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Vitalizi Al via alla Camera il progetto di legge Pd: con il sistema contributivo per tutti, si riduce il divario tra istituzioni e cittadini UNA QUESTIONE DI EQUITÀ “La mia musica non è fatta per manipolare la volontà della gente” (Luis Fonsi, autore di Despacito, contro la propaganda di Maduro) E siste una differenza sostanziale tra il populi- smo e la politica: il primo cavalca i proble- mi, la seconda prova a dare risposte. Potrei dire che questa proposta di legge per me è una risposta. Una risposta ad una lettera del 1985, indirizzata ai Presidenti di Camera, Senato e Regione Emilia – Ro- magna, con cui Ermanno Gorrieri, partigiano mode- nese e Ministro del Lavoro, aveva stimolato ad una ri- flessione sull’istituto dell’assegno vitalizio goduto da- gli ex parlamentari ed ex consiglieri regionali. Soldi e politica Il crac della Lega e le responsabilità di Salvini Il Partito Italiani all'estero, parla Anna Grassellino pag. 3 pag. 5 pag. 2-3 La nostra proposta Mercoledi 26 luglio 2017 21 Matteo Richetti segue a pag. 2 Diritti L'impegno del Pd contro la violenza di genere pag. 4

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Vitalizi Al via alla Camera il progetto di legge

Pd: con il sistema contributivo per tutti, si

riduce il divario tra istituzioni e cittadini

UNA QUESTIONE DI EQUITÀ

“La mia musica non è fatta per manipolare la volontà della gente”(Luis Fonsi, autore di Despacito, contro la propaganda di Maduro)

Esiste una differenza sostanziale tra il populi-smo e la politica: il primo cavalca i proble-mi, la seconda prova a dare risposte. Potrei dire che questa proposta di legge per me è

una risposta. Una risposta ad una lettera del 1985, indirizzata ai Presidenti di Camera, Senato e Regione Emilia – Ro-magna, con cui Ermanno Gorrieri, partigiano mode-nese e Ministro del Lavoro, aveva stimolato ad una ri-flessione sull’istituto dell’assegno vitalizio goduto da-gli ex parlamentari ed ex consiglieri regionali.

Soldi e politica Il crac della Lega e le responsabilità di Salvini

Il Partito Italiani all'estero,parla Anna Grassellino

pag. 3 pag. 5

pag. 2-3

La nostra proposta

Mercoledi26 luglio

2017

21

Matteo Richetti

segue a pag. 2

DirittiL'impegno del Pd contro la violenza di genere

pag. 4

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2Mercoledi 26 luglio 2017

Gorrieri, in quel frangente, non mise in discussione la legittimità giuridica dell’istituto, ma non si sottrasse dal sottolineare la presenza di aspetti di incongruenza nel rapporto fra la durata della contribuzione e l’entità degli assegni vitali-zi, a cui si aggiungeva l’aspetto distorto della cu-mulabilità degli stessi.

Eravamo nel 1985, nel pieno di quella Prima Repubblica che con fatica e dedizione aveva co-struito le basi del nostro ordinamento giuridico e istituzionale. Non si poteva di certo affermare che, con il suo tentativo, Gorrieri mettesse in campo un’azione colpevole di sminuire il valore dell’impegno politico. E’ con questa prerogativa che prende vita la mia proposta di legge sul ri-calcolo dei vitalizi: ridare valore alla politica, non il contrario. Porre rimedio alla degenerazio-ne di un istituto sulla cui legittimità, in scia alle convinzioni di Gorrieri, nessuno vuol metter bocca, ma che ha conosciuto articolazioni così distanti dalle regole valide per i rappresentati, da sminuire non solo il prezzo dell’istituto stes-so, ma anche quello di un’intera classe di rappresentanti. Il tentativo di “bollinare” questo

provvedimento come populista o, peggio ancora, la lettura dello stesso come un atto contro la fi-gura del parlamentare, non ha alcun fonda-mento.

