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Università degli Studi “La Sapienza” di Roma Facoltà di Economia Corso di Laurea Magistrale in Tecnologia, Certificazione e Qualità TESI DI LAUREA “Energia di qualità: il caso Belli s.r.l.” Relatore: Chiar.ma Prof.ssa Stefania Zanda Correlatore: Chiar.ma Prof.ssa Laura Gobbi Candidata: Mara Camilli n. matricola: 1064911 Anno Accademico 2010-2011

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Università degli Studi

“La Sapienza” di Roma

Facoltà di Economia

Corso di Laurea Magistrale in Tecnologia, Certificazione e Qualità

TESI DI LAUREA

“Energia di qualità: il caso Belli s.r.l.”

Relatore: Chiar.ma Prof.ssa Stefania Zanda Correlatore: Chiar.ma Prof.ssa Laura Gobbi

Candidata: Mara Camilli n. matricola:

1064911

Anno Accademico 2010-2011

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Desidero ringraziare la prof.ssa Zanda per la passione trasmessa per questa materia,

la Sig.ra Ercoli della Belli s.r.l. per l’infinita gentilezza e disponibilità,

Gabriele e Annamaria per aver intrapreso con me questa esperienza,

la mia famiglia per il sostegno morale ed economico

e. perché no, me stessa per la tenacia.

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Indice

INTRODUZIONE .....................................................................................8

CAPITOLO I

LA QUALITÀ. ..........................................................................................12

1.1 Introduzione .......................................................................................................... 12

1.2 Definizione. ........................................................................................................... 14

1.3 Tipologie. ............................................................................................................... 16

1.4 L’evoluzione storica del concetto di qualità. ................................................... 19 1.4.1 La qualità nell’antichità. ................................................................................ 19 1.4.2 Il medioevo. ..................................................................................................... 20 1.4.3 La prima rivoluzione industriale.................................................................. 21 1.4.4 La seconda rivoluzione industriale. ............................................................. 21 1.4.5 La prima guerra mondiale............................................................................. 22 1.4.6 Il 1920: operazioni di controllo e collaudo finale. ...................................... 22 1.4.7 Dal 1920 al 1950: conformità alle specifiche tecniche. ............................... 23 1.4.8 Dal 1950 al 1960: affidabilità. ........................................................................ 24 1.4.9 Dal 1960 al 1970: il Total Quality Control. .................................................. 25 1.4.10 Dal 1970 ad oggi: il Total Quality Management. ..................................... 26

1.5 Le metodologie della qualità. ............................................................................. 30 1.5.1 Il Controllo Qualità......................................................................................... 30 1.5.2 L’Assicurazione Qualità. ............................................................................... 32 1.5.3 La Gestione della Qualità. ............................................................................. 34

CAPITOLO II

LA CERTIFICAZIONE...........................................................................39

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2.1 Il quadro internazionale...................................................................................... 39

2.2 Gli organismi della qualità................................................................................. 41 2.2.1 Gli organismi di normazione. ....................................................................... 41 2.2.2 Gli organismi di accreditamento. ................................................................. 44

2.2.2.1 ACCREDIA............................................................................................... 47 2.2.3 Gli Organismi accreditati............................................................................... 51

2.3 La certificazione. ................................................................................................... 52

2.4 Normativa di riferimento. ................................................................................... 55

CAPITOLO III

IL SISTEMA DI GESTIONE DELLA QUALITÀ..............................69

3.1 L’azienda lean........................................................................................................ 69

3.2 L’approccio per processi. ..................................................................................... 74

3.3 Il ciclo PDCA. ........................................................................................................ 82

3.4 La gestione della documentazione. ................................................................... 88

3.5 Il progetto qualità. ................................................................................................ 93

CAPITOLO IV

LA QUALITÀ NEI SERVIZI: IL CASO PRATICO. .........................99

4.1 I servizi. .................................................................................................................. 99

4.2 L’impresa di servizi. ........................................................................................... 110

4.3 La qualità nei servizi. ......................................................................................... 113

4.4 Presentazione del caso Belli s.r.l...................................................................... 124 4.5 L’azienda Belli s.r.l. .......................................................................................... 125

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4.5.1 Il Consorzio LOGIN. .................................................................................... 127 4.5.2 Politica aziendale e certificazioni di qualità. ............................................ 128 4.5.3 Settori operativi............................................................................................. 130 4.5.4 Intervista. ....................................................................................................... 131

CONCLUSIONI.....................................................................................145

APPENDICE...........................................................................................148

BIBLIOGRAFIA.....................................................................................153

SITOGRAFIA.........................................................................................154

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Introduzione

La Qualità: concetto antico, basilare, spesso dato per scontato, a volte scomodo

a tal punto da essere gettato negli attributi accessori di ciò che ci circonda.

Perché tutto questo?

La garanzia che un prodotto sia affidabile, ovvero duraturo nel tempo e nello

spazio, era intrinseca nell’oggetto stesso quando il produttore si identificava

con l’artigiano o il piccolo coltivatore.

I prodotti si componevano di materiali di qualità, la migliore pubblicità del

prodotto era costituita dalla sua resistenza agli urti e al tempo.

Il consumismo ha modificato il modo di pensare di clienti e produttori: l’offerta

supera di gran lunga la domanda e il prezzo non è più indice della bontà del

prodotto.

Il boom economico e la globalizzazione hanno abbattuto le barriere della

conoscenza del cliente, abituato ormai ad effettuare per ogni acquisto, dal più

futile al più oneroso, meccanismi di scelta complessi.

L’acquisto di un banale pacco di pasta può trasformarsi, così, in “un’impresa”,

un impulso legato a qualità accessorie del bene come la confezione, il marchio,

il prezzo, quindi sempre meno dettato dall’uso intrinseco e primario

dell’oggetto.

L’e-commerce, ovvero il commercio attraverso la rete, ha ridisegnato, per non

dire eliminato, i confini del mercato: l’artigiano fiorentino può trovarsi a dover

competere con una piccola fabbrica vietnamita o una multinazionale

californiana.

Il cliente cibernetico, d’altro canto, vede aprirsi con un semplice “click” l’offerta

a livello mondiale di beni o servizi e la possibilità di confrontare nell’immediato

prezzi e caratteristiche.

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L’acquirente diventa un attore attivo negli acquisti, sempre più autonomo,

competente ed esigente.

Si muove abile e con occhio critico all’interno di un’offerta caratterizzata da

prodotti standardizzati, che si differenziano tra loro solo per i prezzi, indicativi

della posizione che l’azienda ha saputo conquistarsi sul mercato.

In un contesto dove il cliente ha la facoltà di scegliere tra beni sostituti e

l’azienda è obbligata ad effettuare politiche di prezzo al ribasso per aumentare

la sua fetta di mercato, la Qualità si afferma come unica soluzione per garantire

soddisfazione della clientela ed il miglioramento continuo dell’azienda.

Questo tema, scoperto e approfondito durante il mio percorso di studi, è

diventato a me caro perché è un concetto che, seppure lapalissiano, è andato

scemando nella mente di chi produce, per lasciare spazio a margini di profitto e

politiche aggressive di marketing.

Sento la necessità di approfondire l’argomento per sfatare miti e leggende che

ostacolano la naturale diffusione della qualità.

Promuovere la qualità e integrarla al proprio sistema aziendale non vuol dire

essere conformi alle norme vigenti con l’obiettivo di evitare sanzioni e ottenere

un semplice “pezzo di carta”.

Quest’ultimo, infatti, deve costituire un trampolino di lancio verso un’adozione

entusiasta di un nuovo modello gestionale.

Fare qualità significa credere che il dovere di un’azienda sia quello di

soddisfare le esigenze del cliente e di offrire un prodotto con le migliori

caratteristiche al prezzo più basso possibile; significa credere nell’intelligenza

del cliente, nella capacità che questo ha di effettuare scelte ben ponderate, di

non accontentarsi e di premiare il miglior rapporto qualità-prezzo.

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Il presente lavoro inizia con una panoramica sulla Qualità, dal suo significato,

passato e presente, alle metodologie che hanno permesso l’introduzione della

Gestione della Qualità all’interno dell’azienda.

Nella seconda parte ho voluto trattare il tema della certificazione, per avere

chiare sia le figure professionali che la normativa vigente in tale ambito.

Si ha, nella terza parte, un approfondimento breve ma chiaro, delle parti

essenziali che compongono il Sistema di Gestione della Qualità all’interno

dell’organizzazione, richieste dalla normativa ISO.

Infine, dopo una panoramica sulle imprese di servizi, ho presentato l’esperienza

avuta con la Belli s.r.l., impresa che, a mio avviso, ha saputo cogliere il reale

significato della certificazione, con le opportunità e i vantaggi che la Qualità

può portare nella realtà aziendale.

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Capitolo I

La qualità.

1.1 Introduzione.

Per molti anni la qualità è stata vista come:

• Conformità alle specifiche tecniche, caratteristica riguardante i beni di

consumo;

• Adeguatezza all’uso, valore appartenente ai beni di investimento;

Il concetto si compone, così, di una parte fortemente oggettiva, inerente agli

aspetti tecnici che devono soddisfare le specifiche del consumatore, ma anche di

una parte assolutamente soggettiva, per quanto riguarda gli aspetti che

soddisfano le aspettative e i desideri del cliente; questi due elementi devono

convergere nella visione dell’individuo.

La qualità si configura come rapporto tra un’attesa e una realizzazione,

esprimendo il livello di corrispondenza tra le aspettative del cliente e il

prodotto o servizio offerto: più le aspettative e il prodotto/servizio si

sovrappongono, più questi saranno giudicati prodotti /servizi “di qualità”.

La qualità diviene customer driven1, perché i livelli di performance e di

conformità sono stabiliti dai clienti, i soli deputati a valutare il livello di qualità.

Analizzando la qualità dal punto di vista dei clienti, questa rappresenta:

� Design, sensazioni comunicate dal prodotto, affidabilità, ecc.;

� Valore, ovvero qualità rapportata al prezzo pagato per il

prodotto/servizio.

Mentre dal punto di vista delle organizzazioni è:

1 Traduzione letterale: “Guidata dal cliente”.

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� Conformità ai requisiti;

� Costo (costi di prevenzione, costi per controllo, costi dovuti ai prodotti

difettosi, costi per la gestione della garanzia, ecc.)

La percezione della qualità è, dunque, multidimensionale e può dipendere dalla

natura del prodotto/servizio, dal contesto di riferimento, dalle aspettative, dalla

percezione, dai bisogni al momento della valutazione e così via.

Nel 1987, David Garvin individua 8 componenti della qualità:

• la prestazione (“Il prodotto fa il lavoro richiesto?”);

• l’affidabilità (“Con quale frequenza il prodotto si guasta?”);

• la durata;

• la manutenibilità2 (“La manutenzione può essere fatta facilmente, in

tempi brevi e con costi bassi? Come funziona il servizio post-vendita?”);

• gli aspetti formali (“Come si presenta il prodotto? Ha un aspetto

gradevole o un design superato? E’ confezionato in modo

accattivante?”);

• la funzionalità (“Cosa fa il prodotto? Si installa facilmente?”);

• la qualità percepita (“Qual è la reputazione dell’azienda fornitrice?

Quanto devo aspettare perché il prodotto mi venga consegnato? La

persona con la quale ho parlato al telefono è stata gentile?”);

• la conformità alle norme (”C’è aderenza alle specifiche? Il prodotto è

sicuro? Il fornitore è stato capace di comprendere e interpretare secondo

le normative i desideri del cliente? Esistono delle garanzie?”);

La qualità rappresenta per l’azienda la capacità di raggiungere gli obiettivi

stabiliti (efficacia) utilizzando al meglio le risorse umane, le risorse di tempo e le

2 La manutenibilità esprime la capacità di progetto di essere facilmente ripristinato qualora sia necessario realizzare un intervento di manutenzione.

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risorse economiche a disposizione (efficienza), rimanendo al passo con i tempi

(elasticità).

1.2 Definizione.

Robert M. Pirsig, scrittore e filosofo statunitense, sostiene che definire la qualità

in termini oggettivi non è affatto facile, mentre è facile rilevarne la mancanza.

Dice Pirsig: “La Qualità è una caratteristica del pensiero e dell'espressione che viene

individuata mediante un processo non intellettuale.”

Il che significa che essa non può essere definita, perché definire è, appunto, un

processo intellettuale.

Nonostante ciò, nel corso degli anni, molte sono le persone che hanno tentato di

formulare una definizione universale di qualità; tra queste ricordiamo le più

famose:

• “La qualità è l’idoneità all’uso.” (J.M. Juran, 1951)

• “Nell’analisi finale del mercato, la qualità di un prodotto dipende da

quanto bene corrisponde ai modelli delle preferenze del consumatore.”

(Kuehn & Day, 1962)

• “Tutte le composite caratteristiche di marketing, progettazione,

manifattura e manutenzione relative al prodotto e al servizio attraverso

le quali il prodotto/servizio in oggetto soddisferanno le attese del

consumatore.” (A. V. Feigenbaum, 1964)

• “La qualità è il grado in cui un prodotto specifico soddisfa i bisogni di

uno specifico consumatore.” (H. L. Gilmore, 1974)

• “Qualità significa conformità a requisiti.” (P. B. Crosby, 1979)

• “La qualità è il grado di eccellenza ad un prezzo accettabile ed il

controllo della variabilità ad un costo accettabile.” (R. A. Broh, 1982)

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• “Fare le cose giuste la prima volta.” (Price, 1985)

• “La qualità di un prodotto è la (minima) perdita impartita alla società dal

momento che il prodotto stesso lascia la fabbrica.” (T. Genichi, 1987)

• “L’essenza dell’approccio alla qualità totale è identificare e soddisfare i

requisiti dei clienti, sia interni che esterni.” (J. S. Oakland, 1989)

• “La qualità deve essere raggiunta in cinque aree fondamentali: persone,

mezzi, metodi, materiali e ambiente per assicurare la soddisfazione dei

bisogni del cliente.” (Newell & Dale, 1991)

• “Qualità: capacità di un insieme di caratteristiche inerenti ad un

prodotto, sistema o processo di ottemperare a requisiti di clienti e di altre

parti interessate.” (Norma ISO 9000 del 2000: Fondamenti e

Terminologia)

• “Qualità: grado in cui un insieme di caratteristiche intrinseche

soddisfano i requisiti.” (Norma ISO 9000 del 2005: Fondamenti e

Terminologia)

Diversi sono i concetti legati alla qualità che portano alla consapevolezza che

questa non debba essere un pacchetto “chiavi in mano” pre-confezionato dal

consulente di turno e calato nella realtà aziendale ad uso e consumo dell’ente

certificatore; inoltre, non deve essere percepita dai lavoratori come un insieme

di regole meramente esecutive imposte dall’alto e in aggiunta al lavoro

quotidiano.

La qualità rappresenta un insieme di caratteristiche che possono riguardare il

prodotto, il servizio, l’organizzazione, il sistema, la persona e così via; consiste,

quindi, in un output, cioè il risultato del Sistema di Gestione della Qualità, che

traduce le esigenze del cliente in obiettivi di produzione.

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La definizione oggi universalmente accettata di Qualità è quella dell’American

Society for Quality Control (ASQC), che riassume tutte le informazione raccolte

finora:

“La Qualità è l’insieme degli aspetti e delle caratteristiche di un

prodotto, processo o servizio, da cui dipendono le sue capacità di

soddisfare completamente un dato bisogno: caratteristiche fisiche, aspetto,

durata, utilizzabilità, affidabilità, manutenibilità, supporto logistico,

riparabilità, praticità.”

1.3 Tipologie.

Nel Modello delle 5 P, A. Parasuraman ci fornisce una chiara rappresentazione

degli aspetti della qualità, tenendo conto dei tre diversi campi, o riferimenti, su

cui si basa l’eccellenza dell’azienda:

- Cliente

- Concorrenza

- Azienda

Il modello si struttura in cinque sottosistemi, profondamente correlati l’uno con

l’altro come mostra la figura 1.1.

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CO

NC

OR

RE

NZ

A

CL

IEN

TE

AZ

IEN

DA

Figura 1.1: Modello delle 5P di Parasuraman. (Fonte: appunti del corso di “Gestione del sistema qualità” della Prof.ssa Stefania Zanda a.a. 2009-10)

Dallo schema si evincono i cinque sottosistemi della qualità:

• Qualità prevista (o attesa): è la qualità che fa riferimento agli standard

qualitativi che il cliente ritiene adeguati. Identifica ciò che l’utente si

aspetta dal bene o servizio come prestazione minima e le aziende

devono essere in grado di rilevare queste esigenze, esplicite o meno, per

fornire un prodotto che sia il più rispondente possibile alle necessità del

cliente stesso.

• Qualità progettata: è la qualità che l’organizzazione si propone di

raggiungere, cercando di tradurre le esigenze del cliente in requisiti da

QUALITA’ PARAGONATA

Come mi posiziono sul mercato; Definire gli aspetti distintivi

QUALITA’ PREVISTA

Cosa desidera il cliente

QUALITA’ PERCEPITA

Cosa ritiene di ricevere il cliente

QUALITA’ PROGETTATA

Cosa voglio dare e come

QUALITA’ PRESTATA

Cosa erogo realmente

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soddisfare. L’organizzazione dovrà inserire i requisiti come obiettivi di

performance e svilupparli nelle fasi di progettazione e produzione dei

beni o in quella di erogazione del servizio.

• Qualità prestata (o erogata): è la qualità associata al prodotto al termine

del processo produttivo o di erogazione del servizio e fa riferimento ai

livelli qualitativi realmente raggiunti.

• Qualità percepita: è la qualità che il cliente riscontra nel prodotto finito o

servizio fornito. Esprime il suo grado di soddisfazione, perché rientra

nella sfera personale emotiva e irrazionale. L’azienda deve indagare

attraverso strumenti come interviste e questionari sul giudizio della

clientela, poiché da questa risposta dipende la fidelizzazione o meno

del cliente.

• Qualità paragonata: è la qualità che il cliente confronta riferendosi ad

esperienze precedenti, al mercato e, soprattutto, alla concorrenza.

Esiste un sesto sottosistema, che è incluso nella qualità progettata, ma che

assume sempre maggior rilevanza con la diffusione della consuetudine a

pubblicare le “Carte dei servizi”, ovvero lo sviluppo di sistemi di

comunicazione verso l’esterno per il trasferimento al cliente dell’immagine del

servizio e degli impegni dell’azienda per la qualità.

Tale sottosistema, la cui crescente importanza potrebbe farci parlare in realtà di

un “modello delle 6 P”, è la Qualità promessa (o dichiarata).

La Teoria delle 5 P rappresenta un efficace modello di riferimento da utilizzare

come supporto per impostare un sistema di programmazione e controllo della

qualità.

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1.4 L’evoluzione storica del concetto di qualità.

Il concetto di qualità non è statico, ma tende ad evolversi col mutare del

mercato e delle esigenze dei clienti.

La qualità si accompagna al fattore lavoro fin dall’antichità, anche se la sua

visione attuale nasce negli anni ’20.

Nei prossimi paragrafi si ripercorrono rapidamente tutte le tappe dello

sviluppo storico della qualità, dalla prima concezione fino ai giorni d’oggi.

1.4.1 La qualità nell’antichità.

La qualità appare per la prima volta con l’approccio al lavoro di tipo artigianale

in cui l’esecutore è, contemporaneamente, produttore e controllore del proprio

operato.

Da sempre l’uomo utilizza aspetti della qualità nelle azioni quotidiane, pur

senza formalizzare le tecniche usate o i criteri seguiti.

Nel Codice di Hammurabi, intorno al 1850 a.C., vengono date le istruzioni per

la costruzione delle case: nel caso di abitazioni non conformi alle direttive date,

la pena per il muratore era semplicemente la morte!

Ciò a testimonianza di una specifica attribuzione della responsabilità del

produttore per il suo operato.

Anche per i Fenici le pene per il trasgressore sono severe: ci viene tramandato

come gli ispettori mozzavano la mano a chiunque violasse gli standard stabiliti.

La più antica “Guida della qualità” risale, invece, al 1450 a.C., quando fu

ritrovato in una tomba a Tebe, in Egitto, un bassorilievo rappresentante un

uomo che verifica la perpendicolarità di un blocco di pietra utilizzando una

corda.

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Questo manuale, che descrive la procedura per verificare la perpendicolarità di

un oggetto, rappresenta un primo approccio alla rispondenza ai requisiti.

Nel 1330 a.C. vengono ritrovati suppellettili riportanti simboli del produttore

nella tomba di Tutankhamon, forma di identificazione e rintracciabilità.

Nel 459 a.C., infine, nasce Ippocrate, che codifica per la prima volta il

comportamento che un medico è obbligato a tenere nei confronti del paziente,

centro indiscusso della sua attività.

1.4.2 Il medioevo.

Con l’avvento delle Corporazioni vengono formalizzate per la prima volta le

regole alla base delle modalità di lavoro del “maestro”.

Mediante la trasmissione scritta del know-how3 si garantisce la ripetibilità della

fornitura (concetto fondamentale nell’ambito della qualità) e la preservazione

del mestiere.

Anche l’apposizione del marchio sui prodotti è un indice di come la qualità si

sta evolvendo: un marchio identifica il produttore e fissa le responsabilità

relativamente alla qualità del prodotto.

Altri tentativi all’utilizzo della qualità avvenuti nel 1600 d.C. sono:

• Il manuale di Ulisse Aldrovandi per la preparazione e la prescrizione

dei farmaci;

• La definizione delle linee guida del concetto di qualità tracciate da

Cartesio, inteso come processo volto alla ricerca del miglioramento

continuo attraverso lo studio dei macro e dei microprocessi.

3 Il know-how, che tradotto letteralmente significa “sapere come”, identifica le conoscenze e le abilità operative necessarie per svolgere una determinata attività lavorativa.

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1.4.3 La prima rivoluzione industriale.

Con la prima rivoluzione industriale, avvenuta in Gran Bretagna verso la fine

del XVIII secolo, ci fu una forte spinta verso un concetto di qualità ancora più

formalizzato.

Si assiste al passaggio da una produzione artigianale, rappresentata da

un’industria domestica molto diversificata basata sulle richieste del

consumatore, su manodopera altamente qualificata e accentramento del potere

decisionale, ad una produzione di massa, basata su una standardizzazione

portata all’estremo e su una manodopera poco specializzata e meno costosa

rispetto alla produzione artigianale.

Le quantità prodotte aumentano considerevolmente grazie all’utilizzo

dell’energia termica ricavata dal carbone, all’introduzione dei nuovi

macchinari, alla possibilità di trasportare le merci su rotaie e alla suddivisione

del lavoro.

In questo tipo di produzione, i risultati qualitativi dipendono sempre meno

dalle capacità dei singoli operai e sempre di più dalla progettazione e dalla

formalizzazione dei processi produttivi.

1.4.4 La seconda rivoluzione industriale.

Con la seconda rivoluzione industriale, iniziata nel 1890 e favorita dalle

innovazioni tecnologiche e dallo sfruttamento dell’energia elettrica, l’industria

subisce un’ulteriore trasformazione, che sfocia in una suddivisione del lavoro

sempre più spinta, esasperata in seguito dall’introduzione della catena di

montaggio di tipo fordista4.

4 Il fordismo indica una peculiare forma di produzione basata principalmente sull'utilizzo della tecnologia della catena di montaggio al fine di incrementare la produttività.

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1.4.5 La prima guerra mondiale.

Negli anni che precedono la prima guerra mondiale, le organizzazioni iniziano

a basarsi sull’ispezione e collaudo.

La “quantità” rimane un obiettivo della produzione, mentre la “qualità” viene

affidata ad un nuovo ente separato: il Collaudo.

Il mercato di questi anni è caratterizzato da bassi volumi di produzione,

manodopera qualificata e assenza di standardizzazione.

1.4.6 Il 1920: operazioni di controllo e collaudo finale.

La qualità, nel senso tradizionale del termine, inizia a fare capolino negli anni

’20, favorita dalla nascita delle prime grandi aziende con modelli organizzativi

complessi e dalla necessità di sottoporre le variabili di processo a rigidi

controlli, per poter far fronte a quantità sempre più elevate e a costi sempre

inferiori.

Nascono così i primi modelli statistici per il controllo della qualità basati su

supporti grafici: le carte di controllo.

Scopo del controllo qualità è quello di garantire la conformità del prodotto,

verificando i punti critici della produzione attraverso l’esame dei difetti

ripetitivi, con l’obiettivo principale di separare i prodotti conformi da quelli non

conformi.

Gli aspetti della qualità continuano dunque ad essere intesi come semplici

operazioni di controllo e collaudo del prodotto al termine del processo

produttivo.

