Varchiamo la porta della Misericordia.

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Novembre 2015 N° 65 Eccoci, Mamma! Poste Italiane SpA - Spedizione in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 (convertito in Legge 27/02/2004 n. 46) art 1, comma 1, LO/CO N. 64 - Maggio 2015 Carissimi, Papa Francesco, con la Sua Enciclica “Laudato sì, mi Signore” e la indi- zione dell’Anno Santo, che avrà inizio l’8 Dicembre, Solennità della Immacolata Concezione, ci chiama a ravvivare la nostra fede e, in umiltà, a immergerci nella “Misericordia di Dio”. È dono di Dio la “Misericordia”, che ci ha avvolto subito dopo il peccato dei nostri progenitori, Adamo ed Eva e quindi di tutta l’umanità, quando Dio, maledicendo il serpente infernale che li ha portati al male, ha detto: “Verrà una Donna che ti schiaccerà il capo”. E l’attesa di questo Messia, di tutto l’Antico Testamento, è condensata in quello che dice il profeta Isaia, ispirato dallo Spirito Santo: “Ecco, la Vergine darà alla luce un Figlio che sarà l’Emmanuele, Dio con noi!”. Questa donna è Maria, scelta da Dio: accoglierà l’annuncio dell’Angelo, darà alla luce nella grotta di Betlemme lo uomo Gesù, il figlio di Dio, il Dio con noi, e ai piedi della Croce, rinnoverà il suo Si, unendosi alla passione d’amore di Dio per la vita dei Suoi figli, bevendo sino in fondo, con Suo figlio, il calice dell’Amore, del perdono, della Misericordia, perché ciascuno di noi potesse diventare come Lui e tornare con Lui alla casa del Padre. E’ il logo del Giubileo, opera del gesuita padre Marko Rupnik: Gesù si carica sulle spalle l’uomo e le sue fragilità. Varchiamo la porta della Misericordia.

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Novembre2015

N° 65

Eccoci, Mamma!

Poste Italiane SpA - Spedizione in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 (convertito in Legge 27/02/2004 n. 46) art 1, comma 1, LO/CO N. 64 - Maggio 2015

Carissimi, Papa Francesco, con la Sua Enciclica

“Laudato sì, mi Signore” e la indi-zione dell’Anno Santo, che avrà inizio l’8 Dicembre, Solennità della Immacolata Concezione, ci chiama a ravvivare la nostra fede e, in umiltà, a immergerci nella “Misericordia di Dio”.

È dono di Dio la “Misericordia”, che ci ha avvolto subito dopo il peccato dei nostri progenitori, Adamo ed Eva e quindi di tutta l’umanità, quando Dio, maledicendo il serpente infernale che li ha portati al male, ha detto: “Verrà una Donna che ti schiaccerà il capo”.

E l’attesa di questo Messia, di tutto l’Antico Testamento, è condensata in quello che dice il profeta Isaia, ispirato dallo Spirito Santo: “Ecco, la Vergine darà alla luce un Figlio che sarà l’Emmanuele, Dio con noi!”.

Questa donna è Maria, scelta da Dio: accoglierà l’annuncio dell’Angelo, darà alla luce nella grotta di Betlemme lo uomo Gesù, il fi glio di Dio, il Dio con noi, e ai piedi della Croce, rinnoverà il suo Si, unendosi alla passione d’amore di Dio per la vita dei Suoi fi gli, bevendo sino in fondo, con Suo fi glio, il calice dell’Amore, del perdono, della Misericordia, perché ciascuno di noi potesse diventare come Lui e tornare con Lui alla casa del Padre. E’ il logo del Giubileo, opera del gesuita padre Marko Rupnik:

Gesù si carica sulle spalle l’uomo e le sue fragilità.

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Coraggio, fi glioli miei, il Padre ci attende. Il Padre ti attende!

In umiltà, accostiamoci al sacramento della Confessione e Lui, comprendendo il nostro smarrimento, la solitudine di chi ha scelto di andarsene di casa, rispettando sempre la nostra libertà di ricambiare o rifi utare il Suo amore, commosso, correrà incontro a noi, si getterà al collo e ci bacerà, colmo di gioia.

Per i meriti di Gesù, miei cari, ritorniamo nel grembo di Dio, impariamo da Lui che tutto dona e perdona e che desidera vederci uniti come fi gli e fratelli.

Vi prego: Lasciamoci amare da Dio... Anche il mio cuore sacerdotale ti supplica, ascoltami, Dio vuole trovarti, Dio vuole abbracciarti, e ti chiama a partecipare della Sua gioia, della Sua Misericordia, del Suo amore, a far festa con Lui, accogliendo la vita nuova, una vita in abbondanza. “Tutto quello che il Padre possiede è mio” (Gv. 16,15).

Viviamo quindi umilmente ogni istante, preparandoci all’”Anno Santo” immergendoci nella divina ”Misericordia”, facendo di Gesù, nostro Redentore e di Maria, Sua Madre, fatta diventare la nostra Mamma, le nostre gioie, i nostri tesori e tutta la nostra vita.

Si, miei cari, riprendiamo a pregare, lasciamo che siano rinvigorite le nostre speranze e il nostro impegno, perché il nostro cuore riprenda, in Maria, quello slancio capace di lasciarci immergere nel disegno misericordioso della nostra salvezza.

Dal profondo del cuore viviamo l’ascolto della Parola di Dio, la meditazione, l’adorazione, la vita sacramentale, la preghiera, per camminare con Lei nel pellegrinaggio della fede.

