Via Crucis et misericordiae Con Gesù sulla via della croce Sui passi ...

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Sui passi di Papa Francesco, Sant’Agostino ed i beati Giacomo Cusmano e Giuseppe Puglisi Via Crucis et misericordiae Con Gesù sulla via della croce.

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Sui passi di Papa Francesco,Sant’Agostino ed i beatiGiacomo Cusmano e Giuseppe Puglisi

Via Cruciset misericordiaeCon Gesù sulla viadella croce.

V I N C E N Z O B E RTOLON Eappartiene alla congregazione dei Missionari Servi dei Poveri, fondata dal beato Giacomo Cusmano, è Arcivescovo Metropolita di Catanzaro - Squillace.Tra le sue pubblicazioni recenti: La sapienza del sorriso. Il martirio di Don Giuseppe Puglisi (con la presentazione di Paolo Romeo e la postfazione di Nino Barraco), Paoline, Milano 2012; Padre Pino Puglisi Beato, profeta e martire, San Paolo, Milano 2013; I care humanum. Passare la fiaccola della nuova umanità, con prefazione di Gianfranco Ravasi, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli (Cz) 2014; Perfectae Caritatis, cinquant’anni dopo, nè estranei agli uomini, nè inutili nella città, Grafiche Simone, Catanzaro 2014.

Via Crucis: strada regia del paradiso. saremo aiutati a percorrere la Via Crucis et misericordiae, oltre che da Papa Francesco, da S. Agostino e dai beati Giacomo Cusmano e don Pino Puglisi, martirizzato in odium fidei dalla cupola mafiosa di Brancaccio. Come ogni martirio scaturisce dal sacrificio della croce di Cristo a vantaggio dell’intera umanità, così chiunque vive nella fede e piange per l’affermazione in questo mondo della giustizia conoscerà la speciale beatitudine riservata ai martiri. Proprio per il particolare splendore con il quale la sua vita interamente dedita al bene continua ad illuminarci, il beato martire è l’esempio per noi i ciò che tutti siamo chiamati ad essere al seguito del Crocifisso-Risorto. Il suo martirio si erge perciò sulla scia dell’Abbandonato della Croce, come indimenticabile simbolo che, da una parte, è impronta di Grazia sul volto della Chiesa storica, e, dall’altra, è monito e denuncia contro il peccato e ogni forma di malvagità umana.

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Vincenzo Bertolone

sui passi di Papa Francesco, Sant’Agostino ed i beati

Giacomo Cusmano e Giuseppe Puglisi

Via crucis et misericordiae.Con Gesù sulla via della Croce.

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Nota introduttiva

La Quaresima dell’Anno giubilare straordinario della mise-ricordia sarà costellata dalla pia pratica della Via crucis, che quest’anno, come ci ha suggerito papa Francesco, noi

vogliamo correlare fortemente col mistero della misericordia, del perdono e della testimonianza cristiana: «“Eterna è la sua miseri-cordia”: è il ritornello che viene riportato ad ogni versetto del Sal-mo 136 mentre si narra la storia della rivelazione di Dio… è come se si volesse dire che non solo nella storia, ma per l’eternità l’uomo sarà sempre sotto lo sguardo misericordioso del Padre. Non è un caso che il popolo d’Israele abbia voluto inserire questo Salmo, il “Grande hallel” come viene chiamato, nelle feste liturgiche più im-portanti. Prima della Passione Gesù ha pregato con questo Salmo della misericordia. Lo attesta l’evangelista Matteo quando dice che “dopo aver cantato l’inno” (26,30), Gesù con i discepoli uscirono verso il monte degli ulivi”… Nello stesso orizzonte della miseri-cordia, Gesù viveva la sua passione e morte, cosciente del grande mistero di amore di amore che si sarebbe compiuto sulla croce9».

Sebbene nella forma che conosciamo la via crucis sia nata nel XVIII secolo, quest’esercizio di pietà risale al secolo XIII, quando era già in uso l’espressione di una compartecipazione alla passione di Cristo facendo un percorso che, in qualche modo, ne riprodu-cesse la salita al Golgota. Già da allora l’imitazione prevaleva sul-la meditazione, pur contenendo un ricco patrimonio di fede e di dottrina. È importante non lasciarsi prendere dal sentimentalismo religioso, che si esprime in preghiera -stazione per stazione - più

9 Francesco, Misericordiae vultus. Bolla di indizione del Giubileo straordina-rio della misericordia (11.4.2015), Libreria editrice vaticana, Città del Vatica-no 2015,  n. 7.

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o meno retoriche, ma affidarsi alla proclamazione dei brani del Vangelo ed ai sapienti commenti dei santi, tenendo presente - tra l’altro - che fine di questo esercizio di pietà resta l’immedesima-zione che prelude al pentimento e – questo - alla conversione, in perfetta sintonia con lo spirito dell’Anno della misericordia.

Non a caso il sommo Leonardo la considerava “strada regia del paradiso, missione perpetua, batteria contro lo inferno”. Prima di lui, moltissimi Padri e santi si erano espressi in termini di grande rispetto per la via crucis: tra essi ne cito due, a mo’ di esemplifica-zione: Aberto Magno e Bonaventura da Bagnoregio.

Restiamo sempre sotto lo sguardo misericordioso del Padre dunque, soprattutto nei momenti in cui il suo Figlio prediletto viene condotto al Calvario, carico del peso dell’albero della Cro-ce. Con lui che sale il Calvario, vogliamo anche noi proclamare il Salmo dello  hallel, che canta per sempre la  misericordia dell’Al-tissimo.  Ci faremo guidare, oltre che dal ritmo giubilare che ha impresso papa Francesco alla Bolla d’indizione, da taluni eccelsi testimoni della spiritualità cristiana: sant’Agostino, Giacomo Cu-smano e Pino Puglisi, martire della fede. Essi furono apostoli del perdono, della povertà e della misericordia, tre valori da contem-plare particolarmente nel corso dell’Anno giubilare.

Nel suo Commento al Vangelo di Giovanni, sant’Agostino (354-430) esamina tre morti risuscitati da Gesù, allo scopo di confer-mare che ogni peccato può essere perdonato, a condizione che siano assicurati la conversione, la detestazione del male e l’opportuno risarcimento: «Se dunque il Signore, per sua grande grazia e mi-sericordia, risuscita le anime affinché non si muoia in eterno, ben possiamo supporre che quei tre che egli risuscitò nei loro corpi significano e adombrano la risurrezione delle anime, che si ottiene mediante la fede. Risuscitò la figlia del capo della sinagoga, che si trovava ancora in casa (cf. Mc 5, 41-42); risuscitò il giovane figlio della vedova, che era già stato portato fuori della città (cf. Lc 7

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14-15); risuscitò Lazzaro, che era stato sepolto da quattro gior-ni. Esamini ciascuno la propria anima: se pecca muore, giacché il peccato è la morte dell’anima. A volte si pecca solo col pensiero: ti sei compiaciuto di ciò che è male, hai acconsentito, hai peccato; il consenso ti ha ucciso; però la morte è solo dentro di te, perché il cattivo pensiero non si è ancora tradotto in azione. Il Signore, per indicare che egli risuscita tal sorta di anime, risuscitò quella fanciulla che ancora non era stata portata fuori, ma giaceva morta in casa, a significare il peccato occulto. Se però non soltanto hai ceduto col pensiero al male, ma lo hai anche tradotto in opere, è come se il morto fosse uscito dalla porta; ormai sei fuori e sei un morto portato alla sepoltura. Il Signore tuttavia risuscitò anche quel giovane e lo restituì a sua madre vedova. Se hai peccato, pen-titi! e il Signore ti risusciterà e ti restituirà alla Chiesa, che è la tua madre. Il terzo morto è Lazzaro. Siamo di fronte al caso più grave, che è l’abitudine perversa. Una cosa infatti è peccare, un’altra è contrarre l’abitudine al peccato. Chi pecca, ma subito si emenda, subito riprende a vivere; perché non è ancora prigioniero dell’abi-tudine, non è ancora sepolto. Chi invece pecca abitudinariamente è già sepolto ed emette già fetore, proprio come quelli che ormai sono dediti ad ogni scelleratezza. Inutile dire ad uno qualsiasi di essi di non comportarsi così: come può sentirti chi è come sepolto sotto terra, corrotto, gravato dal peso dell’abitudine? Né tuttavia la potenza di Cristo è incapace di risuscitare anche uno ridotto così10».

