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Fabrizio Camplone Il Re dei pasticceri Zafferano D.o.p. / Aragosta a colazione / Percorso d’artista a Ofena

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VarioGusto, il periodico d'informazione enogastronomica allegato al n.73 di Vario

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dicembre 2010 - gennaio 2011

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Fabrizio Camplone

Il Re dei pasticceriZafferano D.o.p. / Aragosta a colazione / Percorso d’artista a Ofena

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Simona MolinariLa voce aquilana nel mondo

Marramiero - PrimaveraTANDEM METROPOLITANOL’Aquila 2010PROVE TECNICHE DI RICOSTRUZIONETercas - CaripeOK LA FUSIONE È GIUSTA

Marramiero - PrimaveraTANDEM METROPOLITANOL’Aquila 2010PROVE TECNICHE DI RICOSTRUZIONETercas - CaripeOK LA FUSIONE È GIUSTA

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Spazio Albanese

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Un mercato a “chilometro zero”, ovvero con prodotti freschi che arrivano sul bancone direttamente dal produttore. L’agroali-mentare abruzzese, genuino e di qualità, ha trovato finalmen-

te casa nei locali del mercato ittico di Via Paolucci a Pescara, dove lo scorso 11 novembre è stato inaugurato il primo mercato coperto di “Campagna amica”, la Fondazione che favorisce la filiera corta e pro-muove qualità e salubrità dell’agricoltura. Oltre 35 produttori regionali hanno portato nei locali del mercato –resi disponibili dall’assessorato comunale alle attività produttive– prodotti freschi, convenienti e ga-rantiti, sui quali viene praticato il controllo dei prezzi massimi secondo l’accordo stipulato da Coldiretti con le principali associazioni di consu-matori: spazio dunque a ortaggi rigorosamente di giornata, alla carne ovina e bovina, al pane, ai cereali, legumi, formaggi e salumi abruzzesi al cento per cento. Il paniere è arricchito da prodotti più ricercati come confettura di uva, salsiccie al tartufo, caciotte allo zafferano o stracchi-nate, pasta di saragolla e latte d’asina (per citarne alcuni) simboli di un Abruzzo genuino e tradizionale che vuole sopravvivere alla globa-lizzazione esprimendo le proprie deliziose peculiarità. «Questo tipo di mercato –ha detto Simone Ciampoli, direttore regionale di Coldi-retti– viene incontro alle esigenze della stragrande maggioranza dei cittadini, sempre più attenti, e alle produzioni agroalimentari garantite e di qualità». L’assessore comunale Stefano Cardelli ha affermato che «il mercato di Via Paolucci –aperto tutti i giovedì, venerdì e sabato dalle 8 alle 20–sarà senz’altro un esempio da imitare» per altri Comuni.

Campagna amica

“Vino che è un’ ambrosia,olio che è una dolcezza, son cose che bisogna andare a Tocco per gustarle.”

Da Il bel paese di Antonio Stoppani (1867).

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Caprice di Fabrizio Camplone

Non sale più nell’aria della Pescara Vecchia l’odore del forno di Flaiano a risvegliare certi umori, come vorrebbe d’Annunzio, ma oggi sulla piazza Garibaldi si

affacciano le vetrine di Caprice e intuire sapori invitanti non è difficile. Ritrovo ormai storico della città, inaugurato nel 1982, è il quartier generale del pasticcere, anzi Maestro Pasticcere, Fabrizio Camplone.È con lui che siedo ad un tavolino, con la sua ospitalità abruz-zese, discreta e sincera, con la sua riservatezza composta che accenna appena ad un curriculum di tutto rispetto.Siamo comodi e partiamo da lontano. Da quando papà Tullio, l’inventore del dolce “Presentosa”, della torta “Florita” (dedicata alla moglie Margherita) e soprattutto del gelato a tre punte “Capriccio”, apre la sua prima pasticceria.Era il 1957, la piazza “della Pescara” senza il ponte d’Annunzio era un salotto accogliente, e le vie del “tridente” si coloravano di mestieri e passeggio: più bottegaia via delle Caserme, più elegante corso Manthonè.È lì che i Camplone si fanno le spalle. Sì, ho usato il plurale, perché anche il piccolo Fabrizio, classe 1961, comincia allora a respirare l’atmosfera del laboratorio.Poi è venuto il “bar Camplone”, all’angolo tra corso Umberto

