Web viewnel suo libro “Il sublime al tempo del contemporaneo” e soprattutto nel capitolo...

4

Click here to load reader

Transcript of Web viewnel suo libro “Il sublime al tempo del contemporaneo” e soprattutto nel capitolo...

Page 1: Web viewnel suo libro “Il sublime al tempo del contemporaneo” e soprattutto nel capitolo “Progetto e ... Cina un po' dell' essenza del vivere italiano. ... 3. Ad est è

Pujiang, la città inventata da Gregotti

INTRODUZIONE

Il programma One City Nine Towns, nato nel 2001, consiste sostanzialmente nella realizzazione di nove città costruite completamente da zero attorno a Shanghai. Così i pianificatori cinesi progettano lo sviluppo della grande metropoli, anche con il contributo di architetti italiani. Queste città nascono per decongestionare il centro e assecondare l’inurbamento dei contadini (ma anche per le ambizioni immobiliari di una borghesia nascente); ogni new town si sarebbe ispirata a un’identità nazionale dell’Occidente per stile e organizzazione degli spazi.

A vincere il concorso per una “città italiana” di centomila abitanti, prevista nel territorio di Pujiang a 30 km dal centro di Shanghai, è stato Gregotti Associati International. Uno studio con forti credenziali (suoi, ad esempio, il recupero della Bicocca a Milano e il Piano Regolatore Generale di Torino).

IL PROGETTO

Pujiang è in costruzione da anni secondo un masterplan che, nonostante qualche modifica e difficoltà, rimane abbastanza fedele al progetto iniziale.  Il progetto, come afferma anche Vittorio Gregotti nel suo libro “Il sublime al tempo del contemporaneo” e soprattutto nel capitolo “Progetto e Globalizzazione” si è imposto anche se non ha rincorso l’aspettativa di un’italianità appariscente e spettacolarizzata, puntando su ragioni strutturali invece che stilistiche. Un’ Italia senza stereotipi. «Niente archi, colonne o cupole finto Rinascimento» spiegano gli autori del progetto. L' obiettivo è semmai di portare in Cina un po' dell' essenza del vivere italiano. Le piazzette dove chiacchierare, i vialetti, la quiete dei canali. Un po' di quella «qualità della vita» per la quale l' Italia viene celebrata nel resto del mondo e che, in Cina, chi abita nelle metropoli consacrate al 21° secolo non sospetta neanche che possa esistere.

<<L’ambizione del progetto dell’architetto piemontese muoveva dal tentativo di un confronto dialettico tra l’esperienza europea della modernità e il chiaro e durevole modello antichissimo della città cinese>>.

La città storica europea è costruita nella storia con confini ben definiti, consolidata, fondata su una dialettica stretta tra monumenti e tessuti edilizi, dotata di una forte prossimità tra le cose da cui prendono senso gli spazi collettivi come strade, piazze, portici.

Dall’altra parte il disegno classico della città cinese che si fa risalire a diversi secoli a. C. fissa esattamente cosa si debba fare per fondare una città:1. La città deve essere un quadrato di 9 “li” (circa 414 m) per lato. è come nella cosmologia cinese dove la terra è rappresentata da un quadrato mentre il cielo da un cerchio.2. All’interno la citta è divisa in 9 strade nord-sud larghe 9 “giu” (circa 1,84 m). L’insistenza del numero 9 deriva probabilmente dall’idea che il cielo fosse suddiviso in 9 sezioni o potrebbe anche far riferimento alle 9 province imperiali.3. Ad est è collocata la sala degli antenati, a ovest quella dei geni della terra, a sud la sala delle udienze, a nord il mercato pubblico della superficie di più di 14000 mq.

Page 2: Web viewnel suo libro “Il sublime al tempo del contemporaneo” e soprattutto nel capitolo “Progetto e ... Cina un po' dell' essenza del vivere italiano. ... 3. Ad est è

4. Al centro vi è il palazzo imperiale affiancato a sinistra dal tempio ancestrale, a destra dall’altare del suolo, davanti dalla corte di stato e dietro dalla piazza del mercato.5. Nella città capitale poi vi sono tre muri: il primo recinge il palazzo, il secondo la città imperiale e il terzo la città grande. Il recinto è poi segnato da porte più o meno fortificate che sono un segno importante dell’identità della città.

