimo delle campane per il grande orologio luminoso da si-stemarsi sul santuario.1954 – Anno Mariano – Onorarono la Madonna del Buon Consiglioper invito di don Raffaele Scauda il Cardinale Marcello Mimmi, gliArcivescovi Pollio e Moscato, i vescovi D’Arco, Teutonico, Casullo,

De Cicco, Binni, Vozzi, Orlando Zoppas.12 ottobre 1954 – Settantesimo di vestizione clericale di donRaffaele Scauda. Si festeggia nel Santuario di Santa Maria dellaNeve a Torre Annunziata, alla presenza del vescovo mons. Binni,delle Suore Stimmatine, dell’Orfanotrofio, varie associazioni diAzione Cattoliche, alunne delle Scuole.16 ottobre 1954 – Nella sala consiliare del Comune di Torre delGreco, il Sindaco Francesco Coscia consegna a Raffaele Scauda, lapergamena ricordo della Cittadinanza Onoraria conferitagli convoto unanime del Consiglio Comunale.24 ottobre 1954 – S. E. mons. Demetrio Moscato, Arcivescovo diSalerno, inaugura e benedice la facciata del Santuario.16 aprile 1956 – Inaugurazione dell’orologio luminoso con benedi-zione impartita da S. E. mons. Binni, vescovo di Nola che guidò ilpellegrinaggio diocesano.25 aprile 1956 – Cinquantenario della venuta della Sacra Immaginedi Nostra Madre del Buon Consiglio in Contrada Leopardi celebra-ta solennemente. Il Cardinale Mimmi attorniato da Arcivescovi,Vescovi e Prelati, impone una nuova gemma alla sacra immagine,la città di Torre del Greco offre un calice prezioso ed artistico; ven-gono offerti altri numerosi doni: un calice, un ostensorio e arredisacri. Dai benefattori d’America viene donata una collana di bril-lanti, uno stellario luminoso e anfore di metallo dorato.8 giugno 1957– Inaugurazione della nuova sede della Gioventù ma-schile di Azione Cattolica.9 giugno 1957 – 60° di sacerdozio di don Raffaele Scauda – Con unaSanta Messa, per speciale concessione, impartì la benedizione pa-pale. Sulla tribuna d’onore allestita nel cortile dell’orfanatrofio, pre-sero posto il vescovo di Nola Binni e numerosi Prelati ed autorità,tra cui l’allora Presidente della Camera Leone e vari parlamentari.11 febbraio 1958 – Nel centenario delle apparizioni della Madonnaa Lourdes, don Scauda realizzò nella pinetina una riproduzione inpietra vesuviana della Grotta, che dotò anche di una via Crucis.14 giugno 1959 – Inizio dei lavori per il terzo piano.1960– Riconoscimento del Ministero del Lavoro e della Previdenzasociale con la relativa qualifica ministeriale finale ai laboratori delBuon Consiglio. Inaugurazione dei laboratori per la produzione in-dustriale di camiceria e di maglieria da mons. Gaetano Pollio,Arcivescovo di Salerno.26 maggio 1961 – Don Raffaele Scauda offre per l’ultima volta allasua Signora l’omaggio delle rose.1 giugno 1961 – Scrive su due foglietti un ultimo messaggio.2 giugno 1961 – Alle 6.30 del mattino, primo Venerdì del mese, donRaffaele Scauda torna alla Casa del Padre.

Un profilo biografico e storico

Servizio a cura del Rettore del Santuario del Buon Consiglio di Torre del Greco

Ciro Sorrentino

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San Sabino di SpoletoVescovo e Martire – 7 dicembre

La diocesi di Spoleto venera oggi San Sabino. Parecchie peripezie subi-rono le sue reliquie tanto da ottenergli il patronato della città piemontesedi Ivrea, sebbene tutta la sua vita e l’opera pastorale si siano svolte nella ter-ra natia, Spoleto. Nel 954 era duca di Spoleto un certo Corrado, figlio delmarchese Berengario di Ivrea.

Quando nel centro umbro scoppiò una terribile pestilenza, il duca cercòdi scampare alla morte fuggendo nei possedimenti di suo padre, ma desi-derando proteggere Ivrea dall’epidemia, decise di portare con sé le reliquiedi San Sabino, forse non proprio con entusiastica approvazione da partedei fedeli. Giunte a destinazione, le suddette spoglie iniziarono ad esserefonte di miracoli e si meritarono così la venerazione.

L’urna delle reliquie, contenente ben visibile il capo del Santo, è oggi cu-stodita nella sacrestia della cattedrale cittadina e da alcuni anni viene por-tata solennemente processione lungo le vie del centro storico. San Sabinoè raffigurato anche nei mosaici bizantini di Sant’Apollinare Nuovo aRavenna.

Beato Giuseppe Ferrer EsteveSacerdote Scolopio Martire – 9 dicembre

Nacque ad Algemesì, in Spagna, presso Valencia, il 17 febbraio 1904.All’età di quindici anni entrò nel noviziato dei Padri Scolopi. Dopo il perio-do di formazione emise i voti solenni nel 1925 e venne ordinato sacerdoteil giorno di Natale del 1926. Insegnava ad Albacete e fu maestro dei novizi.Quando la situazione divenne pericolosa per via delle persecuzioni politi-che perpetrate in Spagna in quegli anni di guerra civile, si rifugiò nella suacasa natale. Ma anche qui fu trovato, arrestato e fucilato il 9 dicembre del1936.

Beato Franco da SienaEremita Carmelitano – 11 dicembre

Il suo culto fu approvato nel 1670, da Papa Clemente X per la diocesi diSiena e per l’Ordine Carmelitano. Francesco Lippi nacque a Grotti, pressoSiena in un anno imprecisato del secolo XIII in una famiglia nobile; tra-scorse la sua gioventù nella carriera delle armi e dandosi ad una sfrenatavita libertina.

Avendo conquistato Sartiano dagli Orvietani, in quella spedizione persela vista, per ottenere di nuovo la facoltà di vedere, fece voto di cambiare vitae di pellegrinare a Compostella. Ottenuta la grazia, sciolse il voto, recandosiin pellegrinaggio anche a Roma, a San Nicola di Bari ed a Loreto. Ritornatoa Siena ebbe l’occasione di ascoltare la predicazione del domenicano beatoAmbrogio Sansedoni, colpito dalle sue parole, si ritirò come eremita in unapiccola cella, dove rimase per cinque anni facendo grandi penitenze. In se-guito si fece converso carmelitano, vivendo in una cella solitaria presso lacappella della Madonna.

Ebbe doni profetici, frequenti apparizioni di Gesù, della Vergine e degliAngeli e anche varie tentazioni diaboliche; a Siena si conservano vari stru-menti ferrei da lui usati per la rigida penitenza; una maglia metallica, uncollare, un cerchio per la testa, parte della catena con cui si flagellava, unapiccola palla che teneva in bocca. Il Beato eremita Franco morì a Siena l’11dicembre 1291; parte delle reliquie furono portate nel convento carmelita-no di Cremona. Questo ha determinato nei racconti successivi della sua vi-ta, un po’ di confusione, in quanto esistono a Cremona alcune reliquie di unaltro beato, Francesco di Siena dell’Ordine dei Servi di Maria, morto nel1328.

Pastorale e DomenicaNuova Stagione 6 dicembre 2020 • 7

QuantiGiovanni?«Una voce grida…», dice Isaia.Noi potremmo dire: «Lo ha giàfatto».«Vi fu Giovanni che battezzava eproclamava un battesimo di con-versione», leggiamo in Marco.Ma anche Giovanni è passato.«Viene uno dopo di me che è piùforte di me… e che vi battezzeràin Spirito Santo», dice Giovanni.Ma colui che attendiamo è giàvenuto!E allora? Che cosa stiamo anco-ra aspettando?Di quanti Giovanni abbiamo an-cora bisogno per credere?Quante voci abbiamo ancora bi-sogno di sentire.Dio Padre per noi ha già fatto tut-to: ha donato il Figlio.Il Figlio per noi ha già fatto tutto:ha donato se stesso e ci ha dona-to lo Spirito, quello Santo, quellodi Dio.Lo Spirito per noi continua a fareogni giorno straordinari miraco-li, benché i nostri occhi si ostini-no non vedere…Ma allora, ripeto: che cosa stia-mo veramente aspettando?Facciamocela questa domanda.Poniamola al nostro cuore e allesue attese.Perché se stiamo davvero atten-dendo Dio, beh… allora lo abbia-mo già incontrato: è tra noi! Letracce della sua presenza sonoincise nella nostra memoria, cosìcome i silenzi e le impotenze checi hanno fatto pensare alla suaassenza. Lui è già qui. La storia ègià salvata. L’umanità è già re-denta.Eppure i deserti continuano aesistere. Sono deserti interiori…e a volte anche esteriori… ariditàche sperimentiamo attorno anoi.E proprio in questi deserti accadeil miracolo. La voce di coloro chehanno incontrato il Dio fatto car-ne continua a far risuonare ilsuo invito: non arrendetevi ai de-serti. La vita è più forte, loSpirito più efficace, la Vita di Diopiù penetrante. Preparate, prepa-rate le vostre vite, perché sianovie all’ingresso di Dio nei desertidella storia.Che cosa stiamo davvero aspet-tando? Se permettiamo a Dio diincarnarsi in noi, oggi, la storiavedrà il suo volto… e noi stessi lovedremo.

La preghieraVieni, Signore Gesù,Vita del Padre, che penetrie trasformi la storia,che irrighi i desertie li apri alla vita.Vieni, Vita di Dio,entra nella nostra storiapersonalee trasformala in via;via che Dio stesso attraversaper fecondarei deserti della storia.Vieni, Signore del mondo.Vieni! Vieni, Vita cheogni cuore desidera. Vieni!

Sul mio blog www.cantalavi-ta.com è disponibile la preghierarielaborata graficamente e le co-ver perché siano condivise suisocial.

