Vi a Olgia e e · pr ov ca iez s anch e ogi: s v l m ... n oc r is t a, heD m f g lp qu d i ta, ......

4
Vita Olgiatese Quindicinale della Parrocchia di Olgiate Comasco Anno 71° - N. 11 - 14 Giugno 2015 - € 1,00 www.parrocchiaolgiate.org La Bibbia, un libro di gastronomia? Si direbbe proprio di sì, se contiamo le volte che nel testo si fa riferi- mento a questo tema. La parola “pane” ricor- re 286 volte; “cibo”, 133 volte; “mangiare”, 204 volte; “bere”, 226 volte… Il fatto è che il tema del nutrimento è fondamen- tale nella vita dell’uomo e un libro attento alla realtà umana come la Bibbia non poteva certo trascurarlo. Inoltre è un tema dai forti connotati simbolici, quindi… Tutti vegetariani? Dio disse: “Ecco, io vi do ogni erba che produce seme e che è su tutta la terra, e ogni albero frut- tifero che produce seme: saranno il vostro cibo(Gen 1,29). Non ci sono dubbi, dopo la creazione dell’uomo e della donna Dio indica quello che dovrà essere il loro cibo: erba e frutti degli alberi, solo questo. E, perché le cose siano ancora più chiare, Dio estende il comando anche a tutti gli animali, compresi quelli che conosciamo come carnivori: A tutti gli ani- mali selvatici, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli esseri che strisciano sulla terra e nei quali è alito di vita, io do in cibo ogni erba verde (Gen 1,30). Non credo proprio che Dio fosse guidato da motivi di carattere saluti- stico o da preoccupazioni di dieta. Semplicemente voleva dire che la vita, tutta la vita, è sacra, anche quella degli ani- mali. È bene, quindi, impegnarsi anche oggi a rispettarli tutti, a evitare loro inutili sofferenze, e - perché no? - a ridurre al massimo il consumo di carne e, almeno in certi periodi, a farne a meno del tutto. D’altronde, il profeta Isaia quando vuole descrivere il momento della salvezza, quello che tutti deside- riamo, ricorre proprio alla stessa immagine: Il leone si ciberà di paglia, come il bue (Is 11,7). Un po’ di astinenza ci proiet- ta verso quella meta… Pane di lacrime Maledetto il suolo per causa tua! Con dolore ne trarrai il cibo per tutti i giorni della tua vita. Con il sudore del tuo volto mangerai il pane (Gen 3,17.19). La punizione divina dopo il peccato dei progenitori coinvolge anche il cibo: dovrà essere guadagnato con il sudore della fronte e tra le lacrime. Il cibo, quindi, è sempre frutto del lavo- ro umano, lavoro spesso faticoso e anche rischio- so. Chi pretende di man- giare senza lavorare, inevitabilmente sfrutta i fratelli. Lo ricordava anche san Paolo ai cri- stiani di Tessalonica, con parole chiare e lapidarie: Chi non vuol lavorare neppure mangi (2Ts 3,10). Avidità di pochi Vi è cibo in abbon- danza nei campi dei poveri, ma può essere sottratto per mancanza di giustizia (Pro 13,23). Il sapiente che ha scritto il libro del “Proverbi” l’ha capito bene: la terra pro- duce cibo sufficiente per tutti e se a qualcuno manca è solo perché altri gliel’hanno rubato. Parole che ci invitano a riflettere anche oggi: se ci sono milioni di persone che muoiono di fame, è per- ché ce ne sono altrettanti che hanno troppo e che possono permettersi anche di sciupare. Non ci sono nazioni povere, ci sono solo nazioni depre- date e impoverite… Anche se a parole abor- riamo la violenza, di fatto con il nostro comporta- mento gaudente e super- ficiale ci ritroviamo ad essere dei veri sanguina- ri. Ce lo rinfaccia senza peli sulla lingua un altro grande sapiente d’Israele, l’autore del libro del Siracide: Il pane dei bisognosi è la vita dei poveri, colui che glielo toglie è un sanguinario (Sir 34,25) PANE E GIUSTIZIA Moltiplicazione o divisione? Si dice che Gesù abbia “moltiplicato” i pani e i pesci… È vero, con cin- que pani e due pesci Gesù ha nutrito un’enor- me folla. Se, però, leg- giamo bene il Vangelo, ci accorgiamo che non ha “moltiplicato” proprio nulla ma, al contrario, ha risolto il problema “divi- dendo”: spezzò i pani e li dava ai suoi discepoli perché li distribuissero a loro; e divise i due pesci fra tutti (Mc 6,41). Sfido chiunque a collegare I verbi “spezzare”, “dare”, “distribuire” e “dividere” a un’operazione di molti- plicazione; fanno riferi- mento, invece, a una semplice divisione… E, dividendo bene il poco che c’era, tutti mangia- rono a sazietà (Mc 6,42). Un insegnamento provocatorio e prezioso anche oggi: se vogliamo dare da mangiare a tutti quelli che patiscono la fame, non dobbiamo sognare moltiplicazioni impossibili, dobbiamo imparare, semplicemen- te, a dividere. Sprechi? Dei pezzi di pane por- tarono via dodici ceste piene e quanto restava dei pesci (Mc 6,42-43). Non c’erano frigoriferi e il clima era caldo… eppure Gesù non ha dubbi: nulla va buttato, tutto quello che è avanzato va riuti- lizzato. Studi recenti hanno dimostrato che con i milioni di tonnellate di cibo sprecato ogni gior- no dalle nazioni ricche (e tra queste ci siamo anche noi) si potrebbe facilmente sfamare tutti coloro che mancano del necessario. Prima di sprecare e di riempire i bidoni dell’”umido”, forse sarebbe bene fare un serio esame di coscienza… Misura e condivisione Dacci oggi il nostro pane quotidiano (Mt 6,11). È la preghiera che recitiamo ogni giorno e anche più volte al giorno. Con queste parole dicia- mo, anzitutto, che il pane è dono di Dio, non conquista nostra. Poi lo qualifichiamo con l’ag- gettivo “nostro”, e non con l’aggettivo “mio”, nella convinzione che non è qualcosa di perso- nale, ma di comunitario, da condividere. Infine chiediamo al Padre di darcene quanto basta per un solo giorno, con- sapevoli che, perché tutti ne possano avere, biso- gna rispettare una certa misura. Non sarebbe male se, quando pre- ghiamo, ci soffermassi- mo un po’ di più sulle parole che diciamo: almeno qualche volta… Non di solo pane… Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio . (Mt 4,4). Gesù conosce molto bene l’uo- mo: sa che il pane mate- riale è importante, ma sa anche che non basta. Oltre il pane, l’uomo cerca qualcosa d’altro, cerca le risposte alle grandi domande della vita e queste non gli pos- sono venire che dalla Parola di Dio. Pur impe- gnandoci perché tutti abbiano il pane quotidia- no, non dobbiamo mai dimenticare che se il pane materiale (ricchez- za…) viene assolutizzato si trasforma inevitabil- mente in un idolo che produce schiavitù e sof- ferenze. L’appetito vien mangiando I testi biblici che ho riportato per questo numero di Vita Olgiatese vogliono essere solo un piccolo aperitivo, un assaggio. Ma “l’appetito vien mangiando”, dice il proverbio. Mi auguro, quindi, che in questi mesi di Expo cresca for- temente l’appetito anche nei confronti di quel cibo solido che la Parola di Dio ci fornisce. Altrimenti anche questa bella occa- sione dell’Expo si ridurrà a un grande carrozzone pubblicitario, senza seguito. don Marco Qualche curiosità e provocazione dalla Bibbia a margine di EXPO 2015 VIDEO-MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO IN OCCASIONE DELL'INAUGURAZIONE DI EXPO MILANO 2015 Venerdì, 1° maggio 2015 Cari fratelli e sorelle, buongiorno! Sono grato per la possibilità di unire la mia voce a quelle di quanti siete convenuti per questa inaugurazione. È la voce del Vescovo di Roma, che parla a nome del popolo di Dio pellegrino nel mondo intero; è la voce di tanti poveri che fanno parte di questo popolo e con dignità cercano di gua- dagnarsi il pane col sudore della fronte. Vorrei farmi porta- voce di tutti questi nostri fratelli e sorelle, cristiani e anche non cristiani, che Dio ama come figli e per i quali ha dato la vita, ha spezzato il pane che è la carne del suo Figlio fatto uomo. Lui ci ha insegnato a chiedere a Dio Padre: “Dacci oggi il nostro pane quotidiano”. La Expo è un’occasione propizia per globalizzare la solidarietà. Cerchiamo di non sprecarla ma di valorizzarla pienamente! In particolare, ci riunisce il tema: “Nutrire il pianeta, energia per la vita ”. Anche di questo dobbiamo ringraziare il Signore: per la scelta di un tema così importante, così essenziale… purché non resti solo un “tema”, purché sia sempre accompagnato dalla coscienza dei “volti”: i volti di milioni di persone che oggi hanno fame, che oggi non man- geranno in modo degno di un essere umano. Vorrei che ogni persona – a partire da oggi –, ogni persona che pas- serà a visitare la Expo di Milano, attraversando quei mera- vigliosi padiglioni, possa percepire la presenza di quei volti. Una presenza nascosta, ma che in realtà dev’essere la vera protagonista dell’evento: i volti degli uomini e delle donne che hanno fame, e che si ammalano, e persino muoiono, per un’alimentazione troppo carente o nociva. Il “paradosso dell’abbondanza” – espressione usata da san Giovanni Paolo II parlando proprio alla FAO (Discorso alla I Conferenza sulla Nutrizione, 1992) – persiste ancora, malgrado gli sforzi fatti e alcuni buoni risultati. Anche la Expo, per certi aspetti, fa parte di questo “paradosso del- l’abbondanza”, se obbedisce alla cultura dello spreco, dello scarto, e non contribuisce ad un modello di sviluppo equo e sostenibile. Dunque, facciamo in modo che questa Expo sia occasione di un cambiamento di mentalità, per smettere di pensare che le nostre azioni quotidiane – ad ogni grado di responsabilità – non abbiano un impatto sulla vita di chi, vicino o lontano, soffre la fame. Penso a tanti uomini e donne che patiscono la fame, e specialmente alla moltitudi- ne di bambini che muoiono di fame nel mondo. E ci sono altri volti che avranno un ruolo importante nell’Esposizione Universale: quelli di tanti operatori e ricer- catori del settore alimentare. Il Signore conceda ad ognuno di essi saggezza e coraggio, perché è grande la loro responsabilità. Il mio auspicio è che questa esperienza per- metta agli imprenditori, ai commercianti, agli studiosi, di sentirsi coinvolti in un grande progetto di solidarietà: quello di nutrire il pianeta nel rispetto di ogni uomo e donna che vi abita e nel rispetto dell’ambiente naturale. Questa è una grande sfida alla quale Dio chiama l’umanità del secolo ventunesimo: smettere finalmente di abusare del giardino che Dio ci ha affidato, perché tutti possano mangiare dei frutti di questo giardino. Assumere tale grande progetto dà piena dignità al lavoro di chi produce e di chi ricerca nel campo alimentare. Ma tutto parte da lì: dalla percezione dei volti. E allora non voglio dimenticare i volti di tutti i lavoratori che hanno fati- cato per la Expo di Milano, specialmente dei più anonimi, dei più nascosti, che anche grazie a Expo hanno guada- gnato il pane da portare a casa. Che nessuno sia privato di questa dignità! E che nessun pane sia frutto di un lavoro indegno dell’uomo! Il Signore ci aiuti a coglie- re con responsabilità que- sta grande occasione. Ci doni Lui, che è Amore, la vera “energia per la vita”: l’amore per condividere il pane, il “nostro pane quo- tidiano”, in pace e frater- nità. E che non manchi il pane e la dignità del lavo- ro ad ogni uomo e donna. Grazie. papa Francesco

