VIRGO GLORIOSA: PERCORSI DI CONOSCENZA, RESTAURO E...

14
VIRGO GLORIOSA: PERCORSI DI CONOSCENZA, RESTAURO E TUTELA DELLE MADONNE VESTITE Atti del Convegno organizzato in occasione di Restauro 2005 - Salone dell’arte del Restauro e della Conservazione dei beni culturali e Ambientali, Ferrara 9 aprile 2005 Diagnosi e intervento conservativo di statua vestita del Museo del Tessuto, Prato * Marco Ciatti, * Susanna Conti, Simona Laurini, Guia Rossignoli La statua vestita fu donata da Alberto Pecci al Museo del Tessuto di Prato nel 1976 (fig. 1). Non si hanno documenti relativi alla sua storia, né alla sua manifattura; si ignora se rappresenti con certezza una Madonna, come di frequente accadeva in contesti sacri, né si conosce la sua precedente collocazione. Si tratta con probabilità di una santa, presentando alcune peculiari caratteristiche, come il foro dietro la nuca ed una vite sporgente sulla sommità della testa per aureola. Una peculiarità è la presenza di sandali modellati ai piedi. L’unica notizia pervenuta del manufatto e’ una scritta su un cartoncino: sec. XVIII. L’intervento conoscitivo e di conservazione è stato eseguito durante il corso di specializzazione delle allieve della scuola del Settore Tessili nell’anno 2001, sotto la direzione di Marco Ciatti e di Susanna Conti, capo tecnico restauratore del settore. Figura 1- Statua vestita del Museo del Tessuto di Prato prima dell’intervento i Descrizione Materiali: struttura: legno, ferro, terracotta dipinta; abiti: seta, lino, cotone e oro filato. Altezza della statua: cm 127; altezza incluso il basamento: cm 136. Provenienza: Museo del Tessuto, Prato. La statua è posta su un piedistallo di legno, che presenta numerosi fori; statue di questo tipo nascono dall’assemblaggio di parti di materiali diversi provenienti da varie botteghe, di cui si ignora la provenienza 1 . * Opificio delle Pietre Dure e Laboratori di Restauro, viale Strozzi, 1 - 50100 Firenze - tel. 055 4625438 Consorzio Tela di Penelope, Conservazione e Restauro Tessile, Museo del Tessuto, via S. Chiara, 24 – 59100 Prato, tel./fax 0574 22968.

Transcript of VIRGO GLORIOSA: PERCORSI DI CONOSCENZA, RESTAURO E...

VIRGO GLORIOSA: PERCORSI DI CONOSCENZA, RESTAURO E TUTELA DELLE MADONNE VESTITE Atti del Convegno organizzato in occasione di Restauro 2005 - Salone dell’arte del Restauro e della Conservazione dei beni culturali e Ambientali, Ferrara 9 aprile 2005

Diagnosi e intervento conservativo di statua vestita del Museo del Tessuto, Prato * Marco Ciatti, * Susanna Conti, Simona Laurini, Guia Rossignoli

La statua vestita fu donata da Alberto Pecci al Museo del Tessuto di Prato nel 1976 (fig. 1). Non si hanno documenti relativi alla sua storia, né alla sua manifattura; si ignora se rappresenti con certezza una Madonna, come di frequente accadeva in contesti sacri, né si conosce la sua precedente collocazione. Si tratta con probabilità di una santa, presentando alcune peculiari caratteristiche, come il foro dietro la nuca ed una vite sporgente sulla sommità della testa per aureola. Una peculiarità è la presenza di sandali modellati ai piedi. L’unica notizia pervenuta del manufatto e’ una scritta su un cartoncino: sec. XVIII. L’intervento conoscitivo e di conservazione è stato eseguito durante il corso di specializzazione delle allieve della scuola del Settore Tessili nell’anno 2001, sotto la direzione di Marco Ciatti e di Susanna Conti, capo tecnico restauratore del settore.