Questo provvedimento risponde a logiche più semplici di quelle che gli vengono attribuite da una certa narrazione: è il tentativo di ristabilire una situazione di equità sociale, di dimostrare ai cittadini che nonostante la profonda diversità di

posizioni tra loro e coloro che rappresentano (più o meno) temporaneamente le istituzioni di questo Stato, non esiste alcun principio che giu-stifichi quelle difformità di trattamento previ-denziale a cui oggi assistiamo.

Continuerò a considerare il mio impegno politico, come quello dei miei colleghi e quello di chi ci ha preceduti, un servizio al Paese che va non solo rispettato, ma giustamente ricono-sciuto e retribuito. Non trovo tuttavia alcun ele-mento di giustizia nell’erogazione di un assegno vitalizio a chi con impegno e dedizione ha rico-perto il mio stesso incarico, ma non con altrettanto valore riceve più di quanto ha versato.

Non c’è principio costituzionale che possa giustificare tale disparità di trattamento con tutti gli altri lavoratori. Ed è questo che toglie significato alla politica: non il nostro tentativo di porre rimedio a questa stortura, ma la gene-razione della stortura stessa. Non siamo noi che rispondiamo ad un’esigenza populista, ma è la costruzione di un sistema iniquo che ha spinto verso il populismo e verso il disprezzo di una classe politica che, su questo e altri aspetti, si è giocata la faccia e la credibilità dell’opinione pubblica.

Così poniamo fine a un sistema iniquoMatteo Richetti 

(segue dalla prima)

Focus

Addio privilegi

Risparmio pubblico

Retroattività della legge

Stop ai vecchi vitalizi

I punti chiave della proposta dem

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3Mercoledi 26 luglio 2017

Tre esempi concretidal vitalizio alla pensione

(Il caso di tre parlamentari dem)

Deputato A (attualmente in carica)

Deputato B (titolare di vitalizio)

da 9850 euro a 4737 euro

Senatore C (eletto in Senato)

da 6590 euro a 3149 euro

da 9253 euro a 6499 euro

Dossier

In Francia  La pensione scatta al 62esimo anno d'età, senza limite minimo di mandato. L'importo varia  in base al numero di anni di contribuzione. Si va dai 780 euro dei 5 anni di mandato ai 6.300 euro del massimo di 41,5 anni. 

In Germania Per i membri del Bundestag la pensione inizia al 67esimo anno d'età, con almeno un 

anno di mandato. L'importo è pari al 2,5% dell'indennità parlamentare, per ogni anno di mandato.

Regno Unito La pensione scatta a 65 anni. Con un contributo del 5,9% i parlamentari hanno diritto a 1/60, con un contributo del 7,9% ad 1/50, con un contributo dell'11,9% ad 1/40 dell'ultima retribuzione moltiplicata per ogni anno di servizio.

COSÌ IN EUROPA

Da “Roma ladrona” al crac finanziario: la parabola della Lega Nord, tra Bossi e Salvini

Rispetto il principio dell’innocenza pre-sunta sino a quando la condanna non

sia definitiva, ma la reazione alla sentenza pro-nunciata in primo grado dal Tribunale di Genova, che condanna l’ex segretario della Lega Nord Umberto Bossi (2 anni e 6 mesi di reclusione) e il suo tesoriere, tale Francesco Belsito (4 anni e 10 mesi di reclusione), del partito ora guidato da Matteo Salvini è davvero surreale. La condanna riguarda la Truffa ai danni dello Stato per aver chiesto e ottenuto 40 milioni di eu-ro dallo Stato per finanziare le attività politiche della Lega Nord ed invece averli utilizzati per altri fini e la sentenza si spinge a chiedere quindi la confisca di 48 milioni di Euro al partito del Carroccio: Lega Nord di Umberto Bossi, ma anche e soprattutto di Roberto Maroni e di Matteo Salvini, che di fi-nanziamenti pubblici erogati dal Parlamento ne beneficiò a piene mani anche per le campagne elettorali. A fronte di tale nuova condanna oggi leggiamo che la Lega Nord e il suo segretario Salvini, inve-ce di chiedere scusa al Paese e prepararsi a resti-tuire il maltolto, stia invece pensando di cambia-re nome al partito - “Lega dei popoli” – come se questo bastasse per cancellare le responsabilità ed evitare il crac finanziario del proprio partito. Ciò senza contare le altre condanne non definitive subi-te da esponenti della Lega Nord su temi analoghi e l’altro filone che riguarda il reato di riciclaggio per il trasferimento in Tanzania di una parte di fi-