Transcript of Vi a Olgia e e · pr ov ca iez s anch e ogi: s v l m ... n oc r is t a, heD m f g lp qu d i ta, ......

Page 1: Vi a Olgia e e · pr ov ca iez s anch e ogi: s v l m ... n oc r is t a, heD m f g lp qu d i ta, ... purché non resti solo un “tema”, purché sia

Vita OlgiateseQuindicinale della Parrocchia di Olgiate Comasco Anno 71° - N. 11 - 14 Giugno 2015 - € 1,00

www.parrocchiaolgiate.org

La Bibbia, un libro digastronomia?

Si direbbe proprio disì, se contiamo le volteche nel testo si fa riferi-mento a questo tema.

La parola “pane” ricor-re 286 volte; “cibo”, 133volte; “mangiare”, 204volte; “bere”, 226 volte…Il fatto è che il tema delnutrimento è fondamen-tale nella vita dell’uomoe un libro attento allarealtà umana come laBibbia non poteva certotrascurarlo. Inoltre è untema dai forti connotatisimbolici, quindi…

Tutti vegetariani?Dio disse: “Ecco, io vi

do ogni erba che produceseme e che è su tutta laterra, e ogni albero frut-tifero che produce seme:saranno il vostro cibo”(Gen 1,29). Non ci sonodubbi, dopo la creazionedell’uomo e della donnaDio indica quello chedovrà essere il loro cibo:erba e frutti degli alberi,solo questo. E, perché lecose siano ancora piùchiare, Dio estende ilcomando anche a tutti glianimali, compresi quelliche conosciamo comecarnivori: A tutti gli ani-mali selvatici, a tutti gliuccelli del cielo e a tuttigli esseri che striscianosulla terra e nei quali èalito di vita, io do in ciboogni erba verde (Gen1,30). Non credo proprioche Dio fosse guidato damotivi di carattere saluti-stico o da preoccupazionidi dieta. Semplicementevoleva dire che la vita,tutta la vita, è sacra,anche quella degli ani-mali. È bene, quindi,impegnarsi anche oggi arispettarli tutti, a evitareloro inutili sofferenze, e -perché no? - a ridurre almassimo il consumo dicarne e, almeno in certiperiodi, a farne a menodel tutto. D’altronde, ilprofeta Isaia quandovuole descrivere ilmomento della salvezza,quello che tutti deside-riamo, ricorre proprioalla stessa immagine: Illeone si ciberà di paglia,come il bue (Is 11,7). Unpo’ di astinenza ci proiet-ta verso quella meta…

Pane di lacrimeMaledetto il suolo per

causa tua! Con dolore netrarrai il cibo per tutti igiorni della tua vita. Conil sudore del tuo voltomangerai il pane (Gen

3,17.19). La punizionedivina dopo il peccato deiprogenitori coinvolgeanche il cibo: dovràessere guadagnato con ilsudore della fronte e trale lacrime. Il cibo, quindi,è sempre frutto del lavo-ro umano, lavoro spessofaticoso e anche rischio-so. Chi pretende di man-giare senza lavorare,inevitabilmente sfrutta ifratelli. Lo ricordavaanche san Paolo ai cri-stiani di Tessalonica, conparole chiare e lapidarie:Chi non vuol lavorareneppure mangi (2Ts3,10).

Avidità di pochiVi è cibo in abbon-

danza nei campi deipoveri, ma può esseresottratto per mancanzadi giustizia (Pro 13,23).Il sapiente che ha scrittoil libro del “Proverbi” l’hacapito bene: la terra pro-duce cibo sufficiente pertutti e se a qualcunomanca è solo perché altrigliel’hanno rubato. Paroleche ci invitano a riflettereanche oggi: se ci sonomilioni di persone chemuoiono di fame, è per-ché ce ne sono altrettantiche hanno troppo e chepossono permettersianche di sciupare. Non cisono nazioni povere, cisono solo nazioni depre-date e impoverite…Anche se a parole abor-riamo la violenza, di fattocon il nostro comporta-mento gaudente e super-ficiale ci ritroviamo adessere dei veri sanguina-ri. Ce lo rinfaccia senzapeli sulla lingua un altrogrande sapiented’Israele, l’autore dellibro del Siracide: Il panedei bisognosi è la vita deipoveri, colui che glielotoglie è un sanguinario(Sir 34,25)

PANE E GIUSTIZIA

Moltiplicazione odivisione?

Si dice che Gesù abbia“moltiplicato” i pani e ipesci… È vero, con cin-que pani e due pesciGesù ha nutrito un’enor-me folla. Se, però, leg-giamo bene il Vangelo, ciaccorgiamo che non ha“moltiplicato” proprionulla ma, al contrario, harisolto il problema “divi-dendo”: spezzò i pani e lidava ai suoi discepoliperché li distribuissero aloro; e divise i due pescifra tutti (Mc 6,41). Sfidochiunque a collegare Iverbi “spezzare”, “dare”,“distribuire” e “dividere”a un’operazione di molti-plicazione; fanno riferi-mento, invece, a unasemplice divisione… E,dividendo bene il pocoche c’era, tutti mangia-rono a sazietà (Mc6,42). Un insegnamentoprovocatorio e preziosoanche oggi: se vogliamodare da mangiare a tuttiquelli che patiscono lafame, non dobbiamosognare moltiplicazioniimpossibili, dobbiamoimparare, semplicemen-te, a dividere.

Sprechi?Dei pezzi di pane por-

tarono via dodici cestepiene e quanto restavadei pesci (Mc 6,42-43).Non c’erano frigoriferi e ilclima era caldo… eppureGesù non ha dubbi: nullava buttato, tutto quelloche è avanzato va riuti-lizzato.

Studi recenti hannodimostrato che con imilioni di tonnellate dicibo sprecato ogni gior-no dalle nazioni ricche (etra queste ci siamoanche noi) si potrebbefacilmente sfamare tutticoloro che mancano del

necessario. Prima disprecare e di riempire ibidoni dell’”umido”,forse sarebbe bene fareun serio esame dicoscienza…

Misura e condivisione

Dacci oggi il nostropane quotidiano (Mt6,11). È la preghiera cherecitiamo ogni giorno eanche più volte al giorno.Con queste parole dicia-mo, anzitutto, che ilpane è dono di Dio, nonconquista nostra. Poi loqualifichiamo con l’ag-gettivo “nostro”, e noncon l’aggettivo “mio”,nella convinzione chenon è qualcosa di perso-nale, ma di comunitario,da condividere. Infinechiediamo al Padre didarcene quanto bastaper un solo giorno, con-sapevoli che, perché tuttine possano avere, biso-gna rispettare una certamisura. Non sarebbemale se, quando pre-ghiamo, ci soffermassi-mo un po’ di più sulleparole che diciamo:almeno qualche volta… Non di solo pane…

Non di solo pane vivràl’uomo, ma di ogni parolache esce dalla bocca diDio. (Mt 4,4). Gesùconosce molto bene l’uo-mo: sa che il pane mate-riale è importante, ma saanche che non basta.Oltre il pane, l’uomocerca qualcosa d’altro,cerca le risposte allegrandi domande dellavita e queste non gli pos-sono venire che dallaParola di Dio. Pur impe-gnandoci perché tuttiabbiano il pane quotidia-no, non dobbiamo maidimenticare che se ilpane materiale (ricchez-za…) viene assolutizzatosi trasforma inevitabil-mente in un idolo cheproduce schiavitù e sof-ferenze.