Lo so, è vero, ci sono momenti in cui ci sembra che l’impotenza,la rassegnazione, il male, prendano il sopravvento. Quante volte ci siamo chiusi in noi stessi abbiamo eretto un muro di diffi denza, di sospetto, lasciando che l’aridita’ penetrasse nel nostro cuore, fi no a permettere che la pietra lo chiudesse come un sepolcro. Quante volte siamo caduti, quante volte ci siamo smarriti... ma, ogni volta, Maria, madre della Misericordia ci ha rialzato, ci ha medicato, ci ha ascoltato, invitandoci a pregare, facendoci contemplare, nella preghiera del Santo Rosario, i misteri della nostra salvezza, richiamandoci a “Fare tutto quello che Gesù ci dice” (Giovanni 2,5).

In Lei, carissimi, eleviamo il nostro si a Dio, e nell’umiltà, abbandoniamoci con Lei, nostra Mamma, alla grazia dello Spirito

Santo e il nostro cuore.... i nostri occhi si apriranno, e si spalancherà così un orizzonte di speranza che ci darà la gioia di “venire fuori”, di impegnarci, abbracciando ogni giorno la nostra croce, nella beatitudine della quotidianità... della santità. Allora, la vita nuova, donataci dallo Spirito Santo, la forza interiore delle virtù e dei valori cristiani, illuminerà e darà senso alla nostra vita, dando testimonianza della nostra fede, rendendoci capaci di vivere la gioia della carità, rivolgendo sempre lo sguardo anche verso l’alto.

Miei cari, la Misericordia ci renderà nuovamente capaci di vedere con gli occhi di DIO e... “Dio vide che tutto era buono, Dio fece ogni cosa bene” ( Gn.1).

Via allora le divisioni. Gesù , nella Sua infi nita misericordia, ama tutti, è venuto per noi peccatori.

Il nostro limite creaturale diverrà capace, nel perdono, di pazienza, di misericordia.

In Gesù glorifi chiamo il Padre perché, salvati dal Crocifi sso, ci sia donato di custodire la pienezza dello Spirito Santo. Accogliamo ogni giorno il dono della Sua Mamma, l’eredità umana più cara che Gesù ci ha lasciato e che ora, nell’Amore, ci accompagna con la Sua tenerezza e compassione e ci aiuta a percorrere la passione dei fi gli per il Padre, accogliendo e vivendo la nostra vocazione.

Permettetemi ora di ringraziare il Padre, Gesù, lo Spirito Santo e la Mamma per come aiutano la nostra famiglia di Radio Mater - ciascuno di noi - a desiderare e a impegnarci per il bene, a desiderare un cuore buono, capace di vincere il male operando e parlando bene, gli uni degli altri, compiendo il bene evangelico della carità

Coraggio, carissimi, regni nei nostri cuori, nelle nostre famiglie, nelle nostre città, la grazia della preghiera: perdono, fedeltà, mitezza, gioia, benevolenza, unità, pace.CRISTO SIA LA NOSTRA FORZA!

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Cari amici di Radio Mater, si avvicina il grande giorno della apertura della Porta Santa del Giubileo della Misericordia.

In queste pagine voglio condividere con voi una breve rifl essione sul ruolo della Madonna Madre della Misericordia. Scrive Papa Francesco nella bolla di indizione: “Il pensiero ora si volge alla Madre di Misericordia. La dolcezza del suo sguardo ci accompagna in questo Anno Santo, perché tutti possiamo riscoprire la gioia della tenerezza di Dio”.

Poi prosegue: “Maria è stata da sempre preparata dall’amore del Padre per essere arca dell’alleanza tra Dio e gli uomini. Ha custodito nel suo cuore la divina misericordia in perfetta sintonia col suo Figlio Gesù. Il suo canto di lode sulla soglia della casa di Elisabetta, fu dedicato alla misericordia, che si estende di generazione in generazione. Presso la croce, Maria insieme a Giovanni, il discepolo dell’amore, è testimone delle parole di perdono che escono dalle labbra di Gesù. Il perdono supremo offerto a chi lo ha crocifi sso ci mostra fi n dove può arrivare la misericordia di Dio. Maria attesta che la misericordia del fi glio di Dio non conosce confi ni e raggiunge tutti senza escludere nessuno”.

Queste splendide considerazioni vengono riprese. Il Pontifi cio Consiglio per la promo-zione della nuova evangelizzazione, commenta così: “Il pensiero, in quest’Anno Santo sarà rivolto, in maniera tutta speciale alla Madre della Misericordia”.

Tutti sappiamo che il modo più semplice e diretto che la tradizione della pietà popolare ci ha consegnato per invocare la misericordia di Dio attraverso l’intercessione della nostra Madre del Cielo, e la pratica del Rosario. La recita della corona è più fruttuosa se accompagnata da un brano della Scrittura oppure da un commento attinto dalle opere di autori spirituali. In quest’anno la scelta di quegli scritti sia ispirata da quei passi che, meglio degli altri, mostrano il volto Materno di colei che, per prima, ha sperimentato la misericordia del Padre, che ha guardato l’umiltà della sua serva. Papa Francesco ci esorta inoltre a rivolgerci alla madonna con “la preghiera antica e sempre nuova della salve regina, perché non si stanchi mai di rivolger lui i suoi occhi misericordiosi e ci renda degni di contemplare il volto della misericordia, suo fi glio Gesù”.

Per questi motivi, è bene non trascurare la memoria dei dolori della Beata Vergine Maria, specie nella memoria liturgica della Beata Vergine Maria Addolorata il 15 settembre. Perciò consiglio di favorire le preghiere o le pie pratiche popolari in particolare la via Crucis, commentata dal prezioso inno dello Stabat Mater. Oltre alle processioni con l’immagine della Vergine Addolorata.

