veritate massimo manfregola 2016:153-angelo - Masman … · 2016-04-04 · riforma dell’Ordine...

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I l controllo dell’informa- zione è quanto si appre- sta a fare questo gover- no. Quella che in un primo momento doveva essere una riforma dell’Ordine dei gior- nalisti utile a ristabilire i contorni di una professione che negli anni ha subìto una profonda evoluzione, sta prendendo i connotati di una vera beffa, fatta di mutilazioni e di norme che mettono in seria discussione quelle che sono le più ele- mentari pratiche democrati- che dell’intero sistema. Mol- to è cambiato dal 1963 ad oggi, anno in cui venne approvata la legge sull’ordi- namento della professione giornalistica tutt’oggi in vigore. Si è passati a breve da un tipo di giornalismo stereotipato, spesso stru- mento di potere politico ed economico, a quello più mas- sificato, che viene esercitato attaraverso una visione glo- bale della realtà, sempre più spesso privo dei semi fonda- mentali dell’etica deotologi- ca. È una sorta di conflitto (anche di interessi) quello in cui vive e si dipana l’attuale mondo della comunicazione nel nostro Paese, a causa di una carenza cronica di pro- spettive legate alla evoluzio- ne dei tempi e alla incapaci- tà politica nell’offrire delle risposte adeguate al proble- ma. Oggi le due anime del giornalismo nazionale sono sul piede di guerra: da una parte quello opulento, che vive e si nutre all’ombra del potere politico ed economico dei grandi gruppi finanziari e dall’altra quella fatta dalle migliaia di giornalisti (...) I l testo approvato dalla Camera, relati- vamente alle norme che dovrebbero regolamentare la riforma dell’Odg, contie- ne una serie di profili di incostituzionalità che, di fatto, penalizzerebbero quei gior- nalisti che svolgono la professione in maniera autonoma e quindi senza nessuna forma di tutela sindacale a garanzia del lavoro svolto. Pertanto, è alquanto condivisibile la rigida posizione del vice presidente del Cnog, Santino Franchina, quando, a seguito del drastico taglio degli organismi di rappre- sentanza del testo delega del governo sulla razionalizzazione del Consiglio nazionale dell'Ordine dei giornalisti, definisce uno “scippo” per gli iscritti di almeno 15 regioni che non potranno più eleggere pro- pri consiglieri e assume il sapore di una beffa soprattutto per i pubblicisti che sub- iscono un rapporto di rappresentanza penalizzante pur essendo il 70 per cento degli iscritti. Ancora più discriminante appare la norma che impone, ai soli pub- blicisti, una posizione Inpgi attiva per potere essere eletti. Una soluzione che esclude di fatto migliaia di colleghi iscritti ad altri enti previdenziali non per scelta, ma a seguito di accordi sindacali o per politiche aziendali che fino ad ora sono state criticate solo dall’Ordine dei giorna- listi. «È a rischio la rappresentanza dei giorna- listi, soprattutto per i pubblicisti – ammet- te Franchina con una punta di sano allar- mismo – che saranno penalizzati da un numero esiguo di appena 12 rappresen- tanti a livello nazionale, nonostante una presenza sul territorio di 77 mila unità, registrati negli appositi elenchi dell’Ordi- ne professionale» Pubblicisti fra i più penalizzati anche se sul territorio rappresentano il 70% degli iscritti totali Editoria, uno “scippo” ai diritti dei giornalisti segue a pag. 2 L’Esecutivo dell’Ordine nazionale dei giornalisti è preoccupato per le norme che minano la categoria La Camera vota una riforma beffa Il documento di sdegno è stato condiviso da tutti i rappresentanti ad eccezione di Nicola Marini S ono bastati appena cinque mesi per vota- re una ipotesi di rifor- ma dell’Ordine che non rece- pisce quanto proposto dal Consiglio dell’Odg. Sono stati sufficienti, invece, cinque righe del sottosegretario di sta- to alla presidenza del consiglio dei ministri con delega all'Edi- toria Luca Lotti, per cancellare con un colpo di spugna quelli che sono stati i capisaldi della legge istitutiva dell’Ordine dei giornalisti che hanno visto in Guido Gonella uno dei massi- mi artefici e fautori di un per- corso legislativo a tutela della libertà di stampa e dei diritti individuali degli operatori del- l’informazione. Intanto molti colleghi conti- nuano ad essere condannati al carcere: ultimo in ordine di tempo un battagliero pubblici- sta di oltre 80 anni. Dal marzo 2013 un provvedimento per cambiare la barbarie della leg- ge sulla diffamazione continua a rimbalzare tra Camera e Senato, senza essere approva- to. In una situazione di sta- gnante congiuntura economica la situazione contrattuale di numerosi giornalisti è penosa oltre che preoccupante. Le par- ti sociali sembrano spesso indifferenti nei confronti degli stessi editori, i quali possono brindare assieme ai loro com- plici di mille misfatti: il con- tratto da fame, la vergogna della delibera sull’equo com- penso, la devastazione di alcu- ni diritti di chi ha lavorato per una vita e quella di quanti, senza tutele, dovranno accon- tentarsi delle mancette in cam- bio di un lavoro sempre più faticoso. Gli stessi editori che potranno continuare ad incas- sare danari pubblici, senza neanche dimostrare di avere retribuito i giornalisti. E potranno continuare a nascon- dere i molti interessi che han- no in altre attività così che i cittadini non sapranno mai perché certe notizie spariscono o vengono esaltate. E’ davvero giunto il momento di riflettere su chi fa questo lavoro e di dare voce ai diritti calpestati da patti tanto scelle- rati quanto inconfessabili. Il vice presidente del consiglio nazionale dell'Ordine dei gior- nalisti, Santino Franchina, in relazione al testo della propo- sta approvato dalla Camera, ha dichiarato: «Esistevano tanti modi per ridurre la composi- zione del consiglio nazionale dell’Ordine, ma la Camera ha deciso nel modo peggiore sta- bilendo un taglio netto che non tiene conto né delle esigenze di funzionamento dell’Ordine stesso né della necessità di garantire una rappresentanza a tutte le regioni. Avevamo proposto e auspicato delle riforme che, oltre al dimezza- mento del numero dei consi- glieri nazionali, tenessero con- to delle esigenze e del futuro della professione. Invece arri- va solo una nuova normativa che prevede un ridimensiona- mento del Consiglio nazionale a 24 professionisti e 12 pubbli- cisti». Ora passerà al vaglio del Senato la discussa ipotesi di riforma dell’ordinamento giornalistico nazionale Il tempo delle invasioni barbariche Taglio della rappresentativa dei consiglieri nazionali: 24 professionisti e 12 pubblicisti U rge la condizione per cui il Senato non si limiti solo a riconsiderare la compo- sizione del Consiglio nazionale dell'Ordine dei giornalisti, ben- sì metta mano ad una riforma complessiva dell'Ordine. E lo faccia in modo da garanti- re la rappresentanza territoriale e tenendo conto della proposta approvata dal Cnog il 9 luglio 2014 che prevede espressa- mente anche la tutela delle minoranze linguistiche, l'istitu- zione del Giurì per la correttez- za dell'informazione e la defi- nizione di nuove regole per l'accesso alla