Sant’Agostino descrive efficacemente le situazioni di peccato, che sono analoghe alla morte, ma ribadisce che la potenza di Cri-sto, Crocifisso e Risorto, può risuscitare anche chi è stato distrutto dal peccato. A sua volta, il beato Giacomo Cusmano (15/3/1834 - Palermo - 14/3/1888), fondatore della Congregazione religiosa del “Boccone del povero” – alla quale appartengo - mostra un ca-

10 Agostino, Trattato sul Vangelo di Giovanni, 49, 1.2.3.

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risma specifico, un modo insieme antico e nuovo d’interpretare la Rivelazione cristiana, che oggi acquista particolare rilevanza: il carisma sacramentale del povero che per lui è  quasi l’ottavo sacramento. Non è un caso, perciò, che il tema e l’esercizio della “povertà” – così cari a Cusmano - siano stati significativamente riscoperti da papa Francesco. Svelando, davanti ai rappresentanti dei media, alcuni retroscena del Conclave, il santo Padre affermò: «Nell’elezione, io avevo accanto a me l’arcivescovo emerito di San Paolo e anche prefetto emerito della Congregazione per il Clero, il cardinale Claudio Hummes: un grande amico, un grande amico! Quando la cosa diveniva un po’ pericolosa, lui mi confortava. E quando i voti sono saliti a due terzi, viene l’applauso consueto, perché è stato eletto il Papa. E lui mi abbracciò, mi baciò e mi dis-se: “Non dimenticarti dei poveri!”. E quella parola è entrata qui: i poveri, i poveri. Poi, subito, in relazione ai poveri ho pensato a Francesco d’Assisi. Poi, ho pensato alle guerre, mentre lo scrutinio proseguiva, fino a tutti i voti. E Francesco è l’uomo della pace. E così, è venuto il nome, nel mio cuore: Francesco d’Assisi. È per me l’uomo della povertà, l’uomo della pace, l’uomo che ama e custodisce il creato; in questo momento an-che noi abbiamo con il creato una relazione non tanto buona, no? È l’uomo che ci dà questo spirito di pace, l’uomo povero… Ah, come vorrei una Chiesa povera e per i poveri!11». Quasi prefigurando la medesima lunghezza d’onda di pace e di po-vertà, scriveva chiaramente il beato Giacomo in riferimen-to al Crocifisso: «Egli ci indica che la Croce è la porta della misericordia: Credi  a Gesù Cristo vita tua, che, offrendoti la croce, ti promette e ti dona la vita! Mortifica i tuoi sensi,

11 Discorso del santo Padre Francesco nell›udienza ai rappresentanti dei media (16.3.2013):http:/www.vatican.va/holy_father/francesco/speeches/2013/march/documents/papa-francesco_20130316_rappresentanti-media_it.ht-ml (accesso del 1.6.2013).

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sgombra lo amor proprio dal tuo cuore, calpestandolo sem-pre, ed io ti prometto che vedrai Dio12».

Infine, saremo aiutati a meditare le stazioni della Via crucis et misericordiae dal beato martire don Pino Puglisi (1937-1993), as-sassinato in odium fidei dalla cupola mafiosa di Brancaccio. Come ogni martirio scaturisce dal sacrificio della croce di Cristo a van-taggio dell’intera umanità, così chi vive mediante la fede e piange per l’affermazione della giustizia in questo mondo conoscerà la speciale beatitudine riservata ai martiri. Proprio per il particolare splendore con il quale la sua vita interamente dedita al bene conti-nua ad illuminarci, don Puglisi esprime nella sua persona meglio di noi ciò che tutti siamo chiamati ad essere al seguito del Croci-fisso-Risorto. Il suo martirio si erge perciò sulla scia dell’Abbando-nato della Croce, come indimenticabile simbolo che, da una parte, è impronta di Grazia sul volto della Chiesa storica, e, dall’altra, è monito e denuncia contro il peccato e ogni forma di cattiveria umana. Fonte della Grazia, di ogni Grazia, è sempre Gesù Cristo: a Lui soltanto si può attribuirne la totale e perfetta pienezza, da Lui abbiamo ricevuto la Grazia della testimonianza, proprio come si legge in Giovanni: “Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevu-to grazia su grazia” (Gv 1,16). In un contesto di Grazia, quella di Cristo “è come la pienezza della sorgente”, quella di Maria «come la pienezza del fiume» e quella dei santi, tra cui Puglisi è «come un insieme di ruscelli emissari del fiume13».

L’eterna lotta tra il bene e il male si traduce, sul piano morale, in una libera scelta per l’uomo chiamato a divenire o “figlio della luce” o “figlio delle tenebre”. Se si sceglie Dio (e così si testimonia il bene) si cammina nella luce, anzi si fa di se stessi uno strumento di luce per quanti brancolano ancora nell’oscurità. Depositari di una luce meravigliosa, che ci può far condividere la sorte dei santi,

12 G. Cusmano, LeA I71, p. 257.13 P. Canisio, De Maria Deipara Virgine, 1, 6, 38-39.

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siamo chiamati a vivere in essa nel corso di quest’Anno giubilare, in particolare della Quaresima. La prima lettera dell’apostolo Gio-vanni si configura come uno dei luoghi privilegiati in cui scoprire come abbandonarsi alla più affettuosa comunione con il mistero di Dio. Chi compie il bene non fa che rendere lode e gloria al Signore in un’azione di grazia mai smessa e, pur passando attraverso le tribolazioni, viene guidato “alle fonti delle acque della vita”: quella che disseta ogni fratello. Come agli eletti dell’Apocalisse (Ap 7, 9-14), pure al giusto tocca di ritrovarsi con le vesti candide, cioè lavate dal sangue dell’Agnello, e con le lacrime agli occhi asciugate finalmente dal Padre. Il risalto del bene viene attribuito alla vita di un martire della giustizia e della fede cristiana, quale Pino Puglisi è stato, capace di donarsi per amore. La definizione di “martire” esprime una missione di vita per la quale un uomo di Dio viene eletto con un libero e sovrumano atto dello Spirito allo scopo di portare Dio, non solo con la predicazione, ma anche e soprattutto con la testimonianza coerente della vita, a tutti gli uomini che lo cercano con cuore sincero.

«Gesù solo, la sua gloria,il suo amore siano l’unico oggetto d’ogni nostro pensiero, di    ogni nostro sentimento, la mira unica di ogni nostra operazione, l’unico pascolo di ogni nostro affetto…Vivendo in Lui e per Lui, saremo con Lui glorificati nel cielo14». Con questi sentimenti mediteremo tutte le stazioni della Via cru-cis et misericordiae, chiedendo al Signore di “lasciarci sorprendere dalla misericordia di Dio15”.

Ogni titolo di stazione, oltre a ricordare il mistero proprio, ri-prende alcune efficaci espressioni che papa Francesco ha inserito nella Bolla. Oltre alla Guida (G.) e al Popolo (T.), sono previste tre voci di lettori (L.), che proclameranno le varie brevi letture. Ogni gruppo di devoti, dopo un’opportuna ammonizione da parte di chi

14 LeA I71,p.89.15 Cfr. Francesco, Misericordiae vultus, n. 25.

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presiede (i cui concetti di fondo sono offerti sotto il titolo “Linee di riflessione”), selezionerà i canti più idonei, attingendo dal vasto patrimonio popolare.

