VITA DIOCESANA La bellezza di Dio sul volto del povero dicembre_Layout 1.pdf · Nuova Stagione...

16
N. 42 • 7 dicembre 2014 1,00 Anno LXVIII • Poste Italiane S.p.A. • Spediz. in abbon. postale • D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, Aut.  014/CBPA-SUD/NA • Direzione e Redazione Largo Donnaregina, 22 • 80138 Napoli La bellezza di Dio sul volto del povero Serbo sempre dentro di me il vivissimo desiderio di rivolgermi all’intera città. In quan- to vescovo, infatti, sono convinto di essere responsabile non soltanto verso i credenti, ma anche verso chi si aspetta da me una parola di speranza. Perciò, i “Dialoghi con la città”, che oggi iniziamo in questa nobilissima istituzione, l’Accademia di Belle Arti, rappresentano un modo per intercettare quest’attesa. Crescenzio Card. Sepe a pagina 3 A ferragosto Messa per i turisti 10 A ferragosto Messa per i turisti 10dsds A ferragosto Messa per i turisti 10 A ferragosto Messa per i turisti 10 SPECIALE San Ludovico il frate della carità 2 VITA DIOCESANA A Barcellona il Primo Congresso Internazionale della Pastorale delle Grandi Città 8 e 9 A ferragosto Messa per i turisti 10 A ferragosto Messa per i turisti 10dsds A ferragosto Messa per i turisti 10 A ferragosto Messa per i turisti 10 La Diocesi riflette sulla ludopatia 11 PRIMO PIANO CITTÀ Antonio Boccellino Rosanna Borzillo Adelaide Caravaglios Luigi Castiello Antonio Colasanto Oreste D’Amore Francesco Dandolo Doriano Vincenzo De Luca Giuseppe Foria Virgilio Frascino Beatrice Lorenzin Luisa Minichino Lorenzo Montecalvo Luigi Maria Mormone Mario Rega Antonio Scarpato Mariangela Tassielli Annamaria Turiello Gli interventi Incontro degli operatori dei Centri del Vangelo 2 Giornata Diocesana per le nuove chiese 4 Seminario: il cammino formativo 6 Mai più violenza sulle donne 12 Napoli contro la pena di morte 13 Premi alle eccellenze partonepee 14

Transcript of VITA DIOCESANA La bellezza di Dio sul volto del povero dicembre_Layout 1.pdf · Nuova Stagione...

N. 42 • 7 dicembre 2014 • € 1,00

Anno LXVIII • Poste Italiane S.p.A. • Spediz. in abbon. postale • D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, Aut.  014/CBPA-SUD/NA • Direzione e Redazione Largo Donnaregina, 22 • 80138 Napoli

La bellezza di Diosul volto del povero

Serbo sempre dentro di me il vivissimo desiderio di rivolgermi all’intera città. In quan-to vescovo, infatti, sono convinto di essere responsabile non soltanto verso i credenti,ma anche verso chi si aspetta da me una parola di speranza.

Perciò, i “Dialoghi con la città”, che oggi iniziamo in questa nobilissima istituzione,l’Accademia di Belle Arti, rappresentano un modo per intercettare quest’attesa.

Crescenzio Card. Sepe

a pagina 3

A ferragostoMessa

per i turisti

10

A ferragostoMessa

per i turisti

10dsds

A ferragostoMessa

per i turisti

10

A ferragostoMessa

per i turisti

10

SPECIALE

San Ludovicoil frate

della carità

2

VITA DIOCESANA

A Barcellonail Primo Congresso

Internazionaledella Pastorale

delle Grandi Città

8 e 9

A ferragostoMessa

per i turisti

10

A ferragostoMessa

per i turisti

10dsds

A ferragostoMessa

per i turisti

10

A ferragostoMessa

per i turisti

10

La Diocesiriflette

sulla ludopatia

11

PRIMO PIANO CITTÀ

Antonio Boccellino • Rosanna Borzillo Adelaide Caravaglios • Luigi CastielloAntonio Colasanto • Oreste D’Amore

Francesco Dandolo • Doriano Vincenzo De LucaGiuseppe Foria • Virgilio FrascinoBeatrice Lorenzin • Luisa Minichino

Lorenzo Montecalvo • Luigi Maria MormoneMario Rega • Antonio Scarpato

Mariangela Tassielli • Annamaria Turiello

Gli interventiIncontro degli operatori dei Centri del Vangelo 2

Giornata Diocesana per le nuove chiese 4

Seminario: il cammino formativo 6

Mai più violenza sulle donne 12

Napoli contro la pena di morte 13

Premi alle eccellenze partonepee 14

Vita Diocesana Nuova Stagione2 • 7 dicembre 2014

Il frate della carità sfrenataPer San Ludovico

la Messa di ringraziamentopresieduta dall’Arcivescovo

di Oreste D’Amore

Continuano a Napoli i festeggiamentiper la canonizzazione di ArcangeloPalmentieri, meglio conosciuto come padreLudovico da Casoria, il frate francescano,appartenente all’Ordine dei Frati MinoriScalzi, proclamato santo da papa Francescodomenica 23 novembre a piazza San Pietro.Sabato 29 il Duomo di Napoli ha ospitato lamessa di ringraziamento presieduta dalCardinale Arcivescovo di Napoli CrescenzioSepe. Nel tempio erano presenti tantissimifedeli, provenienti non solo da Casoria, cittànatale del santo, ma anche religiosi e religio-se, sacerdoti e autorità civili e militari. Unpopolo in festa per padre Ludovico, il santodei poveri e degli ultimi, che, con la sua vita,ha saputo fare viva la Parola di Dio nel ser-vizio agli altri.

L’urna contenente le spoglie mortali delsanto è stata portata in processione dalla ba-silica di Santa Chiara alla Cattedrale, ac-compagnata dalle preghiere dei fedeli, daivessilli delle associazioni, delle arciconfra-ternite e delle famiglie del Terz’Ordine fran-cescano, preceduti dalla banda musicale delComune di Casoria. Alla celebrazione euca-ristica erano presenti i Vescovi ausiliari diNapoli Lucio Lemmo e Salvatore Angerami,padre Gianni Califano, postulatore dellecause dei Santi dell’Ordine dei Frati Minorie frà Agostino Esposito, ministro provincia-le dell’ordine, che ha aperto l’evento con ilsaluto e il ringraziamento all’Arcivescovo diNapoli per il supporto dato alla causa.Insieme a lui, la madre generale delle SuoreFrancescane Elisabettine Bigie, l’ordine re-ligioso fondato dallo stesso padre Ludovico,madre Clara Capasso. A loro è affidato ilcompito di essere custodi e eredi degli inse-gnamenti del santo.

Dal Cardinale Sepe è arrivato l’invito atutti ad accogliere Cristo nella propria vita,che si fa compagno di viaggio, proprio comeha fatto con Ludovico da Casoria. «IlSignore ci ha insegnato la via che porta a Dioe alla santità».Ludovico visse un’esperienzamistica nella chiesa di San Giuseppe deiRuffi a Napoli, il “lavacro”, così era solitochiamarlo, che lo indusse a sollevarsi dallamediocrità, senza chiudersi in una cella, mauscendo nelle strade, tra i vicoli, a contattocon i bambini e gli emarginati.

«San Ludovico ha vissuto una carità sfre-nata– ha aggiunto Sepe -, è un santo di un’at-tualità unica, ha preceduto i tempi, non agi-va solo per alleviare le sofferenze dei poveri,ma educava e formava alla carità. Ancora og-gi è una luce che illumina la coscienza dellasocietà intera».

Al termine della celebrazione il saluto dipadre Salvatore Farì, Vicario episcopale perla Vita consacrata, che ha ricordato i nume-ri della presenza di religiosi e religiose inDiocesi, un vero esercito orante, al serviziodi Cristo e del prossimo. Domenica infattiha avuto inizio ufficialmente l’anno dedica-to alla vita consacrata, nel segno di SanLudovico da Casoria, il santo della carità, unesempio di fede e d’amore, al servizio degliultimi.

Primo incontro di formazione e verifica per gli operatori dei Centri del Vangelo con il Vescovo ausiliare mons. Lucio Lemmo e il direttore diocesano don Luigi Pecoraro

“Per una ragione, una stagione, o per sempre”

di Luisa Minichino

Lo scorso sabato 22 novembre, nella Sala conferenze GiovanniPaolo II del Seminario Maggiore in Capodimonte, dalle ore 9.30 al-le 16.00, si è svolto il primo dei tre incontri annuali per gli operato-ri dei Centri del Vangelo. Gli oltre 170 operatori pastorali provenien-ti dalle diverse parrocchie della Diocesi di Napoli, tra cui una buonapercentuale di giovani attivamente impegnati nella missione, si so-no entusiasmati al tema trattato da S.E. mons. Lucio Lemmo e dadon Luigi Pecoraro: «La coscienza dell’essere discepoli missionari».

Il Presule ha subito voluto fissare il punto centrale del senso dicomunione tra gli operatori e la Chiesa, sottolineando la necessitàprimaria di caricarsi e di riempirsi della potenza della Parola, per in-teragire con essa ed essere autentici e veritieri missionari apostoli-ci, testimoniare con semplicità l’appartenenza alla natura divina:«essere discepoli (seguire) e allo stesso tempo missionari (operare)- ha detto il vescovo - per costruire il Regno di Dio, per imparare afare silenzio intorno a noi e dentro di noi, per lasciar parlare e poterascoltare la nostra coscienza, nella quale opera il Signore che, con ilbattesimo, ha lasciato in essa il suo seme fecondo». «Non dobbiamoaver paura di immergerci in questo silenzio - ha concluso -. IlCristiano, discepolo e missionario, diventa luce e sale nel mondo perportare agli altri Gesù operoso e instancabile».

Don Luigi Pecoraro ha introdotto e concluso la giornata soffer-mandosi soprattutto sull’importanza della relazione con Dio e con ifratelli. Gli operatori hanno compreso che ognuno è un dono di Dioche si dona ai fratelli, che nessun incontro è casuale, che può essereper un bisogno, frutto di una preghiera per segnare e insegnare.«Accogliere di conseguenza tutte le persone che entrano nella nostravita, sia per una ragione, per una stagione, per tutta la vita - ha sot-tolineato don Luigi -, capire il perché della loro presenza e renderciconto che se abbiamo un fine comune, se aspiriamo allo stesso risul-tato, le diversità e le incomprensioni si assottigliano fino a sparireperché l’amore di Dio può tutto e tutti quelli che hanno fatto partedel nostro cammino resteranno nei nostri ricordi come un dono spe-ciale».

Dall’incontro, dalle parole del Vescovo ausiliare e da quelle del di-rettore diocesano, dalle riflessioni personali e di gruppo, è emersoche la condizione fondamentale dell’operatore dei Centri delVangelo è quella di mettersi a servizio di tutti nell’ambito della vita.Il ritiro ha previsto lunghi momenti di riflessione, di scambi di idee,opinioni e condivisione di esperienze personali, nonché un momen-to di convivialità (con colazione a sacco) nella mensa del Seminario.Al termine dell’incontro, gli operatori presenti hanno ringraziato S..mons. Lemmo e don Luigi Pecoraro per l’esperienza vissuta e perl’arricchimento pastorale ricevuto. La prossima giornata di forma-zione sarà il 31 Gennaio 2015.

Centro Culturale Gesù Nuovo

Il sorriso per la

sofferenzaIl Centro Culturale Gesù Nuovo, Gruppo

Sanità, con sede in Napoli presso la chiesadel Gesù Nuovo in piazza del Gesù, intendededicare il programma sociale per l’anno2015 al tema della cura, benessere, felicità,fragilità nella sfera della sofferenza e dellamalattia.

Attraverso l’approfondimento di questequattro parole-chiave che caratterizzano lacondizione esistenziale della persona, sivuole indicare la possibilità della relazioneumana, anche con il sofferente, attraverso ilsorriso.

Sorriso, inteso non come atto di commi-serazione, ma come condivisione di speran-za aiutando a riscoprire il vero senso di be-nessere, di felicità, attraverso la “cura”, la“presa a cuore”, per superare la fragilità del-la condizione umana; proprio come la lucedel sole ogni giorno dona alla natura la spe-ranza di vita.

Queste quattro parole sintetizzate nellafrase “Il sorriso per la sofferenza” sono laproposta che il Centro Culturale rivolge agliArtisti che vogliano aderire con la donazio-ne di opere di pittura, scultura e fotografia.

Una mostra delle opere presentate, almassimo trenta, con annesso catalogo,verrà allestita presso gli spazi del GesùNuovo e sarà presentata nel corso di unevento programmato per il mese di maggio.

È possibile partecipare a tale evento conun’opera da consegnare, insieme ad unabreve descrizione della stessa, entro il 30marzo 2015, presso la residenza dei padriGesuiti in via San Sebastiano 48/D.

Per ulteriori informazioni: 081. 55.78.111 – 347.239.17.87 – [email protected].

Primo Piano DiocesiNuova Stagione 7 dicembre 2014 • 3

I luoghidei

dialoghi

“Fame di Dio” il tema del primo dei “Dialoghi con la Città” che il Cardinale Crescenzio Sepe ha tenuto il 3 dicembre

all’Accademia di Belle Arti di Napoli

La bellezza di Dio sul volto del povero

@ Crescenzio Card. Sepe*

Serbo sempre dentro di me il vivissimodesiderio di rivolgermi all’intera città. Inquanto vescovo, infatti, sono convinto diessere responsabile non soltanto verso icredenti, ma anche verso chi si aspetta dame una parola di speranza.

Perciò, i “Dialoghi con la città”, che og-gi iniziamo in questa nobilissima istitu-zione, l’Accademia di Belle Arti, rappre-sentano un modo per intercettare que-st’attesa.

Ciascuno degli incontri di quest’annoavrà un tema, ma il loro comune denomi-natore sarà la parola “fame”. Si credevache, con la società del benessere, fossesparito dalla percezione di tutti noi la tri-ste esperienza della fame, che i nostri ge-nitori o nonni hanno sofferto.

Invece, ci riscopriamo ancora affama-ti sia per la crisi economica sia per quellamorale e spirituale in cui versiamo. Allavostra attenzione pongo stasera la fameprobabilmente più grave, quella che inci-de in profondità sull’uomo e sulla sua esi-stenza: la fame di Dio!

1. Il Signore ci ha dato appuntamento,senza indicarci però il giorno e l’ora, per-ciò occorre “vegliare”. È il senso del ver-setto 33 del capitolo 13 del Vangelo diMarco: «Fate attenzione, vegliate, perchénon sapete quando è il momento».

Oggi sono in tanti a vegliare, perchétrascorrono la notte in divertimenti spes-so smodati.

Penso soprattutto a quei giovani che,facendo abuso di droghe e alcool, metto-no a repentaglio la propria vita e quelladegli altri.

Che cosa manca a questi giovani, cheattendono il fine-settimana per “essere sestessi”, per uscire da una grigia normalitàcon la trasgressione? Non è questo unostordimento dei sensi, per cui si rischia dirinchiudersi solo in se stessi, consuman-dosi in qualcosa che non lascia altro segnose non l’illusione della libertà?

Al grande sant’Agostino, che aveva spe-rimentato cose simili secondo le modalitàdei suoi tempi, è attribuita questa frase:«Timeo Deum transeuntem et non rever-tentem», cioè «ho paura che Dio passi epoi non ritorni».

È quel Dio della bellezza la cui imma-gine è impressa perfino sul volto del pove-ro, del bambino bisognoso di cure, delmalato terminale, del disoccupato…Anzi, proprio in costoro rifulge lo splen-dore di Dio.

Dio è, infatti, quella bellezza sorpren-dente di cui il santo così scrisse nel librodecimo delle Confessioni: «Tardi ti amai,bellezza così antica e così nuova, tardi tiamai. Sì, perché tu eri dentro di me e iofuori. Lì ti cercavo. Deforme, mi gettavosulle belle forme delle tue creature. Ericon me, e non ero con te.

Mi tenevano lontano da te le tue crea-ture, inesistenti se non esistessero in te.Mi chiamasti, e il tuo grido sfondò la miasordità; balenasti, e il tuo splendore dis-sipò la mia cecità; diffondesti la tua fra-granza, e respirai e anelo verso di te, gu-stai e ho fame e sete; mi toccasti, e arsi didesiderio della tua pace».

Vegliamo, allora, perché come uominie come cristiani non possiamo girarci dal-

l’altra parte e fingere di non vedere Dio e ifratelli. Il primo appuntamento che Dio cidà è accanto a costoro. Non facciamocitrovare impreparati!

2. Per questo motivo, ho voluto esorta-re la Chiesa di Napoli, sacerdoti, consa-crati e fedeli, a guardarsi attorno e a rim-boccarsi le maniche per Dar da mangiareagli affamati, come recita il titolo della miaLettera pastorale del 14 settembre scorso.Nell’introduzione ho scritto: «Siamo spin-ti in tale direzione dalla consapevolezzadella missione che il Signore ci ha affida-to in questo momento della storia e dallaresponsabile sollecitudine che avvertia-mo nei confronti del futuro del nostro po-polo».