Si tratta di valutazioni di tipo ispettivo seguite dai capi reparto, aventi il

compito di rilevare eventuali difetti sull’intero quantitativo prodotto sulla base

di alcuni caratteri oggettivi più o meno standardizzati.

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In questo periodo si affacciano sul mercato le prime procedure di

standardizzazione, ovvero fissazione e mantenimento di proprietà e caratteri

misurabili quantitativamente e ben definiti per ogni merce.

Il mercato è caratterizzato da grandi volumi produttivi, manodopera non

qualificata e standardizzazione dei processi produttivi.

1.4.7 Dal 1920 al 1950: conformità alle specifiche tecniche.

Si sviluppano le tecniche di controllo statistico della qualità dell’output grazie

all’esperto del controllo di qualità George D. Edwards e allo statista americano

Walter A. Shewhart, introducendole sull’intero processo produttivo, non

limitandosi più a verificare la difettosità dei prodotti solo al termine del

processo.

Il motivo di questa scelta risiede nel fatto che i controlli a tappeto su tutti i

prodotti iniziano a rivelarsi troppo costosi.

Per effettuare questa nuova tipologia di controlli si ricorre sempre più a criteri

statistici: esaminando pochi prodotti finiti si riesce a stabilire, durante la

produzione di questi, se il processo presenta delle irregolarità o meno.

Tali controlli hanno la massima applicazione durante la seconda guerra

mondiale, quando, per l’industria bellica, diventa necessario utilizzare in modo

massiccio manodopera femminile non specializzata e soggetta, quindi, ad un

margine di errore maggiore.

Fino ai primi degli anni ’50, la qualità inizia così ad essere considerata sinonimo

di conformità alle specifiche tecniche: il concetto si basa su una valutazione

della rispondenza tra qualità programmata e qualità effettivamente realizzata,

effettuata su piccoli lotti.

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Le operazioni di controllo e collaudo vengono eseguite da un apposito reparto,

denominato Dipartimento di controllo statistico della qualità.

Tuttavia i collaudi presentano dei problemi: costi ingenti a causa della quantità

ancora elevata di pezzi difettati, tempi lunghi di esecuzione e scarsa

attendibilità dei risultati.

1.4.8 Dal 1950 al 1960: affidabilità.

Alla fine della seconda guerra mondiale si inizia a parlare di qualità in maniera

sistematica grazie al Giappone, uscito sconfitto dal fronte e alla disperata ricerca

di uno strumento che riuscisse a conferire competitività al Paese e farlo così

reinserire combattivo all’interno dei mercati.

La qualità per i giapponesi diventa uno strumento di rivalsa davanti al mondo:

non si tratta della qualità dei prodotti ottenuta secondo i canoni della cultura

industriale del tempo, ma di una qualità dei processi e della produzione in

grado di generare prodotti migliori a costi inferiori.

Per ovviare agli inconvenienti della fase precedente, si inizia a procedere ad

operazioni di collaudo “a campione”; inoltre, iniziò a diffondersi il concetto di

affidabilità, ovvero l’attitudine di un prodotto a svolgere determinate

prestazioni in opportune condizioni e per un periodo di tempo prefissato.

In questi anni inizia a prendere vita il “modello giapponese”, antitetico al

modello occidentale che trovava i suoi limiti nella divisione del lavoro e

nell’incapacità di soddisfare la variabilità della domanda.

Secondo i giapponesi, il rispetto delle specifiche tecniche non è più sufficiente,

ma occorre pensare anche a specifiche organizzative.

Si passa da un approccio passivo dell’organizzazione ad uno pro-attivo che

aggiunge, alla rimozione della non qualità, la prevenzione degli incidenti

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attraverso la progettazione e l’applicazione di un Sistema Qualità formale,

capace di ridurre la possibilità di generare errori.

Nasce così la concezione di qualità moderna.

Nel 1946 viene fondata la American Society for Quality Control, divenuta in

seguito la American Society for Quality; nel 1947 Edwards W. Deming fu

chiamato al Supreme Command for the Allied Powers (SCAP) per collaborare alla

preparazione del censimento del 1951 in Giappone, occasione che gli consentì di

conoscere la cultura giapponese e farne tesoro; in questi anni nasce anche la

Japanese Union of Scientists and Engineers (JUSE) con lo scopo di promuovere la

sviluppo e la diffusione del controllo della qualità.

La JUSE crea, nel 1949, il Quality Control Research Group (QCRG), nel quale

partecipa anche il professor Kaoru Ishikawa, e forma, nell’arco di 10 anni, quasi

20.000 ingegneri nell’ambito delle metodologie statistiche.

In Giappone inizia, in questo modo, a diffondersi una visione manageriale della

qualità basata sul controllo statistico.

1.4.9 Dal 1960 al 1970: il Total Quality Control.

Nel 1957 nasce il “Total Quality Management” per opera di Armand V.

Feigenbaum, che vede nella qualità un modo di governare; per questo motivo,

si deve dedicare alla qualità la stessa cura che viene dedicata ai prodotti.

Nel 1959, il Dipartimento della Difesa americano emette la prima norma

dedicata alla qualità, lo standard militare MIL-Q-9858A “Quality program

requirements”, primo esempio di normativa che richiede un modello

organizzativo attinente all’Assicurazione Qualità.

Lo standard viene adottato dalla NATO tramite lo sviluppo delle Allied Quality

Assurance Publications (AQAP).

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Queste norme introducono il principio della prevenzione dei difetti in

contrapposizione alla loro individuazione a posteriori, e fissano le basi per

discutere per la prima volta di “Sistemi Qualità”.

Nel 1960 viene varata in Giappone la prima campagna nazionale della qualità,

nel ’62 nascono i primi circoli della qualità e si inizia a parlare di “politiche

della qualità” e, nel ’69, viene organizzata a Tokio la prima International

Conference on Quality Control.

Nel ’70 vengono elencati negli USA i 18 criteri di riferimento obbligatori per gli

impianti nucleari nell’appendice B della legge 10 CFR5 50; questo apre la strada

allo sviluppo di altri standard in tutto il mondo: le norme ANSI americane, le

DIN tedesche, le UNI italiane e così via.

Spostandoci all’interno dell’azienda, si passa dal controllo del prodotto durante

l’intero ciclo di vita utile, alla gestione della qualità aziendale, per coinvolgere

anche la direzione aziendale e ottenere così un miglioramento qualitativo.

Si parla di Total Quality Control per evidenziare l’estensione delle tecniche del

controllo di qualità a tutti i processi interni all’azienda.

Questa fase rappresenta la transizione dal controllo della qualità alla gestione

della qualità stessa.

1.4.10 Dal 1970 ad oggi: il Total Quality Management.

Negli anni ’70 emerge una nuova cultura della qualità: si diffonde la

convinzione che la qualità rappresenti un investimento strategico per l’azienda,

capace di generare profitti.

Questo rappresenta il passaggio fondamentale per una visione sistemica della

qualità, a partire dalla quale si è giunti, recentemente, ai programmi basati sui

5 CFR è l’acronimo di “Code of Federal Regulation”.

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sistemi dinamici della qualità: le dinamiche aziendali sono influenzate dalle

variabili sia interne che esterne all’azienda.

La qualità totale consente di vedere al mercato, e non solo alla produzione

interna.

I concetti innovativi di questa evoluzione culturale sono il controllo rivolto a

tutte le funzioni aziendali, la produzione a “zero difetti”, l’attenzione alla

soddisfazione del cliente e, infine, in Giappone, dopo la crisi petrolifera del ’73,

l’adozione della tecnica del “just in time”6.

Il Giappone riuscì, implementando la qualità dei prodotti e la

responsabilizzazione dei propri lavoratori, a soppiantare l’egemonia americana,

dimostrando che puntare sulla qualità appaga in termini di domanda e di

profitti.

Le leve principali dunque per fare qualità nel Total Quality Management sono:

• Il cliente, visto per la prima volta come driver strategico; questo

consente di passare da un prodotto standardizzato di stampo fordista

ad un prodotto che abbia un contenuto qualitativo sempre più elevato a

prezzi competitivi;

• La leadership, ovvero un manager moderno, che funge da guida ai suoi

dipendenti e che fa prevalere la cultura dell’impresa sulla cultura

dell’individuo;

• I fornitori, soggetti attivi nel processo produttivo fino ad essere

internalizzati7;

6 Il just in time (trad. lett. appena in tempo) è una filosofia industriale, o meglio una gestione delle scorte, che elimina l’immagazzinamento dei prodotti finiti in attesa della domanda (logica push), ma produce solo al momento della domanda (logica pull), eliminando le scorte in magazzino. 7 L’internalizzazione, o insourcing, indica il mantenimento di un’attività all’interno dell’azienda attraverso la collaborazione di una società esterna che garantisce il necessario know-how.

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• Il miglioramento continuo, attraverso piccoli miglioramenti giornalieri

(metodo kaizen) o grandi cambiamenti (metodo kairyo);

• La gestione per processi, che consente all’azienda di gestire la

variabilità e analizzare nel particolare ogni singola attività.

L’intera organizzazione, guidata da una leadership completamente coinvolta,

deve essere orientata al miglioramento continuo con l’obiettivo di soddisfare le

richieste dei clienti.

Si configura così un’azienda lean8 organizzata per processi, e l’implementazione

corretta del total quality management produce una migliore soddisfazione del

cliente, elimina difetti e scarti, migliora l’impegno e la motivazione del

personale, fa crescere la produttività e la competitività.

Nel 1974 P. B. Crosby pubblica il libro “La qualità non costa”, ponendo l’accento

sulla prevenzione dei problemi, piuttosto che sulle operazioni per scoprirli e

correggerli.

Nel 1979 le British Standards pubblicano la BS 5750 per i Sistemi Qualità,

progenitrice delle attuali ISO 9001; inoltre, viene istituito il comitato tecnico TC

176 che ha il compito, ancora oggi, di aggiornare le norme della serie ISO 9000.

Negli anni ’80, anche le aziende occidentali iniziano a capire l’importanza

strategica della qualità per il successo di un’organizzazione.

Per la prima volta la qualità non viene vista come un mezzo per risolvere i

problemi, ma come un’opportunità di business.

Nel 1987 vengono emesse le prime norme di riferimento a cura dell’International

Organization for Standardization, ovvero le ISO 9000.

8 Letteralmente “azienda snella”, il termine identifica una filosofia industriale ispirata al Toyota Production System, che mira a minimizzare gli sprechi fino ad annullarli. Per approfondimenti, si rimanda al paragrafo 3.1.

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G. Mattana, nel suo libro “Qualità, affidabilità, certificazione” 9, ci fornisce uno

schema riassuntivo che tratta l’evoluzione del concetto di qualità dagli anni ’50

fino ad oggi (Figura 1.2).

Figura 1.2: Evoluzione del concetto di qualità. (Fonte: Mattana, G. (2006). Qualità, affidabilità, certificazione. Milano: Ed. Franco Angeli, p. 53)

Negli anni ’50 la qualità era riferita al prodotto, prima inteso come conformità

alle specifiche, con lo standard di zero difetti, poi considerato in termini di

conformità nel tempo di utilizzo, con lo standard di tempo zero.

Grazie alla scuola giapponese, la qualità di produzione si espande rivolgendo

l’attenzione al mercato, al progetto, alla produzione, alla vendita e alla post-

9 Si rimanda alla bibliografia.

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vendita; la qualità ingloba, così, concetti quali la soddisfazione del cliente, la

qualità del servizio e la qualità nel rapporto cliente-fornitore.

Con il TQM la qualità dell’organizzazione è utilizzata come uno degli indicatori

dello stato di salute dell’impresa, poiché è in grado di fare uno studio completo

del modus operandi dell’impresa sia interno ad essa, che in rapporto ai propri

stakeholders10.

1.5 Le metodologie della qualità.

Il concetto di qualità si è adattato alle metamorfosi subite dal contesto

economico, storico e culturale.

La formalizzazione della metodologia della qualità si ha a partire dal primo

dopoguerra, per poi evolversi insieme al concetto stesso di qualità.

1.5.1 Il Controllo Qualità.

La metodologia del Controllo Qualità è considerata il primo stadio

dell’applicazione della qualità.

Nasce negli anni ’40, quando si inizia a capire che i costi di scarti e di

rilavorazioni incidono pesantemente sulle finanze dell’azienda.

Attraverso l’applicazione del Controllo Qualità, l’azienda si assicura che il

prodotto sia conforme alle specifiche tecniche, eliminando quei beni che

risultano non idonei al controllo post- produzione.

La qualità è, dunque, definita dal produttore, il quale pianifica la produzione

sulla base del budget e dei requisiti tecnici dei prodotti prestabiliti.

10 Con il termine stakeholders (trad. lett. “portatori di interesse”) si individuano tutti i soggetti che influenzano l’azienda: ad es. clienti, fornitori, finanziatori, ma anche soggetti residenti nelle zone limitrofe o gruppi di interesse locale.

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In questo modo si effettua un controllo meramente ex-post, cioè effettuato alla

fine del processo produttivo direttamente sui prodotti finiti.

Questo tipo di controllo, che risulta essere a favore del produttore poiché gli

consente di rimanere con i costi nel range prefissato, di contro non assicura il

rispetto delle richieste e aspettative del cliente, né la competitività dell’azienda.

Questa metodologia può essere implementata solo se:

• è ben definito il livello di qualità attraverso specifiche di prodotto

chiare;

• sono assicurate tutte le condizioni per ottenere la qualità;

• sono stati definiti i punti di controllo, la frequenza dei controlli e i punti

da controllare;

• i controlli vengono eseguiti puntualmente;

• si interviene tempestivamente per riportare la varianza del processo

entro le tolleranze ammesse.

Il Controllo Qualità può essere eseguito, a seconda delle necessità, in tre

momenti particolari della vita di un’organizzazione:

• all’ingresso delle materie prime, per evitare il rischio di immettere in

produzione materiali non conformi;

• durante i processi produttivi, quindi sui semilavorati;

• all’atto del collaudo, ovvero sui prodotti finiti.

I costi di una qualità gestita in questo modo sono molto alti perché ci si accorge

del problema solo dopo che questo si è già verificato.

Il tutto si concretizza in un numero di scarti molto alto, in costi aggiuntivi per

l’approvvigionamento di nuove materie prime e in un probabile ritardo nella

consegna al cliente.

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I vantaggi dell’applicazione del Controllo Qualità consistono nel fatto che sarà

sempre presente una specifica tecnica e che al cliente non arriverà mai un

prodotto difettoso.

Gli svantaggi, invece, oltre agli elevati costi per la risoluzione di errori o difetti,

sono legati proprio alla peculiarità del controllo: i lavoratori sono

deresponsabilizzati perché sanno che il controllo non coinvolge l’intera

struttura aziendale ma è effettuato da un dipartimento a valle, che verificherà

solo l’idoneità dei prodotti senza risalire al “colpevole” dell’errore.

1.5.2 L’Assicurazione Qualità.

Negli anni ’50 alcuni settori come l’aerospaziale, il nucleare e il petrolchimico

espongono i problemi riscontrati nell’applicare il Controllo Qualità: per

prodotti di questo ambito si necessita, infatti, di un controllo in tempo reale e

non posteriore.

Si risponde al problema affiancando alla specifica tecnica una specifica

organizzativa, che illustra come qualificare i fornitori, chi deve svolgere

determinate mansioni, e così via.

Per la prima volta si riconosce che la qualità è il risultato di sforzi congiunti di

tutte le funzioni e ciò che conta è la qualità dei processi aziendali, e non dei soli

prodotti.

L’applicazione dell’Assicurazione Qualità mira ad aumentare la fiducia del

cliente, assicurando il rispetto dei requisiti da lui richiesti, insieme a quelli

cogenti e volontari adottati dall’azienda.

La novità introdotta da questo tipo di approccio consiste in un sistema integrato

di gestione della qualità, fondato su una fase di pianificazione e di

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progettazione del sistema di controllo e su responsabilità ben definite per

quanto riguarda l’implementazione del sistema e la sua documentazione.

L’affidabilità del prodotto/servizio non si basa più sulla conformità al momento

della consegna, ma si evolve, estendendosi al tempo di utilizzo.

La qualità non viene più vista come mero raggiungimento degli obiettivi

prefissati statici, ma diviene un concetto dinamico, primo passo per il

miglioramento continuo.

Non ci si limita più alla correzione ex-post dell’errore individuato, come

avviene con l’applicazione del Controllo Qualità, ma si cerca di impedire che

l’errore si verifichi.

L’Assicurazione Qualità interpreta l’importante esigenza del cliente di potersi

fidare; la fiducia diviene così strategia per competere.

I costi legati a questa metodologia sono dovuti alla redazione delle procedure,

alla conduzione di verifiche ispettive e al mantenimento delle registrazioni che

evidenzino l’aderenza alla conformità.

I vantaggi sono tangibili, perché l’azienda diventa pianificata e sistematica e si

rivolge al sistema nella sua interezza.

I vantaggi acquisiti si vedono soprattutto nella diminuzione degli scarti: fare le

cose bene la prima volta e organizzandole dal principio costa meno.

E’ sicuramente vantaggioso anche passare da un orientamento temporale volto

al passato, quale controllare la qualità a posteriori, ad un orientamento

temporale volto al futuro, quindi costruire la qualità.

Tutti gli enti diventano importanti per il raggiungimento della qualità e le

interfacce diventano fondamentali.

Per la prima volta il concetto di qualità esce dall’ambito manifatturiero per

rivolgersi a settori quali quelli della sanità e della pubblica amministrazione.

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Tra i difetti abbiamo la mancanza del controllo dei costi, dovuto all’importanza

dell’efficacia a discapito dell’efficienza, un approccio al metodo ancora troppo

formale e burocratico, l’assenza di elementi che si riferiscono al miglioramento,

che comporta dunque una staticità del sistema.

1.5.3 La Gestione della Qualità.

L’applicazione della Gestione della Qualità consiste nel rendere operativo un

sistema formalizzato che permetta di ottenere il massimo dei risultati (efficacia)

con il minimo dei costi (efficienza).

Come afferma Kaoru Ishikawa: “Praticare il controllo della qualità significa

sviluppare, progettare e fornire prodotti e servizi di qualità che siano i più economici, i

più utili e sempre soddisfacenti per il consumatore.”

Il controllo assume così tre importanti dimensioni; deve, infatti, essere:

• Totale, in quanto attuato in tutti i settori dell’azienda e nei soggetti

coinvolti, quali, ad esempio, i fornitori;

• Preventivo, poiché le azioni correttive vengono apportate durante il

ciclo di lavorazione e non alla fine, in modo da superare ogni forma di

collaudo finale;

• Economico, in quanto il costo deve essere commisurato al livello di

qualità del prodotto.

Con la Gestione della Qualità si passa dal controllo ex-post del prodotto

(Controllo Qualità) e dall’assicurazione che i processi necessari alla sua

realizzazione siano monitorati (Assicurazione Qualità), al governo dei processi,

ovvero alla cultura della qualità.

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Per governare davvero i processi e per soddisfare sempre i nostri clienti, lo

strumento giusto è l’applicazione del miglioramento continuo, che sta alla base

della metodologia.

Per riassumere il concetto si può utilizzare la frase di A. Lincoln: “Se ho otto ore

per abbattere un albero, ne passerò quattro ad affilare la mia ascia.”

Gestire la qualità, infatti, significa avere le competenze per padroneggiare le

metodologie necessarie alla sua pianificazione, alla definizione della sua

politica e dei suoi obiettivi, all’implementazione e al controllo delle attività

necessarie per raggiungerli; significa utilizzare gli strumenti giusti che ci

permettano di prevedere come si comporteranno i processi che costituiscono il

sistema ed utilizzare strategicamente queste informazioni per aumentare

continuamente l’efficacia e l’efficienza dell’organizzazione.

Per fare previsioni centrate e per essere preparati a fronteggiare eventuali

problemi (“gestendo” invece che “assicurando” o “controllando” la qualità),

bisogna tener conto di tutti gli elementi che possono portare ad una varianza

del processo e mantenerli monitorati.

Il concetto di qualità si basa, quindi, su una visione sistemica della stessa,

ovvero riguarda tutte le attività che possono influenzare la qualità, tecnica o

teorica, un prodotto, dalla ricerca di marketing alla messa fuori uso a fine

utilizzazione.

I costi della Gestione della Qualità sono legati alla formazione, all’impostazione

delle misurazioni e dei monitoraggi dei processi, alle analisi, al miglioramento

continuo, alla creazione e al mantenimento di un ambiente in cui le persone

siano motivate a compiere spontaneamente le azioni giuste.

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I vantaggi sono moltissimi perché, per la prima volta, si lavora in base a

feedback oggettivi ricavati dalla misurazione dei processi, delle informazioni

ottenute dai clienti attraverso reclami e questionari, dal benchmarking11.

Il concetto di Gestione della Qualità è caratterizzato da due approcci: Qualità

totale e Qualità Globale.

• Company Wide Quality Control (o Qualità totale) è l’approccio diffuso in

Giappone, dove la metodologia si diffonde principalmente grazie a Kaoru

Ishikawa, rappresentando una gestione della qualità contraddistinta da una

tecnica di produzione di tipo demand pull12.

Il concetto guida è che “La qualità si produce, non si controlla”, pertanto la

qualità del prodotto viene assicurata mediante la qualità del progetto, del

processo di fabbricazione e la sua idoneità.

L’idoneità, ovvero la corrispondenza del prodotto alle specifiche tecniche, si

misura in termini di producibilità, vendibilità e affidabilità.

La qualità totale viene considerata come un progetto aziendale e l’attenzione

si focalizza sulla totalità delle attività interne all’azienda e sul prodotto visto

come valore aggiunto.

• Total Quality Management (o qualità globale) rappresenta l’approccio di

stampo americano caratterizzato da una tecnica produttiva push13.

Il concetto di qualità assume un significato manageriale, dove l’attenzione si

focalizza sulla realizzazione della soddisfazione del cliente.

11 Il benchmarking è un processo continuo di misurazione di prodotti, servizi e prassi aziendali, mediante il confronto con i concorrenti più forti. 12 La logica pull è una logica di produzione che si basa sulla domanda effettiva, in modo da produrre esattamente quello che il mercato richiede, sia in termini qualitativi che quantitativi. 13 Nella logica push la produzione viene avviata dall’azienda, prima che sorga la domanda, sulla base di previsioni.

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Grazie ad un controllo ex-ante, la qualità non è più un fatto tecnico ma

gestionale.

La qualità del sistema azienda si ottiene attraverso la qualità della gestione, la

qualità delle risorse umane e la qualità della pianificazione.

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Capitolo II

La certificazione.

2.1 Il quadro internazionale.

Le esigenze che la qualità è chiamata a soddisfare possono essere:

• di natura “primaria”, cioè connesse alla tutela dei diritti fondamentali

degli individui, quali la salute, la sicurezza e la dignità;

• di natura “accessoria”, ovvero relative allo sviluppo del sistema

economico o all’accrescimento del benessere della società.

I bisogni primari sono tutelati dalla legislazione dello Stato attraverso le Regole

Tecniche: sono norme obbligatorie che prescrivono i requisiti essenziali per la

protezione di interessi pubblici generali, come la sicurezza e la salute,

specificando in molti casi le procedure per la dimostrazione della conformità a

tali requisiti.

La conformità alle Regole Tecniche è attestata da una certificazione obbligatoria,

richiesta per tutti quei prodotti che possono presentare dei rischi per la

popolazione e per gli addetti al lavoro14, come garanzia del rispetto dei soli

requisiti essenziali.

Questa certificazione rappresenta un livello basico, ma non esaustivo di qualità,

dovuto anche al fatto che le aziende, spesso, si conformano alle regole per la

semplice necessità di non incorrere ad una violazione di legge.

Le esigenze accessorie sono, invece, coperte dalle Norme Tecniche o documenti

normativi equivalenti: queste sono volontarie e vengono prodotte da enti di

14 Per fare degli esempi, si pensi al settore nucleare, al settore farmaceutico e al settore militare.

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normazione e da altri soggetti qualificati, previo consenso di tutte le parti

interessate.

La conformità alle Norme Tecniche porta ad una certificazione volontaria e

costituisce una garanzia della capacità e della volontà di soddisfacimento dei

bisogni associati, nel rispetto delle leggi applicabili (Figura 2.1).

Figura 2.1: Distinzione tra regole tecniche e norme tecniche. (Fonte: http://www.cepas.it)

La normativa volontaria tende, di fatto, ad inglobare al proprio interno anche

requisiti di natura cogente, così come la normativa obbligatoria tende a fare

riferimento alle norme volontarie per gli aspetti più tecnici.