La dolcezza di Maria Madre della Misericordia ci accompagni “perché tutti possano riscoprire la gioia della tenerezza di Dio”, che si manifesta nel Verbo umanato condotto al patibolo, crocifis-so e deposto nel sepolcro.

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Abbreviazioni:G= Guida (presbitero, diacono o ministro)L= Lettore/LettriceT= Tutti, popolo.

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Preghiera d’inizio

O Signore, in te mi rifugio,/ che io non resti confuso in eterno:/ tu difendimi, fammi tu libero,/ per la tua giustizia, Signore./

Dio porgimi orecchio e salvami:/ sii per me un castello sicuro, una rupe ove abiti sempre,/ mia salvezza e asilo, mia roccia./

Dall’artiglio dell’empio riscattami,/ dalle mani del ladro e perver-so:/ tu, Signore, la mia speranza,/ fin da giovane la mia certezza./

Già dal grembo sostegno mi fosti:/ mi togliesti dal seno materno,/ fui accolto sui tuoi ginocchi:/ senza fine a te salga la lode./…

Mio Dio non stare lontano,/ vieni presto, o Dio, in aiuto;/ quanti insidiano l’anima mia/ sian confusi e distrutti, Signore,/

Quanti cercano la mia rovina/ il disprezzo e l’infamia li copra./ Io invece continuo a sperare:/ farò canti ancora più grandi!...

Canterò sulla cetra il tuo amore/ d’Israele o Signore, o Santo!/ E cantando a te le mie labbra/ stilleranno ancora di gioia./[8]

G. Sorelle e fratelli, percorriamo insieme, con devozione e fede, la via della croce del Signore Gesù Cristo,

T. Fiduciosi d’incontrare, in Lui, la misericordia del Padre.

Canto iniziale   

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I STAZIONEGesù è condannato a morte

“Sappiamo di essere chiamati alla perfezione (cfr Mt 5,48), ma sentiamo forte il peso del peccato9”.

G.  Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo

T. perché con la tua santa croce hai redento il mondo.

1) L.:  Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: “Avranno ri-spetto per mio figlio!”. Ma i contadini, visto il figlio, dissero tra loro: ‘Costui è l’erede. Su uccidiamolo e avremo noi la sua eredità!”  Lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo ucci-sero (Lc 20, 37-39).

2) L.: Chi sbaglia dovrà scontare la pena. Solo che questo non è il fine, ma l’inizio della conversione, perché si sperimenta la te-nerezza del perdono. Dio non rifiuta la giustizia. Egli la ingloba e la supera in un evento superiore dove si sperimenta l’amore che è a fondamento di una vera giustizia10.

3) L.: «Comunque lo avvistammo – come stavo dicendo – a San Ga-etano, dove che lui stava telefonando in una cabina, allorché si pensò di attuare subito il delitto. E se non ricordo male, an-dammo a prendere l’arma. Si trattata di una 7,65 munita di silenziatore. Quindi andammo a ricercarlo… Il Padre si stava accingendo ad aprire il portoncino di casa… aveva un borsello nelle mani. Fu una questione di pochi secondi: io ebbi il tempo di notare che l’altro sicario gli si avvicinò e gli mise la mano

9 Cf Francesco, Misericordiae vultus, n. 22. 10 Ivi, n. 21.

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nella sua mano per prendergli il borsello e gli disse piano: ‘Pa-dre, questa è una rapina! Lui si girò, lo guardò, ma non si era accorto di me. E gli disse… ‘me lo sarei aspettato’11»[11].

G. O Padre, tu ci hai mandato “l’erede”, ma noi non l’abbiamo ri-conosciuto

T. abbi misericordia di noi!

G. O Cristo, che sei venuto nella tua vigna, ma l’hai trovata aspra e amara,

T. abbi misericordia di noi!

G. O Spirito Santo, che susciti in noi desideri di amore e di pace,

T. abbi misericordia delle nostre violenze, dei nostri soprusi, dei nostri errori!

Linee di riflessione.

G. Prendendo su di sé l’albero della Croce, il Signore è come se cari-casse su di sé il peso dei nostri peccati. Decidendo di fare il male, eliminiamo anche l’erede, il Figlio eterno e, con Lui, tutti coloro che nella giustizia e nella verità lo annunciano e lo incarnano. Perdonaci, Signore!

Pater, Ave, Gloria.Canto

11 Dalla deposizione di Salvatore Grigoli negli atti processuali della sentenza della Corte di Assise di Palermo, sezione seconda, 19.6.1998.

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II STAZIONEGesù è caricato dell’albero della croce

“Se Dio si fermasse alla giustizia cesserebbe di essere Dio, sarebbe come tutti gli uomini che invocano il rispetto della legge12”.

G.:  Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo

T.: perché con la tua santa croce hai redento il mondo.

1) L.: Pilato disse ai Giudei: «Ecco il vostro re!”. Ma quelli gridarono: “Via! Via! Crocifiggilo!”. Disse loro Pilato: “Metterò in croce il vostro re?”. Risposero i capi dei sacerdoti: “Non abbiamo altro re che Cesare”. Allora lo consegnò loro perché fosse crocifis-so. Essi presero Gesù ed egli, portando la croce, si avviò verso il luogo detto del Cranio, in ebraico Gòlgota» (Gv 19,14-17).

2) L.: Abbiamo avuto la conferma che voleva essere un avvertimento per il nostro operato, ma siamo andati avanti… Che i protago-nisti delle intimidazioni cambino modo di pensare e tornino alla ragionevolezza… Chi usa la violenza non è un uomo, chie-diamo a chi ci ostacola di riappropriarsi dell’umanità13.

3) L.: Salire il Calvario, seguire Gesù nel cammino della croce, non è delle anime deboli, che mettono i loro affetti nelle creature, nelle cose terrene, e a questa prova non reggeranno, verranno meno per via, e si perderanno nella moltitudine14.

12 Cfr. Francesco, Misericordiae vultus, n. 21.13 Positio suppletiva super martyrio Iosephi Puglisi (d’ora in poi: Positio), Tipo-

grafia Nova Res, Roma 2006, 53.14 G. Cusmano, LeA I71, pp. 262.263.

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G.: O Padre, che ci attendi anche quando andiamo avanti nel pec-cato e non ritorniamo sui passi della ragionevolezza,

T.: abbi pietà e misericordia di noi peccatori!

G.: O Cristo Gesù, che prendi la tua croce e ti avvii lungo il cam-mino della Croce,

T.: abbi pietà e misericordia di noi peccatori!

G. O Spirito Santo, che suggerisci in noi pensieri di conversione e di ritorno alla ragionevolezza,

T. abbi pietà e misericordia di noi peccatori!

Linee di riflessione.

G. Non possiamo più essere delle “anime deboli”; non possiamo più mettere al primo posto le cose fragili e deboli, ma il Signore. Egli depone i segni della giustizia e indossa quelli della compassione. Adoriamolo e imitiamolo.

Padre, Ave, Gloria. Canto 

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III STAZIONEGesù cade per la prima volta

“La misericordia di Dio… diventa  indulgenza  del Padre che attraverso la sposa di Cristo raggiunge il peccatore perdonato15”.

G.  Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo

T. perché con la tua santa croce hai redento il mondo.

1) L.: Anche noi dunque, …avendo deposto tutto ciò che è di peso e il peccato che ci assedia, proseguiamo perseverando nella corsa alla mèta che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, colui che dà origine alla fede e la porta a compimento. Egli, di fronte alla gioia che gli era posta dinanzi, si sottopose alla cro-ce, disprezzando il disonore, ed ora siede alla destra del trono di Dio. Pensate attentamente a colui che ha sopportato contro di sé una così grande ostilità dei peccatori, perché non vi stan-chiate perdendovi d’animo (Eb 12,1-3).