Mariangela Tassielli

6 dicembre. Seconda Domenica di Avvento

Il deserto della sorditàIsaia 40, 1-5. 9-11; Salmo 84; 2 San Pietro 3, 8-14; Marco 1, 1-8

SANTI, BEATI E TESTIMONIRECENSIONI

L’arte di guarireQuesto volume propone un cammino personale, e perciò

universale, di guarigione della vita interiore e affettiva. La gui-da è una donna malata di duemila anni fa, l’emorroissa, chesi incontra nel capitolo quinto del Vangelo di Marco, e dellaquale si analizza il processo di guarigione simbolico. Un viag-gio suddiviso in tre tappe, diagnosi, guarigione e vita sana du-ratura, in cui si procede sulla base di domande utili, da farsial cospetto di chi ci vuole bene, per lasciare che lui doni le ri-sposte. Il segreto della diagnosi è identificare i sintomi degliatteggiamenti tortuosi che produciamo nella nostra esisten-za, per gettare luce sulle falsità che portiamo nel cuore. E aquel punto inizia l’avventura vera e propria: parte da un suonoche arriva al nostro orecchio, la voce di qualcuno che parli diGesù, e che faccia sgorgare in noi il desiderio di toccarlo perstabilire un contatto con lui. Così facendo si sperimenta la po-tenza che esce da lui, ossia la sua vita che ci può rigenerare.Una volta guariti si è in grado di chiamare per nome tutta laverità, perché si è alla sua presenza. Il punto di arrivo del viag-gio è capitalizzare la saggia arte di guarire, che è un assetto sa-no di vita: ossia, stare dentro un processo costante di cura disé e camminare nella pace, facendo umilmente i conti con lenostre fragilità.Fabio RosiniL’arte di guarire. L’emoroissa e il sentiero della vita santaEdizioni Paoline – 2020 - Pagine 336 – euro 16,00

Abita la terra e vivi con fede«Abita la terra e vivi con fede»: il breve e poetico versetto

del salmo 37 che dà il titolo a questo libro racchiude un pro-getto di vita per ogni cristiano, il proposito di uno sviluppoumano integrale per migliorare il mondo che Dio ci ha affida-to e portare a compimento la sua opera. Viviamo in un’epocasegnata dal disorientamento, dai timori suscitati dall’incer-tezza economica e lavorativa, dalla preoccupazione per le ca-tastrofi ecologiche. Un periodo di crisi, che potrebbe apparirecome una corsa verso la distruzione, ma che l’autore ci invitainvece a leggere come l’occasione per un nuovo slancio uma-nistico che impegni in primo luogo i credenti, ovvero coloroche sono capaci di sperare, e quindi di operare. Nel libro si af-frontano le sfide più impegnative che toccano i singoli e le co-munità: l’esperienza della fragilità e della malattia; le diffi-coltà dell’educare; la disumanizzazione del lavoro, asservitoal profitto e al consumo; la povertà della proposta politica;l’accoglienza e l’integrazione dei migranti; il rapporto dell’uo-mo con l’ambiente. Soltanto aprendo il cuore alla trascenden-za, a Dio che è Padre di tutti, è possibile costruire una città perl’uomo. Perché, come ricorda Stefano Zamagni nella prefa-zione, un’economia efficiente ma non fraterna, una società ci-vile pluralista ma non fraterna, una politica democratica manon fraterna non sono capaci di soddisfare quel bisogno di fe-licità che sola può dare senso e bellezza ai nostri giorni.Massimo CamisascaAbita la terra e vivi con fede. Costruire il futuro attraversole sfide del nostro tempoEdizioni Piemme – 2020 - Pagine 224 – euro 15,90

Il Vangelo della seconda domenica diAvvento ci presenta la figura di GiovanniBattista, chiamato a preparare la via a Coluiche è la Via. «Ecco, dinanzi a te io mando ilmio messaggero: egli preparerà la tua via.Voce di uno che grida nel deserto: Preparate lavia del Signore, raddrizzate i suoi sentieri».

La Parola di Dio è sempre attuale e cimette nella condizione di incarnarla nellanostra vita. Quanti deserti nelle nostre città,nelle nostre strade, nelle nostre famiglie e,soprattutto, nei nostri cuori. A questa ari-dità è diretta la Voce, che invita a preparare,a raddrizzare. Cosa può preparare un deser-to se non ha nulla? Che sentiero raddrizzarese si è perso l’orientamento? Eppure è pro-prio lì, dove c’è desolazione e sconforto chebisogna annunciare con forza che il desertofiorirà. È proprio ai disorientati, a chi si sen-te perso che bisogna indicare il sentiero del-la vita: «Dite agli smarriti di cuore: Coraggio,non temete; ecco il vostro Dio. Egli viene a sal-varvi. Allora si apriranno gli occhi dei ciechi esi schiuderanno gli orecchi dei sordi. Allora lozoppo salterà come un cervo, griderà di gioiala lingua del muto, perché scaturiranno acque

nel deserto, scorreranno torrenti nella step-pa».

Adesso, come sempre, è più che mai ne-cessario dare Voce alla speranza, dare manialla carità e dare i nostri piedi alla fede, lastessa fede che ci porta nelle periferie, di tut-te le periferie urbane e umane. Quella fedeche ci dà il coraggio di annunciare l’impos-sibile, pur facendo noi tutto il possibile, checi dà la forza di aiutare tutti, nonostante lenostre debolezze, che ci mette nella condi-zione di guardare oltre, nonostante i tantimuri. Dare voce però senza urlare, senza in-vadenza e senza pretese.

Oggi abbiamo bisogno di tanti GiovanniBattista che indicano la via, la luce, il verobene, senza aver paura. Quanti GiovanniBattista abbiamo incontrato anche nella no-stra vita che ci hanno aiutato a capire, a in-terrogarci; che ci hanno predisposto all’in-contro con Colui che ha il potere di trasfor-mare e fare ricco ogni uomo e donna.Chiediamo al Signore di essere comeGiovanni per coloro che mette sul nostrocammino, con la consapevolezza che dob-biamo diminuire per far crescere e avanzare

l’Autore della vita, senza essere ingombrati,senza appannare l’opera meravigliosa cheDio vuole fare con il suo popolo.

Diamo voce alla Parola che si incarna, at-traverso segni concreti di solidarietà e dicondivisione. «Consolate, consolate il miopopolo, perché la sua schiavitù è finita».Liberiamo i disperati, donando loro laSperanza che affonda nell’oggi le sue radicidel domani, liberiamo gli sfiduciaci, prigio-nieri degli insuccessi e delle delusioni.Liberiamo dalla sordità coloro che non sen-tono più la gioia di vivere.

La sordità che crea rassegnazione, soli-tudine e buio. Vinciamo la sordità con l’a-scolto, uscendo dall’indifferenza e dall’indi-vidualismo. La sordità che esclude ogni vocee indurisce i cuori, rendendoli ancora piùimpenetrabili. La sordità che ascolta solociò che vuole ascoltare e pretende di averesempre ragione. Chiediamo a Dio la graziadell’ascolto, affinché i nostri discorsi tra sor-di, si possano trasformare in ascolto dei si-lenzi di coloro che non hanno più voce.

Antonio Scarpato

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Speciale Nuova Stagione8 • 6 dicembre 2020

Il Covidnon èstatouna “livella”Nei primi tre trimestri del 2020

il lockdown ha incrociato un

mercato del lavoro

sostanzialmente stagnante da

più di un anno. La Svimez

stima una riduzione

dell’occupazione del -4,5% nei

primi tre trimestri del 2020, il

triplo rispetto al CentroNord. E

si attende una perdita di circa

280mila posti di lavoro al Sud.

La crescita congiunturale

dell’occupazione era già

modesta, la ricerca di lavoro in

diminuzione e l’inattività in

aumento. Il Covid non è stato

una “livella”, non ha reso tutti

un po’ più poveri ma più uguali.

Gli andamenti sul mercato del

lavoro mostrano l’esatto

contrario: la crisi seguita alla

pandemia è stata un acceleratore

di quei processi di ingiustizia

sociale in atto ormai da molti

anni che ampliano le distanze

tra cittadini e territori. La crisi si

e� scaricata quasi interamente

sulle fasce più fragili dei

lavoratori. Cassa integrazione e

blocco dei licenziamenti,

nonostante l’ampliamento a

settori ed imprese non coperte,

hanno costituito un argine allo

tsunami della crisi per i

lavoratori tutelati, ma hanno

inevitabilmente incanalato

l’onda nociva dei licenziamenti,

dei mancati rinnovi dei contratti

a termine, e delle mancate

assunzioni verso le componenti

piu� precarie e verso i territori

più deboli dove tali tipologie

sono più diffuse. I posti di

lavoro persi sono composti per

due terzi da contratti a termine

(non rinnovati al momento della

scadenza e/o non attivati) e per

la restante parte da lavoratori

autonomi.

Su questa situazione già critica

si e� abbattuta nella prima parte

dell’anno l’emergenza sanitaria

che ha cancellato in un trimestre

quasi l’80% dell’occupazione

femminile creata tra il 2008 ed il

2019, riportando il tasso

d’occupazione delle donne a

poco più di un punto sopra i

livelli del 2008. L’occupazione

giovanile, poi, si e� ridotta nei

primi due trimestri del 2020

dell’8%. Da un lato ha pesato il

mancato rinnovo dei contratti

nel periodo del lockdown,

dall’altro si sono chiuse le porte

per coloro che nel 2020

sarebbero dovuti entrare nel

mercato del lavoro.

Il prezzo del lockdown per il Mezzogiorno nel Rapporto Svimez 2020: dieci m nel primo trimestre, con l’occupazione femmini

Coniugare crescita, equità so servizio a cura di Doriano V

Nella tradizione del miglior meridio-nalismo, il Rapporto 2020 della Svimezinterpreta la questione del Sud di frontealle conseguenze della pandemia nei ter-mini di una grande questione nazionale.La ricostruzione post-Covid, infatti, se-condo lo storico e autorevole Centro studioffre al Paese una “occasione irripetibile”per coniugare crescita nazionale, equitàsociale e coesione territoriale e per gestirela transizione «orientando i processi eco-nomici verso una maggiore sostenibilitàintergenerazionale, ambientale e socia-le». Per far questo e per portare a «un’ef-fettiva valorizzazione del contributo allaripartenza del potenziale presente nelleregioni del Sud e negli altri territori in ri-tardo di sviluppo», occorre però una “vi-sione d’insieme”.

La sollecitazione unitaria è particolar-mente importante in un momento in cuil’afflato convergente della scorsa prima-vera sembra affievolirsi. Ma è un’insidiache non emerge solo in queste settimanese nel 1991 Pasquale Saraceno, il grandeeconomista e meridionalista che dellaSvimez è stato il fondatore, si dicevapreoccupato per «l’appassire del senti-mento dell’unità nazionale», per il

«diffondersi, in luogo di quel sentimento, diun rumoroso populismo dialettale che recla-ma, in nome di interessi e culture locali, la li-quidazione fallimentare della nostra storiaunitaria». È stato il direttore della Svimez,Luca Bianchi, a citare queste parole profeti-che al termine della presentazione delRapporto.

Il “rumoroso populismo dialettale” di cuiparlava trent’anni fa Saraceno è oggi comeallora la risposta sbagliata a un problemareale. Perché ci si rende sempre più contoche se il Covid ha colpito tutto il Paese, le sueconseguenze non sono state uguali per tuttiperché diseguali erano le condizioni di par-tenza. «La prima ondata della pandemia - ri-leva la Svimez - ha avuto per epicentro ilNord. La crisi economica si è però prestoestesa al Mezzogiorno dove con più dram-maticità si è tradotta in emergenza socialeincrociando un tessuto produttivo più debo-le, un mondo del lavoro più frammentato euna società più fragile». A differenza dallaprima, la seconda ondata ha interessato di-rettamente e da subito anche le regioni meri-dionali e all’emergenza economica e socialegià sperimentata nei mesi scorsi «si è som-mata, nella parte finale dell’anno, l’emergen-za sanitaria generata dalla pressione sulle

strutture ospedaliere e, più in generale, sututto il sistema di cura».

Per il 2020 la Svimez prevede un calo na-zionale del Prodotto interno lordo pari a -9,6%, con un -9,8% nel Centro-Nord e un -9%nel Sud. Ma questo andamento impatta su si-

Il ritorno di capitale umano45mila i lavoratori in “smart working” dal Sud

«Tra i vantaggi che i lavoratori percepiscono di più nel momen-to in cui gli viene proposto lo spostamento nelle aree delMezzogiorno, i principali sono il minor costo della vita, seguitodalla maggior possibilità di trovare abitazioni a basso costo. Perquanto riguarda gli svantaggi, spiccano i servizi sanitari e di tra-sporto di minor qualità, poca possibilità di far carriera e minoreofferta di servizi per la famiglia». Sono alcuni dei dati contenutiin un capitolo del Rapporto Svimez 2020 dedicato al“Southworking”.