Questa progressiva integrazione delle due categorie di norme rappresenta

un’evoluzione positiva che porterà ad un rafforzamento del Sistema Qualità.

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2.2 Gli organismi della qualità.

2.2.1 Gli organismi di normazione.

Gli enti di normazione sono dei comitati tecnici in grado di prescrivere regole di

carattere generale e particolare, che siano identiche in diverse posizioni

geografiche e facilmente comprensibili da tutti i soggetti interessati.

I compiti principali di tali organismi:

1) trovare soluzioni a problemi che si ripetono in diversi settori di attività;

2) identificare chiaramente i requisiti e indicarli negli standard di

riferimento sviluppati, diffondendoli mediante pubblicazione;

3) offrire un riferimento per quanto riguarda l’unificazione dei prodotti, la

terminologia e la simbologia utilizzate, le metodologie di misurazione e

monitoraggio, e via dicendo;

4) costituire un supporto continuo per migliorare l’efficacia e l’efficienza del

lavoro;

5) salvaguardare gli interessi delle parti interessate deboli.

Gli organismi si distinguono in enti di normazione internazionali, europei e

nazionali.

Gli enti di normazione internazionale sono:

• ISO (International Organization for Standardization)15 è stato fondato nel

1947 con sede a Ginevra. E’ un’organizzazione non governativa alla

quale aderiscono gli Enti di Normazione di oltre 162 Paesi appartenenti

a diversi livelli di sviluppo tecnico-economico. La sua missione è lo

sviluppo di norme al fine di favorire gli scambi internazionali di beni e

servizi e la cooperazione nel campo delle attività intellettuali,

scientifiche, tecnologiche ed economiche. Il mezzo per conseguire tali

15 Trad. it. “Organizzazione internazionale per la normazione”.

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risultati è rappresentato dalle Norme Tecniche, ovvero accordi

internazionali di applicazione volontaria, redatti dai massimi esperti di

settore. Lo sviluppo delle norme ISO è curato da 190 Comitati Tecnici,

circa 550 Sottocomitati, 2.100 Gruppi di lavoro e 30 Gruppi di studio

speciali; ad oggi sono state prodotte oltre 15.000 norme. ISO emette,

quindi, standard volontari per tutti i campi tecnici, tranne per quelli

elettrico ed elettronico, coperti da IEC, e quello dell’information

technology, coperto da ITU-T. Tali norme rappresentano un riferimento

internazionale per quanto riguarda i requisiti di qualità economica e

ambientale16 nei rapporti business-to-business e business-to-consumer17,

creando un linguaggio condiviso al livello mondiale da organizzazioni

e singoli consumatori.

• IEC (International Electrotechnical Commission)18 riunisce organizzazioni

di più di 50 Stati comprendenti i maggiori Paesi industrializzati e un

crescente numero di Paesi in via di sviluppo. La missione dell’IEC è

promuovere, attraverso i suoi membri, la cooperazione internazionale

sulle problematiche relative alla normazione nel settore elettrotecnico e

elettronico.

• ITU (International Telecommunication Union)19 riunisce tutti i principali

operatori, le aziende del settore delle telecomunicazioni e gli enti di

ricerca di quasi tutti i Paesi industrializzati del mondo. Ha il compito di

16 Si rimanda alla serie norme ISO 9000 per i sistemi di gestione per la qualità e la serie ISO 14000 per i sistemi di gestione ambientale. 17 Il B2B indica il commercio interaziendale, ovvero le transazioni commerciali elettroniche che avvengono tra imprese, mentre il B2C indica la vendita al dettaglio, cioè le relazioni di vendita e assistenza tra azienda e cliente/consumatore finale. 18 Trad. it.“Commissione Elettrotecnica Internazionale”. 19 Trad. it. “Unione Internazionale delle Telecomunicazioni”.

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governare e coordinare tutte le attività e i servizi attinenti alle ICT20; in

particolare il settore ITU-T si occupa della normazione nel campo delle

telecomunicazioni.

Gli enti di normazione europea sono:

• CEN (European Comittee for Standardization)21 rappresenta il

corrispondente europeo dell’ISO e riunisce gli enti di normazione

nazionali di Paesi dell’UE, dell’EFTA (European Fair Trade Association,

ovvero associazione europea di libero scambio) e della Repubblica Ceca.

La missione del CEN è promuovere l’armonizzazione delle norme

tecniche in Europa. Il CEN elabora ed adotta norme tecniche europee

nei vari settori, eccetto quello elettrotecnico (di competenza del

CENELEC) e delle telecomunicazioni (di competenza dell’ETSI).

• CENELEC (European Comittee for Electrotechnical Standardization)22

riunisce i rappresentanti di 31 paesi dell’UE e dell’EFTA. E’ il

corrispondente europeo dell’IEC e si occupa della normazione europea

relativa al settore elettronico e elettrotecnico.

• ETSI (European Telecommunications Standards Institute)23 è il

corrispondente europeo dell’ITU. Riunisce circa 773 membri (operatori,

aziende del settore delle telecomunicazioni, pubbliche amministrazioni,

enti di ricerca) appartenenti a 52 paesi, europei e non, con la missione di

elaborare norme europee nel campo delle telecomunicazioni.

20 Le ICT, ovvero le Information and communication technologies, riguardano le tecnologie dell’informazione e della comunicazione. 21 Trad. it. “Comitato Europeo di Normazione”. 22 Trad. it. “Comitato Europeo di Normazione Elettrotecnica”. 23 Trad. it. “Istituto Europeo per gli Standard nelle Comunicazioni”.

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Gli enti di normazione nazionale italiani sono:

• UNI (Ente Nazionale Italiano di Unificazione), fondato nel 1921 e

organizzato in 39 Comitati tecnici che lavorano in accordo con l’ente

Europeo (CEN) e Internazionale (ISO). Si occupa dell’attività normativa

in tutti i campi (dell’industria, del commercio e del terziario), ad

esclusione del settore elettrotecnico, elettronico e delle

telecomunicazioni, di competenza di CEI.

• CEI (Comitato Elettrotecnico Italiano) è tra i primi enti normatori nel

mondo, essendo stato fondato nel 1909. E’ l’ente istituzionale

riconosciuto dallo Stato e dall’Unione Europea preposto alla

normazione e all’unificazione del settore elettrotecnico ed elettronico e

delle telecomunicazioni, con lo scopo di promuovere e diffondere la

cultura tecnica e la sicurezza nel settore elettrico.

2.2.2 Gli organismi di accreditamento.

Come analizzato nel paragrafo 2.1, esistono Regole Tecniche che tutelano i

bisogni primari e Norme Tecniche che salvaguardano le esigenze accessorie.

La formazione delle Regole Tecniche, che sono alla base della certificazione

cogente, è di competenza delle Pubbliche Autorità e degli Enti privati; entrambi

si occupano anche di autorizzare24 soggetti quali:

• strutture sanitarie o di servizio sanitario (nosocomi, laboratori di

analisi cliniche, ambulatori, centri terapici);

• strutture socio-assistenziali (case famiglia, case di cura per lunga

degenza, residenze sanitarie assistite); 24 L’autorizzazione è nell’ambito cogente il corrispondente dell’accreditamento per la certificazione volontaria.

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• centri di formazione primaria, secondaria, superiore e professionale,

sia pubblici che privati;

Oltre a questi soggetti, gli organi dello Stato, in genere i Ministeri, possono

rilasciare l’autorizzazione a emettere attestazioni di conformità anche ad altri

soggetti, previa comunicazione alla Comunità Europea per l'inserimento in una

specifica Banca Dati (NANDO25); questa autorizzazione è anche detta "notifica",

e il soggetto autorizzato prende il nome di “organo notificato”.

Accanto al sistema di accreditamento determinato in ambito cogente, si è

sviluppato un analogo sistema di natura privatistica, che ha per oggetto la

valutazione della conformità alle c.d. “norme volontarie” (Figura 2.2). Questo si

occupa di accreditare:

• laboratori di prova (analisi chimiche, fisiche e biologiche; prove

meccaniche ed elettriche);

• organismi di certificazione di sistema, di prodotto e del personale.

25 NANDO è l’acronimo di “New Approach Notified and Designated Organizations”, ovvero Banca Dati Organismi Notificati.

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Figura 2.2: Distinzione tra gli organismi di accreditamento nel settore pubblico e privato. (Fonte: http://www.cepas.it)

L’operato degli Enti di Accreditamento subisce un duplice controllo: uno

interno, svolto da tutte le parti interessate, ed uno esterno, inserito per evitare

che gli stakeholders commettano errori di valutazione dettati da interessi propri.

Per far in modo di essere controllato esternamente, l’Ente di Accreditamento si

inserisce in apposite Organizzazioni internazionali, quali l’EA (European

cooperation for Accreditation) a livello europeo, l’IAF (International Accreditation

Forum) e l’ILAC (International Laboratory Accreditation Cooperation) in ambito

internazionale.

Lo scopo delle suddette Associazioni è quello di promuovere lo sviluppo e

l’armonizzazione delle regole e procedure dei sistemi di accreditamento

volontario e creare la fiducia negli stessi da parte del mercato, nonché realizzare

e gestire Accordi di Mutuo Riconoscimento tra Enti di Accreditamento che

garantiscano l’equivalenza e, quindi, l’accettazione delle attestazioni di

conformità accreditate su scala rispettivamente europea e mondiale.

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Gli Enti di Accreditamento possono far parte degli Accordi di Mutuo

Riconoscimento (MLA26), dando vita a degli organismi di cooperazione a livello

internazionale tra enti di accreditamento.

Per far parte degli Accordi di Mutuo Riconoscimento gli Enti di Accreditamento

devono essere membri di EA, IAF o ILAC e devono essere stati sottoposti ad un

processo di valutazione chiamato Peer Assessment.

Le diverse tipologie di MLA riguardano l’accreditamento delle attività di

taratura, delle attività di prova, le certificazioni di prodotti, le certificazioni di

sistemi di gestione per la qualità, le certificazioni di sistemi di gestione

ambientale, le certificazioni di personale e le ispezioni.

2.2.2.1 ACCREDIA.

ACCREDIA è l’unico Ente Italiano di Accreditamento riconosciuto dallo Stato il

22 dicembre 2009 e autorizzato a svolgere attività di accreditamento.

Nasce dalla fusione di SINAL e SINCERT27, fusione nata per far si che l’Italia si

adeguasse al Regolamento del Parlamento Europeo e del Consiglio n. 765 del 9

luglio 2008 28.

E’ un’Associazione senza scopo di lucro, come tutti gli Enti di Accreditamento

unici presenti nei Paesi europei, ed è responsabile per l’accreditamento in

conformità agli standard internazionali della serie ISO 17000, alle guide e alla

serie armonizzata delle norme europee EN 45000.

L’Ente di Accreditamento Italiano è membro di EA, IAF e ILAC (per le attività

di rispettiva competenza) e firmatario degli Accordi MLA-EA e MLA-IAF.

26 Acronimo di Multilateral Agreement. 27 SINAL è l’acronimo di Sistema nazionale per l’accreditamento di laboratori, mentre SINCERT sta per Sistema nazionale per l’accreditamento degli organismi di certificazione. 28 Tale regolamento è applicato dal 1 gennaio 2010 per l’accreditamento e la vigilanza del mercato in tutti i Paesi UE.

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ACCREDIA ha il compito di valutare la competenza tecnica e l’idoneità

professionale degli operatori di valutazione delle conformità, ovvero di

Laboratori e Organismi, accertandone l’adozione di regole obbligatorie e di

norme volontarie, al fine di assicurare il valore e la credibilità delle

certificazioni.

Le attività dell’Ente si articolano in quattro Dipartimenti (Figura 2.3):

- Certificazione e ispezione;

- Laboratori di prova;

- Laboratori di prova per la sicurezza degli alimenti;

- Laboratori di taratura.

Figura 2.3: Organigramma dell’Ente ACCREDIA. (Fonte: http:// www.accredia.it)

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L’accreditamento garantisce che i rapporti di prova e ispezione e le

certificazioni (di sistema, di prodotto e del personale) che riportano il marchio

ACCREDIA siano rilasciate nel rispetto dei più stringenti requisiti

internazionali in materia di valutazione delle conformità e dietro una costante e

rigorosa azione di sorveglianza sul comportamento degli operatori responsabili

(Laboratori e Organismi); questo comporta un aumento dell’efficienza del

mercato grazie alla fiducia reciproca tra produttore e acquirente.

La Comunità Europea definisce l’accreditamento come:

«Attestazione da parte di un organismo nazionale di accreditamento che

certifica che un determinato organismo di valutazione della conformità

soddisfa i criteri stabiliti da norme armonizzate e, ove appropriato, ogni

altro requisito supplementare, compresi quelli definiti nei rilevanti

programmi settoriali, per svolgere una specifica attività di valutazione

della conformità». (Reg. n.765/CE/2008)29

L'accreditamento è pertanto garanzia di:

• Imparzialità: la rappresentanza di tutte le Parti interessate all'interno

dell'Organismo/Laboratorio garantisce l’uniformità di trattamento per

chiunque presenti domanda di Certificazione e/o Ispezione;

• Indipendenza: l’autorità preposta al rilascio della certificazione è

strutturata in maniera tale da garantire l’assenza di conflitti d’interesse

con l'organizzazione da certificare;

29 Il Regolamento comunitario europeo n. 765/CE/2008 pone norme in materia di accreditamento e vigilanza del mercato per quanto riguarda la commercializzazione dei prodotti.

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• Correttezza: le norme europee vietano la prestazione di consulenze sia

direttamente che attraverso società collegate;

• Competenza: l'accreditamento attesta in primo luogo che il personale

addetto all'attività di verifica sia culturalmente, tecnicamente e

professionalmente qualificato;

• Fiducia: della validità della certificazione di parte Terza a tutela del

mercato;

• Internazionalità: legittimazione reciproca degli accreditamenti come passo

fondamentale per il mutuo riconoscimento dei certificati e/o attestati

emessi.

L'accreditamento riguarda tutti i settori di produzione di prodotti e di

erogazione di servizi con cui gli utenti si confrontano quotidianamente: ogni

tipo di attività può essere sottoposto a valutazione.

Il servizio di accreditamento è articolato come un processo complesso che va

oltre la dimensione tecnica della valutazione della competenza di Laboratori e

Organismi, perseguendo obiettivi di interesse generale quali:

• Promuovere il miglioramento dell'offerta di certificazione, tramite il

perfezionamento delle regole, anche avvalendosi del contributo

qualificante degli Enti di normazione UNI e CEI per quanto riguarda la

connessione tra legislazione e normazione volontaria consensuale;

• Studiare nuovi schemi di accreditamento e sviluppare linee guida per la

valutazione uniforme delle norme di riferimento, per venire incontro alle

crescenti e diversificate esigenze del contesto socio-economico del Paese;

• Favorire la crescita di una domanda di qualità sempre più ampia e

consapevole da parte dei cittadini;

• Contribuire alla creazione della fiducia.

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Gli effetti positivi dell’accreditamento ricadono su tutti gli attori del sistema

socio-economico: per le Istituzione e la Pubblica Amministrazione è uno

strumento di regolazione a supporto delle attività di controllo sugli operatori,

con il risultato, inoltre, di snellire la burocrazia; per le imprese rappresenta un

plus competitivo e un impulso alla produttività e alla gestione dei rischi; infine,

per il consumatore è uno strumento di garanzia e di aumento di fiducia verso il

prodotto/servizio.

2.2.3 Gli Organismi accreditati.

Sono enti indipendenti (laboratori, organismi di certificazione, organismi di

ispezione, centri di taratura) incaricati di verificare in maniera trasparente,

neutrale e indipendente la rispondenza di un sistema di gestione (qualità,

ambiente, ecc) o di un prodotto ad una norma di riferimento.

I soggetti accreditati utilizzano il logo ACCREDIA come una prova tangibile

dell'accreditamento conseguito che offre garanzie ufficiali incontestabili, a

livello nazionale e internazionale, della loro competenza a svolgere gli specifici

compiti di certificazione e ispezione30.

I clienti dei soggetti accreditati si avvalgono del marchio di accreditamento

riportato sul loro rapporto o certificato in abbinamento al logo del Laboratorio o

Organismo competente, come testimonianza inconfutabile del loro rispetto

delle norme per cui hanno affrontato il processo di valutazione.

Come sintesi del sistema di accreditamento e di certificazione descritto nel

presente paragrafo, si riporta alla figura 2.4.

30 Per questo motivo prendono il nome di Organismi di Certificazione e/o di Ispezione.

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Figura 2.4: Il sistema di accreditamento e di certificazione. (Fonte: http://www.cepas.it)

2.3 La certificazione.

“Per certificazione si intende l’azione dell’attestare, per mezzo di un

certificato e/o un marchio, che un prodotto, un servizio o un Sistema

Qualità di un’azienda è conforme ai requisiti stabiliti da una norma

tecnica o da una regola tecnica emanata dalle autorità competenti.”31

In un mercato sempre più evoluto diventa fondamentale per il futuro di

un’azienda attuare scelte strategiche ricche di dinamismo per raggiungere

31 Definizione tratta dal libro di Montefusco, R. (1995). Certificare il sistema qualità. Progettazione e

realizzazione. Torino: Isedi.

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miglioramenti di efficacia ed efficienza legati a performance di

prodotto/servizio.

In tale contesto, la Qualità e la Certificazione rappresentano un ulteriore

strumento di comunicazione delle attività che caratterizzano ogni singola

azienda.

La certificazione di sistema assicura la capacità di un'organizzazione di

strutturarsi e gestire le proprie risorse ed i propri processi produttivi in modo

da riconoscere e soddisfare i bisogni dei clienti, impegnandosi al miglioramento

continuo.

È una forma di assicurazione indiretta e riguarda i sistemi di gestione per la

qualità (regolata dalla norma ISO 9001); ambientale (ISO 14001); per la salute e

sicurezza sul lavoro (OHSAS 18001); per la sicurezza delle informazioni (ISO

27001); per la sicurezza alimentare (ISO 22000).

La scelta di migliorarsi è legata, chiaramente, ad una volontà di cambiamento e

flessibilità, specifiche che risultano essere vincenti nel momento in cui

l’investimento, effettuato dall’impresa, permette di presentarsi concorrenziali

nel mercato.

Il conseguimento della certificazione permette all’azienda di porre in risalto il

cosiddetto aspetto intangibile di questa, ovvero:

• Immagine aziendale;

• Conoscenza del marchio;

• Soddisfazione dei clienti.

Questi vantaggi sono raggiungibili dalle grandi, come dalle piccole e medie

imprese.

La certificazione viene ormai sempre più pubblicizzata per informare clienti e

mercato, fino al punto di essere adottata per scopi diversi dagli originari.

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Il marchio di certificazione, nel rispetto del regolamento definito

dall’Organismo di Certificazione, viene evidenziato sulla carta intestata, nelle

brochure, sui mezzi di trasporto ed in tutte le sedi applicabili.

La certificazione di qualità può riguardare, come già accennato nella

definizione iniziale, il prodotto/servizio o il Sistema Qualità dell’azienda.

La certificazione di qualità del prodotto è un attestato puntuale, riguarda cioè il

singolo e specifico prodotto, mentre la certificazione di qualità dell’azienda

attesta la capacità della sua organizzazione di garantire la qualità promessa per

tutti i suoi prodotti.

Soffermandoci sulla seconda tipologia, si specifica che questa è strutturata su

modelli di riferimento universalmente riconosciuti32, che consentono una lettura

semplice e rapida dell’organizzazione aziendale sulla guida di opportuni

schemi e procedure.

Il fatto che il modello di riferimento di base sia costituito su un sistema

normativo a cui aderiscono la maggior parte dei Paesi permette alle aziende di

far riconoscere il proprio sistema in tutto il mondo; inoltre, essendo il Sistema

Qualità valutato da organismi ufficiali riconosciuti ai fini della certificazione,

l’azienda acquisisce credibilità in campo internazionale, ricavandone una

migliore immagine negli scambi commerciali.

Un ulteriore vantaggio di natura commerciale si riscontra nell’ambito di gare

internazionali, dove la certificazione rientra tra i requisiti di ammissione.

Il Sistema Qualità porta alle aziende che lo implementano una serie di vantaggi

interni, come una migliore organizzazione, una riduzione della difettosità dei

prodotti e così via (Figura 2.5).

32 La certificazione di qualità del Sistema Qualità si fonda sulle ISO 9000, di cui si rimanda al paragrafo successivo per approfondimenti.

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Figura 2.5: Vantaggi della certificazione. (Fonte: Montefusco, R. (1995). Certificare il

sistema qualità. Progettazione e realizzazione. Torino: Isedi, pag.6)

2.4 Normativa di riferimento.

“La norma è un documento prodotto mediante il consenso di tutte le

parti interessate e approvato da un organismo riconosciuto che fornisce,

per usi comuni e ripetuti, regole, linee guida o caratteristiche relative a

determinate attività o ai loro risultati, al fine di ottenere il miglior ordine

in un determinato contesto.”33

33 Tale definizione di norma è quella proposta dall’UNI nella propria nota tecnica del 2 novembre 1989.

Vantaggi interni: - Miglioramento dell’organizzazione; - Miglioramento dei flussi di lavoro; - Miglioramento della comunicazione; - Maggior coinvolgimento e motivazione del personale; - Minori difettosità (scarti, rilavorazioni, errori); - Maggiore efficienza; - Miglioramento della standardizzazione; - Miglioramento dei processi; - Diminuzione dei costi della non qualità.

Vantaggi esterni: - Maggiori possibilità di esportazione; - Possibilità di accesso a gare; - Maggiori possibilità di forniture ad aziende già certificate; - Miglioramento dell’immagine; - Miglioramento dei rapporti cliente-fornitore; - Diminuzione delle contestazioni; - Maggiore omogeneità di comportamenti delle aziende; - Migliore comprensione delle organizzazioni.

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La normazione è un’attività che trova soluzioni ottimali a problemi che si

ripetono e che tende ad ottenere il grado ottimale di ordine in un dato contesto.

Gli obiettivi fondamentali della normazione sono:

• Realizzare un mezzo chiaro e univoco di espressione di comunicazione

tra le parti interessate;

• Migliorare l’economia generale, razionalizzando la produzione dei

materiali, grezzi, semilavorati e finiti;

• Salvaguardare la salute e la sicurezza degli individui e la protezione

dell’ambiente;

• Proteggere il consumatore mediante un livello di qualità, controllato e

ponderato alle preferenze, dei prodotti e dei servizi.

Le norme della qualità permettono l’armonizzazione e la standardizzazione

internazionale: sono, quindi, standard volontari che operano a livello

internazionale (identificate con la sigla ISO, IEC, o ITU-T), a livello europeo

(identificate con la sigla EN o CEN) e a livello nazionale (identificate con la sigla

UNI o CEN).

La primissima forma di normazione della Qualità nasce nel periodo storico che

intercorre le due guerre mondiali, dove compaiono le norme militari MIL I

45208, Q 21549A e Q 9858A (pubblicate poi nel 1959), che riguardano

esplicitamente il controllo di Qualità.

Prima di tali norme, applicabili tutt’oggi data la loro progettazione, si aveva un

approccio teorico-scientifico della Qualità, mentre in seguito si parla di Sistema

di Qualità, ovvero l’applicazione della qualità lungo tutta l’azienda.

Negli anni ’70 l’attenzione alla normazione si diffonde sia tra i maggiori Paesi

industrializzati, sia tra i vari settori, con norme ad hoc.

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La principale testimonianza consiste nella creazione dello standard BS 5750,

pubblicato nel 1979 dal British Standards Istitution, ovvero dal primo ente di

normazione al mondo, fondato in Inghilterra nel 1901.

Sulla base del BS 5750, viene sviluppata, nel 1987, la prima serie di norme ISO

9000 da parte dell’International Organization for Standardization:: questa consente

di raggiungere l’obiettivo di unificare le varie norme esistenti nelle diverse

nazioni e nei singoli settori merceologici, costruendo un nuovo modello di

riferimento internazionale per lo sviluppo del Sistema Qualità aziendale.

Le ISO 9000:1987 forniscono un insieme di standard che conducono

all’implementazione di una corretta gestione del sistema qualità, con i risultati

di migliore efficienza ed efficacia nella realizzazione del prodotto e

nell'erogazione del servizio, incremento della soddisfazione del cliente, e

miglioramento continuo.

Le norme consentono di certificare il sistema che produce prodotti/servizi (e

non direttamente i prodotti/servizi stessi), in completa concordanza con la

filosofia della Qualità Totale.

