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Bovio Libero Figlio di un filosofo con ideologie repubblicane (da qui il suo nome) e di una brava pianista, Libero Bovio nacque l'8 Giugno 1883 a Napoli. Anche se frequentava i corsi universitari di Medicina non arrivò mai alla laurea perché appassionato di teatro in lingua. Infatti la sua prima realizzazione risale al 1902, appena diciannovenne. Morto il padre fu esortato a trovarsi un impiego che gli consentisse il sostentamento. Prima in un quotidiano locale (Don marzio) poi al Museo Nazionale di Napoli fino a diventare direttore dell'Ufficio Esportazioni, lavori che gli consentiranno di scrivere molto. Gode di una popolarità strepitosa e gli aneddoti raccontano delle scene di vero e proprio entusiasmo al suo passaggio per le strade della città. Con la sigaretta sempre tra le labbra diventa ben presto uno dei più grandi personaggi della Napoli d'inizio secolo. Amore, gioia e dolore si alternano continuamente nella sua produzione e nella sua vita. Sempre pronto alle battute, in possesso di una grande comunicabilità rappresenta a lungo uno stimolante interlocutore nei salotti di una Napoli alla ricerca della sua identità. Grandissima la varietà dei temi, trattati sempre con immediatezza popolaresca, anche nelle

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Bovio Libero

Figlio di un filosofo con ideologie repubblicane (da qui il suo nome) e di una brava pianista, Libero Bovio nacque l'8 Giugno 1883 a Napoli.

Anche se frequentava i corsi universitari di Medicina non arrivò mai alla laurea perché appassionato di teatro in lingua. Infatti la sua

prima realizzazione risale al 1902, appena diciannovenne. Morto il padre fu esortato a trovarsi un impiego che gli consentisse il sostentamento. Prima in un quotidiano locale

(Don marzio) poi al Museo Nazionale di Napoli fino a diventare direttore dell'Ufficio Esportazioni, lavori che gli consentiranno di

scrivere molto. Gode di una popolarità strepitosa e gli aneddoti raccontano delle scene di vero e proprio

entusiasmo al suo passaggio per le strade della città. Con la sigaretta sempre tra le labbra diventa ben presto uno dei più grandi personaggi della Napoli d'inizio secolo. Amore,

gioia e dolore si alternano continuamente nella sua produzione e nella sua vita. Sempre pronto alle battute, in possesso di una grande

comunicabilità rappresenta a lungo uno stimolante interlocutore nei salotti di una Napoli alla ricerca della sua identità.

Grandissima la varietà dei temi, trattati sempre con immediatezza popolaresca, anche nelle

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poesie non destinate alla musica. Perché, se è

vero che si ricorda come autore di versi intramontabili, è anche vero che fu poeta che, pur scrivendo in vernacolo, evidenziò condizioni

e temi comuni ai grandi poeti del decadentismo italiano ed europeo. La sua poesia, "Vespero", ad esempio, è fondata ed occupata dal tema

della solitudine, il quale si ritrova, com'é noto, nei poeti del nostro Novecento con le stesse connotazioni connesse alla contemplazione stupita del paesaggio, alla fugacità della vita e

alla ricerca fanciullesca del linguaggio della natura. Fu giornalista, autore di teatro e novelliere. I titoli, molti e tutti indimenticabili,

sono: "Passione", "Silenzio cantatore", "Chiove", "Guapparia", "Signorinella". I musicisti furono i maestri Gaetano Lama, Nicola

Valente, E. Nardella, E. de Curtis, Rodolfo Falvo, etc. Nella canzone napoletana Bovio inventò anche il genere drammatico. Si racconta che un giorno Libero Bovio, nella sede della casa

musicale "La canzonetta" di Francesco Feola, seduto alla scrivania, leggeva a Mario Spera, direttore della rivista omonima, una sua nuova

lirica. Entra un gerarchetto fascista, inviato dal federale per informare il poeta che era arrivato Edmondo Rossoni, un alto esponente del

partito, il quale desiderava vederlo; avanza fino alla scrivania e pronunzia con molto sussiego il suo nome preceduto dal grado. Bovio, che vuole terminare la lettura della poesia, gli dice :

"Pigliatevi una sedia". Il gerarchetto, con tono

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offeso, dice: "Non avete capito chi sono?" E

ripete il proprio nome e grado. E Bovio senza alzare la testa: "Ah!... Allora pigliatevi ddoi segge!".

Grazie a compagnie di prosa farà del resto conoscere a tutta l'Italia la sua personale inesauribile vena poetica così come quella

dell'intera città. Poi, costretto da una malattia a rinchiudersi in casa, come definitivo poetico atto d'amore dedica alla sua compagna il suo ultimo canto: Addio Maria.

A raccogliere l'eredità il figlio Aldo, giornalista de "Il Mattino" ed autore oltre che di canzoni e sceneggiature di colonne sonore. Organizzatore

e regista da molti anni rappresenta il polo di numerose manifestazioni artistiche della città. carulì Carulì; 'A canzone 'e Napule; Nun volio fa

niente; Sona chitarra; Tarantella luciana; Carufanella; Guapparia; Nonna nonna; Tu ca nun chiagne; Fron' 'e cerase; Regginella; Ncoppa 'a ll'onna; Brinneso; Silenzio cantatore;

Chiove; Lacreme napulitane; 'O paese d'0 'o sole; Tarantella scugnizza; Zappatore; Guappo song'io; Passione.

Ettore de Mura - Enciclopedia della Canzone Napoletana Casa Editrice IL TORCHIO, Napoli 1969

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Aldo Bovio 2.128 KB

LIBERO BOVIO Libero Bovio non fu solo un grande poeta: fu il

più grande poeta della canzone napoletana. Se Salvatore Di Giacomo - sempre concentrato su se stesso - scrisse versi ch'erano già musica, difficili da rivestire di note, il più generoso

Bovio vergò rime altissime eppure ben adatte a favorire il lavoro del compositore. Ecco il segreto dell'armonia.

Il talento di Bovio spuntò all'inizio del Novecento e alla fine del ventennio d'oro della canzone, quando si dava per morta questa

straordinaria espressione di arte popolare. Salvò la canzone, la tenne in vita, la riformò. Fu uno dei tanti modi in cui onorò la lezione del padre Giovanni, filosofo della democrazia ed

esempio perduto di moralità nella vita pubblica e privata. Il suo genio lirico e ironico, straripante e

pudico, dominò su un ambiente gonfio di retorica, grondante lacrime. Sua una frase meravigliosa: "L'aggettivo è il solo responsabile

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di tutte le nefandezze umane". Avendo avuto il

dono di farsi capire e di farsi amare dal popolo, riuscì ad abbinare chiarezza e cultura: un democratico, come il padre.

