La scuola del dialogo E - partitodemocratico.it · circuito parallelo (quindi né complementare,...

8
Edilizia scolastica Tre anni di investimenti, due milioni di studenti coinvolti e migliaia di cantieri: il nuovo volto della scuola italiana CURA CLASSE "I due terzi dei nuovi poveri assoluti sono stati creati dall’austerità del biennio 2012-2013" (Marco Fortis) E sistono molte narrazioni della Buona scuola ma, indubbia- mente, per molti commentato- ri questa rappresenta la riforma “meno riuscita” dei mille giorni. Un erro- re di cui lo stesso Matteo Renzi si è as- sunto la responsabilità. Davvero le cose sono andate in questo modo? Riavvolgia- mo il nastro. Il nostro obiettivo è sempre stato chiaro: la scuola al centro dell'azione di governo per combattere il più possibile la dispersione scolastica, le disugua- glianze e investire sul futuro del Paese cercando anche di dare una risposta alla disoccupazione giovanile. Per raggiunge- re questo scopo abbiamo messo in campo una serie di azioni: il rilancio dell’auto- nomia scolastica per realizzare l'apprendi- mento per competenze e rendere più flessibile l'organizzazione delle scuole, l’apertura degli istituti al territorio, il mi- glioramento della qualità della didattica. Abbiamo pensato a una scuola capa- ce di promuovere il successo formativo cercando di realizzare percorsi diffe- renziati; che sostiene ed orienta i ragazzi attraverso il potenziamento dell'alternanza scuola lavoro; che include e sperimenta con una didattica sempre più innovati- va rivolta non solo agli studenti ma anche ai docenti per i quali è stata finalmente prevista una formazione in aggiorna- mento strutturale e obbligatoria a spese dello Stato. Per realizzare questo progetto abbia- mo investito delle risorse, tante risorse: più di quattro miliardi, più di 160mila contratti a tempo indeterminato che si- gnificano non solo progetti di vita stabi- le per i docenti ma la creazione per ogni istituto di un organico flessibile per ri- spondere alle esigenze dei ragazzi e che determina la carta d'identità della scuo- la valorizzando le sue specificità rispetto al territorio in cui è inserita. Ma ancora prima dell’approvazione della Buona Scuola avevamo investito sull’edilizia scolastica: centinaia e centi- naia di edifici che, grazie alle risorse stanziate, hanno cambiato volto con interventi per la sicurezza e l’ammo- dernamento delle strutture e con lo sguardo rivolto all’architettura per l’apprendimento innovativo. Perché per costruire un Paese più forte bisogna co- minciare dalle fondamenta. Lo abbiamo fatto nel vero senso della parola. (segue a pag. 2) Il Partito La stampa discute di renzismo e anti-renzismo Pensieri e parole Devendra Banhart: il nuovo hippie del folk blues pag. 5 pag. 7 pag. 2-3 La scuola del dialogo Martedi 18 luglio 2017 15 Simona Malpezzi M5S Il primo tragico Giggino: Di Maio e i suoi scivoloni pag. 4 Il nuovo polo scolastico di Cernusco sul Naviglio DI

Transcript of La scuola del dialogo E - partitodemocratico.it · circuito parallelo (quindi né complementare,...

Edilizia scolastica Tre anni di investimenti, due milioni di studenti coinvolti e migliaia di cantieri: il nuovo voltodella scuola italiana

CURA CLASSE

"I due terzi dei nuovi poveri assoluti sono stati creati dall’austerità del biennio 2012-2013" (Marco Fortis)

Esistono molte narrazioni della Buona scuola ma, indubbia-mente, per molti commentato-ri questa rappresenta la riforma

“meno riuscita” dei mille giorni. Un erro-re di cui lo stesso Matteo Renzi si è as-sunto la responsabilità. Davvero le cose sono andate in questo modo? Riavvolgia-mo il nastro.

Il nostro obiettivo è sempre stato chiaro: la scuola al centro dell'azione di governo per combattere il più possibile la dispersione scolastica, le disugua-glianze e investire sul futuro del Paese cercando anche di dare una risposta alla disoccupazione giovanile. Per raggiunge-re questo scopo abbiamo messo in campo una serie di azioni: il rilancio dell’auto-nomia scolastica per realizzare l'apprendi-mento per competenze e rendere più flessibile l'organizzazione delle scuole, l’apertura degli istituti al territorio, il mi-glioramento della qualità della didattica.

