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Urbanistica 5F C.A.T. a.s. 2016-17 Prof. Gianni Caspani Prof. Gianluigi Ferrario

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Urbanistica

5F C.A.T. a.s. 2016-17

Prof. Gianni Caspani

Prof. Gianluigi Ferrario

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Definizioni:

L'urbanistica:è una disciplina che studia il territorio antropizzato (la città o più in generalel'insediamento umano) ed il suo sviluppo (“urbs” in latino significa città). Essa ha comescopo conseguire le migliori condizioni di vita per la comunità attraverso la progettazionedello spazio urbanizzato e la pianificazione organica delle sue modificazioni.Pertanto l'urbanistica comprende anche tutti gli aspetti gestionali, di tutela,programmativi e normativi dell'assetto territoriale ed in particolare delle infrastrutture edell'attività edificatoria.

L’urbanistica si definisce come: «la disciplina dell’uso del territorio, comprensiva di tutti gliaspetti conoscitivi, normativi e gestionali riguardanti le operazioni di salvaguardia e ditrasformazione del suolo, nonché la protezione dell’ambiente» (DPR 616/77).

Città e Territorio:Il territorio è un entità spaziale comprensiva di ogni componente naturale ed antropicache vi è presente e lo trasforma. Il territorio è di tre tipologia: ambiente naturale, territorioantropizzato, territorio urbanizzato.La città è un luogo del territorio dove si verifica la massima concentrazione di presenze e

di attività umane.

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Per la corretta gestione dello spazio, entro cui vive ed opera la popolazione con le suespecifiche dinamiche e il tessuto produttivo, è necessario disporre di una serie di strumentiprogrammatici di natura concettuale, normativa e tecnica.

Il territorio è un insieme complesso. Può essere paragonato a diversi tipi di matrici concettuali.Ad esempio le tre dimensioni spaziali più quella temporale, che vivono e si evolvono in strettaconnessione con il tessuto sociale, produttivo ed ambientale della vita civile. Ciò chedifferenzia la pianificazione del territorio dall'urbanistica è principalmente la diversa scalaspaziale di intervento. In un approccio di programmazione integrata, i molti settori cheinsistono nel territorio si intrecciano con la stessa sua gestione sociale e politica. Gli interventiurbanistici non sono in grado di creare correlazioni tra le discipline tradizionalmente attenteai fenomeni del vivere civile (l'economia regionale, la geografia, le analisi delle politichepubbliche, la programmazione economica). L'approccio teorico-programmatico dellapianificazione del territorio, viceversa, riesce ad integrare questi vari aspetti, consentendouna governance della vita civile, sociale ed economica secondo un'ottica di svilupposostenibile. Anche se l'urbanistica si interessa prioritariamente dello spazio urbano e lapianificazione territoriale si interessa dell'area vasta, entrambe le discipline procedono conmetodi di programmazione tesi a definire piani accurati rispettivamente di progettazione,approvazione e realizzazione. I processi della pianificazione urbanistica e del territorio siarticolano in molte fasi decisionali. Alcune di queste riguardano il disegno fisico e spazialedel territorio, altre, altrettanto importanti, sono volte a permettere che gli stanziamentieconomici devoluti ai cosiddetti servizi per la popolazione (scuola, abitazioni, trasporti,tempo libero, ecc.) possano realizzarsi concretamente. Tradizionalmente l'urbanistica, sino alsecondo conflitto mondiale, si identificava soprattutto con i piani disegnati. Successivamenteè divenuta, unitamente alla pianificazione del territorio, un insieme di regole eprogrammazioni non sempre vincolate solo e soltanto ai progetti disegnati ma piuttosto adun complesso di regole di pianificazione da rispettare.

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Non va inoltre dimenticato come la pianificazione urbanistica e quella territoriale siano instretta correlazione con la pianificazione dei trasporti. I flussi di traffico stradale e lafrequentazione delle linee ferroviarie derivano infatti da spostamenti generati dal sistema

territoriale delle attività e delle funzioni, e dal modo con cui esso si rapporta al sistemaresidenziale. Una corretta pianificazione del territorio deve quindi tenere in strettaconsiderazione anche la situazione (corrente e di scenario) della rete dei trasporti, visto cheun'analisi superficiale delle caratteristiche del territorio potrebbe portare, se non ben inseritanel contesto delle infrastrutture, ad effetti negativi sul piano del sistema dei trasporti e dellacongestione stradale.Le principali funzioni ed gli obiettivi della pianificazione territoriale sono:• promuovere un ordinato sviluppo del territorio;• assicurare che i processi di trasformazione siano compatibili con la sicurezza e la tutela

dell'integrità fisica e con l'identità culturale del territorio;• migliorare la qualità della vita e la salubrità degli insediamenti umani;• ridurre la pressione degli insediamenti sui sistemi naturali e ambientali (interventi di

riduzione e mitigazione degli impatti);• promuovere il miglioramento della qualità ambientale architettonica e sociale del

territorio urbano;• prevedere il consumo di nuovo territorio solo quando non sussistano alternative.Il processo di pianificazione si articola nei seguenti passaggi:• individuazione degli obiettivi generali di sviluppo economico e sociale, di tutela e

riequilibrio del territorio;• formazione di un quadro conoscitivo;• determinazione delle azioni idonee alla realizzazione degli obiettivi individuati;• regolamentazione degli interventi e programmazione della loro attuazione;• monitoraggio e bilancio degli effetti sul territorio conseguenti all'attuazione dei piani.

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Excursus normativo:

1865 - LEGGE N° 2359 "Legge sull'esproprio"• introduce l'obbligo del Piano Regolatore Edilizio per i Comuni con più di 10.000

abitanti;• introduce l'obbligo per i privati a cedere, a fronte di un indennizzo, i terreni di loro

proprietà necessari per la realizzazione delle strade pubbliche.

1942 - LEGGE N° 1150• tutto il territorio nazionale è soggetto a pianificazione urbanistica e su tutto il territorio

dello Stato viene regolamentata l’attività edilizia (prima si faceva solo nei centri urbani);

• è obbligatoria la licenza edilizia (art. 31), subordinata all’esistenza o alla previsione del Comune o all’impegno del privato ad attuare le opere di urbanizzazione primaria;

• si attribuisce al Sindaco la vigilanza sull’attività edilizia;• la pianificazione di livello locale si suddivide in due fasi:

una fase previsionale, attraverso il Piano Regolatore Generale una fase attuativa, attraverso i Piani Particolareggiati;

• L’espropriazione può avvenire per realizzare insediamenti residenziali e industriali o altre opere di competenza dei Comuni, delle Province, delle Regioni, dello Stato, di

Enti pubblici.

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1967 - LEGGE N° 765 (LEGGE PONTE)I contenuti della legge diventano esecutivi pienamente con due Decreti del Ministero dei LL.PP:• D.M. n° 1404 del 01.04.’68 “Distanze minime a protezione del nastro stradale da

osservare nella edificazione fuori del perimetro dei centri abitati”• D.M. n° 1444 del 02.04.’68 “Limiti inderogabili di densità edilizia, di altezza, di distanza

tra fabbricati …”Introduce modifiche sostanziali alla legge urbanistica del ’42 e nasce dall’esigenza diporre un freno all’espansione caotica delle città, all’abusivismo edilizio, alla speculazionefondiaria, alla distruzione del paesaggio. Vengono introdotte le zone territorialiomogenee [ZTO], cioè le zone in cui viene diviso un territorio comunale, nell'ambito dellacosiddetta zonizzazione. Per tali zone vengono stabili gli standard ovvero le quantitàminime di suolo da destinare a questi scopi, in aggiunta alle aree per le sedi viarie.Zona A: ZONE RESIDENZIALE A CARATTERE STORICO O PREGIO AMNBIENTALE Comprende le parti di territorio aventi agglomerati urbani di carattere storico, artistico e di particolare pregio ambientale o da porzioni di essi, comprese le aree circostanti, che possono considerarsi parte integrante degli agglomerati stessi.Zona B: ZONE RESIDENZIALI DI COMPLETAMENTO Comprende le parti di territorio totalmente o parzialmente edificate, diverse dalle zone di tipo A.Zona C: ZONE DI ESPANSIONE Comprende le parti di territorio destinate alla costruzione di nuovi complessi insediativi.Zona D: ZONE PER INSEDIAMENTI PRODUTTIVI Comprende le parti di territorio predestinate all'insediamento di impianti industriali e produttivi.Zona E: ZONE AGRICOLE Comprende le parti di territorio destinate ad uso agricolo

(escluse le parti dove, con gli insediamenti, diventino zone di tipo C).Zona F: ZONE PER ATTREZZATURE E SERVIZI COLLETTIVI Comprende le parti di territorio destinate ad attrezzature e impianti di interesse generale.

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Per ogni ZTO sono stabiliti gli STANDARD URBANISTICI minimi, le altezze, le densità e le distanzeda rispettare.

Il reperimento di aree pubbliche per standard comunali varia a seconda delle zone:- Per la zona A non è necessario che la quota sia soddisfatta se il Comune dimostra la

mancanza di spazi disponibili o in contrasto con le esigenze di tutela del Centro Storico.Le aree reperite in zona A sono computate il doppio.

- Per la zona B le aree sono da reperire o all’interno della zona e in tal caso sonocomputate il doppio, oppure in zone limitrofe purché siano facilmente raggiungibili con imezzi pubblici.

- Per la zona C vanno assicurati i 18 mq/abitante all’interno della zona.- Per la zona D sono da prevedersi spazi pubblici in misura non inferiore al 10% del territorio,

strade esclusa. Nei nuovi insediamenti commerciali vanno previsti 80 mq di spazi pubbliciogni 100 mq di SLP, metà dei quali da destinare a parcheggio.

- Per le zone agricole si ammette una piccola quota di residenza, data la necessità per gliagricoltori di risiedere presso il fondo da loro coltivato. Agli abitanti delle zone agricoledevono essere garantite le aree per l’istruzione e per le attrezzature di interesse comune(chiese, uffici comunali, postali, amministrativi e sanitari).

- Per le zone F la legge prevede di poter imporre anche gli standard sovracomunali oltre aquelli comunali e sono così ripartiti: 1,5 mq/ab per Scuole di Istruzione Superiore oltre l’etàdell’obbligo, 1 mq/ab per ospedali, 15 mq/ab per parchi pubblici urbani e territoriali.

mq/abitante Funzionalità

4,5 Per l’istruzione

2,0 Per attrezzature di interesse comune

9,0 Per spazi pubblici verdi attrezzati a parco, gioco e sport

2,5 Per parcheggi aggiuntivi a quelli di pertinenza

Totale: 18 mq/abitante

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1977 - LEGGE 10 (LEGGE BUCALOSSI) “Norme per la edificabilità dei suoli”Introduce la disciplina della Concessione edilizia (provvedimento a titolo oneroso) insostituzione della Licenza edilizia: "Ogni attività comportante trasformazione urbanistica ededilizia del territorio comunale partecipa agli oneri ad essa relativi e la esecuzione delleopere è subordinata a concessione da parte del sindaco”

N.B In seguito alla legge n. 127/’97 (Bassanini bis) il potere di rilasciare autorizzazioni econcessioni è passato dalla figura del Sindaco a quella dei funzionari comunali con qualificadirigenziale (Dirigente del settore Edilizia o Urbanistica).

Con l’introduzione della Concessione edilizia si vuole conciliare l’interesse collettivo con ildiritto del privato a costruire: mentre la L. n. 1150/’42 subordinava il diritto a costruire al solorispetto della normativa urbanistico-edilizia, ora il titolare della Concessione si assume anche icosti per dotare il nuovo edificio delle necessarie infrastrutture.

OPERE DI URBANIZZAZIONE PRIMARIA:1. strade residenziali2. spazi di sosta o di parcheggio;3. fognature;4. rete idrica;5. rete di distribuzione dell’energia elettrica e del gas;6. rete di pubblica illuminazione;7. spazi di verde attrezzato.

OPERE DI URBANIZZAZIONE SECONDARIA:1. asili nido e scuole materne;2. scuole dell’obbligo;3. mercati di quartiere; d) delegazioni comunali;4. chiese e altri edifici per servizi religiosi;5. impianti sportivi di quartiere;6. centri sociali e attrezzature culturali e sanitarie;7. aree verdi di quartiere.

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1978 - LEGGE 457 “Norme per l'edilizia residenziale”Si affronta in maniera organica il problema del “recupero edilizio”. All’art. 31 si definiscono leCategorie di intervento sul patrimonio edilizio esistente (manutenzione ordinaria,manutenzione straordinaria, restauro e risanamento conservativo, ristrutturazione edilizia,ristrutturazione urbanistica).