2) L.: «Me l’aspettavo»! Che cosa? Che si sarebbero fatti vivi: lui al suo posto, e loro alle spalle? L’ultima espressione rivolta al killer prima di morire ci fa capire che don Pino aveva messo in con-to che si sarebbero resi presenti; che il rischio di essere ucciso restava alto… e lui a continuare la sua vita quotidiana16.

3) L: «Profitta delle tue debolezze per umiliarti al cospetto di Dio, e saper compatire il prossimo in simili circostanze. La nostra de-bolezza è un gran mezzo nelle mani di Dio, per elevarci sino a

15 Cfr. Francesco, Misericordiae vultus, n. 22.16 Cfr. C. Scordato, Don Pino Puglisi, Trapani 2000, 56.

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Lui. Per questo mezzo Egli svela all’anima nostra l’orrore della nostra miseria e così distrugge l’amor proprio per darci il suo e unificarci nella sua volontà e nel suo amore17».

G.: O Padre, che nella nostra vita quotidiana, ti fai presente anche quando sei inaspettato,

T.: ascolta misericordioso la nostra preghiera!

G.: O Figlio, che hai sopportato contro di te una così grande osti-lità dei peccatori,

T. ascolta misericordioso la nostra preghiera!

G.: O Spirito Santo, che ci suggerisci di profittare delle nostre de-bolezze e tenere lo sguardo fisso su Gesù, che si sottopone alla croce per i nostri peccati,

T.: ascolta, misericordioso, la nostra preghiera!

Linee di riflessione.

G. Quante debolezze, quante cadute nella nostra vita, o Signore che ti pieghi sotto il peso e la sofferenza della Croce! Vogliamo rico-noscere e confidare alla Chiesa e ai suoi ministri tutti i nostri peccati e fragilità, per ottenere misericordia e indulgenza.

Pater, Ave, Gloria.Canto 

17 G. Cusmano, LeA  I71.26.

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IV STAZIONEGesù incontra Maria sua madre

“Maria… scelta per essere la Madre del Figlio di Dio è stata da sempre preparata dall’amore del Padre per esse-re Arca dell’Alleanza tra Dio e gli uomini18”.

G.: Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo

T.: perché con la tua santa croce hai redento il mondo.

1) L.:  Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: “Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione - e anche a te una spada trafiggerà l’anima - affinché siano svelati i pensieri di molti cuori” (Lc 2,34-35).

2) L.:  Il tempio di Dio viene costruito dalla sua grazia, non per i precedenti meriti di coloro con i quali egli lo costruisce. Per convincertene osserva quanto segue: Con la sua fortezza egli li-bera i prigionieri.Scioglie loro le pesanti catene dei peccati, che impedivano loro di camminare sulla via dei comandamenti; e li scarcera mediante la fortezza, che essi non possedevano pri-ma d’essere raggiunti dalla grazia di lui.Parimenti libera quelli che lo irritano e che abitano nei sepolcri: cioè coloro che erano completamente morti e che si dedicavano ad opere morte. Lo irritano coloro che si ribellano alla giustizia, mentre gli altri, i prigionieri, forse vorrebbero camminare ma non possono. Pregano Dio per poterlo fare e gli dicono: Liberami dalle mie angustie. E quando vengono esauditi, ringraziano dicendo: Hai spezzato le mie catene. Quelli invece che lo irritano e che abi-tano nei sepolcri appartengono a quella categoria di persone alla quale allude altrove la Scrittura dicendo: Da un morto, che

18 Cfr. Francesco, Misericordiae vultus, n. 24.

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è come uno che non esiste, è assente ogni confessione…. Comun-que, appartenga l’uomo alla prima o alla seconda categoria, la grazia di Cristo lo libera con la fortezza19.

3) L.: Presso la croce, Maria è testimone delle parole di perdono che escono dalle labbra di Gesù. Il perdono supremo offerto a chi lo ha crocifisso ci mostra fin dove può arrivare la misericordia di Dio. Maria attesta che la misericordia del Figlio di Dio non conosce confini e raggiunge tutti nessuno escluso20.

G.: O Madre di misericordia, la cui anima è stata trafitta dalla spa-da del dolore,

T.: intercedi per noi presso il tuo Figlio crocifisso.

G.: O Madre di misericordia, sui cui si è posata la benevolenza del Padre dei cieli,

T.: prega per noi, peccatori, adesso e nell’ora della nostra morte!

G.: O Madre di misericordia, sui cui è sceso lo Spirito Santo,

T. invoca per noi lo Spirito Santo, affinché riscaldi  i nostri cuori freddi!

Linee di riflessione.

G. Maria, è l’emblema dell’amore ferita dalle spine dell’ingratitudi-ne e del peccato. Vogliamo starle accanto e pronunciare le parole del perdono e della riconciliazione.

Pater, Ave, Gloria. Canto

19 Agostino d’Ippona, Esposizione sul salmo 87, c. 8.20 Cfr. Francesco, Misericordiae vultus, n. 24.

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V STAZIONEGesù aiutato dal Cireneo

«La parola del perdono possa giungere a tutti… Penso in modo particolare agli uomini e alle donne che appartengo-no a un gruppo criminale, qualunque esso sia21».

G.: Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo

T.: perché con la tua santa croce hai redento il mondo.

1) L.:  Mentre lo conducevano via, fermarono un certo Simone di Cirène che tornava dai campi e gli misero addosso la croce da portare dietro a Gesù (Lc 23,26).

2) L.: «Ripensando all’opera di padre Puglisi si rimane colpiti da quel-lo che apparentemente sembra una prassi di evangelizzazione e di socializzazione minimalista: una scuola, una palestra, un centro sanitario, un giardino giochi. Si può morire per obiettivi che altrove sono soltanto servizi? Si deve morire se quei servizi sono gradini di autocoscienza verso l’intransigenza e l’autono-mia contro la ‘flessibilità del giunco’ e la sottomissione… Appa-rentemente è un approccio minimalista. Ma sappiamo che non è minimalista far passare l’idea che il diritto è un diritto e non una concessione22».

3) L.: «Chiunque dunque tu sia che pensi a Cristo e desideri di ri-cevere quel che ha promesso, non devi essere pigro a fare ciò ch’egli ha comandato. Che cosa ha promesso? La vita eterna. E che cosa ha comandato? Perdona tuo fratello. Fa’ conto che ti

21 Cfr. Francesco, Misericordiae vultus, n. 19.22 Testimonianza di Piero Violante, in Positio, p. 69.

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abbia detto: “Tu che sei uomo, perdona un uomo, affinché, io che sono Dio, venga da te”… Non vuoi ricevere da parte del tuo Dio la stessa cosa che ti comanda di dare a un tuo fratello? La stessa cosa - ripeto che ti si comanda di dare a un tuo fratello, non vuoi forse riceverla da Dio tuo Signore? Dimmi se non la vuoi e allora non darla. Quale è questa cosa, se non che tu dia il perdono a chi te lo chiede, se tu chiedi che venga accordato a te quando lo chiedi? Oppure, se tu non hai nulla da farti perdo-nare, io oso dire: “Non perdonare”. Tuttavia non avrei dovuto dire neppure ciò. Anche se non hai nulla da farti perdonare, devi perdonare lo stesso; poiché perdona anche Dio che non ha nulla che gli si possa perdonare23».

G.: O Cristo, che percorri la via della Croce per suscitare in noi il vero senso della dignità umana,

T.: aiutaci a renderci disponibili verso chi è nel bisogno.

G.: O Cristo, che ti lasci aiutare dal cireneo, condividendo il tuo dolore con l’umanità,

T.: insegnaci a condividere tutto con tutti, particolarmente con chi è nel bisogno e attende da noi una mano.

