Uva da Tavola Magazine - n. 2

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L'informazione sulla viticoltura da tavola U U v v a a d d a a T T a a v v o o l l a a MAGAZINE Difesa Nematodi dei vigneti: ne sappiamo abbastanza? Salute L'uva da tavola riduce il rischio di malattie cardiache e diabete Anno I N. 2 maggiogiugno 2013 L'intervista Scelta varietale: l'importanza del partner commerciale

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Rivista bimestrale ad indirizzo tecnico-scientifico di divulgazione, approfondimento, attualità e cultura sul mondo dell'uva da tavola

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L'informazione sulla viticoltura da tavolaUUvvaaddaaTTaavvoollaawwwwww..uuvvaaddaattaavvoollaa..ccoomm

MAGAZINE

DifesaNematodi dei vigneti: nesappiamo abbastanza?

SaluteL'uva da tavola riduceil rischio di malattiecardiache e diabete

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Anno I ­ N. 2maggio­giugno 2013

L'intervistaScelta varietale:l'importanza del partnercommerciale

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UvadaTavolaRivista di informazione tecnico scientifica

sulla viticoltura da tavola

Anno I ­ Numero 2Maggio­Giugno 2013

Direttore responsabileDomenico Zagaria

RedazioneDomenico Zagaria, Mirko Sgaramella,Giuseppe Colucci, Michelangelo Stolfa

Hanno collaborato a questo numeroAgrimeca ­ Grape and Fruit Consulting srl,

Vitale Nuzzo, Giuseppe Lucarelli,Marina Amodio, Angela Cortigiani,

Nicola Sicolo

Direzione, redazione e segreteriaVia della Costituzione, 20 ­ 70016 Noicattaro (BA)

[email protected]

Foto di copertinaGiuseppe Sgaramella

StampaGrafica 080 ­ Modugno (BA)

Reg.Tribunale di Barin° 723/12 del 22/03/12

EditorialeL'uva da tavola che vorrei

TecnicaQuando e perchè i teli plastici possonoessere definiti intelligenti?

DifesaNematodi dei vigneti: ne sappiamoabbastanza?

L'intervistaScelta varietale: l'importanza del partnercommerciale

FisiologiaLa fioritura della vite: un processo lungoun anno

BioViticoltura biodinamica: non una modama un'alternativa concreta

SaluteL'uva da tavola riduce il rischio dimalattie cardiache e diabete

SOMMARIO

Forse non è ancora del tutto chiaro ai vari soggetti del settore dell’uva datavola nazionale che la competizione su scala globale, anno dopo anno,inciderà sempre più sul comparto italiano.Tale tendenza riguarda oggi un settore che fino a qualche lustro fa,dall’alto della indiscussa leadership tecnica in campo internazionale, pro­totipo di riferimento per gli altri competitors, sia per gli aspetti positivi cheper quelli negativi da non replicare, riteneva di essere al riparo di qualsiasicompetizione, cullandosi su effimeri allori.È già successo in passato per altre colture. Mandorlo ed olivo ci vedevanoleader indiscussi nel dopoguerra salvo poi, dopo mezzo secolo, vedercicomprimari ­ per l’olivo ­ o insignificanti comparse come nel caso delmandorlo.Quale ruolo potrà avere in futuro la viticoltura da tavola nazionale e pu­gliese in particolare?Bisogna saper vedere ed immaginare il settore in senso realistico, conscidei suoi punti di debolezza, ma ben consapevoli delle eccellenze e dellepeculiarità esclusive che possiamo vantare.Il rafforzamento ed il rilancio della viticoltura da tavola in Italia dovràavvenire attraverso una sua reinterpretazione in senso più ampio, incompartecipazione con il territorio che la ospita, attraverso le sue genti etutti i soggetti operanti nella filiera.Il territorio così caratterizzato dagli impianti produttivi e dalle sembianzevariegate nel corso dell’anno, può e deve suscitare curiosità ed attenzioneda parte di flussi turistici ben orientati e guidati. Tra i compiti dello svi­luppo rurale professato dai GAL operanti nelle zone dell’uva da tavola, nonci possono essere solo improbabili ed estemporanee iniziative su di unpassato che non tornerà più. Piuttosto esso va rivisitato e fatto conoscerenella prospettiva di un futuro che interesserà le nuove generazioni e gliassetti socio­economici del nostro territorio.I consumatori di domani, i ragazzi delle scuole – anche quelli dei Paesi cheospitano migliaia di ettari di tendoni ­ devono maturare consapevolezza dicome nascono i chicchi d’oro ed ambra che poi arrivano sulle tavole ditutto il mondo. L’appartenenza al tradizionale territorio dell’uva da tavoladeve essere vissuta con senso di orgoglio e non come un segno di vergo­gna ed imbarazzo indelebili derivanti dalla descrizione semplicistica disettore inquinante e depauperante delle risorse ambientali.Il settore non deve tornare alla ribalta della cronaca solo quando si parladel suo elevato impatto ambientale e di certi episodi “noir” quali l’utilizzo dipresidi fitosanitari non ammessi, residui elevati, fenomeni di caporalato equalche altro presunto scandalo. [segue a pag. 4]

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EDITORIALE

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L'uva da tavola che vorreiAgrimeca Grape and Fruit Consulting srl – Turi (Bari)

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[segue da pag. 3] Non che ci sia qualcuno che parli in terminipositivi di un comparto tanto complesso quanto capace di de­terminare la crescita di intere comunità, ambasciatore dell’agroa­limentare italiano in ogni angolo del mondo.Non si parla mai invece di un settore ­ tra i pochi in campo agri­colo, dove da sempre vige un clima di autosufficienza ed autore­ferenzialità ­ che fa ormai ampio ricorso a tecnici qualificati per lagestione del ciclo produttivo. Tecnici che nell’immediato futuro,con l’entrata in vigore delle norme comunitarie sull’uso sostenibiledegli agrofarmaci (Dir CE 128/2009) e del successivo piano diazione nazionale di prossima attuazione, saranno gravati da nuo­ve formali responsabilità di fronte alle autorità di controllo (fa­cendo un forzato paragone: medici delle piante con le lororesponsabilità verso la legge!).Tutta la filiera dell’uva da tavola, dai ricercatori che si occupanodelle diverse discipline (il miglioramento genetico, la gestioneagronomica, le malattie delle piante, il post raccolta, le tecnologiealimentari, ecc.), fino ai vivaisti, dalle maestranze agricole aifornitori di servizi, dalle packing house al settore della logistica deitrasporti, merita di essere raccontata con più attenzione.Verrebbero alla luce storie di uomini e di luoghi che non teme­rebbero il confronto con quanti sono stati pionieri in altri campi eche oggi sono da tutti ammirati e decantati.La struttura socio economica dell’azienda produttrice di uva da ta­vola, lascia al momento poche speranze su immediati processiaggregativi che portino a realtà che possano vantare significativivolumi di prodotto da “giocarsi” sul mercato globale.Pur se il “modello Melinda” appare non applicabile nei nostri area­li, a quanti professano e rivendicano con orgoglio questa autarchiadisordinata, il consiglio è navigare sul sito www.melinda.it dalquale si può facilmente conoscere la sua struttura:“…Consorzio di produttori formato da 16 Cooperative cheraggruppano 5200 soci che operano su un totale di 6.400 ha disuperficie coltivata dei distretti delle Valli di Non e di Sole. Piùdella metà di loro possiede un’azienda di dimensioni inferiori ad 1ha mentre sono solo un decimo coloro che fruiscono di aziende didimensioni superiori ai 3 ha. …”Ogni commento appare superfluo. Sforziamoci di pensare ai bino­mi territorio­prodotto e operatori­qualità della vita che contraddi­stinguono quanti vivono in Val di Non e Val di Sole.Emerge quindi l’obbligo di immaginare una simile organizzazioneper il settore dell’uva da tavola ed i benefici che da essa po­trebbero derivare. Un cambiamento epocale potrebbe già essereun rafforzamento del rapporto tra produttori e operatoricommerciali. Esso deve necessariamente essere basato su unamaggior reciproca fiducia, proiettata nel futuro, al fine di produrrein campo ciò che realmente richiede il mercato. Programmazionesignifica semplicemente questo!Un’attenta e serena riflessione su ciò che oggi è richiesto dallaGDO metterebbe facilmente in evidenza che le produzioni biologi­che sono sempre più ricercate. Si tratta di un segmento in forteespansione che gode di una crescita che sembra al riparo dai ventidi crisi che la congiuntura economica attuale ha riservato ad altre

