Veleggiare nella Legalità Magazine

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Veleggiare nella Legalità - Magazine mensile gratuito - N.0 Luglio 2013

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Veleggiare nella Legalità è un Progetto PONpromosso dall’Istituto Tecnico NauticoGioeni–Trabia di Palermo, in gemellaggio conl’Istituto Nautico di Trieste e incollaborazione con il Centro Studi PioLa Torre, nel Maggio 2011.L’azione, della durata totale di 100 ore, haprevisto interventi specifici di formazioneteorica in aula, escursioni in città e incontricon vari esponenti. Il progetto si è propostodi promuovere e diffondere culture einformazioni per un approccio tra due cittàopposte d’Italia, quali Palermo e Trieste. Altermine del Progetto si è realizzato ungemellaggio tra i due istituti, gli studenti diPalermo hanno visitato la città di Trieste, eviceversa.

Magazine Veleggiare nella Legalità – N.0 Luglio 2013

Ad oggi, Veleggiare nella Legalità, è portatoavanti da Giovanni Samuele Lo Monaco (exallievo dell’ITN di Palermo), il quale ha creatoun web-blog, una pagina Facebook e unMagazine mensile gratuito scaricabile dalnostro sito:www.veleggiarenellalegalita.jimdo .com

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Emanuele Feltri, 33 anni

Emanuele Feltri, un giovane di 33 anni, tempofa ha deciso di cambiare radicalmente il propriostile di vita per allestire una fattoria. Trasferitosiin campagna sulle rive del fiume Simeto nei pressidi Paternò, in contrada Sciddicuni, inizia adedicarsi a tempo pieno all’allevamento e allaproduzione di alimenti biologici. Ma il fiume e lavallata sono da tempo presi di mira dallacriminalità, utilizzate come una discarica naturalee a costo zero dove riversare illegalmente rifiutipericolosi. La presenza in zona di gente comeEmanuele può dunque dare fastidio. Pochi giornifa, il 30 giugno per l’esattezza, ritornando dalcapoluogo etneo Emanuele trova il suo greggesterminato; a terra ancora esangui giacciono lecarcasse delle pecore trivellate a colpi di pistola.A suggellare l’intimidazione il ritrovamento dellatesta di un animale, tagliata e gettata vicino lasua casa. Ma nonostante la brutalità del gesto,nonostante il lugubre avvertimento ancheEmanuele così come Vincenzo non ha demorso eha scelto di continuare per la propria strada,proseguendo il proprio lavoro quotidiano“sognando una vallata pulita, piena di vita e disperanza”. Anche queste come tante altre sonostorie siciliane, di lotta per una terra da rispettaree da lavorare onestamente; storie di orgoglio e didignità.Dopo la prima intimidazione, Emanuele nesubisce una seconda. Un’altra pecora col ventresquarciato e una sbarra di ferro accanto, sporcadi sangue. La notizia l'ha dato lui stesso, sulprofilo Facebook, nella notte tra venerdì esabato. "Una pecora morta con il ventre

squarciato e una sbarra di ferro insanguinataabbandonata accanto! - scrive Feltri sul suoprofilo Facebook- Stavolta pochi dubbi sullaveridicità dell'episodio: foto, testimoni più cheattendibili, denuncia immediata ai carabinieri e ilgelo che riscende lungo la mia schiena. Losconforto, lo sconforto e poi la rabbia per unaSicilia ancora una volta offesa e violentata, unsenso di sopraffazione mi ha colpito inesorabile eho impiegato ore a scrollarmelo di dosso! Non socosa accadrà ma so di sicuro che quella è la miaterra e non sarò io ad andarmene dalla valle delSimeto".