e via Firenze: nel 1975, con una città in pieno sviluppo, Tullio passa il fiume con fiuto imprenditoriale e s’impone come referente per i golosi di tutta Pescara.E Fabrizio? Lui è costretto a svegliarsi di notte, e sotto con la preparazione dei cornetti: vuoi fare il pasticcere? Lavora. Hai voluto la bicicletta? Pedala. È questo che gli dice il papà, che non tiene troppo a passargli il testimone, e Fabrizio pedala pedala, vuole continuare la tradizione, quel mestiere è una passione, non un’attività da rilevare per convenienza. Ragio-niere, rifiuta il famigerato impiego in banca, roba da matti in quegli anni, poi parte per Milano e Torino, oltre le Alpi, è in Europa, soprattutto in Francia, ed impara l’arte del panettone e del cioccolato, affina la gavetta di casa propria, screma da ogni esperienza per conservare quel che serve ad un pasticce-re creativo così legato alla sua terra d’Abruzzo.Siamo tornati al principio degli anni Ottanta. E da “Centrale” ritorniamo a Portanuova, ancora piazza Garibaldi, quasi un capriccio, meglio: Caprice.Antonella entra nella vita di Fabrizio come moglie ma anche come alter ego nella gestione dei negozi (per i quali si occupa soprattutto delle pregevoli confezioni, insomma dell’immagi-ne dell’azienda); Caprice cresce, una succursale apre nel centro

Dolce e gentile

di Giorgio D’Orazio

Cinquant’anni di prelibatezze: Fabrizio Camplone, il re dei pasticceri abruzzesi, si racconta

attraverso la storia familiare, i suoi successi e le sue invenzioni passate e future.

Una storia che ha il colore del caffé, il profumo del cioccolato e i sapori dei suoi eccezionali gelati

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commerciale “Auchan” sulla Tiburtina, e crescono anche i loro figli, Gianluca e Fabrizia. Ma è controtendenza. Perché la zona storica della città è in decadenza, cominciano a chiudersi gli usci delle attività commerciali nei dintorni e Caprice diventa spesso l’unica ragione per soffermarsi in piazza.Con gli anni Novanta arriva la ripresa. Si riaccende il borgo di Flaiano e del Vate. Per Fabrizio Camplone si accendono le lampadine dell’inventiva e qualche riflettore di celebrità dalla rassegna stampa invidiabile.Compila, rigorosamente a mano, i suoi ricettari, sottochiave in luogo segreto (ma ammette di averne pubblicato uno di recente), cerca e ricerca materie prime particolari e genuine; con un’attenzione pignola ai prodotti tipici del territorio impasta, monta e presenta le sue novità. Per esempio il “DolceMila” (pensate alla Figlia di Jorio), dalla forma ispirata ai nostri canestri contadini, con mandorle e “scrucchijata”, una tipica marmellata di uva Montepulciano; oppure il dolce al farro di Caprafico; o ancora i cioccolatini “Immagini” con impressi i simboli del patrimonio storico-culturale pescarese. E poi i gelati; bandendo i semilavorati tutto è ancora genuino e autentico: un connubio fra tradizione regionale e gusti classici, come per il gelato alla liquirizia di Atri, o quello ai lamponi

e vino Pecorino o prosecco, al latte e menta, alla Centerba, e ancora all’Aurum, al confetto di Sulmona, alla Genziana e via così. Con gli stessi gusti poi si preparano le mousse, “passione dei turisti” come dice Fabrizio, mentre sposando liquirizia e zafferano verrà fuori un panettone giudicato nel 2008 il migliore dall’esigente cattedra milanese di “Re panettone”, scusate se è poco.Nel frattempo fuori dal laboratorio Fabrizio viene esaminato a Verona, teoria e pratica. È il febbraio del 1996 e una mousse alla Presentosa, dedicata a papà Tullio, appena scomparso, apre al pescarese le porte dell’Accademia Maestri Pasticceri Italiani, ambitissimo cenacolo per i big del mestiere. E uno come Fabrizio, primo classificato al Gran Prix Cioccolateria di Perugia (1994), alle Olimpiadi Culinarie tedesche (2000) e al romano “Award del Pasticcere” (2009), nonché finalista o “piazzato” in altri concorsi, competizioni e simposi di taglio internazionale, sa starci perfettamente a suo agio.Anche quando nel 2007, per amore professionale e, ancor più, della sua città e di tutta la regione, prova (ma non riesce per la mancata collaborazione del Comune) ad organizzare il “XV Simposio Pubblico” dell’Accademia all’ex Aurum, da poco rimesso a nuovo, un’occasione perfetta per riscaldare i mac-