produzioni. Quando si credeva che le produzioni realizzatenell’ambito dei programmi integrati avrebbero assicurato un futu­ro roseo agli operatori, la richiesta di mercato si era già spostata,implicando così l’adozione di altri schemi produttivi, ulteriori ga­ranzie e nuove sfide d’affrontare.In parallelo, gli enti di formazione, gli istituti tecnici secondari e leuniversità, devono formare tecnici di campo in grado di beninterpretare i processi produttivi con tutte le innumerevoli varia­bili tecniche coinvolte. Questi ultimi, una volta in campo, devonoessere in grado di assumere comportamenti votati alla terzietà delruolo svolto in qualsiasi segmento della filiera “produzione­commercializzazione­consumo”, dando all’imparzialità ed obietti­vità del proprio operato ugual valore delle competenze tecniche(…semplicemente essere professionali!).È così difficile prevedere simili scenari e giocare d’anticipo perstrutturarsi per tempo in modo da offrire quanto richiederà ilmercato nel medio termine?Da queste brevi considerazioni emerge forte la necessità di “farsistema”. È questa l’unica via per assicurare un futuro all’uva datavola pugliese, pur in un ridimensionamento del settore che oggisembra non contrastabile. Non ci sono formule magiche o formatpre­confezionati. Ci deve essere solo la consapevolezza degli uo­mini – imprenditori ed amministratori pubblici – di dar seguito adun detto popolare che, pur proferito di continuo, non viene maiattuato: L’UNIONE FA LA FORZA.Solo così le tante eccellenze che sussistono sul territorio potrannoesser tali anche in futuro. L’alternativa è quella di presentarsi sulcampo della sfida globale con l’elegante livrea e l’ammirato volodell’effimera: bella sola per un giorno, e poi?Una proposta per uscire dallo stallo, anziché aspettare inattivi unfuturo già delineato, è quella che le OP operanti nel settore e gliimprenditori privati delle packing house, si mettano insieme percostituire un Centro di studio e servizi per l’uva da tavola. Unorganismo che dovrebbe avere il ruolo di reperire, aggiornare edelaborare i dati sull’uva da tavola in generale: scouting in sensopiù ampio su vari aspetti, nuove varietà, diffusione mondiale,flussi mercantili, rappresentanza del comparto pugliese, ecc., alsolo scopo di orientare gli attori della filiera, i produttori prima ditutto, verso prodotti richiesti dal mercato. Si ritiene che il territo­rio disponga di professionalità ed uomini in grado di svolgere taleruolo.L’uva da tavola che vorrei inizierebbe così ad assumere i connotatidi un settore che diventi il volano di un benessere più diffuso perquanti vi operano e per quanti ­ cittadini di tutto il mondo ­avranno la fortuna di gustare le bacche dorate di quella lama diterra incuneata nel Mediterraneo.

AgrimecaGrape and Fruit Consulting srl

Via D. Elefante, 17 ­ 70018 Turi (BA)

Tel/Fax +39 080 [email protected]

4 UvadaTavola ­ n. 2 maggio­giugno 2013

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Informazione

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smartphone più utilizzata al mondo.WhatsApp è un'app mobile multi­piattaforma che consente discambiare gratuitamente un numero illimitato di messaggi ditesto, immagini e video con i contatti della propria rubrica,che a loro volta devono avere installato l'app sul lorosmartphone. Per esercitare le sue funzioni, l’applicazione ne­cessita di una connessione ad internet. WhatsApp è disponibi­le per iOS, Android, BlackBerry, Nokia, Symbian e WindowsPhone. Grazie a questo strumento, potrete interagire diretta­mente con la nostra Redazione composta da agronomi etecnici esperti del settore.Aggiungete alla vostra Rubrica il numero 345­1191456 einviateci le vostre foto, domande e segnalazioni, vi risponde­remo appena possibile.

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WhatsApp: comunicare con Uva da Tavola.com èancora più facileInviateci foto dai vigneti, domande e segnalazioni in modo comodo e immediato

Il sito web Uva da Tavola.com e la rivista Uva da TavolaMAGAZINE sono prodotti editoriali ad indirizzo tecnico­scientifico di divulgazione, approfondimento, attualità e cultu­ra, rivolti alle diverse figure che nella filiera dell’uva da tavola.Il progetto editoriale si propone di fornire alle diverse figuredel settore uno strumento capace di trasmettere informazioniutili e notizie costantemente aggiornate nei diversi ambitidella filiera dell’uva da tavola.Grazie all’elevato livello di specificità dei temi trattati, il sitoweb Uva da Tavola.com e la rivista Uva da Tavola MAGAZINEsono in grado di raggiungere lettori estremamente caratte­rizzati per interessi ed esigenze. Per questo il sito e la rivistasono strumenti ideali per chi desidera indirizzare i propri mes­saggi pubblicitari alle diverse figure professionali che operanoin viticoltura da tavola.Su Uva da Tavola.com e Uva da Tavola MAGAZINE gliinserzionisti hanno la certezza di raggiungere il proprio targete di incontrare l’interesse dei lettori che considerano la

pubblicità un’ulteriore fonte di aggiornamento tecnico, daleggere con la stessa attenzione rivolta agli articoli pubblicati.Con un numero sempre crescente di visitatori provenienti dadiverse parti dell'Italia e del Mondo, www.uvadatavola.comsta diventando il portale web di riferimento per tutte le figureprofessionali che operano nella filiera dell’uva da tavola.La rivista, a periodicità bimestrale, è distribuita gratuita­mente, con una tiratura di 5.000 copie, presso i principalipunti di aggregazione delle varie figure professionali del terri­torio (farmacie agricole, stazioni di servizio, punti di ristoro,convegni, fiere ed altri eventi).Contattate la Redazione per ricevere un preventivo gratuito esenza impegno. La pubblicità è l'anima del commercio, anchee soprattutto in questi momenti di crisi.

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I teli plastici per copertura in generale sono già da di­versi anni al centro di un grande dibattito internaziona­le. Dopo aver vissuto diverse esperienze, in varie parti

del mondo i teli plastici hanno saputo dimostrare di essereancora oggi lo strumento più efficace. Risultano essere la so­luzione più eco­compatibile se si vuole interagire pro­attiva­mente con quanto di più naturale esista in natura ovvero laluce solare.Data l’importanza di questo tema, abbiamo chiesto alla socie­tà Plastik spa, che opera da oltre 30 anni nella produzione diteli per copertura di uva da tavola, di definire insieme unpercorso di approfondimento in più tappe. Verranno trattatiaspetti riguardanti la luce solare e l’importanza di utilizzareteli plastici detti “intelligenti” .Spiega il dott. Luca Marinucci Resp. Ricerca e Sviluppo delgruppo Plastik: “Nell’ambiente delle coperture è risaputo checiò che può determinare un reale microclima controllato, piùdi qualsiasi altro prodotto, sono i teli plastici. La ricerca e losviluppo di un nuovo prodotto è una costante sfida per noi ri­cercatori in ambito agricolo. Viene considerata un sfida verain quanto abbiamo alle spalle un sistema industriale con lesue regole e le sue necessità in virtù di determinate tecnolo­gie e processi produttivi, mentre dall’altra abbiamo un interlo­cutore in continua evoluzione con l’unica possibilità dideterminare l’esito di un test anche a distanza di anni. Va poiaggiunta la componente clima e la mancanza di un vero eproprio protocollo certificato sull’utilizzo di fitofarmaci che au­mentano esponenzialmente i rischi di un’errata valutazionesull’esito di qualsiasi test”.Quello su cui possiamo fare affidamento sono fonda­mentalmente 3 macrotemi base che andremo in più tappe,nei prossimi numeri, ad approfondire.

1. La luce solareIl fattore più importante che influenza la produzione agricolain generale è la luce naturale che fornisce l'energia per la fo­tosintesi. La luce solare è un insieme di radiazioni elettroma­gnetiche di lunghezze d'onda comprese fra circa 100nm fino acirca 700nm. In particolare, la parte delle radiazione solarecon lunghezza d’onda compresa tra 400 e 700 nm (che di

fatto rappresenta la porzione visibile) è necessaria per il veri­ficarsi di questo processo vitale ed è nota come PAR (radia­zione fotosinteticamente attiva).Al fine di sfruttare al meglio questa porzione di spettro solaree di limitare le porzioni inferiori a circa 350nm (Ultraviolettopotenzialmente dannoso), un considerevole sforzo è stato fo­calizzato sullo sviluppo di materiale con proprietà ottiche otti­mizzate.