Gli episodi sono stati letti dai concittadini diFeltri, noto per le sue battaglie, come unaevidente intimidazione mafiosa, tanto chedomenica scorsa è stata organizzata una giornatadi mobilitazione in segno di solidarietà al giovane.E' anche partito un appello sottoscritto dacentinaia di persone, dove viene chiesto allaRegione e alla Prefettura, un intervento delleforze dell'Ordine con pattugliamenti di controllo,ma anche verifiche su discariche inquinantinell'Oasi, manutenzioni e allaccio di energiaelettrica, affinché l'Oasi avi faunistica di PonteBarca non rimanga nelle mani sbagliate . MaFeltri insiste: "Non me ne vado da qui. Questo ètutto quello che ho". Ed ora è preoccupato, sisente solo.

Emanuele Feltri durante una manifestazione

"E' davvero surreale o forse non ci siamo mai resiconto di chi controlla realmente il territorio e a

Emanuele Feltri: il bio-pastore scomodo.

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questo punto anche le nostre vite. Dopol'episodio del 30 giugno, le mie denunce, lapasseggiata e l'assemblea di solidarietà, dopogiorni di presidio a Sciddicuni con tanti cari amicivenuti anche da lontano per non lasciarmi dasolo, dopo tutto questo e un silenzio assordanteda parte delle istituzioni e delle forze dell'ordineche non hanno ancora fatto nulla di concreto enemmeno proposto di farlo sul piano della miasicurezza personale e sul controllo di quelterritorio dove è ovvio che girano interessi grossiforse troppo grossi, tanto da permettere a deglisconosciuti di introdursi nuovamente nella miaproprietà dove fino alle 4 di ieri mattina c'era unfuoco acceso, dei torcioni che illuminavano ilpiazzale, delle macchine parcheggiate e unevidente presenza di più persone a farmicompagnia dentro casa. Con sicurezza data soloda un evidente copertura su più fronti un ultimochiarissimo messaggio è stato lasciato proprioaccanto la mia abitazione".

Il coltellino ritrovato nei campi

Queste le parole del giovane, che ha iniziato lasua battaglia aprendo anche una pagina suFacebook, “Difendiamo la Valle del Simeto”,giorno 8 Luglio e che ha raggiunto più di 3000sostenitori.Nella sua descrizione Emanuele scrive: “Questapagina è stata pensata per accogliere le tantepersone che hanno mostrato solidarietà versol'episodio di intimidazione di stampo mafioso dame subito domenica 30 Giugno nelle campagne diPaternò. Ci proponiamo di usarla per veicolare leinformazioni delle numerose attività da noi svoltee le iniziative che continueremo a portare avantiper proteggere la Valle del Simeto nei fattiabbandonata dalle istituzioni e lasciata aldegrado, allo sciacallaggio e agli interessi lontanida uno sviluppo eco sostenibile. Con forzaporteremo avanti il nostro impegno nella tutela

del territorio, nella denuncia chiara sulle realicondizioni determinate dall'assenza dello Statonel territorio simetino. Episodi come il mio, figli diun chiaro NO al fenomeno della guardiania (ilpizzo delle campagne), di un deciso NO ad unastupenda vallata avvelenata da scarichi altamenteinquinanti direttamente nel fiume, deturpata damacro discariche di eternit e copertoni e microdiscariche con presenza di ogni genere di rifiutoche si possa immaginare. Episodi come il mio, cheavviliscono la dignità di un onesto lavoratore chechiede soltanto di poter portare avanti la propriaattività agricola in pace e svincolato da dinamicheche culturalmente e ideologicamente non gliappartengono, non devono più accadere e invecein questa terra sono la normalità, laconsuetudine, l'amaro boccone che si deveingoiare quotidianamente per andare avanti main realtà avanti non si va! Si cade in un vortice chegenera un sistema perverso che si auto alimentadi paure, di omertà e di abbandono! Episodicome il mio in due anni di vita lavorativa ne horaccolti tanti ed è arrivato il momento di direBASTA! Vi mostreremo le bellezze naturalistichedi questa valle, vi inviteremo a viverla ed aportare qui il vostro contributo fatto diagricoltura biologica e di vendite dirette deiprodotti, fatto di percorsi di turismo rurale, diattività culturali e di tutta la bellezza che la sanacultura siciliana è in grado di esprimere. Ciimmaginiamo questa vallata come il fulcro di unnuovo modo di vivere che non veda la terra solocome una risorsa da sfruttare ma che della suabellezza e dei suoi frutti si nutra dopo averimparato a conoscerla, rispettarla e ascoltarla”.