professione. Sono i punti principali del documento approvato a lar- ghissima maggioranza dal Cnog del 16 marzo, con il qua- le si sollecita il presidente Enzo Iacopino e l'esecutivo nazionale a intensificare il dia- logo già in atto con il parla- mento e il governo affinchè il provvedimento sull'editoria, approvato dalla Camera dei deputati il 2 marzo scorso, pos- sa recepire tali indicazioni. Gli stessi concetti sono stati sollecitati e condivisi da Gian- carlo Ghirra, ribaditi anche durante i lavori del Cnog, dove tutti i presenti in sala hanno potuto registrare l'imbarazzo e l'umana difficoltà di Ghirra nel cercare di giustificare il suo “no” e quello degli amici di "Liberiamo l'informazione" al documento proposto. Comun- que è apprezzabile che, al di là delle sterili polemiche politi- che di parte, Ghirra condivida poi nei fatti i contenuti del documento approvato dal Cnog, rafforzando così l'inten- to unitario di chi lo aveva pro- posto. Se è vero che la riforma del- l'Ordine è sicuramente neces- saria, sempre valide e attuali restano invece le regole deon- tologiche della professione giornalistica: «attenersi alla sostanziale verità dei fatti» è una delle prime ed elementari regole di ogni buon giornalista, e nel rispetto di tale principio occorrono alcune doverose precisazioni rispetto a quanto riportato da Ghirra nel suo intervento: La missiva scritta ai deputati dai presidenti degli Ordini regionali di Lombardia e Lazio, Gabriele Dossena e Paola Spadari, è una lettera inviata a titolo personale, che non rappresenta certo tutti i giornalisti di Lazio e Lombar- dia, tantomeno i rispettivi Con- sigli regionali, per questo mai interpellati a tal proposito e, peraltro, sconfessata pubblica- mente dai loro stessi vice pre- sidenti Stefano Gallizzi e Gino Falleri. La proposta di riforma dell'Ordine approvata dal Cnog nel 2014 è frutto del lavoro di un comitato ristretto che l'ha elaborata e condivisa all'unani- mità e del quale hanno fatto parte anche alcuni componenti della formazione "Liberiamo l'Informazione" a cui appartie- ne Giancarlo Ghirra. La bozza di riforma, dunque, non è mai stata “custodita” In merito alla Riforma il Consiglio nazionale dei giornalisti vive un periodo di duri contrasti interni in un momento di cambiamenti radicali Il Senato tenga conto della proposta di legge dell’Odg In Veritate bollettino dei giornalisti contro l’inganno semantico I l Comitato esecutivo dell’Ordine nazionale dei giornalisti esprime preoccupazione per le ripercus- sioni negative della proposta di legge in discussione alla Camera, che prevede un drastico ridimensionamento del Consi- glio nazionale. Si ipotizza la riduzione della composizione del Cnog a 36 consi- glieri di cui due terzi professionisti e un terzo pubblicisti e per questi ultimi l’ob- bligo di una posizione previdenziale da attività giornalistica presso l’Inpgi, pri- vando di diritti alcune migliaia di colle- ghi che, certamente non per colpa né per scelta, subiscono contratti che pre- vedono versamenti ad altri istituti di previdenza.La riforma dell’Ordine è necessaria e lo stesso Consiglio ha for- mulato delle precise proposte che non riguardano solo il numero dei consiglie- ri, ma anche l’accesso alla professione, suggerendo soluzioni che valorizzano lo spirito della legge voluta da Guido Gonel- la, garantendo i diritti di tutti e respingendo ogni disegno dis- criminatorio. Invece, in Parla- mento arriva una norma, inse- rita a sorpresa nella proposta di legge sull’editoria, che met- te in pericolo il funzionamen- to dell’Ordine che non potreb- be più onorare tutti gli adem- pimenti previsti dalle leggi. La riduzione del Consiglio nazio- nale dell’Odg a 36 membri rischia, inoltre, di creare delle forti penalizzazioni soprattutto per gli Ordini regionali con un minor numero di iscritti come Abruzzo, Basilicata, Calabria, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Marche, Molise, Sardegna, Trentino Alto Adige, Umbria, Valle d’Aosta, mentre potreb- bero avere serie difficoltà (almeno in una delle due rap- presentanze) Emilia Romagna, Piemonte, Puglia, Sicilia, Toscana e Veneto. Il Comitato esecutivo ritiene imprescindibile che venga garantita la presenza in Consi- glio nazionale di rappresen- tanti di tutte le regioni confor- memente a quanto avviene in altri di enti di categoria. Quel che occorre è una riforma organica e non uno spot per assecondare i disegni di chi si illude di impadronirsi dell’Or- dine per mettere anche questo organismo al servizio degli editori. PROGETTO EDITORIALE DI MASSIMO MANFREGOLA N°1 MARZO 2016 vAurelio BIASSONI v Antonio DI GIOVANNI v Massimo MANFREGOLA v Daniela MOLINA v Quando i conti non tornano a Federazione naziona- le della Stampa ha un Consiglio nazionale di 142 membri per meno di 20.000 iscritti; l’Inpgi un Consiglio di 67 membri per circa 58.000 iscritti e la Casagit un’Assemblea nazionale con 80 membri per 23.497 iscritti. Invece, per l’Ordine dei Giornalisti, che ha 104.021 iscritti, si prevede una paralizzante riduzione del Consiglio a 36 membri. Il Comitato Esecutivo nel condividere la preoccupa- zione espressa da 17 vice- presidenti di Consigli regionali, ritiene discrimi- natorio un rapporto di rap- presentanza così punitivo nei confronti dei Pubblici- sti: rappresentano il 70 per cento degli iscritti all’Ord ne, sono quelli che hanno maggiore necessità di tute- le, rivendicano il diritto ad un’equa rappresentanza e non accettano di diventare solo i sovvenzionatori dei Consigli Regionali e Nazionale dell’Ordine. Quel che occorre è una riforma organica e non uno spot per assecondare i dise- gni di chi si illude di impa- dronirsi dell’Ordine per mettere anche questo orga- nismo al servizio degli edi- tori, come è stato già fatto in altre sedi vanificando ogni istanza sindacale. Equo compenso L a sentenza ha confer- mato l'illegittimità della distinzione tra giorna- listi autonomi e parasubor- dinati. Anche il Consiglio di Stato dà ragione all'Ordi- ne nazionale dei Giornali- sti. La delibera va riscritta e dovrà garantire con il rispetto della dignità dei cronisti autonomi i principi consacrati nell'articolo 36 della Costituzione. Battuti e perdenti Presidenza del Consiglio dei Ministri e Dipartimento per l'Informa- zione e l'Editoria, Ministe- ro dello Sviluppo Econo- mico, Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali nonché la Fieg. ILGRAFFIO LAGABBIA Informare in Italia Giornalismo ad un bivio gelosa- mente nei cassetti di via Parigi, ma resa disponibile al Parla- mento, perché tutti hanno sempre auspicato la necessità di una riforma urgente dell'Ordine, in quanto considerata una priorità per la categoria e per l’intero Paese. Infine Ghirra sentenzia che il «prossimo Cnog avrà il compito di lavorare costrutti- vamente con gli altri organi- smi di categoria dopo un periodo segnato da rotture e contrapposizioni»: se allude alla vicenda che ha visto l'Odg contrapposto la governo, agli editori e alla Fnsi sull'equo compenso, credo che l'Ordine possa dirsi in questo caso ben fiero e orgoglioso di essersi contrapposto. Santino Franchina, vice presidente dell’Odg