2. Le tecniche di coperturaÈ oramai chiaro che solamente con una corretta realizzazionedi una struttura, col rispetto di tutte le norme di realizzazionee di mantenimento, risulterà possibile ottenere gli obiettivipreposti con la copertura di un telo. Negli anni si sonoalternate innumerevoli evoluzioni e solamente con l’espe­rienza diretta è stato possibile determinare aspetti positivi enegativi per ogni prova fatta. La preparazione di una correttastruttura deve poter garantire, oltre ad un corretto ambientegrazie ai teli, anche la possibilità di ottenere maneggevolezzae condizioni ideali ottimizzando al massimo i costi della ma­nodopera.Conseguentemente, negli anni i teli sono stati riprogettati piùvolte con soluzioni tecniche differenti nella realizzazione dellebande rinforzate, nel packaging alla consegna, nei sistemi diocchiellatura laterale.

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Quando e perché i teli plastici possono esseredefiniti intelligenti?

Tecnica

La luce solare influenza le produzioni agricole e fornisce l'energia per lafotosintesi.

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3. I fitofarmaciUn fattore importante nella determinazione della vita di un teloè rappresentato dalla tipologia, quantità e metodo diapplicazione di prodotti chimici ideali per la coltivazione. Daiprimi anni ottanta ad oggi la situazione è in costantemutamento. Le stesse case produttrici sono in costanteevoluzione proponendo nuove soluzioni meno invasive e piùperformanti con strutture chimiche differenti.Nell’evoluzione di un telo, le difficoltà in ambito di svilupponelle formulazioni nasce da un’oggettiva impossibilità diverificare che venga rispettato quanto previsto da protocolloda parte dell’agricoltore. L’aggiornamento continuo con i centriricerca delle aziende fornitrici delle materie prime (Polietilenein granulo e additivi) sono l’unica soluzione per svilupparesoluzioni adeguate per combattere situazioni particolarmenteaggressive che potrebbero compromettere prematuramente lecaratteristiche ottiche del telo.

Un telo si può definire “intelligente” solo quando il produttoreche lo propone riesce a rimanere ad un livello tecnico etecnologico tale per cui dimostra di poter offrire un filmplastico adeguato alle esigenze di un mondo agricolo che,come pochi altri, è in continua evoluzione.Va considerato il fatto che come nel mondo delle materieplastiche se si vuole proporre eccellenza, non è assolutamentepossibile improvvisarsi. Quando ad esempio si compra unprodotto chimico BASF si ha immediatamente la percezionedella garanzia del prodotto grazie al nome di chi lo propone. Agaranzia della qualità dei “teli intelligenti” ci sono alcune tra leaziende multinazionali più importanti al mondo quali: ExxonMobil, Borealis, Polimeri Europa, Dow, Clariant, solo percitarne qualcuna. L’effettivo produttore del telo non è cosìfacilmente riconoscibile, risulterà pertanto fondamentaleapprofondire chi sono i suoi fornitori partner.La struttura, l’organizzazione e l’esperienza nelle materie

prime di un produttore di teli assicurano che il film verràprodotto secondo formulazioni certificate e con materie primedi prima scelta. A livello di Ricerca e Sviluppo deve poteresistere un costante aggiornamento con i centri di ricerca diqueste importanti aziende per poter concretizzare le nuoverichieste del mercato.La tecnologia utilizzata per proporre i teli deve dimostrare lamassima attenzione, al fine di ottimizzare i processi produttivi,rispettando tutte le esigenze del cliente: dalle caratteristiche ingenerale sino al packaging definitivo. Anche in questo in casola capacità di evolversi deve fornire la giusta garanzia che si èdi fronte ad un fornitore potenziale partner.Il telo è una componente importante nell’investimento di unaazienda agricola, sia dal punto di vista finanziario ma anche esoprattutto per la qualità del prodotto finito che l’aziendaandrà a proporre. Spesso scegliere tra un telo in plastica ed untelo intelligente può fare realmente la differenza.

Plastik spaVia Tonale, 72/A

24061 Albano S. Alessandro (Bergamo) ­ ItalyTelefono +39.035.581006 ­ Telefax +39.035.580090

E­Mail: [email protected] – Web­Site: www.plastik.it

Unità localeStr. Prov.le 231 Km 1 + 200

70026 Modugno (Bari) ­ ItalyTelefono +39 080.5358828 ­ Telefax: +39 080.5354866

Una struttura realizzata correttamente ottimizza i costi di produzione e,grazie ai teli, garantisce le condizioni ambientali ideali.

La distribuzione dei prodotti fitosanitari può influenzare la durata dellavita di un telo di copertura.

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Difesa

Nematodi dei vigneti:ne sappiamo abbastanza?I nematodi parassiti delle piante, e della vite in particola­

re, sono organismi microscopici dalla struttura vermi­forme, che popolano l’ecosistema degli apparati radicali

(rizosfera). Come altri parassiti della vite, i nematodi possonoessere considerati organismi opportunistici che, anche pereffetto di generici fattori di stress delle piante, possonoraggiungere livelli di popolazione pericolosi per la produzione;reciprocamente, la loro attività aumenta la suscettibilità a nu­merosi funghi tellurici come Fusarium, Rhizoctonia, Pythium ePhytophthora.La presenza dei nematodi è una caratteristica stabile di unsuolo, al pari delle sue proprietà chimico­fisiche, e deve esse­re come tale considerata, per interpretare le performanceproduttive attese da un vigneto.

I più importanti nematodi dannosi della vite appartengono agruppi tassonomici diversi, raggruppabili fondamentalmentein nematodi da lesione (Xiphinema index, Pratylenchusvulnus, Criconemella xenoplax) e galligeni (Meloidogynespp.); numerosi altri Generi e Specie esercitano nei nostriareali una patogenicità debole, e perciò non determinano si­gnificative perdite di produzione.

Mentre è ben nota ai viticoltori professionali la pericolosità diXiphinema index, temuto agente di danno diretto e vettoredel virus Grapevine Fanleaf (GFLV, uno dei più debilitantipatogeni del vigneto, agente della degenerazione infettiva o

complesso dell’arricciamento), è quasi sempre misconosciutala dannosità nei vigneti delle specie galligene (Meloidogyneincognita, M. arenaria, M. javanica e M. hapla). Queste ultimeprosperano maggiormente nei terreni sabbiosi ed irrigui. InPuglia sono particolarmente diffuse nell’arco Jonico (Massafra­Palagiano) e nella zona di Trinitapoli, ove rappresentano pro­babilmente gli agenti di danno più debilitanti, frequentementein grado di determinare perdite di produzione superiori al20%. Nonostante ciò, il livello di conoscenza di questi paras­siti resta basso, perché i sintomi sono aspecifici e si traduconosemplicemente in un deperimento produttivo e qualitativo,associato alla scarsità di capillizio; solo nei casi più gravi sievidenziano più chiaramente malformazioni radicali, quali no­dosità, ingrossamenti e decolorazioni.Le Meloidogyne sono nematodi endoparassiti che si insedianonei tessuti radicali, alterando la funzione di conduzione peracqua e nutrienti. La loro attività ha inizio con l’innalzarsidelle temperature nel periodo primaverile: la schiusura delleuova svernanti libera le forme giovanili, che penetrano appe­na sotto l’apice radicale e si nutrono tra xilema e floema, de­terminando una ridotta efficienza radicale e dirottandorilevanti quote dell’energia elaborata dalle piante attraverso lafotosintesi; la pianta risponde a questa invasione producendole tipiche galle nell’intorno dei tessuti conduttivi, costituite daipertrofie ed iperplasie cellulari. Le femmine evolvono in indi­vidui maturi ovideponenti in poche settimane (appena 4­5, incondizioni ottimali) e danno inizio a nuovi cicli rilasciando

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Tabella 1 ­ Suscettibilità dei portinnesti più diffusi nel Sud­Est barese ai principali nematodi dei vigneti

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nella rizosfera nuovi individui che attaccano le radici neo­formate. La presenza in campo di ospiti più suscettibili dellavite (es. infestanti come Solanum nigrum) funge da efficacemoltiplicatore dell’inoculo, aumentando la pressione parassi­taria sulla coltura; l’ovideposizione si protrae per tuttal’estate, aumentando esponenzialmente la carica di inoculodel terreno.