Nel santuario della Madonna Addolorata di Rho, presso il quale io presto il mio servizio pastorale, pratichiamo il pio esercizio della Via Matris Dolorosae, ovvero, dei sette dolori della Madonna, magnifi camente illustrata dal grande pittore bergamasco Giuseppe Carsana. Inoltre cantiamo uno splendido inno, che aiuta a contemplare l’immagine della Madonna Addolorata, che voglio proporvi, così da poterlo pregare insieme nell’Anno del Giubileo:

Esterno del Santuario della Madonna Addolorata di Rho

Interno del Santuario della Madonna Addolorata di Rho

Maria Mater Misericordiae.

Accogliamo con gioia Padre Gianfranco Barbieri che la nostra Diocesi di Milano manda in aiuto a Radio Mater. La sua spiritualità sacerdotale profonda e la sua pratica di radiofonia ci aiuteranno senz’altro ad elevare, come preziosa collaborazione, la vita e il bene di questa nostra “Radio della Maternità di Maria”. P. Gianfranco, Missionario Oblato di Rho dal 1976, ha conseguito il dottorato di ricerca in teologia pastorale. Dal 1986 tiene una scuola per animatori dei Gruppi di Ascolto della Parola, per i quali ha pubblicato numerosi sussidi. Per due mandati è stato superiore e attualmente è vicario della Comunità dei Missionari Oblati. Dal 1995 è membro del gruppo di esperti

dell’Apostolato Biblico dell’Uffi cio Catechistico Nazionale. Il primo mercoledì di ogni mese P. Gianfranco conduce a Radio Mater una catechesi sul Giubileo della Misericordia.

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Madre che guardi con dolente volto Cristo Signore tolto dalla croce, lacrime e sangue qui su lui hai pianto un dì lontano.

Ritornello: Per noi prega, o vergine madre, il tuo fi glio morto e risorto: nei cuori risplenda la fede, amiamo Gesù Salvatore.

Sulle ginocchia con pietà materna Gesù riprende, frutto del tuo seno: l’animo tuo colmo ed amarezza, Vergine Santa.

RitornelloReggi il suo braccio ed il sacro

capo, il corpo inerte, freddo e

senza vita; egli è il tuo grembo lento si abbandona teneramente.

RitornelloMesta contempli le ferite in

fronte, il dolce viso, le pupille spente, il cuore aperto, prodotto dalla lancia, fonte d’amore.

RitornelloRossella veste, dal color del

sangue, azzurro il manto che richiama il cielo: dalla sua morte e dal tuo dolore nasce la vita.

Ritornello

Veglia su lui, Madre Addolorata, che raccolti ora ti preghiamo: perdono implora per le nostre colpe, salvaci tutti.

RitornelloGloria sia il padre, creatore

sommo, lodi al fi glio che ci ha redenti, onore al Santo spirito d’amore ora e per sempre.

Ritornello.

Buon giubileo.P. Gianfranco Barbieri

Missionario Oblato di Rho

La vocazione, la missione e le sfi de della famiglia: sono questi i contenuti dell’Instrumentum laboris, al centro del sinodo sulla famiglia in corso in Vaticano. Documento che riporta la Relatio synodi, testo conclusivo del precedente sinodo straordinario del 2014, integrata da una sintesi delle risposte al questionario proposto dalla segreteria sinodale a tutte le Chiese del mondo. Il testo contiene quindi anche i punti più controversi e discussi della Relatio synodi (paragrafi 52,53 e 55), riguardanti la possibilità, per i divorziati risposati, di accostarsi all’eucaristia e la pastorale per le unioni omosessuali.

Come la Relatio synodi, il nuovo documento ribadisce l’importanza della famiglia fondata sul matrimonio indissolubile fra uomo e donna, sottolineandone gli aspetti belli e costruttivi, ma tenendo conto della necessità di guardare con realismo, pazienza e tenerezza alle tante situazioni in cui la famiglia appare lacerata e ferita.

In merito ai divorziati risposati, il documento spiega che «vanno ripensate le forme di esclusione attualmente praticate nel campo liturgico-pastorale, educativo e caritativo» perché queste persone «non sono fuori dalla Chiesa». Su come, concretamente, «far cadere queste esclusioni» c’è un generico invito a rifl ettere, senza indicazioni specifi che. Sulla possibilità di accostarsi all’eucaristia si evidenzia «il comune accordo» circa l’ipotesi di una via penitenziale sotto l’autorità del vescovo, fondata sul pentimento. Quanto alla comunione spirituale, si ricorda la sua stretta connessione con la comunione sacramentale e si sottolinea che essa presuppone la conversione e lo stato di grazia. A proposito della prassi ortodossa di benedire le seconde unioni, si afferma che tale pratica non mette comunque in discussione

l’unicità del matrimonio e rappresenta essa stessa una celebrazione penitenziale.

Circa le unioni omosessuali si ribadisce che non possono essere paragonate né assimilate in alcun modo al matrimonio fra uomo e donna e che la Chiesa non è disposta a tollerare pressioni su questo punto. Quindi no alle nozze gay, ma con la raccomandazione che «ogni persona, indipendentemente dalla propria tendenza sessuale», sia «rispettata nella sua dignità e accolta, con sensibilità e delicatezza, nella Chiesa e nella società». Impegno che va concretizzato attraverso specifi ci percorsi pastorali.

Il documento evidenzia la diffi cile realtà dei nostri giorni: calo del numero dei matrimoni, sia civili sia religiosi; aumento di separazioni e divorzi; crisi della natalità; timori da parte delle nuove generazioni ad assumere impegni per la vita; spinta culturale ad annullare le differenze tra maschio e femmina e a riconoscere il valore di matrimonio a unioni omosessuali.