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Il controllo dell’informa-zione è quanto si appre-sta a fare questo gover-

no. Quella che in un primomomento doveva essere unariforma dell’Ordine dei gior-nalisti utile a ristabilire icontorni di una professioneche negli anni ha subìto unaprofonda evoluzione, staprendendo i connotati diuna vera beffa, fatta dimutilazioni e di norme chemettono in seria discussionequelle che sono le più ele-mentari pratiche democrati-che dell’intero sistema. Mol-to è cambiato dal 1963 adoggi, anno in cui venneapprovata la legge sull’ordi-namento della professionegiornalistica tutt’oggi invigore. Si è passati a breveda un tipo di giornalismostereotipato, spesso stru-mento di potere politico edeconomico, a quello più mas-sificato, che viene esercitatoattaraverso una visione glo-bale della realtà, sempre piùspesso privo dei semi fonda-mentali dell’etica deotologi-ca. È una sorta di conflitto(anche di interessi) quello incui vive e si dipana l’attualemondo della comunicazionenel nostro Paese, a causa diuna carenza cronica di pro-spettive legate alla evoluzio-ne dei tempi e alla incapaci-tà politica nell’offrire dellerisposte adeguate al proble-ma. Oggi le due anime delgiornalismo nazionale sonosul piede di guerra: da unaparte quello opulento, chevive e si nutre all’ombra delpotere politico ed economicodei grandi gruppi finanziarie dall’altra quella fatta dallemigliaia di giornalisti (...)

I l testo approvato dalla Camera, relati-vamente alle norme che dovrebbero

regolamentare la riforma dell’Odg, contie-ne una serie di profili di incostituzionalitàche, di fatto, penalizzerebbero quei gior-nalisti che svolgono la professione inmaniera autonoma e quindi senza nessunaforma di tutela sindacale a garanzia dellavoro svolto. Pertanto, è alquanto condivisibile la rigidaposizione del vice presidente del Cnog,Santino Franchina, quando, a seguito deldrastico taglio degli organismi di rappre-sentanza del testo delega del governo sullarazionalizzazione del Consiglio nazionaledell'Ordine dei giornalisti, definisce uno“scippo” per gli iscritti di almeno 15

regioni che non potranno più eleggere pro-pri consiglieri e assume il sapore di unabeffa soprattutto per i pubblicisti che sub-iscono un rapporto di rappresentanzapenalizzante pur essendo il 70 per centodegli iscritti. Ancora più discriminanteappare la norma che impone, ai soli pub-blicisti, una posizione Inpgi attiva per

potere essere eletti. Una soluzione cheesclude di fatto migliaia di colleghi iscrittiad altri enti previdenziali non per scelta,ma a seguito di accordi sindacali o perpolitiche aziendali che fino ad ora sonostate criticate solo dall’Ordine dei giorna-listi. «È a rischio la rappresentanza dei giorna-listi, soprattutto per i pubblicisti – ammet-te Franchina con una punta di sano allar-mismo – che saranno penalizzati da unnumero esiguo di appena 12 rappresen-tanti a livello nazionale, nonostante unapresenza sul territorio di 77 mila unità,registrati negli appositi elenchi dell’Ordi-ne professionale»

Pubblicisti fra i più penalizzati anche se sul territorio rappresentano il 70% degli iscritti totali

Editoria, uno “scippo” ai diritti dei giornalisti

segue a pag. 2

L’Esecutivo dell’Ordine nazionale dei giornalisti è preoccupato per le norme che minano la categoria

La Camera vota una riforma beffaIl documento di sdegno è stato condiviso da tutti i rappresentanti ad eccezione di Nicola Marini

S ono bastati appenacinque mesi per vota-re una ipotesi di rifor-

ma dell’Ordine che non rece-pisce quanto proposto dalConsiglio dell’Odg. Sono statisufficienti, invece, cinquerighe del sottosegretario di sta-to alla presidenza del consigliodei ministri con delega all'Edi-toria Luca Lotti, per cancellarecon un colpo di spugna quelliche sono stati i capisaldi dellalegge istitutiva dell’Ordine deigiornalisti che hanno visto inGuido Gonella uno dei massi-mi artefici e fautori di un per-corso legislativo a tutela dellalibertà di stampa e dei dirittiindividuali degli operatori del-l’informazione. Intanto molti colleghi conti-nuano ad essere condannati alcarcere: ultimo in ordine ditempo un battagliero pubblici-sta di oltre 80 anni. Dal marzo2013 un provvedimento percambiare la barbarie della leg-ge sulla diffamazione continuaa rimbalzare tra Camera eSenato, senza essere approva-to. In una situazione di sta-

gnante congiuntura economica la situazione contrattuale dinumerosi giornalisti è penosaoltre che preoccupante. Le par-ti sociali sembrano spessoindifferenti nei confronti deglistessi editori, i quali possonobrindare assieme ai loro com-plici di mille misfatti: il con-tratto da fame, la vergognadella delibera sull’equo com-penso, la devastazione di alcu-ni diritti di chi ha lavorato peruna vita e quella di quanti,

senza tutele, dovranno accon-tentarsi delle mancette in cam-bio di un lavoro sempre piùfaticoso. Gli stessi editori chepotranno continuare ad incas-sare danari pubblici, senzaneanche dimostrare di avereretribuito i giornalisti. Epotranno continuare a nascon-dere i molti interessi che han-no in altre attività così che icittadini non sapranno maiperché certe notizie sparisconoo vengono esaltate.