Le ISO 9000 sono generali, universali e univoche, definiscono cosa e come

l’azienda deve fare, sono complementari e non alternative alle norme tecniche

di uno specifico prodotto/servizio; inoltre, sono usate come modello di

riferimento nei contratti tra clienti e lavoratori, per la qualificazione e selezione

dei fornitori da parte di grosse committenze pubbliche e private, per la

certificazione da parte di un organismo indipendente.

Nel 1994 le ISO 9000 subiscono la prima revisione, che consiste:

• Nell’aggiornamento della ISO 8402 e delle ISO 9000;

• Nell’introduzione di nuove norme di supporto alle principali;

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• Nella definizione dei destinatari della Quality Assurance, ovvero i clienti

(con riferimento alle norme contrattuali), e del Quality Management, cioè

l’azienda (con riferimento alle norme non contrattuali);

• Nella marcata differenza tra Assicurazione Qualità e Gestione Qualità;

• Nella centralità dei clienti e del miglioramento continuo;

• Nell’impostazione per processi.

Le norme ISO 9000:1994 sono applicabili a situazioni sia contrattuali che non

contrattuali (Figura 2.6):

� Norma ISO 9000 “Regole riguardanti la conduzione aziendale per la

Qualità e l’assicurazione (o garanzia) della Qualità; criteri di scelta e

utilizzazione”: ha lo scopo di chiarire le differenze e le interrelazioni tra

i principali concetti di Qualità e costituisce la linea guida per la scelta

della norma specifica da attuare;

� Norma ISO 9001, 9002 e 9003 sono le norme da utilizzare in situazione

contrattuale:

� ISO 9001 “Sistemi Qualità - Criteri per l’assicurazione (o garanzia)

della Qualità nella progettazione, sviluppo, fabbricazione, istallazione

e assistenza”: illustra i requisiti che l’organizzazione deve utilizzare

quando è specificato contrattualmente che il fornitore deve mostrare

di saper progettare e sviluppare un prodotto;

� ISO 9002 “Sistemi Qualità - Criteri per l’assicurazione (o garanzia)

della Qualità nella fabbricazione nell’istallazione”: il fornitore deve

essere in grado di controllare i processi che determinano

l’accettabilità dei prodotti;

� ISO 9003 “Sistemi Qualità - Criteri per l’assicurazione (o garanzia)

della Qualità nei controlli e nei collaudi finali”: i fornitori devono

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essere capaci di rilevare eventuali non conformità del prodotto al

momento delle prove e dei collaudi finali.

� Norma ISO 9004 “ Criteri per la conduzione aziendale per la Qualità e i

sistemi Qualità aziendali”: è una norma applicabile in situazione non

contrattuale e illustra una serie di elementi base per definire e attuare i

sistemi di conduzione aziendale per la qualità.

Figura 2.6: La mappa della famiglia ISO 9000:2004. (Fonte: Mattana, G. (2006). Qualità, affidabilità, certificazione. Milano: Ed. Franco Angeli, pag. 164)

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Le norme ISO si sono affermate negli anni a livello mondiale: sono state recepite

da oltre 100 Paesi, utilizzate come base per la certificazione, adottate come

strumento di politica industriale e cultura organizzativa.

Il grande successo riscontrato dalle norme e la crescente forza competitiva del

Giappone hanno spinto le ISO a sviluppare una seconda revisione, per

eliminare i punti deboli della serie del ’94 e poter rispondere al meglio alle

esigenze dell’azienda.

Nasce così la Vision 2000, che altro non è se non la serie delle ISO 9000 del 2000.

La revisione è nata con i seguenti obiettivi:

• Compatibilità con gli altri sistemi di gestione, quali le ISO 14000

(riguardanti i sistemi di gestione ambientale) o altri futuri;

• Semplicità d’uso, chiarezza di linguaggio, traducibilità e facilità di

comprensione;

• Assistenza alle aziende nella fase di autovalutazione;

• Adattabilità a tutte le dimensioni di organizzazioni e a tutti i settori

economici;

• Rispondenza alle esigenze primarie ed alle aspettative di settori

specifici.

I principali cambiamenti introdotti dalla Vision 2000 sono così identificabili:

o Riduzione dei modelli di sistemi qualità da tre (ISO 9001, 9002 e

9003) ad uno solo (ISO 9001);

o Le norme ISO 9001:2000 e ISO 9004:2000 diventano una “coppia

coerente”, nel senso che entrambe sono strutturate in modo simile

e sono basate sulla gestione per processi, sull’orientamento al

cliente e sull’efficacia del Sistema di Gestione, anche se la ISO 9004

va oltre, orientandosi anche a tutte le altre parti interessate e

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all’efficienza. In particolar modo, la ISO 9001 definisce i requisiti

di un sistema di gestione per la qualità finalizzato alla

soddisfazione del cliente, mentre la ISO 9004 fornisce le linee

guida per il miglioramento delle prestazioni al fine di soddisfare

tutte le parti interessate;

o La struttura prevede solo quattro capitoli fondamentali di sistema,

rispetto ai venti elementi di sistema di gestione dell’edizione 1994:

i capitoli rispecchiano i quattro passi sintetizzati dalla “ruota di

Deming”34. La fase di approccio al Sistema di Gestione della

Qualità viene, così, ad essere maggiormente metodologica;

o E’ permessa la non applicazione di determinati requisiti di sistema

se questi non trovano riscontro nelle attività reali dell’azienda;

o Maggiore enfasi alla gestione per processi, alle esigenze e alla

soddisfazione dei clienti;

o Minore enfasi alle procedure documentate;

o Maggiori prescrizioni per il miglioramento continuativo;

o Maggiore chiarezza sul ruolo dell’alta direzione o dei vertici

dell’organizzazione;

o Inserimento di considerazioni su requisiti legislativi e

regolamentari;

o E’ richiesta la definizione di obiettivi misurabili per funzione;

o E’ previsto il monitoraggio delle informazioni sulla soddisfazione

e insoddisfazione del cliente;

o Maggiori indicazioni sulla gestione delle risorse;

34 Per approfondimenti sulla Ruota di Deming si rimanda al paragrafo 3.3.

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o Indicazioni sulla determinazione dell’efficacia dell’addestramento

del personale;

o Misurazioni estese al sistema di gestione, ai processi e al prodotto

e/o sevizio.

Rispetto alle ISO 9001 del ’94, con la Vision 2000:

� si passa da un sistema centrato sulla qualità del prodotto ad

un’attenzione alla soddisfazione del cliente;

� si inizia a parlare di cliente interno, quindi la soddisfazione di

tutte le parti interessate e non solo dell’utilizzatore finale;

� il sistema di gestione copre tutte le attività dell’organizzazione,

arrivando fino alla qualità totale e gestionale;

� la gestione dell’azienda viene vista come un insieme di processi

fra loro interconnessi;

� il miglioramento va esteso alla gestione di tutti i processi

aziendali, con l’obiettivo di migliorare, oltre la conformità del

prodotto, anche il servizio e i costi;

� la direzione da autoritaria diventa creatrice di un ambiente idoneo

alla corretta gestione per processi;

� la gestione del personale porta in primo piano la visione

manageriale del lavoro.

In seguito alla revisione Vision 2000, la famiglia delle ISO 9000 risulta essere

composta da quattro norme principali:

� ISO 9000 “Sistemi di gestione per la qualità - Fondamenti e

terminologia” (recepita in Italia come UNI EN ISO 9000:2000): fornisce i

principi e i concetti fondamentali dei sistemi di gestione per la qualità e

la terminologia. Essa sostituisce la norma ISO 8402.

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� ISO 9001 “Sistemi di gestione per la qualità - Requisiti” (recepita in

Italia come UNI EN ISO 9001:2000): specifica i requisiti dei sistemi di

gestione per la qualità che un’organizzazione deve soddisfare per

dimostrare la sua capacità di fornire prodotti/servizi che soddisfino i

requisiti del cliente e di ambiti regolamentati. Il sistema in questione

sostituisce le norme ISO 9001, ISO 9002 e ISO 9003, diventando l’unica

norma di riferimento per scopi contrattuali e di certificazione di parte

terza.

� ISO 9004 “Sistemi di gestione per la qualità - Linee guida per il

miglioramento delle prestazioni” (recepita in Italia come UNI EN ISO

9004:2000): fornisce le linee guida complementari ai requisiti della ISO

9001 per migliorare l’efficacia e l’efficienza di un sistema di gestione per

la qualità e le prestazioni dell’organizzazione. L’obiettivo principale che

la norma si pone è il conseguimento del miglioramento progressivo

misurato attraverso la soddisfazione non solo dei clienti, ma anche delle

altre parti interessate all’organizzazione. Essa sostituisce l’ISO 9004-1.

� ISO 19011 “Linee guida per la valutazione dei sistemi di gestione per la

qualità e dei sistemi di gestione ambientale”: fornisce una guida sulla

conduzione delle verifiche ispettive dei sistemi di gestione per la qualità

e dei sistemi di gestione ambientale, compresi i requisiti per la

qualificazione dei valutatori. Essa sostituisce le norme ISO 10011-1, ISO

10011-2, ISO 10011-3, ISO 14010, ISO 14011 e ISO 14012.

La Vision 2000 è, così, costruita sulla base del Total Quality Management (Figura

2.7).

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Figura 2.7: Modello di sistema di gestione per la qualità ripreso dalla norma ISO 9001:2000. (Fonte: www.agci-emr.org/studiericerche/studio_legge_22_anno_2000.doc)

Come si può apprendere dallo schema, all’interno della norma ISO 9001:2000

troviamo gli otto concetti fondamentali sui quali si basa il modello di Sistema di

Gestione per la Qualità; si riporta, per ognuno di questi, la definizione tratta

dalla Vision 2000.

1. Organizzazione orientata al cliente: “Le organizzazioni dipendono dai propri

clienti e dovrebbero pertanto capire le loro esigenze presenti e future,

ottemperare ai loro requisiti e mirare a superare le loro stesse aspettative.”

2. Leadership: “I capi stabiliscono unità di intenti e di indirizzo

dell’organizzazione. Essi dovrebbero creare e mantenere un ambiente interno che

coinvolga pienamente il personale nel perseguimento degli obiettivi

dell’organizzazione.”

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3. Coinvolgimento del personale: “Le persone, a tutti i livelli, costituiscono

l’essenza di un’organizzazione ed il loro pieno coinvolgimento permette di porre

le loro capacità al servizio dell’organizzazione.”

4. Approccio per processi: “Un risultato desiderato si ottiene con maggior

efficienza quando le relative risorse ed attività sono gestite come un processo.”

5. Approccio sistemico alla gestione: “Identificare, capire e gestire un sistema

di processi interconnessi, mirati a determinati obiettivi, migliora l’efficacia e

l’efficienza dell’organizzazione.”

6. Miglioramento continuo: “Il miglioramento continuo dovrebbe essere un

obiettivo permanente dell’organizzazione.”

7. Decisioni basate su dati di fatto: “Le decisioni efficaci si basano sull’analisi di

dati ed informazioni.”

8. Rapporti di reciproco beneficio con i fornitori: “Un’organizzazione ed i suoi

fornitori sono interdipendenti ed un rapporto di reciproco beneficio migliora, per

entrambi, la capacità di creare valore.”

L’ultima revisione, effettuata nel 2008 sempre a cura del comitato tecnico

ISO/TC 176, prende il nome di ISO 9000:2008 e aggiunge, ai principi contenuti

nella Vision 2000, tre ulteriori elementi:

� Successo sostenibile, trattato nella ISO 9004:2008: la gestione del problema

ambientale deve rientrare nelle priorità dell’azienda. Un’organizzazione

è capace di fare qualità solo se è in grado di soddisfare tutti i suoi

stakeholders, dal cliente all’ambiente stesso, ognuno dei quali aggiunge

valore all’azienda; solo così l’organizzazione può rendere duraturo il

proprio successo.

� Responsabilità delle imprese verso i lavoratori: contenuta nella ISO

26000:2008, interessa il rapporto azienda-lavoratori con il fine di

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ottimizzare le condizioni di lavoro, le tempistiche e il modo di agire

delle imprese verso il personale.

� Integrazione dei sistemi: il progetto ha lo scopo di semplificare il processo

di certificazione, che sarà unico e comprenderà i vari aspetti (ambiente,

etica, sicurezza, efficacia, efficienza.). Questo standard integrato è tratto

dalla BS PAS 99, ovvero la British Standard Publicly Available

Specification.

Facendo un punto della situazione, le norme ISO in vigore attualmente sono le

seguenti:

• UNI EN ISO 9000:2005 “Sistemi di gestione per la qualità - Fondamenti e

vocabolario”, emessa nel 2000 con ultima revisione nel 2005 35: la norma

descrive il vocabolario ed i principi essenziali dei sistemi di gestione per

la qualità e della loro organizzazione;

• UNI EN ISO 9001:2008 “Sistemi di gestione per la qualità - Requisiti”,

emessa nel 1987, rivista nel 1994, nel 2000 e, infine, nel 2008: la norma

definisce i requisiti di un sistema di gestione per la qualità. I requisiti

espressi sono di "carattere generale" e possono essere implementati da

ogni tipologia di organizzazione.

• UNI EN ISO 9004:2008 “Gestire un'organizzazione per il successo

durevole - L'approccio della gestione per la qualità”, emessa nel 1994,

revisionata nel 2000 e nel 2008: il documento non è una norma ma una

linea guida per favorire il conseguimento del successo durevole di

un’organizzazione per mezzo della gestione della qualità.

35 La revisione del 2005 riguarda solamente la Terminologia contenuta nella ISO 9000.

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Per l’uscita della prossima revisione delle norme ISO si dovrà probabilmente

aspettare fino al 2015; le due maggiori difficoltà che il Comitato Tecnico ISO si

troverà ad affrontare riguardano l’allineamento della ISO 9001 con le norme che

regolano gli altri sistemi di gestione (es. la ISO 14001), sempre nell’ottica di

integrazione dei sistemi, e l’aggiornamento dei requisiti alla base della ISO

9001, che risalgono al 1994 36.

Bisognerà dunque puntare più sul miglioramento e sull’innovazione, piuttosto

che sulla semplice conformità alle regole, per fare in modo che il sistema di

gestione della qualità sia recepita dalle organizzazioni come leva strategica e

che la sua applicazione risulti semplice ed effettivamente vantaggiosa.

Figura 2.8: Evoluzione delle norme ISO 9000. (Fonte: Mattana, G. (2006). Qualità, affidabilità, certificazione. Milano: Ed. Franco Angeli, p. 162)

36 Nella ISO 9001:2000 non furono, infatti, inseriti requisiti nuovi o aggiornati, ma fu solamente rivoluzionata la struttura; perciò ci troviamo di fronte ad un gap di aggiornamento di circa vent’anni.

ISO 9000:1987

ISO 9000:1994

ISO 9000:2000

ISO 9000:2008

1987 1994 2000

2008 1978

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Capitolo III

Il Sistema di Gestione della Qualità.

3.1 L’azienda lean.

Alla luce dei precedenti capitoli, si può affermare che un’azienda che

decida di improntare la propria organizzazione sulla qualità vista come

scelta strategica e come opportunità di crescita e di sviluppo, debba

seguire le norme schematizzate nella figura 3.1.

Figura 3.1: Le norme ISO 9000 e i SGQ. (Fonte: http://www.fusione.enea.it)

Riemergono gli otto principi sui quali si fonda la gestione per la qualità:

organizzazione orientata al cliente, leadership, coinvolgimento del

personale, approccio per processi, approccio sistemico alla gestione,

ISO 9005 :2005 definisce il “Vocabolario” e fissa i principi

ISO 9004 :2000 è una guida per lo sviluppo del miglioramento del SGQ

ISO 9001 :2008 Si applica esclusivamente ai rapporti con il cliente ed è norma di certificazione del SGQ

ISO 19011:2002 Definisce le regole per la certificazione dei SGQ

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miglioramento continuo, decisioni basate su dati di fatto e rapporto di

reciproco beneficio con i fornitori.

Secondo la norma ISO 9001:2008, l’adozione di un Sistema di Gestione

della Qualità deve essere una decisione strategica di un’organizzazione,

adottata su base volontaria.

La progettazione e l’attuazione di un SGQ dipendono dal tipo di

organizzazione e dal tipo di servizio/prodotto fornito; lo scopo di

un’organizzazione deve essere:

� Identificare e soddisfare le aspettative dei clienti e delle varie parti

interessate;

� Conseguire, mantenere e migliorare le prestazioni e le proprie

capacità.

Una chiara visione sintetica e allo stesso tempo esaustiva del concetto di

azienda ci viene fornita da Michael Hammer nel 1998 nel suo volume

“Oltre il reengineering”:

“Il profilo dell’azienda del secolo XXI si va ormai delineando. Essa

sarà organizzata per processi anziché per funzioni. I suoi manager

si occuperanno di allenare e progettare, anziché svolgere un ruolo

di supervisione e controllo. I dipendenti saranno esecutori di

processi e non più lavoratori addetti a singoli compiti; inoltre,

avranno un’ampia conoscenza del loro processo e dell’azienda in

cui operano. Quest’ultima sarà un’organizzazione dinamica e

flessibile, animata da un forte spirito imprenditoriale e nettamente

focalizzata sulle esigenze della clientela. E in questa organizzazione

tutti i dipendenti, nessuno escluso, saranno considerati importanti

e verranno trattati come un bene prezioso, non come un costo. Il

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cambiamento sarà atteso, non paventato. Solo un’azienda come

questa potrà raggiungere obiettivi eccezionali in termini di servizio,

innovazione e riduzione dei costi, ossia quanto occorre realizzare

per avere successo nella nuova economia globale. Per contro, le

aziende che resteranno ancorate alle strutture gerarchiche e ai

sistemi burocratici tradizionali non saranno in grado di competere

con le loro controparti orientate ai processi.”

Questa configurazione di azienda lean focalizza l’attenzione

sull’importanza della gestione per processi, elemento fondamentale in

seguito inserito all’interno dei requisiti della ISO 9001:2008.

L’approccio per processi nel SGQ ha come elementi fondamentali:

• il passaggio dalla logica di funzione, quindi di compito, che

taglia verticalmente l’azienda, a quella di processo, ovvero

risultato, che percorre orizzontalmente i diversi livelli

dell’organizzazione;

• il cambiamento del ruolo manageriale: il leader si occupa di

progettare e di allenare i collaboratori, anziché svolgere il ruolo

di controllo e supervisione;

• l’ampliamento della conoscenza dei lavoratori ai vari processi

aziendali;

• l’esaltazione della flessibilità e dinamicità dell’impresa;

• la diffusione di una forte cultura imprenditoriale;

• la considerazione della qualità del lavoro collettivo come nuovo

capitale sociale dell’impresa.

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Attraverso l’approccio per processi, l’organizzazione snella elimina i

problemi di coordinamento preesistenti: infatti, si passa da

un’organizzazione orizzontale, dove il manager deve seguire le singole

funzioni, ad una struttura verticale, dove il leader coordina i diversi

processi attraverso l’addestramento e la delega (Figura 3.2).

Figura 3.2: Confronto tra una struttura organizzata per funzioni e una organizzata per processi. (Fonte: appunti del corso di “Gestione del sistema qualità” della Prof.ssa Stefania Zanda a.a. 2009-10)

Nell’azienda lean è spesso adottata l’esternalizzazione37 come politica di

contenimento dei costi e di ricerca dell’efficienza delle imprese; inoltre, la

decisione dell'azienda di ricorrere all'outsourcing permette alla stessa di

concentrare, ottimizzandole, tutte le risorse su ciò che sa fare meglio,

trasferendo a fornitori opportunamente selezionati attività non

determinanti per il raggiungimento di vantaggi competitivi.

37 L’esternalizzazione, o outsourcing (contrazione di outside resourcing, "procurarsi dall'esterno") è il processo attraverso il quale le aziende assegnano stabilmente a fornitori esterni, per un periodo di tempo contrattualmente definito, la gestione operativa di una o più funzioni in precedenza svolte all'interno.

Management

Processo 1

Processo 2

Processo 3

Management

Funzione 1

Funzione 2

Funzione 3

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La gestione per processi dell’azienda produce una serie di effetti

significativi che riguardano i lavoratori, l’organizzazione aziendale e la

società.

Gli effetti sui lavoratori sono:

- la richiesta di maggiori conoscenze e capacità: sarà quindi

necessario per l’azienda da un lato ricercare maggiore

professionalità e dall’altro favorire la crescita attraverso processi

di formazione e di training, mirati all’aggiornamento delle

conoscenze generali e specialistiche e al rafforzamento delle

capacità relazionali, organizzative e di miglioramento;

- la necessità di diffondere tra i collaboratori la conoscenza dei

processi decisionali e operativi dell’organizzazione, al fine di

aumentare il loro senso di appartenenza e di orientamento al

risultato globale dell’impresa;

- un cambio di mentalità tra i collaboratori, che dovranno sentirsi

sempre meno dipendenti e sempre più professionisti che

apportano competenze e spirito di iniziativa alla cooperativa.

Gli aspetti maggiormente significativi per il management sono:

- il passaggio da ruoli manageriali centrati sulla funzione e sul

controllo, a pratiche manageriali centrate sul processo e sullo

sviluppo dei collaboratori. I dirigenti, cioè, dovranno essere

responsabili dell’insieme delle azioni in grado di determinare

risultati e della qualità dei collaboratori;

- una preparazione dei dirigenti, che li trasformi da programmatori

e pianificatori in leader, capaci di trasmettere ai collaboratori non

solo obiettivi, ma anche l’entusiasmo necessario per raggiungerli;

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- un passaggio dalla formazione tradizionale ad un’educazione

manageriale, in grado di lavorare non solo su conoscenze e

capacità, ma soprattutto sul carattere, inteso come definizione e

pratica consapevole della propria base valoriale e missione

personale, e come attivazione di adeguati livelli di “energia”

derivanti da un entusiasmo che occorre avere per trasmetterlo ai

collaboratori.

Infine, si avranno anche nella società, soprattutto in due direzioni:

- nella modifica dei contenuti formativi, con un maggior

orientamento ad un’educazione tesa a promuovere il valore

personale e la capacità di pensare e di comunicare;

- nella realizzazione di processi di apprendimento per rispondere

al continuo cambiamento delle esigenze organizzative e

tecnologiche della produzione.

La gestione per processi modifica notevolmente il contesto economico-

sociale in cui le aziende si trovano a operare, e può essere occasione di

rilancio e di utilizzo competitivo di importanti tratti costituzionali delle

imprese.

Diventa, dunque, importante per i dirigenti che vogliono costruire

l’impresa eccellente, conoscere gli approcci, le metodologie e gli strumenti

della gestione per processi.

3.2 L’approccio per processi.

Secondo i requisiti generali della SGQ stabiliti dalla ISO 9001:2008,

l’organizzazione deve stabilire, documentare, attuare, tenere aggiornato e

migliorare con continuità un Sistema di Gestione per la Qualità in

conformità alla norma internazionale suddetta.

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In particolare, l’organizzazione deve:

1. identificare i processi necessari per il sistema di gestione per la qualità

applicati attraverso l’organizzazione;

2. stabilire la sequenza e le interazioni tra questi processi;

3. stabilire criteri e metodi per assicurare l’efficace funzionamento e

l’efficace controllo di questi processi;

4. assicurare la disponibilità delle risorse e delle informazioni necessarie

per supportare il funzionamento e il monitoraggio di questi

processi;

5. monitorare, misurare ed analizzare questi processi;

6. Attuare le azioni necessarie per conseguire i risultati pianificati ed il

miglioramento continuo di questi processi.

Diventa ora necessario, per la comprensione del lavoro, definire il

processo, che può essere inteso come:

“Insieme misurato e strutturato di attività che, partendo da uno o

più input e aggiungendo valore, produca come risultato un output

il cui valore è superiore alla somma dei valori dei singoli input

utilizzati. Il processo, quindi, si configura come un insieme di

azioni volte a trasformare, combinare e valorizzare i fattori

produttivi in modo tale da sviluppare un bene che produca utilità

per il ricevitore-beneficiario. Il processo si sviluppa all’interno di

una struttura organizzativa e si compone di una serie di procedure

e di regole che lo caratterizzano e ne definiscono le diverse fasi.” 38

38 Definizione tratta da “Scott, W. G.; Sebastiani, R. (2001). Dizionario di Marketing.Milano: ed. Il Sole 24 Ore.”

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Secondo la norma UNI EN ISO 9000-1, un processo può essere assimilato

ad un insieme di attività, interconnesse fra loro secondo un preciso flusso

logico-temporale che, coinvolgendo competenze, risorse e responsabilità

diverse, trasformano entità in ingresso in entità in uscita utilizzando

metodologie ben precise, quindi apportando valore aggiunto (Figura 3.3).