Ben sottolineati i problemi che giocano un ruolo negativo contro la famiglia: dalle guerre alle migrazioni, dalle dipendenze di vario

Papa Francesco al Sinodo

Aldo Maria Valli, vaticanista del Tg1, presenta i contenuti del dibattito al Sinodo appena conclusosi

Il Matrimonio è pienezza sacramentalee dono per l’uomo e la donna.

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genere (droghe, alcol), alla disoccupazione. Sullo sfondo, una congiuntura economica sfavorevole, una cultura segnata dall’individualismo e un quadro istituzionale nel complesso poco disposto ad aiutare la famiglia e a riconoscerle concretamente il ruolo di pilastro fondamentale della società.

In tale contesto, la Chiesa riafferma la «pienezza sacra-mentale» del matrimonio, unione indissolubile in quanto «dono» per l’uomo e la donna e non, come tendono a sostenere le correnti culturali oggi dominanti, «giogo» imposto alla coppia. Il matrimonio, quindi, come realtà bella, che merita di essere vissuta in pienezza e di essere annunciata in quanto tale, alimentando la speranza. Il matrimonio come realtà nella quale il carattere «unitivo» è complementare a quello «procreativo» e l’apertura alla vita va accolta in un’ottica di «procreazione responsabile».

Proprio perché matrimonio e famiglia non sono doveri imposti dall’altro ma doni, la Chiesa è chiamata a mostrarne

il valore e nello stesso tempo a essere particolarmente sollecita e accogliente nei confronti delle famiglie in difficoltà. L’indicazione generale è quella di «accompagnare» i vari tipi di sofferenza coniugale, così da curare le ferite ed evitare quelle «rovinose contrapposizioni» che hanno effetti tanto devastanti sulle persone e ricadono inevitabilmente anche sui fi gli.

Alla Chiesa è raccomandato di operare in un quadro di misericordia, nella consapevolezza che l’autentico atteggiamento misericordioso non toglie nulla alla verità e non equivale a un cedimento, ma è parte integrante della verità evangelica.

Per tutte le situazioni di diffi coltà il documento ricorda l’importanza di proporre e promuovere il perdono,«esperienza fonda-mentale» nella coppia e nella famiglia, anche in caso di tradimento coniugale. Esperienza umanamente diffi cile, specie in un mondo che suggerisce piuttosto la strada della rivalsa se non della vendetta, ma proprio per questo importante, perché un patto infranto può sempre essere ristabilito e un’opera di riparazione è sempre possibile.

Questo sinodo è un’occasione provvidenziale per la Chiesa ed è un peccato che spesso sia dipinto come un’arena in cui sarebbe in corso uno scontro fra progressisti e conservatori. E’ vero che ci sono diverse sensibilità, ma la parola sinodo vuol dire cammino comune, ed è proprio questo che la Chiesa sta facendo, con disponibilità all’ascolto e con quella parresia (franchezza nella libertà) che tante volte Papa Francesco ha raccomandato.

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Perplesso mi siedo alla scriva-nia, accendo il computer, aspetto che carichi il sistema operativo e intanto penso a cosa potrei scrivere. Il segnale acustico mi dice che tutto è pronto, avvio il programma di video scrittura e mi trovo davanti agli occhi un foglio elettronico bianco. Ci sono tanti strumenti disponibili per scrivere, progettare una pagina, inserire oggetti… ma il foglio è bianco, angosciosa-mente bianco. In fondo questa è la metafora della nostra vita. Quando nasciamo abbiamo a disposizione una pagina bianca e tanti strumenti per riempirla. La possiamo riempire con parole più o meno importanti, con storie ridicole, oppure drammatiche, con storie mirabolanti oppure anche semplici. Questa, che mi accingo a scrivere, è una storia ordinaria, semplice, fi n banale, è la mia storia di cristiano chiamato ad essere diacono. A chi potrà mai interessare? Però Enrico mi ha chiesto di raccontarvela, que-sta storia, e così lo farò. Come in un fl ashback comincio da qui, dall’oggi, dal fatto che mi trovo a condurre due trasmis-sioni su Radio Mater, la radio di Maria, la radio di don Mario e del suo gran cuore. Come ci sono arrivato a fare questa cosa così più grande di me? Era l’anno 2001 quando, appena ordinato diacono dal cardinale Carlo Maria Martini, Arcivescovo di Milano, mi inviarono nella bella e generosa Parrocchia di Merone, un paese confi nante con il mio. Ho conosciuto tante brave persone, che non avevo mai incontrato prima, e con le quali ho collaborato per circa due anni, e cioè il periodo della

mia permanenza fra loro. In mezzo a queste persone ho incontrato anche Enrico, gior-nalista di Avvenire che, anche a quel tempo, collaborava con Radio Mater, e un giorno mi invitò in radio a raccontare la mia vocazione. Successivamente sono stato invitato qualche altra volta a sostituire il sacerdote che guidava le serate dei Gio-vani con Maria il sabato sera, quando per una qualche ragione questi ne era impossibilitato. Nel settembre del 2013 sono stato invitato a condurre per tutto l’anno queste trasmissioni. Il lettore immagini pure la mia titubanza iniziale, i miei dubbi. Avrei voluto declinare il gentile invito, però l’incoraggiamento di tutte le persone che incon-travo in radio e in cappellina mi hanno sostenuto e dato forza. In quell’anno ho cominciato anche a partecipare alle cele-brazioni liturgiche celebrate da don Mario in cappellina e questo è senz’altro l’aspetto più bello e importante di questa esperienza. L’anno scorso mi è stato chiesto di condurre un’altra trasmis-sione che abbiamo pensato di rivolgere ai catechisti e ai primi evangelizzatori per aiutarli nel loro importantissimo compito.