Questa parassitosi interessa non solo la vite, ma anche nume­rose specie di fruttiferi (ciliegio, pesco, albicocco, kiwi ecc.),risultando particolarmente virulenta in vivaio e nei giovaniimpianti. L’analisi nematologica del terreno consente di identi­ficare la specie parassita e di valutare preliminarmente qualicolture (arboree o erbacee) risultino Resistenti o Tolleranti adessa. Ciò consente di valorizzare da un punto di vista pro­duttivo terreni su cui grava una tara, che è potenzialmente ingrado di erodere il reddito del produttore.

Il corretto campionamento di un terreno costituisce un fattorechiave per l’attendibilità dei risultati di una analisi. Il mo­mento migliore per il prelievo è dopo una irrigazione (opioggia), oppure nella fase di pre­trapianto. Il suolo da ana­lizzare deve essere raccolto in più punti (10­15 per campione)sotto gli irrigatori, a profondità compresa tra 20­25 e 50­60cm, includendo possibilmente porzioni di radice. È preferibilenon campionare nelle adiacenze di viti disseccate o eccessiva­mente debilitate, dove i nematodi potrebbero non essere piùattivi; è anche utile costituire un diverso campione (dicontrollo) prelevando terreno in prossimità di viti apparente­mente non affette. Il materiale raccolto nei diversi punti deveessere miscelato omogeneamente, per poterne separare unaaliquota rappresentativa,di circa 1 kg, da indirizzare in labo­ratorio.

È fondamentale che il laboratorio abbia credenziali sufficientiper svolgere in maniera attendibile questo tipo di analisi, che

richiede competenze altamente specialisti­che e non comuni. I laboratori accreditatiper le analisi nematologiche sono infatti ingrado di distinguere i nematodi fitoparas­siti da quelli saprofiti (ovvero non patogenie molto diffusi nei suoli), di conteggiare gliindividui di ciascuna specie e di stabilire illivello di rischio per la coltura in atto equelle eventualmente in successione. Il la­boratorio fornirà quindi un report delleconte di nematodi per unità di volume opeso di terreno, che consentirà dieffettuare scelte imprenditoriali più consa­pevoli. Ad esempio, sarà possibile valutarel’esenza da nematodi del materiale di pro­pagazione o di terreni di riporto, oppure

accertare le condizioni di un appezzamento in sede dicompravendita, o ancora stabilire se la fase di riposo di unterreno ha determinato un abbattimento delle popolazioni deiparassiti sufficiente per poter procedere al reimpianto. L’esitodelle analisi può anche guidare la selezione di portinnesti re­sistenti o tolleranti ai nematodi, che costituiscono al momentol’opzione più efficace per un controllo degli stessi in vignetivergini o reimpiantati (tabella 1). Bisogna però sottolineareche l’eventuale tolleranza a X. index, caratteristica diportinnesti di recente introduzione, non implica la non­tra­smissibilità del virus GFL.Concludendo, se il nostro vigneto è scarsamente produttivosenza una ragione ben apparente, perché non andare alla ra­dice? I nematodi potrebbero essere la causa che cerchiamo.

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Fig. 1 – Meloidogyne spp. su vite. Fig. 2 – Xiphinema index su vite.

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E fficace si, ma non solo. Controllare le avversità,ormai, è divenuto per lo più un pre­requisito. Unprodotto fitosanitario viene oggi consigliato e uti­

lizzato non solo perché funziona, bensì perché assicura alcontempo una serie di vantaggi concreti agli agricoltori inun'ottica di appetibilità delle proprie produzioni lungo le filiereagroalimentari. Agli occhi dei complessi mercati contempora­nei contano infatti aspetti che con la pura efficacia hanno po­co a che vedere, come il rispetto per l'ambiente e un profiloresiduale conforme alle richieste dei mercati nazionali einternazionali. Inoltre, un agrofarmaco evoluto non devesporcare e non deve odorare. Tutti aspetti che su una colturacomplessa come l'uva da tavola divengono la discriminantefra l'avere un prodotto di elevata appetibilità commerciale,oppure un raccolto di difficile collocamento sui mercati. La se­lezione delle sostanze attive operata dalla Revisione Europea,come pure i nuovi trend di riduzione dei residui, rendono peròogni giorno più difficoltosa l’individuazione di prodotti consiffatte caratteristiche. Fra le possibili soluzioni tecniche adisposizione dei viticoltori si evidenzia Mildicut, l'antiperono­sporico di Belchim Crop Protection. A base di cyazofamid, ilprodotto spicca non solo per gli elevati livelli di efficacia incampo, ma anche per gli eccellenti profili tossicologico edecotossicologico, unitamente a un comportamento residualefunzionale alle più stringenti esigenze di mercati sempre piùglobalizzati.

Mildicut alla lenteMildicut è formulato come Sospensione Concentrata a base di25 g/l di cyazofamide, appartenente alla nuova famiglia chi­mica dei cianoimidazoli. Il suo meccanismo d’azione è quindidifferente da quello di altre famiglie chimiche e ciò lo rendefunzionale anche alle più raffinate strategie antiresistenza.Nella peronospora Mildicut blocca i processi di respirazioneinibendo la germinazione delle spore. Il suo utilizzo in campodeve essere quindi in chiave preventiva. Inoltre, grazie allapropria affinità per le cere, Mildicut aderisce velocemente allesuperfici fogliari sottraendosi a eventuali fenomeni di dilava­mento. Da esse diffonde poi all'interno dei tessuti vegetalimanifestando in tal modo anche un'apprezzabile sistemia lo­cale. Su vite può essere utilizzato per un massimo di quattroapplicazioni all’anno a dosi comprese fra 3,5 e 4,5 l/ha (350­450 ml/hl), rispettando un tempo di carenza di 21 giorni. Per

massimizzare i benefici dell’uso di Mildicut, è bene posizio­narne le applicazioni a cavallo della fioritura, mantenendo frai trattamenti un intervallo di 10 giorni. Per le proprie caratte­ristiche tecniche Mildicut si integra quindi facilmente in pro­grammi di difesa basati sull’uso di prodotti a differente modod’azione. Infine, non essendo classificato Mildicut può essereacquistato anche senza possesso del patentino.

Il profilo residualeNumerose prove di campo su uva da tavola dimostrano comeun numero complessivo di tre applicazioni per stagione nonappesantisca il profilo residuale dei raccolti. Nella maggiorparte dei test, infatti, Mildicut non è stato reperito all’analisifinale e quando ciò si è verificato i dati si sono posizionatimolto al di sotto dei limiti previsti per legge (0,5 ppm), tantoda rispettare anche i limiti richiesti dalla Grande DistribuzioneOrganizzata. Ciò fornisce a Mildicut un’ulteriore e preziosaarma in termini di strategia complessiva da utilizzare nel vi­gneto anche in un’ottica residuale complessiva.

Efficacia pura, senza lasciare impronteMildicut è l'antiperonosporico funzionale alle molteplici esigenze della viticoltura modernain tema di qualità dei raccolti, profilo tossicologico e rispetto per l'ambiente

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O ggi come in passato, per SERROPLAST la ricercascientifica è intesa come uno dei modi più efficaciper essere vicini alle reali esigenze degli agricoltori.