E’ davvero giunto il momentodi riflettere su chi fa questolavoro e di dare voce ai diritticalpestati da patti tanto scelle-rati quanto inconfessabili. Il vice presidente del consiglionazionale dell'Ordine dei gior-nalisti, Santino Franchina, inrelazione al testo della propo-sta approvato dalla Camera, hadichiarato: «Esistevano tantimodi per ridurre la composi-zione del consiglio nazionaledell’Ordine, ma la Camera hadeciso nel modo peggiore sta-bilendo un taglio netto che nontiene conto né delle esigenze difunzionamento dell’Ordinestesso né della necessità digarantire una rappresentanzaa tutte le regioni. Avevamoproposto e auspicato delleriforme che, oltre al dimezza-mento del numero dei consi-glieri nazionali, tenessero con-to delle esigenze e del futurodella professione. Invece arri-va solo una nuova normativache prevede un ridimensiona-mento del Consiglio nazionalea 24 professionisti e 12 pubbli-cisti».

Ora passerà al vaglio del Senato la discussa ipotesi di riforma dell’ordinamento giornalistico nazionale

Il tempo delle invasioni barbaricheTaglio della rappresentativa dei consiglieri nazionali: 24 professionisti e 12 pubblicisti

U rge la condizione per cuiil Senato non si limiti

solo a riconsiderare la compo-sizione del Consiglio nazionaledell'Ordine dei giornalisti, ben-sì metta mano ad una riformacomplessiva dell'Ordine. E lo faccia in modo da garanti-re la rappresentanza territorialee tenendo conto della propostaapprovata dal Cnog il 9 luglio2014 che prevede espressa-mente anche la tutela delleminoranze linguistiche, l'istitu-zione del Giurì per la correttez-za dell'informazione e la defi-nizione di nuove regole perl'accesso alla professione.

Sono i punti principali deldocumento approvato a lar-ghissima maggioranza dalCnog del 16 marzo, con il qua-le si sollecita il presidenteEnzo Iacopino e l'esecutivonazionale a intensificare il dia-logo già in atto con il parla-mento e il governo affinchè ilprovvedimento sull'editoria,approvato dalla Camera deideputati il 2 marzo scorso, pos-sa recepire tali indicazioni. Gli stessi concetti sono statisollecitati e condivisi da Gian-carlo Ghirra, ribaditi anchedurante i lavori del Cnog, dovetutti i presenti in sala hanno

potuto registrare l'imbarazzo el'umana difficoltà di Ghirra nelcercare di giustificare il suo“no” e quello degli amici di"Liberiamo l'informazione" aldocumento proposto. Comun-que è apprezzabile che, al di làdelle sterili polemiche politi-che di parte, Ghirra condividapoi nei fatti i contenuti deldocumento approvato dalCnog, rafforzando così l'inten-to unitario di chi lo aveva pro-posto. Se è vero che la riforma del-l'Ordine è sicuramente neces-saria, sempre valide e attualirestano invece le regole deon-

tologiche della professionegiornalistica: «attenersi allasostanziale verità dei fatti» èuna delle prime ed elementariregole di ogni buon giornalista,e nel rispetto di tale principiooccorrono alcune doveroseprecisazioni rispetto a quantoriportato da Ghirra nel suointervento:La missiva scritta ai deputatidai presidenti degli Ordiniregionali di Lombardia eLazio, Gabriele Dossena ePaola Spadari, è una letterainviata a titolo personale, chenon rappresenta certo tutti igiornalisti di Lazio e Lombar-

dia, tantomeno i rispettivi Con-sigli regionali, per questo maiinterpellati a tal proposito e,peraltro, sconfessata pubblica-mente dai loro stessi vice pre-sidenti Stefano Gallizzi e GinoFalleri. La proposta di riformadell'Ordine approvata dal Cnognel 2014 è frutto del lavoro diun comitato ristretto che l'haelaborata e condivisa all'unani-mità e del quale hanno fattoparte anche alcuni componentidella formazione "Liberiamol'Informazione" a cui appartie-ne Giancarlo Ghirra.La bozza di riforma, dunque,non è mai stata “custodita”

In merito alla Riforma il Consiglio nazionale dei giornalisti vive un periodo di duri contrasti interni in un momento di cambiamenti radicali

Il Senato tenga conto della proposta di legge dell’Odg

In Veritatebollettino dei giornalisti contro l’inganno semantico

I l Comitato esecutivo dell’Ordinenazionale dei giornalisti esprimepreoccupazione per le ripercus-

sioni negative della proposta di legge indiscussione alla Camera, che prevede undrastico ridimensionamento del Consi-glio nazionale. Si ipotizza la riduzione

della composizione del Cnog a 36 consi-glieri di cui due terzi professionisti e unterzo pubblicisti e per questi ultimi l’ob-bligo di una posizione previdenziale daattività giornalistica presso l’Inpgi, pri-vando di diritti alcune migliaia di colle-ghi che, certamente non per colpa né

per scelta, subiscono contratti che pre-vedono versamenti ad altri istituti diprevidenza.La riforma dell’Ordine ènecessaria e lo stesso Consiglio ha for-mulato delle precise proposte che nonriguardano solo il numero dei consiglie-ri, ma anche l’accesso alla professione,