La Valle del Simeto

Un’altra intimidazione è stata recapitata alpastore tramite un messaggio: "Le convienelasciare la sua terra o in ogni caso non vivere lì e

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se va a svolgere i suoi lavori agricoli si facciaaccompagnare da tanta gente... Lei èindifendibile".Ma Emanuele non ci sta. “Io la mia terra non lalascio è come chiedermi di smettere di respirare,io denuncerò con maggiore forza chiunquedeturpa, sfrutta, inquina e violenta la nostraamata vallata, io continuerò a non pagare laguardiania (il pizzo della campagna), a nonstringere nessuna mano macchiata di sangue. Iocontinuerò a non girarmi dall'altro lato alpassaggio dei fratelli migranti stipati in furgonicome le bestie e mandate a lavorare nei campiper dieci euro al giorno, io continuerò a portare ibambini di Paternò al fiume, nella speranza chel'amore per quel posto possa nascere nei lorocuori affinché non seguano l'esempio dei genitoricomplici e carnefici di tanto degrado! Iocontinuerò a segnalare l'assenza delle istituzioni epretenderò insieme alle associazioni e alcoordinamento delle risposte precise in meritoalle loro gravi mancanze! Che la valle del Simetosia un esempio di rinascita.”

La valle del Simeto

Grazie al suo impegno Emanuele riceve unpremio da Legambiente: "Quest’annoLegambiente ha voluto assegnarle il premioAmbiente e Legalità quale riconoscimento per lasua attività d’imprenditore che ha scelto dipuntare su uno sviluppo sostenibiledell’agricoltura e di resistere contro ogni forma diviolenza e intimidazione criminale.La Sua battaglia di civiltà è un esempio concretoper tutti coloro che credono e lavorano per dareai giovani siciliani un futuro di legalità eprosperità".

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Il bio-pastore Emanuele Feltri, sul suo profiloFacebook, ringrazia tutti coloro i quali si stannoimpegnando attivamente alla sua lotta controquesto “inquinamento” che abita la Sicilia ormaida parecchi anni.“Grazie a chi sta sostenendo questa lotta, amici,compagni, associazioni e braccianti agricoli,Grazie al Sindaco Mauro Mangano che credefermamente nel rilancio sano di quel territorio, alsottosegretario della giustizia Berretta per la suapresenza costante e un grazie particolare va aicompagni ed amici del coordinamento in difesadella valle del Simeto perché stanno credendoche un reale cambiamento sia possibile. Nonpossiamo fermarci...Si va avanti!”A queste parole, il 27enne Andrea Di Bella,direttore del Magazine Freedom24 di Paternò,commenta: “Non è la prima volta che leggo laparola "compagni" nei tuoi post. In questo caso,la parola è seguita da "amici". Che significato haquel "compagni"? Curiosità”.

Andrea Di Bella, direttore di Freedom24

Da qui in poi nasce un acceso dibattito, non solotra Di Bella e Feltri (che inizialmente non lasciatrapelare alcuna informazione e cerca di evitaretali parole), ma anche tra il direttore di