Lligi Pirandello scrisse alla moglie di Bovio, Maria, che Silenzio cantatore valeva quanto i suoi Sei personaggi in cerca d'autore. Napoli

non ha reso a Bovio altrettanto onore, ma lui se l'aspettava: "Napoli tutto tollera e perdona tranne l'ingegno" annotò, beffardo. L'immerse senza paura negli umori della città e

li sorvolò. Al tempo della guerra, pur senza diserzioni, in 'A guerra e Canzone 'e surdate cantò la vera faccia del fronte: lutti e dolore. Al

tempo degli emigranti, quando tutti cantavano di lontane nostalgie, lui diede invece corpo alla sofferenza e all'ingiustizia: I'so' carne 'e

maciello: so' emigrante poetò in Lacreme napulitane. Perfezionista, sceglieva i musicisti e i cantanti delle sue canzoni. Dopo, troppi gli hanno fatto

torto, interpretando ad esempio con un sorriso Guapparia, che all'opposto è il dramma di un uomo e di un ambiente. Troppi hanno ritenuto

Zappatore soltanto una sceneggiata, mentre, all'opposto, è la denuncia, in tre minuti, della fine del mondo contadino, è la folgorante

percezione dell'affiorante egoismo - del consumismo - da cui sono avvolti i nostri giorni. "Per fare una buona canzone nce vo' nu fatto dinto" diceva, ma la concretezza

dell'ispirazione mai frenò la limpidezza di una

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vena straordinariamente ampia.

Fu tra i creatori della canzone italiana, Reginella, Signorinella. Dimostrò possibile far teatro napoletano d'arte senza risate sguaiate o

singhiozzi impudichi. Scrisse epigrammi strepitosi. Tutta la sua vita, tutta la sua arte, fu leggerezza. Prendete un episodio minimo, la

corte fattagli dall'attrice Dirce Marella. A un biglietto della signora - "Inseguimi, sono l'ombra" - rispose "Non posso, tengo i calli": era il modo di sdrammatizzare un rifiuto,

perfino elegante nell'apparente prosaicità. Uq él salotto di via Duomo il figlio Aldo conserva linee di un pentagramma di Pietro Mascagni

che, al pianoforte di casa, abbozzò un inno al lavoro e chiese a Bovio di apporvi versi. Don Liberato scrisse: "O lavoratore, sii benedetto /

quanno te stienne 'ncoppa a nu lietto". Due versi, una lezione di solidarietà per chi fatica, svestita di ogni retorica. Grande, grandissimo. Pietro Gargano

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'A CANZONE 'E NAPULE

Me ne vogl'ì all'America 'ca sta luntana assaje, me ne vogl'ì addo maje

te pozzo 'ncuntrà "cchhiù.

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Me voglio scurdà 'o cielo,

tutte 'e "ccanzone e 'o mare, me voglio scurdà 'e Napule, me voglio scurdà 'e mammema,

me voglio scurdà 'e te ! Nun voglio "cchiù nutizie

d'amice de pariente, nun voglio sapè niente 'e chello ca se fa. Me voglio scurdà 'o cielo,

tutte 'e "ccanzone e 'o mare, me voglio scurdà 'e Napule, me voglio scurdà 'e mammema,

me voglio scurdà 'e te ! Ma quanto è bella Napule,

Napule è bella assaje ... nun l'aggia visto maje "cchiù bella 'e comm'a "mmò ! Comme me scordo 'o cielo ?

Tutt'e "ccanzone e 'o mare ? Comme me scordo 'e Napule ? Comme me scordo 'e mammema ?

Comme me scordo 'e te ? ...

LUNA ROSSA Vian - De Crescenzo

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Vaco distrattamente abbandunato...

Ll'uocchie sott''o cappiello annascunnute, mane 'int''a sacca e bávero aizato... Vaco siscanno ê stelle ca só' asciute...

Fischio.........................

E 'a luna rossa mme parla 'e te, Io lle domando si aspiette a me, e mme risponne: "Si 'o vvuó' sapé, ccá nun ce sta nisciuna..."

E i' chiammo 'o nomme pe' te vedé, ma, tutt''a gente ca parla 'e te, risponne: "E' tarde che vuó' sapé?!

Ccá nun ce sta nisciuna!..." Luna rossa,

chi mme sarrá sincera? Luna rossa, se n'è ghiuta ll'ata sera senza mme vedé...

E io dico ancora ch'aspetta a me, for''o barcone stanott'ê ttre,

e prega 'e Sante pe' mme vedé... Ma nun ce sta nisciuna...

Mille e cchiù appuntamente aggio tenuto... Tante e cchiù sigarette aggio appicciato... Tanta tazze 'e café mme só' bevuto... Mille vucchelle amare aggio vasato....

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Fischio.........................

E 'a luna rossa mme parla 'e te, ...................................................

Mangione - Valente

Vaco truvanno na casciaforte! E andivinate pe' ne fá che? Non tengo titoli,

non vivo 'e rendita, non ci ho un vestito pe' cuollo a me!...

Ma 'a cascia mi necessita... Pe' forza ll'aggi''a tené!

Ce aggi''a mettere tutt''e llettere che mi ha scritto Rosina mia... nu ritratto (formato visita) d''a bonanema 'e zi' Sufia...

nu cierro 'e capille, nu cuorno 'e curallo... ed il becco del pappagallo

che noi perdemmo nel ventitré... Pe-re-pe-re-pe-re-ppe-ré....

Sono ricordi che in cassaforte, sulo llá dinto t''e ppuó' astipá... Quando mi privano

del companatico,

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io 'ngótto e zitto senza sferrá...

Lo so! La vita è tragica, ma 'a cascia...mme ll'hann''a dá!

Ce aggi''a mettere tutt''e llettere che mi ha scritto Rosina mia...

Il mozzone di una steárica (conficcato nella bugia), na bambola 'e Miccio, na lente in astuccio...

e una coda di cavalluccio che mi ricorda la meglio etá!

Pa-ra-pa-ra-pa-ra-ppa-rá.... Vaco truvanno na casciaforte!

Ma a qua' casciere ce 'o vvaco a dí?... Certe reliquie, cierti cimeli, si 'e ttiene 'a fore, pònno sparí!...

San Casimiro martire... 'sta cascia, famm''a vení!

Ce aggi''a mettere tutt''e llettere che mm'ha scritto Rosina mia,

na cartella (di lire dodici) rilasciata dall'agenzía... Na máneca 'e sicchio, na crástula 'e specchio,

na corteccia di cacio vecchio

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e un fracchesciasso color cakí!

Pi-ri-pi-ri-pi-ri-ppi-rí....

AGATA!

Pisano - Cioffi Io mme metto 'o steccadente in bocca pe' nun fumá...

Nun ce veco e nun mm'accatto 'e llente pe' sparagná... Vivo solo col mensile

d'impiegato comunale, spacco 'a lira, spacco 'o soldo, spacco pure 'o "duje centè'"...

e tu invece te la intendi col padrone di un caffè?! Agata!

Tu mi capisci! Agata! Tu mi tradisci!

Agata! Guarda! Stupisci... Ch'è ridotto quest'uomo per te!

Mm'accattaje nu cappelluccio tuosto tre anne fa... E, 'a tre anne, 'o tengo sempe 'ncapa...

Nun c'è che fá...