NelcorsodiunincontropromossodallaFondazioneconilSud,il presidente Carlo Borgomeo ha rilevato che «in questi mesi nonsi è solo dato un nome al fenomeno, con l’Associazione SouthWorking appunto, ma si è strutturato il lavoro che ha trovato inFondazione con il Sud ampio consenso ed una forma di concretosostegno perché da sempre promuoviamo processi che possanorendereattrattivi i territoridelMezzogiorno.Conaltriprogetti ab-biamo favorito il trasferimento al Sud di ricercatori del Nord ostranieri.

Perché crediamo fermamente che attrarre giovani talenti alSud ne rafforzi il capitale sociale e quindi i processi di sviluppo.

Southworking è perfettamente in linea con i nostri obiettivi».La Svimez, con l’avvio di un Osservatorio sul southworking in-

tende «avviare un pacchetto di misure a sostegno delsouthworking che potrebbe favorire la riattivazione di quelle pre-condizioni dello sviluppo da troppi anni abbandonate - commen-ta Luca Bianchi, direttore della Svimez -. Il southworking potreb-be rivelarsi un’interessante opportunità per interrompere i pro-cessi di deaccumulazione di capitale umano qualificato iniziatida un ventennio (circa un milione di giovani ha lasciato ilMezzogiorno senza tornarci) e che stanno irreversibilmente com-promettendo lo sviluppo delle aree meridionali e di tutte le zoneperiferiche del Paese».

Secondo Bianchi, «per realizzare questa nuova opportunità ètuttavia indispensabile costruire intorno ad essa una politica diattrazione di competenze con un pacchetto di interventi concen-trato su quattro cluster: incentivi di tipo fiscale e contributivo;creazione di spazi di co-working; investimenti sull’offerta di ser-vizi alle famiglie (asili nido, tempo pieno, servizi sanitari); infra-strutture digitali diffuse in grado di colmare il gap Nord/Sud e traaree urbane e periferiche».

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SpecialeNuova Stagione 6 dicembre 2020 • 9

Il RedditodiCittadinanzaSe consideriamo i due strumenti

“Reddito di Cittadinanza”

(Rdc)e “Reddito di Emergenza”

(Rem) insieme, l’area

dell’assistenza ha raggiunto in

questi mesi di crisi una

dimensione molto ampia: oltre

tre milioni di persone, di cui due

terzi al Sud hanno percepito il

Rdc tra aprile 2019 e settembre

2020, cui si aggiungono altre

550mila persone (350mila al

Sud e 200mila al Centro-Nord)

che hanno percepito il Rem. Nel

Mezzogiorno l’incidenza della

povertà assoluta tra le famiglie e�

scesa dal 10,0 del 2018 all’8,6%

mentre le persone che vivono in

famiglie in povertà assoluta

passano dall’11,4 al 10,1%. In

valori assoluti si tratta di circa

116 mila nuclei familiari e 281

mila individui in meno.

La parziale coincidenza tra

beneficiari e nuclei in condizioni

di povertà sembra trovare

un’ulteriore conferma il fatto

che nel Mezzogiorno i nuclei che

ricevono il RdC/PdC sono ormai

superiori a quelli in povertà

assoluta (circa 800mila contro

706mila) mentre i nuclei in

povertà assoluta si sono ridotti

nel 2019 soltanto di 116mila

unita� . Scarso se non nullo

risulta, in sintesi, l’impatto del

Reddito di cittadinanza sul

mercato del lavoro. Con l’entrata

in vigore dell’RdC ci si aspettava

un aumento del tasso di

partecipazione e del tasso di

disoccupazione mentre nei

quattordici mesi è successo il

contrario.

Emergono i limiti di

un’interpretazione concentrata

solo sul sussidio economico in

aree (le periferie urbane, le aree

interne del Sud come del Nord)

in cui le strutture pubbliche che

offrono servizi al cittadino sono

molto deboli. La tenuta sociale

soprattutto nei grandi centri

urbani e� stata delegata allo

straordinario lavoro fatto dalle

organizzazioni del terzo settore e

del volontariato che nella fase

critica della pandemia hanno

supplito i buchi di assistenza

degli strumenti contro la povertà

e la debolezza delle strutture

pubbliche locali di contrasto

all’emarginazione sociale. Va,

insomma, innanzitutto riavviato

un percorso sostenibile di

riequilibrio nell’accesso ai diritti

di cittadinanza su tutto il

territorio nazionale: salute,

istruzione, mobilità.

eci miliardi volatilizzati ogni mese di chiusura, 280mila posti di lavoro persi minile e giovanile a farne maggiormente le spese

sociale e coesione territoriale oriano Vincenzo De Luca

euro per ogni bambino 0-2 anni. La per-centuale di tempo pieno nella scuola pri-maria è pari a 46,1 nel Centro-Nord e a 16nel Mezzogiorno. Nel Sud sono tre anniche i numeri dell’abbandono scolasticohanno cessato di scendere. La chiusuradelle scuole a causa della pandemia è sta-ta un ulteriore fattore di moltiplicazionedelle disuguaglianze. I ragazzi tra 6 e 17anni che vivono in famiglie in cui non so-no disponibili strumenti informatici so-no il 34% nel Meridione contro il 19,8%nel Centro e il 17,6% nel Nord. Nel campodella sanità il divario nell’offerta di servi-zi è «figlio di un mix drammatico di inef-ficienze e distorsioni «e di «un progressi-vo ampliamento nelle dotazioni di perso-nale e infrastrutture a sfavore delleRegioni meridionali«. La misura delloscarto nei “Livelli essenziali di assisten-za” (i Lea), che dovrebbero essere garan-titi su tutto il territorio nazionale, vieneesemplificata nel Rapporto con il casodella copertura dei programmi di scree-ning per alcune patologie oncologiche:nel 2017 la Regione in fondo alla classifi-ca, la Calabria, aveva come punteggio 2,le Regioni di testa 15. Ed erano tutte alNord.

tuazioni pre-esistenti profondamente diver-se. Nel periodo della “ripresina” dopo lagrande crisi finanziaria, tra 2015 e 2018, il Pildel Centro-Nord è infatti cresciuto del 5,2%,quello del Sud solo del 2,5% (in un quadroche ha visto comunque il Pil italiano crescere

della metà rispetto alla media europea).Secondo le stime dalla Svimez, dunque, a fi-ne anno il Pil del Mezzogiorno risulterà al disotto del suo picco minimo del 2014 e infe-riore di ben 15 punti percentuali rispetto al2007 (a fronte di un -7 del Centro-Nord). Èsul mercato del lavoro che si vedono con cru-da evidenza gli effetti di queste dinamiche.

Nei primi tre trimestri del 2020 la ridu-zione dell’occupazione nelle regioni meri-dionali è stata del 4,5%, il triplo rispetto alCentro-Nord. Si sono persi 280 mila posti dilavoro, in prevalenza tra giovani e donne, isoggetti che mediamente si ritrovano in con-dizioni contrattuali più precarie. A renderci«più fragili di fronte alla pandemia» è statoanche il divario sul piano dei servizi, «dovu-to soprattutto a una minore quantità e qua-lità delle infrastrutture sociali». È un divarioche «riguarda diritti fondamentali di cittadi-nanza, in termini di sicurezza, di adeguatistandard di istruzione, di idoneità di servizisanitari e di cura».

Il Rapporto mette in evidenza alcune si-tuazioni amaramente esemplari. La spesapro-capite dei Comuni nei servizi socio-edu-cativi per la prima infanzia (dati 2018) vedeil Centro a quota 1468, il Nord-Est a 1255, ilNord-Ovest a 866, le Isole a 415 e il Sud a 277

Aumentare infrastrutture e servizi

Enorme divario con il Nord sulla Sanità

La sanità meridionale era una “zona ros-sa” già prima dell’arrivo della pandemia,come dimostrano i punteggi Lea (Livelli es-senziali di assistenza) e la spesa sanitariapro capite. Lo evidenzia la Svimez nel suoRapporto 2020. Guardando ai Lea, nel2018, ultimo anno per il quale sono dispo-nibili i risultati ed anche il primo in cui tuttele Regioni monitorate risultano adempien-ti, raggiungendo il punteggio minimo di160, la distanza tra le Regioni del Sud e delCentro-Nord è marcata, oscillando tra valo-ri massimi di 222 punti del Veneto e 221dell’Emilia-Romagna e i minimi di 170 diCampania e Sicilia e di appena 161 dellaCalabria.

Stessa situazione per quanto riguarda ildivario scolastico e formativo, già evidentenei servizi per l’infanzia. I posti autorizzatiper asili nido rispetto alla popolazione sonoil 13,5% nel Mezzogiorno ed il 32% nel restodel Paese. La spesa pro capite dei Comuniper i servizi socioeducativi, per bambini da0 a 2 anni, e� pari a 1.468 euro nelle regionidel Centro, a 1.255 euro nel Nord-Est, perpoi crollare ad appena 277 euro nel Sud. NelCentro-Nord, nell’anno scolastico 2017-18,e� stato garantito il tempo pieno al 46,1% deibambini, con valori che raggiungono il50,6% in Piemonte e Lombardia. NelMezzogiorno in media solo al 16%, inSicilia la percentuale scende ad appena il7,4%. Infine il Sud presenta tassi di abban-dono assai più elevati: nel 2019, ultimo an-no per cui sono disponibili i dati, gli earlyleavers meridionali erano il 18,2%, a frontedel 10,6% delle Regioni del Centro-Nord. In

cifra fissa si tratta di 290mila giovani. Lapandemia, avverte la Svimez, potrebbeesacerbare le iniquità formative esistentinei sistemi scolastici.

Il Rapporto 2020 presentato dallaSvimez sottolinea ancora una volta la ten-denza dell’allargamento del divario Nord-Sud. Confermando la conclusione che ilPaese non ripartirà se non riparte il Sud eche gli investimenti al Sud possono rilan-ciare la competitività in Italia. Questa è

una consapevolezza che occorre acquisiree che tutto il Paese deve acquisire, per ri-partire al termine di questa drammaticapandemia.

«Un divario di offerta di servizi sanitarifiglio di un mix drammatico di inefficien-ze e distorsioni nel suo governo - sottoli-nea il direttore della Svimez, Luca Bianchi- e di un progressivo ampliamento nelledotazioni di personale e infrastrutture asfavore delle Regioni meridionali».

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Attualità Ecclesiale Nuova Stagione10 • 6 dicembre 2020

Il passaggio da “Io” a “Dio”

Era il 14 febbraio quando, in “crisi diastinenza” da momenti forti di fraternità,memori di gloriosi campi-scuola fatti inpassato, assieme ai ragazzi dell’oratoriopartimmo per tre giorni di comunionepresso l’Abbazia di S. Michele a Taurano(AV). Una sola certezza avevo comeriferimento dei giovani che avrebberoaderito a questo progetto: non potevamosemplicemente stare insieme, per quantoanche questo sarebbe stato arricchente.

I temi da scegliere come filoconduttore di quelle giornate di fraternitàsarebbero potuti essere molteplici,quando all’im provviso la mia attenzionesi posò su un giovane il cui nome avevogià sentito, ma senza approfondirne lavita, breve ma intensissima. Fu amore aprima vista. Subito scelsi Carlo Acutiscome la guida di quei giorni, pochi mapregnanti di significato. Erainimmaginabile allora quanto lapandemia ci stesse riservando.