L’appetito vienmangiando

I testi biblici che horiportato per questonumero di Vita Olgiatesevogliono essere solo unpiccolo aperitivo, unassaggio. Ma “l’appetitovien mangiando”, dice ilproverbio. Mi auguro,quindi, che in questimesi di Expo cresca for-temente l’appetito anchenei confronti di quel cibosolido che la Parola diDio ci fornisce. Altrimentianche questa bella occa-sione dell’Expo si ridurràa un grande carrozzonepubblicitario, senzaseguito.

don Marco

Qualche curiosità e provocazione dalla Bibbia a margine di EXPO 2015

VIDEO-MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO

IN OCCASIONE DELL'INAUGURAZIONE DI EXPO MILANO 2015

Venerdì, 1° maggio 2015

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!Sono grato per la possibilità di unire la mia voce a quelle diquanti siete convenuti per questa inaugurazione. È la vocedel Vescovo di Roma, che parla a nome del popolo di Diopellegrino nel mondo intero; è la voce di tanti poveri chefanno parte di questo popolo e con dignità cercano di gua-dagnarsi il pane col sudore della fronte. Vorrei farmi porta-voce di tutti questi nostri fratelli e sorelle, cristiani e anchenon cristiani, che Dio ama come figli e per i quali ha dato lavita, ha spezzato il pane che è la carne del suo Figlio fattouomo. Lui ci ha insegnato a chiedere a Dio Padre: “Daccioggi il nostro pane quotidiano”. La Expo è un’occasionepropizia per globalizzare la solidarietà. Cerchiamo di nonsprecarla ma di valorizzarla pienamente!In particolare, ci riunisce il tema: “Nutrire il pianeta, energiaper la vita”. Anche di questo dobbiamo ringraziare ilSignore: per la scelta di un tema così importante, cosìessenziale… purché non resti solo un “tema”, purché siasempre accompagnato dalla coscienza dei “volti”: i volti dimilioni di persone che oggi hanno fame, che oggi non man-geranno in modo degno di un essere umano. Vorrei cheogni persona – a partire da oggi –, ogni persona che pas-serà a visitare la Expo di Milano, attraversando quei mera-vigliosi padiglioni, possa percepire la presenza di quei volti.Una presenza nascosta, ma che in realtà dev’essere lavera protagonista dell’evento: i volti degli uomini e delledonne che hanno fame, e che si ammalano, e persinomuoiono, per un’alimentazione troppo carente o nociva.Il “paradosso dell’abbondanza” – espressione usata da sanGiovanni Paolo II parlando proprio alla FAO (Discorso allaI Conferenza sulla Nutrizione, 1992) – persiste ancora,malgrado gli sforzi fatti e alcuni buoni risultati. Anche laExpo, per certi aspetti, fa parte di questo “paradosso del-l’abbondanza”, se obbedisce alla cultura dello spreco, delloscarto, e non contribuisce ad un modello di sviluppo equo esostenibile. Dunque, facciamo in modo che questa Exposia occasione di un cambiamento di mentalità, per smetteredi pensare che le nostre azioni quotidiane – ad ogni gradodi responsabilità – non abbiano un impatto sulla vita di chi,vicino o lontano, soffre la fame. Penso a tanti uomini edonne che patiscono la fame, e specialmente alla moltitudi-ne di bambini che muoiono di fame nel mondo.E ci sono altri volti che avranno un ruolo importantenell’Esposizione Universale: quelli di tanti operatori e ricer-catori del settore alimentare. Il Signore conceda ad ognunodi essi saggezza e coraggio, perché è grande la lororesponsabilità. Il mio auspicio è che questa esperienza per-metta agli imprenditori, ai commercianti, agli studiosi, disentirsi coinvolti in un grande progetto di solidarietà: quellodi nutrire il pianeta nel rispetto di ogni uomo e donna che viabita e nel rispetto dell’ambiente naturale. Questa è unagrande sfida alla quale Dio chiama l’umanità del secoloventunesimo: smettere finalmente di abusare del giardinoche Dio ci ha affidato, perché tutti possano mangiare deifrutti di questo giardino. Assumere tale grande progetto dàpiena dignità al lavoro di chi produce e di chi ricerca nelcampo alimentare.Ma tutto parte da lì: dalla percezione dei volti. E allora nonvoglio dimenticare i volti di tutti i lavoratori che hanno fati-cato per la Expo di Milano, specialmente dei più anonimi,dei più nascosti, che anche grazie a Expo hanno guada-gnato il pane da portare a casa. Che nessuno sia privato diquesta dignità! E che nessun pane sia frutto di un lavoroindegno dell’uomo!

Il Signore ci aiuti a coglie-re con responsabilità que-sta grande occasione. Cidoni Lui, che è Amore, lavera “energia per la vita”:l’amore per condividere ilpane, il “nostro pane quo-tidiano”, in pace e frater-nità. E che non manchi ilpane e la dignità del lavo-ro ad ogni uomo e donna.Grazie.

papa Francesco

Page 2: Vi a Olgia e e · pr ov ca iez s anch e ogi: s v l m ... n oc r is t a, heD m f g lp qu d i ta, ... purché non resti solo un “tema”, purché sia

2 Vita Olgiatese14 Giugno 2015

Consiglio PastoraleSeduta dell’ 8 giugno 2015

Domenica 24 maggio pres-so la comunità di Bardello (Va)suor Maria Cairoli ha festeg-giato il 70° anniversario delsuo ‘sì’ al Signore, nella fami-glia delle Suore Missionarie diNostra Signora degli Apostoli.

Era attorniata dalle conso-relle e dai familiari che con leihanno ricordato, celebrato eringraziato il Signore per la suafedeltà e il suo Amore di predi-lezione.

Suor Maria nasce a Olgiatenel 1922 e, non ancora venten-ne, entra in convento aBardello, dove raggiunge lasorella Desolina che l’avevapreceduta nella stessa scelta divita. (Diverse giovani diOlgiate in quegli anni eranoentrate fra le “Missionarie diNostra Signora degliApostoli”. Ora sr. Maria è l’u-nica rimasta delle suore olgia-tesi)

L’8 marzo 1945 fa la suaprofessione religiosa e ben pre-sto è destinata dai superiorialla missione in Francia dove,fedele all’insegnamento delfondatore, opera nella discre-zione, nell’umiltà e nella sem-plicità perchè “la piccolaCongregazione resta nell’om-

Chi è Franco Nascimbene è nato a

Malnate (VA) il 2 ottobre1953. A diciannove anni entratra i missionari Comboniani.Nel 1979 è ordinato sacerdote.Dopo quattro anni di animazio-ne tra i giovani in Sicilia, parteper l'Ecuador dove resterà dal1983 al 1998. Svolgerà la suavita missionaria soprattutto tra ineri afro-ecuadoriani, prima inforesta per sette anni e poi perotto anni nelle periferie dellacittà. Racconta questa esperien-za nel libro, “La solidarietà èla tenerezza dei poveri.Quando i missionari andaronoa vivere in una palafitta tra ivenditori ambulanti”, CittadellaEditrice.

Dal 1998 è a CastelVolturno (CE), dove è presentecon la sua comunità tra lemigliaia di immigrati che vivo-no in quella zona. Si dedicasoprattutto alle donne africanevittime di tratta a scopo di pro-stituzione. Su quest'attività hapubblicato, nel 2002, un libropresso l'Ed. Emi dal titolo "Ciprecedono nel regno di Dio".

Attualmente continua la suavita missionaria in Colombia.

Così maturò l'idea(una pagina del suo libro)Per sette anni ero stato a

Viche. Viche è un paese di unmigliaio di abitanti situato sullastrada che da Quito porta adEsmeraldas, nella repubblicadell'Ecuador.

La parrocchia di cui erava-mo incaricati era composta dicirca 20.000 abitanti che vive-vano in un raggio di circa 30km intorno al paesino centrale,riuniti in piccole comunitàsituate lungo le decine di fiumie ruscelli della zona.

Una grande parte del nostrotempo la dedicavamo alla visita

delle 50 comunità che raggiun-gevamo con lunghe camminatea piedi nella foresta. Il resto deltempo era dedicato ai corsi diformazione per gli animatoridelle comunità cristiane, per icatechisti, per gli animatoridelle scuole, per i promotori disalute, per gli animatori dilavoro comunitario, per i giova-ni...

La vita in foresta era durama aveva il suo fascino, il lavo-ro era molto ma si vedevanoanche tanti piccoli frutti nasce-re e crescere tra la gente.

Dopo alcuni anni di attivitàpastorale a Viche, una serie didubbi e di domande stavanosorgendo in noi.

Il primo dubbio riguarda-va il nostro stile di vita. Misentivo come diviso in due: dalmartedì al venerdì vivevo inforesta una vita dura, povera,spartana: grandi camminate nelfango, forti acquazzoni, solecocente, beccature di insetti,rischi di serpenti, alimentazio-ne irregolare, notti disteso sulleassi del pavimento delle cap-pelle. Gli altri tre giorni inveceli vivevo nel centro dove ave-vamo la casa più bella delpaese, un'automobile per spo-starci, una cuoca, una lavan-daia, un frigorifero ed abbon-danza di soldi che ci arrivavano

dall'Europa per le nostre neces-sità e per aiutare la gente.