Figura 1- Statua vestita del Museo del Tessuto di Prato prima dell’intervento

i

Descrizione Materiali: struttura: legno, ferro, terracotta dipinta; abiti: seta, lino, cotone e oro filato. Altezza della statua: cm 127; altezza incluso il basamento: cm 136. Provenienza: Museo del Tessuto, Prato. La statua è posta su un piedistallo di legno, che presenta numerosi fori; statue di questo tipo nascono dall’assemblaggio di parti di materiali diversi provenienti da varie botteghe, di cui si ignora la provenienza1.

* Opificio delle Pietre Dure e Laboratori di Restauro, viale Strozzi, 1 - 50100 Firenze - tel. 055 4625438 Consorzio Tela di Penelope, Conservazione e Restauro Tessile, Museo del Tessuto, via S. Chiara, 24 – 59100 Prato, tel./fax 0574 22968.

L’abito della statua è frutto dell’utilizzo di due tipologie di tessuti differenti: uno costituisce la parte anteriore della gonna, quasi l’intero corpetto e le maniche a tre-quarti guarnite a sabot o en pagode ed è un lampasso Revel a trame broccate di colore giallo decorato con motivi floreali e pagode (fig. 2); l’altro, che compone la parte posteriore della gonna e del corpetto, è un damasco verde e beige con motivo a mazze tronche del XVII secolo (fig. 3). Un gallone eseguito al telaio profila tutto l’abito.

Figure 2 – 3 Abito in lampasso Revel del terzo quarto del XVIII secolo. A destra, la parte posteriore con damasco del XVII secolo.

Il corpetto è aperto sul retro e come chiusura un nastro bianco passa attraverso sette coppie di occhielli rifiniti grossolanamente (fig. 4). Dalle maniche a sabot fuoriescono due sottomaniche di cotone rifinite con merletti (figg. 5-6). Le maniche sono unite al corpetto tramite lacci di cotone molto degradati fermati con fiocchi che passano attraverso tre occhielli presenti sia sulle maniche sia sul corpetto; la stessa tipologia di allacciatura unisce la parte anteriore e posteriore del corpetto sulle spalle con un laccio grossolano (fig. 7-8).

Figura 4 - Retro del corpetto aperto, che come chiusura ha un nastro bianco che passa attraverso sette coppie di occhielli.

1 Una cospicua raccolta di analoghe statue vestite sono state esposte in una mostra itinerante nel territorio aretino (7 aprile – 30 novembre 2005); un esempio tra queste che richiama la nostra statua per caratteri analoghi è una raffigurazione dell’Immacolata datata XVIII – XIX secolo, posta su un piedistallo ligneo, dalla struttura in pioppo, le giunture snodabili, il volto e i capelli similari, oltre a dimensioni quasi analoghe poiché questa misura 120 cm. Nel corredo dell’Immacolata, composto da varie sottovesti, è presente inoltre un abito in broccato settecentesco. Cfr. Madonnine agghindate (a cura di) P. Refice, V. Conticelli, S. Gatta, Città di Castello 2005, pp. 76 – 79.

Figure 5 – 6 La sottomanica prima e dopo l’intervento conservativo.

Figure 7 – 8 Fiocchi che allacciano la manica al bustino, prima e dopo l’intervento conservativo.

L’abito presenta sul corpetto pieghe ‘a cannoni’ che proseguono sulla gonna. La confezione, per l’ampio scollo e le maniche en pagode, richiama la moda del 1840-50, come si è potuto riscontrare da alcuni figurini di moda del Museo del Tessuto2. L’ampia scollatura è coperta da un colletto di pizzo con motivo a grappolo d’uva, decorazione tardo ottocentesca. E’ stato constatato, grazie alla presenza delle cimose, che nella parte anteriore dell’abito sono presenti due pezze intere che misurano 53 centimetri di altezza. Le maniche, le parti laterali della gonna e parte del retro del corpetto sono un assemblaggio di piccole ritagli di tessuto3. Oltre ai frammenti, la presenza di residui di cuciture fa ipotizzare il riutilizzo della stoffa da una diversa confezione4. Il damasco che costituisce il retro del corpetto è usato da diritto, mentre per la gonna è stata utilizzata la stessa tipologia di tessuto dalla parte del rovescio.

