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VARIANTI DI CONIO NELLE MONETE DEL GOVERNO PROVVISORIO DI VENEZIA E DELLA REPUBBLICA NAPOLETANA di Lorenzo Be ìiesia Questo contributo tende a mette re in luce alcune piccole varianti di conio ri- scontrate nelle monetazioni del Governo Provvisorio di Venezia in carica tra gli anni 1797 e 1798 e dell a Rep ubbl ica Na po - letana del 1799. Non si tratta certo di varianti importanti e di grande interesse, per così dire,collezionistico.Derivanosem- pliccmcntc dall'attenta osservazione di numerosi esemplari comparsi nelle vend i- le pubbliche degli ultimi quindici ann i mettendo così a nudo alcune diff ere nze nella predisposizione dei coni. L'elenco che ne deriva rli certoè ben lontano dall'es- sere completo, tutta via si spera di aver puntualizzato come, anche nella mone- razione contemporanea, spec ie per ce rte zecche ed in alcuni periodi, si possano trovare coni sensibilmente diversi gli uni dagli altri. L'analisi infatti è sicuramente più fruttuosa nelle monetazio ni proprie di periodi di emergenza ma lo è soprattutto per la produzione di quelle zecche che meno erano attente allo standard qualitativo delle emissioni, non tanto sotto il profilo del contenuto intrinseco, quanto piuttosto nell'aspetto esteriore. Tutt isanno. ad esem- pio, che sono rarissime le nella monet azione milanese dei periodi napoleonico ed austriaco, al contrario, an- cora in pieno Ottocento, durante il reg no di Ferdinando Il di Borbo ne, la zecca di Na- poli variava sensibilmente da un anno al- l' altro i suoi coni per cui i collezionisti si sono sempre sbizzarriti alla ricerca di va- rianti curiose, talvolta cap itando di fronte a vistosi errori da parte degli addetti alla produ zio ne de i coni , Per quan to riguarda la letteratura su questo argomento, bisogna dire che gli autori non sono mai andati oltre a qualche ge ne nca osservazione. Trattandosidirnonetazione contempo- ranea sono veramente numerose le opere che trattarono le zecche di Venezia e Na- poli nel periodo cons iderato, L'opera che sicuramentedeveessere presa come riferi- mento primo ed indispensabile è senza du bbio quella di Anton io Pagan i, Mon ete itaìiane daìl 'invasione napoleonìca ai gior- PANORAMA NUMISMAT1CO J I j /97 Ili nostri, opera che ha conosc iuto ben tre edizioni. Però, come è avvenuto per il Corpus Nummorum Italicorum. l 'i ndica- zione delle varianti avviene quando esse siano di carattere epigrafico, vale a dire quando vi siano differenze nelle leggende. come la presenza o meno di punti o di differenti abbreviazioni. Raramente inve- ce vengono anche soltanto accennate va- rianti nella composizione dei coni o nei particolari delle raffigurazioni. La stessa impostazione è stata seguita da tutti glialtri cataloghi o prezzari che sono stati editi dopo que llo del Pagan i. Del resto è evide n- te che soltanto studi specialistici possono arrivare alla segnalazione delle varianti meno appariscenti (che sono appu nto quel- le che non si riscontrano nelle leggende). Anch e le opere dedicate espress amente alle zecche in oggetto, Venezia e Napoli, non hanno approfondito questo aspetto. Per la prima abbiamo preso in considera- zione il volume di Raffaele Paolucci, La zecca di Venezia, volu me II, per la seconda que llo di Michele Pann uti e Vincenzo Ric- cio. Le monete di Napoli. Entrambe non fanno però cenno a differenze nei coni, come del resto era da aspettarsi in lavori che necessariamente dovevano sintetizza- re in poc he centinaia di pagine migliaia di monete ed un numero praticamente infini- to di varianti. Per un quadro complessivo storico e numismatico si rinvia ad opere specializ- zate ed in particolare. per un efficac e rias- sunto, all'articolo di Paolo Pini. Le nuove municipalità espresse nelle monete, parte I e n, in Panorama Numìsmanco num er i 64 e 65. 1993. VENEZIA Alla mort e.di Paolo Renier il 18 feb bra- io 1789 era stato eletto doge di Venezia Lodovico Manin. Verso la fine del secolo XVIlI la situazione italiana era piuttosto precaria in generale ma Venezia conserva- va ancora una certa sua dignità e potenza nonostante un vicino molto ingom brante come l'Austria. saldamente ìnsedìata nel Du cato di Mi lano . Inolt re la po liticaespa n- siva nel Medi terraneo da parte di Vene zia cm soltanto un pallido ricordo, Le autorità cercavano piuttosto di mantenere il con- trollo del la situaz ione interna dove si dif- fondevano sempre più le nuove idee rivo- luzionarie venute da lla Francia. E proprio dalla Francia giunse la fine per la Repub- blica dei dog i. J1ll uglio 1796 le truppe napoleoniche occuparono la città di Verona sebbene Venezia si fosse dichiarata neutrale nella gu erra che divampava sul suolo italiano tra Francesi ed Austriaci. La successiva dichiarazione di guerra di Napoleone tro- vò del tutto impreparata Venezia che non oppose una pur minima resistenza. IIgene- rale francese intimò la deposizione del Maggior Consi glio e l 'instaurazione di un nuovo sistema di governo confann e ai prcccui rivoluzionari francesi. Ludovico Manin non fece altro che abdicare il 12 maggio 1797. Subito dopo venne procla- mato il Go verno provv isor io ed il 16 mag- gio l'esercito francese entrava in città. Mag li ideali repubblicani dietro iquali Napo leone aveva masc herato i suoi piani di conquista e che avevano illuso tanti italiani furo no ben presto smentiti dal suc- cessivo trattato di Campoformido del 17 ottobre 1797 con il quale venivano cedu ti all'Austria il Veneto. l'I stria, la Dalmazia e Canaro. Venezia rimarrà all' Austria fino alla successiva pace di Presburgodel 1805 quando , dopo l'ennesima vittoria dci Bonaparte, venne incorporata nel Regno d' Italia. Nuovamente ritornerà sotto il do- minio austriaco dopo ilcongresso di vienna del 1815. Durante ipochi mesidelGoverno Prov- visorio fu battuta una moneta da lO lire venete in argento. Il peso era di 28.47 gramm i al titolo di 826 millesimi. Titolo e peso erano all'incirca quelli del tallero veneziano (secondo i dal i forniti da l Papadopoli il titolo de ltal lero era di 835 millesimi ed il peso di 28.56 grammi) di cui era ripresa la produzione già durante il doge Pao lo Renier a partire dalla delibera- zione del Senato veneto del 29 dic emb re 1779. Questa mo neta però non aveva potu- 7