Figura 3.3: Presentazione schematica del processo. (Fonte: http://www.paolomazzoni.it)

A loro volta, ognuna delle attività può essere suddivisa in un insieme di

fasi, anch’esse in correlazione logico-temporale.

Per comodità, una fase può essere vista come quell’attività elementare,

oltre la quale qualsiasi ulteriore decomposizione non è di utilità per

condurre in maniera efficace ed efficiente la fase stessa.

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Un modo per determinare il massimo livello utile di decomposizione di

un’attività in fasi può essere quello di spingersi fino ad individuare fasi

che, apportando valore aggiunto, siano di competenza di una sola

funzione, o addetto, la cui responsabilità possa essere determinata in

maniera chiara ed univoca.

Esempi di rilevanti processi aziendali sono la definizione degli obiettivi

strategici, l’evasione degli ordini e la realizzazione degli eventi

amministrativi.

E’ importante che un processo, per realizzare il massimo valore, sia ben

progettato e attuato, e che, soprattutto, siano efficaci le correlazioni tra le

varie attività, affinché nella connessione tra l’una e l’altra sia generata la

massima efficacia globale in vista della creazione di un maggior valore

finale.

Il modo migliore per realizzare questa efficacia consiste nel considerare i

processi come catena interna tra fornitori e clienti: ciò significa che ogni

operatore inserito in un ben definito processo deve conoscere e capire i

bisogni dell’utente che utilizzerà il servizio o il prodotto realizzato, al fine

di soddisfare appieno le sue richieste; inoltre, deve intrattenere

continuamente un dialogo aperto anche con il proprio fornitore, al fine di

formare feedback sul suo operato.

Kaoru Ishikawa riassume il concetto con la seguente affermazione: “Il

processo dopo il mio è il mio cliente”.

La natura ripetitiva dei processi fa in modo che il miglioramento

apportato all’interno dell’azienda sia continuo.

Dopo aver chiarito l’importanza della gestione per processi, è necessario

individuare i processi decisionali e operativi dell’impresa intervenendo

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sulla classificazione dei processi più significativi, al fine di migliorare le

prestazioni dell’azienda.

Per meglio specificare questa fase dell’eccellenza operativa, si può

ricorrere a un foglio di classificazione dei processi (figura 3.4), che consente di

porre bene in evidenza l’insieme dei processi significativi in atto

nell’organizzazione:

Descrizione

processo

Tipo

processo

Impatto

sui

risultati

Livello

qualità

Responsabile

processo

Tipo di

intervento

Azioni

miglioramento

Risultato

atteso

Risultato

ottenuto

Figura 3.4: Esempio di un foglio di classificazione dei processi. (Fonte: appunti del corso di “Gestione del sistema qualità” della Prof.ssa Stefania Zanda a.a. 2009-10)

Per l’implementazione ottimale del foglio di classificazione dei processi,

bisogna tenere una corretta compilazione e utilizzazione pratica; alcune

utili indicazioni di supporto sono le seguenti:

� nella descrizione dei processi è bene tenere presente la necessità

di essere il più possibile precisi, ovviamente in relazione alla

consistenza organizzativa e produttiva dell’azienda;

� l’individuazione del tipo di processo è fondamentale per la

classificazione:

• vanno considerati processi prioritari (e indicati con P) quelli

che creano valore per l’utente; questi vanno individuati,

valutati e migliorati per primi;

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• si considerano invece processi di supporto (classificati in

casella con S) quelli che non creano valore per l’utente, ma

supportano i processi prioritari. Anch’essi vanno individuati

e valutati per decidere eventuali miglioramenti o

esternalizzazioni;

• possono essere individuati processi inutili (indicati con I),

che non producono valore per l’utente e che non svolgono

attività di supporto: questi processi vanno eliminati per

evitare burocratizzazioni o sprechi di energie.

La classificazione del tipo di processo è correlata alla missione, alle

strategie e agli obiettivi dell’impresa.

La chiarezza e la condivisione tra dirigenti e operatori circa questi

elementi è quindi preliminare alla classificazione dei processi.

I processi sono le cose che si fanno concretamente nell’impresa, e per

essere efficaci devono essere coerenti con gli scopi, le finalità dell’azienda

e degli obiettivi che derivano da strategie di missione.

� l’impatto sui risultati va misurato con una scala (di norma da 1 a

6), per vedere il diverso livello d’incidenza dei processi nella

trasformazione degli obiettivi in risultati;

� deve poi essere considerato il livello di qualità del processo

attraverso una percezione dell’utente del processo circa i

prodotti/servizi erogati;

� va individuato il responsabile del processo, che deve anche

attivare il miglioramento. A seconda dei casi può essere un singolo

dirigente o operatore, o un gruppo di miglioramento del processo;

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� usando lo strumento della matrice degli interventi39, si definiscono

le diverse strategie di azione per il miglioramento;

� vengono indicate le principali azioni di miglioramento elaborate

da chi ha assunto la responsabilità del processo;

� è opportuno definire il risultato atteso dalle attività di

miglioramento con un target numerico normalmente riferito a

tempi, qualità, costi, volumi;

� va segnalato il risultato ottenuto dopo la realizzazione delle azioni

di miglioramento. Il confronto con il risultato atteso indicherà se

sviluppare il mantenimento o ricercare ulteriori miglioramenti.

In tale scenario, è possibile che alcune funzioni, durante lo svolgimento

delle loro attività e/o compiti, debbano ricorrere alla collaborazione o al

supporto di altre funzioni.

E’ necessario, quindi, che l’addetto che deve collaborare con la funzione

responsabile dell’attività, o fase, di interesse, conosca l’autorità di

riferimento; ciò significa che tale autorità deve essere adeguatamente

definita e documentata e resa nota a tutti per garantirne il pieno

riconoscimento.

39 La matrice degli interventi è uno strumento utile per adottare la strategia di miglioramento più adatta in relazione al livello di impatto sui risultati e alla qualità rilevata dei diversi processi.

Impatto sui risultati Qualità rilevata Tipo di intervento Alto Alta DRW Alto Bassa BPR Alto Media Breakthrough Basso Alta Mantenimento

La prima tipologia di miglioramento è il Daily Routine Work, ed è il metodo di miglioramento continuo dei processi aziendali autogestito dalle singole realtà operative; la seconda è il Business Process Reeingineering, che riorganizza i processi introducendo radicali cambiamenti strutturali; il breakthrough non apporta modifiche radicali alla struttura,ma introduce forti miglioramenti in alcune sue parti; infine nell’ultima situazione si ha il puro mantenimento dei processi.

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Ciò premesso, una generica attività è definita compiutamente quando per

essa è documentato:

- cosa fare, ossia quali sono le cose che devono essere fatte, cioè le fasi

da eseguire (identificazione);

- chi fa, ossia chi ha la responsabilità di dirigere, eseguire e verificare

ognuna delle fasi in cui l’attività è stata suddivisa e chi fornisce la

propria collaborazione ed a chi (definizione delle responsabilità, delle

autorità e dei rapporti reciproci);

- come fare, ossia come seguire operativamente le varie fasi (definizione

dei metodi e dei mazzi da utilizzare) e come dare evidenza che esse sono

state effettivamente eseguite così come predefinito (registrazione);

- quando fare, ossia stabilire una successione logico-temporale delle fasi

(pianificazione);

- dove fare, ossia il luogo dove eseguire le varie fasi;

- perché fare, ossia stabilire la finalità, lo scopo o gli obiettivi che una

certa fase si propone, affinché questa sia eseguita correttamente e nel

modo corretto;

- quanto fare, ossia stabilire, laddove possibile e necessario, gli aspetti

quantitativi delle varie fasi, al fine di poter eseguire delle misurazioni,

e quindi di poter controllare l’esito o l’andamento delle fasi stesse.

In definitiva, è possibile ritenere che un processo aziendale è definito

compiutamente solo quando ne siano state:

- identificate le attività necessarie al suo svolgimento;

- assegnate le responsabilità primarie;

- identificate le fasi necessarie allo svolgimento di ogni singola attività;

- assegnate le responsabilità di parte per ognuna delle fasi;

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- individuate le collaborazioni e definiti i rapporti interfunzionali;

- definite le modalità operative per lo svolgimento di ogni singola fase e

i momenti di registrazione;

- pianificate logicamente e temporalmente le fasi e le attività;

- definite le finalità o gli obiettivi a livello di processo, attività e fase;

- definiti i criteri per ritenere correttamente eseguite le fasi e le attività.

3.3 Il ciclo PDCA.

Il ciclo PDCA è stato sviluppato negli anni ‘20 da W. Shewhart ed è stato,

successivamente, reso popolare da W. E. Deming; per questo motivo è

conosciuto come "ciclo di Deming" (Figura 3.5).

Il ciclo di Deming, o Deming Cycle, è un modello studiato per il

miglioramento continuo della qualità in un'ottica a lungo raggio.

Questo strumento parte dall'assunto che per il raggiungimento del

massimo della qualità sia necessaria la costante interazione tra ricerca,

progettazione, test, produzione e vendita.

Per migliorare la qualità e soddisfare il cliente, le quattro fasi devono

ruotare costantemente, tenendo come criterio principale la qualità.

Figura 3.5: Rappresentazione schematica del ciclo PDCA. (Fonte: http://www.artea.it)

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Il concetto PDCA è presente in tutte le aree della nostra vita personale o

professionale e viene utilizzato continuamente, formalmente o

informalmente, coscientemente o meno, in qualunque cosa noi facciamo.

Nell'ambito di un SGQ, il ciclo PDCA rappresenta un ciclo dinamico che

può essere applicato sia al singolo processo, sia alla rete di processi,

semplici o complessi che siano; inoltre, adottando i concetti del ciclo ad

ogni livello dell’organizzazione, si ottiene il mantenimento ed il

miglioramento continuo delle capacità del processo stesso.

La sequenza logica dei quattro punti ripetuti è la seguente (figura 3.6):

• P - Plan: Pianificazione.

• D - Do: Esecuzione del programma.

• C - Check: Test e controllo dei risultati.

• A - Act: Azione per rendere definitivo e/o migliorare il processo.

Figura 3.6: Il ciclo Plan-Do-Check-Act. (Fonte: http://www.paolomazzoni.it)

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Nello specifico:

� Plan: stabilire gli obiettivi ed i processi necessari per fornire

risultati conformi ai requisiti del cliente ed alle politiche;

� Do: dare attuazione ai processi;

� Check: monitorare e misurare i processi ed i prodotti a fronte delle

politiche, degli obiettivi e dei requisiti relativi ai prodotti e

riportarne i risultati;

� Act: adottare azioni per migliorare in modo continuo le prestazioni

dei processi.

Il sistema aziendale si muove secondo un ciclo PDCA sia in senso

cosiddetto “verticale” interno all’azienda, sia in senso “orizzontale” per

quanto riguarda i rapporti con le parti interessate, principalmente il cliente

(Figura 3.7).

Nel primo significato, in base agli obiettivi dell’organizzazione, la

direzione attiva e pianifica (plan) una gestione delle risorse nell’ottica della

realizzazione di un determinato prodotto in un certo modo (do), quindi ne

misura ed analizza gli effetti (check), riprogrammando i miglioramenti e le

eventuali azioni correttive (act).

Nel secondo caso, quindi nella direzione orizzontale, assume enfasi

l’interazione con il cliente, per cui ad una fase di individuazione dei

requisiti del cliente finale (plan), segue quella di realizzazione del prodotto

(do) e successiva misurazione della soddisfazione (check). Anche qui il

riesame dell’Alta Direzione e la pianificazione delle azioni di

miglioramento (act) innescano il meccanismo del miglioramento continuo.

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La fase centrale del sistema riflette anche il principio “DMAIC”40, che

chiarisce ancora meglio come la fase di misurazione debba essere in realtà

un sottosistema abbastanza complesso, che passa attraverso la definizione

dei parametri, la misurazione secondo i canoni prescritti, l’analisi dei dati

in vista del miglioramento e la verifica e la valutazione di esso.

Figura 3.7: Modello di un SGQ basato sui processi e sul ciclo PDCA secondo la ISO 9000:2008. (Fonte: http://www.aicqtv.net)

Un importante principio della gestione per la qualità, strettamente

collegato con l'approccio per processi, è quello relativo all’approccio

sistemico alla gestione: identificare, capire e gestire processi tra loro

40 DMAIC è l’acronimo di “Define, Measure, Analyze, Improve, Control”, ovvero le cinque fasi che compongono il Six Sigma; quest’ultimo è un modello di gestione, basato su un’analisi statistica, che mira a gestire i processi aziendali e a portare sotto controllo gli aspetti di variabilità che ne riducono l’efficienza e i livelli di servizio attesi. Nel pratico, mira ad ottenere 3,4 parti per milione di difettosità sui processi ripetitivi, eliminando così sprechi ed errori con conseguente migliore performance qualitativa per il cliente e finanziaria per l’azienda.

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correlati come fossero un sistema contribuisce all’efficacia e all’efficienza

dell’organizzazione nel conseguire i propri obiettivi.

In questo contesto, il SGQ comprende, oltre ai processi di tipo realizzativo

(quelli cioè che contribuiscono direttamente alla realizzazione del

prodotto o all’erogazione del servizio), anche processi relativi alla

gestione, al monitoraggio, alle misurazioni.

Questo viene schematizzato nella figura 3.8, che fornisce maggiori dettagli

sul tipo di processi che rientrano tipicamente sotto il SGQ e che sono

presentati nei quattro capitoli della ISO 9001:2000 e ISO 9004:2000.

Figura 3.8: Rappresentazione schematica dei processi tipici di un SGQ, con riferimento alla figura 3.7. (Fonte: http://www.paolomazzoni.it)

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A sostegno dell’applicazione del ciclo PDCA si hanno a disposizione i

sette strumenti statistici, utili per la valutazione e la risoluzione dei

problemi qualitativi riscontrabili nei prodotti e nei processi produttivi.

Il merito della divulgazione di questi strumenti è attribuibile a Kaoru

Ishikawa, il quale è stato in grado di semplificarli e promuoverne l’utilizzo

all’interno dell’industria per il Controllo della Qualità.

Nel libro “Guida al controllo di qualità”, Ishikawa descrive in modo

semplice e pratico gli strumenti con l’intento di fornire mezzi a chiunque

debba risolvere concreti problemi industriali di miglioramento della

qualità.

I sette strumenti per la Qualità sono:

� Foglio raccolta dati: consiste in un elenco di caratteristiche di

prodotti o processi in ordine di priorità di analisi.

� Istogramma: consente una rappresentazione sintetica secondo una

distribuzione statistica dei dati.

� Diagramma causa-effetto (o di Hishikawa): per ciascun problema

viene mostrata la relazione esistente tra l’effetto e le cause che lo

hanno generato. Le 4 categorie di cause alle quali ogni effetto è

riconducibile vengono denominate le “4M” e sono: materiali,

manodopera, macchine e metodi di produzione.

� Diagramma di Pareto: si basa sull’assunto che alla base di un

problema solo poche cause, chiamate cause vitali, sono le

responsabili del fatto; saranno quindi queste le sole da analizzare

per ottenere la risoluzione.

� Analisi di stratificazione: consiste nel suddividere i dati raccolti in

gruppi omogenei, o strati, con lo scopo ultimo di avere una

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migliore comprensione del fenomeno che si vuole analizzare,

ottenendo delle informazioni nascoste nei dati stessi.

� Diagramma di correlazione: ha come obiettivo quello di

individuare l’esistenza o meno di una relazione tra due o più

variabili.

� Carta di controllo: usata per verificare se un processo produce

risultati in linea con quelli attesi e con la variabilità attesa,

basandosi sulle due fonti principali di variabilità: le cause comuni,

legate a eventi prevedibili inerenti alle caratteristiche tecniche, e le

cause speciali, relative a eventi non previsti e non dipendenti dal

naturale funzionamento del sistema.

3.4 La gestione della documentazione.

La normativa ISO 9001:2008 richiede una gestione della documentazione

del SGQ strutturata e ben organizzata; i documenti richiesti dalla

normativa possono essere riassunti dalla piramide documentale della

figura 3.9:

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Figura 3.9: La piramide documentale. (Fonte: appunti del corso di “Gestione del sistema qualità” della Prof.ssa Stefania Zanda a.a. 2009-10)

Questi documenti sono tenuti sotto continuo controllo e aggiornamento da

parte del Responsabile della Gestione della Qualità dell’azienda.

Se non specificato altrimenti, la documentazione è pubblica.

La documentazione di un sistema di gestione per la qualità deve

includere:

a) dichiarazioni documentate sulla politica e gli obiettivi per la

qualità;

b) un Manuale della qualità, ovvero il documento che descrive il SGQ

di un’organizzazione;

c) le procedure documentate richieste dalla norma internazionale;

d) i documenti necessari all’organizzazione per assicurare l’efficace

pianificazione, funzionamento e controllo dei suoi processi;

e) le registrazioni richieste dalla norma internazionale.

.

Procedure

Istruzioni di lavoro

Moduli - Registrazioni

Manuale

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Si definisce "Politica della qualità" un documento nel quale la Direzione

descrive, in maniera formale, i propri principi della qualità e le proprie

linee guida, sulla base delle quali definirà gli obiettivi per la qualità ed i

processi necessari a conseguirli.

L’Alta Direzione deve assicurare che questa sia appropriata alla mission 41

dell’azienda, sia orientata al soddisfacimento dei requisiti e al

miglioramento continuo dell’efficacia del SGQ, preveda un quadro

strutturale per definire e riesaminare la vision42 per la qualità, sia

comunicata e compresa dall’organizzazione e sia sottoposta ad un

periodico riesame per valutarne la continua idoneità.

La Politica e gli Obiettivi della qualità sono contenuti all’interno del

Manuale della Qualità.

Il Manuale della qualità è il documento che descrive il Sistema di gestione

per la qualità di un’azienda, quindi come è organizzata un’azienda e

secondo quali regole; rappresenta il documento più importante e viene

redatto per primo, a cura del Responsabile del SGQ.

Il manuale può essere preparato in forma sintetica, con approfondimenti

nelle procedure gestionali, o in forma estesa con procedure gestionali più

snelle; il documento si modifica adattandosi alla dimensione ed alla

complessità delle attività svolte dalla organizzazione.

Il Manuale Qualità è il documento più critico da gestire in quanto, da una

parte dovrebbe essere il più immutabile possibile, dall’altra facilmente

aggiornabile per i continui mutamenti esistenti all’interno del sistema (es.

si pensi al settore dei servizi della medicina di Laboratorio).

41 La mission aziendale è il suo scopo ultimo, la giustificazione stessa della sua esistenza e, al tempo stesso, ciò che la contraddistingue da tutte le altre. 42 La vision individua l'insieme degli obiettivi di lungo periodo che il Top Management vuole definire per la propria azienda; comprende anche la visione generale del mercato e l'interpretazione di lungo periodo del ruolo dell’azienda nel contesto economico e sociale.

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Utile e valida alternativa è quella di asportare dal manuale tutta la

documentazione prevedibilmente a rischio di continui aggiornamenti,

creando un’appendice con l’elenco degli allegati, che saranno gestiti

autonomamente.

Secondo la norma, il Manuale deve contenere il campo di applicazione del

SGQ e la giustificazione delle eventuali esclusioni, un richiamo alle

eventuali procedure documentate predisposte e una descrizione delle

interazioni tra i processi.

Per perseguire l’obiettivo della completa formalizzazione del sistema, le

norme ISO 9001:2008 e 9004:2009 richiedono che il manuale venga

supportato da documenti integrativi quali procedure documentate,

registrazioni per la qualità richieste dalla norma stessa e altri documenti

necessari all’organizzazione per controllare e monitorare i propri processi.

La Procedura, che può essere gestionale o tecnica, è una descrizione

dettagliata e standardizzata dell'attività da svolgere, di come deve essere

svolta, da chi e in quali circostanze.

Una procedura ben definita deve descrivere l'attività nel suo insieme; in

aggiunta può definire autorità, responsabilità, materiali e documenti

necessari.

La norma prefigge che i documenti siano tenuti costantemente sotto

controllo; per fare ciò sono necessarie delle già citate procedure

documentate, che devono essere poste in atto e tenute aggiornate.

Le procedure documentate esplicitamente richieste dalla norma sono le

seguenti:

� Tenuta sotto controllo dei documenti;

� Tenuta sotto controllo delle registrazioni della qualità;

� Tenuta sotto controllo dei prodotti non conformi;

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� Verifiche ispettive interne;

� Azioni correttive;

� Azioni preventive.

Le Istruzioni operative sono documenti che descrivono le modalità con

cui sono eseguite specifiche attività quali, per esempio, cicli di

lavorazione, e controlli del prodotto finito.

A titolo puramente semplificativo, si può schematizzare quanto segue:

- Manuale della Qualità: è il documento che formalizza “chi fa cosa”:

- Procedura: è il documento che dettaglia il “cosa” e formalizza il “che”,

“come”, “dove” e “quando”;

- Istruzione: è il documento che formalizza il “come” nel caso di attività

complesse, andando nel dettaglio della procedura.

Altri atti, come i Moduli e le Registrazioni, assicurano il quotidiano

svolgimento delle attività per la qualità; nello specifico, le registrazioni

possono essere redatte in forma cartacea o elettronica, permettono di

valutare l’efficacia del SGQ, riportano i risultati ottenuti ed evidenziano le

attività svolte.

L’adozione di un Sistema Qualità da parte di una qualsiasi struttura si

traduce nell'adozione di opportuni documenti di sistema, che descrivono e

servono a gestire l’intero Sistema Qualità.

I vantaggi derivanti da una corretta documentazione descrittiva del

Sistema Qualità possono essere:

a) Interni:

- riduzione di errori nelle attività ripetitive: l’utilizzo di

procedure standard e definite come documenti di sistema

riduce gli errori causati spesso da una libera interpretazione

delle operazioni da svolgere su determinate attività ripetitive.

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- maggiore informazione sulla realtà operativa delle strutture: il

personale interessato potrà fare riferimento ai documenti di

sistema per attingere a determinate informazioni operative,

anche in assenza di addetti esperti.

- salvaguardia del know-how della struttura: ogni procedura,

nella sua ultima versione, è il risultato di esperienze e idee

innovative di determinate persone. Assenze o dimissione di

queste persone hanno un impatto minore se i risultati da loro

raggiunti nell’ambito aziendale sono facilmente individuabili e

ripetibili.

- formazione di nuovo personale: il personale neo-assunto o

adibito a nuove mansioni potrà fare auto-addestramento

attraverso i capitoli del manuale e le relative procedure

riguardanti il settore a cui è destinato.

- riferimento ai fini di un miglioramento continuo: il Manuale

deve costituire un continuo riferimento non solo per

l’applicazione del Sistema, ma anche per un suo

aggiornamento.

b) Esterni:

- trasparenza del Sistema Qualità al “sistema cliente”.

- trasparenza del Sistema Qualità agli enti preposti ai controlli.

3.5 Il progetto qualità.

In considerazione del tipo di mercato nel quale opera, l’azienda dovrebbe

ritenere fondamentale, per il successo, il controllo dei fattori che

influenzano la qualità del prodotto e del servizio fornito.

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Pertanto, in linea con le normative relative all’assicurazione della qualità,

l’organizzazione dovrebbe prefiggersi di garantire ai prodotti e ai servizi

forniti quei requisiti di qualità che soddisfano appieno le aspettative del

cliente e di migliorare continuamente nel tempo lo standard qualitativo,

quale salvaguardia degli interessi dell’azienda stessa.

A tale scopo, al fine di migliorare e consolidare le prestazioni aziendali, la

propria immagine e la competitività, la cooperativa dovrebbe perseguire i

seguenti obiettivi:

- analizzare le esigenze espresse o implicite del cliente e collaborare per

una compiuta definizione dei requisiti contrattuali, conservando e

migliorando nel tempo tale rapporto di collaborazione;

- rispettare gli standard qualitativi preventivamente fissati e, nel

contempo, migliorarli conformemente a quelle che sono le esigenze del

cliente in termini di costo, affidabilità e disponibilità;

- garantire al cliente la documentazione idonea a consentirgli

l’immediata e piena utilizzazione del prodotto e del servizio fornito;

- assistere il cliente durante il ciclo di vita del prodotto fornito affinché

ne ottimizzi l’utilizzazione;

- assicurare che i prodotti e servizi forniti rispondano ai requisiti di

sicurezza e di legge ed ai regolamenti nazionali ed internazionali;

- coinvolgere il fornitore come parte integrante dell’azienda.