Stato di conservazione Da una prima osservazione i tessuti si presentavano in buono stato di conservazione; ma all’osservazione ottica le fibre di tutte le parti dell’abito erano compromesse sia a causa dei depositi di polvere, sia per l’azione fotochimica (fig. 9). Il lampasso presentava alcuni rammendi, uno sbiadimento superficiale, piccole macchie di cera, e altre di tonalità bruna e blu (fig. 10).

Il damasco presentava piccoli rammendi, fori (tracce di una infestazione da parte di

insetti) (fig. 11), alcune lacerazioni, piccole macchie brunastre.

Figura 9 – Decoro floreale sul lampasso in cui è evidente, all’interno di una piega, l’azione fotochimica.

I pizzi del colletto e delle sottomaniche avevano un ingiallimento causato dal degrado della cellulosa in seguito all’azione fotochimica. 2 La consulenza di Antonella Voghera, sarto esperto in ricostruzioni fedeli di abiti storici per il teatro ed il cinema, ha suggerito una foggia degli anni ’30 del XVIII secolo, epoca in cui pieghe siffatte erano collocate sul retro dell’abito, successivamente riadattata per l’uso ottocentesco. Difatti a metà del XIX secolo la moda imperante propone le medesime pieghe settecentesche, collocandole però nella parte anteriore dell’abito, denominate appunto ‘a cannoni’. Ciò confermerebbe il fatto che la parte anteriore del nostro abito sia priva di alcune plissettature e la foggia non sia realizzata in modo perfetto. Cfr. A. Hart, S. North, Historical Fashion in detail – the 17th and 18th Centuries, London 1998, pp. 48-49. 3 Per un approfondimento sul culto delle madonne vestite della laguna veneta ed un’ampia rassegna di questi esemplari v. R. Pagnozzato, (a cura di), Madonne della laguna – Simulacri da vestire dei secoli XIV-XIX, Roma 1993. 4 Per approfondimenti sulla foggia dell’abito cfr. S. Conti, D. Degl’Innocenti, S. Laurini, G. Rossignoli, Intervento conservativo su abito di statua vestita del Museo del Tessuto di Prato: un assemblaggio di varie epoche, in IGIIC – Lo Stato dell’arte 2, Torino 2004, pp. 340–349.

Figura 10 – Particolare sulla manica di probabile Figura 11 - Foro presente sul damasco nella parte macchie di inchiostro. inferiore della gonna. Prima dell’intervento _________________________________________ conservativo.

Smontaggio dell’abito Le richieste del museo miravano allo smontaggio delle vesti costituenti la statua per motivi didattici. Questo aspetto è stato valutato in modo graduale evidenziando ogni aspetto conservativo e documentario. Nelle fasi di smontaggio è stata necessaria un’attenta manipolazione dell’abito a causa del delicato stato di conservazione. Dopo una serie di riflessioni, e in seguito agli accordi con la conservatrice del Museo del Tessuto, si è scelto uno smontaggio parziale (fig. 12) che ha previsto la rimozione della veste più esterna in un primo tempo, e di quella sottostante in cotone senza maniche, in un secondo momento. Al di sotto è emersa la presenza di una sottoveste a maniche lunghe.

Figura 12 – Smontaggio dell’abito.

Indagini preliminari: la radiografia

uire delle radiografie (fig. 13),

enerale della struttura, che si è rivelato discreto;

All’interno dell’Istituto è stato possibile esegindagini non invasive, utili per comprendere oggetti polimaterici, come in questo caso. La radiografia, che è stata eseguita in seguito alla rimozione dei primi due abiti (vedi in seguito “Smontaggio dell’abito”), ha permesso di decifrare alcuni importanti aspetti della statua: - lo stato di conservazione g

- i materiali costituenti la struttura, ovvero giunture in metallo alle braccia, perni di metallo alle gambe, busto e braccia in legno, testa, mani e piedi in terracotta dipinta5; - la stratificazione di tre indumenti molto compressi (fig. 14).