nanziamenti pubblici illecitamente ottenuti e per il quale Stefano Bonet e Claudio Scala sono stati condannati in primo grado a 5 anni di reclusione.

Lega di quale popolo? Quello che è stato truffato e di cui parla la sentenza di condanna pronunciata dal Tribunale di Genova? Io trovo davvero grave questo maldestro tentativo. Un segretario come Matteo Salvini che vuole

rappresentare alle prossime elezioni politiche l’intero centrodestra, un partito che assume di voler guidare il Paese e che ha politicamente ge-stito quei finanziamenti definiti illeciti da una sentenza di un Tribunale, prima di ogni altra co-sa, dovrebbe pensare a come restituire i fondi illecitamente presi e non invece studiare come eludere tale obbligo.

Franco Vazio

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4Mercoledi 26 luglio 2017

Il piano antiviolenza in Italia è realtà e le risorse stanziate dal sottosegretario Maria Elena Boschi ai progetti di formazione, ai centri di antiviolenza e a tutte quelle attività che si legano al contrasto alla violenza di genere non sono bruscolini. Il 20 luglio scorso il sottosegretario ha destinato 10 milioni di euro che vanno a sommarsi ai 19 milioni del biennio 2015/2016 e ai 13 del 20013.

I temi legati al contrasto alla violenza di gene-re hanno trovato finalmente cittadinanza col go-verno di centrosinistra. La convenzione di Istanbul firmata nel 2011 è stata recepita in Italia solo nel 2013, quando finalmente è stata appro-vata la legge contro la violenza domestica. Per la prima volta la giurisdizione, grazie al lavoro del parlamento, poteva sancire nero su bianco che la violenza non è un fatto privato, finalmente si rie-sce ad entrare nelle mura domestiche, dapprima inaccessibili. Non era ancora la legge sul femmi-nicidio come Letta, allora presidente del consiglio, si affrettò a dire ma fu comunque una grande battaglia vinta.

Col governo Renzi, nel dicembre del 2015, vie-ne approvato il codice rosa: un codice virtuale che viene affiancato ai codici di gravità di accesso al pronto soccorso, riservato a tutte le vittime di vio-lenza. Si crea così all’interno del presidio ospeda-liero una task force interistituzionale tra medici, infermieri assistenti sociali e forze dell’ordine. Per la prima volta sono le istituzioni a prestare non solo le cure necessarie ma ad attivare subito un protocollo che, nel pieno rispetto delle scelte della vittima di violenza, affianchi il medico con assi-stenza psicologica e tutela da parte delle forze di polizia. Il codice rosa dice a tutte le donne io stato mi prendo cura di voi, in qualunque posto voi siate, perché la rivoluzione sta nella capillarità dei pronti soccorsi, situati in tutta la nazione.

Ma resta ancora un vulnus normativo enorme che il Pd, a marzo di questo anno, ha provato a colmare. La camera ha approvato queste due leggi volute e proposte dal Pd, all’unanimità: un fondo destinato agli orfani di vittime di violenza, che si ritrovano in una notte sola senza nessun ge-nitore e a fare i conti con una burocrazia infinita e

tempi giudiziari incerti; e l’emenda-mento contro il femmi-nicidio, che estende l’aggravante a tutti gli omicidi contro le donne per mano di uo-mini che con loro ave-vano una relazione affettiva.