Che ricchezza rappresentano per me queste due trasmissioni che al di là dei risultati, che lascio giudicare agli ascolta-tori, mi costringono a ricercare, studiare, sintetizzare e, soprat-tutto, a pregare per voi e con voi. Quanto appena scritto è quello che faccio, ma soprat-tutto, che sono, sia presso la Casa di Maria in Albavilla e le sue cappelline, che alla radio

e mai avrei immaginato che un giorno avrei vissuto il mio ministero diaconale in questo modo. In passato mi fi guravo un ministero in una parrocchia o in un oratorio e invece ora mi trovo spesso seduto al tavolo della “sala ospiti” negli studi di Radio Mater o ai microfoni della cappellina, per procla-mare il Vangelo e dare voce alla Buona Novella perché essa giunga alle orecchie e al cuore di uomini e donne che hanno incontrato Gesù e lo vogliono amare ogni giorno più. E’ un’e-sperienza entusiasmante, anche se non semplice, perché richiede continua ricerca, preghiera e disponibilità seria all’incontro con Gesù. E’ ovvio che io mi chieda frequentemente perché il Signore abbia chiesto anche a me la disponibilità ad una simile missione. La prima risposta che sarei tentato di dare è che ciò è avvenuto perché persone migliori e più preparate di me non erano disponibili al compito e, forse, è proprio così, ma certamente, questa risposta è anche ridut-tiva della Potenza di Dio. La Potenza di Dio per compiere pro-digi non si serve di grandi cose, di persone geniali, ma spesso prende una “mascella d’asino” per usarla come strumento per compiere i suoi prodigi affi nché risulti senza alcun dubbio che solo Lui è Dio. Credo di essere stato chiamato a ciò perché la mia anima, per la sua salvezza, aveva bisogno di compiere un cammino di questo tipo.

il diacono Lucio tra i giovani

Una veglia di preghiera nella Cappellina, guidata dal diacono Lucio

La vocazione al Diaconato:una chiamata a servizio della Chiesa

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Al diaconato ci sono giunto gradualmente, lentamente, un passo dopo l’altro. No, non sono stato folgorato sulla via di Dama-sco, non sono stato sbalzato dal cavallo, che oltretutto non possiedo, e non ho avuto alcuna teofania: non sum dignus! Sono cresciuto nell’Azione Cattolica e quindi con il pallino della for-mazione e dell’impegno. Vita associativa in Parrocchia e in Decanato, dove ho conosciuto un sacco di giovani in gamba, che poi hanno compiuto azioni notevoli e che sono diventate delle persone davvero belle. In Parrocchia ho messo a frutto le mie competenze di geometra dando una mano al parroco nella gestione dei beni e delle strutture a lui affi date. In quel periodo ho anche frequentato un corso di teologia che mi ha frut-tato un’inaspettata abilitazione all’insegnamento della religione cattolica che, però, pensavo non avrei mai sfruttato visto che a me piaceva fare il geometra. Dopo qualche mese dall’uffi cio competente della Curia Arcive-scovile di Milano mi giunse una chiamata a sostituire da gennaio a giugno un professore che si era dimesso. Era il 7 gennaio 1988 e la scuola era l’Istituto Superiore “Bachelet” di Oggiono, in quel di Lecco. L’esperienza mi piacque molto e, quando me lo proposero, accettai di pro-seguirla, anche se non senza dubbi e qualche rimpianto per l’ambito tecnico, che pure amavo molto. Dopo tutti questi anni

sono ancora felice di trovarmi al Liceo di Oggiono e sono ancora contento di svolgere questo lavoro, che mi porta a stare a stretto contatto con tanti giovani meravigliosi. Nel frattempo, nel 1994, conseguii il Magistero in Scienze Religiose, valido come preparazione ordinaria sia all’in-segnamento che al diaconato. Sento, ovviamente, la fatica degli anni che passano e che, non solo mi ingrigiscono i pochi capelli sopravvissuti, ma ampliano il gap generazionale tra me e gli alunni ai quali mi rivolgo. Alcuni miei ex alunni sono divenuti miei colleghi nell’insegnamento e altri, sono oggi, i genitori dei miei alunni. Quanti anni, quanti ragazzi, quanti nomi, volti, voci, sogni, desideri … Alcuni sono già in Paradiso e pregano per tutti noi. Alcuni sono entrati in seminario. Ad alcuni altri ho celebrato il matrimonio e bat-tezzato qualche fi glio. L’incontro con questi giovani in formazione è una ricchezza enorme, un dono incommensurabile che, in qual-che modo, dovevo pur restituire a quel Dio da cui proveniva. Ecco allora che un po’ alla volta cominciò a farsi largo dentro di me questa esigenza di rendere qualcosa di quanto ricevuto. Nel frattempo mi sono sposato con Maria Lucia e sono nati Pietro e Paolo, ora due giovanotti di 23 e 20 anni. Sentii parlare del diaconato permanente reintro-dotto nella Diocesi di Milano dal Card. Carlo Maria Martini, mi informai e capii che quella era forse la strada che avrei dovuto percorrere. Assieme ad altri uomini, sposati e con fi gli, percorsi il cammino in prepara-zione al diaconato e, tappa dopo tappa, fui introdotto in questo dono grande che è il Sacramento dell’Ordine. Da quel giorno ho accostato alcune realtà parroc-chiali e svolto diversi incarichi, ma sempre alla ricerca della volontà di Dio su me nella Chiesa. Attualmente il Vescovo di Milano ha voluto che io vivessi il mio ministero diaconale presso l’E-quipe per il Catecumenato della Zona Pastorale di Lecco e la Scuola di Teologia della medesima Zona. Il mio servizio liturgico

lo presto presso il Duomo di Milano, sia per le messe Capi-tolari che per quelle Pontifi cali e aiuto, in qualche piccolo ser-vizio, il Parroco del Paese in cui vivo, che è Costa Masnaga. La domenica pomeriggio don Mario mi accoglie nella sua cappellina e mi permette di servirlo nelle celebrazioni liturgiche.