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VARIANTI DI CONIO NELLE MONETEDEL GOVERNO PROVVISORIO DI VENEZIA

E DELLA REPUBBLICA NAPOLETANA

di Lorenzo Be ìiesia

Que sto contributo tende a mette re inluce alcune picco le varianti d i conio ri­scontrate nelle monetazioni de l GovernoProvvisorio di Venezia in carica tra glianni 1797 e 1798 e dell a Rep ubbl ica Napo­letana del 1799. Non si tratta certo divarianti importanti e d i grande interesse,per così dire,collezionistico.Derivano sem­pliccmcntc dall'attenta osservazione dinumerosi esemplari comparsi ne lle vend i­le pubbliche deg li ultim i quindici ann imettendo così a nudo alcune differe nzene lla predisposizione dei coni. L' elencoche ne deriva rli certoè ben lontano dall' es­sere completo, tutta via si spera di averpuntualizzato come, anche nella mone­razione co ntemporanea, spec ie per ce rtezecche ed in alcuni periodi , si possanotrovare coni sensibilmente diversi g li unidagli alt ri. L' anali si infatti è sicuramentepiù fruttuosa nelle monetazio ni pro prie diperiodi di emergenza ma lo è soprattu ttoper la produzione di quelle zecche chemeno erano attente allo standard qualitativodelle emissioni, non tanto sotto il profilode l con tenuto intrinseco, qua nto piuttostone ll' aspetto esteriore. Tutt i sanno. ad esem­pio, che sono rarissime le ~ariant i nellamo net az ione mi lanese dei pe r iod inapoleonico ed austriaco , al contrar io, an­cora in pieno Ottocento, durante il reg no diFerdinando Il d i Borbo ne, la zecca di Na­poli variava sensibilmente da un anno al­l' altro i suoi coni per cui i co llezionisti sisono sempre sbizzarriti alla ricerca di va­rianti curiose, talvolta cap itando di frontea vistosi errori da parte degli addetti allaprodu zione de i coni ,