G.: O Cristo, che annunci il Vangelo della condivisione e della sof-ferenza accettata,

T.: noi vogliamo apprendere e annunciare il Vangelo della tua morte e resurrezione.

23 Agostino, Discorso 114, c. 2.

25

Linee di riflessione.

G. Anche Dio, che non ha nulla da farsi perdonare, pronuncia, nel Figlio, la parola del perdono. Non c’è orrore, crimine, colpa e pec-cato che non possano essere perdonati. Lasciamoci riconciliare con Dio, attraverso il sacramento della Confessione-penitenza.

Pater, Ave, Gloria. Canto

26

27

VI STAZIONE. La Veronica asciuga il volto di Gesù

«La Chiesa si faccia voce di ogni uomo e di ogni donna e ripeta con fiducia e senza sosta: ‘Ricordati, Signore, della tua misericordia e del tuo amore, che è da sempre (Sal25,6)24».

G.  Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo

T. perché con la tua santa croce hai redento il mondo.

1) L.: « Ora, se davvero ho trovato grazia ai tuoi occhi, indicami la tua via, così che io ti conosca e trovi grazia ai tuoi occhi; consi-dera che questa nazione è il tuo popolo”. Rispose: “Il mio volto camminerà con voi e ti darò riposo”. Riprese: “Se il tuo volto non camminerà con noi, non farci salire di qui. Come si saprà dunque che ho trovato grazia ai tuoi occhi, io e il tuo popolo, se non nel fatto che tu cammini con noi? Così saremo distinti, io e il tuo popolo, da tutti i popoli che sono sulla faccia della terra» (Es 33,13-16).

2) L.: «Gesù Cristo è il volto della misericordia del Padre. Il mistero della fede cristiana sembra trovare in questa parola la sua sin-tesi. Essa è divenuta viva, visibile e ha raggiunto il suo culmine in Gesù di Nazareth25».

3) L.: «La vita vera è nella fede: «lustus ex fide vivit »  e questa vita si alimenta solamente della volontà di Dio: «Et vita in volun-tate Domini»; chi possiede questa vita ha già il possesso della vita eterna e per conseguenza conosce che tutto ciò che non

24 Francesco, Misericordiae vultus, n. 25.25 Ivi, n. 1.

28

è eterno è niente: «Quod aeternum non est nihil est» e per conseguenza si spoglia con facilità delle cose terrene e anche di se stesso26».

G.: O Signore, che rispondi col tuo volto misericordioso al gesto della Veronica,

T.:  noi sappiamo che, chi vede Te, vede il Padre..

G.: O Cristo, che nel tuo Volto ci fai contemplare il mistero della misericordia,

T.: tu sei fonte di gioia, di serenità e di pace.

G.: O Signore, che ci mostri il tuo Volto nei fratelli più bisognosi,

T.: concedici di guardare con occhi sinceri i fratelli che incontria-mo nel cammino della vita.

Linee di riflessione.

G. Dalla pietà della donna di nome Veronica che, secondo la tra-dizione apocrifa, asciuga con velo di lino il volto di Gesù lun-gola via del Calvario, proviene quella che è la “madre di tutte le icone”. Tutte le icone di Dio, della Vergine e dei Santi prendono origine dal vero Volto di Cristo sofferente, nel quale si rivela la misericordia di Dio. Oggi il Volto di Cristo lo possiamo  incon-trare  nei sofferenti sparsi in ogni periferia esistenziale.

Padre, Ave, Gloria.Canto

26 G. Cusmano, Lettera del 23.2.1888, LeA II, p. 454.

29

VII STAZIONEGesù cade la seconda volta

“I Missionari della Misericordia. Saranno un segno della sollecitudine materna della Chiesa per il Popolo di Dio, perché entri in profondità nella ricchezza di questo mi-stero fondamentale per la fede27”.

G.:  Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo

T.: perché con la tua santa croce hai redento il mondo.

1) L.: «Avete rivestito il nuovo, che si rinnova per una piena co-noscenza, ad immagine di Colui che lo ha creato… Scelti da Dio, santi e amati, rivestitevi dunque di sentimenti di tene-rezza, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di magnanimità, sopportandovi a vicenda e perdonandovi gli uni gli altri, se qualcuno avesse di che lamentarsi nei riguardi di un altro. Come il Signore vi ha perdonato, così fate anche voi» (Col 3,10-13).

2) L.: «O potente, perché ti vanti della malizia? La misericordia di Dio dura tutto il giorno. La tua lingua macchina insidie, come rasoio affilato, operatore di inganni. Ami il male più del bene, la menzogna più del parlare sincero. Lingua ingan-natrice, tu ami ogni parola che tende a rovinare, ma Dio ti abbatterà per sempre, ti impaurirà, ti strapperà dalla tenda e ti sradicherà dalla terra dei viventi. I giusti vedranno e ne avranno timore; e irridendolo diranno: ecco un uomo che

27Francesco, Misericordiae vultus, n. 18.

30

non ha riposto in Dio la sua forza ma ha sperato nelle sue grandi ricchezze e si è consolidato nelle sue insidie. Io inve-ce [sarò] come olivo sempre verde nella casa di Dio, poiché ho sperato nella misericordia di Dio nei secoli eterni. Canterò senza fine le tue lodi, perché così hai agito; confiderò nel tuo nome alla presenza dei tuoi santi, poiché ciò è buono28».

3) L.: «Praticamente Padre Puglisi, cosa che ormai tutti sanno, usa-va diciamo una sua strategia contro la mafia facendo slogan, facendo… cercando di levare i ragazzini dalle mani dei cri-minali e quindi di non farli diventare mafiosi, faceva ma-nifestazioni, tutto questo dentro quel quartiere che era un regno dei Graviano dava molto fastidio, ma più che a loro dava molto fastidio agli altri boss, che guardando i Gravia-no dicevano “ma com’è che tu fai spadroneggiare un piccolo prete nel tuo rione facendoti mettere in ridicolo così?29».

G.: O Padre, che vuoi la salvezza di chiunque è traviato,

T.:  mettici sui passi del Giusto che sale il Calvario.

G.: O Cristo, che ci hai perdonato,

T.: concedici di perdonare chi ci ha fatto del male!

G.: O Spirito Santo, che sei sceso su di noi al Battesimo, renden-doci santi e amati da Dio,

T.: ispiraci sentimenti di perdono, di accettazione, di tenerezza, bontà e mansuetudine!

28 Agostino, La sacra Scrittura specchio di vita perfetta, sul Sal 51, 3-11.29 Deposizione di Antonio Calvaruso, in Positio, pp. 75-76.

31

Linee di riflessione.

G. Signore, vogliamo usare anche noi lo stile della prossimità con i piccoli e i deboli, per ottenere misericordia e perdono dagli altri e da Te. Decidiamo di nutrire in noi sentimenti di tene-rezza, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di magnanimità, accettandoci e perdonandoci reciprocamente.

Pater, Ave, Gloria. Canto 

32

33

VIII STAZIONEGesù incontra le pie donne

“La misericordia di Dio non è un’idea astratta, ma una re-altà concreta con cui Egli rivela il suo amore come quello di padre e di una madre che si commuovono fino dal profondo delle viscere per il proprio figlio. È veramente il caso di dire che è un amore ‘viscerale’30”.

G.:  Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo

T.: perché con la tua santa croce hai redento il mondo.

1) L.: «Mentre si domandavano che senso avesse tutto questo, ecco due uomini presentarsi a loro in abito sfolgorante. Le donne, impaurite, tenevano il volto chinato a terra, ma quelli dissero loro: “Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risorto. Ricordatevi come vi parlò quando era ancora in Gali-lea e diceva: “Bisogna che il Figlio dell’uomo sia consegnato in mano ai peccatori, sia crocifisso e risorga il terzo giorno» (Lc 24,4-7).