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Stu vestito grigio scuro,

s'è cambiato di colore... Mo s'è fatto verde chiaro: Era n'abito 'e papá...

E mm'ha ditto 'o cusetore: "Nun 'o pòzzo arrevutá: ll'aggio troppo arrevutato...

Ve cunziglio d''o jettá...." Agata! Tu mi capisci!

Ho ridotto il pasto giornaliero, sempre per te...

'A matina, nu bicchiere d'acqua... senza cafè! Vèngo â casa e nun te trovo,

'o purtiere tene 'a chiave: - Dov'è andata? - - A' sala 'e ballo! - Mi commuovo...e penzo che

te facive 'a partetella, tutt''e ssere, 'nziem'a me... Mo mme faccio...'o sulitario,

guardo in cielo e penzo a te! Agata!

Tu mi capisci! .......................

CICCIO

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FORMAGGIO

Pisano - Cioffi Te 'ncuntraje,

te parlaje e m'innamorai di te... Mme guardaste,

mme diciste: "Mi piacete pure a me..." Ma tutt''o bbene ca hê ditto sempe 'e mme vulé,

è na buscía ch'è asciuta 'ncopp''o naso a te... Si mme vulisse bene overamente,

nun mme facisse 'ncujetá da 'a gente, nun mme tagliasse 'e pizze d''a paglietta, nun mme mettisse 'a vrénna 'int''a giacchetta...

Si mme vulisse bene, o mia Luisa, nun mme rumpisse 'o cuollo d''a cammisa... Si' na 'nfá'...si' na 'nfá'...si' na 'nfama...

Te n'abù'...te n'abù'...te n'abuse... te n'abuse ca Ciccio Formaggio, nun tene 'o curaggio

nemmeno 'e parlá! Si sapisse,

si vedisse, dint''o core mio che nc'è! Cumpatisse... Mme dicisse:

"Puveriello...ma pecché?"

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Ma 'ncopp''o core tu nce tiene 'e pile 'o ssá' ca nu barbiere nun ce abbasta p''e ttagliá!...

Si mme vulisse bene overamente, nun mme facisse 'ncujetá da 'a gente... Nun mme tirasse 'e pile 'a dint''e rrecchie,

nun mme mettisse 'o dito dint'a ll'uocchie, nun mme mettisse 'a neve dint''a sacca, nun mme squagliasse 'ncapa 'a ceralacca!

Si' na 'nfá'........ .........................

L'altro giorno, ma che scorno: Vengo a casa e trovo a te

spettinata, abbracciata 'nziem'a n'ommo...Bèh...ched è?!

Mme rispunniste: "Chisto vene a te 'mpará comme se vasa quanno tu mm'hê 'a spusá..."

Si mme vulisse bene overamente, nun mme facisse 'ncujetá da 'a gente... Nun mme menasse 'e streppe 'e rafanielle,

nun mme mettisse 'a quaglia 'int''o cappiello, nun mme facisse stá, pe' n'ora sana, cu 'a pippa 'mmocca e cu 'a cannela 'mmano!

Si mme vulisse bene overamente,

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nun mme facisse 'ncujetá da 'a gente...

Nun mme pugnisse areto cu 'o spillone, nun mme mettisse 'a colla 'int''o cazone... Nun mme screvisse, cu nu piezzo 'e gesso,

aret''o matinè: "Ciccí' si' fesso!" Si' na 'nfá'........

DON RAFFAE'

De Andrè Io mi chiamo Pasquale Cafiero

e son brigadiero del carcere, oje né'... Io mi chiamo Cafiero Pasquale, sto a Poggioreale dal cinquantatré...

e al centesimo catenaccio, alla sera, mi sento uno straccio... per fortuna che, al braccio speciale, c'è un uomo geniale che parla con me!

Tutto il giorno con quattro infamoni, briganti, papponi, cornuti e lacchè...

tutte ll'ore cu 'sta fetenzía ca sputa minacce e s''a piglia cu me... Ma, alla fine, mm'assetto papale...

mi sbottono e mi leggo 'o giurnale... mi consiglio con Don Raffaè', mi spiega che pensa e bevimmo 'o ccafè!

Ah! Che bellu ccafè!...

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pure in carcere 'o ssanno fá...

cu 'a ricetta che, a Cicerenella, compagno di cella, ci ha dato mammá!

Prima pagina: Venti notizie, ventuno ingiustizie...e lo Stato che fa?

Si costerna, s'indigna, s'impegna... poi getta la spugna con gran dignitá... Mi scervello e m'asciugo la fronte, per fortuna c'è chi mi risponde!

A quell'uomo sceltissimo, immenso, io chiedo consenso...a Don Raffaè'!

Un galantuomo che tiene sei figli, ha chiesto una casa e ci danno consigli!...

Mentre 'assessore, che Dio lo perdoni, dentro a 'e rrulotte ci alleva i visoni! A voi basta una mossa, una voce, che a stu Cristo ce levano 'a croce...

Con rispetto, s'è fatto le tre: vulite 'a spremuta o vulite 'o ccafè??

Ah! Che bellu ccafè!... Pure in carcere 'o ssanno fá, cu 'a ricetta che, a Cicerenella,

compagno di cella, ci ha dato mammá... Ah! Che bellu ccafè!... Pure in carcere 'o ssanno fá,

cu 'a ricetta di Cicerenella,

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compagno di cella...

preciso a mammá! Ccá ci sta l'inflazione, la svalutazione...

e la borsa ce l'ha chi ce l'ha; io non tengo compendio ca chillu stipendio e un "ambo", se sogno a papá...

Aggiungete mia figlia Innocenza: vò' 'o marito e nun tene pacienza! Io non chiedo la grazia pe' me... Vi faccio la barba o la fate da sé?

Voi tenete un cappotto cammello che, al maxiprocesso, eravate 'o cchiù bello...

Un vestito gessato marrone... cosí ci è sembrato alla televisione. Pe' sti nnozze, vi prego Eccellenza,

mm''e prestasse per fare presenza? Io giá tengo le scarpe e 'o gilè... Gradite 'o Campari o vulite 'o ccafè?

Ah! Che bellu ccafè!... pure in carcere 'o ssanno fá, cu 'a ricetta che, a Cicerenella,

compagno di cella, ci ha dato mammá... Ah, che bellu ccafè!...

Pure in carcere 'o ssanno fá, cu 'a ricetta di Cicerenella, compagno di cella... preciso a mammá!

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Qui non c'è più decoro, le carceri d'oro?

ma chi le ha mai viste...chi sa! cheste só' fatiscente...pe' chesto 'e fetiente se tengono ll'immunitá...

Don Raffaè' voi, politicamente, io ve lo giuro, sarebbe nu santo... ma ccá dinto vuje state a pagá

e, fore chist'ate se stanno a spassá... A proposito, tengo nu frato che da quindici anni sta disoccupato...

chill'ha fatto quaranta concorsi, novanta domande e duecento ricorsi... Voi che date conforto e lavoro,

Eminenza, vi bacio e vi imploro: Chillo dorme cu mamma e cu me... Che crema d'Arabia ch'è chestu ccafè!