2001 - D.P.R. - N°380 (Testo Unico per l’Edilizia)Si introduce il PERMESSO DI COSTRUIRE (PdC) che sostituisce la concessione edilizia, e vieneregolamentata la D.I.A (Denuncia di Inizio Attività), per gli interventi di manutenzione,risanamento, ristrutturazione, recupero, ecc. Con la Legge n°1223/1989 la D.I.A. è statasostituita dalla S.C.I.A. (Segnalazione certificata di inizio Attività). la differenza principale stanel fatto che, mentre con la D.I.A., per dare inizio alle opere, era necessario aspettare 30giorni necessari per il silenzio-assenso, con la S.C.I.A. i lavori possono cominciare subito dopoaver consegnato al Comune tutta la documentazione richiesta.Con il Testo unico nasce lo SPORTELLO UNICO PER L'EDILIZIA (S.U.E.).E’ istituito presso le amministrazioni comunali con lo scopo di semplificare e snellire iprocedimenti amministrativi. Opera attraverso adempimenti di ricezione e rilascio di atti,nonché adempimenti di istruttoria e verifica delle pratiche edilizie. Lo sportello unico ritira lerichieste di pareri/assensi redatte dai privati e le inoltra ali Enti/Uffici che si devono esprimere,per quanto di loro competenza.Quindi il privato non deve più richiedere autonomamente i vari pareri e allegarli al progettoda presentare.

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Legge Regionale Lombardia N°12 del 11 Marzo 2005: «legge per il governo del territorio»

La legge regionale n. 12 del 11 marzo 2005, in attuazione di quanto previsto dall'articolo 117della Costituzione, comma 3, detta le norme di governo del territorio lombardo, definendoforme e modalità di esercizio delle competenze spettanti alla Regione e agli Enti locali, nelrispetto dei principi fondamentali dell'ordinamento statale e comunitario, nonché dellepeculiarità storiche, culturali, naturalistiche e paesaggistiche che connotano la Lombardia.La legge innova in maniera sostanziale la disciplina urbanistica previgente (legge regionalen. 51 del 1975). Essa, inoltre, realizza una sorta di "testo unico" regionale, con l'unificazione didiscipline di settore attinenti all'assetto del territorio (urbanistica, edilizia, tutela idrogeologicae antisismica, ecc.). In tal modo, vengono integrate tra loro le leggi di settore e abrogate uncospicuo numero di quelle precedentemente operative, determinando una significativariduzione del numero delle normative in materia.La legge introduce a supporto dell'attività di programmazione e pianificazione:- il Sistema Informativo Territoriale (SIT), al fine di disporre di elementi conoscitivi per ladefinizione delle scelte di programmazione, di pianificazione e per l'attività progettuale- la valutazione ambientale dei piani, al fine di garantirne la sostenibilità

La Giunta regionale sostiene i Comuni in questa fase di profondo rinnovamento attraversouna serie di azioni relativamente a:• la definizione di nuove linee strategiche regionali per il territorio lombardo (proposta

di PTR)• l'emanazione di delibere di indirizzi e criteri attuativi della l.r. n. 12 del 2005 relativi ai temi

della pianificazione locale

• l'erogazione di contributi per la redazione dei Piani di Governo del Territorio (PGT) e deiDocumenti d'Inquadramento

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Dalla LEGGE N° 1150 del 1942 ad oggi il modo di pianificare il territorio è profondamentecambiato.

Dal cosiddetto processo a cascata si è passati al processo basato sulla SUSSIDIARIETA’ eINTERDIPENDENZA tra enti che operano su livelli territoriali (STATO- REGIONE- AREAMETROPOLITANA – SOVRACOMUNALE – COMUNALE) diversi.

Questa trasformazione registrata da tutte le leggi urbanistiche ha assunto la denominazionedi GOVERNO DEL TERRITORIO ed è diventata attuativa con la L.R. 12 del 2005.

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I Principi dell’Urbanistica:

Sostenibilità:

Il concetto di sviluppo sostenibile è basato sul contenimento della crescita demografica,sulla sconfitta della povertà, sul recupero delle diseguaglianze nella ricchezza, sulla riduzionedei flussi materiali nell'agricoltura e nell'industria, sul ripristino della qualità dell'aria, dell'acquae del suolo, sul cambiamento del modello di produzione che produce rifiuti ed inquina, sulcambiamento delle abitudini dei consumatori, sulla valorizzazione delle diversità biologichee culturali.La più conosciuta DEFINIZIONE di sviluppo sostenibile è stata elaborata dalla CommissioneBrundtland dell’ONU nel 1987: «sviluppo che risponda alle necessità del presente senzacompromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare le proprie esigenze».La prima parte della definizione (la soddisfazione dei bisogni della generazione attuale)include, in modo indissociabile, tanto esigenze di sviluppo economico (la produzione e ladistribuzione di ricchezze, le opportunità di lavoro) quanto esigenze di ordine sociale,culturale, politico (da quelle relative all'abitazione e ai servizi, sino a quelle riguardantil'istruzione e la partecipazione democratica).Al tempo stesso, la seconda parte (la garanzia della possibilità di soddisfare i bisogni digenerazioni future") comporta l'avvio di interventi per la riduzione del consumo di risorse nonriproducibili, e per la loro sostituzione con risorse riproducibili, come pure il controllodell'inquinamento.Ne deriva che lo sviluppo sostenibile non è semplicemente protezione ambientale, è unmodo nuovo di pensare la vita e la politica, è un tipo di crescita economica durevole in

armonia con la natura, è la ripresa dei concetti di giustizia, opportunità ed eguaglianza tragli uomini.

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I Principi dell’Urbanistica:

Le tre dimensioni della sostenibilità• dimensione ecologica: riproducibilità delle risorse;• dimensione economica: efficienza, crescita;• dimensione sociale: equità.L'ecologia ha come paradigma principale la stabilità (la garanzia della conservazione dellasopravvivenza degli ecosistemi).L'economia ha come paradigma la crescita (la stagnazione e il sottosviluppo non sonoconsiderati compatibili con la sopravvivenza dei sistemi economici e con il benessere degliuomini).Le scienze sociali hanno come paradigma l'uguaglianza (combattere contro le iniquità e iconflitti causati dai privilegi e dai differenziali tra sessi, età, gruppi, razze e paesi).In definitiva, ognuno degli elementi del concetto di sviluppo sostenibile (attenzione per ibisogni presenti e attenzione per le future generazioni) può essere visto dai diversi tre aspetti:ambientali, sociali ed economici.

Sostenibilità a livello ambientaleE’ importante riconoscere che l’ambiente pone limiti ad alcune attività umane, cioè che in alcuni casi non è possibile "barattare" risorse ambientali o danni arrecati all’ambiente in cambio di altri vantaggi o benefici potenziali.E’ di importanza fondamentale per il benessere umano che l’ambiente continui a fornire risorse, ad assorbire rifiuti e a provvedere alle funzioni di base di "supporto della vita", quali il mantenimento della temperatura e la protezione contro le radiazioni.

Nessuna combinazione di benefici può compensare la perdita di un’aria sufficientemente pulita da respirare, di abbastanza acqua da bere, di suoli e climi che ci consentano di provvedere al nostro fabbisogno alimentare.

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15I principi base dello "sviluppo sostenibile"Il principio di Equità:

Assicura la giusta ripartizione degli oneri e dei benefici di ogni politica ed in ogni settore nel tempo

e nello spazio.

L'ambiente appartiene a tutti e tutti devono poter godere equamente delle sue risorse per una

migliore qualità della vita. I problemi ambientali affliggono soprattutto i poveri, che sono meno in

grado di affrontarli. Il benessere consente alle persone di consumare più beni, viaggiare di più,

vivere in abitazioni più grandi,…con un conseguente maggiore consumo di energia e risorse

naturali e un aumento della produzione di rifiuti; i ricchi inoltre possono permettersi di ignorare le

implicazioni ambientali delle loro azioni oppure mettersi al riparo dalle loro conseguenze

L'ingiusta distribuzione della ricchezza è quindi causa di comportamenti non sostenibili e rende più

difficile il cambiamento.

Il principio Precauzionale:

Significa che le attività umane non devono oltrepassare i limiti imposti dall'ambiente naturale.

Occorrono quindi processi politici volti a gestire - cioè ridurre e riorientare - le esigenze, piuttosto

che a soddisfarle, oppure a ricercare un compromesso ottimale tra esigenze opposto. Nell'ambito

di uno sviluppo sostenibile, le aspirazioni delle società umane di evolversi, progredire e migliorare

le condizioni di vita e il benessere devono essere conciliate con questi principi.

Il Principio di Sussidiarietà:

Per Sussidiarietà si intende una modalità di rapporto fra enti pubblici in base alla quale qualora un

determinato ente, pur occupando una posizione inferiore nella scala gerarchica degli enti stessi,

intenda effettuare un proprio intervento disponendo di capacità e mezzi per condurlo a termine

in modo soddisfacente, l’ente e/o gli enti che nella medesima scala gerarchica occupano una

posizione superiore, non solo devono consentire che l’ente che ha avviato l’intervento lo

completi, ma sono tenuti a cooperare per consentirne la positiva conclusione.

Il principio di sussidiarietà è un criterio di ripartizione delle funzioni e delle competenze

amministrative all’interno dell’ordinamento giuridico il quale prevede che finché un ente inferiore

è capace di svolgere bene un compito, l'ente superiore non deve intervenire salvo che esigenze

di carattere unitario non richiedano l’intervento del livello di governo superiore.

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I livelli di Pianificazione del Territorio:

Gli strumenti operativi della pianificazione urbanistica sono i cosiddetti strumenti urbanistici,distinguibili per livello gerarchico, tipologia e funzionalità. In Italia prendono avvio con lapromulgazione della legge 17 agosto 1942 n.1150. La sua pianificazione urbanistica ègerarchicamente ordinata su tre livelli: regionale (Piani territoriali), provinciale (ora areemetropolitane a seguito della legge Delrio 7 aprile 2014 n 56), (Piani sovracomunali) ecomunale (Piani regolatori generali o PRG). Di questi, quello che ha ricevuto una diffusaapplicazione è quello comunale (PRG). La legge 1150/1942, che si muove su scalanazionale, da tempo è in attesa di una riforma, che per ora non riesce ad essere approvata.Viceversa dal 1942 ad oggi sono state promulgate numerose leggi di supporto perargomenti specifici (Edilizia popolare, Standard, ecc.) che tuttavia non hanno modificato ilsuo ruolo quadro.Inoltre, con l'avvento del Governo delle Regioni nel 1972, la materia dell'edilizia e delterritorio passa da una gestione centrale a quella regionale, ed infatti ogni Regione inizia adotarsi di proprie normative per i vari settori dell'edilizia, dell'urbanistica e del territorio.Con il passare del tempo, nel dibattito del governo delle città e del territorio in genere sonoapparse anche altre tematiche che originariamente non erano prioritarie all'interno dellaLegge 1150/1942, definita Legge urbanistica nazionale (LUN). Queste tematiche si riferisconoprincipalmente, ma non solo, ai settori della tutela del paesaggio e della difesadell'ambiente, che ricevono un impulso sempre più importante e che si sintetizzanell'approccio della sostenibilità.Con la Legge Regionale Lombardia N°12 del 2005 ora nella nostra regione abbiamo 3 livellidi pianificazione:

- Regionale (Piani territoriali)- Città Metropolitana / Provinciale- Sovracomunale di area e Comunale

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Pianificazione Regionale: Il Piano Territoriale Regionale PTR e il Piano Territoriale Paesaggistico PTPIl PTR è l’atto fondamentale di INDIRIZZO della programmazione di settore della Regione e diorientamento della programmazione e pianificazione territoriale dei comuni e delleprovincie.Col PTR la Regione indica gli elementi essenziali del proprio assetto territoriale, definisce icriteri e gli indirizzi per la programmazione territoriale provinciale e comunale.In particolare il PTR indica:- Gli obiettivi socio-economici del territorio regionale;- Le iniziative inerenti alla realizzazione di infrastrutture e opere pubbliche regionali;- I criteri per la salvaguardia dell’ambiente in materia di aree protette, parchi, risorse

idriche, geologiche, acustiche, ecologiche, agroforestali, atmosferiche e di smaltimentodei rifiuti;

- Le caratteristiche fisiche del territorio.Definisce le linee guida per l’assetto del territorio regionale con riferimento a zone disalvaguardia e tutela, poli di sviluppo territoriale, la prevenzione dei rischi geologici,idrografici e sismici e soprattutto definisce gli obiettivi prioritari di interesse regionale.Individua gli strumenti idonei per garantire il perseguimento degli obiettivi regionali, inparticolare con forme di compensazione economica-finanziaria ed ambientale e vieneaggiornato costantemente.Il PTR costituisce dunque il quadro di riferimento per la valutazione di compatibilità degli attidi governo del territorio di comuni, provincie, comunità montane, enti e gestori di parchiregionali. Contiene indicazioni di carattere orientativo.Il piano è suscettibile di modifiche, integrazioni e aggiornamento anche in seguito ad

osservazioni, proposte ed istanze da parte di enti locali e provinciali. In caso di difformità tra ilPTR e la pianificazione di aree naturali protette, il Consiglio Regionale assume misurenecessarie ad assicurare coerenza tra tali strumenti.