suggerendo soluzioni chevalorizzano lo spirito dellalegge voluta da Guido Gonel-la, garantendo i diritti di tutti erespingendo ogni disegno dis-criminatorio. Invece, in Parla-mento arriva una norma, inse-rita a sorpresa nella propostadi legge sull’editoria, che met-te in pericolo il funzionamen-to dell’Ordine che non potreb-be più onorare tutti gli adem-pimenti previsti dalle leggi. Lariduzione del Consiglio nazio-nale dell’Odg a 36 membririschia, inoltre, di creare delleforti penalizzazioni soprattuttoper gli Ordini regionali con unminor numero di iscritti comeAbruzzo, Basilicata, Calabria,Friuli Venezia Giulia, Liguria,Marche, Molise, Sardegna,Trentino Alto Adige, Umbria,Valle d’Aosta, mentre potreb-bero avere serie difficoltà(almeno in una delle due rap-presentanze) Emilia Romagna,Piemonte, Puglia, Sicilia,Toscana e Veneto. Il Comitato esecutivo ritieneimprescindibile che vengagarantita la presenza in Consi-glio nazionale di rappresen-tanti di tutte le regioni confor-memente a quanto avviene inaltri di enti di categoria. Quelche occorre è una riformaorganica e non uno spot perassecondare i disegni di chi siillude di impadronirsi dell’Or-dine per mettere anche questoorganismo al servizio deglieditori.

PROGETTO EDITORIALE DI MASSIMO MANFREGOLA N°1 MARZO 2016

vAurelio BIASSONI v Antonio DI GIOVANNI v Massimo MANFREGOLA v Daniela MOLINA v

Quandoi conti

non tornanoa Federazione naziona-le della Stampa ha un

Consiglio nazionale di 142membri per meno di20.000 iscritti; l’Inpgi unConsiglio di 67 membri percirca 58.000 iscritti e laCasagit un’Assembleanazionale con 80 membriper 23.497 iscritti. Invece,per l’Ordine dei Giornalisti,che ha 104.021 iscritti, siprevede una paralizzanteriduzione del Consiglio a36 membri.Il Comitato Esecutivo nelcondividere la preoccupa-zione espressa da 17 vice-presidenti di Consigliregionali, ritiene discrimi-natorio un rapporto di rap-presentanza così punitivonei confronti dei Pubblici-sti: rappresentano il 70 percento degli iscritti all’Ordne, sono quelli che hannomaggiore necessità di tute-le, rivendicano il diritto adun’equa rappresentanza enon accettano di diventaresolo i sovvenzionatori deiConsigli Regionali eNazionale dell’Ordine.Quel che occorre è unariforma organica e non unospot per assecondare i dise-gni di chi si illude di impa-dronirsi dell’Ordine permettere anche questo orga-nismo al servizio degli edi-tori, come è stato già fattoin altre sedi vanificandoogni istanza sindacale.

Equocompenso

L a sentenza ha confer-mato l'illegittimità

della distinzione tra giorna-listi autonomi e parasubor-dinati. Anche il Consigliodi Stato dà ragione all'Ordi-ne nazionale dei Giornali-sti. La delibera va riscritta edovrà garantire con ilrispetto della dignità deicronisti autonomi i principiconsacrati nell'articolo 36della Costituzione. Battuti eperdenti Presidenza delConsiglio dei Ministri eDipartimento per l'Informa-zione e l'Editoria, Ministe-ro dello Sviluppo Econo-mico, Ministero del Lavoroe delle Politiche Socialinonché la Fieg.

IL GRAFFIO

LA GABBIA

Informare in Italia

Giornalismoad un bivio

gelosa-mente neicassetti divia Parigi,ma resadisponibileal Parla-mento,perché tutti hanno sempreauspicato la necessità di unariforma urgente dell'Ordine, inquanto considerata una prioritàper la categoria e per l’interoPaese. Infine Ghirra sentenziache il «prossimo Cnog avrà ilcompito di lavorare costrutti-vamente con gli altri organi-smi di categoria dopo un

periodo segnato da rotture econtrapposizioni»: se alludealla vicenda che ha visto l'Odgcontrapposto la governo, aglieditori e alla Fnsi sull'equocompenso, credo che l'Ordinepossa dirsi in questo caso benfiero e orgoglioso di essersicontrapposto.

Santino Franchina, vice presidente dell’Odg

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Pagina 2 N°1 MARZO 2016

S ulla scia della letterainviata a titolo personale

dai presidenti di due Ordiniregionali (Lombardia e Lazio),molti membri del Parlamento sisono sentiti autorizzati a parla-re di ridimensionamento delnumero dei componenti delCnog infischiandosene alta-mente delle garanzie costitu-zionali riguardanti il principiodemocratico della rappresen-tanza e del diritto di tribuna.Perché? Perché in quella fami-gerata lettera i due presidentihanno citato due parolinemagiche: spending review.Abbagliati dal fatto che il Con-siglio nazionale dell’Ordine deigiornalisti è un Ente di dirittopubblico, i parlamentari credo-no di poter intervenire sui suoibeni economici come se si trat-tasse dei soldi delle tasse deicittadini. Ebbene: il Cnog non percepi-sce alcun tipo di finanziamentopubblico. Nelle sue casse nonsono mai entrati né mai entre-

ranno i soldi dello Stato. Anzi:una parte dei suoi introiti (variemarche da bollo e tasse versatedai colleghi per le pratiche dirito) viene consegnata proprioalle casse statali. L’Ordine deigiornalisti infatti si autofinan-zia, principalmente con il dena-ro relativo alle iscrizioniall’Albo e al rinnovo della tes-sera annuale. E mettiamo bene i puntini sullei: sono i singoli Ordini regiona-li, autonomamente, a stabilireanno per anno quale sia l’im-porto da versare in proposito. Esono sempre gli Ordini regio-nali a gestire tali entrate, man-dandone una parte di spettanzaall’Ordine nazionale, il quale lautilizza secondo quanto stabili-to dal bilancio (bilancio con-trollato e certificato) in basealle leggi vigenti. Una parteragguardevole di questo denaroviene utilizzata per la forma-zione permanente continua.Anzi, a dirla tutta viene resti-tuita proprio agli Ordini regio-

nali affinché organizzino eventiformativi gratuiti a beneficiodei propri iscritti. In linea dimassima, mentre il Cnog effet-tivamente utilizza gli importiper la formazione – e prova nesiano tutti i corsi fruibili diret-tamente online e i relativi quizche danno diritto ai crediti cor-relati, oltre a quelli vis à vis –non sempre il regionale spendedenaro per organizzare gli stes-si corsi, anzi spesso “sfrutta”l’iniziativa degli enti e delleassociazioni che ne organizza-no a proprie spese per la for-mazione gratuita che risultaufficialmente offerta dal Consi-glio regionale stesso. Di conseguenza, non si capiscebene il riferimento a una deno-minazione così impropria comequella di “spending review”come scusa per decimare ilCnog (portandolo a 36 membridi cui 24 professionisti e 12pubblicisti, senza che tutte le20 regioni siano rappresentatedai propri giornalisti) se non