Abbiamo pensato a una scuola capa-ce di promuovere il successo formativo cercando di realizzare percorsi diffe-renziati; che sostiene ed orienta i ragazzi attraverso il potenziamento dell'alternanza scuola lavoro; che include e sperimenta con una didattica sempre più innovati-va rivolta non solo agli studenti ma anche ai docenti per i quali è stata finalmente prevista una formazione in aggiorna-mento strutturale e obbligatoria a spese dello Stato.

Per realizzare questo progetto abbia-mo investito delle risorse, tante risorse: più di quattro miliardi, più di 160mila contratti a tempo indeterminato che si-gnificano non solo progetti di vita stabi-le per i docenti ma la creazione per ogni istituto di un organico flessibile per ri-spondere alle esigenze dei ragazzi e che determina la carta d'identità della scuo-la valorizzando le sue specificità rispetto al territorio in cui è inserita.

Ma ancora prima dell’approvazione della Buona Scuola avevamo investito sull’edilizia scolastica: centinaia e centi-naia di edifici che, grazie alle risorse stanziate, hanno cambiato volto con interventi per la sicurezza e l’ammo-dernamento delle strutture e con lo sguardo rivolto all’architettura per l’apprendimento innovativo. Perché per costruire un Paese più forte bisogna co-minciare dalle fondamenta. Lo abbiamo fatto nel vero senso della parola.

(segue a pag. 2)

Il PartitoLa stampa discute di renzismoe anti-renzismo

Pensieri e parole Devendra Banhart: il nuovo hippiedel folk blues

pag. 5 pag. 7

pag. 2-3

La scuola del dialogo

Martedi18 luglio

2017

15

Simona Malpezzi

M5SIl primo tragico Giggino: Di Maio e i suoi scivoloni

pag. 4

Il nuovo polo scolastico di Cernusco sul Naviglio

DI

2Martedi 18 luglio 2017

Focus

Purtroppo, l’elemento innovativo è stato oscurato dalle legittime preoccupazioni e dalle aspirazioni di migliaia di insegnanti a cui tutto sommato, viste le proteste, sembrava andare bene uno stato di precarietà permanente e alle tante situazioni diverse prodotte dalle stratificazioni create negli anni. Questi elementi hanno reso complesso e difficile un dialogo che è fondamentale perché la (buona) scuola si realizza soltanto attraverso la cooperazione e il sostegno reciproco di tutte le forze in gioco. L’operazione messa in campo è stata una delle più ardue che il governo dei mille giorni abbia dovuto affrontare nel tentativo di tenere insieme le necessità degli studenti, le esigenze dei docenti e la necessità di offrire alle scuole gli insegnanti di cui hanno bisogno. E mentre tutte le altre forze politiche promettevano a chiunque che avrebbero risolto il problema di ogni singolo (il come non è dato a sapersi) noi abbiamo preso decisioni “impopolari” per orientare nella giusta direzione il cammino della nostra scuola, provando a mettere ordine tra le diverse categorie (e non cito sigle e acronimi per addetti ai lavori) e proponendo un nuovo modello di reclutamento docenti e di formazione iniziale: un percorso chiaro che finalmente dà garanzie certe ai giovani che

vogliono diventare insegnanti e tiene conto del valore aggiunto di chi per anni ha lavorato nelle scuole.

L’errore più grande, al netto del famoso algoritmo? Pensare che un piano tanto complesso potesse essere realizzato in pochi mesi, soprattutto senza intervenire sulle modalità applicative e sulle capacità di un apparato burocratico e amministrativo che ha pensato di gestire una riforma nuova con modalità vecchie.

Cosa manca?Chi ci ha lavorato ha sempre definito la "buona

scuola" una sorta di assestamento da cui ripartire per il futuro. Sappiamo che per realizzare davvero quell'autonomia a cui abbiamo dato una grossa spinta dobbiamo intervenire per limitare il più possibile, fino ad eliminarle, il numero delle reggenze, rendere il dirigente un reale leader educativo, potenziare segreterie e comparto amministrativo, prendere in mano la situazione dei collaboratori scolastici, rilanciare il tempo scuola, soprattutto al sud (non solo con i modelli di scuola aperta), rivedere il testo unico e le modalità di partecipazione. E, ora che le risorse ci sono, dobbiamo dare respiro alla scuola per consentirle di tornare a elaborare proposte, ricercare, sperimentare.

Non manca la voglia di rimettersi in gioco, aggiustare quello che non è andato bene, rilanciare insieme fino a dove si può arrivare.

Insieme, appunto.