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Pianificazione Regionale: Il Piano Territoriale Regionale PTR e il Piano Territoriale Paesaggistico PTPIter del PTR:La Giunta Regionale, almeno 60 giorni prima dell’assunzione della determinazione diprocedere all’elaborazione del PTR o a una sua variante deve pubblicare avviso sulBollettino Ufficiale Regionale (B.U.R.) e sua almeno due quotidiani a diffusione regionale, emanda comunicazione di intento alle provincie e alla Conferenza Regionale delleAutonomie (CRA).Nei 60 gg decorrenti i soggetti interessati possono formulare proposte utili alla predisposizionedel PTR. La Giunta Regionale esamina le proposte e valuta gli aspetti del quale voler tenerconto, individua le modalità con le quali consultare tutti i soggetti interessati al piano eindividua le forme di partecipazione dei soggetti pubblici e privati aprendo dei forum didiscussione attivi per tutta la fase di costituzione del piano.La Giunta Regionale predispone il Piano e lo sottopone al Consiglio Regionale per la suaadozione. Una volta adottato il PTR è soggetto a pubblicazione e pubblicizzazione. Entro 60giorni dalla pubblicazione dell’avviso sul B.U.R. i soggetti interessati possono presentareosservazioni in ordine al PTR adottato. Le osservazioni vengono esaminate dalla Giunta cheformula proposte di controdeduzione al Consiglio Regionale.Entro 90 giorni dalla ricezione delle proposte il Consiglio Regionale decide in merito eapprova il PTR. Il piano acquista efficacia con la pubblicazione dell’avviso di approvazionesul B.U.R.

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Pianificazione Regionale: Il Piano Territoriale Regionale PTR e il Piano Territoriale Paesaggistico PTP

Sovente il Piano Paesaggistico è contenuto all’interno del PTR (come per esempio la regioneLombardia).Il PTR, nella valenza di Piano Paesaggistico, persegue gli obiettivi, contiene le prescrizioni edetta gli indirizzi di cui l’art. 143 del D.Lgs 42/2004 Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio.Il PTR può stabilire norme di salvaguardia applicabili sino all’adeguamento degli strumenti dipianificazione.

Il Piano Paesaggistico ripartisce il territorio regionale in ambiti omogenei, da quelli di pregiopaesaggistico a quelli ad elevato tasso di degrado. Il Piano attribuisce a ciascun ambitoobiettivi da qualità paesaggistica da ottenere, come ad esempio:- Mantenimento delle caratteristiche;- Linee di sviluppo urbanistico con attenzione alla salvaguardia dei siti Unesco e delle aree

agricole;- Recupero e riqualificazione di immobili e aree sottoposte a tutela ormai compromessi o

degradati.Ha un contenuto:- Descrittivo: ottenuto attraverso l’analisi delle caratteristiche storiche, naturali ed estetiche

del territorio e delle loro interrelazioni, finalizzata all’individuazione dei valori paesaggisticida tutelare;

- Prescrittivo: ottenuto attraverso la definizione delle prescrizioni operative per la tutela el’uso del territorio;

- Propositivo: ottenuto attraverso l’individuazione delle misure necessarie per consentire uncorretto inserimento degli interventi di trasformazione del territorio nel contestopaesaggistico esistente.

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Pianificazione Città Metropolitana / Provinciale: Il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale PTCP o di Coordinamento Metropolitano PTCMtCon il PTCP la provincia definisce gli obiettivi generali riguardante l’assetto e la tutela delterritorio su scala provinciale, in ottemperanza ai dettami regionali.Il PTCP è atto di indirizzo della programmazione socio-economica della provincia e havalenza paesaggistico-ambientale. Esso definisce il quadro conoscitivo del territorio, indicagli obiettivi da perseguire, gli elementi qualitativi per la pianificazione a livello comunale,decide in materia di mobilità, individua i corridoi tecnologici e ambientali e definiscel’assetto idrogeologico del territorio.Il PTCP definisce gli ambiti destinati ad attività agricola, agisce per la tutela paesaggisticamediante l’istituzione dei PLIS (Parchi Locali ad Interesse Sovracomunale).All’interno di ciascuna provincia viene istituita una CONFERENZA dei COMUNI, delleCOMUNITA’ MONTALE e degli ENTI GESTORI DELLE AREE REGIONALI PROTETTE, i cui territoriricadono anche solo parzialmente nel territorio provinciale. Alla conferenza partecipano condiritto di voto i sindaci dei comuni, i presidenti delle comunità montane, i presidenti degli entigestori delle aree protette, mentre partecipano senza diritto di voto il presidente dellaprovincia, il vicepresidente e l’assessore competente, se delegato. La conferenza hafunzione consultiva e propositiva.

Gli effetti del PTCP:Hanno efficacia prescrittiva e prevalente sugli atti del PGT le seguenti previsioni del PTCP:- Tutela dei beni ambientali e paesaggistici;- Ambiti destinati all’attività agricola;- Indicazione della localizzazione delle infrastruttura del sistema della mobilità;- Indicazione opere prioritarie per aree a rischio idrogeologico e sismico.

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Pianificazione Città Metropolitana / Provinciale: Il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale PTCP o di Coordinamento Metropolitano PTCMtCon il D.Lgs 267/00 sono state istituite nove aree metropolitane (Milano, Torino, Roma,Firenze, Napoli, Venezia, Genova, Bologna e Bari). In queste città è stato legiferato l’impiegodel PTCMt.L’organo competente è il Consiglio e la Giunta Metropolitana, presieduti dal Sindaco di AreaMetropolitana.Il Piano di Coordinamento di Area Metropolitana può essere di tue tipologia e seconda dellecompetenze che la Regione demanda:- Minimale e allora il PTCMt ha i medesimi contenuti del PTCP;- Massimale e allora il PTCMt assume una valenza simile ad un piano Intercomunale.

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Pianificazione Comunale: Il Piano di Governo del Territorio PGT

Il Piano di governo del territorio (abbreviato in PGT) è un nuovo strumento urbanisticointrodotto nella Regione della Lombardia dalla legge regionale lombarda n. 12 dell'11 marzo2005. Il PGT ha sostituito il Piano regolatore generale come strumento di pianificazioneurbanistica a livello comunale e ha lo scopo di definire l'assetto dell'intero territoriocomunale.Salvo deroghe, la legge prevedeva che tutti i comuni lombardi si dotassero di un PGT entromarzo 2009. A quella data solo il 5% dei 1.546 Comuni lombardi ha adottato il PGT. IlConsiglio regionale, preso atto della situazione, ha prorogato il termine al 31 marzo 2010 esuccessivamente di proroga in proroga (31/07/2011, 31/12/2013, ecc.) l'ultimo termineattualmente fissato è il 30 luglio 2014.

l PGT si compone di 3 atti distinti:• Documento di piano• Piano dei servizi• Piano delle regole

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Il Documento di Piano:

Il documento di piano definisce il quadro conoscitivo ricognitivo e programmatorio diriferimento per lo sviluppo economico e sociale del comune individuando le aree a rischio ovulnerabili, il sistema della mobilità, le aree di interesse archeologico, storico – monumentali ele relative aree di rispetto, i siti naturali, la struttura del paesaggio agricolo, l’aspettotipologico del tessuto urbano e gli aspetti socio-economici-culturali rurali e gli ecosistemi nelterritorio, nonché l’assetto idrogeologico e sismico del territorio.Individua gli obiettivi di sviluppo, miglioramento e conservazione con valore strategico per lapolitica territoriale coerenti con le previsioni sovracomunali;Determina gli obiettivi quantitativi di sviluppo complessivo del PGT tenendo conto dellanecessità di riqualificare il territorio, ottimizzare l’uso delle risorse naturali territoriali, definirel’assetto viario e della mobilità e dei miglioramenti ai servizi pubblici, anche a livellosovracomunale;Dimostra la compatibilità delle predette politiche pubbliche di intervento in riferimento allacapacità economica attivabile dalla P.A.;Individua gli ambiti di trasformazione definendo i criteri d’intervento preordinati alla tutelaambientale, paesaggistica, ecologica, idrogeologica e sismica;Introduce e definisce i criteri di Compensazione, Perequazione e di Incentivazione.

La compensazione è il principio secondo cui l'amministrazione comunale in cambio dellacessione gratuita di un'area sulla quale intende realizzare un intervento pubblico puòconcedere al proprietario del suolo un altro terreno in permuta o della volumetria che puòessere trasferita su altre aree edificabili. Questa volumetria è liberamente commerciabile.

Ovviamente il privato può realizzare in proprio l'intervento pubblico stipulando un'appositaconvenzione con l'amministrazione comunale.I commi 3 e 4 articolo 11 della suddetta legge 12 normano le possibilità di compensazione.

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Il Documento di Piano:

Per perequazione urbanistica si intendono due concetti tra loro distinti. Il principio secondocui i vantaggi derivanti dalla trasformazione urbanistica devono essere equamente distribuititra i proprietari dei suoli destinati ad usi urbani e il principio secondo cui questi vantaggidebbano essere condivisi con la comunità dotandola, senza espropri e spese, di unpatrimonio pubblico di aree a servizio della collettività.Questo concetto è introdotto dal comma 2 articolo 11 della suddetta legge 12.

Qualora l'intervento urbanistico introduca rilevanti benefici pubblici aggiuntivi a quelli previstiè possibile incentivare l'intervento concedendo un maggiore volume edificabile fino adarrivare ad un aumento del 15%.In pratica il privato può chiedere all'amministrazione comunale una maggiorazione delvolume assegnato dando in cambio qualche vantaggio per la cittadinanza.Questa possibilità è prevista dal comma 5 articolo 11 della suddetta legge 12.

Il Documento di Piano ha durata quinquennale ed è sempre modificabile con una varianteal PGT.

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Il Piano dei Servizi:

Il Piano dei Servizi definisce le strutture pubbliche o di interesse pubblico di cui il comunenecessita. Il piano dei servizi deve tenere conto della popolazione residente nel comune oche gravita in esso e di quella prevista in futuro dal documento di piano.Il piano dei servizi tiene conto dei costi operativi delle strutture pubbliche esistenti e dei costidi realizzazione di quelle previste, si preoccupa della loro fattibilità e definisce la modalità direalizzazione dei servizi. Le indicazioni contenute nel piano dei servizi circa le areeidentificate come di interesse pubblico sono prescrittive e vincolanti per 5 anni dall'entrata invigore del PGT e decadono qualora il servizio non sia inserito entro questo termine nelprogramma triennale delle opere pubbliche.La Legge regionale lombarda n.12 dell'11 marzo 2005 prevede che, per comuni inferiori a20.000 abitanti, sia possibile redigere un piano dei servizi intercomunale.

Il Piano dei Servizi serve per assicurare al comune aree per attrezzature pubbliche e diinteresse pubblico o generale, aree per l’ERP (Edilizia Residenziale Pubblica), le dotazioni averde, i corridoi ecologici, il sistema della mobilità e viario.I Comuni redigono il PdS valutando il numero di persone che gravitano attorno al comune,tra residenti, studenti, occupati, futuri nuovi insediamenti, con riferimento anche a qualità,fruibilità, accessibilità. In caso di accertata insufficienza o inadeguatezza il PdS indica lemodalità di intervento e quantifica il costo per l’aggiornamento. E’ comunque assicuratauna dotazione minima di 18 mq/abitante per attrezzature pubbliche.Il PdS deve indicare i servizi da assicurare negli ambiti di trasformazione, con particolareriferimento agli ambiti nei quali è prevista la distribuzione commerciale, terziaria e dei servizi

caratterizzati da presunta e rilevante affluenza di utenti.Il PdS è integrato con il PUGSS (Piano urbano generale dei Servizi e del Sottosuolo).

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Il Piano dei Servizi:

Il Piano dei Servizi contiene previsioni riguardanti aree destinate a servizi pubblici. Taleprevisioni hanno carattere Prescrittivo e Vincolante.I vincoli preordinati all’esproprio per la realizzazione esclusivamente ad opera della P.A. diattrezzature e servizi previsti dal Piano dei Servizi hanno durata di validità di 5 annidall’entrata in vigore del Piano. I vincoli decadono se l’intervento non viene inserito nelprogramma triennale delle opere pubbliche (mancato approvazione dello strumentoattuativo).E’ ammessa la realizzazione diretta entro 5 anni da parte del proprietario a condizione chevenga ratificata dalla Giunta Comunale.