Per permettere di raggiungere gli obiettivi si è avvalsa dicollaborazioni con le più importanti aziende fornitrici di mate­rie prime, anch’esse fortemente interessate allo sviluppo diprodotti innovativi. Una tra tutte la tedesca BASF, con cuinell’ultimo triennio si sono svolti importanti test la cui rile­vanza, grazie anche al supporto dell’Università di Bari, èandata addirittura oltre i confini nazionali. Il progetto è statopresentato all’ “International Conference of Agricultural Engi­neering” tenutosi a Valencia (Spagna) nel Luglio 2012.Eseguiti in un campo pilota a Castellaneta Marina, i test sonostati incentrati sulla verifica dell’efficienza di 3 diversi tipi difilm per copertura, monitorati nel corso di un anno intero. Uti­lizzando un campione di 1600 piante Ruggeri, destinate allacrescita della varietà Superior seedless, è stato possibile rile­vare numerosi dati e confrontare in maniera reale (a parità diidentiche condizioni di sviluppo) tre diversi parametri dei film.Rilevati in particolare le proprietà radiometriche e la loroinfluenza sul microclima dei vigneti, gli effetti sul funziona­mento delle foglie, la biologia delle piante e la qualità equantità dell’uva prodotta.I risultati hanno evidenziato ancora una volta come, a se­conda degli additivi utilizzati, le proprietà chimiche dei poli­meri, la loro lavorazione e lo spessore dei film, si ottenganomicroclimi ed effetti di trasmissione della luce solare cheinfluiscono in maniera decisiva sulla crescita delle piante e deifrutti. Nel dettaglio, i film sperimentali utilizzati, hanno

portato i risultati di miglioramento sperati, a confermadell’ottimo lavoro di ricerca e sviluppo svolto in questi ultimianni dall’azienda di Rutigliano. Risaltano tra questi gli altissimiindici di fotosintesi e di peso del frutto, oltre ad una ottimalefunzione ecofisiologica delle foglie, velocità e regolarità dicrescita dei frutti, evitando la sottoesposizione a cui si vaincontro utilizzando la maggior parte delle coperture presentioggi sul mercato. La scelta dei film plastici diventa cosìstrategica non solo per proteggere i vigneti o i frutteti in ge­nerale dagli agenti atmosferici e dai fattori accidentali maanche per sostenere la produzione dell’uva sotto un regime distress abiotico, e la Serroplast ne risulta sempre pronta eattenta a fornire la giusta consulenza.

Nicola Sicolo

I dati specifici e le relazioni sui test effettuati sono a disposizione di coloro che nefacciano richiesta presso gli uffici dell’azienda.Progetto “lnfluence on Vine Production of lnnovative Covering Plastic Films”.

Giuliano Vox, Evelia schettini, Giacomo Scarascia Mugnozza, Laura de Palma, LuigiTarricone, Giovanni Gentile.Department of Agricultural and Environmental Science – Università di Bari,University of Foggia, CRA­UTV Turi.Corresponding author e­mail: [email protected]

La ricerca alla base dell’agricoltura moderna:i film plastici per le coperture

Nella tabella i dati relativi alle proprietà di trasmittanza solare a nettovantaggio del film più innovativo.

Nel grafico si notano nettamente i vantaggi in termine di qualità equantità dei grappoli di uva prodotti con il film più innovativo.

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Scelta varietale: l'importanza del partner commercialeIntervista a Giuseppe Sicuro (Apofruit)

L'intervista

I l ricambio varietale in viticoltura da tavola è da ormaialcuni anni un tema di strettissima attualità. Le diversevarietà si sono moltiplicate, ma con esse è aumentata

anche la sensazione di “confusione” che accompagna il pro­duttore abituato da sempre a disporre, almeno fino a pochianni fa, di un ventaglio di varietà di gran lunga più ridotto ri­spetto a quello attuale. Senza contare che ogni nuova varietàrichiede nozioni e accorgimenti specifici per ottenere un ri­sultato produttivo ottimale dal punto di vista qualitativo equantitativo.Per cercare di fare un po' di chiarezza in questo scenario cosìcontorto, abbiamo intervistato Giuseppe Sicuro, agronomo eresponsabile tecnico di Apofruit per l’uva da tavola.

Che cos'è l'Apofruit?Apofruit è una cooperativa di I grado formata da produttoriconferitori, nata 50 anni fa in Emilia Romagna. In Italia sonopresenti numerosi stabilimenti di lavorazione. Io collaboro conquello di Scanzano Jonico dove arriva l'uva proveniente dalSud­Est barese, dalla zona di Grottaglie fino a tutto l'Arco jo­nico. Oggi i volumi di uva lavorati non sono alti ma il quanti­tativo è destinato a crescere, ci sono numerosi impianti cheentreranno in produzione il prossimo anno e numerosi altri infase di realizzazione.Cominciamo subito con la domanda chiave: cosa consi­gliare ad un agricoltore che deve scegliere oggi cosaimpiantare? Di quali fattori deve tenere conto al mo­mento della scelta varietale?Il mio parere è che porsi una domanda di questo tipo è già diper sé una scelta sbagliata. Prima ancora della varietà è ne­cessaria una attenta selezione volta all'individuazione di unpartner commerciale più idoneo, professionale, affidabile ecapace di fare gli interessi del produttore. Questo deve saperrispondere alle esigenze della GDO, che ha sempre bisogno difornitori affidabili per qualità e puntualità, con approvvigiona­menti sicuri. Solo dopo aver individuato tale figura si potràstabilire quale varietà impiantare. Il mercato libero nel qualeoperiamo ci impone frammentazione e diversificazionedell'offerta oltre che una programmazione dei volumi di pro­dotto da realizzare, in modo da evitare eccedenze e tenerealto il prezzo. Entrare in Apofruit, in altre cooperative o in altriprogetti privati al fine di modulare l'offerta in funzione delladomanda, offre le opportunità appena descritte, ma comportaanche il vincolo di non poter vendere liberamente il proprio

prodotto al primo che capita. L'agricoltore deve essere consa­pevole che tutte le scelte imprenditoriali vanno pianificate pertempo, non c’è più spazio per le improvvisazioni.Quali garanzie offre il partner commerciale al pro­duttore che decide di diventare socio? Cosa succede sela varietà che il produttore ha impiantato su consigliodel partner commerciale, dopo 3–4 anni non è piùapprezzata dal mercato e spunta prezzi bassi non piùremunerativi?Va detto innanzitutto che anche se un produttore conferisce lapropria uva ad Apofruit o a qualsiasi altro partnercommerciale, questa viene sempre commercializzata con leregole del libero mercato. La certezza del prezzo dell'uva per iprossimi 15 anni non può garantirla nessuno. Nel caso in cuila scelta di una varietà si riveli errata, il produttore non deveessere abbandonato. Apofruit sovvenziona l'investimento delvigneto con una nuova varietà con un finanziamento cheraggiunge gli 11mila euro/ha. Se ci sono problemi e la varietànon è premiata dal mercato, il produttore e l'Apofruit insiemestabiliscono di cambiare varietà.

Qual è il rapporto che intercorre tra Apofruit e il pro­duttore socio della cooperativa?L'accordo prevede il conferimento per almeno 1 anno se lavarietà di uva non è brevettata; se è brevettata l'accordo èpiù rigido. Impostare un programma commerciale ed unapolitica di marca comporta uno stretto controllo delle quantitàda commercializzare e un accordo di durata di almeno 6 annidalla data della sottoscrizione. C’è da precisare che anche sesciolgo l’accordo con Apofruit, quello con il breeder, che è ildetentore del brevetto della varietà, non cessa mai.Pertanto se il produttore si dimette dall'Apofruit, deve trovareun'altro distributore autorizzato a commercializzare l'uva dellavarietà brevettata in questione. Il contratto con il breeder nonfinisce mai, o meglio finisce solitamente quando vieneestirpato il vigneto.E gli impianti realizzati senza disporre di licenza?Le aziende proprietarie del brevetto, in piena sintonia conquelle autorizzate alla coltivazione ed alla distribuzione, ope­rano un monitoraggio dei territori e dei mercati al fine dicontrastare la diffusione illecita delle varietà brevettate. Unagricoltore o un distributore/esportatore che coltiva ocommercializza illegalmente infrange la legge e perciò èperseguibile legalmente. Per gli impianti non in regola sonoprevisti l’espianto e multe salatissime per chi le ha