DOVE STA ZAZA’ ? Cutolo - Cioffi

Era la festa di San Gennaro, quanta folla per la via...

Con Zazá, compagna mia, me ne andai a passeggiá.

C'era la banda di Pignataro che suonava il "Parsifallo" e il maestro, sul piedistallo, ci faceva deliziá...

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Nel momento culminante

del finale travolgente, 'mmiez'a tutta chella gente, se fumarono a Zazá!...

Dove sta Zazá?! Uh, Madonna mia...

Come fa Zazá, senza Isaia?... Pare, pare, Zazá, che t'ho perduta, ahimé!

Chi ha truvato a Zazá ca mm''a purtasse a me... Jámmola a truvá...

sù, facciamo presto.. Jámmola a incontrá con la banda in testa...

Uh, Zazá! Uh, Zazá! Uh, Zazá! tuttuquante aîmm''a strillá:

Zazá, Zazá, Isaia sta ccá! Isaia sta ccá!

Isaia sta ccá!... Zazá, Zazá, za-za-za-za,

comm'aggi 'a fá pe' te truvá?! I', senza te, nun pozzo stá... Zazá, Zazá, za-za-za-za....

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Za-za-za-za-za-za-zá...

Era la festa di San Gennaro, ll'anno appresso cante e suone...

bancarelle e prucessione... chi se pò dimenticá!?

C'era la banda di Pignataro, centinaia di bancarelle di torrone e di nocelle che facevano 'ncantá.

Come allora quel viavai, ritornò per quella via...

Ritornò pure Isaia, sempre in cerca di Zazá...

Dove sta Zazá? Uh! Madonna mia... Come fa Zazá, senza Isaia?

Pare pare, Zazá che t'ho perduta, ahimé! Chi ha truvato a Zazá,

ca mm''a purtasse a me... Se non troverò lei, ch'è tanto bella,

mm'accontenterò 'e trová 'a sorella... T'amerò, t'amerò,

t'amerò,

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pure a lei glielo dirò

che t'amerò: T'amerò, Zazá! T'amerò, Zazá!

T'amerò, Zazá! Zazá, Zazá, za-za-za-za...

che t'amerò ll'aggi''a cuntá... Con tua sorella aggi''a sfugá... Zazá, Zazá, za-za-za-za...

Zazá, Zazá, za-za-za-za...

comm'aggi''a fá pe' te truvá?! I', senza te, nun pòzzo stá! Zazá, Zazá,

za-za-za-za-za... Za-za-za-za-za-za-zá...

E NON STA BENE Pisano - Cioffi Bella,

cu ll'uocchie belle, cu 'a faccia bella na stella si'...

Tu, cu sti ppónte 'e stelle, mi pungi il cuore:

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mi fai morí!

Avevam''a spusá p''a fin''o mese... ma tu dicesti: "Mo tengo da fare lo sai che a Roccaraso devo andare...

io só' nata pe' sciá... che m'importa di sposá!?"

E non sta bene! Sei una vigliacca Marí', mi spacchi il cuore... ma fai cilecca Marí'!

Io nun te faccio ascí, te scasso 'e sci,

te scasso 'e sci... Se tu resti con me,

te compro 'e sciù, te compro 'e sciù... Si po' truove scé-scé,

povera a te, povera a te:

Io te scasso 'e sci, nun te compro 'e sciù, e del tuo scé-scé,

io me ne freghé! nfré!

Pe' na sciata tu te pierde a me?

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io mme ne trovo n'ata meglio 'e te...

ti assicuro sí, che se vai lassù, certamente non ti sposo più!

nfrù!

Bocca... che bella bocca che tieni in bocca!... ma che ne fo'...

quando cu 'a stessa bocca che tieni in bocca, mi hai detto: No!?

Mi fai parlare solo come un pazzo... tu preferisce 'a neve e no stu...core che batte, pulsa e palpita d'amore...

vuoi partire pe' sciá e mi resti solo qua?! E non sta bene...

............................ Chiagne?

Ma pecché chiagne? Nèh, chella chiagne! che chiagne a fá?

Questo non mi stupisce, mi intenerisci pe' ghí a sciá!... T'hê miso 'o cuppulone e 'e pantalone...

'e scarpe chiene 'e chiuove e 'a sciarpa 'e lana...

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la donna che ripudia la sottana,

non è donna...sai cos'è? E' una...pápera, quest'è!

E non sta bene! .........................

FATTE FA' 'A FOTO Pisano - Cioffi

'A che facimmo 'ammore tutt'e duje, nun aggio avuto nu ritratto tujo...

Dice ca nun 'o tiene pe' mm''o dá, ma i' tengo 'o mezzo pronto pe' t''o fá: Mm'ho comprato una Kodak,

ca 'un appena 'a tocco: Tac! gira 'a molla, fa nu scatto, e te caccia nu ritratto...

T''a vuó' fá fá na foto? T''a vuó' fá fá na foto? Jammo, fattélla fá, bellezza mia...

Io metto a fuoco e...tá! tu si' venuta giá... Fatte fá 'a fò'...

fatte fá 'a fò'... fatte fotografá! Nuje ce vedimmo quase ogne mumento,

ma chistu fatto nun mme fa cuntento.

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'A notte, comme faccio a te vedé,

si nu ritratto nun 'o pòzzo avé? E perciò cu 'sta Kodak,

metto 'o dito e faccio...Tac! Chella vène llá pe' llá e mm''a vaco a sviluppá...

T''a vuó' fá fá na foto?... .......................................

'A primma ca te faje ce pruove gusto: Di faccia, di profilo...a mezzo busto... E va a ferní ca po' mme dice a me:

"Una non basta: me ne faccio tre!" E io stó' pronto cu 'a Kodak,

sempe pronto: Tac, tac!... Chillo 'o rollo è luongo 'o ssá'... Dimme: quante ne vuó' fá?

T''a vuó' fá fá na foto?... .......................................

GUAPPARIA

Bovio - Falvo Scetáteve, guagliune 'e malavita... ca è 'ntussecosa assaje 'sta serenata:

Io sóngo 'o 'nnammurato 'e Margarita

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Ch'è 'a femmena cchiù bella d''a 'Nfrascata!

Ll'aggio purtato 'o capo cuncertino, p''o sfizio 'e mme fá sèntere 'e cantá...

Mm'aggio bevuto nu bicchiere 'e vino pecché, stanotte, 'a voglio 'ntussecá...

Scetáteve guagliune 'e malavita!... E' accumparuta 'a luna a ll'intrasatto, pe' lle dá 'o sfizio 'e mme vedé distrutto...

Pe' chello che 'sta fémmena mm'ha fatto, vurría ch''a luna se vestesse 'e lutto!...

Quanno se ne venette â parta mia, ero 'o cchiù guappo 'e vascio â Sanitá... Mo, ch'aggio perzo tutt''a guapparía,

cacciatemmenne 'a dint''a suggitá!... Scetáteve guagliune 'e malavita!...