Mi chiedevo: Chi sono io?Sono il povero che gira inforesta condividendo in partela vita dura dei contadinidella zona o sono il benestan-te che possiede l'auto e vivenella più bella casa del paese?

Sentivo che questa miaseconda condizione mi allon-tanava dalla gente, mi permet-teva forse di risolvere qualcheloro problema ma non di diven-tare un fratello che condividada vicino la loro vita. Tutto ciòmi faceva sentire che qualcosanon andava bene.

La seconda domanda miveniva dalla lettura e dallapredicazione del Vangelo.

Mi sentivo messo radical-mente in discussione da alcunitesti come quello di Gesù nellasinagoga di Nazaret:

«Lo Spirito del Signore miha inviato a portare la BuonaNotizia ai poveri». Quandocommentavo quel testo dicevo:«Felici voi perché siete i desti-natari del Vangelo. Fortunatiperché Dio fa di voi i protago-nisti della costruzione del SuoRegno...».

Poi tornavo a casa ed erotriste perché percepivo che seil Regno promesso era per ipoveri, io che ero ricco nerimanevo fuori. Avevo dato lamia vita per annunciare ilRegno di Dio, ma da questoRegno restavo fuori perché eroil più ricco del paese e la miaricchezza mi impediva dientrarvi.

Il terzo dubbio nascevadalla lettura e approfondimentodei documenti della ChiesaLatinoamericana. Parlavano discelta dei poveri, di opzioneper i poveri, di una Chiesachiamata a farsi povera, diuna lettura della storia, degliavvenimenti di ogni giorno,

MARTEDÌ 16 GIUGNO ORE 20,45 IN CASA PARROCCHIALE

della stessa Bibbia a partiredalla prospettiva dei poveri, difarsi voce degli impoveriti, disolidarietà con la causa degliimpoveriti.

Ed io ero il più ricco delvillaggio.

Sono andato a visitarecomunità di agenti di pastoraleche usavano molto quella ter-minologia e spesso ne sonorimasto deluso. Facevano coseinteressanti ma vivendo inbelle case, con grandi auto, conmolti soldi. Tutto ciò non miconvinceva e sempre più senti-vo e sentivamo, con il miocompagno Ferdinando, l'esi-genza di tentare uno stile dipresenza molto più povero epiù vicino alla realtà dellagente.

La quarta domanda eranostati gli stessi animatori dellecomunità a farla nascere innoi.

In quegli anni avevamospinto molto perché la parroc-chia giungesse all'autosuffi-cienza economica, spiegandoalla gente l'importanza di impa-rare a camminare con i loropiedi.

Alcuni animatori un giornoci fecero una domanda:

«Come mai ci chiedete dicamminare con le nostreforze e voi siete i primi a gui-dare un'auto che vi hannoregalato ed a vivere con dena-ro che vi giungedall'Europa?».

Avevano colpito nel segno.Stavamo chiedendo loro ciòche noi stessi non vivevamo.L'incoerenza era evidente.L'esigenza di cambiare stile divita si faceva sempre più forte.Dio ci stava conducendo permano a fare delle scelte diver-

INCONTRO CON PADRE FRANCO NASCIMBENE

se, a tentare di incarnarci piùprofondamente nella vita deipoveri a cui eravamo statiinviati.

Gratitudine per i 70 anni di professione religiosa di Sr. Maria Cairoli

MISSIONARIO COMBONIANO

Dopo la preghiera si procede alla discussione dei punti all’ordinedel giorno.Viene fatta una veloce carrellata delle iniziative del mese di mag-gio/giugno sulle quali ci si confronta per una verifica.- L’iniziativa del mese di maggio che viene più apprezzata è la

celebrazione delle S. Messe nelle frazioni. Si nota un bel coin-volgimento da parte delle persone che abitano delle zone inte-ressate per la preparazione e un buona partecipazione a tutte leS. Messe. È stato particolarmente apprezzato il gruppo cheanima i canti.

- Pochissime invece le persone che partecipano al S. Rosario, siain parrocchia che a S. Gerardo che a Somaino. In particolare hafatto riflettere la scarsissima partecipazione dei bambini al rosa-rio del martedì in parrocchia e del mercoledì a Somaino. Si èosservato che ci può essere un’effettiva difficoltà delle famigliead uscire la sera, che forse l’animazione del rosario stesso èpoco accattivante o che, semplicemente, manca la motivazionealle famiglie stesse. Si valuterà l’anno prossimo se trovarequalche altra modalità per proporlo.

- Si è svolta bene la Veglia vicariale dei cresimandi con ilVescovo. Si auspica una maggiore accoglienza e coinvolgimen-to delle persone che abitualmente non frequentano la chiesa masi ritrovano in occasione della celebrazione dei sacramenti.

- Gli anniversari di matrimonio ricordati alla S. Messa delle 11.00di domenica 31 maggio hanno visto la presenza di 15 coppieche festeggiavano il 50° e 60° di matrimonio, 7 coppie festeg-giavano il 25° e solo 4 coppie festeggiavano il 1° anniversariodi matrimonio. Questo basso numero delle coppie giovani forseè la conseguenza della difficoltà di creare relazioni tra coppiedurante il percorso di preparazione al matrimonio, relazioniche possano poi continuare come giovani famiglie che cresconoall’interno della parrocchia.

- La chiusura del mese di maggio a Somaino con il canto deiVespri e la processione è stata ben preparata e partecipata. Sievidenzia la presenza dei ragazzi della mistagogia che sonostati invitati per una cena in oratorio e poi hanno partecipato conattenzione al momento di preghiera.

- Molto apprezzata è stata la celebrazione della S. Messa in casaAnziani nel pomeriggio del 2 giugno (data fissata dalla parroc-chia molto prima che si sapesse della manifestazione organizza-ta dal Comune nello stesso pomeriggio). Il tempo bello ha per-messo di celebrare la Messa nel parco; questo ha contribuito afar trascorrere un bel pomeriggio agli ospiti e anche a un buonnumero di persone che hanno voluto condividere questomomento con loro.

- Festa del gruppo sportivo CSI di sabato 6 e domenica giugno inoratorio. Si è notata la scarsissima presenza di bambini, ragazzi,allenatori, dirigenti alla messa delle 9.30. Il gruppo sportivo èuna presenza importante e numerosa nel nostro oratorio ma inqualche modo deve ritrovare la sua identità. L’allenatore èprima di tutto un educatore, e se è in oratorio deve avere benchiaro lo stile dell’oratorio per comunicarlo ai ragazzi e allefamiglie.

- La sera della domenica del Corpus Domini è stata sospesa laprocessione a causa del maltempo. I Vespri e l’adorazione inchiesa sono stati più raccolti. Quasi nulla la partecipazione dibambini, ragazzi, e giovani. Lodevole quella di un gruppetto diragazzi delle superiori.

Programmazione estate:- è iniziato l’oratorio feriale che prevede l’apertura del bar e la

presenza di animatori per accogliere soprattutto i bambini .Durerà fino alla fine di giugno.

- È stata efficace la scelta di anticipare i campi per permettereanche ai ragazzi delle medie di partecipare senza rinunciare alla“pineta”. Gli iscritti sono: 30 bambini per il campo di 4° e 5°elementare, 40 ragazzi per il campo di 1° e 2°media e 40 ragaz-zi per il campo di 3° media e 1° superiore. Per il momento sonoinvece solo 10 gli iscritti al campo di 2°, 3° e 4° superiore.

- Sono 150 gli iscritti al Grest per il mese di agosto. Le iscrizionisi sono chiuse domenica 6 giugno. La necessità di anticipare leiscrizioni è dovuta la fatto di dover organizzare per tempo glispostamenti da Olgiate a Somaino con il pullman. I bambinisono sicuramente pochi rispetto ai numeri dello scorso anno.

Questionario diocesano sugli immigranti.L’Ufficio Pastorale Migranti ha inviato alle parrocchie, attraversoi vicariati, un questionario da compilare per un’indagine suimigranti. Il questionario deve essere ancora completato. Si èpreso atto di alcuni dati: ad Olgiate sono presenti 759 residentiimmigrati che rappresentano il 6,58% dei residenti (dati alla finedel 2014). Il gruppo più numeroso è costituito dagli albanesi (138)seguito da marocchini (89) e turchi (78). La maggior parte è direligione mussulmana, ci sono però anche ortodossi e cattolici.Non ci sono gruppi organizzati quindi è abbastanza difficile cono-scerli e agganciarli non essendoci un unico interlocutore.

Realtà del gruppo missionario parrocchialeIl gruppo missionario in parrocchia è praticamente ridotto a 1 o 2persone. In collaborazione con i gruppi missionari del Vicariato di Olgiatee Uggiate ha organizzato per martedì 16 giugno alle 20.45 in casaparrocchiale un incontro con la testimonianza di padre FrancoNascimbene, missionario comboniano.Viene poi fatto osservare che noi cristiani siamo chiamati a vivereil Vangelo nella società in cui viviamo. È necessario portare ilVangelo nel mondo del lavoro, dell’economia, della politica.Poiché la società attuale è molto complessa, una sola persona nonè in grado di rapportarsi in maniera adeguata. Per superare questadifficoltà occorre un approccio interdisciplinare. Un simileapproccio è possibile solo all’interno di una comunità dove è piùfacile trovare persone con diverse competenze. Occorre individua-re queste persone per rendere disponibili queste competenze atutta la comunità anche attraverso specifici percorsi di formazio-ne.