Freedom24 e amici e non di Feltri.Di Bella, allora, sottolinea la parola “compagni” emette in evidanza il significato di tale parola."Fin dall'Ottocento, tra coloro che si sonoorganizzati per opporsi al capitalismo, esuccessivamente fra i militanti di partiti,organizzazioni e movimenti di ispirazionemarxista, si è diffusa l'abitudine a chiamarsi"compagni".Nella cultura socialista, comunista, anarchica e ingenerale di sinistra (in Italia anche nell'ambito delRadicalismo, ovvero la sinistra liberale e laica) ilcompagno è un soggetto, un individuo come glialtri, ma un individuo che cerca di superare lapropria individualità e cerca la propriarealizzazione attraverso un progetto comune ditipo solidale e collettivistico".Se è vero quanto leggo, e se non smentisci il tuoappello ai tuoi amici "compagni", dovrei pensareche la battaglia che stai conducendo (legittima) èin ogni caso ispirata a posizioni "comuniste,anarchiche e di sinistra"?”.Feltri non si lascia sovrastare da tali parole ecerca di scansarle rispondendo al giovanedirettore di trarre le sue conclusioni.Dopo diversi “tira e molla”, Di Bella riceve unarisposta alla sua domanda da una giovane amicadi Feltri: “Il mio colore è rosso, la mia sceltapolitica è e sarà sempre di sinistra. Questa è unalotta di compagni. A destra ci stanno gli altri a cuiio non apparterrò mai. A destra ci sta la culturache ha sgozzato quelle pecore. La terra, labellezza, la vita contadina, i valori per cui domaniEmanuele potrebbe non svegliarsi sono disinistra. Questo è essere compagni”.

Feltri con due suoi “compagni” durante una manifestazione

Di Bella-Feltri: una “lotta di colore”?

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Andrea Di bella, al termine di questobotta-risposta, riporta sul suo profilo quantodiscusso aggiungendo: “Chiunque prenderebbe ledistanze da parole del genere. Emanuele Feltriperò, un ragazzo intelligente che stimo e versocui in ogni caso solidarizzo, non ha ritenutoopportuno farlo. Anzi, dopo la mia replica in cuimetto al corrente i commentatori che con tuttaprobabilità tratterò l'argomento sul prossimonumero di Freedom24 in distribuzione a Paternò,Feltri minaccia addirittura di adire le vie legali. Un"minacciato" che "minaccia".Resta un fatto, molto grave. Passa il messaggio(senza che Feltri ne sappia o ne voglia prendere ledistanze) che questa protesta in difesa della Valledel Simeto è ispirata a valori politici di parte.E che la cultura di destra sarebbe ispiratrice,

Freedom24 Anno II N.17

Freedom24

invece, delle orribili intimidazioni che sarebberostate subite da Emanuele Feltri.”

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Ado Morelli con uno dei suoi gattini

Castel di Lama (Ascoli Piceno), 18 giugno 2012 -Un’alba di terrore per Ado Morelli e la suafamiglia che sono stati aggrediti e minacciati.Teatro dello spiacevole episodio l’agriturismoTerranostra, chiuso oramai da più di 20 mesi.Imbrattate con vernice spray le mura della suaabitazione, lungo il quinto chilometro della stradaMezzina, insulti e minacce sono state impressesulle pareti della sua villetta, in contrada SanFrancesco. Gli ignoti non hanno risparmiatoneanche il furgone dove hanno scritto ‘morte’.

L’auto di Ado Morelli

Sulle pareti sono state scritte parole offensive:bifolchi, pezzenti e minacce di morte, inoltre sonostate disegnate tre croci.

La scritta “a morte” con le tre croci

Subito è stato chiesto l’intervento delle forzedell’ordine, sul luogo sono arrivati gli agenti dellapolizia di Ascoli e i carabinieri della localestazione. Erano circa le 4 di mattino di domenica,quando l’uomo, che era in casa con la moglie èstato risvegliato da strani rumori.“Ho visto — racconta Morelli — una luceproveniente dall’esterno e la maniglia della portafinestra che si muoveva, in un primo momento hapensato che fossero i ladri. Non mi sonospaventato, ho preso un’ascia e sono uscito dicasa, ma appena fuori, sono stati investito da unbagliore, ho pensato che mi stessero sparandoaddosso e quindi precipitosamente mi sonorintanato in casa. A questo ha fatto seguito ungran rumore che ha risvegliato anche mia moglieche ha iniziato ad urlare. Sorpresi gli autori diquesta aggressione sono scappati rovesciando itavoli da giardino e svegliando tutti”.