Ci nutrimmo reciprocamente peravere quasi un serbatoio di spiritualità,di fiducia e di divertimento, che sisarebbe aggiunto ad una memoria già diper sé preziosa.

Don Lorenzo Milani, sacerdote,scrittore docente ed educatore nato aFirenze nel 1923 e morto nella stessa cittàtoscana nel 1967, ideò per la sua scuoladi Barbiana il metodo della scritturacollettiva, rendendo così partecipi i suoiragazzi alla stesura di “Lettera a unaprofessoressa”. Quanto segue si avvale diquesta metodologia. I giovanidell’Oratorio S. Giuda Taddeo hannomesso per iscritto la loro esperienza diCarlo, risalente a quei giorni e oltre.

Giovanna Attanasio, testimone diquella fraternità, ha messo tutto insiemein questo scritto, segno, già per lo stile, diuna “Chiesa in uscita” di giovani che,catturati dallo stile di Carlo, desideranoessere annunciatori di un passaggioimportante, da “Io” a “Dio”.

Luigi CalemmeParroco della Basilica

Amore a prima vistaTutti noi nasciamo come originali ma molti muoiono come fotocopie

Nessuno di noi aveva mai sentito il nome di Carlo Acutis,nessuno conosceva la sua storia ma, dal momento in cui èentrato nei nostri cuori, è diventato un amico, un riferimento,un modello da seguire che non dimenticheremo mai.

Era un ragazzo come noi, in realtà un po’ più giovane;come noi aveva una profonda fede; come noi aveva scelto divivere una vita autentica, così come autentico è l’amore diDio, essenza della sua vita. Nella sua quotidianità, in ogni suogesto semplice e sincero, mostrava la bellezza dell’amore diDio. Ogni sua parola era pronunciata con la convinzione e lagioia di un cristiano che non solo si affida a Dio, ma porta isuoi insegnamenti e il suo messaggio d’amore e speranza atutte le persone incontrate.

Nato nel 1991, era un ragazzo dei nostri tempi, non unragazzo vissuto in epoche lontane con valori, tradizioni,convinzioni diversi dai nostri. Uno dei “millennial” che, adifferenza di quest’ultimi, sin da bambino aveva coltivato lasua fede riconoscendo Gesù come migliore Amico e Mariacome «l’unica donna della mia vita». Era un ragazzo semplicee vivace, che coltivava tanti interessi e tante passioni: amavala natura, gli animali, lo sport, frequentava la scuola e avevaun’innata predisposizione per la tecnologia. Nonostante tuttii suoi impegni, dedicava quotidianamente del tempo a Dio,andando a Messa tutti i giorni, pregando il Rosario econtemplando l’Eucarestia, che definiva «l’autostrada per ilcielo».

Ciascuno di noi, anche durante l’infanzia, ha avuto deimodelli, tutte persone dotate di un potere, capaci dicombattere ogni avversità: Carlo Acutis è la dimostrazioneche grandezza d’animo e spirito, se coltivati con costanza,possono essere indici di un eroe contemporaneo in grado dipoter combattere tutte le sofferenze che sentiamo come unpeso legato al cuore. Con il suo esempio ha generato unanuova visione di santità: i santi non sono esseri quasimitologici, impossibili da emulare, ma, grazie a lui, più vicinie simili a noi. Ha accresciuto la speranza e la fiducia in noistessi, non solo attraverso le sue azioni, con le quali ci hadimostrato quanto sia possibile agire come i santi, ma ancheattraverso le parole che ci ha lasciato: «L’unica cosa chedobbiamo chiedere a Dio nella preghiera è la voglia di esseresanti». Il suo è un forte invito a chiedere a Dio di faraccrescere in noi il desiderio di essere dei buoni cristiani e ilcoraggio di fare questa scelta.

Oggi la tecnologia ha cambiato radicalmente il nostromodo di vivere, portando con sé non solo benefici, ma anchenumerose implicazioni negative. Gli articoli di cronacaraccontano spesso di tragedie avvenute per il suo utilizzoinappropriato. Anche in questo caso, l’esempio di Carlo ci hadimostrato, attraverso le sue azioni, come la tecnologia possaessere un bene, se utilizzata nel modo corretto.

Egli, infatti, servendosene nella maniera migliore, hacreato una mostra sui Miracoli Eucaristici riconosciuti dallaChiesa. Con questa mostra, diffusa ormai in tutto il mondo,ha reso noti i molteplici segni che Dio, nel corso del tempo,ci ha lasciato. Grazie a questo suo progetto ha dimostrato cheinternet può essere utilizzato in maniera responsabile ed èdiventato un riferimento per i ragazzi di oggi, in quanto haraccontato di Dio attraverso i nostri linguaggi.

Sin da subito, grazie alla sua profonda fede, ci ha fattocapire l’importanza della preghiera con la quale ciavviciniamo a Dio.

«Essere sempre unito a Gesù, ecco il mio programma divita»: con queste poche parole ha tracciato il tratto distintivodella sua breve vita, riuscendo ad esprimere il messaggio diDio con frasi semplici e dirette, imprimendole nei nostri cuorie diventando per noi l’esempio di cristiano perfetto da seguire.La vita era per lui un dono di Dio ed è per questo motivo che,con la consapevolezza di aver vissuto pienamente seguendola Sua volontà, è riuscito a lasciarla serenamente,annunciando la venuta di due bambini per colmare il vuotoche si sarebbe creato nella famiglia dopo la sua morte.

Anche noi ci impegniamo a valorizzare la nostra vita,questo dono speciale che abbiamo ricevuto, soprattuttoquest’anno segnato dalla pandemia, che ha portato e continuaa portare dolore, che ha allontanato le persone, facendocicapire l’importanza di un abbraccio. L’unico rimedio che puòalleviare queste sofferenze è l’amore, un amore infinito,capace di farci superare gli ostacoli presentati dalla vita.

Tutti noi chiediamo a Carlo di intercedere e di aiutarci,insieme a Dio, a superare questa pandemia e a non esseretristi perché «La tristezza è lo sguardo rivolto verso sé stessi, lafelicità è lo sguardo rivolto verso Dio».

Gruppo Giovani dell’Associazione “Oratorio S. Giuda Taddeo”

La fede autentica di Carlo AcutisBeatificato ad Assisi il giovane esperto di informatica che seppe usare le nuove tecnologie per trasmettere il Vangelo

di Enzo Cozzolino

Lo scorso 10 ottobre, nella Basilica superiore di SanFrancesco, ad Assisi, è stato beatificato Carlo Acutis. Machi è questo ragazzo dei giorni nostri? Cosa ha di tantospeciale, tanto da poter diventare Santo? Carlo è un ra-gazzo normale che vive il suo tempo tra molte passionicomuni a tanti suoi coetanei: gioca a pallone, suona il sas-sofono, ama l’informatica. In tutti questi impegni è ani-mato da una fede impetuosa che lo accompagna sin dal-l’infanzia e che lo porterà ad essere un ragazzo perenne-mente al servizio del Vangelo. La sua è una fede autenticache avverte sin da bambino, quando sente forte dentro disé il bisogno di un dialogo con Gesù. Non subisce dalla fa-miglia alcuna influenza nelle scelte religiose, anzi è pro-prio lui ad accrescere nei genitori la fede in Dio. La suaattenzione verso il prossimo lo conduce a vivere la suabreve vita terrena in tante attività, come il volontariatocon i senza dimora e nelle mense dei poveri, il servizio co-me catechista e, non ultimo, quella sua incredibile predi-sposizione e dedizione all’informatica che utilizza comestrumento di diffusione della fede e dei valori cristiani:usa la rete per aumentare la schiera dei suoi “followers diGesù”, diventando, in questo modo, “influencer di Dio”.

Attraverso Internet ed i social network porta Gesù trai suoi coetanei e si fa artefice di quel dialogo con ilSignore che molto spesso la Chiesa non riesce ad avviare,perché usa un linguaggio troppo lontano e diverso daquello delle nuove generazioni. Realizza, così, una mo-stra dei principali miracoli eucaristici. La mostra fa il gi-ro del mondo in centinaia di parrocchie e in alcuni tra i

santuari mariani più famosi, tanto che ancora oggi è pos-sibile visionarla in rete. Carlo ha saputo usare le nuovetecnologie per trasmettere valori sani, ha utilizzato la re-te, ma non si è fatto utilizzare, perché attraverso di essasi è aperto agli altri, vincendo ogni forma di isolamento echiusura che spesso le nuove tecnologie provocano nelmondo giovanile.

Ha lasciato che il Signore facesse sbocciare dentro dilui quelle doti, quei doni che Dio ha seminato in ciascunodi noi. È vissuto tra passioni ed interessi comuni a tutti igiovani, ma con la caratteristica di rimanere sempre fe-dele a sé stesso, rinunciando ad ogni forma di omologa-zione che uccide l’originalità e la specificità di ogni sin-golo individuo. Non ha mai avuto paura di non piacere aisuoi coetanei ed ha sempre fatto ciò che gli dettava il suocuore: andava a Messa tutti i giorni, recitava il Rosario etrascorreva lunghe ore in adorazione eucaristica. Vivevala fede in ogni aspetto della sua vita.

Il suo amore per l’Eucaristia, che chiamava “la mia au-tostrada per il cielo”, rappresentava un suo tratto distin-tivo, attraverso di essa ha imparato a comprendere l’infi-nito amore di Gesù per ogni uomo. Gesù rappresentavanella sua vita il suo vero punto di forza, trovando in Luil’amico, il maestro, la vera ragione di vita: «Non io, maDio». Questo amore per Gesù si è tradotto in amore pergli ultimi. Pur essendo agiato, infatti, amava la semplicitàe l’essenziale, perché Carlo sapeva bene che la fede vera èquella che si impasta con la carità, con l’amore per queipoveri che spesso andava a trovare per strada. Non sepa-

rava mai, quindi, la sua vita di fede con la vita di tutti igiorni, per questo è stato un testimone autentico e credi-bile del vivere concretamente il Vangelo.

Viveva la sua fede testimoniandola, ma mai ostentan-dola, rifiutava ogni faro che potesse accendere luci su disé, agendo con spontaneità, gioia, amore e discrezione,umiltà ed amore verso i poveri. Nel percorso spirituale diCarlo la devozione alla Madonna è stata fondamentale,aveva scelto di consacrarsi interamente a Lei che rappre-sentava il suo “Tabernacolo ideale”. In ospedale, durantela sua malattia, pronunciò queste parole: «Offro tutte lesofferenze che dovrò patire al Signore, per il Papa e per laChiesa, per non fare il purgatorio ed andare dritto in para-diso».La sua vita terrena, stroncata nel giro di pochi gior-ni da una leucemia fulminante, lasciò tutti i suoi familiaried amici sgomenti ed esterrefatti, ma Carlo anche in quelmomento seppe accogliere serenamente la volontà delSignore, vincendo la paura della morte, consapevole diavviarsi tra le braccia di Dio. Oggi tanti ragazzi, grazie alui, hanno conosciuto e hanno potuto glorificare ilSignore attraverso la loro vita.

Carlo è per questo un Santo moderno e, quindi, una fi-gura importantissima di ispirazione per tutti i giovani,affinché possano capire che si può diventare preti o addi-rittura santi senza essere considerati degli sfigati. In fon-do, Carlo nella sua vita ha semplicemente detto sì allachiamata del Signore, affidandosi completamente a Lui,ma preservando la propria identità, divenendo modellodi santità.