• Fabrizio Camplone con alcune sue creazioni

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chinari della “fabbrica delle idee”. Un’altra occasione persa per la città e uno spiacevole ricordo per Fabrizio, che lascia però subito il posto alla sua generosità tipicamente abruzzese: «Ti riporti un po’ di gelato?» Come faccio a dire di no a quei sapo-ri, splendida sintesi tra tipicità nostrane ed esperienze estere, la linea guida fondamentale del lavoro di Camplone?Penso di raggiungerlo al bancone per prendere un vetrino “La Dolce Vita”, omaggio al satiro Ennio, ma torna subito al tavolo e approfitto per scucirgli qualche altra parola. Sulle novità, magari sulla assodata linea “gluten free” e sul nuovo reparto dedicato ai celiaci, o ancora sulle prospettive future.«La novità impacchettata è il “Panedolce”, un impasto tradizio-nale con le patate del Fucino, e poi voglio lavorare alle “Sise di monaca” di Guardiagrele…» dice con entusiasmo.È questo Fabrizio Camplone, sempre pronto a rimettersi in gioco, questa la filosofia Caprice (dal 2005 tra i 15 migliori bar italiani). A parte tutto, quel che resta è il lavoro ben fatto e col lavoro quel che viene è il riscontro soddisfatto della clientela, la quale, se alza un po’ lo sguardo entrando, può leggere l’ora sullo stesso orologio che da cinquant’anni scandisce il tempo dei pasticceri Camplone.“Cinquant’anni di dolcezze!” ripetono loro. Ed ecco che il meglio è salvato.

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• In queste foto Fabrizio Camplone col suo staff e

al lavoro. Qui a fianco, un interno di Caprice.

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L’Abruzzo, famosa per essere la regione verde d’Eu-ropa e la regione dei Parchi, è vanta anche la più antica produzione di Zafferano in Italia. Una pro-

duzione limitata ma di grande pregio di questa spezia, la cui declinazione abruzzese viene considerata per le sue qualità la migliore del mondo ed è stata insignita dell’Atomo d’Oro, premio internazionale per il progresso scientifico in agricol-tura. Rustichella d’Abruzzo, impegnata nell’opera continua di valorizzare i prodotti di qualità del territorio, ha iniziato da quest’anno la produzione diretta della zafferano, in collabo-razione con un esperto coltivatore della zona di produzione dello Zafferano dell’Aquila, a San Pio delle Camere.

Rustichella d’Abruzzo

Rustichella d’Abruzzo si lancia nella produzione diretta della spezia più pregiata del mondo

• Alcune fasi della raccolta

e della lavorazione dello Zafferano

di Navelli. Nella foto in alto, il fiore

di Crocus Sativus dai cui stimmi

si ricava la preziosa spezia

Lo zafferano D.O.P.

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LA STORIA Lo zafferano è conosciuto da millenni: Virgilio, Plinio ne parlano spesso nelle loro opere; Omero lo cita nel IX e XII libro dell’Iliade, come anche Ovidio nelle Metamorfosi. Se ne parla nei papiri Egiziani del II secolo a.C. e nella Bibbia. Isocrate si faceva profumare di zafferano i guanciali prima di andare a dormire e le donne greche lo usavano per profumare i pavimenti dei loro templi. Inizialmente lo zafferano si coltivava in Asia e successiva-mente la coltivazione si estese in varie parti del mondo arrivando

anche in Tunisia e da lì in Spagna. Da queste zone arrivò in Italia per mano di un monaco domenicano di Navelli, durante il 1230. Lo zaf-ferano trovò nella zona dell’Aquila un habitat molto favorevole il prodotto si mostrò di gran lunga superiore a quello coltivato in altre nazioni. Rapidamente la coltura si estese nei dintorni e le famiglie nobili aquilane dettero vita, in breve tempo, a grandi mercati con le città di Milano e Venezia. Il nome scientifico Crocus deriva dal greco Krokòs (filamento) mentre il nome zafferano deriva dall’arabo zaafran.