Per quan to riguarda la letteratura suquesto argomento, bisogna dire che gliautori non sono mai anda ti oltre a qualchegenenca osservazione.

Trattandosidi rnonetazione co ntempo­ranea sono veramente numerose le opereche trattarono le zecche di Venezia e Na­poli nel periodo cons iderato, L'opera chesicuramente deve essere presa come riferi­mento primo ed indispensabile è senzadu bbio quella di Anton io Pagan i, Moneteitaìiane daìl 'invasione napoleonìca ai gior-

PANORAMA NUMISMAT1CO J I j / 9 7

Ili nostri, opera che ha conosc iuto ben treedizioni. Però, come è avven uto per ilCorpus Nummorum Italicorum. l'indica­zione de lle varianti avviene quando es sesiano di caratte re epig rafico, vale a direquando vi siano di fferenze nelle leggende.come la presenza o meno di punti o didi fferenti abbreviazioni. Raramente inve­ce vengono anche soltanto accennate va­rianti nella composizione dei coni o ne ipar ticolari de lle raffigurazioni . La stessaimpostazione è sta ta seguita da tutti g li altricataloghi o prezzari che sono stati editidopo que llo del Pagan i. Del resto è eviden­te che soltanto studi specialistici possonoarr ivare alla segnalazione de lle var iantimeno appariscenti (che sono appu nto quel­le che non si riscontrano ne lle leggende).

Anch e le opere dedicate espress amentealle zecche in oggetto, Venez ia e Napol i,non hanno approfond ito questo aspetto.Per la prima abbiamo preso in considera­zione il volume di Raffae le Paolucci, Lazecca di Venezia, volu me II, per la secondaque llo di Michele Pann uti e Vincenzo Ric­cio. Le monete di Napoli. Entrambe nonfanno però ce nno a differenze nei coni,come del resto era da aspettars i in lavoriche necessariamen te dovevano sintetizza­re in poc he centinaia di pagine migliaia dimonete ed un numero praticamente infini­to di varianti.

Per un quadro complessivo storico enum ismatico si rinvia ad opere specializ­zate ed in part icolare. per un efficac e rias­sun to, all'articolo di Paolo Pini . Le nuovemunicipalità espre sse nelle monete, parte Ie n , in Panorama Numìsmanco num eri 64e 65. 1993.

VENEZIAAlla mort e.di Paolo Renier il 18 feb bra­

io 1789 era stato ele tto doge di VeneziaLodovico Manin . Verso la fine del secoloXVIlI la situazione italiana e ra piuttostoprecaria in generale ma Ve nezia conserva­va ancora una certa sua digni tà e potenzanonostante un vic ino mol to ingom brantecome l'Austria. saldamente ìnsedìata ne lDucato di Milano . Inolt re la politicaespa n-

siva nel Medi terraneo da parte di Vene ziacm soltanto un pallido ricordo, Le autoritàcercavano piuttosto di mantenere il con ­trol lo del la situaz ione inte rna dove si dif­fondevano sempre più le nuove idee rivo­luzionarie venute da lla Francia. E proprioda lla Francia giunse la fine per la Repub­blica dei dog i.