Per raggiungere gli obiettivi suddetti, l’azienda dovrebbe attuare un

programma di assicurazione della Qualità finalizzato all’attuazione di un

Sistema di Conduzione Aziendale per la Qualità che, attraverso la

definizione delle strutture organizzative, delle responsabilità, delle

procedure operative e delle risorse, consenta di prevenire le eventuali

carenze del prodotto e del servizio fornito e che autonomamente adotti

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azioni correttive e preventive, durante le attività che influenzano la

gestione di qualità dell’azienda.

Tale programma, identificabile in Azienda come Progetto Qualità, deve

consentire all’Azienda di dotarsi di un Sistema Qualità certificato in

accordo con le prescrizioni delle norme UNI EN ISO della serie 9000 tale

da assicurare che:

- i prodotti e i servizi forniti soddisfino effettivamente le esigenze e le

aspettative del Cliente;

- sia possibile prevenire i problemi, invece di limitarsi ad intervenire

dopo che siano stati rilevati;

- sia possibile attuare il miglioramento continuo dei processi aziendali:

Esso deve interessare tutte le attività aziendali, in modo più specifico

quelle direttamente coinvolte nel conseguimento degli standard di qualità,

e deve concretizzarsi nella definizione dei concetti guida

dell’assicurazione della qualità formalizzati in procedure operative interne

rivolte al personale aziendale.

Le fasi del Progetto Qualità si possono così sintetizzare:

Fase 1 - Scelta della norma UNI EN ISO 9001, o 2 o 3 da prendere a

riferimento.

Fase 2 - Esecuzione di un check-up aziendale secondo la norma presa

a riferimento.

Fase 3 - Analisi del check-up aziendale e definizione di un piano di

intervento operativo.

Fase 4- Nomina del rappresentante dell’Alta Direzione.

Fase 5 - Costituzione del Team Qualità.

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Fase 6 - Definizione e divulgazione della Politica Aziendale per la

Qualità.

Fase 7 - Identificazione dello scopo della certificazione.

Fase 8 - Formazione del Team Qualità sui concetti base della Qualità e

sulla norma presa in riferimento.

Fase 9 - Predisposizione e divulgazione delle procedure operative

gestionali e tecniche e progettazione della relativa modulistica.

Fase 10 - Avviamento dell’applicazione delle procedure operative e

della relativa modulistica.

Fase 11 - Applicazione sistematica delle procedure operative e

compilazione della relativa modulistica.

Fase 12 - Formazione del Team Qualità all’esecuzione delle verifiche

ispettive interne.

Fase 13 - Esecuzione di un ciclo completo di verifiche ispettive interne.

Fase 14 - Predisposizione e divulgazione del Manuale della Qualità.

Fase 15 - Formazione del Team Qualità su metodologie e tecniche per il

miglioramento continuo.

Fase 16 - Identificazione e misurazione di indicatori della qualità e

definizione di obiettivi di miglioramento.

Fase 17 - Esecuzione di un riesame del Sistema Qualità.

Fase 18 - Scelta dell’Organismo di Certificazione.

Fase 19 - Esame documentale da parte dell’Organismo di certificazione

prescelto.

Fase 20 - Verifica iniziale sul campo da parte dell’Organismo di

Certificazione prescelto

Fase 21 - Mantenimento della certificazione (verifiche di mantenimento)

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Riassumendo quanto appreso finora dai precedenti paragrafi (figura 3.10),

possiamo affermare che l’azienda parte da una Politica di qualità

aziendale, ispirata al Total Quality Management e che coinvolge l’intera

organizzazione, fino a confluire in un Sistema di gestione della qualità,

costruito attraverso le fasi del Progetto qualità.

Il Sistema di gestione della qualità si espleta attraverso il Manuale della

Qualità e tutto è attuato con l’obiettivo finale di ottenere la certificazione

aziendale in base alla normativa ISO.

Figura 3.10: schematizzazione del Sistema di Gestione della Qualità. (Fonte: appunti del corso di “Gestione del sistema qualità” della Prof.ssa Stefania Zanda a.a. 2009-10)

Politica di Qualità aziendale

Certificazione

Sistema di Gestione della Qualità

Manuale della Qualità

STRUMENTO

OBIETTIVO

MEZZO

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100

Capitolo IV

La qualità nei servizi: il caso pratico.

4.1 I servizi.

Nell’epoca attuale, in contesti sociali ed economici evoluti come quelli dei

paesi occidentali, i servizi si configurano come le principali attività, sia da

un punto di vista qualitativo, che quantitativo.

In concomitanza con il trasferimento di molte produzioni manifatturiere,

in paesi meno avanzati e caratterizzati da manodopera a basso costo e con

la contrazione dell’occupazione nelle attività agricole, effetto

dell’applicazione di nuove tecnologie e sistemi di automatizzazione, si è

registrato, negli ultimi decenni, un continuo e costante sviluppo del

terziario.

Oltre il 70% della popolazione occupata lavora, oggi, nel settore dei servizi

e lo stesso settore è sempre in evoluzione, con la continua comparsa di

nuove figure professionali e profili societari.

La fruizione di servizi è così diventata un’esperienza abituale per ciascun

cittadino: fare la fila agli sportelli delle poste, richiedere un certificato

presso un ufficio della Pubblica Amministrazione, richiedere prestazioni

mediche presso un ambulatorio, effettuare uno spostamento con un mezzo

di trasporto pubblico, aprire un conto corrente in banca, sono tutti esempi

molto comuni di interazione tra utente ed azienda/ente erogatore di

servizi.

Tuttavia, a fronte di una tale forte presenza dei servizi nella nostra

quotidianità, fornire una definizione di esso non è particolarmente

agevole.

In letteratura si trovano diverse definizioni, attribuibili ad autori che

hanno focalizzato i loro studi sul management dei servizi ed elaborato

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teorie specifiche che mettono in luce aspetti particolari della problematica:

Juran, Ishikawa, Normann sono solo alcuni di questi.

Per giungere ad un’espressione completa, onnicomprensiva ed attuale del

concetto di servizio è utile partire dal considerare singolarmente i

principali elementi che ne fanno parte, che sono:

• Il cliente;

• La soddisfazione di bisogni/esigenze;

• Le relazioni tra cliente e azienda;

• Il processo di erogazione.

Un’analisi del genere non può non cominciare dall’elemento

fondamentale, che è la figura del cliente e la ricerca della sua

soddisfazione: il cliente non rappresenta un utilizzatore passivo di ciò che

gli fornisce l’azienda, ma diviene parte attiva, in base a una logica di

bidirezionalità delle relazioni e di scambi di informazioni e sensazioni.

Lo sguardo costante alla customer satisfaction garantisce una crescita

dell’azienda, che si concretizza non solo in risultati economici, ma anche e

soprattutto, nello sviluppo di più stretti rapporti e feedback con la

clientela/utenza, in un arricchimento dell’esperienza, del know-how, della

conoscenza del servizio all’interno della stessa organizzazione che lo ha

progettato e lo eroga.

Il successivo elemento da prendere in considerazione è l’insieme dei

benefici che il servizio reca a chi ne è il fruitore: è evidente che il cliente si

avvicina all’azienda di servizi per trarne un vantaggio in base alle proprie

esigenze e bisogni.

Si può però distinguere, come suggerisce Normann, tra la soddisfazione

dei bisogni veri e propri, a cui punta il “servizio primario”, cioè il business

centrale dell’impresa, e la soddisfazione dei desideri, cioè di esigenze non

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chiaramente definite e dichiarate dal cliente, che viene realizzata con un

certo numero di “servizi periferici”: questi, arricchiscono l’attività

imprenditoriale e, nella maggior parte dei casi, costituiscono i principali

elementi di differenziazione e di costruzione di un vantaggio competitivo.

Per soddisfare i suoi bisogni, dichiarati o latenti, il cliente deve quindi

entrare in contatto con l’azienda, ovvero con altri individui.

Nelle attività di servizi è fondamentale il ruolo del fattore umano: essendo

le possibilità di standardizzazione limitate, le capacità relazionali del

personale di front-line43 e l’esperienza e abilità degli addetti al back-office44

divengono condizione necessaria per il successo dell’azienda.

Spesso il personale costituisce l’unica interfaccia tra l’organizzazione e il

cliente, per cui rappresenta, in prima persona, l’immagine dell’azienda,

quindi l’azienda stessa.

Tramite questo canale, fluiscono informazioni, conoscenze, abilità,

sensazioni; nonostante gli addetti al front-line occupino in genere i livelli

più bassi dell’organigramma, il loro ruolo è perciò basilare, ed accurati

processi di selezione e formazione sono vitali per soddisfare le esigenze

relazionali della clientela.

Infine, è evidente come il concetto di servizio sia l’espressione di un

processo: tutte le attività aziendali, dall’iniziale analisi dei bisogni del

cliente, alla gestione del post-servizio, ai feed-back provenienti dalla stessa

utenza, possono essere schematizzate e rappresentate mediante

diagrammi di flusso.

43 Letteralmente “linea davanti”, indica l'insieme delle strutture di un'organizzazione che gestiscono l’interazione con il cliente. 44 Letteralmente “dietro ufficio”, è quella parte di un'azienda che comprende tutte le attività proprie dell'azienda, come il sistema di produzione o la gestione. In pratica, il back

office è tutto ciò che il cliente (o l'utente) non vede, ma che consente la realizzazione dei prodotti o dei servizi a lui destinati.

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Analogamente agli schemi di flusso dei processi produttivi nell’industria

manifatturiera, questi permettono di esprimere la sequenza delle cose da

fare e di rendere più agevole la standardizzazione, quanto meno teorica,

del processo di erogazione.

Inoltre, si possono così individuare responsabilità, istituire punti di

controllo e monitoraggio, ed effettuare valutazioni di efficienza ed

efficacia delle prestazioni offerte.

In conclusione, considerando le varie componenti citate, ed aggregandole,

si può pervenire ad una definizione del concetto di servizio

sufficientemente completa ed esaustiva:

“Il servizio è un processo di interscambio finalizzato alla soluzione

di problemi, alla soddisfazione di bisogni e dei desideri di persone

singole o collettive e imprese che si attua mediante il trasferimento

reciproco di informazioni, conoscenza, abilità, lavoro,

appartenenza, sicurezza o disponibilità ad usare individualmente

o/e temporaneamente beni/strumenti o il trasferimento di risorse

naturali.”45

Dopo aver fornito questa definizione, è opportuno analizzare le

caratteristiche intrinseche dei servizi, cioè gli aspetti che li differenziano

profondamente dal settore manifatturiero; in virtù di tali peculiarità, sono

necessari approcci e tecniche differenti da quelle tradizionali, nella

costruzione di un efficace sistema di gestione della Qualità.

Le caratteristiche tecniche proprie dei servizi sono fondamentalmente sei:

45 Definizione tratta da “Normann, R. (1992). La gestione strategica dei servizi, Milano: Etas Libri.

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1. Intangibilità: il servizio, in sé e per sé, non è un’entità fisicamente

definita e delineata, benché possa essere associato a supporti

materiali ben determinati. Risulta, pertanto, necessario un forte

sforzo da parte dell’azienda nel dichiarare anticipatamente, in

maniera adeguata, il profilo ed i confini dei servizi offerti,

fornendone una descrizione chiara, dettagliata e veritiera; in tal

modo il cliente, opportunamente informato, potrà verificare

puntualmente l’affidabilità dell’azienda, cioè la rispondenza delle

prestazioni ricevute agli standard dichiarati, con un metro di

paragone oggettivo e non determinato dalle sue aspettative

teoriche.

2. Contestualità: mentre un prodotto può essere costruito in un luogo,

immagazzinato e poi venduto e utilizzato in un altro luogo, a

distanze di tempo che possono essere anche molto lunghe, nel

servizio la fase di produzione e quella di fruizione coincidono,

eliminando la possibilità di immagazzinamento. Il fatto che non ci

siano possibilità di conservazione comporta che la qualità o la non

qualità delle prestazioni si presentano direttamente alla percezione

del cliente, senza alcun filtro; il personale di front-line ha, dunque,

una grande responsabilità, dipendendo da esso la capacità di

ispirare da subito fiducia nel cliente, di trovare con tempestività

risposta alle sue domande, di saper fronteggiare in tempo

l’insorgere di disservizi o inconvenienti. Il fattore tempo

rappresenta, così, una variabile critica, così come la scelta di risorse

umane qualificate e preparate. Altra conseguenza dell’impossibilità

di immagazzinamento è la difficoltà di fronteggiare repentine

fluttuazioni della domanda: una pianificazione delle risorse deve

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tenere conto di questo, predisponendo un’eccedenza di mezzi

rispetto al livello individuato da un valor medio della domanda,

oppure accettando il rischio di incorrere in situazioni di inefficienza

più o meno frequenti. In ogni caso, è opportuna l’adozione di

un’organizzazione flessibile, capace di andare incontro alle diverse

situazioni che possono presentarsi; la costruzione di modelli di

previsione della domanda fondate sullo studio di dati storici e sulla

loro elaborazione statistica può aiutare a prendere decisioni nelle

fasi di pianificazione dell’erogazione del servizio.

3. Eterogeneità: altra prerogativa delle attività di servizio è la grande

variabilità delle condizioni e dei contesti di svolgimento, per cui i

processi di erogazione raramente si presentano due volte con le

stesse caratteristiche: ogni cliente ha le sue abitudini e le sue

attitudini, ma anche uno stesso cliente, in base alla situazione e agli

stati d’animo, può presentare esigenze, attese e richieste differenti.

D’altra parte, lo stesso personale dell’azienda può presentare

modalità differenti di porsi, di svolgere i propri compiti, di

rispondere alle domande, di mostrare cortesia e disponibilità, in

funzione di numerose variabili ambientali, funzionali e caratteriali.

4. Standardizzazione limitata: proprio in virtù della forte

eterogeneità delle attività di erogazione, risulta particolarmente

difficile, se non, in alcuni casi, impossibile, pervenire a una loro

standardizzazione. In particolare, la quantificazione, cioè la

misurazione di parametri o caratteristiche, può essere più o meno

agevole, ma sicuramente non tutte le variabili e i fattori che

determinano la configurazione di un servizio sono valutabili con le

stesse modalità e con la stessa oggettività. Si possono individuare

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tre categorie di elementi: misurabili e standardizzabili, cioè

elementi valutabili quantitativamente (es. misure di tempo, di

temperatura ambientale, di pressione sanguigna); elementi

standardizzabili in termini di comportamenti attesi, ma non

quantificabili numericamente (es. le procedure che un’infermiera

deve seguire per somministrare una certa terapia ai pazienti);

elementi non standardizzabili e misurabili solamente in termini di

percezione del cliente, individuabili attraverso indagini di customer

satisfaction (es. la capacità di rassicurazione del personale medico in

un ospedale).

5. Rilevanza delle risorse umane: una prerogativa basilare nelle

imprese di servizi è l’essere intensive in risorse umane. Come già

detto, il personale di front-office riveste il ruolo fondamentale di

rappresentante dell’immagine dell’azienda e da esso dipende, in

massima parte, la soddisfazione del cliente rispetto alle prestazioni

erogate; il back-office e le altre funzioni aziendali hanno invece il

compito di pianificare le caratteristiche del servizio e le modalità di

erogazione, sulla scorta delle informazioni in possesso sul cliente,

sui suoi bisogni e sulle sue aspettative, e di supportare

adeguatamente il personale di contatto. La principale leva di

miglioramento per l’impresa di servizi è, perciò, l’azione sulle

risorse umane: solo coinvolgendo tutti, dai più bassi livelli fino ai

vertici dell’organigramma, nella mission aziendale, si può

perseguire l’obiettivo di una crescita continua nella direzione della

qualità.

6. Possibilità del disservizio: principalmente a causa della

contestualità di erogazione e fruizione, delle limitate possibilità di

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standardizzazione e della forte dipendenza dei risultati dalle

capacità delle risorse umane, si ha la possibilità del verificarsi di

disservizi, intrinseca alla logica stessa di erogazione di prestazioni

in ambiti complessi e condizionati da numerosi fattori. Proprio

perché l’inconveniente è sempre dietro l’angolo, è fondamentale,

per l’azienda che voglia mantenere la fiducia dei propri utenti,

adottare una serie di iniziative atte a ridurre gli effetti di eventi

accidentali e ad impostare fitte relazioni con il cliente per

rassicurarlo, informarlo e dimostrargli la volontà di intervento per

un miglioramento continuo. Come sostengono Parasuraman,

Zeithaml e Berry46: “la cosa più importante che un’impresa di servizi può

fare è essere affidabile, cioè erogare il servizio in modo fidato e preciso…

fornirlo correttamente sin dalla prima volta. Quando sorge un problema,

però, non tutto è perduto… a meno che l’azienda non lo ignori. In altre

parole, risolvendo la questione con soddisfazione del cliente e fornendo il

servizio in modo assolutamente corretto la seconda volta, la società può

migliorare in modo significativo i tassi di fidelizzazione del cliente”.

Si sono, finora, fornite indicazioni di carattere generale sulla realtà dei

servizi: l’analisi del concetto di servizio effettuata e le caratteristiche

peculiari dei servizi enunciate possono adattarsi a contesti anche molto

differenti tra di loro.

In effetti, l’ambito dei servizi è quanto mai vasto: ne fanno parte aziende

private e pubbliche, enti statali, pubbliche amministrazioni, banche;

soggetti che operano in mercati diversi e con metodologie poco

confrontabili tra loro.

46 Tratta dal libro “Zeithaml, Parasuraman, Berry. (1991). Servire Qualità. Milano:McGraw-Hill, p. 40.

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In letteratura, si trovano numerosi criteri di classificazione dei servizi,

legati a proprietà e caratteristiche differenti: si possono, ad esempio, citare

le dicotomie tra servizi individuali e collettivi, servizi pubblici e privati,

servizi resi da persone e servizi erogati da macchine, servizi resi a scopo di

lucro e servizi senza fini di lucro, servizi che prevedono uno stretto

contatto con i clienti e servizi che comportano una blanda interazione.

Tuttavia, è possibile presentare molti esempi di servizi che non rientrano

in maniera ben definita in una categoria specifica, per cui non sono

facilmente classificabili.

Il criterio di classificazione dei servizi più utilizzato, comunque, si basa sul

livello di tangibilità dell’output dell’impresa, ovvero sull’aliquota di beni e

servizi prodotti.

Su una scala virtuale che abbia ad un estremo il caso ideale di un’impresa

che fornisca esclusivamente prodotti (100% prodotto) e, all’altro estremo,

un’impresa che eroghi esclusivamente servizi (100% servizio), si possono

posizionare le varie tipologie di impresa (Figura 4.1)

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109

Figura 4.1: Esempi di mix prodotto-servizio in diverse realtà industriali. (Fonte: rielaborazione propria)

Ogni impresa si presenta come output di un mix di beni e servizi: ad

esempio, nelle industrie manifatturiere, spostate sul versante del prodotto,

esistono sempre alcuni servizi di base quali garanzie, servizi informativi,

servizi di customer care; in imprese di servizi, d’altra parte, è sempre

individuabile la produzione di qualche forma di bene tangibile, come

documenti, pubblicazioni, titoli di viaggio.

Nella situazione attuale, si può riscontrare una tendenza in atto di

traslazione verso destra delle attività d’impresa: sempre maggiore

attenzione è prestata ai servizi complementari, che divengono, anche nel

settore manifatturiero, elementi di differenziazione importanti.

PRODOTTI SERVIZI

100% 70% 50% 25% 0 25% 50% 75% 100%

Fabbrica di automobili

Ristorante

Centro sanitario

Servizio di consulenza

Servizio alberghiero

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I servizi di supporto al settore primario e secondario rappresentano

dunque una risorsa strategica nei nuovi contesti operativi, sempre più

complessi e articolati.

Questi (ci si riferisce, ad esempio, alle attività di ricerca e sviluppo,

comunicazione, assistenza, gestione dei servizi informativi, formazione

del personale, manutenzione) operano, infatti, su aspetti critici quali

l’informazione e la conoscenza.

Nel contesto delle imprese prettamente di servizi (alle persone o alle

imprese), la metodologia di classificazione precedentemente enunciata

permette di posizionare le differenti realtà in base al contenuto di prodotto

ad esse associato.

Si può dunque effettuare una distinzione di massima tra servizi ad alto

contenuto di prodotto e ad alto contenuto di servizio: i primi sono quelli in

cui il principale oggetto di interscambio tra azienda e utente è un bene

fisico; vi si possono annoverare, tra gli altri, i ristoranti, i servizi a

contatore (erogazione di acqua, luce, gas, ecc.), gli esercizi commerciali, i

trasporti, le strutture sanitarie, i servizi di accoglienza; i servizi ad alto

contenuto di servizio sono, invece, caratterizzati da trasferimenti di

conoscenze, competenze, lavoro, sicurezza; ne fanno parte ad esempio il

mondo dell’istruzione, agenzie immobiliari, strutture previdenziali, centri

di formazione, società di consulenza, banche, e così via.

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4.2 L’impresa di servizi.

Le imprese di servizi presentano caratteristiche, struttura e organizzazione

necessariamente differenti dalle aziende tradizionali, impiegate nelle

attività di produzione.

Pur con la cautela necessaria nell’accomunare settori anche molto diversi,

si può delineare un insieme di caratteristiche, a livello generale, che le

imprese di servizi dovrebbero avere per svolgere adeguatamente le

proprie attività:

a) Impresa intensiva in capitale umano. Il fattore umano rappresenta

un elemento strategico, sia quantitativamente che qualitativamente,

e di conseguenza rilevante è il ruolo delle attività di organizzazione

e formazione del personale.

b) Basso numero di livelli gerarchici. Un organigramma piatto

richiede che la distanza tra il top management e il personale di

front-line non sia eccessiva, agevolando le comunicazioni tra le

risorse a stretto contatto con l’utenza e gli alti livelli dirigenziali. In

questo modo, il management può venire a conoscenza più

facilmente delle modalità concrete di erogazione del servizio ed

agire in termini di pianificazione, per plasmare il servizio alle reali

esigenze del cliente. Questo duplice flusso, informativo verso l’alto

e dispositivo verso il basso, sarebbe, invece, ostacolato da una

struttura organizzativa con numerosi “filtri” intermedi.

c) Presenza di canali di interazione con l’utente. Nell’ottica di

“conoscere il cliente” e di adeguarsi ai suoi desideri, l’impresa di

servizi deve predisporre tutte le possibili misure per ricevere

informazioni direttamente da coloro che meglio conoscono le reali

prestazioni offerte, cioè i fruitori del servizio. Ogni reclamo,

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osservazione, proposta dovrebbe essere opportunamente valutato e

studiato, quale possibile fonte di miglioramento interno, tramite

l’innesco di adeguati interventi. D’altra parte, se è vero, come

emerge da una celebre ricerca TARP (Technical Assistance Research

Programs Institute), che dietro ogni reclamo pervenuto ci sono altri

26 clienti insoddisfatti che non reclamano, è evidente che ignorare

informazioni così preziose non significa ignorare singoli individui,

ma intere fasce della propria utenza.

d) Necessità di un sistema di comunicazioni interne efficace. I processi

di comunicazione tra front-line e alta dirigenza, favoriti da una

ridotta distanza gerarchica, vanno incentivati attraverso canali di

comunicazione interni, sia di tipo formale come report, relazioni e

comunicati, che di tipo informale, ovvero la possibilità di

discussione ed interazione tra i vari livelli gerarchici.

e) Capacità comunicative verso l’esterno. Fondamentali sono le

comunicazioni aziendali alla clientela: un’esatta definizione dei

servizi offerti è essenziale perché i clienti possano giudicarli di

qualità elevata. È necessario fornire un’immagine realistica delle

potenzialità dell’azienda, e non avventurarsi in promesse eccessive

e non realizzabili: se la pubblicità, gli addetti alla vendita o

qualsiasi altro tipo di comunicazione esterna creano aspettative

illusorie nei clienti, questi rimarranno immancabilmente delusi

dalle esperienze reali di servizio. La funzione marketing dovrà,

allora, essere capace di divulgare un’immagine adeguata

dell’azienda, e a tale scopo dovrà agire a stretto contatto con l’area

operativa, per conoscere appieno quanto accade nelle reali

situazioni di servizio. Quest’ultima, d’altra parte, dovrà poi essere

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capace di mantenere gli standard definiti di comune accordo e

pubblicizzati alla clientela.

f) Leadership autorevole. Il top management, nell’impresa di servizio,

deve essere capace di favorire la condivisione degli obiettivi

aziendali da parte di tutti i livelli gerarchici: nei servizi, tutti sono

responsabili della qualità e, quindi, del successo

dell’organizzazione. È necessaria una forte assunzione di

responsabilità ai più alti livelli dirigenziali, per costruire e

diffondere una cultura aziendale orientata all’ottenimento dei

risultati prefissati. Il coinvolgimento di tutti alla mission aziendale,

ottenibile nel tempo grazie agli sforzi di dirigenti dall’autorità

unanimemente riconosciuta, genera motivazioni e consenso,

uniformità di prestazioni, sforzo per il rispetto degli standard

fissati.

g) Necessità di sistemi di supervisione e controllo adeguati. È ormai

chiaro che l’intangibilità dei servizi li rende in qualche misura

aleatori, difficilmente standardizzabili e faticosamente misurabili.