Figure 13 - 14 Radiografia eseguita sulla statua; a destra, la statua una volta rimossi i primi due abiti.

Con l’aiuto dell’indagine radiograficametodologica da adottare per l’interverichiesta del Museo del Tessuto di ut E’ stato pertanto deciso di effettuare unosolo i due indumenti più esterni, su cpiù approfondito, mentre è stato esmontate. Dei due indumenti rimossi solo tre la sottoves

si è potuta determinare la scelta n

ilizzare la statua a fini scientifici e di studio. smontaggio parziale: sono stati rimossi

ui è stato effettuato un intervento conservativo seguito un intervento locale sulle parti non

l’abito è stato ricollocato men te servirà ad una esemplificazione storico – scientifica come richiesto dal

to conservativo andando incontro alla

curatore del museo.

5 La consulenza della restauratrice di scultura lignea Maria Donata Mazzoni ci ha confermato la distinzione costitutiva dei materiali.

Pulitura dell’abito L’abito è stato inizialmente macroaspirato ancora montato sulla statua per privarlo del pulviscolo superficiale in modo da evitare che durante lo smontaggio le pieghe, irrigidite dalla polvere, si danneggiassero. E’ stato allentato, poi, il laccio del orpetto e tolto del tutto per facilitarne lo smontaggio. L’abito è stato fatto civolare sul davanti, sfilando prima le maniche, quindi rimuovendolo dall’alto.

atua e collocato in piano, è stata effettuata una

ale

ltanto in quelle zone. Il rischio era di ottenere

sato

Le macchierima dell’intervento per via umida è stata effettuata una pulitura localizzata per la acchia piuttosto estesa di natura cerosa, presente nella zona anteriore della gonna basso a sinistra. E’ stata rimossa meccanicamente a caldo, utilizzando della seta

inese non tinta ocauterio regolato a 0-80°C e la cera. Sulla seta sono comparsi dopo pochi istanti di pressione dei

du llo. Il buon esito della prova ci ha portato a proseguire in tal

csUna volta estratto dalla stmicroaspirazione localizzata all’interno delle pieghe, ove erano presenti ingenti quantità di particellato atmosferico. Sono state eseguite prove di stabilità dei colori, sul rovescio dell’abito, sulle terminazioni dei filati del lampasso che sono risultati stabili al solvente acqua. Lo stato di conservazione dell’abito era discreto; la patina grigiastra superficipresente sul lampasso non era tale da richiedere una pulitura per immersione totale. Le parti più sporche erano il corpetto e le maniche, per cui abbiamo valutato l’ipotesi di intervenire localmente soun risultato disomogeneo nella resa della pulitura del lampasso tra il corpetto e la gonna, per cui è stata eseguita una pulitura graduale che però, poi, ha interestutto l’abito. Inoltre, la presenza di fodera e galloni in filato metallico ci ha fatto propendere decisamente verso una pulitura localizzata per via umida (fig. 15).

Figura 15 – Pulitura con acqua deionizzata e tamponi di cotone.

Pminc molto leggera come intercapedine tra il term7resi i di colore giamodo l’intervento di rimozione della cera: la macchia si è notevolmente abbassata di tono. Per le macchie di tonalità bruna presenti sul lampasso, in seguito all’osservazione al microscopio è stata evidenziata la loro penetrazione capillare nelle fibre, poiché

è presumibile che si tratti di una sostanza liquida, probabilmente inchiostro. In tal caso, la rimozione di questa sostanza avrebbe comportato l’utilizzo di solventi non adeguati in rapporto allo stato di conservazione del tessuto, per cui non è stata tentata la sua rimozione.

eddo, grazie alla cui azione il tessuto hariacquistato la sua lanarità; è stato fatto poi asciugare sotto vetrini.

alità giusta. a scelta del velo è stata dettata sia dal fatto di non avere la necessità di utilizzare

itate della lacuna, sia

entavano il ente polverosi,

gialliti e in parte irrigiditi, sono stati sottoposti allo tesso

oggetti sono stati gradualmente bagnati

ttomaniche prima dell’intervento conservativo.