Sunate, giuvinò', vuttàte 'e mmane, nun v'abbelite, ca stó' buono 'e voce! I' mme fido 'e cantá fino a dimane...

e metto 'ncroce a chi...mm'ha miso 'ncroce... Pecché nun va cchiù a tiempo 'o mandulino?

Pecché 'a chitarra nun se fa sentí? Ma comme? chiagne tutt''o cuncertino, addó' ch'avess''a chiagnere sul'i'...

Chiágnono sti guagliune 'e malavita!...

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I DUE GEMELLI

Pisano - Cioffi Tu si’ nata pe’ te mmaretá,

pecché si’ femmena... Io só’ nato pe’ mme spusá a te... pecché só’ másculo... E mme ll’hê 'a fá passá chistu gulío:

Io mme piglio a te, tu te piglie a me... tesoro mio...

Io benedico a mámmeta, ca se spusaje a páteto,

e te facette nascere pe’ fá felice a me... E voglio duje gemelle belle, belle, belle, belle...

'o maschio e 'a femmenella belle, belle, belle, belle... 'A nennélla tale e quale a te...

'O nennillo tale e quale a me... Na figlióla bella comm’a te,

nun pò cchiù nascere... 'Mmiez’a tutt’’e bbelle saje che si’? 'A meglia 'e Napule! Pirciò famme passá 'sta pecundría,

jammo, dice si’...

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nun mme fá murí,

sciascióna mia... Io benedico a mámmeta

....................................... Chesto t’’o ddicevo n’anno fa...

mo si’ muglierema... E si’ nata pe’ mme fá schiattá... 'nfamóna 'e femmena! Ma si mme piglia 'ncapa 'a pazzaría

io te sciacco a te... o tu sciacche a me... parola mia...

Io strafucasse a mámmeta ca se spusaje a páteto

e te facette nascere pe’ fà infelice a me... Mm’hê fatto duje gemelle belle, belle, belle, belle...

'O maschio e 'a femmenella belle, belle, belle, belle... 'O guaglione, brutto comm’a che!

'A guagliona, cchiù carogna 'e te! Finale:

Ma comme io dico: páteto, se va a 'ncuntrá cu mammeta... Se sposano e cumbinano

stu ddiece 'e guajo a me?!...

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Mm’hê fatto duje gemelle

belle, belle, belle, belle... ..........................................

INDIFFERENTEMMENTE

U. Martucci - S. Mazzocco Tramonta 'a luna...

e nuje, pe' recitá ll'ùrdema scena, restammo mane e mane, senza tené 'o curaggio 'e ce guardá...

Famme chello che vuó' indifferentemente, tanto 'o ssaccio che só':

pe' te nun só' cchiù niente!... E damme stu veleno, nun aspettá dimane...

ca, indifferentemente, si tu mm'accide nun te dico niente. E ride pure,

mentre mme scippe 'a pietto chistu core!?... Nun sento cchiù dulore e nun tengo cchiù lacreme pe' te...

Famme chello che vuó' ......................................

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Finale:

...e indifferentemente io perdo a te!...

LA PANSE’ Pisano - Cioffi Ogni giorno cambi un fiore

e lo appunti in petto a te... Stamattina, sul tuo cuore, ci hai mettuto una pansé...

E perché ce l'hai mettuta? se nun sbaglio l'ho capito... Mi vuoi dire, o bella fata,

che tu pensi sempro a me... Ah!.... Che bella pansé che tieni, che bella pansé che hai...

me la dai? me la dai? me la dai la tua pansé?

Io ne tengo un'altra in petto e le unisco tutt'e due: Pansé mia e pansé tua...

in ricordo del nostro amor! Questo sciore avvellotato, tanto caro io lo terrò... Quando si sará ammosciato,

io me lo conserverò....

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Ci ha tre petali, tesoro,

e ogneduno ci ha un pensiero... sono petali a colori: uno giallo e due marrò...

Ah!... Che bella pansé che tieni... ............................................

Tu sei come una fraffalla che svolacchia intorno a me... Poi ti appuoi sulla mia spalla con il pietto e la pansé...

Io divento un mammalucco, poi ti vaso sulla bocca e mi sembra un tricchi-tracco

questo vaso che do a te! Ah!... che bella pansé che tieni...

...........................................

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MARE VERDE

parole di G. Marotta (musica Mazzocco) Nonn’è campagna è mare, è mare verde:

nu golfo d’erba, na scugliera ‘e fronne, ca luntano se perde sott’ ‘o cielo d’está…

E pe stu mare verde senza fine, suonno d’ ‘a vita mia, cchiù carnale e gentile

tu cammine cu mmè… Ll’ombra te veste ma te spoglia ‘o sole: sii’ dd’oro comm’ ‘o ggrano…

Tremmanno ‘e passione t’astregno sti mmane… e ‘o mare verde,

ce ‘ncanta e ce perde, abbracciáte accussí… II

Nu bbosco dorme (*) e ccanta na surgente… Sisca nu treno sott’ ‘a na muntagna…

va sbarianno co’ viento, na palomma ccá e llá…

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E pe stu mare verde senza fine,

suonno d’ ‘a vita mia, cchiù carnale e gentile tu cammine cu mmè…

Ll’ombra te veste ma te spoglia ‘o sole: sii’ dd’oro comm’ ‘o ggrano… Tremmanno ‘e passione

t’astregno sti mmane… e ‘o mare verde, ce ‘ncanta e ce perde, abbracciáte accussí…

Finale:

E ce perdimmo pe stu mare verde… Stu mare verde…

(*)versione cantata da Roberto Murolo

MARUZZELLA Bonagura - Carosone

Ohé! Chi sente? E chi mo canta appriesso a me?

ohé, pe' tramente s'affaccia 'a luna pe' vedé! Pe' tutta 'sta marina

'a Pròceda a Resína,

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se dice: "Guarda llá,

na femmena che fa!" Maruzzella, Maruzzè'...

t'hê miso dint'a ll'uocchie 'o mare e mm'hê miso 'mpiett'a me nu dispiacere...

Stu core mme faje sbattere cchiù forte 'e ll'onne quanno 'o cielo è scuro... Primma me dice "sí",

po', doce doce, mme faje murí... Maruzzella, Maruzzé'...

Ohé! Chi mm'ajuta? Si tu nun viene a mm'ajutá?

Ohé, mm'è venuta na voglia ardente 'e te vasá. E vieneténne oje bella...

e damme 'sta vucchella ca, pe' mm'avvelená, 'e zùccaro se fa...

Maruzzella, Maruzzè'...

...................................... MM'AGGI''A

CURA'

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Pisano - Cioffi

Mm'aggi''a curá...Mm'aggi''a curá: 'Mmiez'a 'sta capa,

na cosa pesante pesante mme sento... Mi fermo qua...mi fermo lá... e, a squarciagola,

mi metto a contare da uno a trecento!... E' pazzo 'o 'í!...

E' pazzo 'o 'í!... 'A gente dice: Fuíte, fuí'!...