LA LAVORAZIONEI BULBIUna volta preparato il terreno con il solo concime organico i bulbi di zafferano, selezionati in base alle dimensioni, vengono trapiantati nel mese di Agosto.

LA RACCOLTA La raccolta dello zafferano si ripete ogni mattina all’alba, prima che la luce del sole faccia aprire i fiori, per tutto il periodo della fioritura tra la seconda metà di Ottobre e la prima di Novembre. Il lavoro viene eseguito a mano ed i fiori raccolti vengono riposti in cestini di vimini.

LA SFIORATURA E L’ESSICCAZIONELa sfioritura consiste nella sepa-razione a mano degli stimmi dal fiore. Gli stimmi si pongono su di un setaccio e vengono essiccati su di una brace di legna di mandorlo e quercia. Questa fase della tosta-tura è la più delicata in quanto se gli stimmi restano troppo a lungo rischiano di bruciare e se non si asciugano bene possono marcire. Queste fasi vengono effettuate lo stesso giorno della raccolta.

Passata è l’uggiosa invernata,Passata, passata!

Di fuor dalla nuvola nera,Di fuor dalla nuvola bigia

Che in cielo si pigia,

É PrimaveraGuernita di gemme e di gale,

Di lucido sole,Di fresche viole,

Di primule rosse, di battiti d’ale,Di nidi,Di gridi,

Di Di rondini ed anche di...

primograno

(100% Grano Abruzzese)Il segreto della nostra pasta...

trafile di bronzo,bassa temperatura di essiccazionesemola selezionata di grano duro,tradizione e tanta passione.

RUSTICHELLA D'ABRUZZO S.p.A.www.rustichella.it

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VIII

Aragostaa colazione

Da Pescara una proposta commerciale esclusiva: crostacei pregiati alla portata di tutti

Crustacea Italia

Chi non ha avuto, almeno una volta, la tentazione di ordinare un astice al ristorante? A meno che non siate tipi che pasteggiano a ostriche e champagne, la

vostra scelta sarà poi ricaduta su qualcosa di meno costoso, visti i prezzi spesso proibitivi con i quali aragoste, astici e altri crostacei pregiati vengono serviti sulle tavole dei ristoranti. Da oggi, però, avete la possibilità di gustare una di queste squisitezze direttamente a casa vostra, grazie a Crustacea Italia, la nuova ditta che porta –come recita lo slogan di lan-cio– “tutto il vivo a casa tua”. Nata dall’esperienza pluriennale nella commercializzazione di prodotti ittici all’ingrosso di sei pescaresi, la società guidata da Matteo Cipriani si propone sul mercato con tre eccellenti punti di forza: accorciamento della filiera, proposta commerciale esclusiva e –cosa più importan-te di tutte– qualità del prodotto, che viene commercializzato vivo. «Siamo il secondo anello della catena commerciale –spiega Matteo– cioè acquistiamo il prodotto da chi lo pesca. Finora ci siamo dedicati alla vendita all’ingrosso, ossia vende-vamo i crostacei ai fornitori dei ristoranti e della grande di-stribuzione; ora abbiamo spostato il nostro orizzonte verso la vendita al dettaglio, per dare a tutti la possibilità di mangiare un’aragosta senza spendere una fortuna». Cosa che è resa possibile dall’accorciamento della filiera, appunto: «I nostri

crostacei vengono pescati in varie parti del mondo, “stabulati” in vasca, imballati e trasportati per via aerea. Al loro arrivo in Italia (dopo circa sei o sette ore, quindi) vengono sottoposti a rigidi controlli da parte del Ministero della Sanità per veri-ficarne la provenienza e lo stato di salute, e successivamente giungono nel negozio, dove trovano ad accoglierli le nostre vasche speciali. Il prodotto che vendiamo non potrebbe es-sere più fresco di così». Crustacea tratta esclusivamente astici, aragoste e King Crab, ossia il meglio del meglio dei crostacei. «Oltre ad avere un sapore eccezionale, sono un alimento con apporto calorico ridotto, per cui sono particolarmente adatti ai regimi dietetici. I nostri astici provengono dal Nordame-rica, le aragoste dal Cile, dal Sudafrica, dal Portogallo e dal Mediterraneo; il King Crab (un enorme granchio del peso di circa tre chili) invece dall’Alaska. Nel nostro negozio vendia-mo anche il pregiato astice blu, che ha una qualità superiore». Il negozio di Via Tiburtina a Pescara è solo il primo tassello di un’operazione di ampio respiro che porterà Crustacea Italia ad aprire punti vendita in tutta Italia: «Stiamo già pensando alla prossima tappa –spiega Matteo– che potrebbe essere Roma o Milano». Buon appetito, quindi. A tutti. Crustacea Italia, Pescara Via Tiburtina Valeria, 427 Tel 085 4311929 www.crustaceaitalia.com