La vocazione al diaconato è una chiamata ad essere utile alla Chiesa. Questa utilità da alcuni è compresa e accettata di buon grado e da altri, invece, è messa in discussione. Dio ha voluto che il diaconato esistesse fi n dai primi giorni di vita della Chiesa, introdottovi dagli Apostoli stessi, e questo mi basta per sancirne l’umile ma indiscutibile utilità. Con semplicità, e cosciente della mia pochezza, amo essere diacono e desidero anche di poter essere utile alla Chiesa secondo la ministerialità diaconale che è servizio al Vangelo e alla Chiesa. Quella che io vivo a Radio Mater è una parte molto signifi cativa del mio ministero e di questo ringrazio di cuore don Mario che mi accoglie con affetto paterno assieme a tutti i suoi collaboratori. Offro la mia preghiera per tutti quegli ascoltatori di Radio Mater che chiedono di essere poste sotto il manto di Maria ma, a mia volta, chiedo loro di ricordarmi in uno dei tanti loro rosari: chiedete per me che possa essere sempre un diacono secondo il cuore di Dio e di Maria.

Lucio Piterà, diacono.

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Mi chiamo Barbara e, da qualche mese, con gioia, conduco la rubrica “A Cuore Aperto” del venerdì. Sono sposata da ventitré e ventun anni fa il Signore mi ha donato un fi glio, si chiama Francesco, il più bel dono che potesse farmi. Dio non mi ha donato un fi glio qualsiasi ma proprio lui, una pecorella speciale di cui mi prendo cura ogni giorno, insieme a mio marito, in modo speciale. Il Signore ce lo ha donato con tanto amore e, noi stupiti per la fi ducia che ha riposto in noi, piccoli genitori totalmente impreparati, lo abbiamo accolto con tanto amore e abbiamo iniziato un nuovo cammino di vita sempre alla presenza di Dio che non ci ha mai abbandonati, ma che, ad ogni bivio, ci ha indicato la via da prendere.

In questo meraviglioso cammino di vita, a tratti davvero diffi cile (tristezze profonde, solitudine interiore ed esteriore, stanchezza, sconforto…) la fede è stata messa alla prova più e più volte, ma ogni volta sono riuscita a rialzarmi e a ritrovare la Luce di Dio con il Suo aiuto. Sentivo forte dentro di me la Sua pre-senza, avvertivo la presenza del Suo sguardo pieno d’amore e d’attenzione lassù in cielo, mi sentivo osservata. Il Signore mi è sempre venuto incontro porgendomi la Mano. Ritrovavo in Lui la forza e riuscivo a rialzarmi per riprendere il mio cammino quotidiano. Ad ogni ripresa la Sua Luce mi appariva sempre più forte, più luminosa. Poi, di nuovo il buio. E di volta in volta, ad ogni caduta pensavo di non riuscire più a riprendermi.

I miei “perché?” rivolti a Dio diventavano sem-pre più numerosi, non capivo tutte queste prove continue e cominciavo a provare rabbia, fi nché un giorno Il Signore all’ennesimo mio “Perché?!”, parlò al mio cuore attraverso il mio prossimo, e mi disse queste parole: “I tuoi desideri, i tuoi sogni e i doni che hai, sono molto belli. Lodevole volerli usare, ma Io ti chiedo di rinunciare a tutto questo perché così, in questo modo e in nessun altro modo, mi sarai ancora più vicina”. Capii in un secondo tutto quello che non avevo compreso in dieci lunghi anni! E mi vergognai di averGli chiesto “Perché”. In seguito, le prove non mancarono, anzi si fecero ancora più forti. A quel punto, però, avevo nel mio cuore un tesoro prezioso dal quale traevo tutta la forza necessaria per proseguire nel mio cammino, senza il minimo progetto di vita, totalmente affi data a Lui. Si può vivere senza conoscere il domani? Si può vivere un giorno per volta? E’ diffi cile per noi uomini non programmare, perché tendenzialmente lo facciamo per sentirci

più sicuri, più forti e, probabilmente, per sentirci bravi in qualcosa. A me il Signore ha insegnato tutto questo, a fi darmi di Lui ciecamente, total-mente. Tutto questo lo vivo nel mio quotidiano e lo sto insegnando a mio fi glio che ogni giorno combatte la sua battaglia come un vero fi glio della luce. Nei rari momenti di sconforto e paura per il futuro, gli insegno a confi dare in Dio e nella Mamma Celeste perché so che lo amano e lo proteggono da sempre! Francesco ora sa che anche senza la sua mamma ce la farà!

Non ho ancora parlato della mia “chiamata” a Radio Mater. Credo di essere nata ridendo e non piangendo come fanno tutti i neonati. Ero felice di essere nata. Felice che i Signore mi avesse donato una bella famiglia in cui cre-scere. Mi sentivo molto amata e per questo con tanta voglia di amare il mio prossimo fi n dalla più tenera età. Nell’infanzia le prove non sono mancate, prove a volte più grandi di me. Ma è proprio in queste prove che Dio stava già lavorando nel mio cuore per rinforzarlo. Questo desiderio d’amore, negli anni, si è trasformato in servizi di volontariato rivolti, in periodi diversi della mia vita, a varie associazioni: Comunità d’accoglienza per minori, Comunità per tossicodi-pendenti, Mense dei Poveri, Aziende Ospedaliere, … Tutto questo sempre con il permesso di Dio che prontamente mi richiamava alla mia Mis-sione: la famiglia.