Il viso del folle, l'ho fatto per te;

il grugno del pazzo, lo tengo per te... Ho venduto trecento carrozze, ho venduto trecento palazzi...

'A faccia d''o pazzo... l'ho fatta per te!

Comme mme pesa 'sta capa, nèh! Comme mme pesa 'sta capa, nèh! Aíza!

Ched è? Aíza! Ched è?

'A capa mme pesa, gué!

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Mm'aggi''a curá!...Mm'aggi''a curá! Oggi il dottore mi ha detto: "Mio caro, vuje state 'nguajato!

Guardáte qua...toccáte qua..." E, aret''a capa, na specie 'e na palla

'e tennis ha truvato... E' tosta 'a 'í!... E' tosta 'a 'í!...

Ah, comm'è tosta 'sta palla 'e tenní...

Il viso del folle l'ho fatto per te... 'A capa cu 'a palla

'a tengo pe' te! Ho venduto tre quadri e uno schizzo, quattro penne di struzzo e un arazzo... 'A faccia d''o pazzo...

l'ho fatta per te! Comme mme pesa 'sta capa, nèh!

....................................................... Mm'aggi''a curá...Mm'aggi''a curá!

Ih, che mm'hê fatto o donna perversa, bugiarda e spergiura!... Che pòzzo fá?...Che pòzzo fá? Se mi suicido,

vedendomi morto,

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mme metto paura!

Mm'aggi''a spará! - Nun te spará!... -

'A gente dice che è meglio a campá.

Il viso del folle l'ho fatto per te! Allora mo campo... ch'è meglio pe' me!

Mo mme magno na sarda e na pizza, na scamorza e na capa 'e merluzzo: 'O pranzo d''o pazzo...

lo faccio per te! Comme mme pesa 'sta capa, nèh!

....................................................... Finale:

Ched è?!...Ched è?!... 'sta capa, 'sta capa, 'sta capa mme pesa a me!...

'O

MALAMENTE Viviani E sissignore,

mm'ha fatto piacere

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che t'hê truvato a n'atu 'nnammurato!

Ma pe' favore, almeno 'int''o quartiere, nun fá accapí ca mm'hê licenziato... si no t'aggi''a sfriggiá...

pe' dignitá... Pe me, 'a prigione,

è comme fosse nu casino ca ce vaco a villeggiá... Senza ragione, na carriera 'a malandrino,

nun mm''a pòzzo arruviná pe' fá 'ammore cu te!

I', dint'a niente, mme sceglio n'ata amante: Tengo a cinquanta femmene 'e riserva...

C'è l'avvenente, ce sta l'affascinante... e ognuna 'e chesta mme facesse 'a serva, p''o sfizio 'e se vedé vicino a me...

Sciurillo giallo, ch'aggi''a fá si sóngo bello?

Te ne vaje? Peggio pe' te! Vutanno 'e spalle, doppo n'uocchio a zennariello,

vide 'e ffemmene 'e cadé comm''e ccarte 'a jucá! Mo, per favore,

mi devi ritornare

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'o fazzuletto 'e seta: sta tre lire.

Certo, un signore non se lo fa ridare... ma io mm''o piglio poi per non sentire:

"Ll'oggette comme va, nun s''e ffa dá?!" Rutto pe' rutto,

damme pure 'e seje ferriette e 'a butteglia 'e brillanté... Certo fa brutto, ma 'e riale ca te dette,

nun t''e ppozzo rummané: Ll'aggi'ancora 'a pavá!

'O SCHIAFFO

Vento - Albano ('Nnanz'ô cafè) Nun ve mettite 'ncerimonie, grazie...

ca nun è ora 'e farce cumplimente... Anze ve prego molto gentilmente, susiteve...pecché v'aggi''a parlá...

Amice, permettete... no, nun v'incomodate...

ca nun succede chello ca penzate: io ll'amicizia 'a saccio rispettá... Però mme piglio collera quanno qualcuno, falsa, 'a vò' trattá.

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(Dint''o vico)

V''o vvoglio dí pe' vostra norma e regola: ajeressera îte sbagliato assaje...

Na curtellata si', ma schiaffe maje, penzátelo nu schiaffo che vò' dí...

'Ngiulina nun è chella ca vuje ve 'mmagginate... 'e schiaffe date a essa, a chi aspettate ca nun 'e rripetite pure a me?!

Facite scuorno a ll'uommene... tutto pe' tutto...ll'arma aggi''a vedé!...

(L'arresto) E sissignore...brigadié'...purtáteme

'ncopp''a Quistura, ô carcere...'ngalera... chi dice niente?...ma cu cchiù maniera... ll'aggio ferito? 'O ssaccio...comme?...Chi?

Nun è ferito?...è muorto!? Mme state cunzulanno... ll'uommene 'e niente chesta fine fanno!...

Mo niente cchiù desidero...pecché, tenevo ccá nu písemo... e mo mm''aggio levato...Brigadié'!

PÍGLIATE NA PASTIGLIA Nisa - Carosone

Io cammino ogne notte,

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io cammino sbarianno,

io nun tengo maje suonno, nun chiudo maje ll'uocchie e nun bevo cafè!

Coro: Va' te cócca, siente a me!... Va' te cócca, siente a me!... Na perziana ca sbatte,

nu lampione ca luce... e nu 'mbriaco ca dice, bussanno a na porta: "Mm'arape, Cuncè'?"

'A tre mise nun dormo cchiù: na vucchella vurría scurdá... gente, diciteme comm'aggi''a fá?

Coro: Pígliate na pastiglia! Pígliate na pastiglia, siente a me...

Pe' mme fá addurmí, pe' mme fá scurdá, il mio dolce amor! Coro: Pígliate na pastiglia!

Pígliate na pastiglia, siente a me... Pe' mme fá sentí,

come un gran pasciá e mm'inebria il cuor! Dint''e vvetrine 'e tutt''e farmaciste,

la vecchia camomilla ha dato il posto alle palline 'e glicerofosfato - bromotelevisionato - grammi: zero, zero, tre...

Ah!...

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Coro: Pígliate na pastiglia,

siente a me! Dint''o scuro na gatta,

mastecanno na sarda, doce doce mme guarda, mme guarda, se struscia,

miagola e fa: Coro: Siente a me: vatte a cuccá! Siente a me: vatte a cuccá! Só' nu ciuccio 'e carretta,

carrecato d'ammore ca se tira stu core... stu core, ca cerca

la felicitá!... 'A tre mise nun dormo cchiù: na vucchella vurría scurdá!...

Gente, diciteme comm'aggi''a fá? Coro: Pígliate na pastiglia!... ......................... .........................

Finale: Dint''e vvetrine 'e tutt''e farmaciste, la vecchia camomilla ha dato il posto

alle palline 'e glicerofosfato - bromotelevisionato - diddittí, bicarbonato,

borotalco e seme 'e lino, cataplasma e semolino, na custata â fiorentina, mortadella e duje panine

cu nu miezu litro 'e vino,

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nu caffé con caffeina,

grammi: zero, zero, tre!... Ah!... Coro: Pígliate na pastiglia,

siente a me!