Prima della chiusura don Marco comunica che avrà un incontrocon gli organisti e direttori dei cori della parrocchia per una ridi-stribuzione dei turni e per cercare di coprire qualche celebrazioneancora priva di animazione per il canto.

La prossima seduta del Consiglio Pastorale sarà a inizio settembre.

bra, non fa parlare di sè, ma faun lavoro serio e Dio benedicei suoi sforzi”.

Qui impara la lingua fran-cese, indispensabile per opera-re negli anni a venire in variPaesi dell’Africa. Intanto,accompaganata da una conso-rella, svolge un lavoro moltoumile nella periferia di Parigi:quello della questuante. Questoimpegno le costa moltissimo,per gli insulti e le derisioni, ma

è necessario per laComunità al fine di racco-gliere offerte per pagare ilviaggio in missione dellesuore. Ancora oggi rivivequella sofferenza e ricordadi avere detto una sera,seduta sulle scale all’ultimopiano di un palazzo : “Semio papà mi vedesse, miriporterebbe subito a casa...”

Finalmente le è permes-so di partire per il Ciad(viaggio in piroscafo, e poisui camion dellaCompagnia del Cotonefrancese, attraverso ildeserto) dove, con altreconsorelle, fonda la primaMissione della suaCongregazione. Vi rimanetre anni (1949 – 51). Ècostretta a rientrare in

Francia per gravi motivi disalute (ancora con un trasportoavventuroso su una piroga,lungo il fiume, fino all’ospeda-le militare francese per leprime cure di emergenza) eviene sostituita dalla sorella sr.Desolina.

Quando può ripartire per lamissione è mandata a Setif, inAlgeria. Qui frequenta la scuo-la per infermieri, vive tutto il

periodo della guerra per l’indi-pendenza dalla Francia e perdodici anni si impegna nel ser-vizio agli ammalati nell’ospe-dale locale.

Continua la sua opera diinfermiera, come caposala nel-l’ospedale di El-Jadida, inMarocco, per altri dodici anni.La situazione socio-politica diquesti Paesi non permetteopera di annuncio religioso: lesuore sono testimoni silenzio-se, ma chiarissime di fede e dicarità operosa e gratuita;rispettate ed apprezzate damedici e pazienti.

Rientrata in Italia è inviatapresso l’Ospedale di Gorizia,successivamente presso laCasa di Cura Fatebenefratellidi Solbiate. Intanto gli annidegli impegni più gravosi sisono accumulati e anche per sr.Maria arriva il momento dilasciare le attività più pesanti.Ora nella Casa di Airuno (Lc)alterna il servizio in portineriacon ore di preghiera, e si tienein contatto con la nostra comu-nità grazie a Vita Olgiatese e aIl Settimanale della Diocesi.

Nel suo cuore c’è sempreun ricordo per Olgiate e pernoi, suoi nipoti e pronipoti ( ..e pro-pronipoti !).

Martedì 2 Giugno, mentrein tutta Italia si ricordava laproclamazione dellaRepubblica Italiana, in CasaAnziani ci siamo ritrovati afesteggiare gli Anziani e gliAmmalati. Il tempo clemente ciha permesso di sfruttare losplendido parco per celebrarela S. Messa. L’Altare postovicino alla Grotta dellaMadonna, i festoni appesi aricordare il giorno di festa, ilsuono della chitarra e le centi-naia di persone giunte anchedai paesi vicini hanno reso lagiornata indimenticabile. Fontedi riflessione sono state le let-ture, il Vangelo e l’Omelia diDon Marco, infatti per questagiornata ha voluto si leggessela lettera di Tobia e il Vangelo

della Visitazione. Tutti i pre-senti hanno potuto conoscere ilpersonaggio Tobia grazie alnostro Parroco. Terminata la S.Messa, con l’arrivo di DonRomeo, il Parroco ha donato atutti un pacchettino con all’in-terno una preghiera e ilS.Rosario, preparato con tantaaccuratezza dai volontaridell’Unitalsi. Una ricca meren-da ha infine concluso la giorna-ta. Gli Ospiti della Casa ringra-ziano di vero cuore Don Marcoper aver trascorso un pomerig-gio con tutti loro; Don Romeoper essere corso dopo la bene-dizione in Piazza Italia; lesignore dell’Unitalsi; le nostrecare Suore ma soprattutto ivolontari “Amici della CasaAnziani” che con i loro sforzi

si sono messi a disposizioneper il buon esito della festa. Atutti coloro che hanno parteci-

Giornata Dell’ammalato e Dell’anziano

pato alla buona riuscita di que-sto pomeriggio di festa diciamoGrazie!!!!!

Page 3: Vi a Olgia e e · pr ov ca iez s anch e ogi: s v l m ... n oc r is t a, heD m f g lp qu d i ta, ... purché non resti solo un “tema”, purché sia

Vita Olgiatese14 Giugno 20153

La Chiesa interpreta i“segni dei tempi”:

il Concilio Ecumenico Vaticano II

>----Messaggio originale---->Da: [email protected]>Data:03/06/2015 20.35>A: <[email protected]>>Ogg: M&D Vita Olgiatese>>>Ciao don!> mi puoi dire qualche cosa sulla realtà del Tribunale della Chiesa che si occupa dellenullità matrimoniali?

M&D:

Oggetto: Il tribunale ecclesiastico Da: [email protected]: [email protected]: 09/06/2015 20.30Ciao,eccomi con l’ultima parte della risposta alla tua domanda su

come viene tutelato dalla Chiesa ciò che è giusto in ambitomatrimoniale. Nelle precedenti mail ti ho raccontato qualcosacirca l’organizzazione dei tribunali secondo i vari gradi di giudi-zio e ho accennato alle varie figure che lavorano per la giustiziaecclesiale.

Quest’oggi vorrei renderti partecipe dell’attività del nostrotribunale regionale e lo faccio partendo dalla relazione annualeche il nostro Vicario giudiziale ha preparato per la ConferenzaEpiscopale Lombarda (se ti ricordi, già ti dicevo che le nomineper il Tribunale Ecclesiastico Regionale Lombardo vengonodecise dai Vescovi lombardi riuniti nella CEL, e a loro rendiamoconto).

Anzitutto i numeri. Nel corso del 2014 sono state introdotte149 nuove cause provenienti dalle varie diocesi della Lombardia.Queste sono andate a sommarsi alle 225 che già erano in corso ditrattazione dagli anni precedenti. Come ti dicevo, il TERL èanche un tribunale di appello per il Triveneto e il Piemonte percui nel 2014 sono giunte 251 cause in seconda istanza che sisono aggiunte alle 92 pendenti dall’anno precedente. Se pensiche dietro ai numeri ci sono volti segnati da sofferenze ma allostesso tempo carichi di attese, comprendi allora quale fecondocampo di evangelizzazione può essere anche il tribunale.

Come mai così tante cause pendenti dagli anni precedenti?C’è da dire che siamo ampiamente sotto la metà della soglia rite-nuta critica, per cui siamo ancora un tribunale celere. Mons.Paolo Bianchi, vicario giudiziale del TERL, a proposito della

“rapidità” con cui dovrebbero essere trattate le cause, disse che:“talvolta alcuni casi esigono un migliore approfondimento perevitare di dare risposta negativa alla domanda del proponente,non corrisnpodente alla verità delle cose, «infatti anche nell’am-ministrazione della giustizia, la fretta è nemica del bene, né lacelerità (pur certo auspicabile) è un valore superiore alla giusti-zia, anche sotto forma dell’aderenza del giudizio del tribunalealla realtà: ossia, come si dice, della coerenza fra la verità pro-cessuale e verità obiettiva della vicenda umana oggetto del pro-cesso» (Cf. Relazione anno 2014)”.

Quale l’esito delle cause? È sempre rischioso dare percentua-li a questo proposito in quanto ogni causa è sempre una storia asé e i vari collegi giudicanti non decidono in base a quante rispo-ste affermative sono già state date. Giusto per avere una vagaidea, posso dirti che – anche perché si tratta di informazioni pub-bliche – nel 2014 sono state giudicate 169 cause, di cui 136dichiaranti la nullità, 30 riaffermanti la validità, 3 non giunte adecisione. In seconda istanza invece sono state esaminate 200cause: sono stati quindi emanati 160 decreti di conferma dellasentenza di primo grado, mentre per quanto riguarda le cause“riaperte” (ovvero rinviate all’ordinario esame di secondo grado)22 si sono concluse con una sentenza di nullità, mentre 18 conuna decisione a favore della validità del vincolo.

Spero di non avere oltrepassato in senso negativo le atteseche hanno animato le tue domande nel corso di questa corrispon-denza virtuale. L’augurio è che sia passata, almeno in parte, l’i-dea che la realtà del matrimonio ha in sé una giustizia che è sem-pre oltre l’arbitrio delle parti. È una giustizia che si fonda nelladignità dell’uomo concepito come figlio di Dio, creato a suaimmagine e somiglianza e chiamato a realizzarsi nell’amore,quindi in Dio che Caritas est.

d. marco jr

6Il

Decreto sull’ecumenismo

“Unitatis Redintegratio” (1)

Dopo la dichiarazione Nostra Aetate che, come sappia-mo tratta del rapporto con le religioni non cristiane, il de-creto Unitatis Redintegratio (UR) si occupa delle altre con-fessioni cristiane: i due documenti, insomma, sono una sortadi “manifesto” relativo alla posizione del mondo cattoliconei confronti della “fede degli altri”.