Affacciamoci sulla nostra città, chinia-moci sulle sue numerose piaghe e sulla fa-me antica di lavoro e di dignità del suo po-polo! Affacciamoci, però, non come spet-tatori inerti e rassegnati! Dar da mangiareagli affamati è il modo giusto di vegliare,di aspettare il Signore, di muoversi versodi lui e di incontrarlo.

Non abbiamo alibi: se non fossimo cri-stiani, sarebbe il senso di solidarietà uma-na a sollecitarci per il bene dei nostri simi-li.

Rivolgendomi all’intera città, pertanto,spero di riuscire a muovere e “commuove-re” le coscienze di tutti, vicini e lontani, af-finché tutti possano compiere l’esperien-za di Dio che entra nella loro vita. È neces-sario, per questo, saper guardare negli oc-chi l’altro e riconoscervi Dio che, passan-do, si ferma e ci guarda.

3.Consentitemi adesso di ricordarvi unevento che coinvolgerà Napoli e tutta lanostra Diocesi il prossimo 21 marzo: la vi-sita di Papa Francesco.

Sarà una giornata intensissima e sare-mo senz’altro spronati da Lui a colmarela fame di Dio. Scrive il Santo Padre nelnumero 35 della Evangelii gaudium:«Una pastorale in chiave missionarianon è ossessionata dalla trasmissione di-sarticolata di una moltitudine di dottrineche si tenta di imporre a forza di insiste-re.

Quando si assume un obiettivo pasto-rale e uno stile missionario, che realmen-te arrivi a tutti senza eccezioni né esclu-sioni, l’annuncio si concentra sull’essen-ziale, su ciò che è più bello, più grande,più attraente e allo stesso tempo più ne-cessario.

La proposta si semplifica, senza perde-re per questo profondità e verità, e così di-venta più convincente e radiosa».

L’essenziale è proprio l’amore di Dioper ciascun essere umano.

È l’amore rifulgente nel Figlio Gesù,nato, morto e risorto per la nostra salvez-za.

4.Vi auguro e mi auguro, in conclusio-ne, di avere l’occasione di “sfamarci” diDio, facendo in modo che al suo passag-gio, particolarmente sentito nel tempo li-turgico dell’Avvento, ci trovi a vegliare nel-l’operosità a servizio dei fratelli a cui darda mangiare!

* Arcivescovo Metropolita di Napoli

Accademia di Belle Arti

Fabbrica Whirlpool di Napoli

Complesso MonasticoRegina Coeli

Vita Diocesana Nuova Stagione4 • 7 dicembre 2014

Festa diSanta Lucia Celebrazioni in programma nellaBasilica-Santuario di via SantaLucia 3.Mercoledì 10 dicembre“Fame di Dio. Saziamoci con la SuaParola”. Alle ore 18.30, SantaMessa. A seguire la Lectio DivinaCominitaria.Giovedì 10 dicembre“Fame di Dio. Saziamoci conl’Eucarestia!”. Alle ore 18.30, SantaMessa. Segue Adorazione eBenedizione Eucaristica.Venerdì 12 dicembre:“Fame di Dio. Saziamoci donandoamore”. Alle ore 17, Incontro con gliammalati, gli anziani della parroc-chia e i fratelli della mensa.Riflessione sulla vita di Santa Lucia.Recita del Santo Rosario – SantaMessa - Unzione degli Infermi.Seguirà la proiezione di un breve fil-mato sulla vita di Santa Lucia. Inchiusura è in programma la “Festain fraternità”.Sabato 13 dicembre:Nel giorno della festa di SantaLucia, Sante Messe alle ore 6 – 7 – 8– 9 – 10. Alle ore 11, Solenne Cele -brazione presieduta dal VescovoAusiliare S. E. Mons. GennaroAcampa. Sante Messe ancora, alleore 12 – 13 - 15 – 16 – 17. Alle ore18.30, Solenne Celebrazione presie-duta dal Cardinale CrescenzioSepe. Seguirà la benedizione della mensadella fraternità, attiva anche di sera.A conclusione di ogni Messa ci saràil bacio della Reliquia.

Giornata diocesana di sensibilizzazione e raccolta per la costruzione di nuove chiese

L’importanza delle strutture parrocchiali

sul territorioCarissimi sacerdoti, la “Giornata dio-

cesana di sensibilizzazione e raccolta perla costruzione di nuove chiese”, ormai di-venuta un’iniziativa consolidata ancheper la nostra chiesa di Napoli, dona a tut-te le comunità parrocchiali della Diocesil’opportunità di collaborare all’indispen-sabile opera di edificazione di nuovi com-plessi parrocchiali.

Il ruolo della parrocchia, resa visibile estabile attraverso le “strutture parrocchia-li”, è di fondamentale importanza nel ter-ritorio: in alcuni casi, essa rimane l’unicoluogo di aggregazione di un quartiere e diproposta pastorale.

Non poche comunità parrocchiali damolti anni svolgono purtroppo le loro at-tività liturgico-pastorali in strutture pre-carie e alcune di esse in situazioni di gran-de disagio.

Sono stati realizzati, superando enor-mi difficoltà, alcuni nuovi complessi par-rocchiali mentre altri sono in un avanzatostato di realizzazione, come il complessodi San Giustino de Jacobis a Casoria equello di Maria SS. del Buon Rimedio aScampia.

Altri ancora sono attualmente in faseprogettuale, come quello dello SpiritoSanto in Arzano.

Tuttavia, restano diverse comunità chedispongono soltanto di strutture provvi-sorie e inadeguate.

Facendomi portavoce del nostroCardinale Arcivescovo, mi rivolgo a voiper comunicarvi che la colletta diocesanaper le nuove chiese è fissata per il 18 gen-naio 2015, II domenica del TempoOrdinario.

Certi della vostra sensibilità, confidia-mo che la generosità delle nostre comu-nità non verrà meno. Ben sappiamo che lacrisi economica in atto ha anche determi-nato una riduzione delle offerte ordinarie,ma siamo convinti che un invito ben mo-tivato non mancherà di suscitare solida-rietà.

Facciamoci tutti promotori del presen-te messaggio presso le comunità parroc-chiali e religiose, i movimenti, le associa-zioni e tutte le persone amanti del bene.

L’occasione mi è gradita per formularea tutti voi, cari fratelli e alle comunità af-fidate alla vostra cura pastorale i più sin-ceri auguri di un santo Natale del Signoree di un sereno nuovo anno.Napoli, 23 novembre 2014 Solennità di Gesù Cristo Re dell’Universo

@ Salvatore AngeramiVescovo ausiliare

Modalità di versamentodelle offerte

* Tramite Conto Corrente postalen°15925803 intestato a: Arcidiocesidi Napoli. Causale: ufficio ediliziadi culto per costruzione nuovechiese.*Tramite bonifico bancario pressoBanca Prossima – Fil. Mi 5000intestato a: Arcidiocesi Napoli –Ufficio AmministrativoLargo Donnaregina, 22 – 80138Napoli.Coordinate Bancarie IBAN:IT43Q0335901600100000004715.Causale: ufficio edilizia di culto percostruzione nuove chiese.* Tramite versamento alla cassadella Curia Arcivescovile dal lunedìal venerdì, dalle ore 8.30 alle 13.00

Vita DiocesanaNuova Stagione 7 dicembre 2014 • 5

Il presepedi San Nicola alla CaritàDallo scorso 30 novembre e finoa domenica 11 gennaio, èallestito il maestoso presepestorico-poliscenico della chiesadi San Nicola alla Carità, in viaToledo 377.Nei giorni feriali è visitabiledalle ore 10.30 alle 13 e dalleore 16 alle 20. Nei giorniprefestivi e festivi, dalle ore10.30 alle 21.Il presepe, nel 2006 fece parlaredi sé tutti i mass-medianazionali e internazionali per ilfurto, subito da ignoti ladri,fatto maggiormente ai bambiniche ogni anno affollano pervederlo, e ritrovato dopo pochigiorni dalle forze dell’ordine, simostra sempre nel suosplendore nell’ex ipogeo, cheogni anno si rinnova sempre inqualche scena. L’intera struttura è frutto di unaconsolidata tradizioneartigianale napoletana dell’artepresepiale. Essa è costituito dauna imponente raccolta dipastori semoventi, con opere diplastificatori napoletani delXVIII e XIX secolo, nonché dauna nutrita varietà disuppellettili, finimenti, animali,ortaggi e frutta, terraglia evasellame. Si tratta di unarappresentazione maestosa conle sue sei scene e i suoi circaquattrocento pastori.Inoltre si può definire unpresepe catechistico conformeallo spirito della congregazionedei Pii Operai Catechisti Ruraliche operano nella parrocchia,perché racconta tutta la vita delCristo: l’annunciazione, la visitaa Santa Elisabetta, la nascita,l’arrivo dei Re Magi, la fuga inEgitto, la strage degli innocenti,il Battesimo di Gesù, l’ultimaCena, Gesù nel Getsemani, lacondanna, la Morte, laResurrezione di Gesù.Alcune scene mostrano come iNapoletani vivevano il Natalenel Settecento, con pastorisemoventi mirabilmenteabbigliati con costumi edornamenti tipici dell’epoca, gioiae delizia dei bambini, e faconoscere le varie leggende sulNatale e i vari simboli bibliciche ci sono.La maggior parte dei pastorisono di fine ottocento e mostra atutti il lavoro di antichi artigianipresepiali napoletani. Allemigliaia di turisti, che ognianno lo visitano, offrel’opportunità di apprezzare lequalità dei napoletani e diportare con sé un bel ricordo diNapoli. È un presepe, quindi, sivede chiaramente il lavoro el’impegno di tutti i collaboratorilaici della parrocchia. Insommaun presepe assolutamente daammirare.

Mario Rega p.o.c.r.

Il Cardinale Sepe ha conferito il sacramento della Confermazione in Cattedrale

«Nelle persone disabiliil volto di Cristo»

«Nelle persone disabili si riflette il verovolto di Cristo». È questo il bellissimomessaggio lanciato dall’Arcivescovo diNapoli Crescenzio Sepe in occasione del-la “Giornata della disabilità”, celebrata loscorso 30 novembre (prima domenica diAvvento).

All’interno della Chiesa Cattedrale, ilCardinale ha presieduto la concelebrazio-ne eucaristica, durante la quale ha ammi-nistrato il Sacramento della Cresima asette ragazzi portatori di disabilità.Hanno aderito all’ormai consolidata ini-ziativa tante associazioni: “MovimentoAmici Comunità di Sant’Egidio”, “Istituto“Antoniano”, “Fede e Luce Campania”,“Cvs” (Centro Volontari della Sofferenza,che quest’anno ha festeggiato i cin-quant’anni dalla fondazione), e “Unitalsi”(Unione Nazionale Italiana TrasportoAmmalati a Lourdes e SantuariInternazionali), i cui soci, sul finire dellacelebrazione, hanno rinnovato l’adesioneall’opera di carità da loro svolta.

Il Cardinale ha ricordato il percorso dipreparazione fatto da questi giovani: «Daanni -ha esordito l’Arcivescovo di Napoli-la prima domenica di Avvento rappresentaper tutta la Diocesi di Napoli l’occasione didedicare una particolare preghiera e tantasolidarietà ai nostri giovani fratelli e allenostre giovani sorelle disabili: si sono pre-parati a ricevere la Confermazione in ma-niera speciale e per questo ringrazio tutte leassociazioni, che hanno contribuito a ren-dere indimenticabile questa giornata. Nelloro cammino, questi giovani hanno cono-sciuto Gesù attraverso il Vangelo, le imma-gini e i quadri.

E hanno capito una cosa fondamentale:Gesù è nostro amico perché è diventato uo-mo, con lo scopo di essere come noi e di ri-darci la nostra dignità di figli di Dio. Con ilSacramento della Confermazione, è comese Gesù facesse loro un dono preziosissi-

mo: lo Spirito Santo, che fa crescere e aiutaa vivere la propria fede. Attraverso laCresima, questi giovani diventano alloracristiani in maniera del tutto speciale. Tuttala Chiesa di Napoli prega per loro».

La preghiera dell’Arcivescovo di Napoliè poi andata oltre la “giornata della disabi-lità”: «Abbiamo il dovere –ha proseguito ilCardinale Sepe- di pregare sempre per tut-te quelle persone diversamente abili chehanno bisogno del nostro aiuto e del nostroaccompagnamento.

Dobbiamo far sentire quasi “fisicamen-te” che noi siamo con loro, che li aiutiamoe che ci sentiamo tutti loro fratelli e sorelle

pur nelle difficoltà in cui si trovano a vive-re. Le persone disabili sono la parte più pre-ziosa della Chiesa perché in loro come innessun altro si riflette il vero volto di Cristo,di Colui che è venuto sulla terra per guariree mostrarci il nostro rapporto con Dio.

Gli altri possono essere anche ricchi epotenti ma il volto di Gesù e la ricchezza del-la Chiesa sono sul volto di questi nostri fra-telli e sorelle.

E la nostra preghiera va anche a tutti co-loro che spendono la loro vita ad aiutarli,perché–ha concluso- senza di loro la Chiesasarebbe davvero povera».

Luigi Maria Mormone

Vita Diocesana Nuova Stagione6 • 7 dicembre 2014

Lectura PatrumNeapolitana

SuiPadridellaChiesaÈ iniziato, nella serata delloscorso 27 novembre al Tempiodel Volto Santo, l’annoaccademico delle lezioni della“Lectura Patrum Neapolitana”,l’attività culturale - fondata nel1980 da suor AntoniettaTuccillo, il compianto padreGiacinto Ruggiero e il prof.Antonio Vincenzo Nazzaro.Lectio magistralis di mons.Enrico dal Covolo, Rettore dellaPontificia UniversitàLateranense, in occasione dellapresentazione del suo ultimolibro “Forme di vita spiritualenei Padri della Chiesa”.Edito dalla Lateran UniversityPress, il testo pubblicato nel2013, come lo stesso relatore hadichiarato, «raccoglie alcunelezioni di teologia spiritualetenuti in vari centri erappresenta la summa dei suoistudi patristici nel corso degliultimi decenni».Il volume, 163 pagine in totale,si articola in tre sezioni: nellaprima parte, “temi monografici”,trovano spazio accuraticontributi sulla lectio divina, lapreghiera, l’omelia e ilmonachesimo; nella secondacampeggiano alcune “figure” diimportanti Padri della Chiesa,come S. Ignazio, ClementeOrigine, e S. Ambrogio; ilvolume si conclude con una“riflessione di sintesi” nellaquale viene trattata“l’evangelizzazione e latrasmissione della fede, allascuola dei Padri”.«Ho voluto conservare il genereeuristico delle lezioni – haaffermato il presule nel corsodella presentazione - così neltesto non tutto è uniforme, nontutto è spiegato. Anzi, in alcunicasi, tali rinvii servono per dareai lettori quel quid novi perapprofondire l’argomento, unpo’ come i compiti a casa che iprofessori danno agli studenti».Continuando, mons. dal Covoloha messo in luce l’utilità delconfronto con il pensiero deiPadri, affermando come «da loroabbiamo ancora tanto daimparare pure oggi» esoffermandosi, altresì,sull’importanza della LectioDivina, citando un passodell’Enciclica “Deus caritas est”del Papa emerito Benedetto XVI.Pubblico delle grandi occasioniper l’avvenimento: un uditoriodi circa 100 persone, attente equalificate, ha gremito la salaconvegni del santuario fondatoda Madre Flora; tra gli altri,alcuni seminaristi dellaPontificia Facoltà Teologicadell’Italia Meridionale,. Dopo lalectio, il prof. Nazzaro haintrodotto il tradizionaledibattito che, come consueto èstato molto partecipato earricchente, dando a molti lapossibilità di vedere fugati ipropri dubbi.

Antonio Boccellino

Le indicazioni per il nuovo cammino formativo del Seminario Maggiore.San Ludovico da Casoria il testimone dell’anno

“Povertà dello spirito… ricchezza di Dio”

di Salvatore Angerami *

La comunità del Seminario è «comunitàeducativa in cammino - come dice la Pastoresdabo vobis - comunità promossa dal vescovoper offrire a chi è chiamato dal Signore a servi-re come gli apostoli la possibilità di rivivere l’e-sperienza formativa che il Signore ha riservatoa dodici... un’esperienza originale della vitadella chiesa». (60). Alla base di ogni chiamatanella Chiesa, e in modo singolare della chiama-ta al sacerdozio, vi è un’esperienza di fede, l’e-sperienza di incontro con il Signore che vasempre coltivato e che deve essere la fonte, lasorgente del nostro essere. Tutto deve scaturi-re da questo, tutto deve essere sostenuto daquesto, tutto da questo deve essere accompa-gnato.

Mi ha confermato in questa convinzionequanto emerso nel convegno vocazionale euro-peo, tenutosi a Varsavia dal 3 al 7 dello scorsomese di luglio, dal titolo «L’educazione cristo-centrica a servizio della vocazione oggi:“Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furonoin Cristo Gesù” (Fil 2,5)», organizzato dallaCommissione per le vocazioni del Consigliodelle Conferenze dei vescovi d’Europa.