Il Piano dei Servizi non ha termini di validità temporale ed è sempre modificabile.

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Il Piano delle Regole:

Il Piano delle Regole definisce la destinazione delle aree del territorio comunale e in questoassomiglia un po' al vecchio Piano regolatore generale. In particolare individua le areedestinate all'agricoltura, le aree di interesse paesaggistico, storico o ambientale e le areeche saranno soggette a trasformazione urbanistica.Il piano delle regole definisce anche le modalità degli interventi urbanistici sia sugli edificiesistenti che di quelli di nuova realizzazione. Questo significa che viene stabilito quantocostruire, come costruire e quali sono le destinazioni non ammissibili.Il Piano delle Regole indica gli immobili assoggettati a tutela in base a normative statali eregionali, individua le aree a rischio di compromissione identifica gli ambiti a tessuto urbanoconsolidato, individua le aree destinate all’agricoltura, le aree non soggette atrasformazione urbanistica ecc..All’interno del tessuto urbano consolidato il PdR individua i nuclei di antica formazione,identifica i beni ambientali e quelli di valenza storico-artistica-monumentale soggetti a tutela,indica i parametri da rispettare negli interventi di nuova edificazione come:- Consistenza Volumetrica o SLP esistenti e previste;- Altezze minime e massime- I rapporti di copertura esistenti e previsti;- I rapporti di permeabilità previsti;- I requisiti di efficienza energetica;- Le destinazioni d’uso ammesse e non.Il Piano delle Regole detta la disciplina d’uso e di valorizzazione e salvaguardia per le areedestinate all’agricoltura, individua gli edifici esistenti non più ad uno agricolo e ne detta le

norme d’uso, recepisce i contenuti dei piani di bonifica, si assestamento ove presenti.Il Piano delle Regole non ha termini di validità temporale ed è sempre modificabile.

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Iter del PGT:Gli atti del PGT sono adottati e approvati dal Consiglio Comunale.Prima del conferimento dell’incarico di redazione del PGT il comune deve pubblicare avvisodi avvio del procedimento su almeno un quotidiano o periodico a diffusione locale e suinormali canali di informazione e comunicazione con la cittadinanza, stabilendo il termineentro il quale chiunque abbia interesse può presentare suggerimenti e proposte.Prima dell’adozione il comune tramite consultazioni, acquisisce entro 30 giorni il parere delleparti sociali ed economiche.Entro 90 giorni dall’adozione, gli atti del PGT sono depositati per 30 giorni continuativi insegreteria comunale presso l’Albo Pretorio, ai fini della presentazione di osservazioni per i 30giorni successivi.Il Documento di Piano, contemporaneamente al deposito, viene trasmesso alla Provincia /Area Metropolitana (se dotata di PTCP o PTCMt) che ne valuta la compatibilità entro 120giorni. Trascorsi i 120 giorni si intende espresso parere favorevole.Oltre che alla Provincia il DdP viene trasmesso all’Asl e all’ARPA, per valutare gli aspettiigienico-sanitari e ambientali, che possono formulare osservazioni.In caso di osservazioni il Consiglio Comunale ha 90 giorni per decidere ed eventualmenteapportare le modifiche necessarie, così come deve adeguare il Documento di Piano in casoin incompatibilità con il PTCP. Le eventuali risposte di controdeduzione devono esseremotivate, sia che vengano accettate, sia che rifiutate, sia che accettate in parte.Gli atti del PGT, definitivamente approvati, vengono inviati alla Provincia o Areametropolitana, alla Giunta Regionale e depositati in Segreteria comunale.Il PGT entra in vigore co la pubblicazione dell’avviso di approvazione sul B.U.R.

Nel periodo intercorrente tra l’adozione e la definitiva approvazione venono messe in attoMISURE DI SALVAGUARDIA in relazione agli interventi di Permesso di Costruire, DIA cherisultano in contrasto con le previsioni degli atti medesimi.

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Le Norme tecniche di Attuazione N.T.A.

«compendio delle norme edilizie e urbanistiche per la buona esecuzione del piano»

Nei Piani di Governo del Territorio, nei piani territoriali provinciali e nei piani regionali e perspecifici piani settoriali definiscono, per ogni strumento, le regole locali, le prescrizioni, i limiti, iparametri edilizi e urbanistici, gli standard, le procedure di attuazione e il raccordo dellenorme di settore. Ogni strumento di pianificazione deve essere accompagnato da normetecniche che ne consentano l'attuazione. Per il P.G.T. sono parte fondamentale econtengono la disciplina delle zone omogenee in cui è suddiviso il territorio e le relativedensità fondiarie e territoriali. Il loro contenuto si sovrappone al regolamento edilizio ed inalcune Regioni sono concepite unitariamente allo stesso regolamento.Le N.T.A. sono redatte in forma testuale, suddivise in articoli numerati e alcune volte sonoaccompagnate da allegati grafici esemplificativi.Essendo uno dei documenti parte di un piano urbanistico, segue lo stesso iter del piano a cuiè associato. Il requisito principale per la NTA è la chiarezza e la completezza per facilitare lacomprensione da parte di tecnici e non e per la loro facile applicazione.

Le N.T.A. si suddividono in:- Norme generalia) di raccordo all’azzonamento e alla viabilità: obbligatorietà dell’estensione e dell’efficacia del piano a tutto il territorio comunale; termine di un’eventuale revisione del piano comunale (di solito 10 anni); elenco dei documenti che costituiscono il piano;

classificazione delle aree normative (parti o zone); strumenti di attuazione del piano (Permesso di costruire, strumenti urbanistici esecutivi); condizioni di insediabilità (presupposti per l’edificazione);

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b) di attuazione del piano: tipi di intervento; destinazioni d’uso; tracciati stradali; norme integrative della regolamentazione edilizia; eventuali norme transitorie;

- Vincoli e discipline particolari

tutela dell’ambiente: vincoli territoriali (distanze di rispetto); vincoli edilizi (indici di utilizzazione delle superfici e dei volumi, altezza max e distanze min.,

allineamenti, spazi per parcheggio e verde privato); tutela dei beni culturali;

- Norme specifiche

dettano le prescrizioni per gli interventi edilizi e urbanistici nelle varie parti del territoriocomunale derivante dall’azzonamento: denominazione; riferimento agli articoli delle NTA; destinazioni d’uso consentite; tipi di intervento ammessi; modalità di intervento;

vincoli edilizi; eventuali prescrizioni particolari.

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Le N.T.A. hanno la stessa durata dello strumento urbanistico cui sono riferite.

Sono caratterizzate da alcuni aspetti fondamentali: non possono derogare dalla normativa statale e regionale; controllano le trasformazioni del territorio; prevalgono sulle prescrizioni difformi eventualmente indicate negli elaborati grafici; la loro inosservanza comporta sanzioni amministrative, penali, pecuniarie e fiscali.

Il Regolamento Edilizio R.E.

Il Regolamento Edilizio è l’atto amministrativo contenente norme igienico‐sanitarie eestetiche, complementari alla disciplina urbanistica.

E’ disciplinato, in via ordinaria, dall’articolo 4 del D.P.R. 380/2001: Testo unico delle disposizionilegislative e regolamentari in materia edilizia: i comuni, nell’ambito della propria autonomiastatutaria e normativa di cui al D.Lgs 267/2000, disciplinano l’attività edilizia.Il regolamento che i comuni adottano deve contenere la disciplina delle modalitàcostruttive, con particolare riguardo al rispetto delle normative tecnico‐estetiche,igienico‐sanitarie, di sicurezza e vivibilità degli immobili e delle pertinenze degli stessi.Nel caso in cui il comune intenda istituire la commissione edilizia, il regolamento indica gliinterventi sottoposti al preventivo parere di tale organo consultivo.

Come per il PGT, l’ambito di applicazione riguarda l’intero territorio comunale.Se il territorio comunale aumenta, per la parte acquisita rimane in vigore il precedente RE

fino all’emanazione di un nuovo RE complessivo.

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Il RE disciplina, in conformità alle leggi in materia edilizia e alle disposizioni sanitarie vigenti:

le modalità di compilazione dei progetti di opere edilizie, i termini e le modalità per ilrilascio del PdC e per la presentazione della DIA;

le modalità di compilazione dei progetti di sistemazione delle aree libere da edificazionee delle aree verdi in particolare e le modalità per la relativa valutazione;

le modalità per il conseguimento del certificato di agibilità; le modalità per l'esecuzione degli interventi provvisionali di cantiere, in relazione alla

necessità di tutelare la pubblica incolumità e le modalità per l'esecuzione degli interventiin situazioni di emergenza;

la vigilanza sull'esecuzione dei lavori, in relazione anche alle disposizioni vigenti in materiadi sicurezza;

la manutenzione e il decoro degli edifici, delle recinzioni prospicienti ad aree pubbliche edegli spazi non edificati;

l'apposizione e la conservazione dei numeri civici, delle targhe con la toponomasticastradale, delle insegne, delle strutture pubblicitarie e di altri elementi di arredo urbano;

le norme igieniche di particolare interesse edilizio, in armonia con il regolamento locale diigiene;

la composizione e le attribuzioni della commissione edilizia, se istituita.

Il RE non può contenere norme di carattere urbanistico che incidano sui parametriurbanistico-edilizi previsti dagli strumenti della pianificazione comunale.

Ha validità a tempo indeterminato, fino a che non venga approvato un nuovo RE o varianteallo stesso (resa necessaria dalle varianti agli strumenti urbanistici), oppure non entrino invigore successive norme statali o regionali che disciplinano in modo differente la materia.

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Il Regolamento Locale d’Igiene

Complesso di norme volte a prevenire e rimuovere le cause di insalubrità, individuate in basealle condizioni locali e alla topografia del Comune.Tali norme tendono a garantire le migliori condizioni ambientali in riferimento ai vari settori:urbanizzazione, lavoro, tempo libero, salute, alimentazione, acque, inquinamento, ...

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I Parametri Urbanistici

DENSITÀ

Rapporto tra popolazione residente e superficie, riferito a un determinato ambito spaziale.

DENSITÀ ABITATIVA

In base alle classi di densità abitativa, il territorio viene suddiviso nelle seguenti categorie:

aree rurali (0 – 30 ab/ha)

aree urbane estensive (30 – 150 ab/ha)

aree urbane semintensive (150 – 300 ab/ha)

aree urbane intensive (oltre 300 ab/ha)

DENSITÀ TERRITORIALE

Rapporto tra il volume complessivo edificato su una porzione di territorio e la superficie complessiva di tale

area, comprese le strade, le piazze e gli spazi pubblici.

Si esprime in mc/mq

Superficie territoriale – St (mq). La superficie territoriale è la superficie perimetrata nelle planimetrie del P.G.T.,

nella quale lo stesso si applica mediante pianificazione attuativa. Comprende le aree fondiarie private e

quelle necessarie per la realizzazione di opere di urbanizzazione primaria e secondaria e di ogni altra

struttura pubblica o di interesse pubblico o generale.

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I Parametri Urbanistici

DENSITÀ FONDIARIA

Rapporto tra il volume complessivo edificato su una porzione di territorio e la superficie di tale area, detratte

le strade, le piazze e gli spazi pubblici.

Si esprime in mc/mq

Superficie fondiaria - Sf (mq). E’ la superficie delle aree a destinazione omogenea dell’ambito funzionale del

tessuto consolidato, utilizzabile ai fini edificatori, al netto delle “strade destinate al pubblico transito” e delle

“aree per attrezzature pubbliche e di interesse pubblico e generale” previste dal PGT. A tale fine potrà

essere considerata unicamente l’area di proprietà costituita dall’insieme dei mappali contigui

catastalmente, non separata da strade o servizi previsti dal PGT.

INFRASTRUTTURE

Impianti e costruzioni necessari per la funzionalità di un insediamento, sia per lo svolgimento delle funzioni

elementari, che per le attività economiche e le relazioni territoriali.

Costituiscono servizi pubblici essenziali di tipo reale, resi cioè alla comunità in forma indifferenziata attraverso

il territorio (opere di urbanizzazione primaria).

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I Parametri Urbanistici

ATTREZZATURE

Impianti e costruzioni necessari per lo svolgimento della vita e dell’attività associata (opere di

urbanizzazione secondaria), nonché alla prestazione di servizi di interesse comune.

OPERE DI URBANIZZAZIONE (D.P.R. 380/2001)

Opere di Urbanizzazione Primaria

a) strade residenziali;

b) spazi di sosta o di parcheggio;

c) fognature;

d) rete idrica;

e) rete di distribuzione dell’energia elettrica e

del gas;

f) pubblica illuminazione;

g) spazi di verde attrezzato;

h) infrastrutture di comunicazione elettronica

per impianti radioelettrici e opere relative;

i) cavedi multiservizi;

l) cavidotti per il passaggio di reti di

telecomunicazioni.