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CittàNuova Stagione 6 dicembre 2020 • 11

Morto a soli 60 anni Maradona, il grande campione che regalò al Napoli due scudetti e una coppa Uefa

Per Diego è arrivato il novantesimodi Doriano Vincenzo De Luca

Dalla periferia polverosa di BuenosAires ai vicoli di Napoli. L’epopea spor-tiva di Maradona, salito sul tetto delmondo con la sua nazionale nel 1986, èla storia del calcio.

È storia il suo gol segnato control’Inghilterra con uno slalom memorabi-le tra gli avversari, arrivato dopo la retecon un pugno ribattezzata la “Mano deDios”. Fanno parte della storia anche isuoi trionfi a Napoli, dove conquistadue scudetti, nel 1987 e nel 1990, e unaCoppa Uefa.

I suoi gol, figli di una tecnica sopraf-fina e di un piede sinistro senza eguali,sono un patrimonio per generazioni disportivi.

Le sue giocate sono l’espressione piùalta del calcio, quella che coniuga l’e-stro con l’agilità, il guizzo decisivo conuna straordinaria visione di gioco. Ilbrasiliano Pelè, un altro fenomeno as-soluto nella storia del calcio, ha com-mentato con queste parole la notiziadella morte di Maradona: «È triste per-dere amici in questo modo. Sicu ra -mente un giorno giocheremo a calcioinsieme in cielo».

Per Diego è arrivato il suo novantesi-mo. Un mito di un tempo passato, doveil calcio vero si avviava al tramonto male stelle brillavano ancora sui campi esugli striscioni dei tifosi; spesso talmen-te vicini al cuore da essere sporchi dipassione e struggimento.

Lui, il nome più chiamato dai ragaz-zi che giocavano sui campetti abbando-nati, nelle stradine di quartiere o negliandroni vuoti della domenica mattina.E quando il pallone di cuoio entrava tradue pietre a far da palo, era gol diMaradona.

E in televisione, tra un difensore avuoto e l’altro, tra un palleggio e un col-po di tacco, qualcuno di noi ha giuratodi aver visto il fantasma di quel ragazzi-

Il cordoglio

delCardinale

SepeIl Cardinale Crescenzio Sepe ha

espresso il suo cordoglio per la pre-matura e improvvisa morte diMaradona, che non ha conosciutopersonalmente, ma che, da sportivoe appassionato di calcio, ha sempreseguito e ammirato per le sue straor-dinarie doti tecniche che lo hannoreso famoso in tutto il mondo.

Da campano e tifoso dellaCompagine azzurra, l’Arcivescovoha gioito per lo spettacolo calcisticoofferto sempre da Maradona e per ilruolo determinante da lui avuto,all’epoca, nella squadra del Napolialla quale ha consentito di raggiun-gere grandi traguardi e successisempre sognati ma mai ottenuti sen-za di lui.

Il Cardinale Sepe ha condiviso latristezza e il dolore delle tantissimepersone che a Napoli e nel mondo,per le strade o nel chiuso delle pro-prie abitazioni, sono rimaste incre-dule e umanamente colpite all’an-nuncio della dipartita da questa ter-ra dell’inimitabile Genio Calcistico,qual è stato Diego Maradona, che haricordato nelle sue preghiere e nellaMessa, affidando l’anima del famosodefunto a Dio Misericordioso.

no povero palleggiare con un’arancia,sorridendo, come se il barrio di VillaFiorito fosse il Maracanà gremito digente per la finale dei mondiali. Un sim-bolo, tanto che se oggi vedi un numero10 sopra un fondo azzurro, c’è solo unaparola che viene in mente.

Maradona, come Napoli, è un ossi-moro, crea genialità e si perde nelle si-tuazioni complesse, si è poggiato sullanostra doppia identità, araba e occiden-tale, che ci impedisce di governare lecomplessità.

Maradona è stato raggio di sole, fan-go, camice sbagliate come qualche ami-cizia, polvere e auto sgangherate.Quelle del parcheggio di Acerra sono le“fuoriserie” della sua vita e il riscalda-

mento con i compagni del Napoli, inmezzo a quelle macchine, è probabil-mente una delle immagini che meglioraccontano la sua lunga corsa verso ilpopolo.

Puoi credere alla parte bella ed edifi-cante o a quella triste e disonorevole.Puoi credere ad entrambe. Ma la leg-genda resta, e quel bambino diventato“D10S” continuerà a palleggiare imma-ginando il Maracanà con la casacca al-biceleste, la sua faccia da indio sorri-dente, il 10 sulla schiena e una magliaazzurra, da qualche parte, sul fondodella borsa nello spogliatoio perché, co-me ha detto il regista Paolo Sorrentino,«Maradona non è morto, è solo andatoa giocare in trasferta».

Le restrizioni Covid e i periodi di chiusura al pubblico dei musei non hannominato il saldo legame tra il Museo e Real Bosco di Capodimonte e i visitatori condisabilità, un’attenzione forte testimoniata dai tanti percorsi tattilo-narrativi“Capodimonte tra le mani” alla scoperta degli Appartamenti Reali e della Galleriadelle Arti a Napoli, organizzati da un decennio dai Servizi educativi in collaborazionecon il Servizio di Ateneo per Attività di Studenti con Disabilità (Saad) dell’UniversitàSuor Orsola Benincasa di Napoli nell’ambito della rete “Napoli tra le mani” diventatapoi “Campania tra le mani”.

Quest’anno, in occasione della Giornata internazionale delle persone con disabilitàdel 3 dicembre, è stata lanciata sul sito web (www.museocapodimonte.beniculturali.it) e sui canali social del Museo una nuova rubrica con podcast audioper rendere comunque accessibile l’arte a tutti, nonostante la chiusura fisica deglispazi museali. Il Busto di Giuseppe Verdi di Gemito o la Flagellazione di Cristo diCaravaggio, per citare solo alcune delle opere, saranno fruibili da tutti anche adistanza.

Le registrazione audio sono state curate dal Centro Nazionale del Libro Parlato“F.Fratta” dell’Unione Italiana dei ciechi e degli Ipovedenti presieduta dal dott. MarioBarbuto, mentre ai testi delle schede di accompagnamento hanno collaboratol’associazione Fiadda onlus- Campania, sotto il coordinamento generale del Saad.

Per informazioni e per prenotazioni (sperando di poter riprendere presto le visitefisiche al museo) scrivere a [email protected] o chiamare al numero 0812522371.

A margine della Giornata internazionale delle persone con disabilità l’iniziativa del Museo e Real Bosco di Capodimonte

Nuova rubrica digitale e podcast audio per non vedenti e ipovedenti

Sul sito e sui profili social www.museoboscocapodimonte.beniculturali.it

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Città Nuova Stagione12 • 6 dicembre 2020

Un altropezzo della vecchiaNapoli che se ne vaQuartiere San Lorenzo, nelpopolare quartiere della città, trai manifesti funebri, nellevicinanze della chiesa di SantaCaterina a Formiello a PortaCapuana, quello di CiroManferino, conosciutissimonella zona come ‘o barbiere diSanta Sofia.Don Ciro era un’istituzione pergrandi e piccini, il “SaloneManferino” erafrequentatissimo, soprattutto disabato quando, cioè, in attesadel proprio turno, tra barbe, taglidi capelli e shampoo, ci siimpegnava nella compilazionedella schedina per tentare diazzeccare l’agognata “colonnavincente” al Totocalcio. Esempre, tra le variepubblicazioni, specializzate per iconsigli sportivi, faceva bellamostra di sé anche una copiasettimanale di “NuovaStagione”, a disposizione deiclienti sui sediolini del locale.Ciro Manferino era un ferventecattolico, impegnato nelvolontariato dell’Unitalsi, e nonera difficile incontrare preti emonsignori della Curia diNapoli, regolari clienti “serviti”dal valente artigiano. Oltre allediatribe sportive, nonmancavano le prese di posizionepolitiche, tra tanti caffè e sanerisate, in un accogliente eamichevole ambientecommerciale.Ora i suoi clienti-credenti nonpossono esimersi da unapreghiera in suffragio di Ciro: èla fede nella certezza che ungiorno, grazie al trionfo sullamorte di Gesù, Figlio di Dio,tutta l’umanità risorgerà. Insuffragio delle anime dei propricari, non va assolutamentedimenticato che la preghiera,unita all’esercizio della carità edella solidarietà verso gli ultimi,costituiscono il vero anello dicongiunzione che lega in modoinscindibile i due mondi soloapparentemente distanti: laTerra e il Cielo. Ciao, don Ciroamabile!

Emilio Vittozzi

Curia Arcivescovile di Napoli

ChiusuraufficiSi rende noto che lunedì 7dicembre tutti gli uffici dellaCuria Arcivescovile diNapoli, in largo Donnaregina22, resteranno chiusi alpubblico così come, per ilperiodo delle festività, damercoledì 23 dicembre avenerdì 8 gennaio.

L’Arciconfraternita dei Pellegrini propone un ciclo di incontri, trasmessi in diretta streaming, sull’enciclica “Fratelli tutti” di Papa Francesco

«L’unica vera alternativa è la fratellanza»

In un momento storico caratterizzato daincertezze e difficoltà, quando la società si in-terroga e si pone molte domande, ma trova po-che risposte, l’Arciconfraternita dei Pellegrinipropone un ciclo di incontri, trasmessi in di-retta streaming senza limite di partecipanti, sutemi di grande rilevanza, che parte con una ri-flessione a più voci sull’enciclica “FratelliTutti” di Papa Francesco. L’evento si inseriscenell’ambito della VI edizione de “La strada del-la Pace è il Dialogo”: un percorso di concretaattenzione alle conseguenze della pandemia incorso ma senza rinunciare a rivolgere lo sguar-do al futuro. La straordinaria Enciclica“Fratelli tutti” riporta al centro l’urgenza e laresponsabilità personale e collettiva, di resti-tuire vita, concretezza e spessore a parole co-me fraternità, giustizia amicizia, accoglienzain ogni ambito della vita sociale. A coordinarel’incontro, Massimo Milone, direttore di RaiVaticano. Dopo i saluti di Vincenzo Galgano,Primicerio dell’Arciconfraternita deiPellegrini, gli interventi di S.E. Mons. AntonioDi Donna, Vescovo di Acerra, don ToninoPalmese, Preposito dell’Arciconfraternita deiPellegrini e Vicario Episcopale Carità eGiustizia dell’Arcidiocesi di Napoli, ErnestoPreziosi Presidente dell’ AssociazioneArgomenti 2000 che si propone di attivare trale persone una “rete” amicale dinamica e unprogetto sociale che possa offrire la prospetti-va di un incontro tra più culture per far fronteai nuovi problemi della società italiana, MarcoTraversi Fondatore dell’incubatore di impreseDialogue Place, uno spazio di co–working e in-cubatore sociale pensato per restituire spazi disocialità a lavoratori in smart working.