Al centro c’è Cristo! Sempre! La centralità diCristo non è però scontata. Guai a considerar-la tale! Ha bisogno di essere costantemente re-cuperata. Educazione cristocentrica vuol direche il cuore della vita cristiana e di ogni voca-zione non è una teoria ma una persona; vuol di-

re che il processo formativo comincia e finiscecon la conoscenza di Cristo; vuol dire, ancora,che non si tratta di acquisire tanto competenzee professionalità, ma soprattutto gli stessi sen-timenti di Cristo, senza i quali potremmo esse-re anche bravi in tecniche pastorali, ad esem-pio, ma ci mancherà l’anima, ci mancherà lacarità pastorale, la carità di Cristo il BuonPastore, il Bel Pastore.

E magari saremo sacerdoti part-time, tutticoncentrati sul fare, su un fare che porta a noistessi e non conduce a Cristo, un fare che noneduca all’interiorità, che non sa mostrare il fa-scino di Gesù.

Alla luce di ciò, la carità pastorale è davvero- come ci ricorda la Ratio institutionis sacerdo-talis (La formazione dei presbiteri nella Chiesaitaliana) e come il Progetto educativo del no-stro Semiario riprende - l’elemento unificantedella identità teologica del presbitero e dellasua vita spirituale. Con la formazione umana,quella spirituale e quella pastorale, riveste unruolo fondamentale la formazione intellettua-le: lo studio, fatto con serietà, con applicazio-ne, con intelligenza ha un forte valore formati-vo dal punto di vista ascetico e per la stessa vi-ta spirituale portandoci ad approfondire il mi-stero dell’uomo e il mistero di Dio.

Come poi non lasciarsi interpellare dal ma-gistero e dalla testimonianza di papaFrancesco in merito al nostro essere pastori o

futuri pastori? L’invito autorevole è alla so-brietà, all’essenzialità - diciamola la parola - al-la povertà. Vogliamo seguire Cristo casto, po-vero, obbediente, orante, ,misericordioso,amante? L’invito per tutti, e in modo particola-re per noi sacerdoti, è al Vangelo, alla sua radi-calità e alla sua bellezza, al suo fascino. L’invitoè a “lasciare tutto” senza poi “riprendersi tut-to”, come può purtroppo accadere.

Cade propizia allora la scelta del testimonedell’anno, in vista anche dell’anno dedicato daPapa Francesco alla vita consacrata. Una scel-ta che non è stata difficile, ma quasi naturale.Si tratta di Padre Ludovico da Casoria, cano-nizzato il 23 novembre, un santo religioso, unsanto sacerdote, un santo della carità, un san-to della nostra terra.

Dagli scritti di padre Ludovico abbiamotratto il motto dell’anno: “Povertà dello spiri-to...ricchezza di Dio”, uno stimolo a coglieresempre e a non smarrire mai l’essenziale, conattenzione all’opera di misericordia corporale“Dar da mangiare agli affamati”, che ha dato iltitolo alla lettera pastorale consegnataci il 14Settembre dall’Arcivescovo.

L’augurio - che diventa preghiera - è cheognuno di noi possa conoscere e percorrere, insantità di vita, e dunque nella gioia, la “via bel-la” che Dio ha pensato dall’eternità per ognunodi noi.

* Vescovo ausiliare e Rettore del Seminario

Il percorso formativo nasce a 50 anni dal Concilio Vaticano II e vuo-le essere uno dei frutti del Giubileo per la Città promossodall’Arcivescovo. L’iniziativa promossa dall’Azione Cattolica di Napoli edall’incaricato per la formazione socio-politica della Chiesa di Napoli havisto l’adesione di diverse associazione e movimenti che ne hanno spo-sato le finalità e supportato la diffusione.

L’obiettivo è quello di avvicinare tutti all’impegno politico e socialein modo da poter, in un eventuale futuro favorire la partecipazione el’impegno ad ogni livello. Magari anche pensando ad un eventuale se-condo livello, così da ridurre il rischio di formare persone che finita lascuola, si ritrovano fuori contesto, fuori prospettiva, sia rispetto alla co-munità ecclesiale che rispetto ai luoghi dell’impegno che frequentati insolitudine possono fagocitare o espellere. Proprio perché l’obiettivo èuna formazione di base, un primo livello, in cui però coinvolgere tutti,si è scelto un livello territoriale interparrocchiale e viene offerto a quel-le parrocchie interessate.

Gli appuntamenti dovrebbero coinvolgere tutti gli operatori pastora-li, i gruppi giovani, adulti, famiglie, le associazioni e i movimenti presen-ti in parrocchia: tutti dai ministri della comunione ai catechisti, dai gio-vani ai gruppi di preghiera. Gli incontri, tendenzialmente, sono affidatia chi ha vissuto un’esperienza politica diretta ma che ha contempora-neamente un forte radicamento nella realtà ecclesiale.

L’attività è intitolata a don Filippo Luciani, compianto sacerdote del-la Diocesi di Napoli, Rettore del Seminario Maggiore e AssistenteUnitario dell’Azione Cattolica, che ha accompagnato diverse generazio-ni di laici e sacerdoti anche su questi temi, mostrando competenza, coe-renza e laicità.

Questi i prossimi incontri in programma.Martedì 13 gennaio. “Solidarietà e bene comune: non c’era posto per

loro”. Giancamillo Trani, Ufficio Immigrati Caritas diocesana di Napoli,già Assessore al Comune di Afragola.

Martedì 10 marzo. “Giustizia e legalità: la realtà del Carcere”.Antonio Spagnoli, Responsabile Progetto Carcere Azione Cattolica diNapoli.

Martedì 21 aprile. “Lavoro: che non c’è e che potrebbe esserci”.Nicola Campanile, Responsabile diocesano Movimento LavoratoriAzione Cattolica, già Sindaco di Villaricca. Antonio Capece, presidenteCoop. Ambiente Solidale.

Vita DiocesanaNuova Stagione 7 dicembre 2014 • 7

Associazione Figli in Cielo

Le famiglie aderenti all’Asso -ciazione “Figli in Cielo” si incon-trano, ogni terzo sabato del me-se, presso la Basilica dell’In -coronata a Capodimonte. Pros -simo appuntamento, sabato 13dicembre, alle ore 17. L’incontrosarà guidato da mons. NicolaLongobardo.

Missionari CombonianiIniziativa dei “Giovani Im -

pegno Missionario” per un cam-mino di formazione e spiritua-lità missionaria, aperto a tutti igiovani che vogliono spalancaregli orizzonti e dare concretezzaalla loro fede tentando di incar-narla nella loro vita. Gli incontrisi tengono nella Basilica San -tissima Annunziata, presso l’O -ratorio parrocchiale “San GiudaTaddeo”, in via Annunziata 37,Napoli. Prossimo appuntamen-to, domenica 14 dicembre,“Insieme si può sognare” (Mc 3,20-21; 31-35);

La giornata inizia alle ore9.30 e finisce con la Celebrazioneeucaristica alle ore 18. Portare laBibbia, un quaderno per gli ap-punti e qualcosa da mangiare dacondividere all’ora di pranzo.Per ulteriori informazioni:Padre Alex Zanotelli ([email protected]). Per contatti:Felicetta Parisi (333.376.71.43)oppure suor Daniela Serafin([email protected] -347.19.88.202).

Chiesa del Gesù NuovoTerzo mercoledì del mese, in-

contro mensile di preghiera deimalati con San GiuseppeMoscati. Il prossimo appunta-mento è per mercoledì 17 dicem-bre, a partire dalle ore 16. Alleore 17, celebrazione della SantaMessa. I padri sono disponibiliad accogliere i fedeli che deside-rano ricevere il sacramento dellaPenitenza.

Amicizia Ebraico-CristianaDomenica 11 gennaio, alle

ore 17, nella chiesa di SantaMaria la Nova, in piazza SantaMaria la Nova 44, in occasionedella “Giornata del dialogo conl’ebraismo”, concerto di musi-che ebraiche in collaborazionecon l’associazione culturae“Oltre il Chiostro”.

Per ulteriori informazionisulle attività dell’associazione:081.764.59.67 – 347.353.62.67 –[email protected] -081.64.67.36 – 328.422.13.80 –[email protected] -081.61.39.79 – 347.543.70.76 –[email protected]

Piccole Ancelle di Cristo Re

La “Lectura Patrum Neapo li -tana” 2014-2014 si svolge nel -l’Aula Magna della Casa del VoltoSanto, in via Ponti Rossi 54, aCapodimonte. Prossimo appun-tamento giovedì 22 gennaio. Alleore 17, Marcello Marin, Diret to -re del Dipartimento di StudiUmanistici dell’Università diFoggia, leggerà C. Mario Vitto -rio, “Alethia Precario e primo li-bro” a cura di I. D’Auria,(Pubblico Dipartimento StudiUmanistici, Federico II, Napoli,ClioPress, 2014.

APPUNTAMENTIA Santa Maria della Purità, a San Pietro a Patierno, novena dell’Immacolata, alle sei del mattino

La Madonna fa sentire la sua voce

«‘A voce da Maronna», così i più anziani del nostro quar-tiere ricordano i tempi passati, quando esistevano solo le sve-glie naturali, quella del gallo e delle campane.

E come se questo non bastasse, per non perdere nessunacelebrazione dei sabato dedicati a Maria, piccoli gruppi di uo-mini cantori, fin dalle 4 del mattino, percorrevano le stradeprincipali, invitando la gente a destarsi dal sonno perché laMadonna l’aspettava: «Sorè chest’è ‘a voce da’ Maronna ca’ vechiamma, scetateve, essa è Mamma e ve vo’ bbene, tenetela ‘afede ca scanza ‘e figli ‘e cap ‘e case, sorè a Maronna».

Questa voce ha una certa attinenza con quella dei batten-ti, ma la finalità è completamente diversa.

Qualche mese fa, con grande nostalgia, i nonni della miaparrocchia di Santa Maria della Purità mi hanno raccontatoaneddoti e ricordi legati a quella iniziativa.

Perché non riproporla anche oggi quando se ne potrebbefare a meno, avendo tutti noi sveglie elettroniche, smartpho-ne e tanto altro ancora per alzarci al mattino dal letto, senzaaccampare scuse per i nostri tanti ritardi!?

E perché no? E così dal 29 novembre, primo giorno dellanovena dell’Immacolata, circa trenta uomini, fin dalle cinquedel mattino, iniziano a dare la voce, per ritrovarsi poi tutti inchiesa alle ore 6 per la Santa Messa.

I tempi sono cambiati! Avevo paura che qualcuno potessenon gradire, a quell’ora del mattino, essere svegliato in quelmodo, oppure, ancora peggio, qualche altro poteva reagire ti-rando addosso a questi cantori secchi d’acqua gelida.

Non è stato così, mi sono detto: uomo di poca fede!Quante volte perdiamo il sonno, non riusciamo a dormire

per diverse situazioni… Ogni mattina alle 6 la chiesa è gremi-ta di gente, i giovani seduti per terra con gli zaini pieni di li-bri per la scuola, mamme con neonati in braccio, papà emamme con i loro figli sparsi un po’ qua e là nella navata….Ecco il vero miracolo de ‘a voce da’ Maronna!

Ci sveglia dal sonno per portarci a Gesù.Antonio Scarpato

Ha cominciato a funzionare regolarmente, nei giorni scorsi, la men-sa quotidiana per i poveri, installata presso la Casa del Pellegrino delSantuario di Pompei, e gestita dal Sovrano Militare Ordine di Malta.Venerdì 21 novembre, in occasione della Benedizione impartitadall’Arcivescovo di Pompei, Mons. Tommaso Caputo, erano presenti:Fra’ Luigi Naselli di Gela, Gran Priore del Gran Priorato di Napoli eSicilia del Sovrano Militare Ordine di Malta; Arturo Martucci, Marchesedi Scarfizzi, Cancelliere, e Umberto Maria Ferrari, Barone di Pantane,Ricevitore del medesimo Gran Priorato.

La Mensa, che a regime fornirà cento pasti caldi al giorno, rispondead una precisa esigenza della società odierna, dove non solo gli immi-grati si trovano in necessità, ma anche anziani, giovani famiglie, perso-ne sole.

L’accoglienza, l’assistenza e la custodia della struttura sono a cura del

Corpo Italiano di Soccorso dell’Ordine di Malta di Pompei, diretto daMaria del Rosario Steardo. Significativo l’apporto dei volontari, in pri-mo luogo i giovani studenti del Liceo “E. Pascal” di Pompei, accompa-gnati delle insegnanti di religione.

La carità fa parte dell’essenza stessa dell’Ordine di Malta, fin dai tem-pi del beato Gerardo, fondatore dell’ordine a Gerusalemme, ed è unaspetto che lo accomuna con Pompei, cittadella della carità per antono-masia. In sintonia, dunque, con Papa Francesco che invita la Chiesa aduscire dal comodo cammino per andare oltre, verso le periferie, ilSantuario di Pompei continua a condividere con altre realtà ecclesialispazi di fede e di carità per operare in unità d’intenti per il bene delle per-sone, soprattutto le più bisognose.

Il 25 dicembre, in occasione del Santo Natale, previsto un pranzospeciale.

Imparare ad amareNel nostro tempo assistiamo a una grave crisi delle relazioni tra le

persone, nella società e con Dio. Le conseguenze del non sapere amaresi vedono nella fine di tanti matrimoni. Marco Guzzi stimola il lettore arivisitare la sua sofferenza, ad approfondirne le ragioni per fare chiarez-za e arrivare a un auto-conoscimento psicologico, mediante riflessioni,esercizi, e pratiche meditative, lavorando su tutti i livelli dell’essere.

Egli svolge un lavoro esemplare di approfondimento dell’aspetto in-teriore dell’uomo, per portarlo alla liberazione dalle distorsioni accu-mulatesi nel tempo a causa di mancanza di amore e di ferite provenien-ti dalla sua storia personale e dal contesto religioso in cui si è formato.

Il saggio aiuta concretamente a maturare una trasformazione esi-stenziale, e ci fa comprendere che diventiamo uomini veri, cioè realiz-ziamo la nostra vocazione, nella misura in cui diventiamo capaci diamare.

M. GUZZI, Imparare ad amare. Un manuale di realizzazione umana,Edizioni Paoline, Milano 2013, pagine 239, Euro 15.

Giuseppe Foria

Parrocchia Santa Maria della Purità

Mercatino di NatalePer la prima volta, a San Pietro a Patierno si tiene il

“Mercatino di Natale”. L’iniziativa è voluta ed organizzatadalla comunità parrocchiale Santa Maria della Purità, di viaNuovo Tempio 22.

Il programma si svolge in tre giorni, sabato 6, domenica 7e lunedì 8 dicembre, e prevede l’esposizione di bancarellecon idee regalo, addobbi e lavoretti, animazione per bambini,oltre a punti di ristoro con panini, graffe e crepes.

Anche Babbo Natale farà la sua comparsa tra spettacoli econcerti. Il ricavato sarà devoluto alla Caritas e all’oratorioparrocchiale.

A Pompei la mensa quotidiana per i poveri nella Casa del Pellegrino del Santuario

Una mano a chi ha bisognoGestita dall’Ordine di Malta, serve cento pasti caldi al giorno

Speciale Nuova Stagione8 • 7 dicembre 2014

L’incontro preghieraalla Sagrada Familia

LaParoladi Dioe la musicadel mondo(dvdl) Il Congressointernazionale di pastoralenelle grandi città nella suaprima parte, svoltasi aBarcellona dal 20 al 22maggio, ha visto lapartecipazione di esperti disociologia, pastorale e teologia.La nuova fase, invece, eradestinata solo a un gruppo dicardinali e arcivescoviprovenienti da grandi città deicinque continenti. IlCongresso, nato da un‘ideasviluppata da Papa Francescocon il Cardinale di Barcellona,Lluis Martinez Sistach, haesaminato i numerosi temiaffrontati nella prima fase:dall’analisi delle città intesecome “luogo della vitaglobale”, ai rapporti tra centroe periferia; dall’origine urbanadel cristianesimo alledinamiche collettività-comunità nelle metropoli;dalla comunicazione delVangelo nei centri urbani allapastorale verso i poveri delleperiferie.L’arcivescovo di Barcellona hasottolinea che in unaconversazione avuta conl’allora cardinale Bergogliodurante le congregazionigenerali previe al conclave del2013, ebbe modo di constatareil suo interesse per la pastoraleurbana. Un interessecontinuato anche dopol’elezione al soglio pontificio:«Il Papa - rivela - ha mostratoattenzione per questocongresso di Barcellona e, semi è consentito dirlo, ha anchecollaborato alla suaorganizzazione». «Il Papa - haconcluso - vuole che siamo“pastori con l’odore dellepecora”, ossia che ciincarniamo nella realtà e, perfarlo, dobbiamo conoscerla».Nell’ambito dei lavori unsignificativo appuntamento èstato l’evento “La Parola di Dioe la musica del mondo”,svoltosi presso la SagradaFamilia, un incontro-preghieracon esibizioni musicali delCoro Polifonico Puig-Reig, diRamon Noguera, e dellaEscuelala de Montserrat conMercedes Sanchis all’organo,che hanno eseguito braniprovenienti dalle tradizioniartistiche di tutto il mondo.

Giovedì 27 novembre, nella Sala del Concistoro del Palazzo Apostolico, il Santo Padre Francesco ha ricevuto in udienza gli Arcivescovi partecipanti al Primo Congresso Internazionale della Pastorale delle Grandi Città svoltosi a Barcellona dal 24 al 26 novembre. Il discorso rivolto dal Papa ai presenti

La Chiesa samaritana: uscire e facilitareCari fratelli, vi ringrazio per la vostra

partecipazione a questo incontro, che si ri-collega al momento preparatorio svoltosi aBarcellona nello scorso maggio. Ringrazioil Cardinale Sistach per le sue parole di in-troduzione.