J1ll uglio 1796 le truppe napoleonicheoccuparono la città di Veron a sebbeneVenezia si fosse dic hiarata neutrale nellaguerra che divampava su l suolo ital ianotra Fra ncesi ed Austriaci. La successivadichiarazi one di guerra di Napoleone tro­vò del tutto impreparata Venezia che nonoppose una pur minima resistenza. IIgene­rale francese intimò la deposizione de lMaggior Consi glio e l'instaurazione di unnuovo sistema di governo confanne a iprcccui rivoluzionari francesi. LudovicoManin non fece alt ro che abdicare il 12maggio 1797. Su bito dopo venne procla­mato il Go verno provv isor io ed il 16 mag­gio l' esercito francese entrava in città.

Magli idea li repubblicani dietro i qualiNapo leone aveva masc herato i suoi pianid i conquista e che avevano illuso tantiitaliani furo no ben presto smentiti dal suc­cessivo trattato di Campoformido de l 17ottobre 1797 con il quale venivano cedu tia ll' Aust ria il Veneto. l'I stria, la Dalmaziae Canaro. Venezia rimarrà all' Austria finoalla successiva pace di Pre sburgodel 1805quando, dopo l' en nesi ma vit toria dciBo naparte , venne incorpo rata nel Regnod' Italia. Nuovamente ritornerà sotto il do­minio austriaco dopo ilcongresso di viennade l 1815.

Durante i pochi meside lGoverno Prov­visorio fu battuta una moneta da lO lirevenete in argento . Il peso era di 28.47gramm i al tito lo di 826 millesimi. Titolo epeso era no all'incirca que lli de l talleroveneziano (secondo i dali forniti da lPapadopoli il titolo deltal lero era di 835millesimi ed il peso di 28.56 grammi) dicui era ripresa la produzione già durante ildoge Pao lo Renier a part ire da lla de libera ­zione del Senato veneto del 29 dicembre1779. Questa mo neta però non aveva potu-

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fig. 2

to ave rcorso a Ve nezia e nel la Te rraferma.La descrizione de l pezzo in esame è la

seg uente :

DI(dal basso asinistra) (roset ta) L1BERTA'(rosetta) EG UAGLIA NZA ·La Libertà stante a sinistra con asta sor­montata da pileo nell a mano sinistra men­tre tiene po ggiata la destra su di un fascio.d ietro d i lei due bandiere. una tro mba , untamburo e la bocca di un cannone, inesergo,ZECCA · V .. sono ancora A . S .RI (dal bassoa sinistra)ANNO .1.DELL ALlBERTA' ITALI ANA . 1797 (roseua)(roscua) Il LIRE /1 DIECI Il VENETE Il .(rose tta) " Scritta in tre righe in corona diquerc iaContorno a fog lie in ril ievoCNl l ; Pagani I ; Pao lucci 9 18

La rappresentazione del diri tto è unconcentrato dei classici simbo li repubbli­cani. L ' unica indicazione che s i tra tta diuna mon eta veneziana è relegata alla so laV che segue la parola ZECCA: un duroco lpo alla tradizione nu mìsm atica vene­ziana do ve per secoli avevano dominato ilLeon e d i San Marco , il Redentore e lafigura dci doge . Al rovescio veniva recepì-

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ta la nuov a impostazione francese che pre­vedeva. senza tanti fronzoli , la sola ind ica ­zione del valore .

Le lettere A . S . so no le iniziali diAntonio Schabel incisore de i coni.

Fu eme ssa però anche la segue nte mo­neta tipologicamente identi ca ma co n al­cune diffe renze so stanz iali:

D/ (dal basso a sinistra) L1BERTA ' (ro­se tta) EGU AGLIANZALa Libert à stante a sinistra co n asta sor­montata da pileo nell a mano sinistra rncn­Ire tie ne poggiata la destra su d i un fasc io,d ietro di lei d ue band iere, una tro mba, untamburo e la bocca di un canno ne, in ese rgo,Z (rosetta) VR/(dal basso a sinistra) ANNO l . DELLAL1BERTA' ITALI ANALIRE Il DIECI Il VENETE, Serina in trerighe in corona di quercia, SOlt O nel g iro.1797Contorno a foglie in rilievoCN I 3; Pagani 2; Pao lucc i 91 9

Tra le numerose, piccole differenze chesi riscontrano tra le due monete si possonosegnalare, al diritto , le lett ere ZV, ebbre­viazione di ZECCA · V. ta sco mparsa dell e

iniz iali dell'incisore e, al rovescio, la coro­na di quercia che non è più co mposta dadue rami annodati in basso ma da un unicoramo che si distende in senso ant iorariomentre la data è sta ta posta in basso, ne lg iro, anzi ché subito a seguire la leggenda.