2) L.: «Notate chi sia colei di cui siete le membra; fissate lo sguardo su colei di cui siete figli.  Chi troverà la donna forte? La for-tezza della donna ben si concilia con il giorno dei martiri. Se infatti lei non fosse stata forte, quei suoi membri sarebbero ve-nuti meno nel martirio. Chi troverà la donna forte? È difficile trovarla; ma che dico? è difficile non conoscerla. E non è forse lei la Città posta sul monte, città che non può essere nascosta? Perché allora è detto: Chi la troverà, mentre in realtà si sarebbe dovuto dire: Chi non la troverà? In effetti, tu vedi la città posta

30 Francesco, Misericordiae vultus, n. 6.

34

sul monte. Perché però fosse posta sul monte dovette essere trovata, lei che prima era andata perduta. Ora che è illuminata, chi non la vede? Quando però era nascosta, chi avrebbe potuto trovarla? Lei infatti è una città, ma è anche quella pecora che, essendosi perduta, unica [in tutto il gregge], il pastore ricercò e, trovatala, riportò all’ovile caricandosela gioioso sulle spalle31».

L.: «Quando (Gesù) incontrò la vedova di Nain che portava il suo unico figlio al sepolcro, provò grande compassione per quel dolore immenso della madre in pianto, e le riconsegnò il figlio risuscitandolo dalla morte» (cfr. Lc 7,15)32.

G.: O Padre, che hai progettato la Chiesa fin dall’eternità,

T.: fa’ che essa sia la “donna forte”, la “città illuminata” e “posta sul monte”.

G.: O Figlio dell’uomo, che sei stato consegnato in mano ai pecca-tori e crocifisso,

T.: volgi a noi gli occhi tuoi misericordiosi!

G.: O Spirito Santo, che con la tua potenza operi nel Crocifisso affinché risorga il terzo giorno,

T.: ispira in noi sentimenti di pentimento e di conversione!

31 Agostino, Discorso 37, c. 2.32 Francesco, Misericordiae vultus, n. 8.

35

Linee di riflessione.

G. Attraverso Maria e le pie donne che si fanno incontro a Gesù di Nazaret, ripensiamo al “genio femminile” nelle famiglie, nella società, nella Chiesa. Possa ogni donna essere la voce potente del Dio onnipotente e misericordioso, che ci mostra la concretezza della misericordia paterna e materna di Dio.

Pater, Ave, Gloria.Canto

 

36

37

IX STAZIONEGesù cade la terza volta

«Il perdono delle offese diventa l’espressione più evidente dell’amore misericordioso e per noi cristiani è un imperativo da cui non possiamo prescindere33».

G.: Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo

T.: perché con la tua santa croce hai redento il mondo.

1) L.: «Jael andò incontro a Sìsara e gli disse: “Férmati, mio signore, férmati da me: non temere”. Egli entrò da lei nella sua tenda ed ella lo coprì con una coperta. Egli le disse: “Dammi da bere un po’ d’acqua, perché ho sete”. Ella aprì l’otre del latte, gli diede da bere e poi lo ricoprì» (Gdc 4,18-19).

2) L.: «Così fu ridotto pei nostri peccati l’amabile nostro Redentore; la Scrittura la lo dice: «non erat ei aspectus!», non era più ri-conoscibile; e cosí si riduce il povero peccatore, quando ha la sventura di ridursi nella piú grande delle miserie: il maledetto peccato, e in quella anima avventurosa, oramai resa cotanto infelice, viene nuovamente ad essere crocifisso l’amato vostro Signore34».

3) L.: «Una bilancia falsa è abominio presso Dio; il peso giusto incontra il suo beneplacito. Dove c’è la superbia c’è anche l’ingiuria; dove c’è l’u-miltà c’è anche la sapienza. La semplicità dei giusti li indirizza [nella via del bene], l’inganno rovina i perversi. La ricchezza non apporta vantaggi per il giorno dell’ira, la giustizia al contrario libera dalla

33 Francesco, Misericordiae vultus, n. 9.34 G. Cusmano, LeAI71, p. 263.

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morte. La giustizia dirige il semplice nella sua via, l’empio cade per la sua empietà. La giustizia libera i buoni; gli iniqui resteranno presi nelle insidie tramate. Quando muore l’empio, per lui non c’è alcuna speranza: periranno le attese dei turbolenti… L’uomo misericordio-so giova alla sua anima; chi è crudele allontana anche i vicini… Il cuore depravato è abominevole per il Signore; egli ama coloro che procedono con semplicità. Mano nella mano, non sarà innocente il malvagio; la progenie dei giusti invece si salverà35».

G.: O Padre, che sei sempre pronto ad accogliere ogni tuo figlio che torna da te, pentito,

T.: fermati da noi, perché abbiamo deciso di cambiare vita!

G.: O Signore crocifisso, che chiedi a ognuno di noi un po’ d’acqua da bere,

T.: fà che ti riconosciamo nei nostri fratelli assetati ed affamati!

G. O Spirito Santo, che ci illumini sul peccato e sugli errori,

T.: fàche detestiamo e malediciamo i peccati commessi.

Linee di riflessione.

G. Oppresso dalle offese e dai peccati, Gesù cade. Anche noi forse sentiamo il peso dei nostri sbagli e delle nostre miserie: che cosa fare, allora, per rialzarci e diventare persone misericordiose per giovare alla nostra anima?

Pater, Ave, Gloria.Canto

35 Agostino, La sacra Scrittura specchio di vita perfetta: dal libro dei Proverbi, c. 119.

39

  X STAZIONEGesù è spogliato delle sue vesti

«…Potremo fare l’esperienza di aprire il cuore a quanti vi-vono nelle più disparate periferie esistenziali, che spesso il mondo moderno crea in maniera drammatica36».

G.:  Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo

T.: perché con la tua santa croce hai redento il mondo.

1) L.:  «Poi presero a salutarlo: “Salve, re dei Giudei!”. E gli percuoteva-no il capo con una canna, gli sputavano addosso e, piegando le ginocchia, si prostravano davanti a lui. Dopo essersi fatti beffe di lui, lo spogliarono della porpora e gli fecero indossare le sue vesti, poi lo condussero fuori per crocifiggerlo» (Mc 15,18-20).

2) L.: «Carissimi, vi auguro… di andare in pace e trovare la pace nel-la vostra terra… Uno di essi [templi] è stato chiamato “della Concordia”. Sia questo nome profetico. Vi sia concordia in que-sta vostra terra. Una concordia senza morti, senza assassinati, senza paure, senza minacce, senza vittime. Che sia concordia… Dopo tante sofferenze, avete il diritto di vivere nella pace… Nessun uomo, nessuna associazione umana, nessuna mafia può cambiare e calpestare questo diritto santissimo di Dio. Questo… è un popolo che ama la vita, che dà la vita… Non si può vivere sempre sotto la pressione di una civiltà contraria, di una civiltà della morte. Qui ci vuole una civiltà della vita37»

36 Francesco, Misericordiae vultus, n. 15.37 Giovanni Paolo II, parlando a braccio il 9.5.1993 nella Valle dei templi di

Agrigento, in Positio, p. 93.

40

3) L.: «L’oblazione di Gesù in quanto tale è libera, voluta, scelta: Gesù non è andato alla Croce rassegnatamente, quasi che fosse sta-to spinto da altri; Egli vi è andato per volontaria, spontanea elezione: “Io do la mia vita e nessuno me la toglie, ma io sono padrone di darla e riprenderla38».

G.: O Gesù, che hai liberamente scelto di dare la tua vita,

T.: donaci la vita eterna.

G.: O Gesù, che hai sopportato per noi tante sofferenze,

T.: donaci la pace.