Don Tonino Palmese, preposito dell’Ar -ciconfraternita dei Pellegrini, ha sottolineato,l’importanza della lettura dell’Enciclica so-prattutto per due motivi: «da una parte, per-ché la pandemia ha distratto le coscienze - haprecisato Don Tonino - e poi l’opinione pubbli-ca è stata anche distratta dal gossip, come il

caso Becciu. Il testo di Papa Francesco meritatutta la nostra attenzione perché Sua Sanitita’si rivolge all’umanità dicendo che il creato varispettato. Papa Francesco si serve della pro-vocazione e annuncia che l’unica vera alterna-tiva è la fratellanza. Un’ altra parola che il Papasottolinea è scisma non in senso politico maantropologico perché sottolinea il divario tra ilpersonale, l’individuo e il collettivo. Ecco per-ché il 4 febbraio 2019, ad Abu Dhabi, Fran -cesco, il Papa, e A�mad al-Tayyeb, il GrandeImam di al-Azhar, hanno firmato uno storicodocumento sulla fratellanza», conclude il pre-posito dell’Arciconfraternita dei Pellegrini.

«I due leader si sono riconosciuti fratelli ehanno provato a dare insieme uno sguardo sulmondo d’oggi.

E che cosa hanno capito? Che l’unica veraalternativa che sfida e argina la soluzione apo-

calittica è la fratellanza».L’Eciclica “Fratelli tutti” non vuole parlare

dell’ esistenza di Dio, della risurrezione diGesù o della verginità di Maria; PapaFrancesco vuole sottolineare che l’uomo nono-stante Dio e al di là di Dio non riesce ad esserese stesso, non riesce ad essere più umano. Nonc’è più una accoglienza, non c’è più pace ma unrespingimento, non c’è più un abbraccio ma c’èun pugno.

Ecco, dichiara Don Tonino Palmese, lo sci-sma che il Papa ha individuato non è uno sci-sma di carattere teologico o spirituale ma dicarattere antropologico. Il prossimo incontroorganizzato dall’Arciconfraternita deiPellegrini sarà dedicato al tema della salute“Curare bene, curare tutti al tempo del Covid19”, l’evento si svolgerà in diretta streaming(link su www.arciconfraternitapellegrini.net)

Un Albero della Vita per i bambini dell’ospedale Monaldi donato dagli artigiani di Federlegno

Una sfida alla malattiaUn Albero della Vita per i giovani pazienti dell’ospedale Monaldi.

Realizzato con il legno degli alberi abbattuti dalla tempesta Vaia, che hacolpito le Alpi ad ottobre 2018, è stato donato dagli artigiani diFederlegno. Un’iniziativa nata nell’ambito delle attività condotte dai do-centi dell’Istituto comprensivo Nazareth di Napoli, in servizio nel plessoscolastico stanziato presso la struttura ospedaliera con classi per l’in-fanzia, primaria e secondaria di primo grado.

Un percorso avviato lo scorso anno con diversi laboratori a tema, conil riciclo degli oggetti di uso quotidiano, che a Natale ha portato alla rea-lizzazione di un albero con cassette della frutta riciclate e altri oggettitrovati in giro, tra le corsie e nella pineta vicina all’ospedale. Attività pro-seguite fino a febbraio dello scorso anno, interrotte dall’emergenza sa-nitaria per Covid-19.

Ma gli insegnanti del plesso, hanno comunque proseguito il lavoro adistanza, nonostante le difficili condizioni di lavoro. Al termine di con-tatti preliminari, Federlegno si è resa disponibile a realizzare un Alberodella Vita sulla scorta di un modello disegnato da bambini e insegnanti.Un modello interamente costruito con i resti del legno ricavato dagli al-beri abbattuti nel 2018 dalla violenta tempesta che investì diverse fore-ste alpine.

Con l’avvio del nuovo anno scolastico, superati i problemi di traspor-to, l’Albero della Vita è stato installato presso le sale dell’ospedaleMonaldi. Purtroppo, ancora una volta le problematiche generate dallapandemia hanno reso impossibile l’organizzazione dell’evento inaugu-rale per l’accoglienza di un’opera che avrebbe dovuto, simbolicamente,costituire un segnale di buon auspicio per tutti i bambini ricoverati.

Ma i giovani pazienti non si sono arresi, e con l’aiuto degli insegnan-ti, hanno iniziato a scrivere lettere, pensieri e a realizzare piccoli lavori,da appendere all’Albero; un segnale di sfida alle malattie che li attana-gliano e alla difficile condizione pandemica che li limita ulteriormente.

«Il nostro obiettivo è mantenere attivo il legame di questi giovani pa-zienti con il mondo esterno – spiega Iolanda Santaniello, docente delplesso scolastico presso l’ospedale Monaldi – una realtà difficile che licandida, con alte probabilità, alla dispersione scolastica. Soprattutto i

giovani costretti alle lunghe degenze, a causa delle tante assenze, ri-schiano la perdita di motivazione».

Il servizio di assistenza scolastica è attivo in quattro diversi reparti:trapianti di cuore adolescenti; cardiochirurgia trapianti pediatrici; car-diologia pediatrica; ambulatorio.

Le lezioni si svolgono in apposite aule, mentre per i piccoli pazientiallettati gli insegnanti si spostano attraverso le corsie, portando di stan-za in stanza quel barlume di normalità che aiuta i bambini a distrarsi,almeno in parte, la difficile realtà che sono costretti ad affrontare.

Un processo di recupero che nasce dalla collaborazione del direttoregenerale dell’ospedale Monadi, Maurizio Di Mauro, il dirigente scola-stico della Scuola Polo regionale, Vincenzo Varriale, il dirigente scola-stico dell’Istituto Comprensivo Nazareth di Napoli, Carmela Libertino.

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CittàNuova Stagione 6 dicembre 2020 • 13

Non sarà probabilmente un Natale come gli altri, ma po-trà essere comunque un Natale di solidarietà. I tradizionalidoni delle feste possono infatti diventare un regalo preziosoper chi, più di altri, deve poter rimanere a casa proprio ades-so: le persone malate di tumore - le più fragili ed esposte apossibili contagi da Covid-19 - di cui si prende cura Ant, cheassiste a domicilio i malati di tumore.

In questo periodo di emergenza sanitaria proteggere i pa-zienti oncologici e le loro famiglie è stata la priorità per gli ol-tre 250 medici, infermieri e psicologi della Fondazione cheogni giorno, da Nord a Sud, portano cure, medicazioni e as-sistenza in quello che per un malato è il posto più sicuro: ca-sa.

Scegliere i regali solidali Ant è un’occasione piacevole egolosa per contribuire, donando ad altre famiglie e ad altrimalati di tumore la possibilità di restare a casa per le Feste,protetti e accuditi dai professionisti della Fondazione.Torroncini, le classiche Stelle di Natale, le strenne e il Paniere delle EccellenzeCampane (splendide confezioni con prodotti eno-gastronomici tipici della Campania) so-no solo alcune delle tante possibilità per sostenere Ant Campania e al contempo fare unasorpresa alle persone che amiamo.

I doni Ant si trovano online nell’apposita sezione regali solidali del sito https://ant.it/campania/natale-con-ant/ - I doni ordinati verranno consegnati gratuitamente a casa in tut-

ta sicurezza. È possibile ordinarli anche telefo ni -camente chiamando le delegazioni locali. Per chi ha pa-renti o amici lontani e in altre regioni dove siamo presenti,è possibile far arrivare anche a loro, sempre con consegnagratuita, un pensiero affettuoso. Per chi vorrà darci unamano è infine possibile organizzare “gruppi di acquistosolidale” di vicinato o punti di ritiro presso il proprio eser-cizio commerciale.

«In questo 2020 abbiamo imparato a non dare nullaper scontato, la nostra salute, gli affetti, perfino le strettedi mano. Questo Natale sarà diverso dagli altri, più rac-colto e forse di maggiore riflessione. E ancor più degli altrianni non potrà mancare un pensiero e un gesto concretoper chi soffre ogni giorno, per quelle persone fragili cheda sempre, e da marzo con tutte le nostre forze, vogliamodifendere dagli effetti devastanti della pandemia: le per-sone malate di tumore, i nostri anziani, le persone immu-

nodepresse e con patologie croniche - è l’appello del Presidente Ant Raffaella Pannuti –Un semplice regalo di Natale quest’anno può fare davvero la differenza e consentirci di ar-rivare in tutte quelle case dove il bisogno di cura è urgente e quotidiano. Perché la casa,come ha detto di recente anche il ministro Speranza, deve diventare il primo luogo di cura.Insieme possiamo far sentire meno solo chi soffre, a Natale e ogni giorno dell’anno».

I regali solidali sono disponibili online qui ant.it/campania/natale-con-ant/

Consegna a domicilio gratuita e nelle sedi di Napoli e Caserta per i regali dell’Associazione Nazionale Tumori

Natale solidale

Presentato a Napoli un accordo tra scuole, istituzioni locali e realtà del Terzo Settore per rafforzare l’alleanza con famiglie e comunità educanti

Il Patto educativo di comunitàPianura, Chiaiano, Rione Luzzatti e

San Lorenzo-Vicarìa-Vasto: sono questii quartieri delle 10 scuole di Napoli alcentro del primo Patto Educativo diComunità che è stato presentato aNapoli, da Save the Children e Dedalus,con la collaborazione di 17 organizza-zioni civiche e del terzo settore, l’Asl Na1 centro e l’Assessorato alla scuola e al-l’istruzione del Comune di Napoli.Complessivamente saranno coinvolticirca 4944 studenti di cui circa 1773 giàpartecipano alle attività proposte dallerealtà aderenti al patto.

La rete territoriale partenopea si at-tiva dunque per aiutare la scuola, e so-prattutto le bambine e i bambini e le ra-gazze e i ragazzi, a superare compatti ledifficoltà che prima con il lockdown,poi con le nuove misure restrittive acausa della pandemia, hanno colpitostudenti, genitori e insegnanti.

Il Patto Educativo di Comunità è unostrumento introdotto dal Ministerodell’Istruzione nello scorso mese di giu-gno per dare la possibilità ad enti locali,istituzioni, pubbliche e private, realtàdel Terzo Settore e scuole di sottoscrive-re specifici accordi, rafforzando cosìnon solo l’alleanza scuola-famiglia, maanche quella tra la scuola e tutta la co-munità locale, che in questo modo di-venta pienamente “educante”.

L’obiettivo del Patto Educativo diComunità che si sta mettendo in atto aNapoli è contrastare e prevenire i feno-meni della povertà educativa, dell’ab-bandono scolastico e del fallimento for-mativo, e allo stesso tempo valorizzaree mettere a sistema tutte le esperienze etutte le risorse del territorio. In questomodo, il Patto diventa un vero e proprioluogo dove attivare un processo cherafforza e valorizza la scuola pubblica,prendersi cura delle situazioni di mag-gior fragilità, prevenire l’abbandono,garantire supporto psico-sociale a gio-vani e famiglie, favorire il protagoni-smo giovanile.

Concretamente il Patto prevede atti-vità di confronto e programmazione co-stante con le scuole, docenti e famiglie,per la co-progettazione e la co-gestione

di attività tese a sostenere le studentessee gli studenti più fragili, attraverso in-terventi di supporto allo studio e all’ap-prendimento; l’apertura di spazi attrez-zati per poter seguire la Dad dedicatiagli alunni che per condizione persona-le rischiano di non potervi accedere inmodo adeguato; in accordo con le scuo-le l’organizzazione della co-presenza dieducatori e docenti nelle piattaformeutilizzate per la didattica a distanza.Saranno attivati inoltre numerosi per-corsi laboratoriali su: competenze digi-tali, cittadinanza e partecipazione, ra-dio, arte, teatro, cinema.