Venendo ora più in dettaglio al l' analisidell e varianti di conio della prima varietà ,d iciamo subito che è stata effettuala su uncampio ne d i 27 esemplari appa rsi nellevendite pubbli che degli ult imi dicc i annicirca . In quest o campione so no siate ri­scontrate due distin te coppie d i coni.

Met tiamo a co nfron to la prima coppia(fig. I) con la seconda (fig. 2) . Oltre adaltre , piccole d ifferenze , si notano le se­gue nti varianti:

Prima coppiaDiritto: l'estre mità de lla tro mba è stretta

e o ltrepassa la rosetta al l' in izio della leg­ge nda ; la punta della bandiera sfiora q uas ila lettera E di L1BERTA"; la seco nda ro-­setta ha distan za infe rio re dalla A diL1BERTA ' ; le iniziali A · S · comincianoSOltO la Z di ZECCA; il tamburo a destrapoggia al di là del basamento .

Rovescio: la leggenda inizia lontanodalla rosetta, i due capi della corda che

p~ NUII.ISAIA'I1CO 111 / 9 7

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LA NUMISMAD CA PER COB RI5 pONDE NZA

(Specifi care tipo di collezione)

LISTINI GRATUITI

DI (dal basso a sinistra) REPUBBLICANAPOLITANALa Libertà stante a destra con asta sormon­rata da pileo nella mano destra mentretiene poggiata la sinistra su di un fascio,l'asta è poggiata al centro di una coronarovesciata a terraR/(dal bnsso a sinistra) ANNO SETTIMODELLA LlBERTA

NAPOLILe truppe francesi, conquistato il nord

Italia, piano piano dilagarono anche alcentro ed al sud della penisola. Nel 1798conquistarono Roma. Ne furono scacciatida un esercito napoletano ma subito dopola ripresero ed anzi inseguirono i loro at­taccanti fino a Capua . Qui fu firmata lapace mentre nel dicembre del 1798 il reFerdinando IV abbandonava la capitaledel suo regno per rifugiarsi in Sicilia soltola protezionedella flotta inglese. Ilgenera­le francese Championnet entrava in Napoliil22 gennaio 1799. Ilgiornodopo, seguen­do un copione già adottato altrove, vennedichiarata la Repubblica. A rcggerla furo­nochiamatiautorevoli esponentidella cul­tura e della nobiltà cittadina che però man­carono di quel piglio e di quella decisionenecessari per ingraziarsi il favore dellapopola zione formando così un solco al­l'm temo della società napoletana.

Il caos infatti regnava in tutto il Regnoe soltanto le forze francesi, dove eranopresenti. riuscivano a mantenere l' ordine.Così , quando i Francesi lasciarono Napoliil? maggio, furono i soli patrioti ad affron­tare l' esercito raccolto dal cardinale Ruffonelle province per spodestare il governorepubblicano divenuto nel frattempo assaiimpopolare per l' appoggio dato agli odiatifrancesi.

Nonostante l' eroica difesa, sia per terrache per mare, contro la flotta inglese, ipatrioti repubblicani vennero costretti acapitolare firmando la resa il 19 giugnocon la promessa di aver salva la vita e dipotersi imbarcare per la Francia. 11 pattoperò venne cinicamente rinnegato dal reFerdinando qualche giorno dopo: i capidella rivolta furono allora arrestati e con­dannat i a morte od a forti pene.

Durante i pochi mesi della RepubblicaNapoletana vennero battuti quattro tipi dimonete: la piastra da 12 carlini e la mezzapiastra da 6 in argento , il 6 ed il4 tornesi inrame. In questo articolo soffenneremo lanostra analisi soltanto sulle prime duemonete in argento che risultano battute dalmarzo al giugno 1799.