PUPATELLA Bovio - Buongiovanni

Quanto ve prego, continuate! chest'è 'a serata d''e ttarantelle...

State abballanno? E abballate, ca nun mme 'mporta 'e niente mo ca, 'mpruvvisamente,

só' asciuto a libertá! (Pecché triemme? Nun hê 'a tremmá... jammo abballa...nun fá abbedé)

e ride, ca si ride si' cchiù bella, Pupatè'... E abballa 'a tarantella

ca i' tengo mente a te! Mm'hanno menato quatto palomme

ca só' arrivate dint''e ccancelle; steva signato nu nomme: 'o nomme 'e chist'amico ca vò' abballa cu tico

pe' fá nu sfreggio a me...

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(Pecché triemme? Nun hê 'a tremmá... ................................................................

Dint''e ccancelle, cierti mumente, sti mmane a morze mme só' magnáte! I' nun capevo cchiù niente...

Dicevo: E comm'è stato s'i' stóngo carcerato p'essa? (Pe' te! Pe' te!)

(Viene, abballa, strígnete a me... quanno abballe si' sempe tu...) 'O vi' ll'amico tujo ca sta tremmanno,

Pupatè'... 'O ssape ca i' te scanno ma nun t'ajuta a te!

REGINELLA

Bovio - Lama Te si' fatta na vesta scullata,

nu cappiello cu 'e nastre e cu 'e rrose... stive 'mmiez'a tre o quatto sciantose e parlave francese...è accussí?

Fuje ll'autriere ca t'aggio 'ncuntrata fuje ll'autriere a Tuleto, 'gnorsí...

T'aggio vuluto bene a te!

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Tu mm'hê vuluto bene a me!

Mo nun ce amammo cchiù, ma ê vvote tu, distrattamente,

pienze a me!... Reginè', quanno stive cu mico,

nun magnave ca pane e cerase... Nuje campávamo 'e vase, e che vase! Tu cantave e chiagnive pe' me!

E 'o cardillo cantava cu tico: "Reginella 'o vò' bene a stu rre!"

T'aggio vuluto bene a te! .........................

Oje cardillo, a chi aspiette stasera? nun 'o vvide? aggio aperta 'a cajóla! Reginella è vulata? e tu vola! vola e canta...nun chiagnere ccá:

T'hê 'a truvá na padrona sincera ch'è cchiù degna 'e sentirte 'e cantá...

T'aggio vuluto bene a te! .........................

SIMMO 'E NAPULE

PAISA'

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Fiorelli - Valente

Tarantella, facennoce 'e cunte, nun vale cchiù a niente

'o ppassato a penzá... Quanno nun ce stanno 'e tramme,

na carrozza è sempe pronta n'ata a ll'angolo sta giá: Caccia oje nénna 'o crespo giallo,

miette 'a vesta cchiù carella, (...cu na rosa 'int''e capille, saje che 'mmidia 'ncuoll' a me...)

Tarantella, facènnoce 'e cunte, nun vale cchiù a niente

"'o ppeccomme e 'o ppecché..." Basta ca ce sta 'o sole, ca c'è rimasto 'o mare,

na nénna a core a core, na canzone pe' cantá...

Chi ha avuto, ha avuto, ha avuto... chi ha dato, ha dato, ha dato... scurdámmoce 'o ppassato,

simmo 'e Napule paisá!... Tarantella, stu munno è na rota: chi saglie 'a sagliuta,

chi sta pe' cadé!

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Dice buono 'o mutto antico: Ccá se scontano 'e peccate... ogge a te...dimane a me!

Io, nu poco fatto a vino, penzo ô mmale e penzo ô bbene...

ma 'sta vocca curallina cerca 'a mia pe' s''a vasá! Tarantella, si 'o munno è na rota,

pigliammo 'o minuto che sta pe' passá...

Basta ca ce sta 'o sole, Tarantella, 'o cucchiere è n'amico:

Nun 'ngarra cchiù 'o vico addó mm'ha da purtá... Mo redenno e mo cantanno,

s'è scurdato 'o coprifuoco, vò' surtanto cammená...

Quanno sta a Santa Lucia, "Signurí', - nce dice a nuje - ccá nce steva 'a casa mia,

só' rimasto surtant'i'..." E chiagnenno, chiagnenno, s'avvía... ...ma po', 'a nustalgía,

fa priesto a ferní...

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Basta ca ce sta 'o sole,

Tammurriata nera

Io nun capisco 'e vvote che succere e chello ca se vere nun se crere. E' nato nu criaturo, è nato niro, e 'a mamma 'o chiamma gGiro,

sissignore, 'o chiamma gGiro. Seh, vota e gira, seh

seh, gira e vota, seh ca tu 'o chiamme Ciccio o 'Ntuono, ca tu 'o chiamme Peppe o gGiro,

chillo 'o fatto è niro niro, niro niro comm'a cche... S''o contano 'e cummare chist'affare

sti cose nun so' rare se ne vedono a migliare. 'E vvote basta sulo 'na 'uardata, e 'a femmena è rimasta sott''a botta

'mpressiunata. Seh, 'na 'uardata, seh

seh, 'na 'mprissione, seh va truvanno mò chi è stato, c'ha cugliuto buono 'o tiro chillo 'o fatto è niro niro, niro niro comm'a

cche...

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E dice 'o parularo, Embè parlammo, pecché si raggiunammo chistu fatto ce 'o spiegammo.

Addò pastin' 'o grano, 'o grano cresce riesce o nun riesce, semp'è grano chello ch'esce.

Meh, dillo a mamma, meh meh, dillo pure a me conta 'o fatto comm'è ghiuto

Ciccio, 'Ntuono, Peppe, gGiro chillo 'o fatto è niro niro, niro niro comm'a che...

Seh 'na 'uardata seh seh 'na 'mprissione seh và truvanno mò chi è stato

c'ha cugliuto buono 'o tiro chillo 'o fatto è niro niro, niro niro comm'a cche...

'E signurine 'e Caporichino fanno ammore cu 'e marrucchine, 'e marrucchine se vottano 'e lanze,

e 'e signurine cu 'e panze annanze. American espresso,

ramme 'o dollaro ca vaco 'e pressa sinò vene 'a pulisse, mette 'e mmane addò vò isse.

Aieressera a piazza Dante

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'o stommaco mio era vacante,

si nun era p''o contrabbando, ì' mò già stevo 'o campusanto.

E levate 'a pistuldà uè e levate 'a pistuldà, e pisti pakin mama

e levate 'a pistuldà. 'E signurine napulitane fanno 'e figlie cu 'e 'mericane,

nce verimme ogge o dimane mmiezo Porta Capuana.

Sigarette papà caramelle mammà, biscuit bambino

dduie dollare 'e signurine. A Cuncetta e a Nanninella 'e piacevan'e caramelle,

mò se presentano pe' zitelle e vann'a fernì 'ncopp'e burdelle.