G.: O Gesù, che ti lasci spogliare perfino delle tue vesti,

T.: apri il nostro cuore a chiunque vive nelle periferie esistenziali.

Linee di riflessione.

G. Quante morti, quanti assassini, quanti crimini, quante omissio-ni… nella nostra società. L’umanità è spogliata della sua dignità e dei suoi diritti. Dopo tante sofferenze, non avremo anche noi il diritto di vivere nella concordia e nella pace? Basta volerlo: con Dio possiamo.

Pater, Ave, Gloria. Canto 

38 Dalla riflessione del seminarista Pino Puglisi sul vangelo della Domenica di quinquagesima (16.2.1958), in Positio, Documenti, p. 27.

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XI STAZIONEGesù è inchiodato alla croce

«Davanti al male commesso, anche a crimini gravi, è il momento di ascoltare il pianto delle persone innocenti39».

G.:  Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo

T:. perché con la tua santa croce hai redento il mondo.

1) L.:  «Quando giunsero sul luogo chiamato Cranio, vi crocifissero lui e i malfattori, uno a destra e l›altro a sinistra. Gesù diceva: “Padre, perdonali perché non sanno quello che fanno”. Poi di-videndo le sue vesti, le tirarono a sorte. Il popolo stava a vedere; i capi invece lo deridevano dicendo: “Ha salvato altri, salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto”. Anche i soldati lo deri-devano e gli si accostavano per porgergli dell’aceto e dicevano: “Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso”» (Lc 23,33-37).

2) L.: «Ma dunque qual è il motivo per cui Gesù dà la sua vita? A) Non un motivo estrinseco, esterno…, ma un motivo interno. Certo non fu un motivo egoistico, manco per sogno; nemmeno l’ombra vi fu dell’egoismo in Lui e in ogni sua azione. Lo disse il Concilio di Efeso: “Chi crede che Cristo ha offerto anche per sé il sacrificio di se stesso sia anatèma”. B) Lo aveva già manifesta-to con le parole e con i fatti Gesù stesso: unico movente in lui fu la Carità, l’Amore: per il Padre, per i fratelli. La sua morte di croce è frutto dell’Amore ed è un frutto che moltiplica questo stesso amore, potenzia l’amore al massimo grado40».

39 Francesco, Misericordiae vultus, n. 19.40 Dalla riflessione del seminarista Pino Puglisi sul vangelo della Domenica di

quinquagesima (16.2.1958), in Positio, Documenti, p. 27.

42

3) L.: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno. Quelli fuori di testa infierivano, e così facendo spargevano il sangue del Medico; quello poi del proprio sangue faceva medicine per i malati. Infatti non disse invano: Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno. Prega il Cristiano e viene esaudito, prega Cristo e non viene esaudito? Giacché colui che esaudisce unito al Padre, perché è Dio, come non viene esaudito come uomo, quale si fece per noi? Viene pienamente esaudito. Là si trovavano, là infierivano, erano di quelli che lo rimproverava-no e dicevano: Ecco, mangia in compagnia dei Pubblicani e dei peccatori  . Facevano parte appunto di quel popolo dal quale veniva messo a morte proprio il medico, e anche per loro si preparava il contravveleno nel sangue di lui. Poiché infatti il Signore non solo versava il sangue, ma si serviva anche della sua stessa morte per farne medicina; risuscitò per far intendere chiaramente l›esempio della risurrezione. Soffrì la passione con la sua pazienza per dare un insegnamento alla nostra pazienza; e nella risurrezione indicò la ricompensa della pazienza41».

G.: O Signore crocifisso, che dai la vita per amore,

T.: ricordaci che alla sera della vita saremo giudicati sull’amore.

G.: O Signore crocifisso, che ci hai salvato con la morte in Croce,

T.: sii per sempre nostro re d’amore.

G.: O Signore crocifisso, che perdoni i tuoi persecutori,

T.: facci imitare il tuo stile di perdono.

41Agostino, Discorso 175, c. 3.3.

43

Linee di riflessione.

G. Cristo è il medico delle nostre anime: egli sa riconoscere le nostre malattie, mentre lo Spirito Santo ci suggerisce i giusti rimedi per il ritorno al Padre. La passione e morte di Cristo sono la nostra vera medicina.

Pater, Ave, Gloria.Canto

 

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45

XII STAZIONEGesù muore sulla croce

«Il perdono supremo offerto a chi lo ha crocifisso ci mostra fin dove può arrivare la misericordia di Dio42».

G.:  Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo

T.: perché con la tua santa croce hai redento il mondo.

1) L.: «Uno corse a inzuppare di aceto una spugna, la fissò su una canna e gli dava da bere, dicendo: “Aspettate, vediamo se viene Elia a farlo scendere”. Ma Gesù, dando un forte grido, spirò. Il velo del tempio si squarciò in due, da cima a fondo. Il centu-rione, che si trovava di fronte a lui, avendolo visto spirare in quel modo, disse: “Davvero quest’uomo era Figlio di Dio!» (Mc 15,36-39).

2) L.: «Prima di esalare l’ultimo respiro, Gesù grida: “Padre nelle tue mani raccomando il mio spirito” – l’ultimo slancio di un amo-re spinto sino al parossismo. L’ultimo sguardo rivolto al Padre, l’ultima offerta porta l’impronta di un immenso amore al Padre e alla di lui volontà, abbracciata, fatta propria, amata anche se ri-chiese il supremo sacrificio. E ancora in questo sacrificio risplen-de tutto il suo amore per gli uomini: il Cuore di Cristo ci si rivela nel modo più completo proprio nei suoi estremi momenti43».

3) L:  «Quando mi sono finalmente deciso ad entrare in seminario non avevo ancora fede in Gesù Cristo. Sentivo questa apertura

42 Francesco, Misericordiae vultus, n. 24.43 Dalla riflessione del seminarista Pino Puglisi sul vangelo della Domenica di

quinquagesima (16.2.1958), in Positio, Documenti, p. 28.

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verso gli altri, amavo un pochino Gesù Cristo, ma non lo ave-vo ancora scoperto proprio bene… fin quando non intrapresi lo studio della Bibbia… fu proprio in quel periodo, avrei avuto 21-22 anni, quando mi trovavo al centro della scelta che conobbi veramente il Cristo: diventò per me una persona, un amico… E questo rapporto ‘personale’ è continuato. Divenuto Sacerdote ho capito e sentito l’esigenza dell’approfondimento44».

G.: O Cristo, noi ti abbiamo finalmente riconosciuto in Croce,

T.: donaci lo slancio per amarti fino al massimo.

G.: O Cristo, che dal centurione sei riconosciuto “Figlio di Dio”,

T.: donaci la forza di professare e testimoniare la fede.

G.: O Cristo, il tuo sacrificio è segno di amore per noi,

T.: in te capiamo fin dove può spingersi la misericordia di Dio.

Linee di riflessione.

G. L’Anno giubilare è l’occasione propizia per scoprire, o riscoprire, la nostra fede nel Crocifisso-Risorto. Egli, con slancio d’amore, dona tutto per la nostra salvezza e perdona i suoi stessi assassini e per-secutori. Noi siamo disposti a comportarci come vuole Gesù?

Pater, Ave, Gloria. Canto

44 G. Puglisi,  Gesù la mia ammirazione…, “Alleluia! La voce dei giovani”. 1974/2, pp. 7-8.

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XIII STAZIONEGesù viene deposto dalla croce

«In ognuno di questi ‘più piccoli’ è presente Cristo stesso. La sua carne diventa di nuovo visibile come corpo martoriato, piagato, flagellato, denutrito, in fuga… per essere da noi ri-conosciuto, toccato e assistito con cura45».

G.: Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo

T.: perché con la tua santa croce hai redento il mondo.