Rimozione del rammendo sul retro del damasco in basso a sinistra

E’ stato rimosso un rammendo che si trovava sul retro della gonna in basso a sinistra, poiché eseguito in modo improprio; se mantenuto, avrebbe compromesso la buona conservazione del tessuto sottostante. In seguito la zona è stata vaporizzata con vapore frp

Scelta del supporto per la lacuna nel damasco La lacuna è stata integrata con un velo di seta tinto di giallo, in seguito resinato ed applicato sul retro del damasco. Come integrazione della lacuna che sarebbe rimasta visibile, è stato deciso di usare vari tessuti tagliati a misura della lacuna stessa, dalla cui sovrapposizione si è ottenuta la tonLun supporto particolarmente resistente per le dimensioni limper l’effetto di trasparenza che può dare un supporto di crepeline, consentendo la visione del tessuto originale, senza creare una sorta di ‘toppa’. Come base si è utilizzato un velo di seta di color giallo (A) resinato (Mowilith SDM5 al 25%), su cui è stato fatto aderire a caldo un tessuto di organza sempre resinato tinto in verde (B) della forma delle lacuna, su cui a sua volta è stato applicato a caldo un velo di seta tinto di un verde più scuro (C) ritagliato a sagoma della lacuna come il precedente.

Intervento conservativo di cosottomaniche Il colletto e le sottomaniche (fig. 16), che presmedesimo degrado essendo notevolm

lletto e

ins intervento, che prevedeva le seguenti fasi di lavoro: - Umidificazione; eseguita con nebulizzazione con acqua deionizzata. Glicercando di omogeneizzare l’umidità su tutta la superficie del tessuto.

Figura 16 so

– Colletto e

- Schiumatura; avvenuta con tensioattivo neutro6 e risciacquo con acqua deionizzata. Grazie all’azione meccanica coadiuvata dalla schiuma le molecole

dello sporco sono state rimosse in modo efficace

ea

L’acqua ossigenata è (fig. 18).

’ stato eseguito con acqua

li di carta

ff fs

manipolazione durante le fasi di p

olidare la la rete di seta realizzata ad ago con una base di velo di seta e organzino di seta: il frammento di

te da noi realizzato (figg. 20-21) è stato applicato al merletto tramite punti in aria seguiti con organzino di seta (fig. 22-23).

(fig. 17). - ‘Sbianca’. Eseguita sulltamponi imbevuti di acqutavolo a bassa pressione. stata lasciata agire 2 minuti- Risciacquo. E

Figura 17 – Schiumatura delle sottomaniche.

fibre cellulosiche con ossigenata7 al 5%, sul

deionizzata e un ultimo passaggio da acqua distillata; l’operazione è stata ripetuta tre volte. - Asciugatura. Quella del colletto è avvenuta togliendo l’acqua in eccesso con fogassorbente. Quindi è stato posizionato su un oglio di polistirolo rivestito di melinex, e ermato con spilli entomologici per la rimessa inorma (fig. 19). Quella delle sottomaniche è tirolo rivestite di PVC create per la loro ulitura e asciugatura.

avvenuta sulle forme in poli

Figura 19 – Asciugatura del colletto. Figura 18 – Sbianca delle sottomaniche.

Consolidamento del colletto Il supporto utilizzato per cons cuna nel colletto è stata una

ree

6 Radica saponaria di sintesi e acqua deionizzata (0,5 g/l). 7 L’acqua ossigenata, tra gli sbiancanti, è quella che danneggia meno le fibre. Sali come l’ipoclorito di sodio, ad esempio, tendono a depositarsi sulle fibre; quindi, se il risciacquo non viene effettuato in maniera adeguata si potrebbe verificare un degrado precoce delle fibre. L’acqua ossigenata è stata utilizzata a 24° Volumi diluita al 5%.