Più che fare un discorso formale -in par-te perché io vorrei essere un po’ spontaneo ein parte perché non ho avuto tempo di fareun discorso formale: fra quelli dellaTurchia, quelli dell’Europa, ero pieno… - iovi parlerò a partire dalla mia esperienza per-sonale, di uno che è stato pastore di una cittàpopolosa e multiculturale com’è BuenosAires. E anche dell’esperienza che abbiamorealizzato insieme come vescovi delle 11diocesi che compongono quella regione ec-clesiastica; con loro, partendo da diversiambiti e proposte, abbiamo cercato in co-munione ecclesiale di affrontare alcuniaspetti pastorali per l’evangelizzazione diquell’agglomerato urbano con una popola-zione di circa 13 milioni di persone, in tuttele 11 diocesi: Buenos Aires ne ha tre milionidi notte e quasi otto durante la giornata, chevengono nella città. Ma in tutte sono 13 mi-lioni. E’ al tredicesimo posto nel mondo trale città più densamente popolate. Nel riflet-tere con voi, desidero entrare in questa “cor-rente” per aprire nuove strade, desidero an-che aiutare a vagliare possibili paure, chemolte volte tutti in un modo o nell’altro su-biamo e che ci confondono e ci paralizzano.

Nella Evangelii gaudium ho voluto ri-chiamare l’attenzione sulla pastorale urba-na, ma senza opposizione con la pastoralerurale. Questa è un’ottima occasione per ap-profondire sfide e possibili orizzonti di unapastorale urbana. Sfide, cioè luoghi in cuiDio ci sta chiamando; orizzonti, cioè aspet-ti ai quali credo che dovremmo prestare spe-ciale attenzione. Ne riporto solo quattro, mavoi ne scoprirete altri, di sicuro!

1. Prima, forse la più difficile: attuare uncambiamento nella nostra mentalità pasto-rale. Si deve cambiare!

Nella città abbiamo bisogno di altre“mappe”, altri paradigmi, che ci aiutino a ri-posizionare i nostri pensieri e i nostri atteg-giamenti. Non possiamo rimanere disorien-tati, perché tale sconcerto ci porta a sbaglia-re strada, anzitutto noi stessi, ma poiconfonde il popolo di Dio e quello che cerca-no con cuore sincero la Vita, la Verità e ilSenso.

Veniamo da una pratica pastorale secola-re, in cui la Chiesa era l’unico referente del-

la cultura. E’ vero, è la nostra eredità. Comeautentica Maestra, essa ha sentito la respon-sabilità di delineare e di imporre, non solo leforme culturali, ma anche i valori, e piùprofondamente di tracciare l’immaginariopersonale e collettivo, vale a dire le storie, icardini a cui le persone si appoggiano pertrovare i significati ultimi e le risposte alleloro domande vitali.

Ma non siamo più in quell’epoca. È pas-sata. Non siamo nella cristianità, non più.Oggi non siamo più gli unici che produconocultura, né i primi, né i più ascoltati.Abbiamo pertanto bisogno di un cambia-mento di mentalità pastorale, ma non di una“pastorale relativista” – no, questo no -cheper voler esser presente nella “cucina cultu-rale” perde l’orizzonte evangelico, lascian-do l’uomo affidato a sé stesso ed emancipa-to dalla mano di Dio. No, questo no. Questaè la strada relativista, la più comoda. Questonon si potrebbe chiamare pastorale! Chi facosì non ha vero interesse per l’uomo, ma lolascia in balìa di due pericoli ugualmentegravi: gli nascondono Gesù e la verità sul-l’uomo stesso. E nascondere Gesù e la veritàsull’uomo sono pericoli gravi! Strada cheporta l’uomo alla solitudine della morte(cfr Evangelii gaudium, 93-97).

Occorre avere il coraggio di fare una pa-storale evangelizzatrice audace e senza ti-mori, perché l’uomo, la donna, le famiglie ei vari gruppi che abitano la città aspettanoda noi, e ne hanno bisogno per la loro vita,la Buona Notizia che è Gesù e il suo Vangelo.Tante volte sento dire che si prova vergognaad esporsi. Dobbiamo lavorare per non ave-re vergogna o ritrosia nell’annunciare GesùCristo; cercare il come… Questo è un lavo-ro-chiave.

2. Il dialogo con la multiculturalità. AStrasburgo ho parlato dell’Europa multipo-lare. Ma anche le grandi città sono multipo-lari e multiculturali. E dobbiamo dialogarecon questa realtà, senza paura. Si tratta al-lora di acquisire un dialogo pastorale senzarelativismi, che non negozia la propria iden-tità cristiana, ma che vuole raggiungere ilcuore dell’altro, degli altri diversi da noi, e lìseminare il Vangelo.

Abbiamo bisogno di un atteggiamentocontemplativo, che senza rifiutare l’apportodelle diverse scienze per conoscere il feno-meno urbano – questi apporti sono impor-tanti – cerca di scoprire il fondamento delleculture, che nel loro nucleo più profondo so-no sempre aperte e assetate di Dio. Ci aiu-

terà molto conoscere gli immaginari e le cittàinvisibili, cioè i gruppi o i territori umani chesi identificano nei loro simboli, linguaggi, ri-ti e forme per raccontare la vita. Tante volte iopenso alla creatività e al coraggio che ha avu-to Paolo nel suo discorso ad Atene. Poverino,è andato male… Ma ha avuto creatività, per-ché fermarsi davanti agli idoli… Mettiamociin una mentalità giudeo-cristiana. E’ entratonella loro cultura… Non è stato un successo,certo, ma la creatività! Lui cercava di farsi ca-pire da quella multiculturalità, che era tantolontana dalla mentalità ebreo-cristiana.

3. Il terzo aspetto è la religiosità del popo-lo. Dio abita nella città. Bisogna andare a cer-carlo e fermarsi là dove Lui sta operando. Soche non è la stessa cosa nei diversi Continenti,ma dobbiamo scoprire, nella religiosità deinostri popoli, l’autentico substrato religioso,che in molti casi è cristiano e cattolico. Nonin tutti: ci sono religiosità non cristiane. Maoccorre andare lì, al nucleo. Non possiamomisconoscere né disprezzare tale esperienzadi Dio che, pur essendo a volte dispersa o me-scolata, chiede di essere scoperta e non co-struita. Lì ci sono i semina Verbi seminati dal-lo Spirito del Signore. Non è bene fare valuta-zioni affrettate e generiche del tipo: “Questa èsolo un’espressione di religiosità naturale”.No, questo non si può dire! Da lì possiamo co-minciare il dialogo evangelizzatore, come fe-ce Gesù con la Samaritana e sicuramente conmolti altri al di là della Galilea. E per il dialo-go evangelizzatore è necessaria la coscienzadella propria identità cristiana e anche l’em-

Al fine di discutere e presentare azioni sulle sfide pastorali del-le aree metropolitane, più di 20 cardinali e arcivescovi provenien-ti dalle principali città del mondo, tra cui il nostro ArcivescovoCardinale Crescenzio Sepe, si sono incontrati di nuovo aBarcellona per il Primo Congresso Internazionale delle GrandiCittà, la cui prima fase si è verificata tra il 20 ed il 22 di maggio diquest’anno, e la sua seconda fase si è sviluppata tra il 24 ed il 26novembre scorsi.

Secondo il Cardinale Lluís Martínez Sisthac, Arcivescovo diBarcellona, e principale promotore dell’incontro, con ilCongresso si spera «di consolidare e di migliorare la presenza cri-stiana nelle principali città e nella cultura», considerato il fattoche oggi nella maggior parte dei grandi agglomerati urbani «la fe-de e la cultura cristiana non sono più egemoni». Un tema che, se-

condo il Cardinale Sistach, il Santo Padre Francesco ha discussonell’Esortazione apostolica “Evangelii Gaudium”: «Nuove cultu-re continuano a generarsi in queste enormi geografie umane do-ve il cristiano non suole più essere promotore o generatore di sen-so, ma che riceve da esse altri linguaggi, simboli, messaggi e pa-radigmi che offrono nuovi orientamenti di vita, spesso in contra-sto con il Vangelo di Gesù».

In questo senso, secondo l’Arcivescovo di Barcellona, «non ab-biamo l’intenzione di presentare solo un modello di una presenzacristiana nel mondo urbano, ma che i cristiani si integrino allecittà, come l’anima della società». Come ha spiegato il porporatoa partire da brani della Lettera a Diogneto: «I cristiani non si di-stinguono dagli altri uomini né per la loro terra, né per il loro di-scorso o per le loro abitudini. Perché non vivono in città esclusi-

La seconda fase del Congresso che ha visto la partecipazione di Cardinali e Vescovi delle aree metropolitane più grandi nel mondo

Cerchiamo Dio nelle nostre cittàdi Doriano Vincenzo De Luca

SpecialeNuova Stagione 7 dicembre 2014 • 9

Giovedì 27 novembre, nella Sala del Concistoro del Palazzo Apostolico, il Santo Padre Francesco ha ricevuto in udienza gli Arcivescovi partecipanti al Primo Congresso Internazionale della Pastorale delle Grandi Città svoltosi a Barcellona dal 24 al 26 novembre. Il discorso rivolto dal Papa ai presenti

La Chiesa samaritana: uscire e facilitaretati. Oggi possiamo parlare di scartati. LaChiesa non può ignorare il loro grido, né en-trare nel gioco dei sistemi ingiusti, meschi-ni e interessati che cercano di renderli invi-sibili.

Tanti poveri, vittime di antiche e nuovepovertà. Ci sono le nuove povertà! Povertàstrutturali e endemiche che stanno esclu-dendo generazioni di famiglie. Povertà eco-nomiche, sociali, morali e spirituali.Povertà che emarginano e scartano perso-ne, figli di Dio. Nella città, il futuro dei pove-ri è più povertà. Andare lì!

Alcune proposte. Vi propongo due nucleipastorali, che sono azioni ma non solo.Penso che la pastorale è più che azione, è an-che presenza, contenuti, atteggiamenti, ge-sti. Una prima cosa: Uscire e facilitare.

Si tratta di una vera trasformazione ec-clesiale. Tutto pensato in chiave di missio-ne. Un cambiamento di mentalità: dal rice-vere all’uscire, dall’aspettare che venganoall’andare a cercarli. E per me questo è chia-ve!

Uscire per incontrare Dio che abita nellacittà e nei poveri. Uscire per incontrarsi, perascoltare, per benedire, per camminare conla gente. E facilitare l’incontro con ilSignore. Rendere accessibile il sacramentodel Battesimo. Chiese aperte. Segreterie conorari per le persone che lavorano. Catechesiadatte nei contenuti e negli orari della città.

Ci riesce più facile far crescere la fede cheaiutarla a nascere. Penso che dobbiamocontinuare ad approfondire quei cambia-menti necessari nelle nostre varie catechesi,sostanzialmente nelle nostre forme pedago-giche, affinché i contenuti siano megliocompresi, ma al tempo stesso ci occorre im-parare a risvegliare nei nostri interlocutorila curiosità e l’interesse per Gesù Cristo.Questa curiosità ha un santo patrono: èZaccheo. Chiediamo a lui che ci aiuti a risve-gliarla. E poi invitare ad aderire a Lui e a se-guirlo. Dobbiamo imparare a suscitare la fe-de. Suscitare la fede! E poi non andare diqua, di là… No! Seminare! Se la fede inco-mincia c’è lo Spirito che poi farà sì che que-sta persona torni da me o torni dall’altro achiedere un passo in più, un passo in più…Ma suscitare la fede.

Seconda proposta: la Chiesa samaritana.Esserci.

Si tratta di un cambiamento nel sensodella testimonianza. Nella pastorale urba-na, la qualità sarà data dalla capacità di te-stimonianza della Chiesa e di ogni cristiano.Papa Benedetto, quando ha detto che la

Chiesa non cresce per proselitismo ma perattrazione, parlava di questo. La testimo-nianza che attrae, che fa incuriosire la gen-te.

Qui sta la chiave. Con la testimonianzapossiamo incidere nei nuclei più profondi,là dove nasce la cultura. Attraverso la testi-monianza la Chiesa semina il granello di se-nape, ma lo fa nel cuore stesso delle cultureche si stanno generando nelle città. La testi-monianza concreta di misericordia e tene-rezza che cerca di essere presente nelle peri-ferie esistenziali e povere, agisce diretta-mente sugli immaginari sociali, generandoorientamento e senso per la vita della città.Così come cristiani contribuiamo a costrui-re una città nella giustizia, nella solidarietàe nella pace.

Con la pastorale sociale, con la Caritas,con diverse organizzazioni, come sempreha fatto la Chiesa nel corso dei secoli, pos-siamo farci carico dei più poveri con azionisignificative, azioni che rendano presente ilRegno di Dio manifestandolo e dilatandolo.Anche imparando a lavorare insieme aquanti già stanno facendo cose molto effica-ci in favore dei più poveri. E’ uno spazio as-sai propizio alla pastorale ecumenica cari-tativa, in cui assumiamo impegni di servizioai più poveri insieme a fratelli di altre Chiesee comunità ecclesiali.

In tutto questo è molto importante il pro-tagonismo dei laici e degli stessi poveri. Eanche la libertà del laico, perché quello ciimprigiona, che non fa spalancare le porte èla malattia del clericalismo. E’ uno dei pro-blemi più gravi.

Cari fratelli e sorelle, questo è quanto lariflessione sull’esperienza pastorale mi hasuggerito. Mi dà gioia pensare che stiamofacendo insieme un cammino, e che lo fac-ciamo nella scia di tanti santi pastori che cihanno preceduto; cito ad esempio solo ilbeato Giovanni Battista Montini, che du-rante il suo episcopato a Milano curò con ze-lo appassionato la grande missione cittadi-na .Negli scritti del beato Paolo VI, quandoera arcivescovo di Milano, c’è un cantiere,un cantiere di cose che ci potranno aiutarein questo. Il loro esempio e la loro interces-sione, con quella della nostra Madre celeste,ci aiutino ad attuare un fruttuoso cambia-mento di mentalità, ad aumentare la nostracapacità di dialogare con le diverse culture,a valorizzare la religiosità dei nostri popoli,e a condividere Vangelo e pane con i più po-veri delle nostre città. Grazie.

Francesco

patia con l’altra persona. Questo credo chel’ho detto a voi, ai vescovi dell’Asia, no?Quell’empatia per trovare nella religiositàquesto substrato.

La Chiesa in America Latina e nei Caraibi,da alcuni decenni, si è resa conto di questaforza religiosa, che viene soprattutto dallemaggioranze povere.

Dio continua a parlarci oggi, come ha sem-pre fatto, per mezzo dei poveri, del “resto”. Ingenerale, le grandi città oggi sono abitate danumerosi migranti e poveri, che provengonodalle zone rurali, o da altri continenti, con al-tre culture. Anche Roma… Il Vice Vescovo diRoma può dirlo, no? Tanti barboni dapper-tutto…Sono pellegrini della vita, in cerca di“salvezza”, che molte volte hanno la forza diandare avanti e di lottare grazie a un senso ul-timo che ricevono da un’esperienza semplicee profonda di fede in Dio. La sfida è duplice:essere ospitali verso i poveri e i migranti – lacittà in genere non lo è, respinge! – e valoriz-zare la loro fede. E’ molto probabile che que-sta fede sia mescolata con elementi del pen-siero magico e immanentista, ma dobbiamocercarla, riconoscerla, interpretarla e sicura-mente anche evangelizzarla. Ma non ho dub-bi che nella fede di questi uomini e donne c’èun potenziale enorme per l’evangelizzazionedelle aree urbane.

4. Quarto - continuando -: poveri urbani.La città, insieme con la molteplicità di offer-te preziose per la vita, ha un risvolto che nonsi può nascondere e che in molte città è sem-pre più evidente: i poveri, gli esclusi, gli scar-

ve a loro, né parlano una lingua strana nessuno o hanno uno stiledi vita separato da quello degli altri uomini. Residenti in città gre-che o barbare, secondo la fortuna che ognuno ha avuto nella vita,adattandosi nell’abbigliamento, nei cibi e in altri aspetti della vi-ta agli usi e costumi di ogni Paese, mostrano tuttavia uno stile pe-culiare di condotta ammirevole, e secondo la confessione di tutti,sorprendente. Passano il loro tempo sulla terra, ma hanno la lorocittadinanza nei cieli. Obbediscono alle leggi stabilite, ma con laloro vita, superano le leggi».

Varie attività si sono sviluppate durante il Congresso da partedei prelati, una di queste la Liturgia della Parola, presiedutadall’Arcivescovo di Barcellona nella Basilica della SagradaFamilia. In quest’opportunità è stato letto un messaggio che PapaFrancesco ha inviato per l’occasione. Dall’America erano presen-ti a quest’incontro i Cardinali Mario Aurelio Poli, Arcivescovo di

Buenos Aires; Orani João Tempesta, Arcivescovo di Rio deJaneiro; Odilo Pedro Scherer, Arcivescovo di São Paulo; RicardoEzzati, Arcivescovo di Santiago del Cile; Francis George,Arcivescovo di Chicago; oltre a mons. Salvatore J. Cordioleone,Arcivescovo di San Francisco e mons. Rogelio Cabrera López,Arcivescovo di Monterrey.