Come di consueto, prima di presentare i contenuti deldocumento, è opportuno ripercorrere le tappe del dibattitoconciliare, anche questo non privo di passaggi difficili, cheha portato all’approvazione del decreto.

La prima bozza del documento fu presentata nel novem-bre 1963. Si trattava senza dubbio di una grande novità: perla prima volta veniva discusso nel Concilio un testo prepara-to dal neonato Segretariato per l’unità dei cristiani (organi-smo voluto da papa Giovanni) e, altro elemento di fonda-mentale importanza, era anche la prima occasione per il cat-tolicesimo di trattare il tema dell’unità in una prospettivamoderna, che recepiva le riflessioni del movimento ecume-nico. Non possiamo dimenticare che questi temi, nel perio-do pre-conciliare, erano discussi da esigue minoranze guar-date con sospetto da ampi settori dell’episcopato e dellaCuria romana.

Il testo, riprendendo appunto nuove categorie interpre-tative, cercava di superare la logica del “ritorno” dei fratelliseparati all’interno della chiesa cattolica per privilegiare unatteggiamento di “avvicinamento” e di dialogo. Un padreconciliare, nel suo intervento, ribadiva come “il cambiamen-to denota una variazione nella mentalità e segna la fine del-l’epoca in cui si pensava che non ci fosse nulla da cambiarenella vita della Chiesa e dei cattolici”.

Ovviamente questa impostazione non poteva essere ac-cettata da tutti. Se, infatti, non sorsero particolari resistenzeda parte dei padri che provenivano da paesi dove, da lungadata, era presente la convivenza confessionale, la minoran-za conservatrice manifestò apertamente il suo dissenso. I te-mi oggetto di più vivace dibattito erano il rischio di “ireni-smo” (riunione delle varie confessioni in base ai loro punticomuni) e, logicamente, il primato del papa.

Inoltre fu messa in discussione anche la terminologia uti-lizzata nel documento: infatti si parlava di Chiese (riferite almondo ortodosso) e di comunità per quanto riguardava lerealtà protestanti. Potrebbe sembrare un dibattito ozioso esolo formale: in realtà vi erano densi significati teologici. Al-la fine si giunse alla consueta mediazione definendo le con-fessioni protestanti come “comunità ecclesiali”, termine cheda allora contrassegna le Chiese protestanti nel linguaggiodel magistero.

Vi è ancora da osservare come l’atteggiamento nei con-fronti dei fratelli ortodossi era certamente più benevolo ri-spetto a quello verso il mondo protestante. Fu per questomotivo che alcuni padri conciliari, trai quali anche il cardi-nal Bea, insistettero su alcuni aspetti della teologia prote-stante che andavano riscoperti anche dal mondo cattolico:il ruolo dei laici e la centralità della Bibbia.

Molto interessante fu l’intervento del vescovo di Gori-zia, mons. Andrea Pangrazio, i cui contenuti vennero ripresinel testo finale. Vale la pena riportare per intero il brano inquestione: “per meglio determinare il grado di unità già esi-stente fra tutti i cristiani e insieme le differenze, bisognereb-be tenere presente l’ordine gerarchico delle verità rivela-te…Tutte le verità rivelate devono essere credute per fededivina e tutti gli elementi costitutivi della Chiesa devono es-sere ritenuti, certamente: tuttavia c’è fra loro una diversità.Ci sono verità che rivestono piuttosto la ragion di fine: laTrinità, l’Incarnazione, la Redenzione, ecc. Altre che hannopiuttosto carattere di mezzo: i sette sacramenti, la strutturagerarchica della chiesa, la successione apostolica, ed al-tre…Orbene: le diversità dottrinali fra i cristiani riguardanomeno il primo gruppo di verità che non questo secondo”. Èevidente il contenuto innovativo dell’osservazione che vole-va giustamente ridimensionare aspetti che non avevano laloro radice nelle Scritture ma che derivavano dalla successi-va vita della Chiesa.

Terminato il dibattito in aula, fu redatto un testo finaleche venne presentato, nel novembre 1964, all’assemblea perla votazione. Fu a questo punto che Paolo VI, probabilmen-te su pressione dell’ala conservatrice del Concilio, mise inforse la pubblicazione del documento. Su suo incarico, infat-ti, fu predisposto un elenco di 36 emendamenti. Alla fine ilPapa accettò la promulgazione del decreto con l’inserimen-to di 19 dei menzionati emendamenti: al pontefice parvequesto l’unico modo di calmare le ansie dei vescovi opposi-tori e favorire la loro adesione al documento.

Finalmente, il 21 novembre 1964 il decreto fu approvatocon 2.317 voti a favore e solo 11 contrari.

Seppur con le consuete mediazioni, anche per il dialogocon le altre Chiese cristiane iniziava una nuova stagione:un’altra pagina della storia della Chiesa interamente da scri-vere.

(56 – continua)(erre emme)

IL TRIBUNALE ECCLESIATICO (3)

Sono circa 17 milioni lepersone che soffrono diallergie alimentari in Europa.Una notevole quantità diindividui (in prevalenza fem-mine) che indica la serietà diuna condizione patologica inprogressivo e costanteaumento.

L'allergia alimentare èuna rapida ed esageratareazione del sistema immu-nitario nei confronti di un ali-mento. Spesso è scambiataerroneamente con l’intolle-ranza alimentare, la cui rea-zione da parte dell’organi-smo non è immediata, maritardata. L'allergia alimenta-re ha la più alta prevalenzanei primissimi anni di vita;affligge, infatti, circa il 6%dei bambini con età inferioreai tre anni; con il trascorreredel tempo tende a diminuire,raggiungendo a 10 anni dietà l'incidenza che si riscon-tra negli adulti.

Nei bambini più piccoli gli

Allergie alimentari: prevenzione e terapiaalimenti che causano mag-giormente l'allergia alimenta-re sono il latte vaccino, l'uo-vo, le arachidi, la soia, ilpesce e i crostacei. Le formedovute al latte, uova e soia,nell'80% dei casi, si risolvo-no con l'età scolare. Al con-trario le allergie agli arachidi,noccioline e pesci sono con-siderate permanenti. Negliadulti di solito le allergie ali-mentari sono dovute ai cro-stacei, agli arachidi, alle noc-cioline e al pesce.

Delle allergie alimentari edei possibili rimedi ha parla-to la dott. Marina Russello,nel corso di un incontro chesi è svolto al CentroCongressi Medioevo diOlgiate Comasco.

Normalmente il sistemaimmunitario di un individuoprotegge il corpo dalle pro-teine estranee dannose,scatenando una reazioneper eliminarle. L’allergia èessenzialmente "un’altera-

zione immunitaria" in cui unasostanza di solito innocuaviene “percepita” come unaminaccia - un allergene - eattaccata dalle difese immu-nitarie dell’organismo. I sin-tomi allergici che si manife-stano consistono nel nasoche cola, negli occhi cheprudono, nella gola secca,nelle eruzioni cutanee; ma cipossono essere anche nau-sea, diarrea, difficoltà respi-ratorie (l’asma) e nel peggio-re dei casi shock anafilattico.

È bene sottolineare cheper l’allergia alimentare nonci sono rimedi per poterladefinitivamente debellare,ma è possibile tenerla sottocontrollo affinché, con il tra-scorrere dell’età, la situazio-ne non vada peggiorando. Aquesto scopo servono levisite periodiche dall’allergo-logo, i test cutanei per porta-re alla ribalta il motivo scate-nante, l’esame del sanguespecifico per misurare larisposta immunitaria nei

confronti di cosa si è allergi-ci ed una diagnosi molto raf-finata per studiare il profilodi sensibilizzazione delpaziente. Il ricorrere a stradealternative alla medicina tra-dizionale, a “metodi naturali”o sottomettersi a diete inap-propriate, non dà mai risulta-ti confortanti, ma semmaipuò portare ad un rischio nelritardo diagnostico con pos-sibili difficoltà per la stessavita di relazione dei pazientiallergici.

L’allergia alimentare è undisturbo impegnativo che dàpreoccupazione costante. Ilrimedio più efficace è sicura-mente la prevenzione, cioèsapere quali sono gli alimen-ti che provocano i sintomi equindi evitarli; poi, natural-mente, ci sono anche i far-maci specifici per contrasta-re le reazioni allergiche edimpedire l’insorgere dellecomplicazioni.

P.D.

Una lettera…

Un incontro con Marina Russello al Centro Congressi Medioevo di Olgiate

Gentile Redazione,scrivo la presente riguardo

ad una affermazione letta sulnumero di Vita Olgiatese n. 9del 10 maggio, a pagina 3, nel-l'articolo a commento dellaNostra Aetate.

Il commentatore scrive:"Fino al 1959, nella liturgia delvenerdì santo, tra altre intenzio-ni di preghiera, vi era anchequella pro perfidis judaeis, peri perfidi giudei". e poi conti-nua "Tutti noi ricordiamo chespesso si utilizzava (forse siutilizza ancora…) l’aggettivo“giudeo” per indicare una per-sona poco affidabile e, sostan-zialmente, “cattiva”."

La traduzione utilizzata dal-l'articolista non è corretta, anziè totalmente fuorviante nonchèindice di pressapochismo.