Ado Morelli: Paura nella notte

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Le scritte sulle pareti dell’abitazione

Ma queste non sono le sole intimidazioni chel’uomo riceve. Infatti Morelli ha ricevuto in treanni numerose intimidazioni di stampo mafioso.Il vortice infernale – di una serie di inspiegabiliminacce, ricatti e , in un caso, addirittura,percosse, da cui Morelli e la sua famiglia nonriesce ancora ad uscire – diventa sempre piùstretto ed asfissiante: ” Il 19 luglio 2010 abbiamoricevuto un attentato incendiario, in cui sonoandati in fumo 5 ettari di terreno. Il giorno dopol’attentato, la gravissima intimidazione: ”Bastacon le denunce, altrimenti bruceremo la casa convoi dentro”.

La legnaia dopo l’incendio

In un altro caso, invece, secondo l’agghiaccianteracconto di Morelli, i presunti carnefici, o chi perloro, avrebbero addirittura mostrato il loro verovolto: ”Il 29 dicembre del 2010, da noi, si èpresentato un personaggio che, chissà perché,non si è qualificato, dicendomi che se volevamoessere risarciti, dovevamo versare una tangentepari al 30% dell’intero ammontare delrisarcimento. In caso contrario, i nostri problemisarebbero aumentati.“Ora basta, zitti. Andate via prima del 20 marzo, ovi scanniamo come maiali”, ricevuta il 5 febbraioscorso da Ado Morelli, con una lettera anonima.Il 25 marzo del 2012, ci hanno fatto visita altriindividui, minacciandomi di farmi incarcerare,prima, e di uccidermi, poi. Non solo. Perdimostrarmi che facevano sul serio, uno di loromi ha colpito con un pugno in faccia, facendomisaltare un dente dalla bocca. Denunce sudenunce, ma al momento il silenzio assoluto”.“Abbiamo dei sospetti ” chiosa Morelli.“Purtroppo, non abbiamo prove certe per fare deinomi”.L’ultima intimidazione ricevuta dall’uomo, èl’incendio appiccato alla sua legnaia dopo aversentito degli spari nel cuore della notte. Pocodistante dal luogo dell’incendio, una scritta invitala famiglia ad andarsene.

La scritta VIA nel luogo dell’incendio

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Fabrizio Miccoli, ex capitano del Palermo calcio

Problemi giudiziari in vista per Fabrizio Miccoli,ormai ex capitano del Palermo.Il calciatore ha ricevuto un avviso di garanzia dallaProcura di Palermo: l'accusa è di estorsione.Miccoli avrebbe commissionato al figlio del bossmafioso Antonio Lauricella, suo amico, il recuperodi alcune somme di denaro, come riporta 'laRepubblica'.Ma a impressionare sono alcuni dialoghiintercettati tra Miccoli e Lauricella junior. Mentresi trovavano in auto i due cantano: «Quel fango diFalcone». E non è l'unico riferimento almagistrato ucciso nella strage di Capaci, insiemealla moglie Francesca Morvillo e agli agenti dellascorta. In un altro dialogo, intercettato dagliinvestigatori, i due danno appuntamento a unaltro amico, dicendogli: «Vediamoci davantiall'albero di quel fango di Falcone».