Dall’Europa, oltre al Cardinale Crescenzio Sepe, erano presen-ti i Cardinali Agostino Vallini, Vicario della Diocesi di Roma;Kazimierz Nycz, Arcivescovo di Varsavia; Jean Pierre Ricard,Arcivescovo di Bordeaux; Josip Bozanic, Arcivescovo di Zagabriae Philippe Barbarin, Arcivescovo di Lione. Hanno partecipato an-che mons. Manuel J. Macario, Arcivescovo di Lisbona; mons.Sebastià Taltavull, Vescovo ausiliare di Barcellona e mons. CarlosOsoro, Arcivescovo di Madrid. Il lavori si sono conclusi, il 27 no-vembre con un’udienza di Papa Francesco in Vaticano.

La seconda fase del Congresso che ha visto la partecipazione di Cardinali e Vescovi delle aree metropolitane più grandi nel mondo

Cerchiamo Dio nelle nostre cittàdi Doriano Vincenzo De Luca

Vita Ecclesiale Nuova Stagione10 • 7 dicembre 2014

Il Vangeloche cammina L’analisi della cifra latinoamericana di Papa Bergoglio,spiega il gesuita GianpaoloSalvini, per ventisei annidirettore di “Civiltà Cattolica”,ad Alberto Bobbio su “Eco diBergamo”, è indispensabile percapire i gesti, le parole e lo stiledel primo anno di pontificato diPapa Francesco.Salvini ha vissuto per anni inAmerica latina e ne conoscemolto bene i problemi e iprotagonisti. Bergoglio,continua il gesuita, viene da unodei tre Paesi dove c’è il maggiornumero di cattolici praticanti,che sono l’Argentina, il Messicoe il Brasile. Rispetto al nostro modo europeodi pensare e procedere, inAmerica latina la Chiesa è piùpopolare, si può parlare di unaChiesa di popolo che per adessoè sottorappresentata negliorganismi centrali di governo. Bergoglio farà la differenza, magià Benedetto XVI, nell’ultimosuo concistoro aveva nominatotutti Cardinali non europei. Ilconclave ha scelto di procederesulla strada indicata daRatzinger scegliendo unPontefice non europeo, e PapaFrancesco con le sue nominecardinalizie ha confermato uncammino verso una maggioreinternazionalizzazione dellaChiesa. Quando il Papa parla di aprire leporte della Chiesa non sostieneche il mondo deve entrare inchiesa, ma che il Vangelo deveuscire. Bergoglio aveva propostoil metodo nel suo intervento alleriunioni dei Cardinali prima delConclave. Se lo hanno scelto è perché c’èstata una condivisione. LaChiesa latinoamericana ègiovane, non ha dietro di sémillenni in cui sono statestratificate le istituzioni; è laChiesa movimento, facamminare il Vangelo fuori dallechiese di pietra.Questa è la principale differenzache non sarà facile assimilareper gli europei, che invece hannosempre costruito grandicattedrali per farvi entrare ilmondo. Forse Bergoglio stupisceperché noi ci siamo un po’scordati che il Concilio ha dettoesattamente questo. Il Papa èuno che ha provato sulla pelle iguai e il dramma dellaglobalizzazione e il suo stile divita sobrio è comune a tantivescovi latinoamericani. Papa Bergoglio procede sempreattraverso il discernimento.Osserva, prega e decide,valorizza il tempo rispetto allospazio. Sa bene che in natura inpochi secondi avvengono solo lecatastrofi, perché tutte le cosebuone hanno bisogno di unritmo più lungo.

Virgilio Frascino

La catechesi settimanale di Papa Francesco

La Chiesa attraverso la storiadi Antonio Colasanto

Nel presentare la Chiesa agli uomini delnostro tempo – ha ricordato PapaFrancesco – il Concilio Vaticano II avevaben presente una verità fondamentale, chenon bisogna mai dimenticare: la Chiesanon è una realtà statica, ferma, fine a sestessa, ma è continuamente in camminonella storia, verso la meta ultima e meravi-gliosa che è il Regno dei cieli, di cui laChiesa in terra è il germe e l’inizio.

Sorgono spontanee in noi alcune do-mande: quando avverrà questo passaggiofinale? Come sarà la nuova dimensionenella quale la Chiesa entrerà? Che cosa saràallora dell’umanità? E del creato che ci cir-conda?

Ma queste domande non sono nuove, leavevano già fatte i discepoli a Gesù in queltempo: “Ma quando avverrà questo?Quando sarà il trionfo dello Spirito sullacreazione, sul creato, su tutto. Sono do-mande umane, domande antiche, ha ri-marcato il santo Padre. Anche noi faccia-mo queste domande.

La Costituzione Conciliare “Gaudiumet spes”, di fronte a questi interrogativi cherisuonano da sempre nel cuore dell’uomo,afferma: «Ignoriamo il tempo in cui avran-no fine la terra e l’umanità, e non sappiamoil modo in cui sarà trasformato l’universo.Passa certamente l’aspetto di questo mondo,deformato dal peccato. Sappiamo, però, dal-la Rivelazione che Dio prepara una nuovaabitazione e una terra nuova, in cui abita lagiustizia, e la cui felicità sazierà sovrabbon-dantemente tutti i desideri di pace che salgo-no nel cuore degli uomini».

Ecco la meta a cui tende la Chiesa: è, co-me dice la Bibbia, la “Gerusalemme nuo-va”, il “Paradiso”. Più che di un luogo, sitratta di uno “stato” dell’anima in cui le no-stre attese più profonde saranno compiutein modo sovrabbondante e il nostro essere,come creature e come figli di Dio, giungeràalla piena maturazione. Saremo finalmen-te rivestiti della gioia, della pace e dell’amo-re di Dio in modo completo, senza più al-cun limite, e saremo faccia a faccia con Lui.

È bello pensare questo, pensare al Cielo. Tuttinoi ci troveremo lassù, tutti. È bello e donaforza all’anima.

In questa prospettiva, è bello percepirecome ci sia una continuità e una comunionedi fondo tra la Chiesa che è nel Cielo e quellaancora in cammino sulla terra. Coloro chegià vivono al cospetto di Dio possono infattisostenerci e intercedere per noi, pregare pernoi. D’altro canto, anche noi siamo sempreinvitati ad offrire opere buone, preghiere e lastessa Eucaristia per alleviare la tribolazionedelle anime che sono ancora in attesa dellabeatitudine senza fine.

Sì, perché nella prospettiva cristiana la di-stinzione non è più tra chi è già morto e chinon lo è ancora, ma tra chi è in Cristo e chinon lo è! Questo è l’elemento determinante,veramente decisivo per la nostra salvezza eper la nostra felicità.

Nello stesso tempo, la Sacra Scrittura ciinsegna che il compimento di questo disegnomeraviglioso non può non interessare anche

tutto ciò che ci circonda e che è uscito dalpensiero e dal cuore di Dio. L’apostolo Paololo afferma in modo esplicito, quando diceche «anche la stessa creazione sarà liberatadalla schiavitù della corruzione, per entrarenella libertà della gloria dei figli di Dio».

Altri testi utilizzano l’immagine del “cielonuovo” e della “terra nuova”, nel senso chetutto l’universo sarà rinnovato e verrà libera-to una volta per sempre da ogni traccia di ma-le e dalla stessa morte. Questo è il disegno cheDio, Padre, Figlio e Spirito Santo, da semprevuole realizzare e sta realizzando.

«Cari amici – ha concluso Papa Francesco– quando pensiamo a queste stupende realtàche ci attendono, ci rendiamo conto di quantoappartenere alla Chiesa sia davvero un donomeraviglioso, che porta iscritta una vocazionealtissima. Chiediamo allora alla VergineMaria, Madre della Chiesa, di vegliare sempresul nostro cammino e di aiutarci ad essere, co-me lei, segno gioioso di fiducia e di speranza inmezzo ai nostri fratelli».

In Vaticano la Conferenza Internazionale del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari

La speranza per il mondo dell’autismoDal 20 al 22 novembre il Pontificio Consiglio per gli Operatori

Sanitari e la Pastorale della Salute, presieduto dall’arcivescovo polaccoSigmund Zimowski, ha celebrato la ventinovesima ConferenzaInternazionale, sul tema “La persona con disturbi dello spettro autisti-co: animare la speranza”, nell’Aula Nuova del Sinodo in Vaticano.

Già nella conferenza stampa di presentazione, l’arcivescovoZimowski, aveva sintetizzato le motivazioni: «Perché organizzare unaConferenza Internazionale sull’autismo? Il nostro Pontificio Consigliosi è già interessato in passato di questo argomento, con la preparazionedi tre messaggi, in occasione della Giornata mondiale dell’Autismo, chesi celebra il 2 aprile di ogni anno. Le persone, giovanissime, giovani edadulte, che presentano forme gravi di tali disturbi, richiedono un enor-me impegno da parte del nucleo familiare di appartenenza, del tessutosociale, degli educatori, dei medici e di tutti gli operatori socio-assisten-ziali e pastorali.

Le innumerevoli difficoltà, a partire da quelle etiche, morali e spiri-tuali, che affrontano sia le persone con disturbi sia chi se ne prende cu-ra, hanno portato a scegliere un tema così importante, difficile e delica-to. Come negli anni scorsi, ci siamo adoperati affinché sia un appunta-mento autenticamente internazionale, a carattere medico-scientifico epastorale, con la presenza di relatori e partecipanti provenienti dai 5Continenti effettivamente rappresentati».

Tra gli interventi più significativi c’è stato quello di Fabrizio Oleari,già Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, che ha sintetizzato le po-litiche e le strategie europee sull’argomento e quello di Mark Johnson,Direttore del Centro sul Cervello e lo Sviluppo Cognitivo del BirkbeckCollege dell’Università di Londra, che ha presentato la Rete BASIS, chetende ad individuare una diagnosi precoce in modo da ridurre gli effet-ti con l’identificazione dei disturbi.

I lavori, preceduti dalla celebrazione dell’Eucaristia nella Basilica diSan Pietro, presieduta dal Cardinale George Pell, sono iniziati con unsaluto del Ministro della Salute Beatrice Lorenzin e hanno trovato l’api-ce in due interessanti tavole rotonde internazionali, nel pomeriggio del21, la prima in cui genitori, educatori, volontari, operatori pastorali e sa-nitari, hanno affrontato il metodo e il contributo delle diverse figure

coinvolte nell’accompagnamento e nell’educazione delle persone condisturbi dello spettro autistico e la seconda in cui esperti provenienti davari continenti hanno presentato le esperienze di assistenza ed accom-pagnamento in alcune comunità cristiane.

Ancora significativo l’intervento di conclusione di Massimo Petrini,Preside dell’Istituto Internazionale di Teologia Pastorale SanitariaCamillianum, che ha espresso raccomandazioni sulle future strategieoperative pastorali.

La vera conclusione della Conferenza Internazionale si è, però, avu-ta nell’incontro con Papa Francesco, nella mattina del 22 novembre, l’in-contro iniziato con un momento di preghiera e di testimonianze dalmondo dell’autismo, intercalati da brani musicali, alla presenza delSanto Padre, ha avuto il sapore della preghiera e della festa, con canti difesta e di coinvolgimento.

Le parole del Santo Padre: «È necessario l’impegno di tutti per pro-muovere l’accoglienza, l’incontro, la solidarietà, in una concreta operadi sostegno e di rinnovata promozione della speranza, contribuendo intale modo a rompere l’isolamento e, in molti casi, anche lo stigma chegravano sulle persone affette da disturbi dello spettro autistico, comespesso anche sulle loro famiglie. Nell’assistenza alle persone affette daidisturbi dello spettro autistico è auspicabile quindi creare, sul territo-rio, una rete di sostegno e di servizi, completa ed accessibile, che coin-volga, oltre ai genitori, anche i nonni, gli amici, i terapeuti, gli educato-ri e gli operatori pastorali. Queste figure possono aiutare le famiglie asuperare la sensazione, che a volte può sorgere, di inadeguatezza, diinefficacia e di frustrazione».

Circa 3000 persone hanno affollato l’Aula Paolo VI e tra esse vi era-no malati, provenienti da Napoli, accompagnati dai volontari del CorpoItaliano di Soccorso dell’Ordine di Malta e della Associazione BuonaSanità, e una folta rappresentanza del personale dell’Ospedale LoretoMare. Monsignor Zimowki, nel saluto al Santo Padre, ha annunciato,come tradizione, il tema della Conferenza Internazionale del prossimoanno, che prenderà spunto dal ventesimo anniversario dell’EnciclicaEvangelium Vitae.

Luigi Castiello

Primo Piano CittàNuova Stagione 7 dicembre 2014 • 11

I numeridel problemaSpesa stimata italiana annuale apersona. Circa 1260 euroPersone dipendenti dal giocod’azzardo: 800milaInoltre, secondo ilCoordinamento NazionaleGruppi per Giocatori d’Azzardo,è stimato che in Italia vi siano 1milione e 720mila giocatori arischio.I giocatori patologici dichiaranodi giocare oltre tre volte allasettimana, per più di tre ore allasettimana e di spendere ognimese dai 600 euro in su, con idue terzi di costoro cheaddirittura spendono oltre 1200euro al mese.Fatturato nazionale del giocolegale: 76,1 miliardi di euroCon questa cifra l’Italia occupail primo posto in Europa e ilterzo nel mondo tra i Paesi dovesi gioca di più.Fatturato nazionale del giocoillegale: 10 miliardi di euroL’azzardo illegale si concentrasulle giocate on line e sulle slotmachineSlot machine presenti in Italia:400mila, una ogni 150 abitanti.In Campania si contano 16.989punti di accesso al gioco, ossiaquei locali dove si vendonogiochi d’azzardo come attivitàsecondaria poiché quellaprincipale è un’altra: bar,albergo, punto di ristoro, e 1.140vere e proprie strutture dedicatecome esercizi commerciali postiin funzione con lo scopoprincipale di gestire il gioco conun’organizzazione e unastrumentazione specifica: saleBingo, raccolte scommesse equant’altro. La spesa procapite sommata diLotto e Superenalotto a Napoli eprovincia ammonta a 207 euromentre quella per slot machineraggiunge i 482 euro.Le previsioni per l’anno in corsoparlano di 100 miliardi di eurodi gioco legalizzato, rispetto agli85 del 2013 e di 20 miliardi dieuro per il gioco illegale.Sempre per il 2014, i giocatorigiovani passeranno da 700milaa 4 milioni mentre gli anzianirappresenteranno oltre il trentaper cento della popolazione.Infine i malati cronici, valutati acirca un milione.

Il messaggiodel Ministrodella SaluteRingrazio per il gentile invito a prendere parte,

al Convegno “La vita in gioco”. Data la significati-vità del tema trattato, sarei intervenuto volentieri,purtroppo concomitanti impegni non me lo con-sentiranno. L’occasione mi è comunque graditaper affrontare una tematica che riveste significa-tiva rilevanza, sia per il Ministero della Salute, pergli oggettivi profili di carattere sanitario, che perl’intero governo, attese le dimensioni di carattereanche sociale che ha assunto il fenomeno del gio-co d’azzardo.

Da tempo, infatti, accanto allo scenario di usoe abuso di sostanze (droghe, psicofarmaci, alcol,tabacco) si va profilando la crescente diffusionedella cosiddetta dipendenza “sine substantia” ov-vero il gioco d’azzardo patologico (Gap), fenome-no noto come “ludopatia”.

Si tratta di un quadro clinico che ha in comu-ne con la dipendenza da sostanze il comporta-mento compulsivo, che produce effetti sulla salu-te seriamente invalidanti. Al riguardo, è utile sot-tolineare come l’Osservatorio istituito dall’artico-lo 7, comma 10 della Legge 8 novembre 2012(Legge di conversione del decreto legge 13 settem-bre 2012, n. 158), al fine di valutare le misure piùefficaci per contrastare la diffusione del giocod’azzardo patologico (Gap) e il fenomeno della di-pendenza grave, ha approvato all’unanimità unastrategia di intervento tradotta in un Pianod’Azione Nazionale (Pan) rivolto alla prevenzionedelle problematiche connesse al gioco.

Il Piano, proposto e coordinato sotto l’aspettotecnico scientifico dal Capo Dipartimento dellePolitiche Antidroga della Presidenza del Consigliodei Ministri, è stato definito in collaborazione econ il contributo di membri esperti individuati daiMinisteri della Salute, dell’Istruzione,dell’Università e della Ricerca, dello SviluppoEconomico, da esponenti delle associazioni rap-presentative delle famiglie e dei giovani e dei con-sumatori (Age, Codacons e Moige), dai rappresen-tanti dei Comuni.

Inoltre, allo scopo di individuare le misure piùidonee per contrastare il gioco patologico, è statocoinvolto anche un Comitato consultivo di sup-porto, composto da 40 rappresentanze nazionalidei collaboratori dei più rappresentativi gruppiassociativi di area specifica e dei concessionari digioco – istituito appositamente per consentireun’ampia e trasversale partecipazione della so-cietà civile alla definizione del Piano stesso.