Opere di Urbanizzazione Secondaria

a) asili nido e scuole materne;

b) scuole dell’obbligo, strutture e

complessi per l’istruzione superiore

all’obbligo;

c) mercati di quartiere;

d) delegazioni comunali;

e) chiese e altri edifici religiosi;

f) impianti sportivi di quartiere;

g) aree verdi di quartiere;

h) centri sociali;

i) attrezzature culturali e sanitarie*.

* Nelle attrezzature sanitarie sono ricomprese le opere, le costruzioni e gli impianti destinati allo

smaltimento, al riciclaggio o alla distruzione dei rifiuti urbani, speciali, pericolosi, solidi e liquidi, alla

bonifica di aree inquinate.

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I Parametri Urbanistici

RAGGIO DI INFLUENZA

Distanza max alla quale si estendono i benefici di una infrastruttura; varia in base al tipo di

attrezzatura e alla condizione territoriale (scuole, ospedali, impianti sportivi, aree verdi, …).

Si misura in ml.

STANDARD URBANISTICO

Rapporto proporzionale tra aree destinate alla permanenza dell’uomo (insediamenti residenziali, industriali,

commerciali, artigianali, …) e aree destinate a usi collettivi (scuole, ospedali, verde pubblico, impianti

sportivi, …) o impianti tecnologici.

Si misura in mq/ab.

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47Gli Indici UrbanisticiInsiemi di valori espressi in limiti fissi o in rapporti fra grandezze, mediante i quali vengono definite con delle

norme le modalità di edificazione dei suoli.

L’insieme degli indici urbanistici prescritti per una determinata zona del territorio, ne individua la specificadisciplina urbanistico‐edilizia.

INDICE DI FABBRICABILITÀ

Rapporto tra il volume edificabile e la superficie disponibile per la edificazione. Tale indice, ponendo un

limite volumetrico, definisce la densità edilizia dell’area (fondiaria o territoriale).

Si esprime in mc/mq o mq/mq.

Indice di utilizzazione territoriale – Ut (mq/mq).

L’indice di utilizzazione territoriale quantifica in Superficie lorda di pavimento (Slp), per ogni metro quadro di

superficie territoriale, l’edificabilità massima ammissibile sulla superficie territoriale (St); detto indice è

indicato in mq di Slp su mq di St. Si applica a tutte le aree pubbliche e private incluse negli ambiti di

intervento, subordinati a piani urbanistici attuativi.

Indice di utilizzazione fondiario – Uf (mq/mq).

L’indice di utilizzazione fondiario quantifica, in Slp per ogni metro quadrato di superficie fondiaria,

l’edificabilità massima ammissibile sulla superficie fondiaria; detto indice è indicato in mq di Slp su mq di Sf.

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Gli Indici Urbanistici

RAPPORTO DI COPERTURA

Rapporto tra la superficie coperta dell’edificazione e il totale dell’area disponibile. Tale indice ponendo un

limite planimetrico, definisce una forma di controllo tra spazi edificati e non.

Si esprime in %.

Rapporto di copertura – Rc (%).

E’ il rapporto misurato in percentuale, tra la superficie coperta (Sc) di un edificio o complesso edilizio e la

superficie fondiaria (Sf) del lotto edificabile di competenza.

ALTEZZA MASSIMA

Dimensione di un edificio relativa alla distanza tra la sua estremità inferiore e quella superiore.

Il limite di altezza varia in base: all’uso, al territorio (zona sismica, protetta, …) e alle zone territoriali

omogenee.

Si esprime in ml.

DISTANZA

Spazio minimo che deve intercorrere tra manufatti edilizi e tra questi e altre particolari opere edilizie e

infrastrutturali, posto a tutela di interessi pubblici e/o privati, regolato da norme sia legislative che

regolamentari.

Si esprime in ml.

RAPPORTO DI PERMEABILITA’

Rapporto di permeabilità – Rp (%).

Il rapporto percentuale di permeabilità è il rapporto minimo ammesso tra la superficie permeabile (Sp)

prevista in un lotto edificabile e la superficie territoriale (St) e/o superficie fondiaria (Sf) del lotto stesso.

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Definizioni edilizie: stralcio nta pgt Pagabiago

Superficie lorda di pavimento – Slp (mq).

E’ la somma delle superfici di tutti i piani sopra e sotto la quota stradale, ancorchè non accessibili o privi di

collegamento diretto, misurate al lordo di tutti gli elementi verticali, ed entro il profilo esterno delle pareti

perimetrali (anche qualora siano chiusi su tre lati), ovvero dei manufatti di tamponamento ad esse

assimilabili.

E’ altresì da comprendere nel calcolo della Slp, la superficie delle scale all’interno dei singoli alloggi o unità

immobiliari e relativo sottoscala, quale prodotto della superficie stessa per il n° di piani collegati dalla scala

stessa (sempre che questi ultimi siano computabili nel conteggio della slp), la superficie dei soppalchi

qualora l’altezza netta tra pavimento finito e soffitto finito, anche di una sola delle parti, risulti superiore o

uguale a 2,70 mt e di tutte le superfici che, comportando l’insediamento di abitanti e/o di addetti,

determinano un carico urbanistico.

Sono sempre escluse dal calcolo della Slp:

- La superficie o parte della superficie dei sottotetti, con un’altezza interna media comunque inferiore o

uguale a 2,40 mt; a tal fine l’altezza è determinata come media aritmetica delle altezze di ciascuna

parte di falda (singola superficie di copertura inclinata secondo una determinata pendenza), calcolata

al lordo di eventuali travi;

- La superficie sottostante ad abbaini di sottotetti aventi i requisiti di cui al punto precedente, nel limite

massimo di 4,00 mq, al netto di muri, per ciascuna unità immobiliare, posta nel sottotetto;

- La superficie di tutti i piani seminterrati/interrati aventi un’altezza interna tra pavimento finito e soffitto finito

minore o uguale a 2,50 mt;

- La superficie di porticati pubblici o di uso pubblico e comunque di porticati, tettoie e similari, qualora

aperti completamente su almeno due lati;

- La superficie delle logge rientranti e gli ingressi coperti, quando siano aperti su uno dei lati maggiori;

- Le autorimesse di pertinenza degli edifici con un’altezza “interna” non superiore a 2,50 mt e, se realizzate

fuori terra, anche con un’altezza “esterna” inferiore o uguale a 2,40 mt dalla quota della sede stradale;

- La superficie dei volumi tecnici (quali centrale termica e/o di condizionamento, locale autoclave,

decalcificatore, immondezzai, ecc.), completamente interrati o superiori al solaio di copertura dell’ultimo

piano abitabile.

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50Definizioni edilizie:Per i fabbricati con destinazione produttiva (o, comunque, a prevalente destinazione produttiva), la slp è

costituita dalla somma delle superfici di ciascun piano o soppalco, entro e fuori terra, al netto delle superfici:

- dei volumi tecnici e di quelle occupate da impianti di depurazione o da impianti tecnologici non utilizzati

per la produzione;

- coperte da pensiline o da tettoie, purché aperte su almeno tre lati;

- a soppalco a condizione che costituiscano, esclusivamente, parte integrante di un sistema

- a scaffali per il deposito di beni;

- inaccessibili in quanto prive di collegamento fisso con altre parti del fabbricato.

Superficie utile – Su (mq).

E’ la superficie di pavimento degli alloggi misurata al netto di murature, pilastri, tramezzi, sguinci, vani di

porte e finestre, di eventuali scale interne, di logge e di balconi.

Superficie coperta - Sc (mq).

E’ quella parte di superficie fondiaria risultante dalla proiezione sul piano orizzontale delle costruzioni

soprastanti la quota della sede stradale (Qsd). Vengono computati ai fini del calcolo della superficie

coperta tutti i corpi di fabbrica compresi nell’area di intervento, principali ed accessori, separati o meno dal

corpo principale, con la sola esclusione di:

- balconi, cornicioni e gronde qualora abbiano lo spazio ad essi sottostante praticabile pedonalmente

(con un minimo di 2,10 mt) a livello del piano;

- tettoie o pensiline a sbalzo;

- scale aggettanti aperte sino ad una larghezza massima di 1,50 mt;

- piscine e vasche all’aperto;

- cabine di impianti di pubblica utilità.

Superficie permeabile – Sp (mq).

La superficie permeabile è la superficie di un lotto edificabile scoperta e drenante, libera da qualsivoglia

costruzione sottostante, non sottoposta ad alcuna opera edilizia e/o intervento, dentro e fuori terra, fissa o

mobile, né da alcun tipo di pavimentazione o di sistemazione impermeabile o semimpermeabile del

terreno, al di fuori delle normali operazioni di piantumazione e che possa modificarne le caratteristiche

naturali di permeabilità e di filtrazione.

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DISTANZA FRA I FABBRICATI (CONFRONTANZA)

È la distanza minima tra due fabbricati. Per i nuovi edifici è prescritta in tutti i casi la distanza minima assoluta inderogabile di 10.00 m tra pareti finestrate e pareti di edifici antistanti.

ECCEZIONI:Nelle Zone C (parti del territorio destinate a nuovi complessi insediativi) è prescritta: tra pareti finestrate di edifici antistanti, la distanza minima pari all'altezza del fabbricato

più alto. Le distanze minime tra fabbricati tra i quali siano interposte strade destinate al traffico dei

veicoli, inoltre, devono essere pari alla larghezza della strada aumentata, per ciascunlato, di:

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Sempre in zona C, se due edifici si confrontano per i rispettivi spigoli, si può andare inderoga al rispetto dell'altezza del fabbricato più alto assumendo comunque una distanzaminima di 10.00 m

Nelle Zone A (centri storici) per le operazioni di risanamento conservativo e per leeventuali ristrutturazioni, le distanze tra gli edifici non possono essere inferiori a quelleintercorrenti tra i volumi edificati preesistenti, computati senza tener conto di costruzioniaggiuntive di epoca recente e prive di valore storico, artistico o ambientale.

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DISTACCO DEI CONFINI DI PROPRIETÀ

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ALTEZZA MASSIMA DEI FABBRICATI

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IN ZONA SISMICA:

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ARRETRAMENTI STRADALI

La distanza dal confine stradale è la lunghezza del segmento minimo che congiunge

l’edificio, compresi i suoi punti di affaccio, con il confine stradale. Le strade sonoclassificate, ai sensi del codice della strada (D.L. 285/92) come segue:

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ARRETRAMENTI STRADALI

Per quanto riguarda le distanze dal confine stradale, da rispettare per le nuove costruzioni, vale quanto segue:

Non sono tenuti in considerazione al fine della misurazione della distanza dal confine ibalconi, purché non siano aggettanti per più di m 1,50.Nella valutazione delle fasce di rispetto vale quanto già detto in precedenza conriferimento alla CONFRONTANZA.Le distanze dalle ferrovie, da misurarsi in proiezione orizzontale a partire dal piede dellascarpata ferroviaria, sono così stabilite: ferrovie di tipo G: m. 30,00; ferrovie di tipo H: m.20,00.

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PARCHEGGIO PRIVATO

LEGGE TOGNOLI Legge 24 marzo 1989, n. 122 Disposizioni in materia di parcheggi

Con riferimento ad una disciplina risalente a venticinque anni fa, quella cioè relativaai vincoli di trasferibilità dei parcheggi costruiti in base alla cosiddetta Legge “Tognoli”, illegislatore nel corso dell’ultimo triennio ha apportato una serie di modifiche normativefinalizzate ad incentivare maggiormente gli scambi di box auto e parcheggi realizzatiall’interno degli edifici privati. Vediamo, quindi, quali sono in dettaglio le modificheintrodotte alla L. n. 122/1989 e quali sono le possibilità oggi concesse agli operatori.

Con l’art. 9 della Legge n.122/89 (c.d. “Legge Tognoli”) il legislatore ha introdotto unadisciplina derogatoria delle norme urbanistiche comunali, al fine di incentivarela realizzazione di posti auto per le costruzioni preesistenti che ne sono sprovviste.

Tali parcheggi possono essere realizzati secondo tre modalità:

- nel sottosuolo dei fabbricati, nei locali siti al piano terreno (che vengono così a mutarela destinazione d’uso) o nel sottosuolo di aree pertinenziali esterne al fabbricato;

- su aree comunali o nel loro sottosuolo con concessione del diritto di superficie a singoliprivati o a cooperative edili (art. 9, comma 4);

- su aree esterne condominiali, da parte di singoli condomini (art. 9, comma 3).