Dopo la S. Pasqua 2014, pian piano, ho sentito nel mio animo un forte richiamo a visitare la

Il Signore mi ha insegnato a fidarmi di Luiciecamente, totalmente.

Barbara: un nome ormai famigliare per gli ascoltatori di Radio Mater. Conduce da pochi mesi la rubrica “Cuore Aperto” al venerdì. In questo articolo si racconta.

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Casa di Maria. Ho temporeggiato, pensavo fosse uno dei miei soliti sogni da non considerare...

La Mamma Celeste però non si è persa d’a-nimo, si è fatta viva nel mio cuore, più volte, richiamandomi con le Sua dolcissima voce (attraverso una persona di fi ducia) con queste precise parole: “Vieni a vedere come è bella la mia Casa. Vieni a dare solo uno sguardo” . Così dopo la S. Pasqua 2015 presi la decisione di contattare la Comunità credo, in cuor mio, più per ubbidienza alla Mamma. Conobbi Don Mario, un incontro che non dimenticherò mai. Sembrava che mi aspettasse da sempre! Rimasi sorpresa. Mi affi dò alla Madonna e capii che fi nalmente avevo trovato, dopo tanto peregri-nare, il posto giusto dove poter donare il mio tempo, me stessa, ma soprattutto un luogo dove poter proseguire il mio cammino di vita insieme ai miei cari.

Barbara

Dove porta la vita, salvo eccezioni. Comincia con il sogno di un grande falò di

passioni e tutte buone, come l’amore, il successo professionale, il benessere, la concordia familiare, l’impegno sociale, la pace nel mondo, la solidarietà tra gli uomini e i popoli. Per tener acceso il falò, basterebbe anche una sola passione alla quali dedicare la vita fi no all’eroismo o, almeno, fi no all’abnegazione.

Poi, la vita ripiega sulla fi ammella di un cerino: la realtà è diversa dalle aspettative. Anzi, a volte, taglia non solo le ali, ma anche la voglia di volare, il coraggio di ritentare ad ogni fermata e richiede una sola disposizione d’animo: la pazienza.

Una poesia di Madeleine Delbrel rende l’idea, si intitola “La passione delle pazienze”:

“La passione, la nostra passione, sì, noi l’attendiamo.

Noi sappiamo che deve venire e naturalmente intendiamo viverla con una certa grandezza.

Il sacrifi cio di noi stessi: noi non aspettiamo altro che ne scocchi l’ora.

La passione, noi l’attendiamo.Noi l’attendiamo ed essa non viene. Vengono,

invece, le pazienze. Così vengono le nostre pazienze, in ranghi

serrati o in fi la indiana e dimenticano sempre di dirci che sono il martirio preparato per noi.

E noi le lasciamo passare con disprezzoLa Serva di Dio Madeleine Delbrêl è stata una mistica, assistente sociale e saggista francese

La giornalista Maria Castelli, rifl ette in questa testimonianza di vita su una virtù oggi dimenticata: la pazienza. Maria conduce a Radio Mater, il martedì (ore 10:30), “Leggiamo insieme Avvenire” (10:30) e il terzo sabato di ogni mese (12:20) “Storie belle e buone”.

Le opere di misericordia, spirituali e corporali, sono fondate sulla pazienza.

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Aspettando - per dare la nostra vita - un’occasione che ne valga la pena.

Perché abbiamo dimenticato che se ci sono fi li di lana tagliati netti dalle forbici, ci sono fi li di maglia che giorno per giorno si consumano sul dorso di quelli che l’indossano.

Ogni riscatto è un martirio ma non ogni martirio è sanguinoso: ce ne sono di sgranati da un capo all’altro della vita.

E’ la passione delle pazienze”.

Passione e pazienza hanno la stessa radice, il patimento. Ma in un caso può essere esaltante, come sottolinea la poetessa. Nell’altro, può essere depri-mente: la pazienza infatti è il “martirio” quotidiano, fatto non dagli eroismi, né dai grandi gesti e neppure dai sacrifi ci che passeranno alla Storia.

Eppure, non è resa, non è rassegnazione : è una qualifi ca della carità, come dice San Paolo nella Lettera ai Corinzi e spicca in questo Anno della misericordia, proclamato dal Giubileo.

Spicca o, forse no, è sottaciuta. Invece, le opere di misericordia, spirituali e corporali, sono fondate sulla pazienza, metodo per tes-sere relazioni, uscire nelle periferie dell’umanità, secondo l’espressione di Papa Francesco, per contra-stare la “cultura dello scarto”. E’ un modo per voler bene. Gratis.

E’ la pazienza del padre del fi gliol prodigo che ha visto il pri-mogenito andarsene, sbattendo la porta, l’ha aspettato fi nché è tornato, gli è corso incontro con un abbraccio.

E’ la pazienza di tanti padri e di tante madri che dedicano la vita ai fi gli, perché crescano, sappiano stare al mondo e siano forti nell’animo. Genitori che non avranno riconoscimenti, né

medaglie, a volte e neppure una parola buona: aspetteranno una visita, una telefonata, un messaggio e l’aspetteranno a lungo, con un sospiro nel cuore e una lacrima agli occhi. Ma non riusciranno a smettere di voler bene a quel fi glio, a quella fi glia sempre troppo indaffarati e sempre di fretta. O sempre lontani con il pensiero.