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commercializzate abusivamente. Siamo in un paese libero, chinon riconosce i diritti sulla proprietà intellettuale deve coltiva­re le varietà vegetali non brevettate.Quali sono le caratteristiche che si sta cercando di indi­viduare nelle nuove varietà?Si stanno valutando le uve che possano allargare il calendariodi raccolta, precoci e soprattutto tardive, di diverso colore,con interessanti caratteristiche organolettiche, attraenti, facilida coltivare e poco esigenti, perciò con limitate spese di pro­duzione, buona tenuta sulla pianta ed alla conservazione.Ovviamente l’apirenia è un fattore fondamentale.E le uve con semi?Anche se ancora di grande interesse, a livello globale ilmercato delle uve con semi sarà ridimensionato rispetto alpassato, grazie alla disponibilità delle apirene. Ma conside­rando che le nostre uve con semi hanno delle eccellenti ca­ratteristiche gustative, sono sicuro che ci saranno determinatimercati che saranno sempre interessati alla loro commercia­lizzazione. Quel che è certo è che se un consumatore assaggiaun'uva apirena difficilmente torna indietro. L'assenza del se­me è un fattore estremamente apprezzato soprattutto tra igiovani e nei Paesi lontani dalle zone di produzione.Molte apirene però hanno un sapore neutro e non ca­ratteristico.Molte apirene hanno un sapore blando, è vero. Ma posso ga­

rantire che i programmi di ricerca stanno lavorando in manie­ra incessante in questo senso e sono già disponibili varietàcon un ottimo sapore che non fanno di certo rimpiangere leuve tradizionali. Il sapore di “moscato”, per esempio, è tenutoin grande considerazione nei programmi di breeding. Ci sonoanche programmi che puntano a produrre uva con sentore diciliegia, di mango o di zucchero filato. La ricerca del sapore,anche caratteristico, sarà una condizione essenziale quando ivolumi di uve apirene sul mercato diventeranno imponenti,sempre con l’intento di avere un prodotto che sia differenzia­bile sul mercato.Cosa serve al settore della viticoltura da tavola per ri­guadagnare terreno sui mercati internazionali?In tre parole: aggregazione, organizzazione ed innovazione.In passato si decideva di fare un tendone di uva Italia e sipoteva essere sicuri di non aver sbagliato. Oggi è diverso, cisono tante nuove varietà disponibili. Occorre, come già detto,individuare una struttura commerciale con la qualeinterfacciarsi ed impostare insieme un programmacommerciale scegliendo le varietà sulle quali orientarsi. Insecondo luogo è necessario produrre con un giusto compro­messo tra qualità e quantità. E poi c’è bisogno di innovazione,volta ad individuare nuove tecniche colturali che consentanodi produrre a costi più bassi rispetto al passato.

Mirko SgaramellaAgronomo

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Mimic® è un insetticida larvicida a base di tebufenozide specifico per il controllo delle tignoledella vite. Il principio attivo, tebufenozide, è un analogo mimetico dell’ecdisone (MAC). Agi­sce sulle larve per ingestione, inducendo il processo di muta prematura e, quindi, la morte.Mimic® non é acaro­stimolante. La specificitá d’azione verso i lepidotteri target conferisceuna elevata selettivitá nei confronti dei principali artropodi utili quali acari e insetti predato­ri, parassitoidi ed impollinatori. Questo rende Mimic® un importante strumento nellestrategie di lotta integrata (IPM).

VANTAGGI• specifico su tignole della vite• resistente al dilavamento• selettivo nei confronti di insetti utili e impollinatori• ideale in un ottica di strategia di lotta integrata (IPM)• rispettoso nei confronti dell’uomo o dell’ambiente• non richiede patentino• principio attivo incluso nei Disciplinari (DPI)

MECCANISMO D’AZIONE E APPLICAZIONEMimic® risulta altamente specifico sulle larve dei lepidotteri e agisce per ingestione su tuttigli stadi larvali che si nutrono di parti vegetali interessate dal trattamento. Nell’arco delle2­3 ore successive all’ingestione, le larve smettono definitivamente di nutrirsi e in tempisuccessivi vanno incontro alla morte.Si consiglia il trattamento in prefioritura contro le larve di prima generazione al fine diridurre i danni derivanti da livelli elevati di infestazione delle generazioni successive.Nel caso del controllo delle larve di seconda generazione intervenire con Mimic® ad inizioovodeposizione. Per il monitoraggio dei voli e la definizione di un preciso timing diintervento si consiglia l’impiego di trappole a feromoni modello “Pherocon” Certis.Nell’ottica di una strategia di difesa integrata (in II generazione) si consiglia semprel’impiego di Mimic® in abbinamento con CoStar® WG (Bacillus thuringiensis var. Kurstakiceppo SA12) applicato a partire dalla fase di inizio nascita larvale e pertutto il ciclo di sviluppo a distanza di 8­12 giorni da Mimic. CoStar®

WG rappresenta il prodotto a base di BTk con la potenza insetticidapiù alta oggi presente sul mercato (90.000 U.I./mg diformulato). A differenza di molti altri formulati a base di BTk incommercio, si caratterizza per una elevata resistenza ai raggisolari e una maggiore persistenza sulla pianta (6­8 giorni).In terza e ultima generazione, laddove si rendessenecessario intervenire, si suggerisce l’impiego di soloCoStar® WG applicato da inizio nascita larvale.

Per ulteriori informazioni:Certis Europe B.V. – filiale italianaTelefono: 02 9609983 – Fax:02 [email protected]

Mimic® Marchio registrato e prodotto originale Nippon Soda.CoStar® WG Marchio registrato e prodotto originale Certis USA.

MIMIC : insetticida larvicida affidabilee sicuro

®

Il Bacillus thuringiensis è unbatterio sporigeno che vivenornalmente nel terreno.Venne scoperto nel 1901 inGiappone e nel 1911 in Germa­nia, da Ernst Berliner.Se distribuito nell’ambiente (sullefoglie, nell’acqua) e viene ingeri­to dagli insetti sensibili, il batte­rio sporula e libera alcunetossine (tossine Bt) in grado didanneggiare il tratto digerentedelle larve, soprattutto di ditterie lepidotteri. Su questi ultimi so­no attivi soprattutto due ceppi: ilKurstaki e l'Aizawai.Le tossine, innocue per l'uomo,sono contenute all'interno di cri­stalli che si dissolvono in parti­colari condizioni presenti a livellointestinale di alcuni insetti,quindi sono estremamente spe­cifiche. Al fine di favorire la solu­bilizzazione del cristallo il pH,infatti, deve essere alcalino(pH >9).Vista la sua manipolabilità gene­tica, dal B. thuringiensis è statoestratto il gene che codifica perla tossina Bt e inserito in alcunepiante di interesse agrario, so­prattutto soia e mais. In tal mo­do queste piante sono in grado disintetizzarsi da sole la tossina,divenendo "velenose" per i fito­fagi che se ne nutrono.Un suo uso meno discusso è inapicoltura, dove viene impiegatonella lotta biologica alla tarmadella cera.

Il Bacillus thuringiensis per ilcontrollo degli insetti dannosi

Bacillus thuringiensis

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Fisiologia

La fioritura della vite:un processo lungo un annoL a fioritura della vite è un processo complesso forte­

mente influenzato dalle condizioni ambientali e dalletecniche colturali. Essa si completa in due momenti

distinti: nella prima stagione ha inizio la differenziazione dellegemme miste, durante la seconda si ha lo sviluppo e la matu­razione degli organi fiorali.

Prima stagioneDalla prefioritura, alla base delle femminelle, si formano legemme miste (o fruttifere) che continueranno a differenziarsi,con la crescita dei germogli, durante tutto il periodo vegetati­vo (fino alla fine di luglio­inizio agosto).I fattori che influenzano la differenziazione delle gemme sonomolteplici.Rapporto carboidrati/azoto: influenza la produzione degliormoni da parte delle foglie, importanti per la differenziazio­ne. Tale rapporto deve essere equilibrato poichè un surplus diazoto comporta eccessivo rigoglio vegetativo con conseguenteproduzione di gibberelline che, se in eccesso, inibiscono ladifferenziazione. Questo elemento deve far riflettere sul ri­schio derivante dall’utilizzo eccessivo di gibbereline sintetiche,soprattutto in prefioritura. I carboidrati, invece, favoriscono laproduzione di ormoni promotori della differenziazione.Ormoni promotori: le auxine e soprattutto le citochinine sonogli ormoni che favoriscono il processo di differenziazione(tranne che nelle primissime fasi).Fattori ambientali: luminosità e temperatura sono fattori de­terminanti per la differenziazione delle gemme miste.Giornate lunghe e luminose, associate ad alte temperature eassenza di stress idrici e nutrizionali, sono indispensabili inquesta fase.È stato dimostrato che nella maggior parte delle varietà ladifferenziazione per avere inizio necessita di temperature su­periori ai 20°C. La luce, invece, è importante per la fotosinte­si e quindi per la produzione di carboidrati.Dalla metà di agosto, si arresta l’accrescimento vegetativoperché le giornate si accorciano e le temperature si abbassa­no. Con la riduzione del metabolismo fogliare viene a manca­re la produzione di citochinine e la differenziazione delle

gemme si arresta.Altri fattori come stress idrici, basse temperature e carenzenutrizionali che portano a ridurre lo sviluppo della vegetazio­ne, influenzano negativamente la produzione di citochinine equindi la differenziazione.In seguito, con la produzione di acido abscissico, ormone ini­bitorio prodotto dalle foglie vecchie e dalle stesse gemme, siha l’entrata in dormienza.