Il Pan rappresenta uno strumento strategico edi aiuto alla programmazione generale, indispen-sabile per poter meglio coordinare e integrare gliinterventi su tutto il territorio nazionale e indiriz-zare in maniera sostenibile le varie progettualitàche possono essere messe in campo da varie e dif-ferenti organizzazioni operanti nel settore edaventi diversi livelli di competenze e responsabi-lità. Esso, quindi, contiene una serie di indirizziutili a sviluppare un’azione coordinata, attraversoattività concrete a cui ognuno, per propria compe-tenza e responsabilità, potrà fare riferimento persviluppare progetti finalizzati e coerenti con lastrategia condivisa.

A partire dagli ultimi mesi del 2012 già si era af-fermata, in modo sempre più forte, l’attenzioneverso i fenomeni di gioco patologico, la quale hatra l’altro portato all’adozione di specifiche dispo-sizioni finalizzate alla prevenzione di tali fenome-ni (ad esempio con la legge sopra citata, istitutivadel menzionato Osservatorio).

Si è pertanto, ritenuto che eventuali iniziativecomunicative da adottare avrebbero dovuto con-centrarsi proprio sul tema della prevenzione; perquesto motivo il Pan prevede azioni del tutto coe-renti con tale obiettivo di comunicazione istitu-zionale e si articola anche nella realizzazione e dif-fusione di spot tv e radio, su reti locali e reti nazio-nali e nella promozione di azioni di comunicazio-ne specifica e di approfondimento specialistico.

Sono certa che il Convegno rappresenteràun’occasione significativa, utile ad affrontare, concompetenza e professionalità, l’argomento e dallaquale emergeranno interessanti spunti sui qualiriflettere.

Pertanto, certa dell’importanza di una conti-nua e sistematica azione di contrasto al fenomenodella ludopatia, le invio i più cordiali saluti.

Beatrice Lorenzin

Convegno sulla ludopatiacon il Cardinale Sepe, le aggregazioni laicali e l’associazione Scienza e Vita

La vita non è un giocoIn Diocesi un centro di ascoltoper le persone che soffrono

servizio a cura di Rosanna Borzillo

C’è chi propone di modificare l’articolo 1 della Costituzione italiana: «L’Italia è unaRepubblica fondata sul gioco d’azzardo» proprio perché i dati parlano chiaro: nel 2013 il gio-co on-line è cresciuto del 163% e l’Italia è il primo paese in Europa per numero giocatori,mentre il 57% della popolazione campana è definita a rischio patologia. Il cardinaleCrescenzio Sepe al convegno, promosso dalle aggregazioni laicali e dall’associazione“Scienza e vita”, sabato 29 novembre, nella splendida cornice del conservatorio di San Pietroa Majella parla di «azzardopatia».

«Perché – spiega - giocare è piacevole e, invece, qui si tratta di una vera patologia». Cosìla diocesi di Napoli si mobilita e annuncia la nascita di un centro di aiuto per chi soffre di di-pendenze legate al gioco d’azzardo. La struttura, presso la sede della Caritas, «sarà uno spor-tello di ascolto, di aiuto e sostegno». «Non vogliamo sostituirci a nessuno – chiarisce l’arcive-scovo – ma mettiamo in campo le nostre risorse perché possano operare per il bene comune».«Fare rete»per sconfiggere un fenomeno che, in Campania, chiama in causa soprattutto i gio-vani: «Il 20 per cento degli adolescenti, di età compresa tra i 10 e i 17 anni frequenta le sale dagioco – denuncia Luisa Franzese, direttore scolastico regionale -. I bambini tra i 7 e i 9 annispendono la loro paghetta settimanale in gratta e vinci».

Ma il pericolo – aggiunge - «è tra le mura domestiche, dove i ragazzini sono lasciati soli di-nanzi ai computer. Non possiamo farcela: occorre la collaborazione delle famiglie, della Chiesa,della parrocchia».

Il giocatore “tipo”, delineato da Riccardo Vizzino, presidente dell’associazione “Il Dado”,da tempo operante sul territorio, lascia perplessi: giovane, single, disoccupato. Solitudiniche trovano come interlocutore la strada e come miraggio il guadagno in 106 sale e 2.115 eser-cizi commerciali a Napoli. In Campania i numeri non rassicurano: 16.989 locali e 1.140 strut-ture dedicate, contro i 23.656 locali presenti in Lombardia e le 1.011 strutture presenti. «E ledonne over 45 – spiega Vizzino – sono in numero superiore in tutta Italia: la cifra di chi ha pun-tato almeno una volta si è raddoppiata».

Casalinghe che spendono i soldi della spesa in “gratta e vinci”, il gioco preferito dopo lot-to e superenalotto, acquistabile al supermercato, all’ufficio postale. Vizzino spiega che «og-gi sono circa 488 milioni di ore quelle che i giocatori d’azzardo passano giocando, equivalenti a70 milioni di giornate di lavoro perse».

Tutto ciò ha “solleticato” gli appetiti della camorra, come denuncia il giornalista Toni Mirache, citando le indagini della magistratura, ha evidenziato come il gioco d’azzardo, sia lega-le che illegale, sia divenuto il «più grosso affare dei clan».

Alla base di tutto c’è – secondo monsignor Mario Cinti, vicario episcopale per i laici - «lasolitudine dell’uomo, dei più fragili, delle nostre “periferie” che vanno sostenute». Perciò, le ag-gregazioni laicali chiedono azioni concrete. «dall’incremento della formazione – sottolinea ilpresidente di “Scienza e vita” di Napoli, Antonio Palma - alla mobilitazione dell’opinione pub-blica perché stimoli le istituzioni ad agire». Come per l’osservatorio regionale sulla ludopatia,deliberato dalla Regione Campania, ma in attesa di essere attivato. «In cantiere – aggiunge ilpresidente del Consiglio regionale Campania, Pietro Foglia – c’è ancora l’istituzione del mar-chio “Slot free” per gli esercenti virtuosi, oltre all’esposizione di cartelli informativi sulla ludo-patia».

Concordano le aggregazioni, che chiedono la modifica dell’articolo 415 del codice civileperché i ludopatici siano inabilitati (come accade per chi usa alcool o droga), dal momentoche danneggiano economicamente le loro famiglie e che si punti su una comunicazione noningannevole. Come sta accadendo anche a livello governativo: ai convegnisti il messaggio delministro della Salute Beatrice Lorenzin in cui si ribadisce l’attenzione del Governo alla pro-blematica e la realizzazione «di spot tv e radio sul tema della prevenzione».

Città Nuova Stagione12 • 7 dicembre 2014

Baghetti in mostra all’Aeroporto Dopo il successo ottenuto con lamostra Alza lo sguardo a Milanoe Londra, Aaron Baghettipresenta una selezione diimmagini all’AeroportoInternazionale di Napoli.Ovunque nel mondo,percorrendo le strade dellemoderne metropoli, si osservanopersone assorte nel propriomicrocosmo, distanti dagli altrie da ciò che le circonda,immerse nel proprio quotidiano,ferme in un presente distratto.Alza lo sguardo è una mostrache vuole contrastare questasensazione di estraneazioneglobale e stimolare l’individuoad acquisire dettagli al di fuoridella propria portata visiva, adalzare lo sguardo versoprospettive futuristiche, reali,concrete, che nasconodall’ingegno umano, dallavolontà di evolversi e di superaresempre i propri limiti. In questocontesto si inserisce la città diNapoli con i suoi contrasti tramodernità e degrado, ottimismoe rassegnazione. L’Aeroporto Internazionale diNapoli intende dare unmessaggio di apertura versonuove frontiere, verso mete cheappaiono lontane ma che, inrealtà, tramite connections ,sono facilmente raggiungibiliproprio a partire da Napoli.La mostra presenta 10 fotografiescattate in diverse città delmondo, incluso un’immagine“inedita” realizzata dall’artista alCentro Direzionale di Napoli. Èvisitabile fino al 31 gennaiopresso l’AeroportoInternazionale di Napoli.Aaron Baghetti nasce a Milano.Suo padre Giancarlo, giornalistae fotografo, è stato un notopilota di Ferrari e Formula 1,unico esordiente ad avere vintoun Gran Premio di F1 allaprima gara. Aaron si interessaalla fotografia sin da bambino egià a sedici anni decide diseguire la propria passione ediventare fotografoprofessionista. La sua carriera si sviluppa peranni in ambito commerciale,spaziando dall’automobilismoalla musica, dalla moda aldesign, appassionandosi ad ogniprogetto con ardore e dedizione erifiutando ogni specializzazioneper essere libero di seguirel’ispirazione e le opportunità delmomento. Alcuni accadimentidella sua vita, come laprematura scomparsa del padre,lo segnano profondamente,favorendo allo stesso tempo losviluppo del suo mondointeriore più profondo e di unospirito di osservazione moltoacuto. Da ciò deriva la suaispirazione artistica, l’esigenzadi di guardare in alto, generandogli scatti potenti e univoci dellasua prima mostra Alza losguardo e di dedicarsi alla FineArt Photography.Dopo Milano (luogo di nascita)e Londra (città dove risiede), peramore viene [email protected]

III Edizione di “MondoDonna”, l’iniziativa

dedicata ai grandi temidell’universo femminile

Mai piùviolenza

di Adelaide Caravaglios

Nell’ambito della III Edizione di “MondoDonna”, l’iniziativa dedicata ai grandi temidell’universo femminile, in occasione del 25°anniversario della Convenzione dei diritti del-l’infanzia e dell’adolescenza, si è svolto merco-ledì 19 novembre 2014, presso la sala convegniG. Zannini della Clinica Mediterranea, l’incon-tro dal titolo “Violenza contro le donne e tuteladei minori: quali strategie”, interamente rivoltoad un tema attualissimo e nello stesso tempoprofondamente allarmante come quello, ap-punto, della violenza nei confronti delle don-ne. L’evento, patrocinato dalla RegioneCampania; il Comune di Napoli; l’ASL Napoli1; l’Unione Industriali di Napoli; la Camera diCommercio napoletana; l’Ufficio dellaConsigliera di Parità del Ministero del Lavoroe delle Politiche Sociali; l’OsservatorioItaliano di Vittimologia e l’Ipasvi e con la col-laborazione de “Il Mattino” di Napoli, ha vistouna folta partecipazione di pubblico.

Al dibattito – moderato da Armida Parisi,giornalista de “Il Roma” – hanno preso parteMaria Serenella Pignotti, medico pediatra e le-gale AOU Meyer di Firenze, nonché vice presi-dente dell’associazione “Federico nel cuoreOnlus” (un’associazione, intitolata al piccoloFederico Barakat, brutalmente ucciso dal pa-dre nonostante fosse in un ambito protetto,nata da poco e rivolta principalmente al soste-gno di iniziative in favore di bambini e donnemaltrattate); Maria de Luzenberger, sostitutoprocuratore della Repubblica presso ilTribunale per i minorenni di Napoli;Annamaria Raimondi, avvocato civilista,coordinatrice dell’area legale “Centro anti-vio-lenza” di Napoli e presidente dell’associazione“Salute Donna”; Elvira Reale, psicologa, diret-tore della U.O. di Psicologia Clinica, ASL NA 1centro e referente regionale della rete sanitariaantiviolenza e Mario Vasco, direttore dell’AreaAssistenza sanitaria della Regione Campania.

Dal confronto è emerso come il problemadella violenza sulle donne e, di riflesso, sui mi-nori, sia in forte crescita: lo confermerebbe an-che un’indagine pubblicata dall’Eures in colla-borazione con l’Ansa condotta nel mese di di-cembre 2012, secondo la quale tra il 2000 ed il2011 ci sarebbero stati in Italia ben 2.061 fem-minicidi, il 49.9% dei quali al Nord; il 30.7% alSud ed il 19.4% al centro. Si tratta di dati im-pressionanti che mostrano chiaramente comeil nostro Paese, nonostante la ratifica dellaConvenzione di Istanbul del 2011, sia ancorain forte ritardo nella valutazione ed identifica-zione del problema. Di qui, la necessità – emer-sa in sede di discussione e profondamente sen-tita dagli organizzatori dell’incontro – di ap-prontare strategie idonee a combattere una si-mile piaga e predisporre adeguati strumenti ditutela congiunta sia per le donne che per i bam-bini.

Laboratori di cittadinanza attiva realizzati nel corsode “La città dei ragazzi”, promossa nell’ambito

del Forum delle Culture di Napoli, presso l’IstitutoSacro Cuore dei Salesiani al Vomero

Il quartiere che vorrei…Il Vomero? Un quartiere dove in questo pe-

riodo ci sono più patatine che persone. Così itrecento studenti chiamati a descrivere la cittàche abitano hanno definito il Vomero, quartie-re a forte vocazione commerciale che vedonocome un “posto pieno di luoghi in cui o ci si ve-ste o si mangia.” Questa sintesi efficace è unadelle riflessioni emerse nel corso dei laborato-ri di cittadinanza attiva realizzati nel corso de“La città dei ragazzi” manifestazione promos-sa nell’ambito del Forum delle Culture diNapoli e svoltasi al teatro dell’Istituto SacroCuore dei Salesiani.

Gli studenti chiamati a raccolta in un appel-lo pubblico dalla cooperativa La Locomotiva,dalle associazioni Caraxe, Psicologi inContatto, Ventitrè, dall’Agesci e dallaMunicipalità 5 sono arrivati dagli istituti supe-riori Siani, Giordani, Sannazzaro, SacroCuore, Pansini per elaborare proposte utili amodificare la vivibilità del quartiere.

Divisi in gruppi tematici, si sono sofferma-ti sui temi della Pace, della Diversità culturale,dello Sviluppo Sostenibile, della Conoscenzaguidati da educatori che hanno fatto da facili-tatori del confronto nell’elaborazione di sognie bisogni.

Il loro Manifesto di Comunità, bussola cheutilizzeranno per immaginare e parteciparealla costruzione del futuro è innanzitutto unquartiere più ricco di luoghi dove potersi in-contrare per socializzare idee da trasformarein cultura e sapere. Vogliono costruire e abita-

re più luoghi di aggregazione e di incontro pergenerare un cambiamento in una zona che vie-ne identificata e vissuta come grande centrocommerciale diffuso.

Trasversale a tutti i gruppi il desiderio di ac-cedere al lavoro secondo le inclinazioni e il ta-lento di ognuno e la voglia di potersi guadagna-re da vivere ciascuno secondo le proprie capa-cità. Comune anche la voglia di esercitare il di-ritto a vivere, a studiare, a spostarsi e a diver-tirsi in un quartiere sicuro, pulito e servito dauna rete di trasporti pubblici efficienti e di vi-vere in una comunità capace di includere tuttisenza differenze.

Tutte queste istanze, raccolte in unManifesto di Comunità sono state ascoltate dairappresentanti della Municipalità: il presiden-te Mario Coppeto, dai presidenti diCommissione Marco Gaudino e Luigi Felaco esaranno la piattaforma, su cui gli stessi studen-ti saranno chiamati a lavorare in futuro.

Nel corso della mattinata il rapperLucariello, autore musicale della serie televisi-va Gomorra, ha coinvolto le scolaresche in unfreestyle molto partecipato.

L’evento è stato realizzato in collaborazio-ne con A.M.I., Associazione Marco Mascagna,Chi Rom e chi no, IOCISTO, Operatori di Pace,Presidio di Libera Vomero Arenella, sono in-tervenuti Arnaldo Rossi, direttore educativo deLa Locomotiva, Maria Grazia Falciatore esper-ta di programmazione partecipata, AnnaFalciatore di Caraxe.

Nasce iclesia, la prima social app per la Chiesa

Il Santo Padre Francesco ha detto che Internet è un dono di Dio, perché può offrire maggioripossibilità di incontro e di solidarietà tra tutti. E’ proprio per questo che è nata iclesia, la primasocial app, gratuita e benefica, dedicata alle Chiese e alle loro comunità, uno strumento per con-dividere informazioni con i fedeli e per metterli in contatto tra loro.

Iclesia è una piattaforma (costituita da portale web e app per smartphone con Android e iOS)messa gratuitamente a disposizione di tutte le realtà religiose cristiane. E’ un luogo virtuale perincontrarsi, condividere bollettini parrocchiali, orari delle Sante Messe e tutte le informazionisu battesimi, comunioni, matrimoni, funerali, inviti ai campi scuola, gite, pellegrinaggi; per par-tecipare a discussioni sul Vangelo, sul catechismo o su argomenti di interesse dei fedeli; per vei-colare ogni comunicazione in modo semplice e immediato.

Iclesia è un’opportunità per le parrocchie, gli ospedali, i patronati, le scuole, i centri scout, icinema parrocchiali e tutte le realtà religiose cristiane del territorio: con l’iscrizione, ogni grup-po reale diventa anche una “iclesia”, una comunità virtuale. E’ uno strumento gratuito e prontoall’uso, il cui utilizzo non richiede alcuna competenza specifica. Per creare la propria iclesia ba-sta scaricare la app gratuita o accedere al sito, e ricevere l’autorizzazione a diventare ammini-stratore. Da quel momento è possibile inserire testi di presentazione e immagini, pubblicareinformazioni, dialogare con “le voci” (i propri follower). A differenza di Facebook e di altri socialnetwork, iclesia è un ambiente controllato e sicuro: ogni iclesia è infatti gestita da un ammini-stratore verificato, il quale controlla tutto ciò che avviene nel suo “sagrato virtuale”, moderandole conversazioni e gestendo le informazioni. Amministratori degli spazi sono i parroci, i frati ole persone da loro delegate, che potranno controllare e autorizzare tutte le attività all’interno del-la loro iclesia. Quanto agli utenti, quelli anonimi possono soltanto leggere le informazioni e lenotizie (bacheca virtuale), mentre quelli registrati possono ricevere le notifiche sulle novità del-le iclesie che hanno deciso di seguire; potranno poi partecipare attivamente con propri post insagrato (forum) solo previa autorizzazione dell’amministratore.