La soppressione delle paroleperfidis e perfidiam, decisa ilvenerdì santo del 1959 e tradot-ta in pratica a partire dal 1960,non fu dovuta a un atto di buo-nismo del Papa, come afferma-to da una certa propagandamodernista, ma a una causacontingente ben precisa. Comesi evince da una dichiarazionedella S. Congregazione dei Riti,pubblicata pochi anni prima,nella maggior parte dei messali-ni bilingue (tanto italiani quantostranieri), perfidis veniva tra-dotto letteralmente con perfidimentre il significato proprio

del termine latino (compostoda per negativo + fidus) è infe-deli, increduli.. Tale traduzionepoteva apparire non solo offen-siva dal punto di vista linguisti-co, visto che nelle linguemoderne perfido viene general-mente inteso come equivalentedi cattivo, malvagio, ma anchepoco sensata dal punto di vistateologico. Nel citato documentodella S. Congregazione dei Ritisi suggeriva l'uso di termini cheavessero il significato di infide-les, infideles in credendo.Giovanni XXIII, per sanare allaradice l'equivoco, che si eragenerato non per un difettodella preghiera latina ma per lascorrettezza delle traduzionivolgari, decise di sopprimere

del tutto il termine in questione.A posteriori, i modernisti,appoggiandosi sulla nuova teo-logia (dottrina della doppia viadi salvezza) e sulle ulteriorirevisioni della preghiera nel1965 e nel 1969, interpretaronoquesto gesto come un'implicitaammissione dell'antisemitismodella preghiera precedente,quasi che il Papa avesse volutosconfessare una formula che laChiesa usava da secoli.Dispiace constatare come que-sto atteggiamento venga favori-to, ancora oggi, da quanti sonoa favore della sostituzione dellapreghiera tradizionale con quel-la del Messale moderno.

Con viva cordialità,Matteo Bollini

Domenica 31 Maggio: anniversari di matrimonio

Page 4: Vi a Olgia e e · pr ov ca iez s anch e ogi: s v l m ... n oc r is t a, heD m f g lp qu d i ta, ... purché non resti solo un “tema”, purché sia

4 Vita Olgiatese14 Giugno 2015

Vita OlgiateseEsce la seconda e la quarta

domenica del mese

Autorizz. Tribunale Como n. 10/82.

Con approvazione ecclesiastica.

Direttore responsabile:Vittore De Carli

Redazione:Marco Folladori, Romeo Scinetti,Marco Nogara, Franco Ghielmetti,Paolo Donegani, Rolando Moschioni.

Impaginazione grafica:Francesco Novati, Tarcisio Noseda.

Abbonamento annuale:

ritiro a mano: € 20,00spedizione postale: € 50.00Stampa: Salin S.r.l. - Olgiate C.

Redazione e impaginazione:

Casa ParrocchialeVia Vittorio Emanuele, 522077 Olgiate ComascoTel. / Fax 031 944 [email protected]

sot to i l campanile del f ico€ 50.

Note di bontà

Per Caritas: NN € 50 + NN€ 50 + NN € 20 + NN € 100 +NN € 20 – In ricordo di Gino€ 200 – Pane di S. Antonio€ 117. Progetti "Mettici il cuore"€ 130.

Per restauro organoNN € 50 – NN € 50.

Dai registriparrocchiali

BattesimiNiang Carol Kiné di MairaValentinaP.: Argento Vito e RiggiGloriangela

MatrimoniCassina Luca conMoliterno Carmen

Manerchia Marco conBernasconi Monica

Ratti Andrea con NegrettiMarzia

MortiSilva Elena Romanò dianni 80 – via Mazzini, 4Giromini Bruno di anni 91

Per i bisogni della Chiesa

Offerta matrimonio € 200 –S. Messa a Rongio € 190 –Funerale di Mentasti Antonio€ 100 – Offerta S. MessaMalati € 60 – NN per fiori€ 20 – Matrimonio di Marcoe Daniela € 100 – Funeraledi Bianchi Francesco € 100– Matrimonio di Luca eCarmen € 100 – Malati€ 175 – Anniversari di matri-monio € 760 – Baggi peruso locale € 50 – Funeraledi Bottinelli Mariangela€ 200 – 60° di matrimonio diMaria e Giuseppe € 50 – 25°matrimonio di Dolores edEnrico € 50 – Funerale diDel Fatti Rosa € 100 –Offerta Battesimo 7/6 € 20 –Matrimonio di Marco eMonica € 200.

Chiesa di SomainoOfferta uso salone perOratorio € 50 + € 25 – Offertaper la chiesa € 20 – In occa-sione del saggio di musicaper la chiesa € 100.

Chiesa di S. GerardoOfferta per esposizione reli-quia € 60+€ 50 – NN per 45°anniversario di matrimonio

– via Martiri della Libertà, 8Bianchi FrancescoGiuseppe di anni 79 – viaMichelangelo, 6Bottinelli MariangelaFavaro di anni 72 – PiazzaVolta, 4Bottelli Gino di anni 77 –via Boscone, 62Del Fatti Rosa Saladannadi anni 85 – via deiBernasconi, 6

Come già comunicato indiverse occasioni quest’annola Pastorale Estiva ha subitoun cambiamento di proposteper cercare una soluzioneper migliorare le attività peri giovani e i ragazzi. Così nelcalendario sono stati antici-pati i Campi estivi a Gualde-ra (il 1° turno è già attivo) edi conseguenza il Grest è sta-to spostato alla fine di ago-sto.

Una scelta azzardata manecessaria per smuovere“l’impostazione secolare”della parrocchia. Siamo tuttiun po’ perplessi ma fiduciosi;non bisogna rimanere inges-sati al “si è sempre fatto co-sì”.

Tra i motivi che hannospinto la Commissione Ora-torio e il consiglio pastoralea riprogrammare si è punta-to molto sulla valenza edu-cativa dei campi estivi siamostati attenti a non sovrappor-

TUTTI A TAVOLATUTTI A TAVOLA

ci alla “Pineta”, costringendole famiglie a scelte complica-te (ci pensa già la vita…).

Siamo sempre più convin-ti che il Grest è un servizioalla comunità cristiana e nonun parcheggio o un serviziodi “babysitteraggio”. La pro-posta Cristiana ha un suocammino catechistico e ri-creativo con contenuti e re-gole da programmare econdividere.

Con una storia che nascecinquant'anni fa, caratteriz-zando da diverse generazionil'estate dei più piccoli, il Gre-st racconta la profonda vo-lontà che le comunità cristia-ne rivolgono nell'attenzionee nella cura verso i bambinied i ragazzi, facendo nascerela possibilità di educare i piùpiccoli a creare relazioni vered'amicizia e di fiducia.Sperimentando i valori dellagratuità, del servizio, dellatestimonianza, le comunità,quella piccola del Grest insie-me a quella più grande dellaParrocchia, vivono con forzala grande dimensione dellaFede e della preghiera.

Anche quest’anno, è inpreparazione la nuova espe-rienza estiva che possa riem-pire di gusto le giornate delnostri oratorio. Non restache accogliere l’invito! La di-sponibilità e il desiderio di

esserci sono i primi passi ver-so un’esperienza di condivi-sione in cui prima di tuttosiamo chiamati a prendereparte da ospiti: sedere allatavola del Grest è frutto diun invito che ci è stato ri-volto da qualcuno che tienein modo particolare a noi eche ha preparato apposita-mente un posto nel qualepotersi incontrare. Comevuole la tradizione, non ci li-miteremo semplicemente adaccettare, ma abbiamo sem-pre il desiderio di ricambiarel’invito con un dono. Ebbe-ne, al Grest il dono più belloè il nostro impegno e la no-stra partecipazione, il nostrotempo offerto in modo gra-tuito perché tutti possanomangiare, non solo pane maanche buone relazioni.

La metafora del Grestcome tavola imbanditavuole sottolineare il suo esse-re occasione propizia per ge-nerare comunità nella qualebambini e ragazzi, adolescen-ti ed adulti, sacerdoti e laicipossano vivere insieme unaquotidianità capace di apriresguardi nuovi e lasciare il se-gno indelebile di una curaricevuta.

Il Grest possa essere unagrande festa cui tutti possanosentirsi invitati e accolti, nondimenticando il Signore Gesùche ha scelto un banchettocome luogo privilegiato del-l’incontro con ciascuno dinoi e il pane come nutri-mento per la nostra vita.

Di cuore un augurio perun’estate serena!

don Romeo

Un altro anno sportivo insie-me a tutti i nostri atleti si è con-cluso... ma la felicità è tanta perquanto di buono anche quest’an-no si è riusciti a fare! Sabato 6 edomenica 7 giugno il G.S. SanGiovanni Bosco ha festeggiatocon tutti i suoi iscritti un annoproficuo, sotto tutti gli aspetti:grandi novità e grandi risultati!Quest’anno si è voluto provareuna nuova formula per la festafinale, organizzando in Oratoriouna due giorni di sport e condi-visione aperto a tutti, sia ai bam-bini e ragazzi che hanno gioca-no nelle nostre squadre maanche ai tanti che frequentanoabitualmente il campo da calcioanche solo per dare due calci alpallone in compagnia. Tutto hainizio sabato pomeriggio conpartite di calcio a cui hanno par-tecipato sia ragazzi che bambi-ni, un mix di giocatori in erba ealtri che amano questo sport mache forse aspettano l’occasioneper giocare insieme e divertirsi.Non sono mancati alcuni iscrittiai nostri UNDER 8, ai quali sisono aggiunti alcune nuove leveper l’anno prossimo! Dalle 18crotto aperto a tutti, con preliba-ti panini e bevande fresche perovviare al grande caldo dellagiornata. E poi, il clou dellagiornata, in cappellina la proie-zione della finale di ChampionsLeague tra Barcellona e

PANE DA CON-DIVIDERECARITAS quanto basta!