La carne dei crostacei è simile a quella del pesce magro. In 100 grammi di prodotto pulito si trovano 80-82 grammi di acqua, 1-2 grammi di grassi e 14-17 grammi di proteine. Una caratteristica dei crostacei è il contenuto di colesterolo più alto rispetto ai pesci e ai molluschi; nei crostacei inoltre sono presenti molti sali minerali, ad esempio sodio, potassio e calcio ed alcune vitamine (soprattutto B1 e B2).

VALORI NUTRIZIONALI DEI CROSTACEI

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Locanda del PompaImmersi in una delle faggete più

belle della regione, all’interno di un modernissimo resort ideale per un soggiorno sia in estate che in inverno, il ristorante dell’Hotel Rigopiano propone piatti tradizio-nali abruzzesi, rivisitati da un team di giovani chef. Prima e dopo i pasti consigliamo una visita alla splendi-da Spa dell’Hotel, per rilassarsi nella magnifica piscina riscaldata.

Località Rigopiano, Farindola (PE)Tel. 0858236401www.hotelrigopiano.it

Via Nicola Fabrizi 186, Pescaratel. 0854294000

A soli dieci minuti dal centro di Teramo, affacciato sui Monti

Gemelli, immerso nel verde del Parco Nazionale del Gran Sasso-Laga, que-sto piccolo risatorante con camere propone piatti ispirati alla nobile tradizione culinaria teramana con cucina stagionale; le materie prime sono tutte di produzione locale.

Nicola D’Alonzo, figlio d’arte con esperienza internazionale, gestisce il ristorante che fu di

suo padre, insieme al fratello Verino e a sua nuora Lara. Una destinazione che vale il viaggio: la cucina –tipica abruzzese– benchè in quota, vi sorprenderà con ottimi piatti di tradizione marinara.

Riapre il locale di tendenza più “in” nel centro di Pescara: in una cornice di alta classe, all’interno del palazzetto Albanese in via Nicola Fabrizi,

propone aperitivi sfiziosi, cucina moderna e inventiva, il tutto accompagnato dalle performances del dj di turno. Adatto soprattutto a chi dopo cena ama restare al tavolo ad ascoltare buona musica e chiacchierare con gli amici. Aperto solo nei weekend.

Soste

Il Vate

FlamengoFez

Località Guarenna - Casoli (CH)Tel. 0872985212

Campli (TE)S.S. 81 Loc. la traversatel. 0861 569011 /335 5651112 fax 0861250881 www.lalocandadelpompa.it [email protected]

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XIISandro Visca • IV STAZIONEGesù è rinnegato da PietroXII

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Ofena

Percorso d’artista

Itineris: una Via Crucisrealizzata da 14 artisti europei e composta da opere in ceramica incastonate in edicole di pietradi Sandro Visca

Percorsi

XIII

La passione che mi ha accompagnato da sempre, nell’andare alla scoperta dei luoghi dell’Abruzzo più remoto, spesso mi ha dato la possibilità di immergermi in situazioni sorpren-