«Stiamo affrontando una sfida edu-cativa senza precedenti. Non possiamoaspettare di vedere, tra un anno, gli ef-fetti della pandemia in termini di nuovadispersione scolastica. Dobbiamo agiresubito, per scongiurare il rischio che an-che un solo bambino, in questo annoscolastico così difficile, scompaia dalradar delle scuole. Il “Patto” che oggipresentiamo non è solo un modo permettersi, concretamente, al serviziodelle scuole ma è anche un invito allamobilitazione di tutti gli attori socialiper rafforzare e integrare l’offerta didat-tica, sostenere l’impegno educativo,senza lasciare da sole le scuole e le fami-

glie in questo impegno» - ha dichiara-to Raffaela Milano, direttrice program-mi Italia-Europa di Save the Children.

Il Patto Educativo di Comunità agi-sce su quattro territori di Napoli in cuisono attive da anni le realtà che hannoproposto il documento. Qui la disper-sione scolastica e la povertà educativaerano fenomeni dAa contrastare giàprima dell’avvento del Covid-19.

Secondo il Rapporto sulla povertàeducativa in Campania di OpenPo -lis/Con i Bambini nella Città Metropo -litana di Napoli il 22,10% dei giovaniabbandona gli studi e il 9,70% delle fa-miglie vive in disagio economico.

«Il risultato di oggi viene da un per-corso importante di co-progettazioneterritoriale che ha trovato nel -l’Assessorato alla Scuola del Comune diNapoli e nell’impresa sociale Con i bam-bini, pur su piani e con ruoli differenti,due importanti alleati sia sull’idea chela lotta alla povertà educativa non è ac-cessorio ma presupposto allo sviluppodelle comunità e del territorio, sia nel-l’agire l’integrazione pubblico privatocome ambito paritario, di gestione col-lettiva della responsabilità e della fun-zione pubblica» ha commentato An -drea Morniroli, della cooperativa socia-

le Dedalus. Il Patto è finalizzato a trovare e met-

tere in atto delle azioni specifiche pertutti e quattro i territori coinvolti. Lo sifarà attraverso la co-progettazione par-tecipata, un metodo basato su un rap-porto di pari dignità di tutti gli attoripubblici e privati coinvolti, a partire daun sistema organizzativo funzionalecentrato sul riconoscimento e la valo-rizzazione delle competenze e dellefunzioni dei singoli soggetti coinvolti.«Con i percorsi di co-progettazione ter-ritoriale che abbiamo avviato con lescuole negli anni, per prevenire e con-trastare la dispersione, si è costruito in-torno alle stesse un patto solido checoinvolge importantissime realtà delprivato sociale e del civismo attivo.Queste realtà portano il valore aggiuntodi progettazioni e fondi propri, comequelli messi in campo da Con iBambini, grazie al Fondo per il contra-sto della povertà educativa minorile,ma condividono con noi un’idea: le ri-sorse pubbliche veicolate attraverso leco-progettazioni orizzontali hanno unimpatto diverso e nuovo, perché attiva-no reti che non svaniscono quando siconsuma un progetto ma sviluppanosui territori, intorno alla centralità delcompito che la scuola riceve dallaCostituzione, la formazione dell’uomoe del cittadino, processi di corresponsa-bilità e condivisione tra le varie agenzieper contrastare e sconfiggere la povertàeducativa» ha detto Annamaria Pal -mieri, assessora alla scuola e all’istru-zione del Comune di Napoli.

«Questa iniziativa centra in pienol’obiettivo per il quale stiamo lavoran-do: convincere la pubblica opinione e leistituzioni , attraverso concrete realiz-zazioni, che per combattere la povertàeducativa minorile, probabilmente lapiù grave patologia sociale del nostroPaese, bisogna costruire e qualificareComunità educanti capaci di fare rete,di attrarre e qualificare le migliori ener-gie dei territori nei processi educativi edi inclusione», ha concluso CarloBorgomeo, presidente dell’impresa so-ciale Con i Bambini.

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Provincia Nuova Stagione14 • 6 dicembre 2020

ChiesadellasperanzaUna Chiesa che spera è libera,aperta, coraggiosa, capace diaffrontare ogni difficoltà. Nonsenza sofferenze, ma conl’audacia che viene dal suosguardo oltre il tempo. La Chiesa della speranza ha lachiave per entrare incomunicazione con le persone diquesto mondo, quelladell’amore, con le sue infinitedeclinazioni esistenziali:accoglienza, compassione,misericordia, consolazione.Chi si sente amato è chiamatofuori dal suo isolamento, tornaad avere fiducia, a porsidomande, a guardare oltre. Epuò credere che c’è unarisurrezione dalla morte, se giàoggi può incontrarne i segniincerti in questa vita.La Chiesa della speranza saessere luce sul monte, offrendoun giudizio credente su questotempo e scoprendone leambiguità e i limiti, insieme allerisorse e ai semi di bene. Nessunarroccamento sulla difensiva mauna ricerca libera e senzapregiudizi dei segni dei tempi,del modo in cui Dio parla oggi alsuo popolo ed è vivo nella nostrastoria.La Chiesa della speranzavuole far giungere a tutti la gioiadel Vangelo. Per questo cerca diconservare il suo caratterepopolare ed universale, senzalasciarsi irretire dalla tentazionedi identificarsi con una cultura,accogliendo la sfida epocale deldialogo tra le religioni efacendosene umile protagonista.La Chiesa della speranza guardale sofferenze delle comunitàcristiane di oggi cheassomigliano ai dolori del parto.Attraverso le provocazioni delloSpirito, che passano per le viedella storia umana, la Chiesa silascia costruire dal Signore, sache in questo modo saràrigenerata come nuova e potràessere sempre più giovane dellafreschezza del Vangelo,contemporanea anche a questotempo. Non importa se perquesto dobbiamo passareattraverso i giornidell’incertezza, del dolore, delsilenzio: è il travaglio del parto.Sappiamo anche che, come perla donna, il dolore del dare allaluce si dimentica subito, per lagioia che è venuto al mondo unbimbo. Anche questo è unesercizio di speranza.

Virgilio Frascino

Il padrone e lo schiavo,l’ultima fuga da Pompei

Sorprendente ritrovamento negli scavi di una villa fuori mura. Il servitore, più giovane ed esile aveva sui 20 anni l’altro circa 30-40

A Pompei continua a sorprendere e a rega-lare meraviglie nascoste. L’ultima scopertamostra i corpi intatti di due uomini immorta-lati pochi istanti prima di morire, travolti dal-l’eruzione del Vesuvio del 79 d.c. e deceduti pershock termico. Le loro sagome, riemerse dalleceneri grazie alla tecnica dei calchi in gesso,sono ben definite e raccontano la loro storia.

Come fa sapere il Parco, con molta proba-bilità si tratta di un ricco pompeiano (avvoltoda un caldo mantello di lana) e del suo schiavo.Grazie a questa particolare tecnica con i calchi(ideata nell’Ottocento da Giuseppe Fiorelli eche prevede l’introduzione di una colata di ges-so liquido nelle cavità lasciate dai corpi degliabitanti), è stato possibile osservare anche al-cuni dettagli come le vene delle mani dei dueuomini. La scoperta è avvenuta durante l’atti-vità di scavo in località Civita Giuliana, a 700metri a nord ovest di Pompei, nell’area dellagrande villa suburbana dove già nel 2017 furo-no rinvenuti i resti di tre cavalli bardati.

ComeresonotodalMibact: «Durante lapri-ma fase eruttiva, quando l’antica città romanavenne ricoperta dai lapilli, le prime vittime fu-rono quelle intrappolate negli ambienti, inve-stite dai crolli provocati dal materiale vulcani-co depositatosi fino a un’altezza di tre metri. Diqueste persone sono rimasti soltanto gli sche-letri. Poco dopo, quando la città venne colpitadal flusso piroclastico che riempì gli spazi nonancora invasi dai materiali vulcanici, le perso-ne morirono all’istante per shock termico. Icorpi rimasero nella posizione in cui erano sta-ti investiti dal flusso, e il materiale cineriticosolidificatosi ne ha conservato l’impronta do-po la decomposizione. Proprio questo è suc-cesso ai due pompeiani da poco rivenuti nellavilla suburbana del Sauro Bardato a CivitaGiuliana, dove uno scavo in corso dal 2017 hariportato alla luce i resti di una lussuosa abita-zione che, con una grande terrazza panorami-ca, dominava il Golfo di Napoli e di Capri. Èproprio sotto questa terrazza, nel criptoporti-co, che sono stati trovati i corpi dei due fuggia-schi: quello di un uomo abbiente, il padrone, e,molto probabilmente, quello del suo schiavo».

La prima vittima è, quasi certamente, unragazzo tra i 18 e i 23 anni, alto 1,56 metri. Hail capo reclinato, con i denti e le ossa del cranio

ancora parzialmente visibili; indossa una tuni-ca corta, di lunghezza non superiore al ginoc-chio, di cui è ben visibile l’impronta del pan-neggio sulla parte bassa del ventre, con ricchee spesse pieghe. Le tracce di tessuto suggeri-scono che si tratti di una stoffa pesante, proba-bilmente fibre di lana. Il braccio sinistro è leg-germente piegato con la mano, ben delineata,appoggiata sull’addome, mentre il destro pog-gia sul petto. Le gambe sono nude. Vicino alvolto vi sono frammenti di intonaco bianco,trascinato dalla nube di cenere. La presenza diuna serie di schiacciamenti vertebrali, inusualiper la giovane età del ragazzo, fa pensare chepotesse svolgere lavori pesanti: ecco perché sipensa che fosse uno schiavo.

«Durante la realizzazione di questo primocalco è avvenuta la scoperta delle ossa di unpiede, che ha rivelato la presenza di una secon-da vittima. È in una posizione completamentediversa rispetto alla prima, ma attestata in altricalchi a Pompei. Il volto è riverso a terra, a unlivello più basso del corpo, e il gesso ha delinea-to con precisione il mento, le labbra e il naso,mentre si conservano parzialmente a vista leossa del cranio. Le braccia sono ripiegate conle mani sul petto, mentre le gambe sono divari-cate e con le ginocchia piegate.

L’abbigliamento è più articolato rispettoall’altro uomo. Sotto il collo della vittima, vici-

no allo sterno dove la stoffa crea evidenti e pe-santi pieghe, si conservano infatti impronte ditessuto ben visibili riconducibili a un mantelloin lana che era fermato sulla spalla sinistra. Incorrispondenza della parte superiore del brac-cio sinistro vi è anche l’impronta di un tessutodiverso, quello di una tunica, che sembrerebbeessere lunga fino alla zona pelvica. Anche vici-no al volto di questa vittima vi sono frammentidi intonaco bianco, in questo caso probabil-mente crollati dal piano superiore. La robu-stezza del corpo, soprattutto a livello del tora-ce, suggerisce che anche in questo caso sia unuomo, più anziano però rispetto al primo, conun’età compresa tra i 30 e i 40 anni e alto circa1,62 metri».

Soddisfazione è espressa dal Direttore delParco Archeologico di Pompei, MassimoOsanna per la scoperta: “Uno scavo molto im-portante quello di Civita Giuliana perché con-dotto insieme alla Procura di Torre Annunziataper scongiurare gli scavi clandestini e che resti-tuisce scoperte toccanti. Queste due vittimecercavano forse rifugio nel criptoportico, doveinvece vengono travolte dalla corrente pirocla-stica alle 9 di mattina.Una morte per shock ter-mico, come dimostrano anche gli arti, i piedi,le mani contratti.