per cercare di convincere pro-prio quei parlamentari che nul-la sanno del nostro ordinamen-to giornalistico, che dei soldipubblici (immaginari) verreb-bero così risparmiati. Non èvero assolutamente. Non c’è inballo alcun denaro pubblico masolo quello nostro. Di tutti noigiornalisti: professionisti epubblicisti (che – ricordiamolo- pagano il medesimo importo

per il rinnovo della tessera purnon essendo rappresentati allostesso modo). Non solo: senza più il Cnog,verrebbero forse abbassate lequote di iscrizione all’Albo oquelle annuali? Non crediamoproprio. Proprio perché si parladi “risparmio” e non di rimbor-so. Però una cosa certa c’è: iConsigli regionali avrebberomolti soldi in più da gestire, e

soprattutto quelli di Lombardiae Lazio, visto che sono i piùnumerosi e con le quote annua-li più elevate. E a quali soldipotrebbe essere lecito pensareche mirino esattamente questipresidenti? Proprio a quelli del-la formazione a quanto pare,visto che all’interno della tanto- da loro - decantata “riforma”(e da loro dichiaratamentevoluta) si chiede al Governo ditogliere al Cnog innanzitutto lecompetenze sulla formazione.Ovviamente il Cnog, ridotto a36 membri, non sarebbe più ingrado di gestirla e allora chi sene potrebbe occupare se non iconsigli regionali stessi? E aquel punto la quota dovuta alCnog rimarrebbe nelle casselocali. Sì, un risparmio cisarebbe, visto l’andamento del-la formazione attuale e lepoche spese sostenute di fattoda alcuni ordini regionali alriguardo. Ma state pur certi che non sitratta di risparmi per i giornali-

sti né per le casse dello Statoperché nessun cittadino italianoha mai finanziato con le pro-prie tasse l’Ordine dei giornali-sti, anzi semmai ne ha benefi-ciato visto che è l’Ordine a ver-sare alle casse statali. E poi c'èun dubbio che ha sollevatotempo fa il «Corriere Laziale»,relativamente al fatto che lapresidente del Consiglio regio-nale del Lazio, Paola Spadari,si sarebbe fatta rimborsarealcune spese personali con isoldi delle casse del suo Ordinedichiarandole “spese di rappre-sentanza”. Senza entrare nelmerito di una battaglia quasipersonale ingaggiata tra quelgiornale e l’Ordine del Lazio,tutto considerato noi speriamosoltanto che i presidenti degliOrdini regionali che hanno fir-mato la lettera indirizzandola atutti i membri della Camera efirmandola a nome di tutti gliiscritti al loro Albo (!) abbianogià in mente come utilizzare abeneficio dei colleghi le mag-giori entrate di cassa che deri-verebbero dalla decimazionedel Cnog e dalla richiesta pre-sentata al Governo di deciderequali competenze levare alCnog e passare a loro.

A MUSO DURO Il governo taglia con i soldi dei giornalistiIl caso emblematico della lettera spedita dall’Odg del Lazio e Lombardia

(...) precari, senza con-tratto e senza tutela, messialle strette da una logicaoligarchica che vuole laconcentrazione del poteredell’informazione attra-verso un ristretto e “quali-ficato” ordine di professio-nisti della comunicazione.Non ci sarà più spazio peri giornalisti freelance, pergli opinionisti a brigliesciolte o per i precari del-l’informazione, che saran-no defraudati di ogni dirit-to acquisito legato allaprofessione giornalisticasolo perché privi di uncontratto stabile o di unaraccomandazione che pos-sa garantirgli una bustapaga in una delle redazio-ni finanziate dai proventidella politica. Per troppianni molte testate hannofatto dello sfruttamento edel ricatto i cardini dellapropria linea editoriale.Ordine professionale eparti sociali hanno disat-teso quelli che erano i lorocompiti istituzionali, usan-do una silenziosa compia-cenza nei confronti di edi-tori e di direttori di testatafin troppo legati alle per-verse logiche politiche e dimercato e consapevolmen-te distratti nei confronti diuna compagine lavorativasempre più delegittimata ein perenne riserva di ossi-geno. Oggi la storia siripete, nel momento in cuilo stato cerca di utilizzareuna forma di censura e dicontrollo coatto sull’infor-mazione attraverso unaincestuosa riforma dellacategoria che potrebberappresentare il preludioad una forma di poteretotalitario che già si èampiamente delineato nel-le logiche finanziarie euro-pee, nonostante le politi-che economiche antitetichedei vari stati. Siamo duq-nue di fronte ad una crisidemocratica di preoccu-pante portata in cui sonoproprio i giornalisti laparte più vulnerabile esensibile di tutto il sistema.

I fedelissimi Renzi stannodando la scalata all’Inpgi

con capo cordata AntonioFuniciello stretto collaboratoredel sottosegretario all’editoriaLotti oggi gran regista delrimescolamento delle carte nelsettore. Mentre gli eredi del-l’indagato ex presidente Cam-porese hanno fatto il possibilee l’impossibile per mantenereben salde nelle loro mani leleve dell’Istituto, palazzo Chigiha piazzato le sue pedine nelcda e dintorni certamente pernon restare alla finestra a con-templare il panorama delle dis-sestate finanze. Nonostante le rassicurazioninel segno della continuità dellasquadra dei giornalisti (6 su 10i rientranti), è improbabile chegli inviati del governo si limiti-no a tenere bordone e non pre-parino amare sorprese alla lucedel giro di vite sollecitato daiministeri vigilanti. Peraltro, èrisaputo che il presidente delConsiglio non possa soffrire igiornalisti e le loro critiche,che gioirebbe se si abolissel’Ordine, e che ha avocato a séil controllo del ddl sull’editoriae il cordone della borsa con isoldi pubblici da spartire, non-ché si è riservato di dettar leg-ge nel campo della censura sul-le intercettazioni. Con questamarcia da carro armato, rinun-cerebbe alla ghiotta occasionedi imporre nuovo ordine den-tro il nostro sistema previden-ziale e di conseguenza di met