denti scoprendo paesaggi dalle realtà pietrose, ma anche luoghi ameni e scenari ridenti quasi si riferissero a un manierismo acca-demico. Nei tempi passati, percorrendo ripetutamente erti sentieri polverosi e scomode strade sterrate frequentate solo da qualche sgangherato calessino, sovente si sgranavano alla mia vista segni di croci, chiesuole campestri dirute, vecchie edicole votive, conventi, tabernacoli e nicchie in un abbandono che sembrava quasi essere stato organizzato per fare colore locale. Fascino dell’arcaico, poesia di leggende misteriose o aggraziate, emotività per attinenze storiche, sono elementi di confluenza per un apprezzamento quasi sempre romantico che spesso fa diventare straordinario anche ciò che è mo-desto. Quando ho avuto dal Comune di Ofena l’incarico per la progettazio-ne della Via Crucis, la mia memoria si è subito riallacciata a quanto accumulato nell’estesa conoscenza che ho del mio territorio, ma so-prattutto a quella modestia dei segni sedimentati nel passato. Co-munque non occorre dimostrare che l’Italia, sede del cattolicesimo e dove il clero ha avuto per secoli l’assoluto governo spirituale delle

plebi, offre una miriade di segni e immagini sacre. Itineris è stata l’oc-casione per tracciare un nuovo segno su un luogo affollato di riferi-menti legati alla complessa stratificazione culturale di appartenenza, ma soprattutto è stata l’opportunità per restaurare un collegamento tra il patrimonio naturalistico e religioso di Ofena. Alle falde di questo paesino, poggiato ai confini del Parco Nazionale del Gran Sasso, par-tendo dallo slargo del vecchio Convento dei Cappuccini, sede di ac-coglienza religiosa di moltitudini di giovani, costeggiando a sinistra un muro di contenimento per terreni tenuti a uliveti e accompagnati a destra dal vecchio muro di cinta dell’orto del convento, dopo circa duecento metri si incontra la prima delle quattordici edicole. Itineris, snodandosi per circa trecentocinquanta metri lungo una strada leg-germente in salita, si riallaccia all’attuale pista ciclabile che, disegnata tra assolati vigneti e borghi ormai dismessi, segue il suo itinerario stendendosi tortuosa verso una valle pianeggiante che nelle precoci primavere del luogo si accende in una gamma infinita di rosa tinti dai mandorli in fiore. Autore di questa pista per cicloamatori naturalisti è l’ingegnere Nicola Pescatore, uomo certamente di montagna, che ho voluto vicino a me a conforto di tutti gli aspetti tecnici nella pro-gettazione di Itineris, ma soprattutto per ma sua profonda sensibili-tà professionale, distinta sempre dal suo gentile garbo del porsi. Le

Sandro Visca • IV STAZIONEGesù è rinnegato da Pietro

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edicole, eseguite in pietra per una maggiore assonanza con il luogo, sono state disegnate in forma elementare con la quale ho voluto tra-scurare i mezzi più eruditi, puntando solo all’evidenza rappresentati-va che le rende però vistose e riferendomi solo ai pacati temi stilistici della tradizione. Al contrario delle edicole in pietra, che rimandano inequivocabilmente a una arcaicità del territorio sia per la loro forma che per la materia che le compone, le icone raffiguranti le quattordici

stazioni, affidate a un gruppo di artisti di diverse generazioni e nazio-nalità, selezionati dal critico Antonello Rubini, sono state realizzate con avanzata tecnologia in fotoceramica, quasi a voler indicare non l’enfatizzazione di una modernità, ma un’emblematica indicazione di una traccia che, pur nel nostro linguaggio corrente, riesce a trasfor-marsi in storia iconografica. Le opere hanno raggiunto un notevole risultato esecutivo, sia di qualità cromatica che icastica, sicuramente

Paolo Baratella • IX STAZIONEGesù consola le donne di Gerusalemme

XIV

Gino Marotta • I STAZIONEGesù nell’orto degli ulivi

Fausto Cheng • V STAZIONEGesù è giudicato da Pilato

Valerio Trubbiani • II STAZIONEGesù tradito da Giuda, è arrestato

Mauro Andrea • VI STAZIONEGesù è flagellato e coronato di spine

Joe Tilson • III STAZIONEGesù è condannato dal Sinedrio

Sandro Visca • IV STAZIONEGesù è rinnegato da Pietro

Hermann Albert • VIII STAZIONEGesù è aiutato dal Cireneo a portare la croce

Sergio Vacchi • VII STAZIONEGesù è Caricato della croce

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estraneo a qualsiasi sollecitazione formale da parte dei progettisti, e sono stati abili gli artisti, pur nella loro istintività poetica, nel richia-marsi a un tema unitario seguendo solo un proprio immaginario in-dividuale. Nella progettazione di Itineris è stato inevitabile che il mio pensiero andasse al compianto baritono Paolo Silveri, artista che è riuscito a scatenare forti emozioni nei teatri di tutto il mondo, dalla Scala di Milano al Metropolitan di New York. Silveri, nato a Ofena nel 1913, negli ultimi nostri incontri mi raccontava spesso, con voce rot-ta dall’emozione, della sua infanzia vissuta a Ofena e per metafora mi descriveva le sue “vere” Vie Crucis, come diceva lui, fatte a piedi