Figura 20 – 21 Frammento di rete realizzato sfconsolidato con inserzioni di rete realizzata con le lacune.

ilando del velo di seta; a destra il colletto un velo di seta e applicata ad ago per consolidare

e lacerazioni presenti nelle sottomaniche sinato con Mowilith SDM5 al 15% e punti di consolidamento con organzino di

eta a traversate dall’elastico sono tate consolidate con un supporto di organza di seta inserita a ponte sull’elastico

ate ad ago con organzino di seta

Consolidamento delle sottomaniche L sono state consolidate con velo di seta res d un capo. Le lacerazioni presenti nelle zone atsall’interno della ribattitura e in seguito consolid(figg. 24– 25).

Figura 22 – 23 Il colletto prima e dopo l’intervento conservativo

Figure 24– 25 Sottomaniche prima e dopo l’intervento conservativo.

Pulitura locale della zona inferiore della sottoveste Era necessario in questo caso intervenire prima localmente per via umida e tensioattivo, per liberare lo sporco sulla sottoveste localizzata principalmente nella

seguita con buoni risultati.

à di defluire. Successivamente abbiamo posto sopra i telai un foglio di VC per agevolare gli spostamenti della sottoveste; quindi vi abbiamo posizionato

E’ stata eseguita una schiumatura8 (fig. 26) con spugne sintetiche nella parte la

ponendo sotto la veste fogli di pesso

per cercare di limitare l’avanzare dell’acqua sul tessuto, che per

e la ottoveste è stata posizionata sul tavolo a vetri.

zona inferiore. In un secondo momento, dopo l’asciugatura, sarebbe stato valutato il livello di pulitura raggiunto. Se le macchie relative al degrado del cotone fossero state ancora eccessivamente visibili, saremmo comunque potuti intervenire, nei limiti della sicurezza dell’opera, con una sbianca, fase che è poi è stata effettivamente eInfine è stata effettuata un’immersione completa dell’opera in acqua demineralizzata effettuando un consistente risciacquo. Per queste operazioni sono stati utilizzati due telai in legno con reti termosaldate sopra la vasca di lavaggio con le cornici rivestite di melinex, in modo da creare una struttura su cui porre la sottoveste e potervi lavorare, lasciando all’acqua la possibilitPl’abito. 1. Schiumatura

sciando agire la soluzione per 20 minuti. Il risciacquo è avvenuto con acqua deionizzata in più passaggi,

inferiore della sottoveste, iniziando dal retro e

Figura 26– Schiumatura della sottoveste

carta assorbente, cambiati s

capillarità si sarebbe diffusa. 2. Sbianca Successivamente è stata eseguita una sbianca tamponando solo le zone ingiallite con cotone idrofilo imbevuta di acqua ossigenata9 (fig. 27), lasciata agire sui merletti per 30 minuti e poi risciacquata con acqua deionizzata. Una volta eliminata l’acqua in eccesso con carta assorbent

Figura 27- Sbianca nelle zona inferiore della sottoveste.

s

8 Cfr. nota 6. 9 Cfr. nota 7.

3. Asciugatura Per l’asciugatura è stato realizzato un ponte con un cartoncino non acido, inserito all’interno della gonna, in modo da tenerne una parte sollevata ed evitarne lo schiacciamento. Per ridare forma alle pieghe della gonna è stata inserita dell’ovatta

i poliestere come riem di varie dimensioni ig. 28).

spostamento durante l’immersione.

lla vasca. circ

bottoni, che

nata , tamponando

30 minuti.

d pimento sotto forma di piccoli cilindri(f

Figura 28 – La sottoveste durante l’asciugatura con cartoncino non acido inserito nella gonna per

dare rotondità e pieghe imbottite di ovatta.