tere sotto scacco la Fnsi?Dal loro canto, gli editori sem-brano fare il gioco del premiervolenti o nolenti, però servili emiopi. Hanno disdetto il con-tratto per farne definitivamentecarta straccia e per continuareimpunemente a stringereaccordi capestro e di dubbialegalità sulla pelle delle reda-zioni. Ultimamente hanno lanciato ingrande stile l’operazione con-centrazioni delle principalitestate. Repubblica e la Stampahanno tracciato la strada e aruota potrebbero seguirle Cor-riere della Sera e il Sole24ore,con la probabile benedizione dipalazzo Chigi. In altri tempi,specie in epoca berlusconiana,il sindacato dei giornalistiavrebbe fatto fuoco e fiamme,al primo sospetto di inciuci,contro il governo e in difesadella libertà di stampa. Oggi la sua reazione apparetimida e impacciata. E’ imba-razzante che sia proprio l’expresidente della Fieg, la Fede-razione degli editori, e attual-mente presidente dell’Ansa,Giulio Anselmi, a tirarci leorecchie giudicando come“impressionante” che la corsaalle concentrazioni delle testatesia «passata sotto silenzio» enella «sostanziale indifferenzadella politica e del sindacato».

Romano Bartoloni, presidente“Gruppo romano giornalisti pen-sionati”

Palazzo Chigi piazza le sue pedine nel cda dell’Ente di previdenza

Inpgi, Renzi prepara l’assaltoDopo il ddl sull’Editoria i fedelissimi del premier puntano su Funiciello

Le linee guida proposte dal Consiglio nazionale dei giornalisti nella delibera del 9 luglio del 2014

Questi i punti di riforma dell’OrdineAnche i direttori di periodici che non esercitano la professione sono esclusi dall’Elenco

L a riforma dell’Ordine dei giornalisti è necessaria.Ma il Parlamento non può farsi ingannare da slo-

gan propagandistici che di fatto nascondono la realtàdella situazione. Il mondo dell’informazione è cambiato.La differenza tra professionisti e pubblicisti non esistepiù nei fatti. Sono migliaia e migliaia i pubblicisti chesvolgono ogni giorno un lavoro senza il quale i quotidia-ni dovrebbero ridurre la foliazione e le emittenti radiofo-niche e televisive tagliare il numero dei notiziari.

Sono colleghi invisibili, a volte anche dal punto di vistaeconomico, che un’élite di giornalisti garantiti punta apenalizzare con l’obiettivo di impadronirsi dell’Ordine.Il Parlamento non può approvare norme che penalizze-rebbero gli oltre 75mila pubblicisti italiani. Esprimiamoforte preoccupazione per le evidenti manovre che, nel-l’ambito di un disegno di riforma che tutti auspichiamo,tendono a mortificare soprattutto la rappresentanza deipubblicisti nel Consiglio nazionale. Il sistema elettoraleattuale garantisce la presenza di tutte le singole regioni,cosa che sarebbe impossibile assicurare se passasse l’ul-tima stesura del provvedimento normativo. Nell’ultimastesura della proposta di legge è stata inserita addiritturaanche la condizione che i pubblicisti sono eleggibili solose hanno una posizione previdenziale attiva. Si tratta diun ulteriore elemento di discriminazione che di fattodeterminerebbe l’esclusione di pensionati e soprattuttodi disoccupati. Categorie sulle quali non spende neanche una parola l’é-lite dei giornalisti garantiti, che plaude a una riforma chedimentica di inserire la condizione che i contributi pub-blici siano concessi solo agli editori che documentino di

aver retribuito regolarmente e adeguatamente i giornali-sti. Un problema posto, invece, dai vertici dell’Odg. Noisiamo i primi a volere una riduzione di pletoriche assem-blee (anche quelle della Fnsi e dell'Inpgi) ma senzapenalizzare esclusivamente i pubblicisti che, da sempre,mantengono economicamente gli Ordini, regionali equello nazionale. Ci auguriamo che il Parlamento, nel definire la delegasulla riforma del nostro Ordine, riveda i criteri di ridu-zione e di attribuzione della rappresentanza delle duecomponenti della categoria.

Stralcio della lettera congiunta dei vice-presidenti degli Ordiniregionali di: Abruzzo, Antonio Di Bacco; Basilicata, Michele Buo-no; Calabria, Giuseppe Gigliotti; Campania, Gennaro Guida;Emilia Romagna, Emilio Bonavita; Friuli Venezia Giulia, AmosD’Antoni; Lazio, Gino Falleri; Liguria, Dino Frambati; Lombar-dia, Stefano Gallizzi; Marche Nicola Di Francesco; Molise, Dome-nico Bertoni; Piemonte, Ezio Ercole; Puglia, Natale Labia

Un vincolo al contributo degli editori a patto che vengano retribuiti tutti i dipendenti

Basta con i lavoratori di serie A e di serie B

In Veritate

segue dalla prima

Giornalismoad un bivio

re da strumento di composizione delle controversie prima che questearrivino in trib nale. Per essere considerato uno strumento di arbitra-to preventivo rispetto al procedimento, deve essere configuratoall’interno di un cont sto ordinamentale coerente. Le norme chedisciplinano l’istituzione, la composizione e l’attività del Giurì sonodemandate ad apposito regolamento.

5. Composizione del Consiglio nazionale dell’Ordine:Il Consiglio Nazionale dell’Ordine è formato da 90 componentisecondo un rapporto di rappresentanza fissato in 3 a 2 tra gli iscrittiall’Elenco dei professinisti e gli iscritti nell’Elenco dei pubblicisti edei pr fessionisti che non esercitano in via esclusiva. Le modalitàper la sua elezione sono stabilite da un apposito regolamento adotta-to dal ministro della Giustizia su proposta del Consiglio nazionaledell’Ord ne. Negli organismi dirigenti ed esecutivi dei Cons gliRegionali e Nazionale deve essere favorito l’equ librio di genere. Larelativa disciplina è demandata ad apposito Regolamento, adottatocon deliberazione del Consiglio Nazionale dell'Ordine, da sottoporreall’approvazione del Ministero Vigilante.

6. Durata in carica del Consiglio Nazionale e dei Consigli regio-nali:Il Consiglio dura in carica 4 anni. Analoga disposizione è estesa aiConsigli regionali.