Iclesia è anche uno strumento solidale: presto si potrà infatti diventare sostenitori della pro-pria iclesia. Il bar, il fiorista, la pasticceria del paese, in generale le attività del territorio potran-no infatti diventare sostenitori, aiutando con della beneficenza la loro iclesia. Anche in questocaso, previa autorizzazione dell’amministratore. E’ possibile inviare le candidature per diventa-re amministratori iclesia e far vivere in un click il proprio sagrato virtuale: parroci, persone di lo-ro fiducia o chiunque desideri diventare amministratore di una iclesia può inviare la propria po-sizione al seguente indirizzo [email protected] oppure fare richiesta attraverso l’apposito formin www.iclesia.com

CittàNuova Stagione 7 dicembre 2014 • 13

Dieci borse-lavoroper MilanoExpo 2015Al Suor OrsolaBenincasa il primoMaster italiano inManagement eComunicazione perla Green Economy.Iscrizioni aperte fino al 15 dicembre

Il nuovo percorso di altaformazione post laurea ideatodall’Università Suor OrsolaBenincasa di Napoli nasce incollaborazione con l’Expo 2015e mette a concorso dieci borselavoro da 700 euro al mese perun tirocinio formativo-professionale di sei mesi aMilano durante lo svolgimentodell’Expo, dal 1 maggio al 31ottobre 2015. SI tratta di una grandeoccasione formativa e diinserimento professionale in unsettore emergente come quellodella “green economy” che, comespiega Umberto Costantini,docente di Teorie e tecniche delleAnalisi di mercato al SuorOrsola e coordinatore didatticodel Master, rappresenta oggi unanuova frontiera economica ingrado di produrre il ben-esseredelle persone, valorizzando laqualità della vita,salvaguardando l’ambiente e lerisorse naturali, promuovendola tutela delle produzioni locali,nell’ottica di una economiaverde e sostenibile, nonché unsettore in cui c’è un fortissimosviluppo occupazionale». Il corso, aperto a 50 laureati diogni disciplina, si svolgerà dafine novembre a luglio 2015, conuno o due appuntamentisettimanali. Il termine per lapresentazione della domanda diiscrizione scade il 15 dicembre.Il percorso formativo siconcluderà con la realizzazionedi un progetto di lavorocoordinato da Aldo Zappalà,docente di Scritture creative peri Media e direttore della VillageDoc&Films, una delle principaliaziende nazionali di produzionetelevisiva e cinematografica. «Le competenze teoriche epratiche apprese durante ilMaster – anticipa Zappalà, tra icoordinatori didattici del corso –verranno indirizzate versol’ideazione e la realizzazione diun progetto di comunicazioneaziendale multimediale pertestare sul campo quantoappreso nella complessità ditutti i moduli didattici eproporre alle aziende coinvoltenel Master nuove soluzioni dicomunicazione». Per saperne di più è possibileconsultare il bando suwww.unisob.na.it/greeneconomy

Curtis Edward McCarthy, ex condannatoa morte riconosciuto innocente

ha incontrato i detenuti di Poggioreale

Non cedere alla vendetta

Un incontro davvero straordinario, quellodi Curtis Edward McCarthy condannato amorte nello Stato dell’Oklahoma con 60 dete-nuti del carcere di Poggioreale. Curtis oggi èstato liberato, riconosciuto innocente dopo 22anni di cui 19 trascorsi nel braccio della mor-te. Un perito che poi è stato licenziato avevafalsificato le prove ma con l’esame del Dna si èriusciti a dimostrare la sua innocenza.

Era stato condannato per l’omicidio di unasua amica, Pamela Kaye Willis, che all’epocaaveva 18 anni e fu trovata morta nella sua ca-sa. Curtis proviene da una buona famiglia, i ge-nitori fanno volontariato con gli anziani, malui aveva cominciato a frequentare giovanisbandati della sua età e aveva conosciuto l’e-sperienza della droga. E proprio partendo dalsenso di colpa per aver distrutto la sua vita equella della sua famiglia per queste cattive fre-quentazioni ha cominciato il suo racconto.

Una storia che ha toccato il cuore e com-mosso i reclusi dell’Istituto intitolato aGiuseppe Salvia. L’insolito colloquio è statoaperto dai saluti del direttore Antonio Fullonee introdotto da Antonio Mattone, dellaComunità di Sant’Egidio che ha organizzatol’evento. Erano presenti anche il comandantee il cappellano don Franco Esposito. Curtis haparlato della vita nei bracci della morte, dellapovera gente che si incontra perché non si han-no i soldi per pagarsi una buona difesa, dell’al-lontanamento improvviso dai suoi affetti e dal-la sua famiglia. Ma anche delle intense amici-zie che sono nate in questo luogo di sofferenzae del dolore nel vedere i suoi compagni, uno auno, spegnersi con l’iniezione letale.

Tante le domande dei carcerati diPoggioreale: «A chi chiedevi aiuto nel bracciodella morte, a Dio? Sei stato risarcito? Crediancora nella giustizia? Com’è la tua vita ora,hai potuto recuperare qualcosa dei tuoi anni inprigione? Come puniresti chi ha fornito le pro-ve false e se fosse davanti a te che gli diresti?”E ancora. «Sei d’accordo con la pena di morteai pedofili?» Tante domande profonde e since-re con la risposte scandite in alcuni momentida forti applausi. Curtis rispondendo a chi gliha chiesto cosa avesse provato una volta libe-ro, ha detto che “non c’era nessun motivo perfesteggiare la sua uscita dal braccio della mor-te, non ha portato felicità a nessuno e la sua vi-ta era ormai rovinata”. Oggi gira il mondo conla Comunità di Sant’Egidio per parlare dellacrudeltà e della inutilità della pena di morte,che aggiunge violenza a violenza e che semprepiù spesso fa altre vittime innocenti, come eralui. Questo incontro si inserisce nella GiornataInternazionale Città per la vita, Città contro lapena di morte ideato dalla Comunità diSant’Egidio che ha visto il 30 novembre più di1900 città del mondo illuminare i loro monu-menti più belli per dire no alla pena di morte.Alla fine tutti hanno voluto salutarlo e stringer-gli la mano. «Hai un cuore grande», gli ha det-to un carcerato mentre andava via. E un altrogli ha dato un rosario da portare sulla tomba diPamela, la donna di cui era stato accusato del-la uccisione. Davvero un’occasione straordina-rio che mostra come dovrebbe essere il carce-re: non un luogo punitivo, ma posto dove si pos-sono vivere emozioni e sentimenti forti e dovesi può scoprire una umanità che commuove icuori più induriti e cambia la vita.

Comunicare la culturadell’amicizia

di Francesco Dandolo

Un migliaio di persone provenienti da vari Paesi a Città della Scienza, in occasione della fe-sta dei trenta anni della Scuola di Lingua e Cultura Italiana della Comunità di Sant’Egidio.Immigrati e profughi, insieme a un gruppo di anziani ospiti di vari istituti e case di cura dellaprovincia partenopea, hanno pranzato negli spazi di Città della Scienza con piatti multietnici edella tipica cucina napoletana. La sala Newton si è popolata di studenti provenienti da ogni con-tinente: Sri Lanka, Filippine, Kyrgyzstan, India, Ucraina, Georgia, Bulgaria, Romania, Russia,Perù, Ecuador, Salvador, Guinea Conakry, Brasile, Nigeria, Senegal, Algeria, Marocco, per cita-re solo alcuni dei Paesi rappresentati. Si è trattata di una partecipazione sentita e calorosa per ilforte legame che ciascun immigrato ha con la Scuola, riferimento eminente per chi giunge inCampania dopo lunghi e pericolosi viaggi.

Nata a Roma agli inizi degli anni Ottanta, la Scuola ha preso avvio a Napoli nel 1989. Postanel Centro storico, e dal 1997 a via San Nicola a Nilo, nei dintorni di Spaccanapoli, la Scuola hafin da subito svolto una rilevante funzione sociale nel creare coesione, innanzitutto sotto il ver-sante di adeguate strutture formative ed associative.

In venticinque anni, la Scuola ha diplomato quasi quindicimila studenti provenienti da 115diversi Paesi del mondo. Tanti hanno ottenuto la certificazione Celi rilasciata dall’Università perStranieri di Perugia. Negli anni successivi sono nate altre Scuole similari a Caserta, CastelVolturno, Villa Literno, Marigliano, San Marcellino e Quarto.

Daniela Pompei, responsabile dei servizi che la Comunità di Sant’Egidio offre agli immigra-ti ed esperta dell’evoluzione dei flussi migratori in Italia e a livello internazionale, ha evidenzia-to che la Scuola è un luogo in cui si impara la lingua, ma è anche un grande approdo di amore edi fraternità: «La storia di questa Scuola è una storia di un’Italia migliore perché non si insegnafreddamente una lingua ma si comunica la cultura dell’amicizia».

Varie le testimonianze di studenti ed ex studenti. Jacoube, del Benin, che oggi è un attore diteatro e di fiction, ha detto: «Non saprei dire come sarebbe stata la mia vita oggi senza la Scuola,perché la conoscenza della lingua è una chiave che non si compra, ma che si dona, grazie allaComunità di Sant’Egidio, a tutti coloro che vengono da lontano».

Mohamed, algerino, ha ricordato come la Scuola l’ha aiutato a tener vivo il sogno di aiutaregli immigrati che vengono dall’Africa: «E oggi il mio sogno si è realizzato, sono un mediatore cul-turale. Sono accanto alla Comunità di Sant’Egidio nell’aiutare tanti profughi che si trovano indifficoltà».

Ajith, dello Sri Lanka, ha ricordato che la Scuola è sempre aperta a tutte le etnie e le religio-ni: «Gli insegnanti della Comunità di Sant’Egidio sono persone che seguono il Vangelo, aiutano glialtri in modo gratuito, senza pretendere nulla in cambio».

Molti poi hanno spiegato come la Scuola costituisca un luogo di crescita umana dove perce-pire i bisogni dei più deboli. Lizbeth, del Perù, giunta in Italia ancora giovanissima per sostene-re la famiglia, attraverso la Scuola ha conosciuto il mondo dei Rom ed ha iniziato a collaborarecon l’ambulatorio della Comunità di Sant’Egidio che assiste madri e bambini dei campi nella pe-riferia della città: «Oggi sono contenta di andare all’ambulatorio per trascorrere del tempo con ibambini rom e invito tutti a fare la stessa cosa».

Anche per Amarjit, dell’India, la storia è simile. Dalle campagne del casertano, dove accudi-va le bufale, Amarjit, che ha conosciuto la Scuola a Villa Literno, si è ritrovato senza lavoro. Nonsapeva come fare, ma i maestri lo hanno aiutato, trovandogli una nuova occupazione. Oggi lavo-ra in una casa famiglia per disabili e la sua famiglia lo ha raggiunto. Sua figlia, Tallvinn, frequen-ta l’Università. Yurij, dell’Ucraina, ha ricordato che la Scuola lo ha cambiato profondamente:«Qui ho incontrato tante belle persone, con il cuore grande, ma, soprattutto, ho scoperto la gioia diaiutare le persone povere, chi è meno fortunato di noi. Posso dire che il mio modo di pensare rispet-to a chi sta peggio è radicalmente cambiato. Ogni giovedì vado ad aiutare a preparare i pasti per inostri amici di strada».

Non sono mancate le testimonianze dei rifugiati che, negli ultimi anni, sono giunti inCampania. Ndagho, dal Ghana, è scampato ad una guerra etnica che ha causato la morte del pa-dre. Dalla Libia, ha raggiunto Lampedusa in un barcone. «Ma la vita in Italia non è facile. È dif-ficile trovare una casa, un lavoro, persino da mangiare.

Anche fare amicizia non è facile, per questo la Scuola è importante: è un luogo dove trovareamici, dove imparare a conoscersi e rispettarsi tra persone di cultura e religione diversa, comeha raccontato Snezhanka, dalla Bulgaria: «Stare insieme con gli altri rispettando la diversità e sen-za rinunciare alla propria identità è non soltanto un segno di civiltà, ma soprattutto è un arricchi-mento culturale, intellettuale e umano che favorisce la nostra crescita. Sono felice di essere parte del-la grande famiglia della Comunità di Sant’Egidio, grazie alla quale mi sento cittadina del mondo».

Ghergana, dalla Bulgaria, ha inviato una lettera in cui fra l’altro osserva: «Per me la nostraScuola era una dimora dove regnavano lo spirito di solidarietà, l’affiatamento e l’amicizia».Al ter-mine dell’assemblea, è iniziata una grande festa, con balli peruviani, bulgari e kirghisi, e cantidei cori filippino, bielorusso, ucraino e cingalese. È stato un momento di festa ma anche l’occa-sione per rinnovare il proprio desiderio di vivere insieme, nella pace e nella solidarietà.

Cultura Nuova Stagione14 • 7 dicembre 2014

Il Premio “Napoli C’è” compie dieci anni La ricorrenza festeggiata sul palcoscenico del Teatro San Carlo, per l’occasione gremito di oltre 1200 spettatori

Ideato e organizzato dalla rivista mensi-le l’Espresso napoletano (edizioni Rogiosi),«Il premio Napoli c’è dimostra che la cultu-ra e la voglia di fare in città sono più che maivive e che, di contro alle congiunture econo-miche sfavorevoli, vanno avanti con intra-prendenza e coraggio - ha detto l’assessorealla Cultura del Comune di Napoli NinoDaniele - Deus ex machina dell’iniziatival’imprenditore culturale Rosario Biancoche con la sua casa editrice Rogiosi offrechance ai giovani scrittori e con la sua rivi-sta l’Espresso napoletano racconta laNapoli migliore. Il premio, che giunge que-st’anno alla decima edizione, è chiaramenteun’attività più che lodevole e meritevole del-l’appoggio istituzionale».

«Napoli è una città piena di contraddi-zioni ma è difficile non amarla se si è figlisuoi - ha spiegato Rosario Bianco, editoreRogiosi - l’obiettivo del Premio è e restaquello di conferire un riconoscimento aquei cittadini illustri che con il loro operatodimostrano di esserci».

La serata è stata presentata da GinoRivieccio e Serena Rossi. Momenti di musi-ca e spettacolo con Peppe Barra, uno dei piùgrandi artisti di Napoli che con la sua voce ela sua interpretazione fa brillare la storiamusicale della città e con l’Ensemble stru-mentale del Teatro di San Carlo, diretto dalmaestro Maurizio Agostini, che ha propostoFantasie, con la rielaborazione musicale acura di Edoardo Panariello. In palcoscenicoanche due artisti premiati negli anni scorsi,

gionale dell’Arma dei Carabinieri GeneraleCorpo d’Armata Franco Mottola dal procu-ratore capo di Napoli Giovanni Colangelo,all’imprenditore Pastificio Ferrara LucaFerrara dal presidente della Camera diCommercio Maurizio Maddaloni, al diret-tore del Centro di Produzione Rai di NapoliFrancesco Pinto dall’assessore alla Culturadi Napoli Gaetano Daniele, all’imprenditoreantiracket Antonio Mennella da donAntonio Palmese, all’avvocato GerardoMarotta dal sindaco di Napoli Luigi deMagistris, al redattore capo redazione TgrCampania Antonello Perillo dall’ex procura-tore capo di Napoli Giandomenico Lepore.

In occasione del decennale, inoltre, pre-mio speciale ‘Napoli c’è’ - un pulcinella chestringe tra le due mani un 1 e uno 0 per il de-cennale del riconoscimento, sempre dell’ar-tista Lello Esposito - a Carlo Alemi, PeppeBarra, Vincenzo Cafarelli, Genaro D’Amato,Calogero di Carlo, Gennaro Ferrara, DaniloIervolino, Giandomenico Lepore, GiovanniMaddaloni, Amedeo Manzo, AntonioMarfella, Mario Morra, Claudio Mungivera,Franco Roberti, Antonio e Arturo Sergio,Antonio Schiano, Pasquale Scialò, AngeloTranfaglia.

Non ha fatto sentire la sua mancanza ilcardinale Crescenzio Sepe, sempre presen-te tra gli ospiti in platea ma assente que-st’anno per un impegno improrogabile fuo-ri città. Sepe ha infatti lasciato un suo salu-to e una sua benedizione in un videomessag-gio: «A Maronn v’accumpagna».

Gigi Finizio che ha cantato l’inedita «Miavrai, ti avrò», e Monica Sarnelli con la sua«Un posto al sole».