L’importanza di una profonda consapevolezza delle causee conseguenze degli squilibri globali, nazionali e locali, èuna tematica ben presente nel Magistero della Chiesa enell’azione degli organismi di volontariato che sulla dottrinasociale della Chiesa poggiano la loro ispirazione. Le parolerecentemente pronunziate da Papa Francesco sulla neces-sità di rimuovere le cause stesse della fame e sugli ostaco-li che una ?nanza fuori controllo e i modelli di sviluppo eco-nomico oggi prevalenti pongono al perseguimento digiustizia e bene comune, hanno sottolineato ancora unavolta l’urgenza di una forte iniziativa di sensibilizzazione suquesti temi, sia all’interno della Chiesa che verso una pla-tea più ampia.Noi come GREST’15 abbiamo dedicato 2 domeniche (30agosto e 6 settembre) con la finalità caritativa, raccoglien-do alimenti per sostenere e CON-DIVIDERE la mensa con ibisognosi della nostra parrocchia. Anche i “grandi giochi”avranno questa finalità coinvolgendo anche le famiglie delpaese…

DUE GIORNI DI SPORT IN ORATORIO TRA DIVERTIMENTO E CONDIVISIONE!

Juventus! Tifo da stadio, cap-pellina addobbata per le grandioccasione, grazie a genitori-tifo-si, con palloncini bianchi, verdi,rossi e bianco-neri.

Domenica mattina alle 9,30la Messa celebrata da donRomeo a seguire nuovamentein Oratorio per altri sfide suidiversi campi: calcio, basket epallavolo. Conclusione dellagiornata con la partita tra geni-tori, allenatori e dirigenti perconcludere al meglio un annotrascorso velocemente, ma congrandi soddisfazioni!

È stato anche il momentoper avere un confronto e perporre le basi per il futuro, rac-cogliendo spunti, idee, suggeri-menti che gli allenatori e i diri-genti, sempre a contatto direttocon gli atleti e i loro genitori,hanno osservato in questo annointenso e che grazie a loro,soprattutto, si è svolto nelmiglior modo possibile! Ungrazie di cuore va proprio aloro che hanno un compitodelicato, prendendosi milleresponsabilità e donandosicompletamente per il grupposportivo: sono proprio loro ilcuore pulsante della società!

È solo un arrivederci a set-tembre, non vi abbandoniamo,anzi, siamo alla ricerca diognuno di voi: bambini, ragaz-zi, giovani e adulti! Dai 5-6

anni in su VI ASPETTIAMO!Nei prossimi giorni inizierannole iscrizioni per la stagione2015/2016 in cui vorremmoche partecipaste anche voi! Sevolete giocare a calcio, a palla-volo (maschile e femminile),basket, praticare varie attivitàsportive (polisportivo: under 8,under 10 e under 12), collabo-rare, allenare, diventare diri-gente, noi ci siamo e VOI?

Un grazie a tutti coloro chein ogni modo ci sostengono; cidanno la possibilità di prose-guire ogni anno; di far crescerei bambini e i ragazzi con la pra-tica dello sport e cercando dieducare gli atleti al rispettodelle regole e al sano agoni-smo; a don Romeo nostroprimo sostenitore ed educatore;ai genitori; alle volontarie e i

volontari dell’Oratorio!A presto e FORZA SAN

GIOVANNI BOSCO

Festa conclusiva al centro sportivo comunale di Cantù!Felici e vincenti. L'annata sportiva giovanile del Gs San Giovanni Bosco si è chiusa sabato 30

maggio al centro sportivo comunale di Cantù. Una giornata attesissima dagli atleti delle squadreUnder 8 e Under 12, dai loro allenatori e dai dirigenti. Presenti anche molti genitori che hanno condi-viso un pomeriggio speciale, partecipando alla grande festa finale organizzata dal Csi Como.

L’atto conclusivo dei campionati polisportivi e il raduno conclusivo dei piccoli delle squadreUnder 8 ha regalato emozioni. Tre, in particolare, i momenti che hanno caratterizzato la festa. Primia scendere in campo, per i divertenti giochi a loro riservati, sono stati i bimbi dell'Under 8 allenata daSalvatore Pantaleo e dai dirigenti Francesco Maffia e Roberto Masiero. Ai piccoli del gruppo sporti-vo è stata consegnata una medaglia che li ha resi felici e orgogliosi. Poi la staffetta sulla pista d'atleti-ca, che ha visto confermare le grandi prestazioni ottenute durante tutto il campionato dall'Under 12.Guidati dagli allenatori Gennaro Tropeano e Piero Abati, affiancati dal dirigente Roberto Masiero, iragazzi hanno conquistato la vittoria del campionato provinciale polisportivo grazie ai punti accumu-lati nel calcio e nelle altre discipline sportive (campestre, gimkana ginnica, ping pong, triathlon,mountain bike, biathlon, e staffetta 4 x 600). Infine, dopo la messa celebrata da don Gigi Zuffellato,la proclamazione e la premiazione dei vincitori. Il Gs San Giovanni Bosco Olgiate Comasco sul gra-dino più alto del podio, con 40.400 punti, davanti al San Maurizio Erba con 39.020 punti e al Gs SanLuigi di Lurate» con 37.880 punti.

Per la squadra dell'oratorio olgiatese anche la soddisfazione del primo posto assoluto nella classi-fica individuale degli atleti, meritato da Jacopo Bernasconi. Una festa emozionante, conclusa dagliatleti con un chiassoso giro del campo passandosi il trofeo di mano in mano.

Nonostante il termine del 31 maggiose ci stai puoi ancora iscriverti al Grest

entro il 21 giugno in oratorio!

Sabato 30 maggio, al Santuario della Madonna di Chiesa Alta diDrezzo, abbiamo vissuto una serata semplice ma di comunioneautentica. Siamo saliti lassù insieme nel tardo pomeriggio, le famigliedel percorso del post-battesimo e quelle del gruppo-famiglia: si trattadi due percorsi diversi che però coinvolgono famiglie di età simile eche quindi ci è sembrato bello fare incrociare. Eravamo una dozzinadi giovani coppie, con tanti bambini piccoli al seguito, in una festanteconfusione. Il programma era essenziale e prevedeva solo la celebra-zione della Santa Messa e una cena al sacco.

L’incontro è capitato casualmente nella domenica in cui la Chiesacelebra la Santissima Trinità e quando ci siamo trovati per prepararela Messa ci siamo un po’ spaventati: volevamo che la Messa fosse amisura di bambini e certo la Trinità non è il concetto più semplice daspiegare! Ci sono venute in aiuto le immagini. Su un grande pannelloabbiamo appeso la riproduzione dell’icona di Rublëv, che raffigura laTrinità. I tre soggetti sono distinti e sono diversi fra loro (i bambinihanno trovato tutte le differenze, a cominciare dai colori degli abiti),eppure c’è qualcosa che li unisce talmente tanto da renderli una cosasola: l’amore. Allo stesso modo le nostre famiglie: sono fatte da piùpersone, ognuna con ha le sue caratteristiche, ma tra noi deve circola-re quello stesso amore con cui il Padre e il Figlio si amano. E sicco-me nelle nostre famiglie, in controluce, dovrebbe potersi leggere ilriflesso dell’amore di Dio-Trinità, abbiamo voluto appendere intornoall’icona di Rublëv i disegni delle nostre famiglie, che i bambini ave-vano portato da casa.

Dopo la Messa abbiamo cenato insieme e chiacchierato tantoseduti sul prato, mentre i bambini si rotolavano nell’erba, raccontan-doci il percorso fatto nei due gruppi, ritrovando persone che non sivedeva da tempo, gustando la bellezza di stare insieme in semplicitàe in amicizia, e di appartenere a una comunità parrocchiale che siauna famiglia di famiglie.

Domenica 17 maggio noi delgruppo Nazareth ci siamo incontratiper trascorrere una domenica insiemeo meglio "la domenica insieme" cioèquell incontro che ogni tanto pro-grammiamo per approfondire lanostra conoscenza e confrontarci sulpercorso da noi intrapreso. Comesempre tutto è cominciato con la S.Messa delle 9.30, quella dedicata ainostri ragazzi (che domenica sarebbesenza la S. Messa?) poi ci siamo tra-sferiti in oratorio per un aperitivo sfi-zioso. Mentre don Marco e i genitoriconversavano serenamente, alcunecatechiste hanno allestito dei tavolilaboratorio per costruire con i bambi-ni delle rose di cartapesta da offrire aMaria il martedì successivo durantela preghiera del rosario. Molti maschietti hanno preferito dare duecalci al pallone ma poi tutti insieme abbiamo confezionato moltifiori colorati, non solo bellissime rose ma la loro fantasia e creati-vità ci hanno regalato varietà botaniche sconosciute ma moltobelle. Il momento della condivisione del pranzo al sacco ha rega-lato serenità e confidenza che ha impreziosito la nostra amicizia.Non eravamo in molti, il tempo era favorevole, i bambini felici, gliadulti soddisfatti ma, soprattutto, il S . Rosario del martedì succes-sivo si è colorato di splendidi fiori e nella preghiera a Maria abbia-mo affidato tutta la nostra comunità e tutti i bambini del mondo!

"Domenica insieme" gruppo Nazaret

Famiglia e Trinità