7. Incompatibilità:Non è possibile rivestire la carica di presidente, vice-presidente,tesoriere e segretario del Consiglio nazionale per più di due mandaticonsecutivi. Queste cariche sono incompatibili con qualsiasi incari-co nelle altre istituzioni giornalist che: FNSI, INPGI, Casagit, Fon-do pensione complementare dei giornalisti. Analoghe incompatibili-tà vanno previste poi anche per il Presidente, Vice Presidente,Segretario e Tesoriere, nonché per i membri del Collegio dei Sindacidel Consiglio regionale dell'Ordine.

8. Modalità di voto per l’elezione dei consigli regionali e nazio-nale dell’Ordine:Per le elezioni dei Consigli Regionali e Nazionale l’elettore puòesprimere il voto presso il seggio elettorale o in via telematica. Ladisciplina del voto telematico è demandata ad apposito Regolamen-to, adottato con deliberazione del Consiglio Nazionale, da sottopor-re all’approvazione del Ministero Vigilante.

9. Nomina del Consiglio di disciplina nazionale. Elezione carichedei Consigli di disciplina territoriali e nazionale:Il Consiglio di disciplina nazionale viene formato con modalità ana-loghe a quelle stabilite per la designazione del Consiglio di discipli-na territoriale. Il Consiglio Nazionale propone 24 nomi al primopresidente della Corte Suprema di Cassazione il quale sceglie i 12co ponenti del Consiglio di disciplina nazionale. Il presidente e ilsegr tario dei Consigli di disciplina territoriali e nazionale sono elet-ti dai componenti degli organismi nel corso della riunione di inse-diameto.

10. Uffici stampa:Ciascun Consiglio regionale dell’Ordine istituisce il Registro degliUffici stampa pubblici, privati e delle agenzie fotocinegiornalistichein cui operano giornalisti iscritti all’Albo. Tale registro è aggiornatoannualmente. Nei comunicati degli uffici stampa registrati dovràessere indicato il numero di protocollo della registrazione.

1. Canale unico di accesso alla professione:Per esercitare l’attività professionale giornalistica è obbligatoria l’i-scrizione all’Ordine che ha il compito primario di assicurare la tute-la dell’esercizio della professione e il rispetto dei principi deontolo-gici. All’Albo dei giornalisti si accede superando una prova d’ido-neità professionale, al termine di un percorso formativo costituitodal conseguimento della laurea in unaqualsiasi disciplina e da una successiva pratica giornalistica da svol-gersi nell’ambito di un corso universitario biennale, disciplinatosulla base di convenzioni tra le Università legalmente riconosciute eil Consiglio Nazionale dell’Ordine dei giornalisti. Per le minoranzelinguistiche riconosciute dalla legge il Consiglio nazionale dell’Or-dine valuterà percorsi formativi analoghi ma compatibili con unadiversa organizzazione.La legge di riforma dell’Ordine definisce gli ambiti dell’autonomiadegli Ordini regionali. Detta autonomia non può riguardare norme eregole relative all’accesso, alla iscrizione negli Elenchi e alla mate-ria disciplinare.

2. Albo dei giornalisti:L’Albo dei giornalisti è costituito da due Elenchi, quello dei “pro-fessionisti” e quello dei “pubblicisti e dei professionisti che nonesercitano in via esclusiva”. Sarà il giornalista abilitato al terminedel percorso formativo, una volta superato l’esame d’ idoneità, ascegliere in quale Elenco iscriversi. Gli iscritti all’Elenco dei pro-fessionisti saranno vincolati all’esercizio esclusivo dell’attività gior-nalistica. Il giornalista abilitato potrà in qualunque momento, conapposita istanza al Consiglio regionale di appartenenza, chiedere iltrasferimento da un Elenco all’altro. Si chiede l’abolizione dell’E-lenco di coloro che, pure non esercitando l’attività di giornalista,assumano la qualifica di direttore responsabile di periodici o rivistea carattere tecnico, professionale o scientifico, ai sensi dell’art. 28della legge n. 69/1963.

3. Disciplina transitoria:Entro tre anni dalla data di entrata in vigore de la legge di riforma, igiornalisti pubblicisti che non abbiano superato l’esame di abilita-zione potranno chiedere di sostenerlo. Vi saranno ammessi, previapartecipazione ad un corso le cui modalità e durata saranno decisedal Consiglio Nazionale dell’Ordine dei giornalisti. Chi non soster-rà l’esame rimarrà comunque iscritto all’Elenco ridenominato “deipubblicisti e dei professionisti che non esercitano in via esclus va”.A tale Elenco rimarranno iscritti anche i giornalisti pubblicisti chesiano stati ammessi all’Elenco successivamente alla data di apprvazione delle linee di riforma da parte del Consiglio Nazionale del-l’Ordine. Gli aspiranti pubblicisti che hanno presentato la domandad’ iscrizione oltre il 31.07.2014 per sostenere l’esame di idoneitàdovranno seguire il percorso formativo standard. Per un periodo ditre anni dall’entrata in vigore della legge di riforma dell’Ordinesaranno fatte salve le regole che attualmente disciplinano l’accessoalla professione di giornalista.

4. Giurì per la correttezza dell’informazione:In ciascun distretto di Corte d’Appello in cui hanno sede i Consigliregionali dell’Ordine è istituito il Giurì per la correttezza dell’in-form zione, avente il compito di tentare, in via preventiva e obbliga-toria, una conciliazione tra le parti, ogni qualvolta un cittadino siritenga leso dalla pubblicazione di una notizia giornalistica. Il Giurìdovrà contribuire a porre freno al fen meno del ricorso alle querelee alle richieste risarcitorie. Il Giurì ha l’esclusivo compito di funge-

In un videole nostreinterviste

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Nell’ottica di un ser-vizio più dettaglia-

to e allargato anche allagrande platea dei socialnetwork, abbiamo rea-lizzato un servizioaudiovisivo, dal titolo«I Giornalisti italianicontro il diktat dellariforma professionale»disponibile sulla piatta-forma YouTube all’in-dirizzo:https://www.youtube.com/watch?v=h1cqfqJqVbI, nel quale alcuniconsiglieri nazionalidell’Ordine dei giorna-listi spiegano le molte-plici criticità di un dise-gno di legge che a bre-ve verrà discusso inSenato. In questa car-rellata di opininisti han-no preso la parola ilvice presidente nazio-nale dell'Odg, SantinoFranchina e i consiglie-ri nazionali AntonioSasso, Aurelio Biasso-ni, Vito Scisci, DanielaMolina e Angelo Bai-guini.

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