Si è provato così a cancellare l’ultimo re-taggio di un delitto d’onore mai del tutto scomparso. Ogni tre giorni muore una donna per mano di un uomo. Eppure Forza Italia al senato ha de-ciso di boicottare la legge, che sta ferma da 4 mesi in attesa di es-sere approvata. Peccato che le donne non possano più aspettare.

Contro la violenza di genere. L’impegno del Pd

Diritti

“La donna uscì dalla costola dell’uomo, non dai piedi

per essere calpestata, non dalla testa per essere

superiore ma dal lato, per essere uguale, sotto il braccio

per essere protetta, accanto al cuore per essere amata.”

Antonella Madeo

William Shakespeare

Le cose fatte

2013

Legge contro la violenza domestica

2015

Codice rosa

2015-2016

Piano antiviolenza e istituzione fondo

2017

Legge su istituzione fondo orfani di vittimedi violenzee femminicidio approvata solo alla Camera

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5Mercoledi 26 luglio 2017

Le tre eccellenze italiane premiate da Obama

Il Partito

Ciò che mi ha aiutato ad andare avanti, nella vita come nella carriera di fisica, è stato provare a rendere semplici, e dunque più vicine alle persone, anche le cose complesse. Ed è questo lo spirito con il quale intendo affrontare questa nuova esperienza politica”. A parlare è Anna Grassellino, 35 anni, sici-liana di Marsala, ricercatrice al Fermilab di Chicago (“l'equivalente del Cern europeo”, sottolinea), fresca di nomina a capo del dipartimento Italiani all'estero del Pd. Una giovane scienziata - il suo campo sono i superconduttori a radiofrequenza utilizzati negli acce-leratori di particelle di ultima generazione - che può già vantare nel curriculum il prestigioso premio PE-CASE (Presidential Early Career Awards for Scientists and Engineers), la più alta onorificenza attribuita da-gli Stati Uniti a giovani scienziati e ingegneri, confe-ritole da Barack Obama nel gennaio dell'anno scorso.

Anna, raccontaci la storia di questa nomina.Sono sempre stata una forte simpatizzante del Pd e una seguace di Matteo Renzi, che ho sostenuto fin dalle pri-marie del 2013. Già da allora con tanti altri italiani era-vamo convinti che la sua candidatura potesse reppresentare finalmente una svolta, e quando questo cambiamento è avvenuto ci siamo detti che potevamo finalmente essere orgogliosi dell'Italia nel mondo.

E poi?Poi ci siamo incontrati a Chicago, dove gli ho fatto da guida durante la sua visita ai laboratori del Fermilab. Gli abbiamo mostrato la superconduttività utilizzata per gli acceleratori di particelle, un pro-getto che stiamo sviluppando anche in collaborazio-ne con l'INFN e con aziende italiane. Tra l'altro, stiamo per costruire una macchina per lo studio dei neutrini e ci sarà anche un forte contributo italiano.

Dunque possiamo dire che la superconduttività è stata un acceleratore anche di rapporti e di impegno...Be' in un certo senso sì. Renzi poi mi ha chiamata dopo il conferimento del premio presidenziale e mi ha chiesto se pensavo di poter esser utile nel lavo-ro con gli italiani all'estero. All'inizio ero titubante perchè per ovvie ragioni non posso garantire una presenza costante, ma mi hanno convinta l'assicu-razione che lavoreremo per rimanere comunque in contatto costante, anche grazie a Internet, e la convinzione che l'essere già parte di questa grande comunità rappresenti un valore aggiunto.

In qualche modo la tua nomina sancisce un cambio di paradigma: dall'italiano emigrante per necessità, all'eccellenza nella ricerca.Italiani all'estero siamo tutti, ma è vero che c'è stato un cambiamento. Tutti gli ingegneri che si sono lau-reati con me a Pisa, ad esempio, oggi sono a fare splendide carriere all'estero, in particolare negli Stati Uniti.