E Ciurcillo 'o viecchio pazzo s''è arrubbato 'e matarazze e ll'America pe' dispietto

ce ha sceppato 'e pile 'a pietto. Aieressera magnai pellecchie 'e capille 'ncopp''e recchie

e capille e capille

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e 'o recotto 'e camumilla...

'O recotto,'o recotto e 'a fresella cu 'a carna cotta, 'a fresella 'a fresella

e zì moneco ten''a zella. tene ‘a zella ‘nnanze e arreto uffa uffa e comme fete

e lle fete e cane muorto uè pe ll’anema e chillemmuorto. E levate 'a pistuldà

uè e levate 'a pistuldà, e pisti pakin mama e levate 'a pistuldà.

TATONNO 'E

QUAGLIARELLA Capurro - Buongiovanni Facite comm'a me, senza timore:

cufféjo pure 'a morte e 'a piglio a risa... Io só' cuntento meglio 'e nu signore pecché tengo una faccia e una cammisa...

E quanno metto 'a lengua 'int''o ppulito, che ne facite 'a lengua 'e nu paglietta!?

Embé, quanto stimate 'a palla 'e vrito, chi vò' stá buono, ha da sapé 'a ricetta! Si ll'ommo tutt''e cchiacchiere

vulesse sentí dicere,

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quanta fasule e cícere

se mettarría a scartá! E si tenite 'a freve,

lassáte stá 'o cchinino... Addó' sta 'o mmeglio vino, 'o gghiate a pigliá llá!

Ce steva nu scarparo puveriello, chiagneva sempe ca purtava 'a croce... 'A sciorte lle scassaje 'o bancariello

e pe' se lamentá...perdette 'a voce! Quann' è 'a staggione, vaco ascianno sulo

na bona fritta 'e puparuole forte... Nu piezz''e pane, 'nziem'a nu cetrulo, e 'o riesto, 'o vvotto dint''a capa 'e morte!

Che tengo 'e figlie o aggi''a penzá ô pesone? I' faccio ogne arte e ghièsco p''a campata! Si è p''a lucanna, sott'a nu bancone,

se dorme frisco e puó' passá 'a nuttata... Riguardo ô ttaffiatorio,

mm''a scorcio bona 'a máneca e addó' se vénne 'agliáneca, truvate sempe a me!

Menammo tutto a buordo fintanto ca se campa: Dimane, forze, 'a lampa

se putarría stutá...

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Che brutta cosa ch'è a tirá 'a carretta quanno nisciuna mano vótta 'a rota! Nun sèntere cunziglie, nun dá retta,

ca senza ll'uoglio chella nun avota! Pe' spartere aggio avuto quacche botta

ma nun mme sóngo miso maje paura! na vota, 'int'a n'incendio a Foregrotta, salvaje, 'a dint''o ffuoco, na criatura...

Quann'i' só' muorto, ll'hann''a aizá 'sta crapa! Nisciuno chiagne, manco p''o mumento... Ll'esequie è bello e pronto: 'ncapa e 'ncapa

e vaco â sala e Ricanuscimento! Quann'è fernuta ll'opera,

pezzente o miliunario, s'ha da calá 'o sipario e s'ha da arricettá...

Pe' chesto, 'o servo vuosto Tatonno 'e Quagliarella, 'o ccisto 'int''a garsèlla,

nun s''o ffa maje mancá... E quanno 'o libbro mio sarrá fernuto,

nisciuno diciarrá si è bello o brutto... Ma, primma 'e ve dá ll'urdemo saluto, ne voglio n'atu litro...'e chell'asciutto!

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TEOFILO

PENNACCHIO Pisano – Cioffi

Sull'onore non si scherza! Sull'onore non si scherza!... Nuje redimmo e pazziammo

ma ll'onore nn''o tuccammo! Pane e cacio, pane e pane, ma ll'onore

nce ha da stá! Cu Teòfilo Pennacchio ce sta poco 'a pazziá!

Il motivo che mi ha indotto a lasciarti, cuore ingrato,

è che tu hai calpestato il vocabolo: "Onestá"... Perdonai la leggezza

col trattore Fidomanzo, perché mi arrivava il pranzo quattro o cinque volte al dí...

Chiusi gli occhi sull'affare del dentista Latastiera

perché lui, questa dentiera, nun mm''ha fatto maje pavá... Ma mo, no!...

Ora tu, brutta vigliacca,

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mi hai toccato sull'onore

ed infanghi il mio casato con un vil barbitonsore...

Ma mo, no!... Questo fatto, cara moglie, francamente non mi garba,

nu barbiere, 'o mmeglio 'o mmeglio, che mme fa? Mme fa na barba! Non ti voglio genuflessa,

No! No! Non ti chiedo un pentimento, No! No!

Per lo meno, stu barbiere, mme facesse 'abbonamento! E si no po', 'a veritá,

non c'è proprio dignitá! Sull'onore non si scherza! sull'onore non si scherza...

Nuje redimmo e pazziammo ma ll'onore nn''o tuccammo! Pane e cacio,

pane e pane, ma ll'onore nce ha da stá!

Cu Teòfilo Pennacchio, ce sta poco 'a pazziá! .....

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Il motivo che mi ha indotto

a gridar come un ossesso è che tu, senza permesso jesce e vaje 'a ccá e 'a llá!

Te 'ncucciaje, pe' Via dei Mille, con il sarto Balzerotto...

lui mi fece nu cappotto e la rabbia se ne andò... 'O cappotto, sissignore,

ma il sergente Saccarina mm'ha mannato na cinquina... 'a putevo rifiutá?!

Ma mo, no!... Ora tu, moglie incosciente,

senza l'ombra del dovere, ti fai metter gli occhi addosso da un qualunque cantiniere?!

Ma mo, no!... Questo fatto, o mia consorte, è una cosa assai noiosa...

Che mme dá nu canteniere? Miezu litro e na gassosa?

Io non dico comprá i dolci... No! No!... Cacciá i soldi dalla tasca... No! No!...

Ma dich'io, che ce refonne

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si mme manna 'o vino a Pasca?

E si no, po', 'a veritá, non c'è proprio dignitá!

Sull'onore non si scherza... sull'onore non si scherza...

Il motivo che mi ha indotto a parlar col mio legale, è perché non è morale la condotta tua con me:

T'incontrai, na sera 'e maggio, col tenore Catafalchi...

ma mme dette duje o tre palchi e io dicette: "Bèh, va bè'!"

T'incontrai tre sere dopo col baritono Sciascióne... ma mme dette doje pultrone e io dicette: "Lascia andá!"

Ma mo, no!... Ora tu, brutta carogna,

senza scuorno, senza duolo, te ne vaje p''e Ponte Russe con un vile pizzajuolo!

Ma mo, no!... Questo fatto, cara moglie, ti assicuro che mi adíra...

Che mme dá nu pizzajuolo?...

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Na pezzélla 'e meza lira?!

Io non chiedo mari e monti... No! No!...

Io non sono esagerato... No! No!... ma mme spetta o nun mme spetta

nu cazone 'mbuttunato?! E si no, po', 'a veritá, non c'è proprio dignitá!