E’ la pazienza di tanti fi gli, figlie, generi e nuore verso genitori o parenti soli, anziani e spesso malati: presenza costante, sollecitudini ed attenzioni sembra non bastino mai. Quante cure, quante risorse, quante preoccupazioni e quanta tristezza, perchè il declino dovuto all’età a volte coincide con il declino dell’interesse anche verso i propri cari.

E’ la pazienza di chi ha semi-nato in parole ed opere e, come il contadino nei campi, aspetta

il fi ore e il frutto. Ma intanto esegue con cura il compito che gli è affi dato, qui ed ora e non abbandona nessuno, nonostante i rifi uti, le ribellioni, i passi indietro, le cadute e le ricadute. Non si stanca di prendere per mano chi è debole e chi è solo, perdona e chiede perdono, ricuce le ferite, dà esempio di onestà e di integrità incurante del prezzo da pagare, guarda oltre gli ostacoli.

La pazienza di chi sa parlare con le parole giuste e la pazienza di chi sa tacere al momento opportuno; la pazienza di chi costruisce contro l’impeto di chi distrugge; la pazienza dell’amore contro l’odio e contro l’indifferenza anche nelle piccole cose quotidiane; la pazienza di riaccendere la luce ogni volta che si fa buio.

E’ la pazienza della preghiera.Maria Castelli

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Cari amici della famiglia di Radio Mater, torno, chiedendovi perdono, …so che mi perdonerete per questo mio lungo silenzio…

Vedete, carissimi, scrivo perché ancora non ho la sicurezza di affrontare un colloquio diretto, ho il timore di lasciarmi prendere dalla commozione e di non poter spiegare con chiarezza il motivo del mio silenzio. “Silenzio… non abbandono” perché non ho mai smesso di ascoltarvi!

Ed è proprio ascoltandovi, anche con maggiore assiduità, attenzione, partecipazione, che sono uscita dalla brutta situazione in cui mi ero arenata.

Credetemi, alcuni eventi mi hanno lasciato laceranti ferite: …la dolorosa perdita di mio marito …un intervento chirurgico affrontato a distanza di un mese dalla sua morte, che non ha dato i risultati promessi e, ancora, poco dopo, traslocare, lasciare la casa di Milano dove ho vissuto assieme ai miei cari anni di sofferenza ma felici nello stesso tempo. Questi eventi

mi hanno lasciata “straniera a me stessa”.

Ero pervasa da una tristezza, che avvertivo come una devianza dal sentiero della mia vita, una insicurezza e un disordine psi-cologico che mi impedivano di vedere quello che ancora di tanto bello avevo: la vicinanza continua di mia fi glia e delle mie nipotine, l’affetto che mi hanno dimostrato i numerosi amici della famiglia di Radio Mater, gli inviti continui che mi hanno rivolto per intervenire e dare mie notizie.

Ma tutto questo, credetemi, io non lo avvertivo!

Ero troppo concentrata su me stessa, il mio IO aveva imprigionato, dentro me stessa, il dolore perché era tutto mio, solo mio, ed ero incapace di condividerlo, di esprimerlo.

Mi sono lasciata avvolgere dalla rinuncia e dalla disperante necessità di fuggire dagli altri per proteggere un dolore che ritenevo tutto mio.

Poi la preghiera, tanta pre-ghiera ha fatto sì che quel grumo, che ostruiva la mia anima, si sciogliesse per giungere a una distinzione chiara della realtà. E’

stato come uno smottamento della coscienza che ha fatto crollare l’impalcatura che mi ero costru-ita, a difesa del mio egoismo.

Mi sono chiesta se il mio modo di agire era la riconoscenza che dovevo a Don Mario e a tutti voi di Radio Mater e se il mio comportamento era corretto e cristiano.

Ora ho la consapevolezza che non lo fosse!

Due anni di silenzio sono troppi, direte voi! È’ vero, ma io sono una capocciona e solo la mano della Madonna sa aprire le capocce più dure.

Mi sono abbandonata a Lei e Lei mi ha indicato la strada che dovevo intraprendere per riconciliarmi con me stessa e ricostruire quei legami di affetto che mi hanno legata a voi, a tutti gli amici di Radio Mater che ho avuto la gioia di conoscere, di volergli bene ed esserne ricambiata.

E’ proprio questo che ora voglio e l’ho capito, forse con troppo in ritardo ma… confi do nella vostra comprensione e perdono.

Vi abbraccio tutti.Giada

Cristina ci sorride dal ParadisoDopo aver accompagnato con tanta preghiera

il dolore di mamma Milena, che ha seguito con fede il calvario di sua fi glia Cristina, che Gesù ha voluto in cielo, sentiamo che Cristina, come angelo in Paradiso, ci sorride, ci ringrazia d’a-verla accompagnata nel suo incontro eterno con Dio. E sentiamo pure che sta pregando

perché anche noi, nella salute o nella malattia, possiamo vivere cristianamente la nostra vita.

Maria, come hai fatto con Cristina, sostieni anche noi in tutta la nostra vita, fi no al cielo.

“Grazie a Radio Mater sono uscitada una brutta situazione”

Lettera aperta a “Eccoci Mamma!”

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Eccoci, Mamma!n° 65 Novembre 2015

Comunità di Maria ONLUS• C.F. 93012890138 • Casella Postale n. 84 - 22031 Albavilla (CO)Registro stampa: Tribunale di Como n. 1/96 dell’8/1/1996 • Lett. in famiglia “Pro Manoscritto” di Comunità di Maria Onlus, Albavilla (Como) • A. 2005Direttore Responsabile:Enrico Viganò.Stampa:Grafi che Artigianelli s.p.a. Brescia • via Ferri, 73 - 25123 Brescia.

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