Vediamo la descrizione della piastrada 12 carlini:

GLlAN ZA e scende parallelamente allabandiera. Anche inquesto caso, esaminan­do diversi esemplari, si osserva il progres­sivo allargamento della crepa: prima è unasottile striscia quasi diritta, poi, invece diallungarsi, s iallarga verso il basso copren­do interamente la lettera U ed arrivandoquasi alla punta della bandiera.

L'an alisidell' esemplare di cui alla fig.3 permette di fare anche qualche conside­razione su di una variante, questa voltaepigrafica. da tempo segnalata nella lette­ratura numismatica. Infatti. al rovescio,nel millesimo, tra il numero l c 797 com­pare, ben evidente, un punto. La segnala­zione di questo punto era già stata fatta daicompil atori de l Corp us Nu mm orumItalicorurn che, nel volume ottavo, l' ave­vano riportata al numero 2 riprendendoladalla collezione Cunieni. Anche il Paganila riprese al numero la.

E' ovvio che la presenza di questopunto non ha alcun senso sotto il profiloepigrafico, ma soprattutto si noterà che ilconio del rovescio è lo stesso segnalato perla figura l . Pertanto, questo punto deveessere stato aggiunto successivamentedall'incisorc per distinguere una nuovaemissione o qualche altro fatto, a menoche, ma non sembrerebbe a prima vista,non vogliamo credere che si tratti di unanuova rottura di conio capitata curiosa­mente all' interno del millesimo.

Come già si è detto, la seconda monetaemessa dal Governo Provvisorio è sostan­zialmente identica alla precedente salvoalcuni particolari molto significativi.

L' indagine su questa moneta è stataeffettuata su un campione di 13 esemplaririscontrando un solo conio di diritto e duedi rovescio. L'u nica differenza sostanzialetra questi due coni risiede nel millesimo.Nel primo conio infatti (fig. 4) i numerisono abbastanza grandi. mentre nel secon­do (fig. 5) i numeri sono sensibilmente piùsottili. Inoltre, la fogliolina della coronapiù sporgente nel primo conio tocca quasiil primo 7, mentre nel secondo conio quasilo oltrepassa.

Vale la pena di sottolineare che per lanuova variante fu predisposto ancora unaltro punzone della personìficazione dellaLibertà. Dal punto di vista col1ezionisticoconverrà ricordare poiche il Pagani, FabioGi ga nte nel suo p rezz ario sull amonetazione italiana ed il Paolucci ripor­tano le due monete veneziane allo stessogrado di rarità, mentre la selezione perquesta ricerca ha riscontrato una maggiorefrequenza in vendita pubblica per la primadi esse, vale a dire 27 esemplari per laprima contro 13 per la seconda.

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annoda la corona di quercia sono distantil' uno dall' altro; la parola Ll BERTA' èequidistante da DELLA e ITALIANA.

Seco nda cop piaDiritto: l' estremità della tromba èlarga

e non tocca la rosetta all' inizio della leg­genda; la punta della bandiera è più lonta­na dalla lettera Edi LlBERTA' : la secondarosetta ha distanza superiore dalla A diLIBERTA' ; le iniziali A ·-S, comincianosotto la E di ZECCA; il tamburo a destrapoggia al di qua del basamento.

Rovescio: la leggenda inizia vicino allarosetta, idue capidella corda che annoda lacorona di quercia sono vicini l' uno dal i'a l­tro e quasi chiudono la roseua : la parolaLIBERTA ' è molto più vicino alla parolaDELLA che alla parola ITALIANA.

E' anche assai interessante notare chene l prim o coni o la testa de llapcrsoniflcazion c della Libertà è di buonafattura, mentre sensibilmente diversa èquella che si trova nel secondo conio es­sendo artisticamente di produzione più in­genua e quasi grossolana.