In tutti e tre i casi la legge, all’art. 9, comma 5, istituiva un vincolo di pertinenzialità tral’unità immobiliare e il parcheggio secondo il quale “I parcheggi realizzati ai sensi delpresente articolo non possono essere ceduti separatamente dall’unità immobiliare allaquale sono legati da vincolo pertinenziale. I relativi atti di cessione sono nulli.”

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PARCHEGGIO PRIVATO

Occorre tuttavia precisare che la stessa legge disciplina, invece, all’art. 2,un’altra categoria di parcheggi, vale a dire quelli da ricavare necessariamente in caso direalizzazione di nuove costruzioni; in particolare l’art. 2 citato ha sostituito l’art. 41-sexies della L. n. 1150/1942, aumentando la quantità di superficie a parcheggio necessariaper le nuove costruzioni (1 mq ogni 10 mc.).

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I VINCOLI

Un vincolo è un limite imposto al proprietario (dalla legge o dal piano urbanistico),all’esercizio del proprio diritto su un bene immobile, al fine di tutelare superiori interessipubblici consistenti nella non modificabilità o inedificabilità oppure in modalità particolaridi godimento.

VINCOLI RICOGNITIVI (SPECIALI)

Tendono ad assicurare caratteristiche intrinseche particolari del bene; essendo introdottida leggi di settore, risultano quindi indipendenti dalla vigenza degli strumenti urbanistici,anche se devono essere recepiti obbligatoriamente nei piani urbanistici per finalitàricognitive.

VINCOLI IDROGEOLOGICIRiguardano le aree da tutelare per motivi di difesa del suolo e vengono imposti in base alla L. 3267/23.

Nelle aree sottoposte a tali vincoli, qualunque trasformazione è subordinata all’autorizzazione della

Regione, previo parere del Corpo Forestale dello Stato.

VINCOLI ANTISISMICIVengono introdotti sulla base delle indicazioni fornite dal Genio Civile; sono per natura permanenti e

consistono in:

• divieto assoluto di edificazione;

• prescrizione di distanze minime tra edifici;

• opere di sostegno e consolidamento;

• obbligo di indagini geotecniche e relativi provvedimenti costruttivi.

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I VINCOLI

VINCOLI MONUMENTALIRiguardano immobili di vario tipo, compresi parchi, ville e giardini di interesse storico ‐ monumentale, per i

quali ogni intervento è sottoposto all’autorizzazione del Ministero per i Beni e le attività culturali (tramite le

Soprintendenze).

VINCOLI PAESAGGISTICIRiguardano le bellezze singole e d’insieme, così come descritte dalla L. 1497/39, per le quali ogni

eventuale trasformazione è subordinata all’autorizzazione della Regione, previo il parere della

competente Soprintendenza.

Le Regioni, attraverso i PTP, definiscono specificatamente le caratteristiche dei vincoli.

La L. 431/85 (legge Galasso) elenca, inoltre, una serie di aree paesaggisticamente rilevanti, da

considerarsi vincolate a priori.

Attualmente si fa riferimento al D.L.vo 42/2004 “Codice dei beni culturali e del paesaggio”.

VINCOLI CONFORMATIVIGravano su un bene allo scopo di non compromettere le funzioni di un altro bene che riveste pubblico

interesse e sono costituite dalle zone di rispetto, cioè da aree poste nelle immediate vicinanze di impianti

e luoghi pubblici (strade, autostrade, ferrovie, aeroporti, cimiteri, demanio, impianti militari, impianti del

gas, impianti di depurazione, pozzi), per le quali è consentita solo la realizzazione di costruzioni e impianti

di servizio.

SERVITÙ MILITARIConsistono in una serie di limitazioni poste per accrescere l’utilità o garantire la sicurezza dei beni di

interesse militare; per ogni attività, è necessaria l’autorizzazione preventiva dell’autorità militare

competente.

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I VINCOLI

VINCOLI URBANISTICISono costituiti dalle varie prescrizioni degli strumenti urbanistici:

• di tipo espropriativo;

• di tipo restrittivo (destinazioni d’uso);

• di tipo funzionale (azzonamento);

• standard urbanistici.

VINCOLI DI SALVAGUARDIAIstituiti con la L. 1902/52, si applicano agli strumenti urbanistici “in itinere”, cioè adottati ma non ancora

approvati.

Consistono in una serie di divieti alla modificazione dello stato di fatto per non pregiudicare le indicazioni

del futuro piano.

VINCOLI EDILIZIParametri, indici e prescrizioni varie che regolano l’edificazione nelle diverse parti del territorio.

VINCOLI PROCEDURALIConsistono in una serie di obblighi preliminari, da assolvere prima di effettuare una trasformazione edilizia

o urbanistica.

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LE ZONE DI RISPETTO

Limitazioni alla libera attività edilizia previste in determinate località, prossime ad opere oa luoghi soggetti ad uso pubblico, per finalità di tutela di preminenti interessi (sicurezza,

igiene, migliore utilizzazione di beni demaniali ecc.).Imposizione di obblighi di distanza per le costruzioni in zone limitrofe a tali opere o luoghi,comunemente definite zone di rispetto.Non sono considerate inedificabili.

ZONE DI RISPETTO DEI CIMITERI ZONE DI RISPETTO DELLE FERROVIE ZONE DI RISPETTO DEL DEMANIO MARITTIMO ZONE DI RISPETTO DEGLI AEROPORTI ZONE DI RISPETTO DELLE AREE DOGANALI ZONE DI RISPETTO DELLE ACQUE PUBBLICHE DISTANZA DALLE STRADE ZONE DI BOSCO DISTRUTTE O DANNEGGIATE DAL FUOCO

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LE ZONE DI RISPETTO

ZONE DI RISPETTO DEI CIMITERI

I cimiteri devono essere collocati a distanza di almeno 200 m dai centri abitati.La Regione può permettere la costruzione e l’ampliamento dei cimiteri a distanza minore,ma l’ampiezza della fascia di rispetto non può essere < 100 m dai centri abitati, neiComuni con popolazione > 20.000 ab, e a 50 m negli altri Comuni.

Fanno eccezione i cimiteri di guerra, per i quali è stabilita la prescrizione della relativazona di rispetto e il venir meno di qualsiasi obbligo di distanza una volta decorsi 10 anni dalseppellimento dell’ultima salma.

Nella fascia di rispetto cimiteriale sono vietati:• interventi su edifici preesistenti che comportino alterazione dei volumi o delle superfici;• costruzioni di nuovi edifici.

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LE ZONE DI RISPETTO

ZONE DI RISPETTO DELLE FERROVIE

lungo i tracciati delle linee ferroviarie, è vietato costruire, ricostruire o ampliare edifici omanufatti di qualsiasi specie ad una distanza < di 30 m dal limite della zona dioccupazione della più vicina rotaia; tali interventi, lungo i tracciati delle tranvie, metropolitane e funicolari su rotaia, sono

vietati ad una distanza < di 6 m dalla più vicina rotaia o, comunque, di 2 m dal cigliodegli sterri o dal piede dei rilevati;

nei terreni adiacenti alle linee ferroviarie, qualsiasi escavazione deve essere effettuataad una distanza mai < di 3 m e comunque tale che, in relazione alla natura dei terreni,non arrechi pregiudizio alla sede o alle opere ferroviarie;

lungo le linee ferroviarie fuori dei centri abitati, è vietato costruire fornaci, fucine efonderie ad una distanza < di 50mdalla più vicina rotaia.

Tali distanze possono essere ridotte, se lo consentono la sicurezza pubblica, laconservazione delle ferrovie, la natura dei terreni e particolari circostanze locali.Nella costruzione, ricostruzione o ampliamento di edifici e manufatti di qualsiasi specie,deve essere osservata la distanza minima di 30 m dalle officine di qualsiasi tipo delleFerrovie dello Stato, nonché dai depositi e rimesse delle locomotive, dalle squadre rialzo,dai posti di manutenzione corrente del materiale rotabile, dai cantieri di iniezione legnami,dalle sedi di istituti sperimentali e di ricerca.

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LE ZONE DI RISPETTO

ZONE DI RISPETTO DEL DEMANIO MARITTIMO

L’esecuzione di nuove opere entro una zona di 30 m dal demanio marittimo o dal cigliodei terreni elevati sul mare è sottoposta alla autorizzazione del Capo del CompartimentoMarittimo.

In determinate località, per speciali ragioni, la distanza di 30 m può essere aumentata conDPR, previo parere del Consiglio di Stato.

L’autorizzazione non è richiesta quando le costruzioni sui terreni prossimi al mare sonopreviste in Piani Regolatori o di ampliamento già approvati dall’autorità marittima.L’inosservanza di tali disposizioni è sanzionata penalmente e comporta la demolizionedelle opere non autorizzate a spese del contravventore.

Lungo le sponde dei canali e di altri corsi d’acqua sboccanti nel mare in un porto: è vietata, senza autorizzazione del Capo del Compartimento Marittimo, l’apertura di

cave di pietra o l’esecuzione di qualsiasi lavoro di escavazione; i proprietari frontisti devono costruire e mantenere in buono stato i muri di sponda e gli

argini occorrenti (secondo i criteri dettati dal Capo del Compartimento, sentito ilparere del Genio Civile e, se occorre, l’Ufficio Tecnico Comunale), nonché prenderetutte le misure necessarie ad evitare l’interramento dei fondali.

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LE ZONE DI RISPETTO

ZONE DI RISPETTO DEGLI AEROPORTI

Nelle direzioni di atterraggio degli aeroporti non possono essere eseguite costruzioni adistanza < di 300 m dal perimetro dell’aeroporto.L’altezza degli edifici è diversamente graduata per gli aeroporti civili, militari e quelli apertial traffico strumentale e notturno.

Le direzioni di atterraggio sono determinate in base al sistema orografico e al regime deiventi nella zona in cui l’aeroporto è situato e le zone di rispetto sono individuate, dalMinistro delle Infrastrutture e dei Trasporti, attraverso la predisposizione di mappe reseesecutive con Decreto.

È prevista la demolizione delle costruzioni edificate in contrasto con le limitazioni anzidette,con possibilità di esecuzione di ufficio a spese dell’interessato.Può essere ordinato dal Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, il collocamento disegnali su costruzioni che costituiscono intralcio alla navigazione aerea e possono essereadottate altre misure indispensabili per la sicurezza della navigazione.

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LE ZONE DI RISPETTO

ZONE DI RISPETTO DELLE AREE DOGANALI

È vietato eseguire costruzioni e altre opere, provvisorie o permanenti, ovvero stabiliremanufatti galleggianti in prossimità della linea doganale (ma non è previsto un limitepreciso di distanza) e nel mare territoriale, nonché spostare o modificare le opere esistenti,senza l’autorizzazione del Capo della Circoscrizione Doganale.

ZONE DI RISPETTO DELLE ACQUE PUBBLICHE

Sono imposte distanze da osservarsi nelle costruzioni a tutela delle acque pubbliche.

Acque pubbliche:fiumi, torrenti, laghi e altre acque definite pubbliche dalle leggi in materia.Si definiscono pubbliche “tutte le acque sorgenti, fluenti e lacuali, anche se artificialmenteestratte dal sottosuolo, le quali, considerate sia isolatamente per la loro portata o perl’ampiezza del rispettivo bacino imbrifero, sia in relazione al sistema idrografico al qualeappartengono, abbiano attitudine ad usi di pubblico interesse generale”.Le acque pubbliche sono incluse in appositi elenchi, compilati dal Genio Civile.Costruzioni, scavi e movimenti di terreno non possono eseguirsi a distanza < di 10 m dalpiede dell’argine.A distanza maggiore sono vietate costruzioni e altre opere che possono danneggiare gliargini per la loro mole o la loro natura.

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LE ZONE DI RISPETTO

ZONE DI BOSCO DISTRUTTE O DANNEGGIATE DAL FUOCO

In tali zone è vietato l’insediamento di costruzioni di qualsiasi tipo (i Sindaci non possonoautorizzare alcuna costruzione).A tali zone, nella formazione degli strumenti urbanistici, non potrà darsi destinazionediversa da quella in atto prima dell’incendio.I Sindaci, ogni anno, devono compilare e trasmettere alla Regione e al Ministerodell’Ambiente e della Tutela del Territorio una planimetria del territorio comunale percorsodal fuoco.In tale territorio, per almeno 10 anni, non sono consentite destinazioni d’uso diverse daquelle in atto prima dell’incendio e tale vincolo deve essere espressamente indicato, apena di nullità, in tutti gli atti di compravendita di aree e immobili ricadenti nel territoriostesso.Non possono formare oggetto di condono edilizio “le costruzioni abusive realizzate sopra esotto il soprassuolo boschivo distrutto o danneggiato per cause naturali o atti volontari”.