nudi per non consumare le scarpe sulla carrareccia, dal suo paesino di Ofena fino a Capestrano. Percorso estivo caldo e afoso, per anda-re a prendere ancora bambino, e solo per passione, le prime lezioni di canto al Convento di San Giovanni da Capestrano. Senza dubbio Itineris rappresenta per Ofena non solo un’occasione per una visita culturale o religiosa, ma anche particolari possibilità di scoperta di un tratto d’Abruzzo al quale appartengono una moltitudine di piccole ma importanti realtà della vita collettiva di un paese, porta di accesso allo straordinario Parco Nazionale del Gran Sasso, comunque da sco-prire e certamente da conoscere.

Itineris è statal’opportunità

per restaurare un collegamento

tra il patrimonio naturalistico

e quello religioso di Ofena

Percorsi

Louis Cane • X STAZIONEGesù è crocifisso

Claudio D’Angelo • XIII STAZIONEGesù muore sulla croce

Giannetto Fieschi • XII STAZIONEGesù sulla croce, la madre e il discepolo

Mikhail Koulakov • XI STAZIONEGesù promette il suo regno al buon ladrone

Mauro Berrettini • XIV STAZIONEGesù è deposto nel sepolcro XV

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Percorsi

Alle porte del Parco Nazionale del Gran Sasso, è un piccolo e gra-zioso paesino poco distante dal Comune di Calascio e da Castel del Monte. Si sviluppò nel medioevo in funzione difensiva contro le invasioni barbariche. Il centro storico del paese ha mantenuto la sua struttura medioevale, con un borgo all’interno delle mura e un palazzo baronale. La chiesa principale è quella di San Nicola, ma meritano una visita anche la chiesa di San Francesco e la chiesina di San Pietro con il suo bellissimo portale romanico. Detta anche “la fornace d’Abruzzo” per le elevate temperature che raggiunge in estate, malgrado l’altitudine, è un luogo particolarmente vocato alla coltivazione della vite e dell’ulivo.

Dove mangiare

Cataldi Madonna

Agriturismo Sapori di CampagnaAntico casale rurale accuratamente ristrutturato dove si gusta la cucina tradizionale del luogo, a base di prodotti locali come le famose lenticchie di Santo Stefano. All’in-terno, un piccolo angolino del gusto rende possibile acquistare numerosi prodotti tipici di propria produzione come appunto le lenticchie, lo zafferano, il tartufo nero, le creme di peperoncino e le marmellate.

Strada Prov.le delle Vigne - 67025 Ofena (AQ) Tel. 0862/954253

ALTRI RISTORANTIRistorante Commestibili e Vini Piazza San Carlo, tel. 0862 956450

Ristorante Pizzeria Le Due Querce Corso Italia, tel. 0863 889231

Ristorante Bar Aufinium Via San Rocco 4, tel. 0862 956022

Ofena, a 380 metri d’altitudine, è forse uno dei più antichi insediamenti del vitigno Montepul-ciano e un’area dalla forte vocazione vitivinico-la. I vigneti dell’azienda Luigi Cataldi Madonna si trovano tutti in un altopiano alluvionale a ridosso del Gran Sasso; i nomi delle località in cui si trovano le colture talvolta danno anche il nome al vino, come nel caso del Cerasuolo Doc Pié delle Vigne. Tra i prodotti aziendali, quelli che soddisfano pienamente la filosofia di Ca-taldi Madonna sono il già citato Pié delle Vigne, il Montepulciano d’Abruzzo Tonì, il bianco Pe-corino IGT Alto Tirino. La linea di produzione si completa poi con il Montepulciano d’Abruzzo DOC, il Montepulciano d’Abruzzo Cerasuolo DOC e il Trebbiano d’Abruzzo DOC. A questi prodotti sono affiancati due rossi particolari e interessanti, l’Occhiorosso e il Malandrino.

Ofena

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