Seconda stagioneAlla ripresa vegetativa, dopo la comparsa dei primi grappoli,termina la fase di differenziazione della gemma mista.In seguito, con il distacco del cappuccio o caliptra (scaliptra­mento) si ha la fioritura, che ha inizio nella parte centrale delgrappolo e di seguito interessa la zona basale, le ali e lapunta. La stessa scalarità la si ha nel germoglio: per primifioriscono i grappoli centrali, poi quelli basali e infine i più alti.

Fattori che influenzano la fase di fiorituraLa fase di fioritura può essere influenzata da carenze nutrizio­nali, come boro e potassio (e altri elementi) che influenzanola sessualità del fiore agendo sul quadro ormonale. Di rile­vante importanza è l’andamento climatico. Temperature tra i20°C e i 30°C sono indispensabili per una fioritura ottimale.

Grappoli in fase di fioritura

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La vitalità del polline, infatti, è massima con temperatureintorno ai 27­28°C, mentre con temperature maggiori ai 30­35°C si annulla. Le alte temperature, se associate a condizionidi bassa umidità (inferiore al 45%), sono molto nocive peruna normale fioritura. Invece in condizioni troppo piovose etemperature basse si ha un allungamento del periodo di fiori­tura e la fecondazione potrebbe non avvenire in quanto la ca­liptra non si distacca (il fiore rimane chiuso) e il pollinepotrebbe dilavarsi o agglomerarsi. Inoltre, se il clima è seccoma ventoso, lo stigma potrebbe asciugarsi e il polline nonaderire.

AccorgimentiDi vitale importanza, soprattutto laddove è praticata la colti­vazione protetta per l’anticipo della raccolta, risulta esserequindi la consultazione di bollettini meteorologici e il quotidia­no monitoraggio in prefioritura delle temperature da partedell’agricoltore con termometri collocati all’internodell’impianto. In caso di raggiungimento e superamento delletemperature critiche sopra indicate è necessario intervenirealzando i teli laterali ed eventualmente distanziando i teli dicopertura nei punti più critici del tendone per favorire unamaggiore ventilazione ed un abbassamento delle temperatu­re, al fine di evitare danni rilevanti sulla quantità e la qualitàdella produzione.Durante la fioritura, invece, i teli laterali dovrebbero esseresempre sollevati, salvo condizioni climatiche particolarmenteavverse (temperature molto basse, vento, piogge intense).

Impollinazione e allegagioneL’impollinazione nella vite avviene grazie al vento (impollina­zione anemofila) con un contributo anche degli insetti pronubi(impollinazione entomofila).All’impollinazione segue la fecondazione che avviene con lagerminazione del polline e l’emissione di un tubetto pollinicoche raggiunge l’ovulo. La formazione di questo tubetto è favo­rita da un liquido zuccherino ricco in boro, microelementoindispensabile in questa fase. La fecondazione può verificarsianche parzialmente o non verificarsi affatto, ma la produzionedi sostanze di natura ormonale può indurre l’ovario a dividersie moltiplicarsi ugualmente. Gli acini che si svilupperanno daquesto processo presenteranno apirenia (assenza di semi) esviluppo limitato (acinellatura), problema che viene superatomediante la loro eliminazione manuale, operazione che incidemolto sui costi di produzione.L’acinellatura può essere legata anche alle avversità climati­che (come ad esempio le piogge durante la fioritura) cheportano al mancato scaliptramento. Anche le carenze idriche enutrizionali (come boro e zinco) e le virosi possono contribuirealla comparsa del fenomeno.Il passaggio da fiore in frutto è definito allegagione. Il livellodi allegagione dipende dalla varietà, dal portinnesto, dalla nu­trizione idrica e minerale, ecc. Rispetto ad altre colture frutti­

cole, la percentuale di allegagione nella vite è più elevata e,se eccessiva, potrebbe andare a scapito della qualità.

In genere circa il 40­80% dei fiori non allega ma cade altermine della fioritura (colatura dei fiori).Questo fenomeno potrebbe anche riguardare i frutticini appe­na allegati, spesso senza semi, perché meno competitivi ri­spetto a quelli fecondati (cascola dei frutticini). La colaturaoltre a dipendere da fattori genetici, è fortemente influenzatadalle carenze nutrizionali (ferro, boro, zinco) e idriche, masoprattutto dal numero dei grappoli sulla pianta, dal numerodi fiori presenti sul grappolo e dall’elevato vigore, in quanto sicrea competizione nell’uso dei prodotti della fotosintesi. Esisteanche una colatura dovuta alla presenza di patologie (oidio,peronospora), virosi, tignoletta, ecc., che causano danni di­retti o squilibri nello sviluppo o nella nutrizione dei grappoli;oppure ci possono essere colature accidentali o forzate dovuteall’utilizzo di antiparassitari o di ormoni (gibberelline) ad azio­ne pollinicida.

ConclusioniDa quanto detto, appare evidente come la fioritura sia unadelle fasi più importanti e delicate del ciclo produttivo dellavite. Essa è fortemente influenzata dalle condizioni climatichee ambientali, si completa nei giorni in cui il grappolo fioriscema ha inizio già nell’anno precedente, quando i primordi delfiore cominciano a differenziarsi nella gemma.Per tali motivi è importante:

utilizzare tecniche agronomiche adeguate che garantiscanoun equilibrio vegeto­produttivo del vigneto durante tuttol’anno (evitare stress idrici, carenze o eccessi nutrizionali,ecc.);monitorare continuamente le condizioni termiche del vi­gneto in modo da adottare tutti gli accorgimenti atti adimpedire il raggiungimento di temperature eccessivamenteelevate;avvantaggiarsi della consulenza di un tecnico esperto.

La Redazione

Grappoli in fase di allegagione

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SERENADE MAX: la protezione naturale, che nonlascia traccia!L offerta di prodotti innovativi da parte di Bayer

CropScience comprende anche la possibilità di offriresoluzioni naturali che permettano un’integrazione

nelle linee di difesa al fine di garantire una produzione diqualità, rispettando i parametri di salubrità richiesti dallagrande distribuzione e dal consumatore finale.L’acquisizione della società americana Agraquest va infatti inquesta direzione, con la possibilità già a partire dal 2013 divendere il prodotto Serenade Max. Tutto questo per daresempre maggiore concretezza al nostro approccio verso unaviticoltura sostenibile.Serenade Max è un prodotto naturale a base di Bacillussubtilis ceppo QST 713: questo batterio è particolarmenteattivo nel controllo di botrite, sclerotinia e delle batteriosi divite, frutta e orticole.

Grazie al suo meccanismo d’azione molteplice, Serenade Maxgarantisce un’azione su più fronti, come le tessere di unpuzzle.

Infatti, grazie alla formazione di composti naturali difermentazione (lipopeptidi) e alla proliferazione del batteriosugli organi trattati, garantisce:

Azione antifungina diretta: i lipopeptidi creano dellesoluzioni di continuità della membrana e portando allamorte la cellula fungina.Azione antibatterica diretta: grazie all'attività di 3diverse classi di prodotti naturali.Stimolazione delle difese della pianta: medianteinduzione di resistenza con effetto sistemico.

Creazione da parte del Bacillus di una barrieracontro le cellule del patogeno: instaurando controesso una competizione trofico­spaziale.

Serenade Max è un prodotto di contatto che va applicato incondizioni preventive, al fine di esaltarne le caratteristichedel prodotto. Inoltre può essere utilizzato, da solo o inalternanza con altri prodotti, in un programma di difesaintegrata.

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La protezione in fine fioritura: il primo passo verso un controllo efficace della botrite.

Le prime infezioni di botrite possono iniziare già a partire dai residui fiorali, se nonaddirittura durante la fioritura stessa.