Nonostante le differenze, l’antica città antica cinese e la città europea hanno comunque in comune, a partire da un preciso momento della loro storia, pur con tutte le diverse ragioni e le particolari condizioni geografiche, i principi insediativi del recinto e della struttura a griglia ortogonale.

La Pujiang di Vittorio Gregotti si basa infatti su una griglia ortogonale di strade, tra cui costruire a bassa densità. La «città italiana» che sta nascendo nelle (ancora per poco) campagne di Pujiang, una ventina di chilometri a sud ovest dei grattacieli della megalopoli Shanghai è caratterizzata invece da file ordinate di case «non più alte degli alberi». I giurati cinesi hanno gradito la geometria rigorosa, che favoriva una visione molto pianificata della città. Non solo nella composizione degli abitanti e delle attività ma anche, secondo le ambizioni dei progettisti, nel rapporto tra parti private e spazi pubblici, nell’equilibrio tra residenze e servizi.La scelta di conservare, dove possibile, la fitta trama di canali agricoli esistenti e il verde circostante ha permesso di radicare meglio la nuova città nella geografia del luogo. La presenza dell’acqua è apparsa fondamentale per definire i nuovi spazi urbani.

Oggi, a distanza di anni, gli abitanti sono concentrati in particolar modo nella zona a nord dell’area centrale, perlopiù controllata dalla società a cui il nostro gruppo di progettisti ha fatto riferimento pur con le limitazioni dovute all’ossessione della ripetizione delle formule che dominano grandi lotti 300 x 300 in cui è suddivisa la realizzazione.

Non possiamo infine dimenticare lo sforzo compiuto da Gregotti per limitare i danni, forse irreparabili, che un’affrettata imitazione della peggiore e più provinciale cultura modernistica e postmoderna ha provocato nella fascia più urbanizzata della Cina durante gli ultimi 25 anni.

DIFFICOLTA’

…Vittorio Gregotti e il socio Augusto Cagnardi hanno seguito direttamente i lavori per la parte nord della città. I due, oltre a progettare il Promotion Center per l’operatore immobiliare, hanno coinvolto altri sei architetti italiani nella realizzazione delle residenze.

Cagnardi, superate le diffidenze iniziali, ha apprezzato la scelta di costruire una città “italiana” in terra cinese: in fondo la proposta appariva coerente con la storia di Shanghai, da sempre aperta all’Occidente. Il progetto di Pujiang tenta di proseguire questa tradizione. Per i progettisti, la griglia di grandi blocchi (con 300 metri di lato) è una contaminazione tra la maglia urbana di radice greco-romana e il modulo quadrato proprio dell’agrimensura cinese. L’idea dell’isolato italiano adatto alla vita pubblica si trova però a fare i conti, nella città costruita, con la moltiplicazione delle recinzioni e dei sistemi di sorveglianza, che porta il progetto a somigliare pericolosamente ad aree residenziali con accessi controllati sempre più diffuse nei quartieri benestanti delle città nordamericane.

Secondo Gregotti e il suo studio ci sono due elementi principali su cui basare il proprio progetto:

il problema di una new town di Shanghai non era tanto quello di restituire i caratteri originari della città cinese quanto di immaginare a quale risultato si potesse pervenire mettendo a confronto la tradizione della città storica europea con l’antropogeografia e le culture cinesi e la particolarità della loro tradizione architettonica non monumentale con le aspettative di una società in forte

Page 3: Web viewnel suo libro “Il sublime al tempo del contemporaneo” e soprattutto nel capitolo “Progetto e ... Cina un po' dell' essenza del vivere italiano. ... 3. Ad est è

movimento di trasformazione e che ha dimenticato persino le ragioni della propria civiltà.

Né si poteva dimenticare l’influenza subita dei principi burocratico-sovietici durante tutti gli anni 50.

Anche se troppo vicina dal centro di Shanghai (35 km) per costruirsi come un’ autonoma new town i progettisti hanno cercato di evitare il rischio che in futuro divenga un sobborgo.

Al di là delle infrastrutture di connessione con il centro di Shanghai ormai realizzate, è in attuazione l’aggiunta di un ampio sviluppo di industrie leggere e di infrastrutture di servizio tecnico di Pujiang, mentre dalla parte opposta dopo il fiume è ancora in vita il grande insediamento di industria pesante le cui relazioni con la nuova Pujiang restano per ora in sospeso.