Da rimarcare poi il fatto che in entram­be queste coppie diconi si possono riscon­trare delle rotture. Una è già evidente nel­l'esemplare dicui alla figura 2 sulle lettereTA di LIBERTA'. Nei cinque esemplariritrovati con questo conio si nota che larottura si allarga progressivamente fino araggiungere le dimensioni, assai vistose,dell' esemplare in questione. Un danno delgenere non poteva essere più tollerabileanche in una zecca come quella venezianache operava in quei tempi piuttosto tristi.Anche il secondo conio però presentò lostesso problema: evidentemente le mae­stranze non dovevano padroneggiare an­cora l' arte di temperare i coni in modo cheresistessero in modo adeguato all' usura.Nell' esemplare di cui a1la figura l non siriscontra alcuna anomalia, ma nell'esem­plare di cui alla figura 3 si nota già unavistosa crepa nel campo, alle spalle dellapersonificazione della Libertà. Tale crepasi forma intorno alla lettera U di EGUA-

l'ANOflAM A N UMloSMATICO ! !! 19 7 9

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fig. 7 fig. 8

fig. 12

CA R Il LINI Il 0001 Il CI, Serina In

quattro righe in corona di querciaCo ntorno a treccia in rilievoCNI l ; Pagani l ; Pannuti-Riccio l

Da l punto di vista iconografico la mo­neta è assai simile a quella veneziana del1797, del resto, come si è già detto. non sifaceva che riprendere i soliti simboli re­pubblicani francesi. Nella moneta napole­lana non venne indicato esplicitamente ilmilles imo ma ci si riferì a ll'a nno scnì rnodella libertà secondo il nuovo calendariorepubblicano francese che iniziava ii 22settembre 1792, data della deposizione delre Luigi XVI.

Dal punto di vista intrinseco non c'eraalcuna novità rispetto alla rnoncrazioneprecedente mancando tem po e forza perpoter instaurare un nuovo sistema moneta­rio come avverrà durante la nuova occupa­zione francese successiva al 1805. (I pesodi queste piastre è infatti di 27,53 grammial titolo di 833,33 millesimi, le stesse ca­ratteristic he delle piastre borboniche.

Venendo ora all'analisi dei coni, siprecisa che la ricerca è stata fatta su di uncampione di 37 esemplari, un numero ab­bastanza elevato che riflette la relativa

IO

rcperibili tà di questa moneta (comune, in­fatti. la danno il Pagani ed i prezzari).

In questo campione si sono rilevat inumerosi coni diversi senza però arrivarea varietà sostanziali. poiché la figura dellaLibertà e la corona di rami di quercia postaal rovescio sembrano provenire sempredagli stess i punzoni.

Una varietà era già stata evidenzia tadal Cagiati e quindi ripresa dal Pagani alnumero Ia e dal prezzario del Giga nte:riguard a la distanza tra la lettera A diREPUBBLICA ed il pileo sull'asta. Con­frontando gli esemplari di cui alle figure 6e 7, si noterà infatti che nel primo la A èmolto più vicina al pilco che nel secondo.Ma altre differenze sa ltano subito agliocchi: la lettera A di NAPO LITANA è piùvicina alla base dove poggia la figura dellaLibertà nel primo esemplare che nel se­condo, mentre al rovescio tutte le differen ­ze si concent rano nella distribuzione dellaleggenda ANNO SEITlMO DE LLAL1BERTA che può inizia re o termin areprima o dopo secondo i dive rsi coni. Ledifferenze ovviamente scaturiscono dalfatto chc nell' esemplare di cui alla figura6le lettere sono più spazime tra di loro chenell' altro ese mplare.

Prendiamo quindi un'altra piastra (fig. 8) enoteremo chc la parola ANNO inizia moltopiù avanti delle precedenti mentre, tornan­do al diritto, le distanze sopra riferite sonouna media delle due appena constatate.

Ancora maggiore dis tanza è tra ilramo destro e la let tera A d i L1BERTAal rovescio dell'esempla re di cui allafig ura 9 mentre la pa rola SEITIMO ter­mina più in basso di qu anto fin ora ri­scontra to. Alt re copp ie diconi sono que l­le di cui alle fig ure IOe I l .