Una applicazione di Serenade Max in questa fase, grazie alla capacità di Bacillussubtilis di colonizzare gli organi trattati, ti permette di abbassare l’inoculo di botrite e,grazie alla competizione trofico­spaziale con gli agenti dei marciumi, ti permette uncontrollo dei primi attacchi del patogeno. Fig. 2 ­ Grappolo attaccato da botrite a fine fioritura

Figura 1 ­ Azione dei lipopeptidi sulla membrana cellulare fungina

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Bio

Viticoltura biodinamica: non una moda maun'alternativa concreta

L azienda agricola Sorino, situata in agro di Mola di Ba­ri, può essere ad oggi considerata una delle pocherealtà che adopera tecniche di agricoltura biodinamica

in Puglia. La superficie aziendale, di circa 4 ettari, è coltivataesclusivamente ad uva da tavola delle seguenti varietà: Supe­rior seedless, Vittoria e Red Globe.La scelta di utilizzare il metodo biodinamico fu presa dal Sig.Sorino Franco circa 4 anni fa, non per cavalcare l'onda delleultime "mode" agricole, con lo scopo di avere un maggiore vi­sibilità sul mercato, ma perché stanco dei metodi agricoliconvenzionali che prevedono l’esasperato utilizzo di prodottichimici di sintesi ed un eccessivo sfruttamento del suolo edell’ambiente. Ciò è sostenuto anche dal fatto che il Sig. Sori­no, poichè convinto si tratti di un metodo agricolo vincente enon di un marchio spendibile, non aveva richiesto la certifica­zione bio, se non fino allo scorso anno.Con l’ausilio di Concetta Gentile, tecnico esperto in agricolturabiodinamica, l’azienda ha subìto una profonda trasformazioneottenendo dei miglioramenti sia in termini di fertilità del suoloche in termini di equilibrio all’interno dell’ecosistema vigneto.L’azienda agricola ad oggi non utilizza prodotti fitosanitari,fertilizzanti o altri prodotti utilizzati nei metodi agricoliconvenzionali e ha raggiunto la sostenibilità ambientale desi­derata oltre che un risparmio economico grazie alla riduzione

dei costi di produzione. Viene posta particolare attenzione allagestione del terreno e vengono impiegati i preparati biodi­namici allo scopo di equilibrare e migliorare l’effetto dei fattoridi accrescimento (elementi nutritivi del terreno) e ambientali(come luce e calore), oltre a quelli agronomici.Non avendo alcuna certificazione bio, negli anni precedentil’uva è stata venduta come convenzionale.

Grappoli di Superior seedless prodotti con tecniche di agricolturabiodinamica.

L'azienda agricola biodinamica ha ottenuto un'elevata produzione diSuperior seedless con qualità paragonabile al prodotto convenzionale.

Il calibro medio degli acini di Superior seedless era pari e talvoltasuperiore ai 21 mm, ottenuto senza l'utilizzo di fitoregalori.

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Ciò sicuramente non premia la qualità del prodotto, che puòconsiderarsi praticamente a “residuo zero”, ma sicuramentedimostra che con l’utilizzo del metodo agricolo biodinamico, èpossibile ottenere un prodotto con elevati parametri qualitati­vi che soddisfano i requisiti estetici richiesti dalla GrandeDistribuzione Organizzata.

Domenico ZagariaAgronomo

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Per info:Concetta Gentile

Tecnico in agricoltura biodinamicaE­mail: [email protected]

Grappoli di uva da tavola varietà Vittoria prodotti con tecniche diagricoltura biodinamica.

Uva da tavola varietà Vittoria prodotta con metodi biodinamici pressol'azienda agricola Sorino.

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Obiettivi del corsoL’obiettivo del master/laurea magistrale «ENVVINE» è di inte­grare le nuove tecniche viticole in un contesto più ampio digestione dell’ambiente, del paesaggio e del TERROIR. Laconduzione accurata del vigneto risulta essere parte caratte­rizzante dello sviluppo sostenibile di una specifica area geo­grafica. Per raggiungere questi obiettivi, il master offre aglistudenti delle competenze scientifiche solide per permetter lo­ro di prepararsi al meglio alla vita professionale e di adattarsiall’evoluzione del settore vitivinicolo. Il master permetteràinoltre di acquisire le conoscenze scientifiche di base diretta­mente nelle aziende vitivinicole, nelle zone produttive nazio­nali.

Sbocchi occupazionaliIl laureato magistrale in V&A trova uno spazio non trascurabi­le nel mondo del lavoro nel settore viticolo e della qualitàambientale a livelli decisionali superiori, con ruolo di tipo diri­genziale o di consulenza. In particolare se ne prevede l'impie­go nelle seguenti attività: la direzione, nonché la consulenza,in aziende viticole di dimensione significativa, nell'ambitodella produzione dell'uva, dell'impatto della coltivazionesull'ambiente, sulla qualità del suolo e sul suo recupero econservazione della fertilità; la direzione o l'espletamento diincarichi a livello superiore in Enti, Associazioni e Consorzi; lacollaborazione nella realizzazione e nella gestione di progetti

di ricerca di base ed applicata nei settori delle produzioni viti­cole sostenibili; peritali e arbitrali presso i Tribunali.

2° anno all’Università di Reims (FRANCIA)Per l’ottenimento del titolo congiunto, il secondo anno delmaster viene svolto presso l’Università di Reims (France).Borse Erasmus Placement sono richiedibili e ottenibili daglistudenti. Nell’ultimo semestre è previsto uno stage in unazienda vitivinicola francese.

INFO:Partecipanti ammessi: 10.Selezione: Titoli e lingua ingleseLingua del corso: Italiano con seminari in IngleseCosto del Master: vedi regolamento tasse UNIBAS(max. € 1361,59 + € 98,00 + € 14.62)Contatti: DICEM Tel. 0835.1971416 ­ Fax. 0835.383114Responsabile: prof. VITALE NUZZOmail: [email protected]: [email protected]. +39.971.205263Università degli Studi della Basilicata Via Lazazzera, 75100MATERAUlteriori informazioni sono presenti al sito internethttp://www.unibas.it/envvine

Titolo di studio rilasciato: Diploma di Laurea Magistrale(Classe LM 69 – Scienze e Tecnologie Agrarie)

Congiunto con l’Università di Reims – Champagne Ardenne

Laurea Magistrale/Master internazionale inVITICOLTURA E AMBIENTE ­ MATERA

Formazione

Matera, UNESCO Site

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Salute

L'uva da tavola riduce il rischio di malattiecardiache e diabeteS econdo una recente ricerca condotta dall’Università

del Michigan l’uva da tavola rossa, ma anche quellabianca e nera, possono proteggere l’apparato

cardiocircolatorio e contrastare il diabete di tipo 2. Per arriva­re a queste conclusioni i ricercatori hanno sottoposto ungruppo di topi a una dieta ricca di grassi, molto comune negliUsa, a cui però è stata aggiunta una polvere composta dai tretipi di uva disidratata. A un altro gruppo, quello di controllo, èstata fatta seguire unicamente la dieta ricca di grassi. Dopotre mesi il dottor Steven Bolling, coordinatore dello studio, e isuoi colleghi hanno sottoposto i topi ad analisi. Dai risultati siè scoperto che i topi a cui era stata somministrata la polveredelle tre uve insieme alla dieta lipidica avevano la pressionesanguigna ridotta e più regolare, una migliore funzionecardiaca e una riduzione nel sangue dei marker dell’infiamma­zione rispetto ai topi che non avevano ricevuto il supplemento

di uva disidratata e polverizzata. Il peso degli animaliappartenenti a entrambi i gruppi tuttavia non è cambiato. Iricercatori si sono detti ottimisti nei confronti dei risultati,anche se ulteriori ricerche dovranno confermare questi effettibenefici anche sugli esseri umani."La possibile ragione che sta dietro la diminuzione dellasindrome metabolica è che le sostanze fitochimiche sono atti­ve nel proteggere le cellule del cuore dagli effetti dannosidella sindrome metabolica stessa", ha commentato il Dott.Bolling."Sia l'infiammazione che lo stress ossidativo giocano un ruoloimportante nella progressione della malattia cardiovascolare enella disfunzione d'organo nel diabete di tipo 2. L'assunzionedi uva ha influenzato entrambi i componenti in diversi tessuti.Si tratta di un risultato molto promettente" ha aggiunto.

Domenico Zagaria ­ Agronomo

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