Il piano della città durante il corso degli anni ha subito un deciso peggioramento con il trasferimento forzoso in alcune parti di Pujiang dei cittadini di Shanghai che occupavano spazi dedicati ad altre funzioni, con evidenti violazioni del piano proposto e approvato della new town , con indecisioni e ritardi sulla politica di sviluppo e di rinvio nella collocazione dei grandi servizi pubblici come ospedali, scuole ecc..

I disegni dei relativi piani di dettaglio, per l’intero progetto di suolo, ha reso evidenti alcune abitudini e regole pubbliche: la presenza del verde, delle ciclopiste, delle fermate del trasporto pubblico, la densità e l’addensamento. Le regole di addensamento del costruito a bassa densità con molto spazio dedicato a strade e verde, si scontrano con il principio di prossimità caratteristico delle città europee e quindi devono essere soggette ad un lunga discussione di adattamento.

Un’altra questione è costituita dai meccanismi di realizzazione. Gli enti pubblici mantengono la proprietà del suolo che viene ceduta in concessione; essi provvedono alla realizzazione delle infrastrutture principali, mentre le operazioni di costruzione sono affidate per grandissimi lotti a società private, o miste pubblico-privato, di immobiliaristi costruttori.

Inoltre non sono per ora prese in considerazione questioni di meccanizzazione dei trasporti merci, mentre sono previste strutture impiantistiche centralizzate, per lo smaltimento dei rifiuti e per il teleriscaldamento. Scarsamente previsto è stato il rapido sviluppo dell’automobile e le sue conseguenze. Restano incerti anche la pianificazione di servizi per qualità e natura e quelli di aggregazione sociale oltre scuole e negozi. Secondo Gregotti in questo caso è possibile dare un valore architettonico ad altri luoghi di incontro come centri sportivi e culturali o persino mercati temporanei e stazioni di servizio per le auto in rapida diffusione.Non è chiara la regolazione del trasporto privato in quanto non esiste ad esempio la cultura degli spazi standard per parcheggi pubblici e permane il problema della quantità delle biciclette.

In questo stesso contesto la divisione per aree di densità omogenea con relativamente poche varianti funzionali e con uno scarso numero di varietà tipologiche nel sistema insediativo a griglia regolare è uno degli elementi di maggior difficoltà.

Un’altra difficoltà resta il carattere architettonico delle diverse soluzioni. L’architetto italiano e i suoi soci hanno cercato di opporsi a un’interpretazione folcloristica della tradizione, come anche allo stile internazionale omologato alla rincorsa delle mode raffigurative: tra rappresentazione della flessibilità e quella della stabilità e della durata. Il compito di costruire un’immagine di Pujiang si è presentato quindi particolarmente difficile, proprio di fronte a strutture istituzionali che stanno affrontando il tema di una società più complessa e articolata.

Page 4: Web viewnel suo libro “Il sublime al tempo del contemporaneo” e soprattutto nel capitolo “Progetto e ... Cina un po' dell' essenza del vivere italiano. ... 3. Ad est è

CONCLUSIONE

Il caso di Shanghai, Pechino e altre grandi città cinesi, dove sono stati costruiti migliaia di edifici alti più di 120 m in luoghi sconsiderati, mette in evidenza, oltre alle numerose difficoltà poste dall’esagerata densità, il fatto che la costipazione dei segni rende impossibile proprio la destinazione della loro singolarità, per quanto bizzarra e ricercata essa possa essere. Inquinamento fisico e inquinamento visivo corrono paralleli. Da questi punti di vista le grandi città cinesi sono, pur con diverse caratteristiche, esempi di tutte le difficoltà e incertezze delle grandi postmetropoli del capitalismo finanziario globalizzato di tutto il mondo

Nel caso della Cina poi tutto questo è il simbolo del suo passaggio da civiltà a nazione, con il suo nuovo orgoglio di grande potenza ma anche con le difficoltà di un risorgere delle rivendicazioni regionali. Nello stesso tempo è necessario constatare come la smisurata metropoli sia diventata l’ambizione di ogni nazione del mondo o al contrario la dimostrazione della nostra incapacità di immaginare alternative di sviluppo degli insediamenti umani. E’ per questa ragione che si può considerare la moderna postmetropoli cinese tanto significativa soprattutto nelle difficoltà di concezione, dell’indebolimento della pianificazione urbana della stessa idea di città.

Il termine “ sviluppo senza fine” mostra qui tutti i suoi limiti di senso.