Unamortechepernoioggièunafontedico-noscenza incredibile”.

Si amplia il parco sommerso di Baia

Nuovi obiettivi all’orizzonte per il Parco Archeologico Campi Flegreiche, entro la stagione 2021, mira all’apertura di una nuova zona del par-co sommerso di Baia. Il Parco, conosciuto anche con il nome #Pafleg, èstato costretto alla chiusura fino al 3 dicembre a causa dell’emergenzaCOVID-19 ma, nel frattempo, le ricerche continuano senza sosta.

Mosaici ritrovati sul fondale del Parco sommerso di Baia.I tecnici subacquei del Parco hanno iniziato una serie di ricognizioni

presso il Portus Julius, zona B del Parco Sommerso di Baia, per aprireun nuovo percorso di visita in questo contesto, finora meno esploratorispetto alla zona A di Punta Epitaffio.

Ci si è concentrati principalmente su quello che sembra un grandepiazzale, o forse un peristilio con portici, posto al centro dell’area. Giàabbastanza conosciuti in questa zona erano una serie di pavimenti amosaico, in cui ne è stato rinvenuto uno con sfondo nero e residui di la-stre lavorate per la creazione di opus sectile.

Altri reperti sono stati portati alla luce nella zona orientale dell’am-pio cortile che è al centro dell’indagine, ovvero una serie di grandi absidiche sembrano essere state aggiunte solo successivamente all’impiantogenerale con delle rispettive murature. Su una di queste è stato trovatoun accumulo di materiale ceramico: grandi contenitori privi della partesuperiore inerenti alle attività svolte nell’ambiente prima della sua obli-terazione.

Le ricerche sono ancora in corso e proseguiranno nei prossimi mesi,sono svolte con l’ausilio dei Carabinieri del Nucleo subacqueo di Napolie della società Naumacos Underwater Archaeology and Technology, conla collaborazione scientifica di Gennaro di Fraia e fotografie diPasquale Vassallo.

IN RICORDOÈ salito alla Casa del Padre

Mons. GaetanoAlfarano

già parroco di Santa Mariadegli Angeli alle Croci

in Napoli

Direzione, Redazione e Amministrazione di Nuova Stagione

si uniscono al doloredella Famiglia

e della Comunità.

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CulturaNuova Stagione 6 dicembre 2020 • 15

NuovaStagioneSETTIMANALE DIOCESANO DI NAPOLI

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CRESCENZO CIRO PISCOPOVice Direttore

VINCENZO DORIANO DE LUCARedazione, segreteria e amministrazione:Largo Donnaregina, 22 - 80138 NAPOLI

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Associazione “Emily Dickinson”

PremioletterarioVenticinquesimaedizione

È stata bandita laventicinquesima edizione del“Premio LetterarioInternazionale EmilyDickinson”. Ad organizzarlo èstata l’omonima associazione,presieduta dalla scrittrice,giornalista pubblicista,Carmela Politi Cenere. Il premio si articola in seisezioni: romanzo edito edinedito, libro di narrativa osaggio edito o inedito, libro diracconti inedito o edito; libroedito di poesie, anche indialetto; raccolta inedita (conun massimo di dieci poesie);poesia inedita in lingua o indialetto; sezione specialeriservata agli studenti.I testi in triplice copiadovranno pervenireall’associazione culturale,entro giovedì 21 gennaio 2021.Gli interessati potrannoprendere conoscenza del bandopresso la segreteria del premio,in via Elio Vittorini 10, Napoli(recapito telefonico:081.556.98. 59). È statoistituito, inoltre, susegnalazione, unriconoscimento, nell’ambitodello stesso premio, apersonalità del mondo dellacultura e delle istituzioni chesi sono distinte per meriti e perelevate doti umane.

Il Festival Internazionale del Mannin streaming

Tuttiall’Archeocinemann

Un viaggio nel tempo e nello spazio pur restando a casa

Arriva in streaming l’attesa seconda edizione di archeo ci -neMann, il Festival Internazionale di cinema archeologico per sco-prire il fascino dell’antico attraverso le nuove tecnologie. Fino al 5dicembre basta un click (streamcult.it ) per poter godere dell’even-to organizzato dal Museo Archeologico Nazionale di Napoli, in col-laborazione con Archeologia Viva/Firenze Archeofilm. Un pro-gramma da non perdere. Si spazia dalla Piramide di Cheope allaBattaglia di Canne in 3D, passando per i Giochi olimpici fino ad ar-rivare alle radici del Medioevo e alle “ferite di guerra” dellaMesopotamia. E ancora si scopre chi erano davvero i gladiatori,quali le novità archeologiche su Stonehenge, cosa accadde nelle ul-time ore di Pompei e come fu costruita la grande Persepoli.Arricchiscono il programma le più apprezzate produzioni cinema-tografiche del Mann: tra queste, Agalma della giovane registaDoriana Monaco; il documentario è stato selezionato per la 17esi-ma edizione delle Giornate degli Autori di Venezia 77.

Non solo film. Ospiti della manifestazione sono PatriziaPiacentini (egittologa e direttrice della Missione di scavo adAssuan), Pierfrancesco Callieri (direttore degli scavi italiani aPersepoli), Giuliano Volpe (archeologo e scrittore), Syusy Blady(attrice e conduttrice televisiva). Attesa per i riconoscimenti. Al ter-mine della manifestazione una giuria di esperti assegnerà il“Premio Mann”, mentre 750 allievi degli istituti superiori napole-tani decideranno a chi conferire il “Premio Scuole”.

Partecipare è facilissimo e... gratuito. Per seguire il Festival ènecessario effettuare la registrazione cliccando su streamcult.it -Account e poi Registrati, scegliendo username e password, validianche per i futuri accessi.

Le testimonianze di un giornalista“laico” su San Pio da Pietrelcina

La magia dello stupore

Un volume che raccoglieuna serie di articoli sgorgati dalcuore di Matteo Cosenza, invia-to speciale a San GiovanniRotondo, nei giorni della beati-ficazione di Padre Pio e neglianni successivi. Per questo gior-nalista laico, che sapeva scruta-re a fondi i fatti politici e cultu-rali, fu una vera sorpresa esserestato a contatto con un fenome-no grandioso, unico al mondo:l’effetto che la figura spiritualedi Padre Pio faceva nel cuore ditanta gente umile e sincera.

Tutto il libro è intessuto edattraversato da una parola ma-gica: stupore. Uno stupore chetocca quattro aspetti presenti intutti gli articoli: la fede dellagente umile e popolare, la soffe-renza sottostante che diventava gemito, gli eventi esterni di folle che cor-revano alla tomba del Santo e l’arte che ne ha raccolto il fascino in strut-ture ardite innovative, come la basilica ideata e progettata da RenzoPiano. Un panorama complesso e vasto, dunque, carico di grande emo-tività ed espressività.

Sono di richiamo costante alcune cose: la presenza misteriosa delleStimmate, che fa parlare tutto il mondo, con ben diverse valutazioni,qui sottese negli articoli. E, connesso con il fenomeno mistico, ecco l’al-tro fenomeno, che emerge con evidenza, più volte ripresa negli articoli,data la sua mole: la Casa Sollievo della Sofferenza, il capolavoro dell’a-more fraterno, tenacemente voluta dal Santo. Era da lui sentita come ilsegno che il soffrire non è mai vano o sterile, ma che è una scuola di gra-zia, perché si fa subito creazione di solidarietà, che genera, a sua volta,qualità nella medicina ed organizzazione del sociale.

Padre Pio ha custodito nel cuore un messaggio mirabile, valido pertutti: anche se di calunniano, anche se dicono male di te, anche se glistessi confratelli e Vescovi ti isolano in una stanza, reietto e dimenticato,la tua grandezza emergerà sempre di più, proprio perché hai sofferto.

Ma nel soffrire, ci ha insegnato a non perdersi d’animo, a non lasciar-si abbattere, perché il Signore è sempre dalla parte di chi soffre ingiu-stamente. Questa è la grandezza, vera, autentica, che emerge dal vissutodel frate santo. Il miracolismo vengono dopo. Il baraccone è caduto, perl’umiltà di Padre Pio.

@ Giancarlo BregantiniArcivescovo di Campobasso-Boiano

A Castellabate un museo virtuale

della naturaUn museo moderno e interattivo dove poter passeggiare senza

alcuno sforzo sulla vetta del monte Cervati, attraversare le dunedel Mingardo, esplorare le gole del fiume Calore. È stato inaugu-rato a Santa Maria di Castellabate, nell’ottocentesca VillaMatarazzo, il museo virtuale del Paesaggio e della Natura delParco Nazionale del Cilento, Diano e Alburni.

Un museo di ultima generazione che permetterà ai visitatori,indossando gli Oculus Rift, di compiere un tour 3D nei diversiscenari ricostruiti nei tre padiglioni del complesso museale.

«In un momento in cui si chiudono i musei – ha tenuto a sot-tolineare il presidente del Parco Tommaso Pellegrino - abbiamodeciso di investire sulla cultura inaugurando il museo delPaesaggio e della Natura, ovviamente virtualmente e nell’assolu-to rispetto delle norme.

Una vera e propria eccellenza nel prestigioso scenario di VillaMatarazzo che sarà aperto al pubblico appena usciremo da que-sto brutto momento». «È un museo molto accattivante soprattut-to per i più giovani – ha aggiunto il direttore del Parco RomanoGregorio - che potranno visitare il Cilento virtualmente, intera-gendo con una serie di dispositivi di ultima generazione.

È stato allestito – continua - anche un percorso per ipovedentie un percorso per diversamente abili». E a breve – anticipa - saràinaugurato anche un acquario virtuale in cui saranno riprodottii fondali del Cilento, sarà l’unico in Italia».

Una foca allo Zoo

Lo Zoo di Napoli, nonostante il duro periodo che tutti stiamo viven-do, non smette di investire sul benessere animale, sull’a ni -mal welfare. Questa volta tocca alla vasca di Halos, la foca vitulina(Phoca vitulina) ospite del giardino zoologico da Marzo del2019. Halos è un maschio di 17 anni, è arrivato a Napoli grazie alla col-laborazione con il Parc Zoologique de Chateau de Branféré , in Francia.Il motivo per cui è stato necessario spostarlo dal luogo in cui viveva di-pende dal suo particolare carattere: Halos è infatti un animale molto so-litario, non ama vivere in gruppo. In Francia era ospitato insieme ad al-tri esemplari della sua specie dai quali si teneva sempre molto distantee alcune foche erano impaurite da lui. Il responsabile che lo ha affidatoallo Zoo di Napoli aveva raccomandato di tenerlo al massimo solo conun altro esemplare.

È arrivato a Napoli dove ha vissuto da solo da circa un anno e mezzoormai. Finalmente arriva anche per lui una sorpresa natalizia! Dopolunghe ricerche i responsabili scientifici dello Zoo di Napoli hanno tro-vato Selma. La nuova ospite ha quasi la stessa età di Halos e a breve par-tirà dal suo luogo d’origine, un parco in Olanda.

Il parco è in trepidante attesa e tutto lo staff ha lavorato per garantireai due esemplari una vita felice insieme in una casa tutta ristrutturata!La nuova vasca è stata interamente piastrellata e riqualificata, Halos stagià apprezzandone i dettagli!

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Nuova Stagione16 • 6 dicembre 2020

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tagioneAnno LXXIV • Numero 43 • 6 dicembre 2020

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