Tuttavia, l’impresa di servizi non può tralasciare le attività di

monitoraggio delle prestazioni realmente fornite: il controllo

dell’output, necessario per rilevare in tempo scostamenti dagli

standard e distanza dagli obiettivi stabiliti, deve essere effettuato

con particolare attenzione. La misura delle variabili, qualitative o

quantitative, che determinano il servizio reso richiede una seria

attività di studio e analisi di quest’ultimo, alla ricerca dei fattori che

realmente ne condizionano il livello di qualità.

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4.3 La qualità nei servizi.

Le tematiche della qualità sono entrate prepotentemente a far parte

dell’universo dei servizi, sia nel campo privato (dove qualità implica

efficienza, e dunque maggior redditività) che nel pubblico (dove la qualità

è incentivata da stato ed amministrazioni, nell’ottica di fornire servizi

migliori ai cittadini, incrementando così la qualità della vita).

In tale ambito, la definizione di qualità dell’ASQC47 può essere sintetizzata

nella formula:

Q = Prestazioni aziendali

Bisogni del cliente

Il servizio può dirsi di qualità se Q≥1, ovvero se ciò che l’azienda offre è

pari o superiore alle aspettative dell’utente; detto in termini più tecnici, se

la qualità attesa è almeno uguale a quella percepita dal cliente.

Appare evidente che controllare la qualità nei servizi risulta più

complesso ed aleatorio: si tratta non solamente di rispettare specifiche

progettuali, ma di dominare anche fattori intangibili e non quantificabili,

come desideri e sensazioni.

L’influenza dei principi della Qualità Totale (che avevano garantito il

successo imprenditoriale nelle produzioni manifatturiere), investendo il

settore dei servizi, ha dato un forte impulso alla ricerca dell’eccellenza,

contribuendo alla nascita di una cultura della qualità intesa come fattore

determinante da tenere in considerazione in ogni attività e ogni funzione

aziendale.

47 Per la definizione si rimanda a p. 13 paragrafo 1.2.

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Secondo questa visione, non solo il front-line deve essere capace di

rispettare gli standard ed evitare errori o disservizi, ma tutto il sistema

azienda deve essere coinvolto nell’assicurare la qualità.

Questo può avvenire solo con una modifica della cultura aziendale di

fondo: sviluppo di relazioni improntate alla collaborazione reciproca tra le

funzioni e tra gli individui, costruzione di flussi informativi bidirezionali,

in orizzontale come in verticale, sostituzione dell’ottica del controllo “per

punire” con quella del monitoraggio “per migliorare”.

Lavorare in qualità può apparire, con una visuale poco lungimirante, un

inutile costo, non ripagato da un adeguato aumento dei profitti nel breve

periodo; in realtà, migliorare sostanzialmente il servizio tramite

investimenti in qualità porta ad un miglioramento delle percezioni presso

l’utenza e questo si traduce in una maggior redditività. Nel lungo periodo,

inoltre, la qualità porta sia ad un’espansione del mercato che ad un

aumento della quota di mercato.

Ma l’effetto più importante dell’offrire servizi eccellenti è la creazione di

un legame di fiducia con il cliente che, se soddisfatto nei suoi bisogni,

continuerà a scegliere quei servizi, diventando per l’azienda una rendita

certa nel tempo.

Nel 1994, L. A. Crosby afferma che i clienti soddisfatti sono quelli che

suggeriscono a parenti e amici l'utilizzo di un dato servizio, divenendo

loro stessi un veicolo molto economico di pubblicità.

I clienti soddisfatti sono clienti leali e si stima che l'acquisire nuovi clienti

costi dalle cinque alle sette volte di più che riuscire a conservare i propri.

Per instaurare questo circolo virtuoso, la customer satisfaction è,

contemporaneamente, punto di partenza e d'arrivo, strumento e fine.

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Dopo essersi consolidata ed aver permeato l’intero ambito interno

all’impresa, la qualità si riflette anche all’esterno di questa, nei rapporti

con il cliente, con i fornitori e con tutti gli attori operanti nel tessuto socio-

economico in cui essa opera.

Il cliente non si trova più in una condizione di inferiorità rispetto

all’azienda, da cui è costretto a “subire” passivamente i servizi offerti,

bensì gli si offre la possibilità di interagire, di proporre, di scambiare

informazioni con gli operatori del servizio.

Dall’altro lato, il fornitore è coinvolto maggiormente nelle attività

dell’organizzazione, è responsabilizzato e spinto a collaborare per una

crescita reciproca.

L’efficienza e il successo di tali relazioni è agevolato dalla presenza di un

intorno socio-economico sviluppato, efficiente e che favorisca lo sviluppo.

In un circolo virtuoso la stessa azienda, se messa in condizione di offrire

elevati livelli di servizio, contribuisce a migliorare, con le sue prestazioni,

il clima sociale ed economico.

Un celebre studio, effettuato nel 1991 negli Stati Uniti da A. Parasuraman,

V. A. Zeithaml e L. L. Berry, ha portato alla conclusione che qualunque sia

il servizio offerto, si possono individuare delle caratteristiche della qualità,

del tutto generali e sempre valide.

Queste corrispondono ai criteri universalmente utilizzati dal cliente per

giudicare la qualità del servizio, ma, ovviamente, ciascuna di esse potrà

essere più o meno enfatizzata in funzione del contesto, del mix

prodotto/servizio, della partecipazione del cliente, della natura del

servizio.

Dalla ricerca americana scaturiscono le seguenti 10 dimensioni, che

possono essere utilizzate, nella maggior parte dei servizi, come base per la

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valutazione della qualità dei servizi da parte di aziende e clienti, e della

customer satisfaction da parte delle imprese:

1. Aspetti tangibili: strutture fisiche, attrezzatura, personale e

strumenti di comunicazione;

2. Affidabilità: capacità di erogare servizi promessi in modo affidabile

e preciso;

3. Capacità di risposta: volontà di aiutare gli utenti e di fornire

prontamente ed efficientemente il servizio;

4. Competenza: possesso delle abilità e delle competenze necessarie

all’erogazione del servizio;

5. Cortesia: gentilezza, rispetto, considerazione e cordialità del

personale verso i clienti;

6. Credibilità: fiducia, attendibilità e onestà dell’erogatore del servizio;

7. Sicurezza: assenza di pericoli, rischi o dubbi;

8. Accesso: accessibilità al servizio e facilità di contatto;

9. Comunicazione: tenere informati gli utenti usando un linguaggio

comprensibile ed ascoltarli rassicurandoli;

10. Comprensione del cliente: sforzarsi di conoscere gli utenti e le loro

esigenze.

Successivamente all’analisi, gli ultimi sette criteri utilizzati dai clienti per

la determinazione della qualità del servizio sono stati divisi in due

categorie riassuntive:

• capacità di rassicurazione: che comprende i criteri della competenza,

della cortesia, della credibilità e della sicurezza;

• empatia: che comprende i criteri di accesso, comunicazione e

comprensione del cliente.

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Sulla base di queste 5 dimensioni, ovvero aspetti tangibili, affidabilità,

capacità di risposta, capacità di rassicurazione ed empatia, è stato creato,

nel 1988, il Modello SERVQUAL, sempre per opera di Zeithaml,

Parasuraman e Berry.

Il Modello Servqual fa parte delle tecniche per l’analisi della customer

satisfaction e si fonda sugli scostamenti tra le attese e la percezione

dell’utente rispetto al servizio erogato dall’azienda.

L’analisi consiste in un questionario composto da tre sezioni: la prima è

organizzata in ventidue domande predefinite a risposta chiusa, che

vertono sulle cinque dimensioni della qualità del servizio e misura le

aspettative generiche dei clienti nei confronti dello stesso; la seconda

sezione verifica direttamente il giudizio dei clienti sull’importanza delle

cinque dimensioni; la terza sezione è organizzata come la prima e serve

per misurare il giudizio del cliente sul servizio erogato dall’azienda

oggetto di indagine (Figure 4.2 e 4.3).

Figura 4.2: Raggruppamento delle 22 domande del SERVQUAL in base alle 5 dimensioni. (Fonte: Zeithaml, Parasuraman, Berry. (2000). Servire Qualità. Milano: McGraw-Hill p.202)

Dimensione Proposizione relative alla dimensione Aspetti tangibili Proposizioni 1-4 Affidabilità Proposizioni 5-9 Capacità di risposta Proposizioni 10-13 Capacità di rassicurazione Proposizioni 14-17 Empatia Proposizioni 18-22

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Figura 4.3: Esempio di domande del modello SERVQUAL. (Fonte: rielaborazione da Zeithaml, Parasuraman, Berry. (2000). Servire Qualità. Milano: McGraw-Hill)

La soddisfazione viene vista come stato psicologico derivante da un gap

tra la valutazione dell’avvenuta esperienza di consumo e le attese del

consumatore in merito a tale esperienza.

Si approda così alla Teoria dei 5 gap, o Modello di Parasuraman: questa

afferma che una cattiva percezione della qualità del servizio è causata dal

divario tra le attese dei clienti (determinate dal passaparola, dalle esigenze

personali, dall’esperienza passata e dalle comunicazioni esterne) e le

percezioni sul servizio (Figura 4.4).

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Figura 4.4: Valutazione del cliente sulla qualità del servizio. (Fonte: rielaborazione da Zeithaml, Parasuraman, Berry. (2000). Servire Qualità. Milano: McGraw-Hill p.30)

Questo scostamento è la risultante della somma di altri quattro gap, dovuti

ad inefficienze in vari ambiti aziendali:

� Scostamento 1: divario tra le aspettative dei clienti e le percezioni

del management;

� Scostamento 2: divario tra le percezioni dei dirigenti e le specifiche

di qualità del servizio;

� Scostamento 3: divario tra le specifiche di qualità e le prestazioni

effettive;

� Scostamento 4: divario tra quanto promesso al cliente e il servizio

realmente erogato;

Nel dettaglio, il gap 1 si riferisce alla fase di "analisi delle esigenze del

cliente e del mercato": si determina per un’errata conoscenza del cliente da

parte del management.

Nello studio di questo e dei suoi bisogni, una percezione sbagliata delle

reali esigenze implica errori di valutazione nella definizione delle priorità

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e nell’allocazione delle risorse; tali errori sono la prima fonte di percezioni

di qualità scadente del servizio.

Il gap 2 è, invece, riconducile alla fase di "progettazione del servizio": si

può verificare quando le percezioni della dirigenza vengono tradotte in

specifiche progettuali ed è possibile che si verifichino difficoltà

interpretative ed esecutive, che portano ad un risultato dalle

caratteristiche differenti da quelle desiderate.

Il gap 3 si riferisce poi all' "erogazione del servizio": una volta formalizzate

le specifiche di qualità del servizio, l’erogazione effettiva può presentare

carenze o inefficienze che rendono il servizio offerto ben diverso da quello

progettato.

Tale scostamento può essere provocato, ad esempio, da fattori esterni,

incapacità del personale di front-line, standard troppo ambiziosi,

comportamenti imprevisti del cliente, mancanza di motivazione, cioè tutti

gli elementi già individuati come ragione della limitata standardizzazione

dei servizi.

Infine, il gap 4 si riconduce alla fase di "marketing del servizio": può

presentarsi quando le percezioni dell’utenza si discostano dall’immagine

del servizio che le viene proposta.

È molto importante che l’azienda sia capace di comunicare all’esterno le

reali caratteristiche del servizio erogato, con chiarezza e obiettività, senza

promesse eccessive, magari informando il cliente degli sforzi necessari ad

assicurare certe prestazioni, e che non sono visibili dall’esterno.

Tale compito è determinante nella costruzione di aspettative non distorte,

che possano ulteriormente allargare l’ultimo divario, lo scostamento 5,

espressione diretta dell’insoddisfazione del cliente.

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Il gap 5 si riferisce, infatti, alla fase di "valutazione del servizio da parte del

cliente": esso misura lo scostamento tra la percezione che il cliente ha del

servizio ricevuto e le aspettative che esso aveva del servizio stesso; tale

misura può essere effettuata solo tramite interviste con il cliente.

Lo studio dei cinque scostamenti evidenziati nell’ambito della realtà

aziendale è fondamentale per assicurare un servizio di qualità: impegnarsi

per comprendere, analizzare e ridurre le cause di ciascuno dei quattro

scostamenti è il sistema più conveniente per intraprendere la strada del

miglioramento continuo.

Partendo da questa analisi, l’organizzazione ha la possibilità di ragionare

sulle cause reali e potenziali delle carenze qualitative dei servizi che offre

ed attivare adeguate azioni correttive.

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Figura 4.5: Modello concettuale di qualità del servizio. (Fonte: rielaborazione da Zeithaml, Parasuraman, Berry. (2000). Servire Qualità. Milano: McGraw-Hill p. 56)

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Figura 4.6: Modello operativo del Modello di Parasuraman. (Fonte: Zeithaml, Parasuraman, Berry. (2000). Servire Qualità. Milano: McGraw-Hill p. 57)

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4.4 Presentazione del caso Belli s.r.l.

Addentrandomi nel mercato viterbese, alla ricerca di un’azienda che tratti

la progettazione e l’istallazione di impianti fotovoltaici, mi sono imbattuta

in questa realtà aziendale a me fino ad oggi sconosciuta: la Belli s.r.l.

Questa società, oltre a trattare il settore energetico del fotovoltaico, si

occupa anche di impiantistica termoidraulica e di costruzioni civili e

industriali.

La disponibilità e la gentilezza della Responsabile della Qualità, la Sig.ra

Rosanna Ercoli, fu evidente già dal nostro primo incontro: infatti, la

risposta alla mia richiesta per un appuntamento fu, citando testuali parole,

la “sua più completa disponibilità”.

Il mio approccio ad aziende certificate non era stato, prima di allora, molto

piacevole: ho avuto l’opportunità di assistere ad un colloquio tra il titolare

di un’azienda e il suo consulente per la certificazione di qualità, incontro

dal quale ho recepito solo il totale scetticismo circa la validità

dell’adozione di un Sistema di Gestione della Qualità.

Il manager, infatti, non mostrava alcun interesse ad mantenere valido il

titolo della certificazione, a tenere ordinati e aggiornati i documenti, ad

avere e diffondere la cultura della qualità.

La qualità viene vista da lui come una semplice agevolazione per i

concorsi, un mero lascia-passare nel mercato di oggi.

La Sig.ra Ercoli, invece, crede profondamente nella validità del Sistema di

Gestione della Qualità.

Durante il nostro incontro, mi ha fornito degli utili spunti di riflessione,

preziose perle per una studentessa che sente parlare di qualità solo

all’interno di libri con molte scritte e procedure schematiche.

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I problemi maggiori riscontrati all’interno della società sono riconducibili

all’implementazione del sistema, ovvero diffondere la fiducia a tutto il

personale ed abituarlo all’adozione di una nuova documentazione,

inizialmente più farraginosa e pesante.

I benefici hanno, però, ripagato gli sforzi e spronato l’organizzazione a

continuare la strategia intrapresa.

E’ bello vedere come cose all’apparenza molto complicate, composte da

numerose norme e direttive, possano rappresentare, nella realtà, un utile

strumento di soddisfazione e di miglioramento.

Per questo ho scelto quest’azienda come esempio di Sistema di Gestione

della Qualità, per il suo profondo credo nelle metodologie che adotta e

l’entusiasmo nell’implementarle.

4.5 L’azienda Belli s.r.l.

La Belli s.r.l. Impianti Tecnologici 48 nasce il 3 dicembre 2001 a seguito di

trasformazione societaria della Termoidraulica Belli Pietro & Figlio.

Quest’ultima era un’azienda a conduzione familiare, già operante come

ditta impiantistica nel settore residenziale dal 1974.

Nel 1982 ottiene la prima iscrizione all’A.N.C.49; successivamente, per

mettere a frutto l’esperienza maturata nel settore e, per valorizzare le

potenzialità imprenditoriali del titolare, viene privilegiata la strada degli

appalti pubblici, rendendo necessaria la conversione dell’azienda in

Società a Responsabilità Limitata. 48 L’azienda ha sede in via E. Guidobaldi snc, 01100 Viterbo. 49 Acronimo di “Albo Nazionale Costruttori”, sostituito nel 2000 dall’attestazione SOA, ovvero un documento rilasciato dalle Società Organismi di Attestazione che attesta la conformità alle disposizioni comunitarie in materia di qualificazione dei soggetti esecutori di lavori pubblici. L’attestazione SOA rappresenta un requisito fondamentale per partecipare a gare con importo superiore a 150.000 Euro.

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I risultati positivi ed i plausi conseguiti dimostreranno, più tardi, la bontà

di queste scelte.

Nel corso degli anni, gli ambiti di intervento si moltiplicano, integrando

sinergicamente la realizzazione degli impianti con la loro gestione diretta,

dando impulso verso il sempre maggiore utilizzo delle fonti energetiche

rinnovabili, curando sistematicamente la formazione professionale del

proprio personale e investendo risorse nel rinnovamento continuo dei

mezzi d’opera.

Nel 2004 la BELLI s.r.l., al fine di fornire un servizio sempre più completo,

professionale ed all'avanguardia, fonda il " Consorzio LOGIN ", insieme

ad altre tre aziende: la LA.SI. Impianti s.r.l., la CGT Elettronica s.r.l. e

TELE.SIS s.r.l.50 (si rimanda al paragrafo 4.5.1)

La volontà di crescere al passo con i tempi ha indotto una graduale

trasformazione dell’Azienda da società impiantistica costruttrice a società

impiantistica di servizi.

Le esigenze di mercato hanno, infatti, richiesto la trasformazione dalle

"statiche" attività cantieristiche alle più dinamiche operatività per

interventi vari e differenziati.

A tale scopo, la Belli s.r.l. ha riorganizzato la propria struttura

suddividendo la società in più settori specifici, ciascuno autonomo in

termini di uomini e mezzi (Figura 4.7).

50 Tutte aziende con sede nella città di Viterbo, la LA.SI. Impianti s.r.l si occupa di edilizia impiantistica, termoidraulica, impianti di depurazione delle acque ad uso non civile, commercio all’ingrosso di materiali per impianti elettrici, fotovoltaici, idrici e termici; la CGT Elettronica s.r.l. (acronimo di Compagnia Generale Telecomunicazioni ed Elettronica) si propone come azienda all'avanguardia nell'integrazione di sistemi telematici e multimediali; la TELE.SIS s.r.l. (acronimo si Telematica e Sistemi Informatici) ditta è impegnata nella progettazione, fornitura, installazione e manutenzione di Sistemi Informatici.

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La conseguente flessibilità recuperata, seppur a costo di consistenti

investimenti, ha ottenuto e continua ad ottenere unanimi apprezzamenti

positivi da parte di tutti gli Enti presso i quali viene svolta la prestazione

di servizio.

Fig. 4.7: Organigramma della Belli s.r.l. (Fonte: http://www.bellisrl.it). Per l’organigramma completo si rimanda all’intervista a fine capitolo.

4.5.1 Il Consorzio LOGIN.

Il CONSORZIO LOGIN (acronimo di Logistica Innovativa) è nato dalla

fusione di aziende esperte nell’area architettonica ed edile, con capacità

tecnologiche ed impiantistiche in grado di soddisfare esigenze dalla fase

progettuale alla realizzazione e manutenzione di manufatti rispondenti

alle specifiche del committente.

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Grazie a tale accorpamento, le categorie raggiunte consentono al consorzio

di partecipare ad appalti pubblici significativi da un punto di vista tecnico,

tecnologico e, conseguentemente, economico.

Sin dalla sua costituzione, il LOGIN ha potuto partecipare a gare in

ambito nazionale, aggiudicandosi alcuni contratti nelle aree previste dalla

ragione sociale del consorzio stesso.

Il primo appalto aggiudicato dal Consorzio è stato quello relativo allo

svolgimento delle attività di manutenzione ordinaria e straordinaria, di

adeguamento ed ampliamento di infrastrutture ed impianti presso le basi

antartiche “Mario Zucchelli” e “Concordia” nell'ambito del PNRA

(Programma Nazionale di Ricerche in Antartide).

Il Consorzio LOGIN opera in regime di Qualità UNI EN ISO 9001:2000,

inoltre è certificato da TECNOSOA nelle seguenti categorie e classifiche:

OG1 Classifica V Edifici civili ed industriali

OG11 Classifica IV Impianti tecnologici

OS 3 Classifica III Impianti idrico-sanitario

OS19 Classifica II Impianti di reti di telecomunicazioni

e di trasmissione dati

OS28 Classifica III Sistemi di condizionamento

OS30 Classifica III Impianti interni elettrici,

telefonici, radiotelefonici, e televisivi

Figura 4.7: Ambiti di certificazione del Consorzio LOGIN. (Fonte: http:/telecgt.it)

4.5.2 Politica aziendale e certificazioni di qualità.

La politica aziendale della Qualità della Belli s.r.l. è di perseguire gli

obiettivi reddituali, di sviluppo e miglioramento dei prodotti e dei servizi,

incrementando la capacità competitiva con strategie di mercato,

investimenti tecnici, qualità e gestione delle risorse.

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Tutto viene posto in atto ponendo come capisaldi:

• La prevenzione, più che l'eliminazione a posteriori delle non

conformità, per evitare che il Cliente le subisca.

• L'importanza della percezione che il Cliente ha dell’immagine,

della preparazione e delle prestazioni dell’Azienda;

• Lo stimolo all'interazione umana all'interno della società per la

valorizzazione e la fruibilità delle risorse interne.

• L'integrazione e la motivazione di tutto il personale nel

miglioramento della qualità.

I positivi risultati conseguiti rappresentano il maggiore stimolo ad

incrementare ulteriormente gli standard di qualità ed efficienza finora

maturati.

Nell’ambito del miglioramento della qualità, sono stati ottenuti i seguenti

riconoscimenti:

� L’attestazione di qualificazione all'esecuzione dei lavori pubblici

rilasciata da BENTLEY SOA.

� La Certificazione ISO 9001:2008 (sia nazionale che internazionale),

interpretata come “ufficializzazione” di un sistema interno già in

grado di fornire quegli standard qualitativi previsti dalle norme in

materia.

L’evoluzione del mercato e le nuove concorrenziali, determinate dal

processo di unificazione Europea, impongono una ripianificazione delle

attuali strategie commerciali, in riferimento ai nuovi mercati, ad alto

contenuto tecnologico, in tema di gestione delle acque, risparmio

energetico e impiantistica ecologica.

L’azienda ritiene che solo la continua evoluzione tecnica di uomini e

mezzi e la costante attenzione ai gradimenti dei clienti, pervase dalla

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131

ferma volontà di confermare il successo fin qui conseguito, possano essere

gli elementi adatti a ribadire che: “L’esperienza si eredita, il futuro si

conquista”.

4.5.3 Settori operativi.

Attualmente la Belli s.r.l. è suddivisa in tre settori operativamente

autonomi tra loro:

� Settore impianti. Rappresenta la prosecuzione dell’attività

originaria. Si sviluppa in più strutture di realizzazione di impianti

termici, di climatizzazione, idrico-sanitari, antincendio e di piscine.

Opera prevalentemente nel settore pubblico e nel terziario. Fa del

consolidamento dell’esperienza maturata il suo continuo stimolo

innovativo. Promuove l’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili,

soprattutto dello sfruttamento del sole attraverso impianti

fotovoltaici.

� Settore gestioni. Rappresenta la naturale successione dell’attività di

costruzione. Opera con unità specializzate in ambito regionale e in

molteplici campi di intervento. Fa della flessibilità e della rapidità la

sua arma vincente.

� Settore ospedaliero. Rappresenta il connubio dei due settori

precedenti. Provvede, infatti, alla realizzazione di impianti speciali

ed alla loro gestione generale. Tra i settori menzionati è quello

maggiormente indirizzato all’acquisizione di nuove tecnologie ed

alla loro applicazione.

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4.5.4 Intervista.

Intervista alla Sig.ra Rosanna Ercoli, Responsabile della gestione della

Qualità presso la Belli srl di Viterbo.

Buongiorno, la ringrazio per la sua disponibilità e gentilezza nei miei

confronti. Parliamo dell’azienda: cos’è la Belli srl e di cosa si occupa?