La maglia rosanero per Falcone

Toni che stridono con quelli usati da Miccolidurante le partite del cuore, quando dedicava isuoi gol proprio a Falcone e Borsellino. Le frasiingiuriose sono state registrate nelle bobine dagliinvestigatori che due anni fa avevano messosotto controllo il telefono di Mauro Lauricellanella speranza di arrivare al padre latitante,considerato il re della Kalsa, quartiere storico diPalermo, catturato poi nel settembre del 2011. LaProcura contesta al bomber rosanero, messo sulmercato dal patron Maurizio Zamparini subitodopo la retrocessione in serie B della squadra,anche l'accesso abusivo a un sistema informatico;Miccoli, secondo i magistrati, avrebbe convinto ilgestore di un centro Tim a fornirgli quattroschede telefoniche intestate a suoi clienti, una diqueste finì nella disponibilità proprio di Lauricellajunior. Tra le relazioni «pericolose» del 'Romariodel Salentò, come viene definito Miccoli dai tifosi,c'è anche il rapporto con Francesco Guttadauro,anche lui incensurato come Lauricella junior. Gliinvestigatori sono in possesso di altreintercettazioni tra Miccoli e Guttadauro, nipotedel superlatitante Matteo Messina Denaro, efiglio di Filippo, il messaggero dei pizzini con cuicomunicavano il boss ricercato e l'ex padrino diCosa Nostra, Bernardo Provenzano.

Giovanni Falcone: il mio capitano

Miccoli: “quel fango di Falcone…”

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L'attaccante, piangendo in conferenza stampa, hachiesto scusa alla città di Palermo: "Da tre nottinon dormo". Indagato per estorsione e accessoabusivo a sistema informatico, il giocatore haanche spiegato le frasi shock su Falcone

"Chiedo scusa a Palermo, alla mia famiglia, pertutto quello che ho fatto. Da tre notti non dormo.Sono uscite cose che non penso. Ho semprepartecipato alle partite del cuore per onorare lamemoria dei magistrati uccisi. Sono distrutto.Sono cresciuto in un contesto di valori". Lo hadetto Miccoli piangendo in conferenza stampa.

"Sono qui per chiedere scusa alla città" - "Chiedoscusa alla famiglia Falcone - ha aggiunto Miccoli -e a tutti. Avevo già contattato la signora Falcone.Lei mi ha detto che bastava chiedere scusa a tuttaPalermo. E sono qui per questo". Il calciatore hapoi parlato della vicenda giudiziaria che lo vedeindagato dalla procura di Palermo per estorsionee accesso abusivo a sistema informatico peravere usufruito di quattro shcede telefonicheintestate a terzi, nell'ambito delle indagini checoinvolgono Mauro Lauricella, figlio del boss dellaKalsa. "Sono contento che sia uscito tutto - haspiegato - Ho voluto essere amico di tutti, dellacittà. Quando finirà questa storia voglio fare iltestimonial della legalità. Spero che la signoraFalcone me lo permetta, voglio partecipare allasua associazione".

"Non sono un mafioso" - "Non sono mafioso,

Miccoli in lacrime durante la conferenza stampa

sono contro la mafia e voglio dimostrarlo. Hocercato di non essere in questi anni il capitano delPalermo, ma Fabrizio per tutti. Ho trascurato lamia famiglia per essere un palermitano. Hofrequentato tutti pensando che mi potesserodare vera amicizia, ho sbagliato".

"Adessso devo rinascere" - "In cinque ore diinterrogatorio è uscito un altro Fabrizio Miccoli.Ho risposto a tutto quello che mi hanno chiesto.Adesso devo rinascere, evitare tutte lesciocchezze, devo crescere. Pensare a quello cheè la vita vera, la mia famiglia, i miei figli. Nonposso dire quello che ho detto ai pm – haaggiunto Miccoli - però sappiate che ho dettotutto quello che so".

"Grazie a Buffon" - "Ringrazio Buffon che miconosce da una vita. Lui sa come sono fatto, chepersona sono. Ha espresso un giudizioimportante. Per quanto riguarda il mio lavoro nontemo nulla - ha detto il giocatore rosanero -prenderò quello che verrà con la massimaserenità. L'importante è che questa storia finiscail prima possibile, il resto è tutto in secondopiano".