1) L:  «Gli abitanti di Gerusalemme, infatti, e i loro capi non l›hanno riconosciuto e, condannandolo, hanno portato a compimento le parole dei Profeti che si leggono ogni sabato; pur non avendo trovato in lui alcun motivo di condanna a morte, chiesero a Pilato che fosse ucciso. Dopo aver compiuto tutto quanto era stato scritto di lui, lo deposero dalla croce e lo misero nel se-polcro» (At 13, 27-29).

2) L: «Stasera debbo parlarvi della morte. Non voglio con questo farvi spavento col parlarvi di teschi o di scheletri. No, voglio farvi pigliar coscienza dell’importanza del momento che pas-sa… è questo l’essenziale: morire in grazia. Il vangelo… Che giova all’uomo?... State pronti perché non sapere né il giorno né l’ora… Perciò dobbiamo vivere in grazia, è questo il segreto per non aver paura della morte, per non morire, il segreto per saperla affrontare con coraggio, con gioia anzi, è morire du-rante la vita, mortificarsi, sapersi distaccare cioè saper vivere tendendo verso il cielo. La morte è l’inizio di una nuova vita46».

45 Francesco, Misericordiae vultus, n. 15,46 Da un’omelia di Pino Puglisi, in Positio, Documenti, p. 55.

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3) L.: «Chi è il medico? Il Signore nostro Gesù Cristo. Chi è nostro Signore Gesù Cristo? Colui che fu visto anche da coloro che lo crocifissero, colui che fu preso, schiaffeggiato, flagellato, coper-to di sputi, coronato di spine, appeso alla croce, fatto morire, trafitto con la lancia, deposto dalla croce, messo nel sepolcro. È questo il Signore nostro Gesù Cristo; ed è lui il medico di tutte le nostre ferite, quel crocifisso che fu insultato, di cui, quando pendeva dalla croce, i persecutori scuotendo il capo diceva-no: Se è il Figlio di Dio, discenda dalla croce (Mt 27, 40). Sì, è lui il nostro vero medico. Ma perché allora non fece vedere, a chi lo insultava, che egli era Figlio di Dio? Perché, dopo aver permesso che lo innalzassero sulla croce, quando quelli dice-vano: Se è Figlio di Dio, discenda dalla croce, perché almeno al-lora non scese giù mostrando che era veramente Figlio di Dio, lui che avevano osato schernire? Non volle! E perché? Forse perché non poteva? Certo che poteva. È più difficile, infatti, scendere dalla croce o risorgere dal sepolcro? Ma egli preferì sopportare quelli che lo insultavano, perché scelse la croce non come una prova di potenza, ma come un esempio di pazienza. Guarì le tue piaghe su quella croce dove a lungo sopportò le sue; ti liberò dalla morte eterna su quella stessa croce dove ac-cettò la morte temporale. E morì. O non si deve dire piuttosto che in lui morì la morte? Che morte è mai quella che uccide la morte?» (cf. Os 13, 14)47

G: Signore Gesù Cristo, nell’ora della tua morte,

T.: insegnaci ad essere pronti vivendo in stato di grazia.

G.: Signore Gesù Cristo, che con la tua morte uccidi la morte,

T.: mostra anche a noi il tuo esempio di pazienza.

47 Agostino, Omelia 3, c. 3.

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G: Signore Gesù Cristo, medico delle nostre anime,

T.: con le tue piaghe, guarisci i nostri peccati.

Linee di riflessione.

G. Signore, di fronte alla tua morte, vogliamo riflettere sul genuino senso del morire… Vuoi morire bene, senza accanimenti tera-peutici e senza anticipare l’esito naturale? Vivi bene, cioè accetta la tua imperfezione e fragilità e rendi eterno ogni attimo, in Dio.

Pater, Ave, Gloria. Canto

 

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XIV STAZIONEIl corpo Gesù è deposto nel sepolcro

«Apriamo i nostri occhi per guardare le miserie del mondo, le ferite di tanti fratelli e sorelle privati della dignità, e sentiamoci provocati ad ascoltare il loro grido di aiuto48».

G.: Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo

T.: perché con la tua santa croce hai redento il mondo.

1) L.: «Dopo aver compiuto tutto quanto era stato scritto di lui, lo deposero dalla croce e lo misero nel sepolcro. Ma Dio lo ha risuscitato dai morti ed egli è apparso per molti giorni a quelli che erano saliti con lui dalla Galilea a Gerusalemme, e questi ora sono i suoi testimoni davanti al popolo» (At 13,29-31).

2) L.: «Guarda Gesù che pende dalla Croce per la salute delle anime: vorremmo incontrare noi una sorte diversa da quella toccata a Gesù Cristo vita nostra? Chi va alla scuola del Crocifisso deve apprendere che si vive morendo e si vince perdendo, e, quando sarà maestro in questa strategia divina, allora con la grazia del Signore le battaglie per la maggior gloria di Dio49».

3) L.: Ho provato tante volte a immaginare l’ultimo momento della vita di don Giuseppe Puglisi non solo perché la sua umanità era ed è la mia umanità…, ma perché in quel momento vi era-no sicuramente registrati la causa e il motivo del suo assassi-nio. Forse nel suo sorriso morente non si erano imprigionati, come in una fotografia, i volti degli assassini, ma – ditemi voi –

48 Francesco, Misericordiae vultus, n. 15.49 G.Cusmano, LeA I71, p. 258.

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era importante sul Golgota conoscere che viso avesse colui che aveva trafitto le mani, i piedi e il costato di un uomo sulla cro-ce? Vi sono assassinii che trascendono coloro che li compiono. Vi sono assassini che uccidendo un uomo uccidono un pensie-ro, una speranza, un modo di essere, l’idea stessa di umanità50.

G.: O Gesù, che sei deposto dalla Croce,

T.: ammettici alla scuola del Crocifisso, per imparare che si vive morendo e si vince perdendo.

G.: O Padre, che accogli tra le tue braccia il Figlio deposto dalla Croce,

T.: invia su di noi la tua Grazia e saremo salvi.

G.: O Spirito Santo, che sei la “fantasia” di Dio,

T.: aiutaci ad immaginare gli ultimi momenti del Figlio incarnato.

Linee di riflessione.

G. Signore, davanti al tuo sepolcro, vogliamo pensare ai nostri de-funti, che un giorno abbiamo affidato alla terra in attesa della resurrezione. Per loro vogliamo destinare le indulgenze dell’anno giubilare, in attesa della resurrezione dei morti e della vita del mondo che verrà. Amen.

Pater, Ave, Gloria.Canto

50 Dalla requsitoria del P.M. al processo penale davanti alla Corte di Assise di Palermo (23.2.1998), in Positio, Documenti, 75.

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INDICE

Nota introduttiva pag. 3

Preghiera d’inizio pag. 11

I STAZIONE Gesù è condannato a morte pag. 13

II STAZIONE Gesù è caricato dell’albero della croce pag. 15

III STAZIONE Gesù cade per la prima volta pag. 17

IV STAZIONE Gesù incontra Maria sua madre pag. 19

V STAZIONE Gesù aiutato dal Cireneo pag. 21

VI STAZIONE La Veronica asciuga il volto di Gesù pag. 25

VII STAZIONE Gesù cade la seconda volta pag. 27

VIII STAZIONE Gesù incontra le pie donne pag. 31

IX STAZIONE Gesù cade la terza volta pag. 35

X STAZIONE Gesù è spogliato delle sue vesti pag. 37

XI STAZIONE Gesù è inchiodato alla croce pag. 39

XII STAZIONE Gesù muore sulla croce pag. 43

XIII STAZIONE Gesù viene deposto dalla croce pag. 45

XIV STAZIONE Il corpo Gesù è deposto nel sepolcro pag. 49

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Finito di stampare nel mese di Gennaio 2016 presso:Grafiche Simone - Catanzaro

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