La Belli srl è una società a responsabilità limitata, operante nel settore

impiantistico ed edile: opera sul tutto il territorio nazionale sin dagli anni

’70, prima come azienda a conduzione familiare per poi convertirsi alla

fine degli anni novanta in società a responsabilità limitata, ampliando il

proprio campo di azione nel settore degli appalti pubblici. Attualmente i

principali settori di attività sono: l’impiantistica termoidraulica, le

costruzioni civili ed industriali, il fotovoltaico.

Da quante persone è composta? L’organico medio è di 30 dipendenti; di cui 13 tra amministrativi e tecnici

e il resto operai.

Come è organizzata internamente?

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133

Nel pratico, di cosa si occupa l’azienda?

La Belli S.r.l. intraprende la propria attività come impresa impiantistica nel

campo della climatizzazione e del settore termoidraulico; rivolgendosi

verso utenze civili, ospedaliere e militari di medie e grandi dimensioni.

Direzione Aziendale

DR Belli P. Belli A.

Resp. Qualità

R. Ercoli

Direzione Tecnica

G. Campana

Segreteria

V. Belli R. Ercoli

Direzione Amministr.

P. Bagaglini

S.Trippanera

Contabilità

P. Bagaglini

UT – Resp. Progetto

G. Campana G. Segatori

F. Boni

UT – Resp. Realizzazione

G. Campana G. Segatori

A. Belli G. Canestro A. Lucchetti

G. Ciprianetti

UT - Resp. Assistenza e

Manutenzione

G. Campana A. Belli

G. Segatori

Direzione Commerciale

L. Belli

Ufficio Gare

R. Ercoli

Capi

Cantiere Edile

Capi Cantiere

Termoidraulico

Operai

Operai

Operai

Operai

Operai

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134

Nel corso degli anni, per assecondare le esigenze dei clienti e per acquisire

altri ambiti operativi, la Belli Srl ha sviluppato, incrementando il proprio

organico con l’inserimento di figure specializzate, nuovi settori quali

l’edile e l’impiantistica elettrica. Ultima novità nel campo delle attività è la

realizzazione degli impianti fotovoltaici, credendo fortemente nel discorso

dell’energia alternativa, possibile sfruttando l’immensa ed inesauribile

energia del sole.

I target dell’azienda sono prevalentemente le opere pubbliche, gestite in

forma diretta o in associazione con altre importanti realtà societarie.

Allo stato attuale, la Belli Srl è in grado quindi di gestire, con la formula

“chiavi in mano”, qualsiasi intervento di nuova realizzazione,

ristrutturazione e adeguamento, che preveda, sia la completezza

realizzativa, che l’esecuzione mirata solo ad alcuni aspetti altamente

specialistici.

Può fornirci qualche esempio di lavoro o opera svolti dall’azienda?

Realizzazione del nuovo laboratorio analisi presso il presidio ospedaliero

di Belcolle (VT), istallazione della soluzione “Total Lab Automation” per il

laboratorio analisi Usl 6 di Livorno, realizzazione dell’impianto di

climatizzazione al Palazzo delle Arti Moderne di Roma, realizzazione

officina e magazzino per conto della Boeing presso l’aeroporto di Pratica

di Mare (RM), realizzazione dell’impianto di rilevazione e spegnimento

incendi presso l’Istituto del Commercio Estero a Roma, ristrutturazione

del laboratorio analisi della Caserma dei Carabinieri Salvo D’Acquisto di

Roma (per altri esempi, si invita a visitare il sito dell’azienda

www.bellisrl.it nella sezione “referenze”).

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135

Avete conseguito una certificazione di qualità? Se si, quale e da quanto

tempo?

Nel 2000 la Belli srl ha ottenuto la certificazione ISO 9001 dall’ente

certificatore Cisqcert spa per i seguenti campi di attività: progettazione,

costruzione, ristrutturazione e manutenzione di opere di ingegneria civile

ed industriale ed opere di impiantistica elettrica e tecnologica.

Quando avete richiesto la certificazione, cosa vi aspettavate di ottenere?

La richiesta della certificazione è stata interpretata come ufficializzazione

di un sistema interno già in grado di fornire quegli standard qualitativi

previsti dalle norme in materia.

Cosa avete realmente ottenuto?

Abbiamo realmente ottenuto la rintracciabilità di tutto il nostro operato e

l’uniformità di comportamento e gestione in tutti i processi produttivi sia

interni che esterni.

Che giudizio esprimete in merito alla vostra certificazione?

La certificazione è un valido strumento di autocontrollo e misurazione che

ci permette di oggettivizzare e comparare risultati e obiettivi

periodicamente proposti.

L’applicazione pratica delle norme inerenti la certificazione ha

comportato problemi all’interno dell’organizzazione?

C’è stata, soprattutto all’inizio, una certa riluttanza nell’adozione della

modulistica inerente la qualità, ritenuta un appesantimento nella normale

dinamica lavorativa. Quando poi, soprattutto l’ufficio tecnico, ha

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136

compreso i reali vantaggi legati alla tracciabilità dei documenti, il sistema,

pur con i suoi fisiologici intoppi, è stato ben assimilato ed implementato

da tutta l’organizzazione aziendale.

Quali cambiamenti ha portato all’interno dell’organizzazione aziendale

e del personale? Avete riscontrato benefici tangibili? Ci sono differenze

nell’applicazione tra i vari reparti?

I cambiamenti più grandi sono avvenuti nella mente delle persone che

hanno dovuto ripensare il proprio modo di fare azienda, rimettere in

discussione le proprie convinzioni ed affidarsi ad un sistema nuovo: la

scommessa comunque col senno di poi è stata vinta.

I benefici riguardano essenzialmente la tracciabilità dell’operato di ciascun

componente dell’azienda e la conseguente interscambiabilità delle varie

figure aziendali: ciò permette una continuità nell’erogazione del servizio

al cliente finale particolarmente apprezzata dai nostri partners. Non ci sono

particolari differenze nell’applicazione tra i vari reparti operativi, ognuno

comprende l’importanza di rispettare un determinato protocollo e si

adegua alla realtà aziendale oramai consolidata.

Ad esempio, quali strumenti pratici (documenti, tabelle, strumenti

statistici) sono stati introdotti nel modus operandi che non erano

utilizzati prima della certificazione?

Il sistema Qualità ha ufficializzato l’introduzione di molti schemi, tabelle,

moduli in generale che hanno codificato un modus operandi univoco per

tutti i settori produttivi dell’azienda. Sicuramente i più funzionali sono i

registri “protocolli in partenza” e “protocolli in arrivo”, il “registro

ordini”, il “registro offerte”, per non parlare delle tabelle riepilogative

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inerenti la fase progettuale dei lavori – a titolo esemplificativo

“pianificazione dei lavori”, “Piano risorse e approvvigionamenti”,

“Verbale di riesame della progettazione”, ecc.

Può fornire qualche esempio pratico di documento o strumento

statistico utilizzato, spiegando anche la modalità di impiego e l’utilità

finale?

Alcuni esempi di strumenti statistici:

• Il prospetto “Indicatori statistici”, redatto trimestralmente ed utile

in fase di riesame della direzione per fare il punto sulla situazione

attuale e pianificare nuovi obiettivi;

• Il prospetto “Statistiche Gare”, redatto annualmente che permette

di verificare l’andamento dei ribassi di aggiudicazione per singola

regione e per tipologia di lavoro;

• Gli stessi Registri Protocolli in partenza ed arrivo, nonché il

Registro Ordini possono essere considerati a tutti gli effetti

strumenti statistici perché, tramite l’applicazione di semplici filtri al

foglio di lavoro di Excel, permettono di estrapolare dati ed

informazioni relativi ai singoli lavori.

L’azienda è riuscita a recepire le norme con spirito di coinvolgimento o

queste sono viste come un ostacolo al normale funzionamento

dell’azienda?

All’inizio c’è stata un po’ di normale diffidenza nei confronti di un sistema

che prevedeva l’adozione di molti moduli cartacei e la trascrizione

pressoché obbligatoria di tutto il proprio operato: il fatto che poi questa

apparente complicazione del lavoro abbia invece dato i suoi frutti in

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termini di rintracciabilità ha convinto anche i più scettici della bontà di

tale soluzione.

Qual’ è la vision (obiettivi a breve termine) e la mission (missione a

lungo orizzonte) prefissate dall’azienda?

I nostri obiettivi a breve termine riguardano il consolidamento della nuova

attività, quella della realizzazione degli impianti fotovoltaici, per renderla

al pari delle altre; oltre al mantenimento dei ricavi aziendali, facendo leva

da una parte sulla costante integrazione e motivazione del personale per

produrre in maniera più efficace ed efficiente e dall’altra utilizzando

sempre una tecnologia all’avanguardia; il tutto per mantenere gli standard

di qualità che permettono all’azienda di essere competitiva, soprattutto in

tempi di crisi economica.

La nostra mission invece, racchiusa nello slogan “L’esperienza si eredita, il

futuro si conquista”, è quella dell’aggiornamento continuo per essere al

passo con i tempi, considerando che uno dei principali settori della Belli

S.r.l., nonché quello che richiede più specializzazione, è l’alta impiantistica

tecnologica.

In riferimento al vostro bilancio, quanto pesa l’applicazione della

certificazione? Potrebbe fare alcuni esempi di costi della qualità e della

non qualità?

Nel 2010, il mantenimento della certificazione ISO 9001 ha comportato un

costo di 1.575 euro, e per la SOA (attestazione di qualificazione

all’esecuzione di lavori pubblici) di 3.645 euro.

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Il costo è ampiamente ammortizzato considerando che alla maggior parte

delle gare è possibile partecipare solo possedendo queste certificazioni,

considerando che lavoriamo soprattutto tramite appalti pubblici.

Se non avessimo certificazioni di qualità, la nostra mole di lavori sarebbe

sensibilmente ridotta.

Da quando l’azienda si è certificata, come è l’andamento dei ricavi e dei

costi? Le vendite hanno subito modifiche dovute a effetti positivi o

negativi della qualità?

L’andamento dei ricavi è stato assolutamente in crescendo per le

motivazioni chiarite nella precedente domanda.

Nell’erogazione del servizio, in che modo si manifesta la vostra

attenzione alle esigenze del cliente? Inoltre, usate strumenti di

feedback?

Il lavoro della Belli S.r.l. procede seguendo le logiche della prevenzione

più che dell’eliminazione a posteriori delle non conformità, per evitare che

il cliente le subisca.

L’importanza della percezione che il Cliente ha dell’immagine, della

preparazione e delle prestazioni dell’azienda è per l’impresa

fondamentale.

Come strumento di feedback principale utilizziamo il questionario sulla

soddisfazione del cliente, modulo obbligatorio tra le varie procedure della

ISO 9001.

Uno strumento implicito che ci permette di capire che il cliente il più delle

volte rimane soddisfatto è il fatto che lo stesso cliente si rivolge a noi per

successivi lavori.

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L’organizzazione utilizza un approccio per processi o per funzioni?

Quali?

Tutta l’attività dell’azienda procede con un approccio per processi,

proprio come richiesto dalla norma ISO 9001.

Appena si inizia un nuovo lavoro, si apre immediatamente il faldone

cartaceo di quel lavoro, oltre alla cartella digitale, e da lì fino alla fine si

procede seguendo i moduli interni della qualità. Esempi di moduli sono:

“Dati appalto”, “dati base della progettazione”, “riesame della

progettazione”, etc.

Anche in cantiere vengono rispettati e seguiti una serie di processi, dal

“cartello di cantiere”, a tutta una serie di modulistica che deve essere

presente nel luogo dei lavori.51

Lo stesso approccio per processi avviene a livello amministrativo da parte

del responsabile della qualità dell’azienda, facendo dei riesami della

direzione semestrali, compilando verifiche ispettive interne, etc.

Esiste una collaborazione/interazione interna al sistema tra i vari

operatori? Esempi?

Assolutamente si. L’interazione tra la direzione aziendale e la responsabile

gare e appalti all’inizio, tra la direzione aziendale e il capo commessa in

seguito, oltre al legame del capo commessa con gli operai/o ditta

subappaltatrice, avviene costantemente.

La collaborazione è inoltre costante con il responsabile qualità che aiuta

nell’approccio per processi; con l’ufficio amministrativo per i contratti e

con la contabilità.

51 Nell’Appendice è possibile visionare i documenti citati nella risposta, gentilmente forniti dall’azienda.

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Ogni singolo ufficio è in stretta interazione con l’altro durante tutti i

lavori.

Da ultimo non va tralasciato il supporto, l’aiuto o il consiglio che i vari

uffici tecnici eventualmente sono disposti sempre a dare al capo commessa

di quel determinato lavoro.

Le vostre decisioni si basano su dati di fatto? Quali?

Le decisioni riguardano diversi ambiti. Uno molto importante e su cui si

pondera adeguatamente è se partecipare o meno ad alcune gare o se

accettare determinati lavori.

Si valuta il rapporto qualità/prezzo, l’effettiva possibilità di realizzare certi

lavori, etc. diciamo che la redditività di un certo tipo di lavoro è il primo

paletto che si deve superare, subentrano poi valutazioni di natura tecnica

e qualitativa spettanti alla Direzione Aziendale.

L’azienda pone in atto misure per implementare un miglioramento

continuo? Quali?

L’azienda periodicamente esegue una sorta di Ciclo di Deming. Quando si

prefissa degli obiettivi, li mette in atto, verifica la riuscita e, se non totale,

valuta come migliorare; se invece il raggiungimento di tali obiettivi

avviene al 100%, si prosegue per ampliare gli stessi.

Un discorso del genere avviene attualmente per quanto riguarda la recente

attività degli impianti fotovoltaici che, essendo appunto per l’azienda una

novità, sta cercando di verificarsi e migliorarsi continuamente.

Che ruolo svolge il leader all’interno dell’azienda? Viene visto come

supervisore o come guida dai propri collaboratori?

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Si cerca di far percepire il leader come figura guida e ciò in parte è

confermato da un recente questionario interno distribuito ai dipendenti

aziendali. I risultati, se pur con qualche singolo parere discordante, sono

stati conformi alla media.

Che rapporto intrattenete con i vostri fornitori? Siete entrambi attenti

alle reciproche esigenze?

I nostri fornitori sono tutti qualificati, quindi precedentemente valutati, sia

perché ci teniamo personalmente che perseguano anche loro i nostri

standard di qualità, sia perché richiesto dalle procedure della ISO 9001.

I prodotti da voi trattati sono anch’essi certificati e controllati

all’ingresso? In base a quale criterio?

Ogni singolo prodotto/strumento è controllato all’ingresso e monitorato

nel tempo. Innanzitutto ci sono dei moduli specifici come da ISO 9001

quali ad esempio: la lista controllo attrezzature, l’elenco strumentazione,

la scheda strumentazione, le targhette strumento, etc. e soprattutto ogni

strumento viene scadenzato per le tarature che periodicamente devono

essere fatte per monitorare la sua efficacia.

In riguardo alla documentazione prevista dalla norma ISO 9001:2008

(Manuale della qualità, procedure, istruzioni, registrazioni) quali sono

le vostre opinioni in riguardo?

Il primo anno in cui abbiamo ricevuto la certificazione ISO 9001 non è

stato semplicissimo adeguarsi al meccanismo dell’approccio per processi e

c’è voluto qualche anno per snellire la modulistica. Col tempo si è cercato

di capire quali fossero i moduli principali e come gestire tutto il

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meccanismo della qualità. Il tempo non solo ha aiutato ad abituarsi ad

essa, facendo diventare il suo perseguimento una positiva routine; ma per

certi versi ha anche semplificato e dato un ordine a tutta la

documentazione aziendale.

Considerando il mercato, rispetto alle altre aziende del vostro settore

(anche considerando il territorio dove operate) avete incontrato altre

aziende certificate?

Si, abbiamo incontrato molte aziende certificate, soprattutto quelle che

operano, come noi, nel settore degli appalti pubblici, nell’ambito del quale

oltre una certa soglia di importo dei lavori la certificazione ISO 9001

diventa obbligatoria.

Nella gestione del servizio, quali differenze ci sono tra un’azienda

certificata e una non certificata?

Ci sono differenze soprattutto a livello di gestione documentale. Trattare

con aziende certificate garantisce di per sé una comprensione

terminologica a livello documentale che non sempre si ha con aziende non

certificate.

Quali cambiamenti ha portato la certificazione in termini di

competitività sul mercato? Come ha cambiata la situazione rispetto ai

concorrenti sul territorio? In quale ambito sono stati riscontrati i

vantaggi maggiori?

Come precedentemente accennato la certificazione ISO 9001 è obbligatoria

da una certa soglia di importo dei lavori in poi, questo garantisce già di

per sé una sorta di selezione rispetto alla maggioranza delle aziende più

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piccole che non la possiedono. La situazione sul territorio è logicamente

cambiata a nostro favore in quanto la certificazione ci permette di

partecipare ad appalti pubblici di importo maggiore e più qualificanti dal

punto di vista lavorativo.

I vantaggi maggiori, al di là di un oggettivo risparmio economico al

momento della partecipazione alle gare (la certificazione garantisce,

infatti, un abbattimento del 50% del costo della garanzia provvisoria da

presentare al momento della partecipazione alle gare), risultano essere

quelli legati ad una migliore organizzazione del lavoro a livello

documentale: ciò ha logicamente riflessi particolarmente benevoli anche

sulla parte più marcatamente operativa del lavoro.

Considerando la certificazione nel complesso, ritenete che

l’applicazione delle norme, con i suoi pro e contro, sia uno strumento

valido e utile all’azienda o no?

Per i motivi espressi direi che la certificazione è nel suo complesso uno

strumento molto valido ed utile all’azienda.

Secondo l’esperienza da lei vissuta e in base alla sua opinione, crede che

la certificazione sia applicabile con risultati positivi a tutte le realtà, sia

territoriali che settoriali, o può costituire solo un intralcio per alcune

aziende?

Secondo la mia personale esperienza, ritengo che la certificazione sia

applicabile a qualunque tipo di azienda, purché opportunamente calzata

alla specifica realtà aziendale.

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Conclusioni.

Aver approfondito l’argomento è stata un’esperienza andata oltre il

semplice dovere di studentessa: mi ha dato la possibilità di accrescere il

mio bagaglio di conoscenze, ma anche di affacciarmi alla realtà aziendale,

campo di applicazione diretta della Qualità.

Ci sono voluti anni per arrivare alla conclusione condivisa che la qualità

non rappresenti un peso ed un costo per la società, ma una tutela per il

consumatore e un prezioso strumento di organizzazione e di efficienza per

le aziende.

L’obiettivo attuale consiste nel diffondere questa visione positiva

all’approccio della qualità in tutti i settori e in tutte le attività: fare una

cosa e farla al meglio!

La Gestione del Sistema Qualità non rappresenta un costo, bensì un

vantaggio economico; non intralcia l’operato dell’azienda, bensì coordina

le attività ed organizza i documenti; non impatta negativamente sulle

vendite, bensì aumenta la quota di mercato e la fiducia dei clienti.

La Qualità è uno strumento di organizzazione e, come tale, ci può offrire

“solo” le linee guida da seguire per rivedere il nostro modo di lavorare e

gli strumenti per affrontare i problemi quotidiani.

L’unico nemico sulla strada della diffusione di questa filosofia di vita

risiede nei pregiudizi e negli atteggiamenti superbi, scettici e disfattisti

delle persone.

Esistono numerose “leggende metropolitane”, nate dalla resistenza al

cambiamento, che risultano, alla fine, essere prive di fondamento e

contraddittorie a loro stesse.

Per riportarne qualche esempio:

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“ La nostra organizzazione è diversa dalle altre, la qualità non va bene alla

nostra realtà.”

“E’ un discorso troppo difficile da far recepire ai nostri collaboratori.”

“Le regole impediscono ai migliori di emergere e limitano la creatività.”

“Qualità e produttività sono incompatibili.”

“La qualità è troppo costosa.”

Le informazioni riportate nell’elaborato e l’esperienza giapponese (si pensi

alla rapida scalata della nazione nel mercato globale) confermano che la

maggior conformità comporta minori costi e prezzi di mercato inferiori,

rappresentando nel concreto un investimento, un fattore strategico per il

successo delle imprese.

Concludo citando Philip B. Crosby:

“Il problema della gestione della qualità non è tanto ciò che la gente

non sa, quanto ciò che pensa di sapere.”

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APPENDICE

COMMESSA N°

Cliente______________________________________

Mod P.02 rev. 0

DATI DELL’APPALTO

Data ___/___/____

Oggetto dell’appalto: _____________________________________________________________

________________________________________________________________________________

Tipo di appalto: □ lavori □ integrato □ altro ___________________________

Importo: € __________________________ Imprevisti: € ______________________

Importo progettazione: € __________________ Oneri per la sicurezza: € _________________

Importo a corpo: € ______________________ Importo a misura: € _____________________

Categorie:__________________________________________________________________________

___________________________________________________________________________________

__________________________________________________________________________

Subappaltabilità delle categorie: ____________________________________________________

________________________________________________________________________________

Applicazione Iva _________________________________________________________________

Appalto: □ a misura □ a corpo □ misto

Stati di avanzamento (importo minimo): € ___________________________________________

Tempi di pagamento: _____________________________________________________________

Aspetti salienti: __________________________________________________________________

___________________________________________________________________________________

_____________________________________________________________________________

Termine di esecuzione delle opere: __________________________________________

Termine di esecuzione della progettazione: ___________________________________

Proroghe: _______________________________________________________________________

Note: ___________________________________________________________________________

________________________________________________________________________________

Il Compilatore _______________________________________

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COM. N°

Cliente______________

Mod L.02 rev. 0

DATI DI BASE DELLA

PROGETTAZIONE

Data ____/_____/______

Impianto

Documentazione tecnica applicabile

Risultati del sopralluogo in data ___________

Leggi e Regolamenti applicabili

Note

Firma del Progettista_______________________________Data____________________

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Mod N.02 rev. 0 VERBALE DI RIESAME DELLA PROGE TTAZIONE

Titolo Progetto: ______________________________Cliente_________________________

OBIETTIVI E FINALITA’: ________________________________________________

_______________________________________________________________________

Partecipanti:

NOME E COGNOME AZIENDA DI APPARTENENZA

Documenti analizzati:

Commenti:

Lista distribuzione

NOME E COGNOME AZIENDA DI APPARTENENZA

FIRME PARTECIPANTI

Mod. I. 02 rev. 2

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“Elenco documentazioni e materiali da approntare per il cantiere”

ELENCO DOCUMENTAZIONE E MATERIALI DA APPRONTARE PER IL CANTIERE PRIMA DELL’INIZIO DEI LAVORI

1. Documento di Valutazione dei Rischi 2. Nomina del Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza 3. Verbale della riunione periodica del Servizio di Prevenzione e Protezione dai rischi 4. Nomina del Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione dai rischi 5. Dichiarazioni antitetanica (autocertificazione) 6. Visite mediche (autocertificazione) 7. Formazione ed informazione dei lavoratori - compreso attestato divieto alcol (autocertificazione) e

Corso formazione preposti

8. Dichiarazione art. 14 9. Nomina del medico competente 10. Schede di fornitura dei mezzi di protezione (autocertificazione) 11. Nomina del Responsabile del Servizio Antincendio del cantiere 12. Nomina addetto al primo soccorso

13. Nomina addetto al montaggio e smontaggio ponteggi

14. Registro degli infortuni

15. Autocertificazione personale regolarmente assunto (Libro Unico)

16. Piano Operativo di Sicurezza e PSC

17. Nomina ed accettazione del Direttore Tecnico del cantiere

18. Copia Delega Sicurezza

19. Nomina del Responsabile per la Sicurezza del cantiere

20. Denuncia di inizio lavori all’I.N.A.I.L.

21. Copia dell’iscrizione alla C.C.I.A.A.

22. Copia dei versamenti all’I.N.P.S., all’I.N.A.I.L. e alla CASSA EDILE degli ultimi 3 mesi compresa

la regolarità contributiva (autocertificazione) 23. Predisporre cassetta pronto soccorso da tenere in cantiere

24. Nomina preposto automezzi 25. Registro “Rapporti di cantiere” (eventuale)

26. Lista di controllo attrezzature (Mod. F 03)

27. Copia ricevuta consegna tesserini di riconoscimento dei dipendenti (autocertificazione)

28. Libretti delle attrezzature.

ELENCO DOCUMENTAZIONE E MATERIALI DA APPRONTARE PER IL CANTIERE PRIMA DELL’INIZIO DEI LAVORI PER OGNI SUBAPPALTATORE

1. Predisporre per ogni subappaltatore o cottimista autocertificazione come da allegato 15 Mod P. 03

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Stampato nel gennaio 2012