Si parla tanto di fuga dei cervelli, ma secondo te bisogna tornare o piuttosto provare a fare si-stema da dove si è?Io sono assolutamente favorevole all'idea di spo-starsi, anche perchè nella ricerca scientifica muo-versi è cruciale, è importante però riuscire a fare di chi è andato via un capitale. Ovviamente partire deve essere una scelta e non un obbligo, così come è importante che ci siano le condizioni per un eventuale ritorno.

Come intendi affrontare questo impegno?Come ho sempre fatto nella vita, studiando per imparare il più possibile. Certo per me che sono anche una mamma sarà un impegno non da poco, ma sono molto emozionata e ho intenzione di portarlo fino in fondo.

Per te una specie di nuovo laboratorio...Da ingegnere sono diventata fisico, adesso da fi-sico studierò da politico. E' un esperimento interessante che un po' mi spaventa, ma l'importante è mettersi in gioco per il bene della comunità. Quello che posso dire è che ho intenzione di aumentare le connessioni e la capacità di fare rete: dobbiamo aprirci, una politica che si chiude in sé stessa è difficile da comprendere e da ascoltare, per questo è importante portare dentro anche il punto di vi-sta della società civile.

Hai già qualche inziativa in mente?Intanto si parte dallo studio. Nei prossimi giorni vedrò il mio predecessore Eugenio Marino, è stato gentilissimo e sono certa saprà darmi i giusti consigli. Oggi faremo la nostra prima riunione a Roma, nel frattempo tanti segretari di circoli del Pd all'estero mi hanno già telefonato mettendosi a disposizione, e di questo li ringrazio. Per il resto io già viaggio molto per lavoro, già a fine agosto sarò ad Amsterdam e a dicembre a Tokyo, vorrà dire che da oggi ogni viaggio sarà anche l'occasione per incontrare e conoscere la grande comunità del Pd nel mondo.

La politica come la �sica: sempli�care le cose complesse

Ha studiato ingegneria elettronica a Pisa, si è trasferita negli Usa per un dottorato in fisica all’università della Pennsylvania. Oggi dirige un team di 20 persone al Fermilab di Chicago. Il 9 gennaio 2017 è stata premiata da Obama con il Presidential Early Career Awards for Scientists and Engineers, la più alta onorificenza del governo federale per giovani scienziati e ingegneri all’inizio della loro carriera da ricercatori. Da pochi giorni è a capo del dipartimento degli italiani all'estero del Pd.

ANNA GRASSELLINO

È assistant professor di aeronautica e astronautica alla Stanford University.Il suo laboratorio si occupa di auto senza conducente e aerei senza pilota, ma il progetto che gli è valso il premio è in collaborazione con la Nasa.

MARCO PAVONE

Dopo la laurea in ingegneria aeronautica al Politecnico di Torino si è trasferito negli Usa.Oggi è associate professor alla Duke University, nella Carolina del Nord. Il suo laboratorio sviluppa algoritmi per studiare il comportamento dinamico di materiali solidi e fluidi.

GUGLIELMO SCOVAZZI

Carla Attianese

Intervista ad Anna Grassellino

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6Mercoledi 26 luglio 2017

Le date di “Avanti”Perché l’Italia non si ferma

Matteo Renzi

Botticino (Bs) Mercoledì 26 luglio ore 18

Bosco Albergati (Mo) Mercoledì 26 luglio ore 21

Diamante (Cs) Venerdì 28 luglio ore 21

Agerola (Na) Sabato 29 luglioore 11,30

Marina di Pietrasanta  (Versiliana) Domenica 30 luglio ore 18

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7Mercoledi 26 luglio 2017

Ifrancesi la sanno lunga. Spira infatti da oltralpe quel vento nuovo che, dalla seconda metà degli anni novanta, rivo-

luziona la musica pop. Tutto accade grazie a una piccola ma-gia, capace di evocare il passato per aprire squarci di futuro. Una formula che i due ex studenti universitari Jean-Benoit Dunckel e Nicolas Godin utilizzano per lanciare i propri incante-simi con disinvoltura. Si tratta di rispolverare alcuni linguaggi considerati desueti, dalla musica di Serge Gainsbourg alle so-norità lounge, da certe colonne sonore anni settanta alla fasci-nazione per l'elettronica alla Krafwerk, e riproporli come base per una forma canzone melodica e raffinata, ma allo stesso tempo molto "cheap" e diretta.