Pulitura per immersione totale della sottoveste

E’ stata inserita una struttura in polistirolo alta 1 cm rivestito di melinex per facilitare le operazioni di pulitura e loPer facilitare il movimento della sottoveste durante la pulitura è stato inserito un foglio di PVC sul fondo deQuindi la vasca è stata riempita con 50 litri a di acqua deionizzata a 26°C di temperatura, per eseguire: - Ammollo, durato circa 15 minuti (fig. 29). - Spugnatura; è stato inserito il tensioattivo (radica saponaria 0,3 g/l). La spugnatura è stata effettuata solo sulla parte posteriore delle sottoveste, all’altezza dei necessitava di un intervento più mirato in quanto particolarmente sporca. - Sbianca; eseguita nelle zone più ingiallite, della parte posteriore del corpetto, non ancora trattata, con acqua ossige 10

con cotone imbevuto. La soluzione è stata lasciata agire- Risciacquo della sottoveste con acqua deionizzata. - Asciugatura; dopo aver eliminato l’acqua in eccesso con un tessuto di cotone collocato sul

Figura 29 – Sottoveste in fase di ammollo.

10 Cfr. nota 7.

piano su cui è stata sistemata la sottoveste e carta assorbente, collocandola, poi, su un manichino imbottito con ovatta di poliestere rivestito di melinex. Inoltre è stata creata una struttura con strisce di cartone, posta al di sotto del melinex, per mantenere la rotondità della veste durante l’asciugatura. Si è inserita, poi, altra ovatta di poliestere come riempimento nelle zone che richiedevano maggior

olume, come nelle spalle e all’interno della gonna. L’abito è stato leggermente nsionato con spilli entomologici al melinex.

no azzurro e uno celeste pallido in seta, presenti sulla sottoveste

to in forma di piccolo rettangolo, all’altra resinando con il termocauterio un altro velo di seta di un celeste molto iaro, tagliato a misura a seconda della lacuna.

una prima analisi, sembrava intera, mentre sono emerse una camicia a

a

ll’operazione di risciacquo. E’ stata data rma alle pieghe ormai aperte con ovatta di

oliestere.

vte

Pulitura e consolidamento dei nastri della sottoveste I due nastri, ubianca sono stati puliti per immersione con tensioattivo11 e stesi ad asciugare sul tavolo a vetri. Il nastro celeste presentava numerosi piccoli fori, che sono stati consolidati ponendo da un lato del velo di seta resinato tagliadch

Pulitura locale della seconda sottoveste L’abito sottostante la sottoveste bianca con i nastri azzurche, ad

ri è un’altra veste bianca

maniche lunghe con trine ai polsi e al collo, e una gonna. Prima di rimontare sulla statua il primo abito – quello costituito dai tessuti operati –è stata eseguita unpulitura generale sull’intera veste bianca, ed una locale della zona intorno al colletto, molto scura e ingiallita. Questa è avvenuta effettuando prima una microaspirazione, seguita, poi, da una vaporizzazione localizzata (fig.30) sulle zone particolarmente ingiallite dove è stato effettuato un intervento con acquaossigenata12 lasciata agire per 15 minuti con particolare attenzione afop

Figura 30 – Vaporizzazione della camicia e della gonna.

11 Cfr. nota 6. 12 Cfr. nota 6.

u

ti vaporizzati on dell’ovatta all’interno per ridare

rotondità ai fiocchi (figg. 31) .

lla statua Prima di rimontare l’abito sulla statua è stata effettuata una vaporizzazione ad ultrasuoni di tutte le sottovesti per riottenere un equilibrio del tasso di umidità relativa di cui le fibre necessitavano. A questo punto l’abito è stato ricollocato sulla statua con le sottomaniche e il colletto (fig. 32-33). I nastrini delle maniche sono sta

Ricollocazione dell’abito s

c

Figure 32 – 33 L’abito prima e dopo l’intervento conservativo.

nastrini rimessi in forma. Figura 31 – Dopo la vaporizzazione dei