Cenno a parte merita la famosa varian­te con al di ritto NAPOLITAN in luogo diNAPOLITANA, variante già conosciutadaicompilatoridel Corpus e quindi ripresadal Pagani, al numero Ia. dal Gigante alnumero Ib e da Pannutie Riccio al numeroIa (fig. 12). Difficile dire co me sia natoquesto curioso errore in quanto c'era tuttolo spazio necessario per collocare anchel'u ltima A, ma può darsi che all 'origine visia stato un frettoloso impiego di un conioancora da terminare opp ure, più probabil­mente. la lettera A è stata effettivamenteposta sulconio ma poi è stata abrasa per unmotivo a noi ignoto.

In questa rasseg na si deve precisareche non sono sta ti qui il lustrati tu tti i

PM'ORAMA l'lVJ4ISMATlCO 111 /97

Page 5: VARIANTI DI CONIO NELLEMONETE DELGOVERNO PROVVISORIO DI VENEZIA … · 2015-08-17 · VENEZIA Alla morte.di Paolo Renieril 18 febbra io 1789 era stato eletto doge di Venezia Lodovico

diversi coni individuati. Nelle 7 pia­stre presentate vi sono rappresenta­te altrettante coppie diverse di coni,ma ne sono state reperite altre tre lecuidifferenzc sono meno immedia­te rispetto a queste. In tal modosalgono a lO le coppie di coni indi­viduate su un campione, si ripete, di37 esemplari. Non sono stati indivi­duati incroci tra diritti e rovesci,cioè ciasc un diritto risulta sempreaccoppiato ad un solo rovescio.Ov­viamente, estendendo il campionesarà anche possibile ampliare il nu­mero di coppie di coni.Vediamo ora invece la descrizionedella mezza piastra da 6 carlini:

DI (dal basso a sinistra) REPUB­BLICA NAPOLITAN ALa Libertà stante a destra con astasormontata da pileo nella manodestra mentre tiene poggiata la si­nistra su di un fascio, l' asta è pog­giata al centro di una corona rove­sciata a terraRI (dal basso a sinistra) ANNOSETT IMO DELLA LlBERT ACAR Il LINI Il SEI, Scritta in trerighe in corona di querciaContorno a trecc ia in rilievoCN r 3; Pagani 2; Pannuti-Riccio 2

Non c'è quasi nulla di diver­so rispetto al la piastra da 12ca rlini : il diritto è praticamenteidentico men tre al rovescio s i è

cambiato soltanto il valore indicato nel cam­po. La mezza piastra è sensibilmente piùrara rispetto alla piastra. li Pagani la indicacomune ma, più giustamente, il Gigante lariporta come molto rara. Infatti, contro i 37esemplari della piastra, ne ho individuatisoltanto 14 della mezza piastra.

Anche qui le differenze di conio sonoindividuuhili nella distanza delle lettereiniziali o finali rispetto ai part icolari deldisegno.

Confrontiamo l'esemplare di cui allafigura 13 con quello di cui alla figura 14.Ancora l' analisi inizia dalla diversa di­stanza tra la A finale di REPUBBLICArispetto al pileo pogg iato sull'asta ma vi èancora diversità nella lontananza tra la Afinale di NAPOLITANA e la base su cuipoggia la figura della Libertà. Al rovesc iopoi è immediato constatare la diversa di­stribuzione della leggenda nel giro vede n­do la distanza tra le A iniziale e finalerispetto ai rami incrociati della corona.Part icolare interesse riveste poi l' esem­plare di cui alla figura 15 il cu i il diri tto èque llo dell ' esemplare 13 mentre il rove­scio è lo stesso dell'esemplare 14. Diversisono poi i coni dell' esemplare 16.

Riassumendo, su 14 esemplari esami­nati sono state riscon tra te tre diverse cop­pie di coni. Diversamente da quanto veri­ficato per la piastra, nella sua metà è statonotato un acco ppiamento incrociato tradiritto e rovescio. Un campione più estesopotrà anche verificare diversi accoppia­menti o ltre che, ovviamente, più coni.