Il ‘Premio Napoli c’è’, una creazione del-l’artista Lello Esposito, è stato conferito alSovrintendente Teatro di San CarloRosanna Purchia da Rosario Bianco, al pre-sidente Corte d’Appello di Napoli Antonio

Buonajuto dal procuratore nazionale anti-mafia Franco Roberti, al Presidente GipGiustino Gatti dall’assessore di NapoloAlessandra Clemente, al medico esperto dioncologia molecolare e biologia cellulare edirettore Ifom Unità di ricerca Pier Paolo DiFiore dall’ex procuratore generale di NapoliVincenzo Galgano, al Comandante interre-

Ricordato al teatro Politeama il 25° anniversario dell’approvazione della Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza

Costruire una società d’amoredi Annamaria Turiello

Una serata “di parole, musica, danza e riflessioni” al tea-tro Politeama, per celebrare, lo scorso 23 novembre, il ven-ticinquesimo anniversario dell’approvazione dellaConvenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza.

Uno spettacolo, sul tema “Uniti e diversi”, il cui ricavatoservirà a finanziare iniziative ed opere che da anni donMaurizio Patriciello convinto che «le lacrime di un bambinocapriccioso sono leggere, ma una sola lacrima di un bambinooppresso è più pesante dell’intera terra», realizza per risolve-re problemi, alleviare sofferenze della gente della martoria-ta terra dei fuochi.

L’evento di solidarietà è stato voluto ed organizzato daVincenzo Spadafora, Garante per l’infanzia e l’adolescenza.Nel teatro, gremito da persone di ogni età, erano presenti ilSindaco De Magistris con gli assessori all’istruzioneCalmieri e al welfare Gaeta.

Il Cardinale Crescenzio Sepe, impegnato a Roma per laCanonizzazione di San Ludovico da Casoria, ha fatto perve-nire una lettera nella quale esprimeva profondo apprezza-mento per la serietà, la passione, l’impegno forte e costantecon cui il Vincenzo Spadafora si dedica alla difesa dei debo-li e alla lotta contro ogni forma di discriminazione, sfrutta-

mento e violenza, veri crimini che gridano vendetta davantia Dio, per costruire una società d’amore.

Il pubblico ha seguito, tra commozione e divertimento, ivari artisti: da Massimo Andrei con la lettura del suo “Cunto”Cozzeca nera, Pio Piscicelli, giovane attore della serie“Braccialetti Rossi”, con il suo messaggio di vitalità e ottimi-smo, all’esibizione di danza di Kledi Kadiu e dei suoi balle-rini, che hanno conosciuto le difficoltà e traversie dell’emi-grazione, fino a Lino Banfi, ambasciatore dell’Unicef al qua-le è stata donata una statuetta offerta dalla ditta Ferrigno diSan Gregorio Armeno.

Particolarmente interessante lo spot sulla diversità“Siamo uguali perché tutti diversi”. «Ciascuno di noi è unicoe originale – ha commentato De Magistris – ma i diritti devo-no essere uguali per tutti. La persona differente costituisce unaricchezza, non un pericolo». Ai giovani il sindaco ha rivoltol’invito a non rinunciare mai ai propri ideali e a non smette-re mai di lottare per la libertà e la dignità umana «perchégiunti alla sera della vita, ciò che conta è l’amore che abbiamoriversato sugli altri».

Vincenzo Spadafora ha ricordato che è compito della so-cietà civile rimuovere ed annullare le differenze di opportu-

nità al fine di assicurare a tutti gli stessi diritti. Questo siste-ma di garanzia dei diritti deve essere voluto e perseguito dal-la politica oltre che con un’attenta e vigile opera legislativaanche con finanziamenti sostegni adeguati ad associazionie volontari che quotidianamente, si impegnano per elimina-re ingiustizie e discriminazioni.

La scelta di Napoli per la celebrazione della Giornata deidiritti dell’infanzia è nata dal desiderio di dimostrare che laCittà non è solo il regno di camorra, di criminalità e malaf-fare, ma anche una terra generosa dove moltissime personesi prodigano per aiutare chi soffre e per combattere abusi,sfruttamento, violenza e discrimini nazioni.

Soprattutto è una città dove, anche fra mille difficoltà econ scarsi mezzi, associazioni e scuole realizzano progetti eriescono a fare cose straordinarie in un momento segnatonel nostro paese da un preoccupante depauperamento ma-teriale, morale e culturale.

Oggi più che mai è importante non privare i ragazzi del-la loro infanzia e della loro adolescenza, è doveroso che ab-biano accesso alla cultura come mezzo insostituibile di ri-scatto sociale e di elevazione morale e spirituale.

Beato Franco da Siena Eremita carmelitano – 11 dicembre

Il suo culto fu approvato nel 1670, da Papa Clemente X per la diocesi di Siena e per l’OrdineCarmelitano. Francesco Lippi nacque a Grotti, presso Siena in una famiglia nobile; trascor-se la sua gioventù nella carriera delle armi e dandosi ad una sfrenata vita libertina. Avendoconquistato Sartiano dagli Orvietani, in quella spedizione perse la vista. Per ottenere di nuo-vo la facoltà di vedere, fece voto di cambiare vita e di pellegrinare a Compostella.

Ottenuta la grazia, sciolse il voto, recandosi in pellegrinaggio anche a Roma, a San Nicoladi Bari ed a Loreto. Ritornato a Siena ebbe l’occasione di ascoltare la predicazione del dome-nicano beato Ambrogio Sansedoni, colpito dalle sue parole, si ritirò come eremita in una pic-cola cella, dove rimase per cinque anni facendo grandi penitenze.

In seguito si fece converso carmelitano, vivendo in una cella solitaria presso la cappelladella Madonna. Ebbe doni profetici, frequenti apparizioni di Gesù, della Vergine e degli Angelie anche varie tentazioni diaboliche; a Siena si conservano vari strumenti ferrei da lui usati perla rigida penitenza; una maglia metallica, un collare, un cerchio per la testa, parte della cate-na con cui si flagellava. Morì a Siena l’11 dicembre 1291; parte delle reliquie furono portatenel Convento Carmelitano di Cremona.

Beato Giovanni Marinoni13 dicembre

Sacerdote dell’Ordine dei Chierici regolari detti Teatini, si dedicò insieme a San Gaetanoalla riforma del clero e alla salvezza delle anime e diede impulso al Monte di Pietà per l’aiutoai bisognosi. È chiamato il maestro dei santi teatini; nacque a Venezia il 25 dicembre 1490 dagenitori oriundi bergamaschi, al battesimo ebbe il nome di Francesco che cambiò in seguitoalla sua professione religiosa.

Allievo diligente negli studi fu chierico nella Collegiata di San Pantaleo, universitario aPadova, sacerdote di vita e pietà esemplare, divenne prima sacrista poi canonico della Basilicadi San Marco, cappellano dell’Ospedale degli Incurabili e infine divenne teatino il 9 dicembre1528, prendendo l’abito dalle mani di Giampietro Carafa che diverrà poi Papa con il nome diPaolo IV e facendo la sua professione in quelle di San Gaetano da Thiene il 29 maggio 1530.

Ottimo predicatore fu seguito ed ascoltato da folte e anche dotte schiere di fedeli fra cui al-cuni, divenuti vescovi e partecipanti al Concilio di Trento lo additarono come esempio di au-tentica predicazione evangelica. Rifiutò la sede arcivescovile di Napoli che il Papa teatinoPaolo IV voleva affidargli; nel 1558 iniziò dalle fondamenta la costruzione del nuovo conven-to di San Paolo Maggiore che sotto la direzione del dotto padre Gerolamo Ferro terminò nel1565, tre anni dopo la morte del Marinoni.

L’età avanzata e le malattie ne avevano minato la salute, mentre lui continuava intensa-mente il lavoro e lo zelo per la salute del prossimo, in quel tempo di epidemie di colera che fu-nestavano la città di Napoli e fu una epidemia che lo stroncò in pochi giorni, il 13 dicembre1562.

Le sue spoglie si venerano nella cripta della basilica di San Paolo Maggiore che è poi di-ventata una vera e propria chiesa con ingresso diretto nella piazza antistante e dove sono an-che le spoglie di San Gaetano da Thiene, del Beato Paolo Burali e altri venerabili confratelli,quelle di Sant’Andrea Avellino sono invece nella sovrastante basilica.

Papa Clemente XIII, l’11 settembre 1762 ne confermava il culto che già da due secoli gli ve-niva tributato. Viene raffigurato con in mano il Crocifisso per la sua grande devozione allaPassione di Cristo.

Pastorale e DomenicaNuova Stagione 7 dicembre 2014 • 15

Il coraggio dell’impossibileUna via nel deserto e una voce

in terreni disabitati, la speranza

per chi non ha più nulla e la

fiducia per chi è stato tradito,

valli innalzate e monti abbassati

e, per il peccatore, il perdono.

Tutto questo ha dell’assurdo,

almeno umanamente… è

inconcepibile per una mentalità

come la nostra, sempre abituata

a fare i conti con l’efficienza e il

miglior rendimento. Urlare in un

deserto è da folli, inutile spreco

di energie e risorse. Eppure il

profeta lo fa, perché sia chiaro

che la speranza non si arrende al

difficile, non tira i remi in barca

di fronte all’impossibile.

I profeti prima e il Battista poi,

instancabilmente annunciano la

determinazione di una speranza

che fiorisce proprio quando

tutto sembra impossibile, la

follia di un Dio che per amore ci

raggiunge e si fa uno di noi, la

novità dell’Emmanuele che,

nascendo, porta pace a cuori in

guerra.

Dio è vicino, è il nostro Dio, luce

nella notte, speranza nella

disperazione, vita nella morte,

fiducia nello scoraggiamento.

Lui c’è, ma noi dobbiamo

aprirci, spalancare le porte

all’impossibile, lasciarci stupire

dall’imprevisto. Lui è vicino,

oggi come ieri, e chi ha occhi

puri può vederlo, chi ha mani

innocenti può incontrarlo, chi

ha coscienza limpida può

urlarlo lì dove l’umanità è ferita,

preparando strade nuove nei

tanti deserti delle nostre città.

Una preghiera da condividereVieni, Signore, Dio con noi,

entra nella nostra

storia personale, nei deserti

che il nostro cuore ha creato,

nelle solitudini che

abbiamo costruito per paura

di amare e soffrire.

Vieni Signore Gesù,

e germoglia come vita nuova,

risplendi come luce nella notte.

A te apriamo il cuore,

a te spalanchiamo la vita:

vieni!

Un sms da inoltrare Dio, il tuo Dio è vicino. Vuole far-

si luce; entrare nella tua vita e far

germogliare, nei deserti del cuo-

re, la pace. Apriti a lui e fidati, è

dalla tua parte!

Mariangela Tassielli, fsp

Su www.cantalavita.com imma-

gini e preghiera da scaricare e con-

dividere sui social.

7 dicembre. Seconda Domenica di Avvento

Verso il Natale con sobrietàIs 40, 1-5. 9-11; Sal 84; 2 Pt 3, 8-14; Mc 1, 1-8

SANTI, BEATI E TESTIMONIRECENSIONI

I giovani amici di DioPunto di partenza del libro è il famoso so-cial network rivisitato in chiave cristiana:“Facego(o)d – Aggiungiti agli amici di Dio”che diventa lo spunto per conoscere tantiragazzi che nella Bibbia hanno incontratoDio, l’hanno sperimentato, hanno strettoamicizia con Lui, come Daniele, Davide,Samuele, Rebecca, Tobia, Sara…Valter RossiI giovani amici di Dio. Storie di ragazzi eragazze dell’Antico TestamentoEdizioni Elledici – 2014 Pagine 64 – euro 5,00

Tempo fa, incontrando un’amica e ve-dendola fortemente dimagrita, le chiesi:«Come mai sei così dimagrita?». Lei mi ri-spose: «Per prepararmi al matrimonio dimia figlia. Ero troppo ingrassata e sarebbestato sconveniente presentarmi alle nozzecon quei chili di troppo accumulati neglianni!». Si fa l’impossibile pur di presen-tarci convenientemente agli appunta-menti importanti della nostra esistenza.

Cosa stai facendo per presentarti con-venientemente alla festa del SantoNatale? Non presentarti impreparato allafesta del Natale, altrimenti ci arriveraisenza aver ricevuto il battesimo di fuoco edi Spirito Santo!

Per vivere il giorno della festa cristiana(ogni festa cristiana) con spirito di gioia edi amore bisogna prepararsi. Come?Praticando la virtù della sobrietà, quellavirtù che ci porta a “dimagrire”.

Ci vuole sobrietà nel vestirsi. E allora,non comprare altri capi di abbigliamentose il tuo guardaroba è già pieno di vestiti!Non spendere tanto denaro per i vestiti! Ilvestito deve essere “pulito” e non “firma-to”!

La tua dignità non viene dal vestito cheindossi, ma dall’essere rivestito della gra-

zia di Gesù Cristo! A te poi, amica lettrice,vorrei anche ricordare che è importanteche il tuo vestito sia decoroso sia quandovai in Chiesa che quando vai a qualche fe-sta. Il pudore nel vestirsi è essenziale peruna donna che si professa cristiana.

Ci vuole sobrietà nel mangiare e nel be-re. Il troppo cibo e il troppo alcool nonfanno bene né al corpo né allo spirito. Labulimìa è diventata una delle malattie delsecolo.

Oggi si spendono troppi soldi per man-giare e bere eccessivamente e si continua-no a spendere troppi soldi, poi, per anda-re dal dietologo! La sobrietà nel mangiaree bere ci mantiene svegli e attivi non solonell’attività della vita quotidiana, ma an-che per avere gli occhi sempre aperti ver-so le realtà del Cielo.

Ci vuole sobrietà nel parlare. Oggi nonsi parla, ma si chiacchiera. E lo si fa per“ammazzare il tempo”. Certo, il mutismoè da condannare, ma la parola detta al mo-mento giusto è lodevole.

Più si chiacchiera, meno si prega. Oggia causa del telefonino si è tentati conti-nuamente di mettersi a chiacchierare.Non si ama più il silenzio. E a chi non amail silenzio Dio non può rivolgere la Sua

Parola, che ha il potere di cambiare la vi-ta. Chi è sobrio nel parlare non teme la so-litudine. Anzi, la solitudine ricercata perascoltare la Parola di Dio ci plasma secon-do il cuore di Gesù Cristo e ci prepara adessere messaggeri del Vangelo.

Infine, ci vuole sobrietà anche nel ve-dere i programmi televisivi.

Quante ore si trascorrono davanti allatv o al computer! Oggi, purtroppo, è la te-levisione che ci insegna come dobbiamovivere.

Eppure le vie ed i pensieri della televi-sione non sono le vie ed i pensieri di Dio!Noi cristiani abbiamo la via, che è GesùCristo, e abbiamo il Pensiero, che è GesùCristo.

Perciò conformiamoci alla Via ed alPensiero, Gesù Cristo, per essere battez-zati (immersi) completamente nell’amoredi Dio e nella verità del Vangelo.

Prepariamo allora la via del Signore eraddrizziamo i suoi sentieri, attraverso lavirtù della sobrietà nel vestirci, nel man-giare, nel bere, nel parlare e nel guardarei programmi televisivi. E, se ti preparerainella sobrietà, il Natale sarà per te un bat-tesimo di fuoco e di Spirito Santo!

Lorenzo Montecalvo sdv

NuovaStagioneSETTIMANALE DIOCESANO DI NAPOLI

Editore: Verbum Ferens s.r.l.Organo di informazione ecclesiale e di formazione cristiana

Reg. Tribunale di Napoli N. 1115 del 16.11.57 e del 22.10.68

Iscrizione Reg. Roc. N. 19131del 18.02.2010

Direttore Responsabile CRESCENZO CIRO PISCOPO

Vice Direttore VINCENZO DORIANO DE LUCA

Redazione, segreteria e amministrazione:

Largo Donnaregina, 22 - 80138 NAPOLI

Tel. 081.557.42.98/99 - 081.44.15.00Fax 081.45.18.45

E-mail: [email protected] numero € 1,00

abbonamento annuale € 40 c.c.postale n. 2232998

Pubblicità: Ufficio Pubblicità di NUOVA STAGIONE

Manoscritti e fotografie anche se non pubblicati

non si restituiscono

Associato alla Unione Stampa Periodica Italiana

Aderente alla Federazione Italiana Settimanali Cattolici

A.C.M. S.p.A. - Torre del GrecoStabilimento Tipo-Litografico

Tel. 081.803.97.46Chiuso in tipografia alle ore 17 del mercoledì

Nuova Stagione16 • 7 dicembre 2014

NuovaStagione NuovaS

tagioneAnno LXVIII • Numero 42 • 7 dicembre 2014

Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abb. Postale - D.L. 353/2003(conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, com

ma 1, DCB Napoli

Reg. Trib. di Napoli n. 1115 16/11/57 e 22/10/68Redazione e Amministrazione: Largo Donnaregina, 22 - 80138 Napoli

E-mail: [email protected]

SETTIMANALE DIOCESANO DI NAPOLI

Quote 2014

Gli abbonamenti si sottoscrivono presso la segreteria di “Nuova Stagione” oppure tramite versamento

sul c/c postale n. 2232998 intestato a Verbum Ferens s.r.l., largo Donnaregina, 22 - 80138 Napoli.

Abbonamento ordinarioAbbonamento amico

Abbonamento sostenitoreBenemerito a partire da

€ 40,00€ 50,00€ 150,00€ 500,00