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STRUMENTI URBANISTICI ESECUTIVI (SUE) DI INIZIATIVA PUBBLICA E/O PRIVATA

L’attuazione degli interventi di trasformazione e sviluppo indicati nel Documento di Pianoavviene attraverso i piani attuativi comunali, costituiti da tutti gli strumenti attuativi previstidalla legislazione statale e regionale.Il Documento di Piano connette direttamente le azioni di sviluppo alla loro modalità diattuazione, mediante i vari tipi di piani attuativi comunali con eventuale eccezione degliinterventi pubblici e di quelli di interesse pubblico o generale.Nei piani attuativi vengono fissati in via definitiva, in coerenza con le indicazioni contenutenel Documento di Piano, gli indici urbanistico‐edilizi necessari all’attuazione deldocumento.Per la presentazione del piano attuativo è sufficiente il concorso dei proprietari degli

immobili interessati rappresentanti la maggioranza assoluta del valore di tali immobili.

PIANO PARTICOLAREGGIATO di ESECUZIONE (P.P.E.)Interessa porzioni omogenee di territorio comunale, per cui vengono precisati gli elementidel piano che non hanno carattere essenziale e permanente per lo sviluppo urbanisticocomplessivo arrivando, a seconda del livello di definizione, fino al dettaglio esecutivo

dell’arredo urbano.Lo studio dei singoli PPE deve essere proporzionato alle possibilità finanziarie direalizzazione, sia per quanto riguarda l’estensione che l’entità delle opere, considerandoanche la loro durata temporale (max 10 anni).

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PIANO PARTICOLAREGGIATO di ESECUZIONE (P.P.E.)

Il PPE è un piano urbanistico di iniziativa pubblica, finalizzato a eseguire nel dettaglioquanto previsto, in via generale, dal PGT.Si tratta di un progetto urbanistico esecutivo in cui vengono definiti dettagliatamente:• aspetti riguardanti gli edifici (sia pubblici che privati) di nuova costruzione o suscettibili

di interventi di ristrutturazione;• spazi riservati alla circolazione e spazi pubblici.Una parte essenziale dei PPE è costituita dal piano finanziario, in cui sono contenuti:• gli elenchi delle proprietà;• la previsione dei costi per l’attuazione del piano (da ripartirsi come oneri su tutti i lotti

edificabili), per dare consistenza operativa al piano stesso.L’inesistenza del PPE, o la sua decadenza, non preclude l’edificazione in quantorimangono comunque valide le prescrizioni di zona indicate nel PGT.

L’approvazione del piano ha effetto di dichiarazione di pubblica utilità delle opere in esso previste e i suoi effetti durano per tutto il periodo di validità del piano, distinguendosi in 2 fondamentali categorie di prescrizioni:

a) nei confronti dei proprietari privati:costituzione del vincolo di esproprio (trasferimento del diritto di proprietà e/o costituzione di particolari vincoli e servitù);b) nei confronti del Comune:necessità che il PPE adegui la propria azione in materia urbanistica alle previsioni del piano generale

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PIANO DI LOTTIZZAZIONE (P.L.)

Suddivisione in lotti del terreno a scopo edilizio o urbanistico, sulla base di accordipreventivi relativi alle modalità e ai termini per l’esecuzione delle opere e alla ripartizionedegli oneri tra i richiedenti.Il piano interessa porzioni del territorio comunale, indicate dal PRG o dal PF comeedificabili e dotate di omogenei caratteri architettonici e funzionali, in cui devono essereosservate uguali prescrizioni edilizie e viene formato prevalentemente su iniziativa privata.Nei Comuni dotati di strumenti urbanistici generali, il Sindaco può invitare i proprietari dellearee appartenenti alle Zone Omogenee C, a presentare entro un certo termine un PL;in caso di inadempienza, l’Amministrazione Comunale può procedere d’ufficio,(provvedendo alle necessarie espropriazioni).

Il PL prevede la cessione gratuita delle aree necessarie alle opere di urbanizzazioneprimaria e secondaria, il versamento degli oneri di urbanizzazione in proporzione al volumeedificabile, la durata massima dei lavori fissata in 10 anni e vengono fissate le sanzioni incaso di inosservanza.Il progetto deve essere realizzato ad un livello di dettaglio per il rilascio del Permesso diCostruire e con le annesse garanzie finanziarie.

L’iniziativa per la formazione dei PL può essere:1) privata: mediante libero accordo fra i proprietari di aree confinanti;2) pubblica: se esplicitamente richiesta dal PRG o dal PPA, o se si riscontra un eccessivo frazionamento della proprietà privata.

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PIANO DI LOTTIZZAZIONE (P.L.)

formazione e approvazione del PL ad iniziativa privata:• domanda del proprietario/i corredata da progetto e schema di convenzione;• approvazione del progetto e dello schema di convenzione da parte del CC con

apposita delibera;• nulla osta della Regione, sentiti gli organi di controllo competenti e la Sovrintendenza;• stipula della Convenzione e trascrizione nei registri immobiliari a cura del proprietario;• rilascio dell’Autorizzazione comunale da parte del Sindaco.Se ricorrono tutti questi presupposti, l’Autorizzazione comunale si configura come un attodovuto.

formazione e approvazione del PL ad iniziativa pubblica:• il Comune invita i proprietari di aree fabbricabili assoggettabili a lottizzazione edilizia,

secondo le indicazioni del PRG, a presentare entro un termine un progetto di PL;• in caso di inadempienza dei proprietari, il Comune provvede d’ufficio a redigere e

approvare il PL;• il piano approvato viene notificato ai proprietari, con l’invito a dichiararne

l’accettazione entro 30 gg;• in mancanza di accettazione, il Comune può variare il progetto in conformità alle

richieste degli interessati, o può procedere all’espropriazione delle aree.

L’autorizzazione alla lottizzazione è subordinata alla stipula di una Convenzione fra i privati e la PA per la ripartizione degli oneri di urbanizzazione.

Essendo assimilato a un PP di iniziativa pubblica, ne assume la stessa validità temporale, con la durata max di 10 anni.

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PIANO PER GLI INSEDIAMENTI PRODUTTIVI (P.I.P.)

I Comuni dotati di strumento urbanistico generale possono formare un Piano delle aree dadestinare a insediamenti produttivi.L’autorizzazione e l’approvazione regionali previste dalla legge sono obbligatorie solo pergli ambiti territoriali di interesse regionale.

I PIP consentono ai Comuni (analogamente ai PEEP) di acquisire aree nelle zone diespansione, da destinare a insediamento di carattere industriale, artigianale,commerciale e turistico per:• stimolare l’espansione produttiva;• assicurare un ordinato assetto urbanistico nella zona con riferimento a una “più

adeguata collocazione degli insediamenti già esistenti”.

Il PIP è finalizzato a:stabilire una razionale organizzazione dei nuovi insediamenti produttivi (industriale,artigianale, commerciale e turistico);• riordinare gli insediamenti esistenti, affidando al Comune il potere di indirizzo e

controllo delle attività produttive, in accordo con gli obiettivi regionali dei Piani ASI.• garantire la disponibilità a basso prezzo di aree per insediamenti industriali, artigianali,

commerciali e turistici;• promuovere per tali aree, un’organica pianificazione urbanistica esecutiva, in

coerenza con le previsioni dello strumento urbanistico vigente.

Ha efficacia per 10 anni dalla data del Decreto di approvazione.Solo i Comuni dotati di PGT o PF possono munirsi di PIP.

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PIANO PER GLI INSEDIAMENTI PRODUTTIVI (P.I.P.)

I PIP hanno lo stesso valore e validità dei PPE.Le aree comprese nel piano, una volta espropriate, sono immesse nel patrimonioindisponibile del Comune per la realizzazione di impianti produttivi di carattere industriale,artigianale, commerciale e turistico.

Successivamente una parte (non > del 50%) viene ceduta in proprietà, mentre la restanteparte viene data in concessione, per un periodo che varia fra i 60 e i 99 anni, (conpreferenza per gli Enti pubblici e le aziende a partecipazione statale, nell’ambito deiprogrammi approvati dal CIPE).

Contestualmente all’atto di concessione (o di cessione in proprietà), tra il Comune e ilconcessionario (o l’acquirente), viene stipulata una Convenzione mediante cui vengonodisciplinati gli oneri posti a carico del concessionario (o dell’acquirente stesso).Il diritto di superficie per gli Enti pubblici che realizzano impianti e servizi pubblici è a tempoindeterminato.

Il PIP ha valore di PP, quindi la semplice adozione rende obbligatorie le misure disalvaguardia, mentre l’approvazione equivale a dichiarazione di pubblica utilità per leopere in esso comprese.

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PIANO PER L’EDILIZIA ECONOMICA E POPOLARE (P.E.E.P.)

Fino ai primi anni ‘60, la legislazione sulla EEP non aveva un chiaro coordinamento con lalegge urbanistica fondamentale (L. 1150/42), essendo basata essenzialmente sui seguentipunti:• sistema di mutui e agevolazioni varie;• localizzazioni casuali, non riferibili direttamente alle previsioni degli strumenti urbanistici

correnti.

L. 167/62: interrompe questa tendenza, collegando il regime delle incentivazioni con la disciplina urbanistica, costituendo in tal modo un salto di qualità per la pianificazione urbanistica italiana.

A partire dalla positiva esperienza di alcuni Comuni maggiormente sensibilizzati a tali problematiche, i Piani di Zona per l’Edilizia Economica e Popolare (PEEP) assumono una portata maggiore rispetto agli obiettivi specifici della legge.

La scelta delle aree presuppone un atteggiamento di responsabilità da parte dell’Amministrazione Pubblica e quindi l’EEP si qualifica non più come un semplice e indifferenziato aggregato di edifici e alloggi, ma come parte viva e operante della città.

Il PEEP ha un’influenza positiva anche sulla politica dei servizi, in quanto oltre a individuare le aree fabbricabili, si devono prevedere anche delle zone destinate a verde e servizi,

superando in tal modo il carattere settoriale di partenza e assumendo una funzione determinante nell’assetto complessivo dell’espansione urbana.

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PIANO PER L’EDILIZIA ECONOMICA E POPOLARE (P.E.E.P.)

AMBITO DI APPLICAZIONE

Comuni obbligati a formare un PEEP:• popolazione > di 50.000 ab;• capoluoghi di provincia;per tutti gli altri è facoltativo, con approvazione di Delibera del CC.La Regione può obbligare a redigere il PEEP i seguenti Comuni:• limitrofi ai capoluoghi, con popolazione > di 50.000 ab;• con popolazione > di 20.000 ab;• riconosciuti come stazioni di cura, soggiorno o turismo;• con indice di affollamento (secondo dati ISTAT) > di 1.5;• in cui è in atto un incremento demografico eccezionale;• in cui vi è una percentuale di abitazioni malsane > dell’8%.

Le aree da comprendere nei PEEP sono scelte di norma nelle zone residenziali previste daiTPG vigenti o adottati, con preferenza per le aree di espansione.L’estensione di tali aree è determinata in relazione alle esigenze dell’EEP previste per 10anni e deve essere compresa tra il 40% e il 70% di quelle necessarie a soddisfare ilfabbisogno complessivo di edilizia abitativa nel periodo considerato.

Gli immobili esistenti che ricadono all’interno dei PEEP possono essere espropriati, nel casorisulti necessario per l’approvazione del piano o per ragioni igienico‐sanitarie.

La legge ammette la possibilità di formare dei PEEP consortili fra Comuni limitrofi,volontariamente o su richiesta di una delle Amministrazioni.

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OBIETTIVI• assicurare ai Comuni una disponibilità di aree, acquisibile mediante esproprio, dadestinare alla costruzione di alloggi a carattere economico e popolare e alla realizzazionedi servizi (aree a verde, ecc.);• inquadrare gli interventi in un razionale e organico disegno urbanistico, per evitare laghettizzazione dei ceti meno abbienti in quartieri periferici privi di servizi e non collegati alresto della città.L’attuazione deve essere articolata in Programmi Pluriennali per stabilire gli interventi daattuare e individuare i mezzi finanziari per far fronte alle spese necessarie nelle varie fasi.

Il piano deve riguardare:

• zone da destinare alla costruzione di alloggi a carattere economico e popolare;• realizzazione di opere e servizi complementari urbani e sociali comprese le aree a verdepubblico.

DIMENSIONAMENTO• calcolo del fabbisogno abitativo, sulla base di una previsione dell’evoluzionedemografica;• calcolo della superficie di terreno occorrente per soddisfare tale fabbisogno.

Tale calcolo va espresso in numero di alloggi, vani o mc, in base a indici di densità edilizia(mc/mq) e di densità territoriale (mc/ab).

Ha una validità di 18 anni dalla data del Decreto di approvazione.La durata può essere prorogata, per giustificati motivi, per altri 2 anni.