Auguri a Gattuso - "Ho sentito Gattuso qualchegiorno fa, ci conosciamo da una vita. Penso chesia un'ottima persona. Gli auguro di potereriportare il Palermo in serie A dove merita".Miccoli, il cui contratto scadrà il 30 giugno, andràvia da Palermo dopo sei anni.

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Il vurricatore

PALERMO, 13 LUGLIO 2013 – Legalità, lotta allamafia, ma anche ottimismo, perseveranza e presadi coscienza. Questi i temi attorno ai quali hannodiscusso durante la presentazione del libro "Ilvurricatore" edito dalle Edizioni LEIMA, l'autore,I.M.D., un poliziotto della Catturandi, il giornalistaGuido Monastra e il coordinatore di Libera aPalermo, Giovanni Pagano.

Un incontro piacevole durante il quale si èragionato sulla mafia senza temere di guardarladritta negli occhi, senza usare mezzi termini,senza girarci attorno con parole prive disignificato. I.M.D. è un poliziotto che per mestiereascolta le telefonate dei boss; si apposta in attesaper ore e ore, magari su una moto ape fingendodi occuparsi di trasporti; butta a terra con unaspallata le porte mentre la ragazza che un giornosarà sua moglie lo aspetta invano a unappuntamento.

Lui stesso si definisce un'ottimista perché

conosce il lavoro di tanti che, come lui, ognigiorno si occupano di apportare un cambiamentosignificativo nella società in cui viviamo, prima ditutto dal punto di vista culturale e poi morale."Non è un'utopia pensare a un domani senza lamafia", ha dichiarato.

I.M.D. oltre a essere un poliziotto è anche unnarratore. Le sue storie le ha scritte nero subianco, raccontando per il grande pubblico chisono gli uomini di mafia, come pensano, come sicomportano, e di conseguenza come svolgono illavoro quei poliziotti che attendono il grandegiorno della cattura.

Ma le storie ama raccontarle anche dal vivo.Aggiungendo quella carica di ironia che rende lecose più semplici ma non per questo meno reali.Come quando avevano fatto irruzione a casa diun mafioso, sapendo perfettamente che sitrovava lì perché lo avevano ascoltato, non lotrovavano da nessuna parte. Avevano setacciatotutte le stanze fin quando non sentirono unaflebile voce. Il boss era rimasto schiacciato sottola porta di ingresso.

Storie che sembrano raccontare un'altra Palermo,lontana da quella che viviamo ogni giorno ma cheleggiamo sui giornali o ascoltiamo alla televisione.Una Palermo che, nonostante alcune regole nonscritte rimangono saldamente ancorate, altrestanno per essere distrutte da persone che hannofatto fronte comune, rompendo muri di omertà.

Come il figlio di un boss attualmente in galera cheuna sera l'ha avvicinato e "all'inizio pensavo mivolesse picchiare", racconta I.M.D. "Poi invece miha detto: 'Noi con i miei fratelli abbiamo capito. Equando gli amici di mio padre sono venuti achiedere il pizzo alla nostra azienda li abbiamodenunciati'. Questo figlio del boss oggi fa parte diuna associazione antiracket. Queste sono lenostre vittorie".

IMD: “Il vurricatore”

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I.M.D. ci tiene a sottolineare che ha iniziato ascrivere per far capire chi sono i poliziotti, qual èla "loro missione", come questo mestiere liobbliga per statuto a sacrificare la loro vita perproteggere i cittadini. E farlo "senza girarsidall'altra parte quando non si è in servizio"significa averne capito fino in fondo il senso el'importanza.

Da sinistra a destra: Giovanni Pagano, Guido Monastra, IMD.

Leggere e sentire queste storie può solo farebene, per prendere consapevolezza e nonperdere attenzione su un dramma che nonpossiamo ignorare. E sul lavoro di quanti, ognigiorno, ci riparano dal male, scegliendo di fare,con orgoglio, il bene.