Con il disco "Moon Safari", del 1998, gli Air prendono il concetto di "retrò" e lo rendono una delle categorie fonda-mentali dei successivi vent'anni, mostrando come i suoni apparentemente più remoti non cadano mai nell'oblio; sempre che ci sia qualcuno pronto a rileggerli con rispetto e passione. Nel loro primo album riescono a nobilitare, con pi-glio da artisti contemporanei, alcuni tra i generi meno in vo-ga dell'epoca, apparecchiando davanti al mondo una specie di elettropop nostalgico e allo stesso tempo futuristico, che si finge kitsch ma nasconde un cuore nobile e sofisticato.

È una questione di alchimia: i due francesi sono diversi ma complementari. Jean-Benoit Dunckel è un matematico che ama la musica classica, trova la sua soddisfazione nell'ordine e nelle strutture geometriche; di contro, Nicolas Godin è un irregolare, ha studiato architettura e ama la spe-rimentazione sonora. Talmente arty da recuperare, con un tuffo carpiato di 360 gradi, una dote fondamentale: la semplicità. Il loro brano "Sexy Boy", tanto orecchiabile quanto elegante, è una sfacciata dichiarazione d'intenti: una

canzone che non si vergogna di apparire quasi sciocca, ma che nel suo essere elementare riesce a scardinare la resi-stenza di qualsiasi ascoltatore, diventando il tormentone che non ti aspetti. Un colpo di classe.

Gli Air festeggiano i 22 anni di carriera portando in tour, anche nella nostra penisola, la loro raccolta commemorativa "Twentyears". Lunedì sera, la suggestiva cornice del Teatro Romano di Ostia Antica si è trasformata in un paesaggio re-tro-futurista, immerso nelle note del duo francese. 'French Touch' direbbe qualcuno, riproponendo una fortunata eti-chetta in voga fino a qualche tempo fa. Gli Air, infatti, non sono rimasti dei predicatori nel deserto, ma la loro rivoluzio-ne estetica si è allargata a macchia d'olio in tutta la Francia, per poi straripare nel globo intero. Dalla fine degli anni no-vanta in poi, una vera e propria "French Invasion" ha scosso il mondo musicale, con un avamposto di musicisti e pro-duttori transalpini pronti ad iscrivere il proprio nome nella storia: dai Daft Punk a Laurent Garnier, passando per i vari Cassius, Dimitri form Paris, Justice.

Se la chiave per leggere la storia dell'odierna pop music è quella della "retromania", concetto elaborato dal critico Si-mon Reynolds per indicare lo sguardo rivolto al passato dei musicisti contemporanei, gli Air sono i padri di questa attitu-dine. Ma anche coloro che riescono a non cadere nella sterile riproposizione di stilemi ormai superati. Nella messa in sce-na di un modernariato che odora di epoche indefinibili, so-speso tra videogiochi vintage e sintetizzatori analogici, fluttuante nel limbo di una fantascienza psichedelica e rudi-mentale, il duo francese compie un personalissimo rito Vu-dù: rivitalizzare ciò che nella storia del costume sembrava accessorio, per costruire la propria inconfondibile estetica e, soprattutto, per regalare a tutti una manciata di canzoni mozzafiato.

Pensieri e parole

Daniele Bova

Il Vudù retrò degli AirIl duo francese festeggia i 22 anni di carriera con un tour internazionale

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