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PIANO DI RECUPERO

Il Piano di recupero è stato istituito dalla L.457/1978 "Norme per l'edilizia residenziale".La stessa legge all'art.31 definisce le tipologie d'intervento sul patrimonio edilizio esistente.Il P.R. costituisce uno strumento specifico per l'intervento sul patrimonio edilizio esistente.

I Comuni individuano, nell'ambito degli strumenti urbanistici generali, le zone di recupero dove, per le condizioni di degrado, si rende opportuno il recupero del patrimonio edilizio e urbanistico esistente.Le zone di recupero possono comprendere:‐ singoli immobili‐ complessi edilizi

‐ isolati ed aree

OBIETTIVI• conservazione, risanamento e ristrutturazione di immobili esistenti che presentanocaratteri di degrado;• migliore destinazione di edifici, non necessariamente degradati nelle strutture, maaventi utilizzi funzionali impropri, nella prospettiva di riassetto globale della zona in cui sitrovano;• nuovo e coerente utilizzo di aree inedificate e di attrezzature urbanistiche, per unassetto finale più congruo delle zone degradate su cui si interviene.

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PIANO DI RECUPERO

Possono essere di iniziativa pubblica o privata e sono attuati dai proprietari (singoli o riunitiin Consorzi o Cooperative) e dai Comuni, nei seguenti casi:

• per interventi di rilevante interesse pubblico o per interventi che i Comuni intendono

eseguire direttamente, per il recupero del proprio patrimonio edilizio;• Per l’adeguamento delle urbanizzazioni;• per gli interventi da attuare mediante cessione volontaria, esproprio oppure

occupazione temporanea.

Il contenuto specifico dei PR è destinato alla:

• determinazione delle tipologie e delle modalità di intervento per il recuperodell’esistente;

• individuazione degli edifici cui attribuire nuove destinazioni, coerenti con i programmi;• determinazione di aree e di edifici destinati alle urbanizzazioni primarie e secondarie,

nonché alle opere e agli impianti di interesse sociale.

Per una corretta esecuzione del piano, la legge prevede che il PR definisca le UnitàMinime di Intervento (UMI).

Alla individuazione delle zone di recupero, non consegue necessariamente l’obbligo daparte dei Comuni di adottare il PR;

i Comuni possono scegliere quali, fra le zone individuate, devono essere vincolate inattesa della formazione del nuovo strumento urbanistico.

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PIANO DI RECUPERO

I PR possono essere attuati dai privati (mediante Convenzione col Comune) o dai Comuni.

Nell’ipotesi in cui si opera su immobili di propria proprietà per motivi di rilevante interessepubblico, il Comune può intervenire anche in via sostitutiva nei confronti dei privati

inadempienti.

Il Comune diffida i proprietari delle Unità Minime d’Intervento a realizzare le opere direcupero e, in caso di inerzia, può intervenire in via sostitutiva, previa espropriazione.

Il Piano di Recupero è destinato:

• all'identificazione delle tipologie e delle modalità di intervento per il recupero delpatrimonio esistente;

• all'individuazione delle nuove destinazioni d'uso in linea con i programmi;• alla definizione di aree, edifici ed impianti pubblici o di interesse pubblico.

Il PR ha valore di PPE e deve essere approvato entro 3 anni dalla Delibera dellasubzonizzazione.

Scaduto tale termine l’atto perde la sua efficacia.

I PR sono inclusi nei PP (durata 3‐5 anni) e, alla loro scadenza, scatta la diffida per iproprietari delle UMI a eseguire i lavori previsti dal Piano stesso, pena l’esproprio perinadempienza.

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PIANO DI RECUPERO

Sono Piani di Recupero:

Programmi Integrati di Intervento (PII);

Programmi di Recupero Urbano (PRU);

Programmi di Riqualificazione Urbana (PQU);

Programmi di Riqualificazione Urbana e Sviluppo Sostenibile del Territorio (PRUSST);

Interventi di trasformazione urbana.

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VALUTAZIONE di IMPATTO AMBIENTALE (V.I.A.)

La VIA viene introdotta negli USA con il “National Environment Policy Act” del 1/01/1970,

ponendosi come obiettivo prioritario quello di “incoraggiare un rapporto fecondo tra l’uomo e il

suo ambiente, promuovere ogni sforzo per prevenire o eliminare i danni per l’ambiente e per la

biosfera e stimolare la salute e il benessere dell’uomo; arricchire le conoscenze ecologiche e

sulle risorse naturali essenziali ...”

AMBITO DI APPLICAZIONE

Progetti pubblici e privati che, per natura, dimensioni o ubicazione, possono avere un impatto

rilevante sull’ambiente in termini di: ingombro, inquinamento, circolazione, funzionalità, qualità

della vita, ...

Il campo di applicazione della VIA può estendersi anche a:

• atti normativi (proposte di legge, direttive, regolamenti, ...);

• strumenti di pianificazione (territoriali, urbanistici, attuativi, ...);

• grandi progetti di investimento sia pubblici che privati;

• nuovi prodotti e tecnologie.

I soggetti interessati all’espletamento di tale procedura sono:

a) committente = richiede l’autorizzazione e promuove uno Studio di Impatto Ambientale (SIA);

b) Pubblica Amministrazione = verifica la congruità del progetto, valuta lo SIA, propone

modifiche al progetto o produce eventualmente un proprio Rapporto di Impatto Ambientale

(RIA), concede infine l’Autorizzazione;

c) pubblico interessato = partecipa in varie forme e modi alla valutazione del progetto mediante

modifica, respinta o approvazione del progetto.

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OBIETTIVI

Redazione di un rapporto tra costi complessivi (economici, ambientali, sociali, ...) e benefici

ottenibili (occupazione, sviluppo, cultura, ...), per consentire al potere istituzionale (politico,

amministrativo e strutture tecniche competenti), di decidere in merito su dati certi e con

assunzione delle proprie responsabilità nei confronti della collettività.

La procedura per la VIA prevede l’obbligo di istruttoria per gli interventi di rilevante impatto, per i

quali devono essere analizzati gli effetti su tutte le componenti ambientali.

Lo studio deve essere svolto da chi realizza l’opera (Ente pubblico o privato) e deve contenere:

• analisi del progetto, dell’ambiente e del contesto legislativo e pianificatorio nel quale si

inserirà l’opera;

• individuazione delle alternative possibili e misure finalizzate a eliminare o ridurre gli effetti

dell’intervento;

• descrizione, stima e valutazione degli impatti conseguenti alla realizzazione del progetto (con

giudizio di accettabilità in funzione del rapporto costi‐benefici).

• l’Amministrazione Pubblica competente per territorio attiva una fase istruttoria di verifica per

la valutazione proposta e di consultazione con gli Enti tecnici competenti per settore e i

cittadini; al termine di tale istruttoria possono essere richiesti ulteriori approfondimenti oppure

si possono contestare i metodi di analisi o le conclusioni tratte;

• al termine dell’istruttoria si redige un documento finale per il bilancio di impatto ambientale

contenente:

documentazione raccolta;

risultati dell’istruttoria;

valutazione dell’impatto;

eventuali condizioni imposte per la realizzazione dell’intervento;

l’autorità competente pubblicizza gli atti della VIA e predispone adeguate forme di controllo,

affinché vengano rispettate le condizioni poste.

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I progetti cui si applica la procedura di VIA devono essere comunicati, prima della loroapprovazione, al Ministero dell’Ambiente, al Ministero dei Beni Culturali e Ambientali e allaRegione territorialmente interessata.

Al termine dell’istruttoria, verificata la completezza dei documenti presentati, si procedealla “Pronuncia di Compatibilità Ambientale” da parte del Ministro dell’Ambiente, sentitala Regione interessata e di concerto con il Ministro dei Beni Culturali e Ambientali.

La durata della procedura di VIA si intende a tempo indeterminato, cioè fino a quandonon intervengano sostanziali cambiamenti al contorno o non vengano proposteconsistenti modifiche progettuali all’opera in oggetto.

Studio preventivo degli effetti e delle conseguenze che una data attività umanacomporta sull’ambiente al fine di individuare le misure atte a prevenire, eliminare oattenuare gli impatti negativi prima del loro verificarsi, in conseguenza della realizzazionedelle opere oggetto di tali attività.

La procedura di VIA viene attivata quando l’opera è ancora in fase di studio, ciòconsente di esprimere valutazioni e modifiche progettuali che provocano vantaggi nelmedio e lungo periodo, in relazione alla compatibilità ambientale e al benesserecollettivo.

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VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA (V.A.S.)

Obiettivigarantire un elevato livello di protezione dell’ambiente e contribuire all’integrazione diconsiderazioni ambientali all’atto dell’elaborazione e dell’adozione di piani e programmi

per promuovere lo sviluppo sostenibile, assicurando la valutazione ambientale dideterminati piani e programmi che possono avere effetti significativi sull’ambiente.

Ambito d’applicazioneTutti i piani e i programmi, che possono avere effetti significativi sull’ambiente, sonosoggetti alla valutazione ambientale.Settori i cui piani o programmi devono essere sottoposti a valutazione ambientale:agricolo, forestale, della pesca, energetico, industriale, dei trasporti, della gestione deirifiuti e delle acque, delle telecomunicazioni, turistico, della pianificazione territoriale odella destinazione dei suoli.Piani e programmi che non rientrano nell’ambito di applicazione della direttiva:• piani e programmi destinati esclusivamente a scopi di difesa nazionale e di protezione

civile;• piani e programmi finanziari o di bilancio.

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VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA (V.A.S.)

Nel caso in cui sia necessaria una valutazione ambientale, deve essere redatto unrapporto ambientale in cui siano individuati, descritti e valutati gli effetti significativi chel’attuazione del piano o del programma potrebbe avere sull’ambiente, nonché le

alternative alla luce degli obiettivi e dell’ambito territoriale del piano o del programma.

Criterio generale per determinare il contenuto del rapporto è la ragionevolezza.

Le informazioni da comprendere sono quelle che possono essere richieste in virtù di:• conoscenze e metodi di valutazione attuali;• contenuti e livello di dettaglio del piano o del programma;• fase in cui sarà utilizzato nell’iter decisionale;• misura in cui taluni aspetti possono essere più adeguatamente valutati in altre fasi

dell’iter.

In ogni caso le autorità devono essere consultate al momento della decisione sullaportata delle informazioni da includere nel rapporto ambientale.

All’interno del sistema dinamico di programmazione ‐ valutazione degli interventi siinserisce la Valutazione Ambientale Strategica.

La finalità della VAS è la verifica della rispondenza dei Piani di Sviluppo e dei ProgrammiOperativi con gli obiettivi dello sviluppo sostenibile tenendo conto degli effettivi vincoliambientali e della diretta incidenza dei piani sulla qualità dell’ambiente.

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VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA (V.A.S.)

Il processo di V.A.S. si articola nelle fasi di valutazione ex ante, intermedia ed ex post, attraverso le quali si determinano gli impatti, rispetto agli obiettivi dei fondi e l’incidenza su problemi strutturali specifici.

I momenti fondamentali nella valutazione sono:• verifica della corrispondenza degli obiettivi del piano o del programma con gli obiettivi

dello sviluppo sostenibile;• verifica della coerenza delle previsioni puntuali del piano o del programma con gli

obiettivi della sostenibilità ambientale;• verifica della coerenza delle previsioni del programma con il quadro conoscitivo delle

risorse territoriali ed ambientali e con le sensibilità e le criticità esistenti.

LA PROCEDURA DI VAS

La procedura di VAS è sinteticamente riassumibile nei seguenti punti:

1. L’ipotesi di piano o di programma può seguire due direzioni:

a. l’obbligatorietà di seguire la procedura di VAS se il Piano o programma rientra nell’elenco esplicitato;

b. la verifica della necessità di effettuare la VAS. In questa fase viene effettuata la consultazione con le

Autorità ambientali e data informazione sugli esiti della verifica.

2. La seconda fase consiste nella redazione di un Rapporto ambientale “in cui siano individuati, descritti e

valutati gli effetti significativi che l’attuazione del piano o del programma potrebbe avere sull’ambiente

nonché le ragionevoli alternative”. Questo Rapporto individua le alternative progettuali da sottoporre a

consultazione delle Autorità e del pubblico, nonché a consultazione transfrontaliera nei casi previsti.

3. La redazione del piano o del programma si baserà sulla scelta dell’alternativa derivante dalla

consultazione. Successivamente alla fase di adozione del piano o del programma verrà messo a

disposizione del pubblico e delle autorità la relativa documentazione.

4. La VAS prevede una fase di monitoraggio dove “gli Stati membri controllano gli effetti ambientali

significativi dell’attuazione dei piani e dei programmi al fine, tra l’altro, di individuare tempestivamente gli

effetti negativi previsti ed essere in grado di adottare le misure correttive che ritengono opportune”.