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Sconzajuoco

Si chiama ''Sconzajuoco'', dal nome della barca diun siciliano coraggioso, Libero Grassi, erappresenta il nuovo esperimento di 'rottura' delcomitato Addiopizzo: e' il nome della primaspiaggia libera attrezzata sita a Capaci (Pa), in viaRiccione, e inaugurata oggi dai volontaridell'associazione insieme ai familiari di Grassi. Iltratto di spiaggia affidato in gestione si estendeper 2100 metri quadri e per allestirlo ''si sonospesi tutti i commercianti che hanno aderito alcomitato, come una grande famiglia - spiegaFrancesca Vannini Parenti, di Addiopizzo -ciascuno ha fornito del materiale, dalle sdraio agliarredi, alla forza lavoro. Il chiosco bar, adesempio, offre prodotti pizzo-free degli esercentiche hanno aderito al consumo critico''. Tra ipartner dell'iniziativa anche le associazioni Liberae Legambiente.L'esperimento si iscrive nella logica della gestionecollettiva dei beni comuni che da mesil'associazione porta avanti e che a Capacicomprende un'area bimbi con giochi e babysitting, ''ma sara' anche uno spazio per allestireeventi, presentazioni di libri, spettacoli - diceElisabetta Cangelosi, attivista del comitato - quivorremmo mettere insieme una comunita' diriferimento insieme ad altre associazioni per lagestione della spiaggia''. Visibilmente commossoDavide Grassi, figlio dell'imprenditore Libero, cheha ricordato l'amore per il mare del padre e cheha tagliato il nastro inaugurale.

''Finalmente c'e' qualcuno che utilizza bene lerisorse naturali della Sicilia che ogni giornovengono sprecate, la memoria, cosi, ha unaricaduta sul territorio''. La spiaggia a breve sara'anche una nuova tappa dei tour di AddiopizzoTravel: ''a pochi chilometri da qui c'e' stata lastrage in cui sono stati uccisi Giovanni Falcone,Francesca Morvillo e gli agenti di scorta - spiegaDario Riccobono - e nel segno dell'impegno edella memoria portiamo spesso i visitatori lungo ilpercorso della casina 'no mafia' dove fuconfezionato l'esplosivo della strage, per cui laspiaggia sara' la conclusione ideale dei tour''. Perl'occasione, sulla spiaggia ci sara' anche una minibiblioteca con la possibilita' di consultare alcunidei libri normalmente presenti nella sede diAddiopizzo.

La spiaggia attrezzata di AddioPizzo

Sconzajuoco: La spiaggia di AddioPizzo

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Agnese e Paolo sono di nuovo insieme

Palermo, 19 luglio - Centinaia di partecipanti aPalermo alla fiaccolata, organizzata dal Forum XIXLuglio, nel 21° anniversario della strage di viaD'Amelio in cui persero la vita il giudice antimafiaPaolo Borsellino e gli agenti della scorta AgostinoCatalano, Emanuela Loi, Walter Eddi Cosina,Claudio Traina e Vincenzo Li Muni.Ad aprire il corteo silenzioso uno striscione con suscritto 'Paolo vive' e subito dietro un manifestocon la scritta 'Agnese e Paolo sono di nuovoinsieme'. Il serpentone alla luce delle fiaccole e'partito da piazza Vittorio Veneto in direzione divia D'Amelio dove verra' disposto all'alberod'ulivo un Tricolore e, dopo un minuto di silenzio,sara' intonato l'Inno di mameli. Tanti giovaniprovenienti da tutta la Sicilia ma anche da altreregioni d'Italia e famiglie con i bambini. In moltiindossano la maglietta con scritto 'Paolo vive'.

Striscione Paolo Vive

Locandina della Fiaccolata per Paolo Borsellino

Fiaccolata: in memoria di Paolo Borsellino

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