L’edilizia scolastica è stata una priorità dei governi PD dal 2014.  Una “Struttura di missione” è stata istituita presso la Presidenza del Consiglio per fornire supporto agli Enti locali – proprietari e gestori degli immobili scolastici – e garantire l'informazione ai cittadini e alle Amministrazioni. Parole chiave: finanziamenti, cantieri, governance e trasparenza. 

 

FinanziamentiMaggiori le risorse stanziate negli ultimi tre

 anni rispetto a quelle dei precedenti venti. Ad oggi 9,5 miliardi complessivi, di cui 4,7  già assegnati agli Enti locali per interventi con un “nome e cognome”, riferiti a una scuola specifica. A giugno 2017 il Decreto della Presidenza del Consiglio che ripartisce il Fondo infrastrutture ha previsto 1,3 miliardi per la sicurezza delle scuole.

 

CantieriDal 2014 ad oggi sono più di 10.452 gli 

interventi finanziati, 7.235 i cantieri avviati, di cui 5.659 quelli già conclusi. Tempi record e certezza dei dati. Grazie anche a nuove modalità di erogazione a “Stato Avanzamento Lavori” e all’impegno del Ministero dell’Istruzione, università e ricerca. Il rinnovo del patrimonio scolastico è in atto, con 303 nuove scuole già previste: edifici all’avanguardia, aperti al territorio, sostenibili, sicuri. 209 sono già realizzati. Il coraggio di demolire e ricostruire si sta rivelando la scelta vincente: vere architetture per la formazione.

GovernanceSituazione complessa: la proprietà degli 

edifici scolastici è di Comuni, Province e Città metropolitane, la programmazione è di competenza delle Regioni. I finanziamenti arrivano dallo Stato, dall’Europa o gli stessi enti locali. Oggi tutti questi soggetti si ritrovano al tavolo dell’Osservatorio per l’Edilizia scolastica, al MIUR. Grazie all’Agenzia per la coesione territoriale si sono create Task force territoriali: tecnici in loco, con l’obiettivo di favorire l’avvio di cantieri già finanziati. Tra 2014 e 2016 hanno seguito oltre 2032 interventi. L’Anagrafe per l’edilizia scolastica, prevista da una legge del 1996 e mai attuata, è oggi operativa e pubblica sul sito MIUR http://cercalatuascuola.istruzione.it/cercalatuascuola/

TrasparenzaIl monitoraggio confluisce nel webgis  

www.cantieriscuole.it  che vede per la prima volta la mappatura e la geolocalizzazione degli interventi, finanziati dai diversi Ministeri. Ad oggi monitorati 10.655 interventi, che coinvolgono circa 6.500 edifici scolastici. Gli Enti locali, veri protagonisti, hanno visibilità anche nella rubrica "Il cantiere del Giorno" http://italiasicura.governo.it/site/home/news/news­­scuole/cantieri­del­giorno.html, rilanciata sui social: dal 22 febbraio 2014 l’aggiornamento sugli interventi da Nord a Sud è quotidiano, 712 gli Enti coinvolti in tre anni.  L’edilizia scolastica si è fatta social grazie a Facebook (Italiasicura/Scuole), Twitter (@ediliziascuole) e Instagram (italiasicura_scuole): raccontiamo ogni giorno il Futuro che costruiamo. 

Una priorità: l’edilizia per le scuole

Simona Malpezzi(segue dalla prima)

Laura Galimberti

Scuola

Ripartiamo insieme dalla scuola del dialogo

3Martedi 18 luglio 2017

Focus Scuola

La scuola punto di riferimento della comunità Pd

Reggio Emilia è probabilmente la città in Italia che più di altre si è resa nota nel mondo per la sua pluridecennale esperienza educativa.

Il "Reggio Approach" è stato ed è anzitutto una straordinaria esperienza educativa di comunità - una Comunità educante ed etica, come è stata definita da studiosi amici di Reggio Emilia come Haward Gardner - che ha diffuso in oltre 130 Paesi del mondo un pensiero pedagogico e un approccio educativo profondi, vitali e condivisi. E ha portato a Reggio Emilia la scolarizzazione dei nidi al 43% e quella delle scuole d'infanzia oltre il 93% (standard anche superiori a quelli europei), contribuendo a costruire una solida cultura dell'infanzia, alimentata da creati-vità e contaminazione di saperi diversi, che ha al centro i bambini come persone e cittadini titolari di diritti ed i loro "cento linguaggi".

Per molti può bastare questo per riconoscere in Reggio Emilia la Città dell'Educazione.

In realtà gli anni recenti hanno visto uno sforzo rilevanre per dare piena continuità ad un progetto educativo di qualità, anche nei percorsi scolastici della primaria e della secondaria, ispirandosi e diffondendo ancora una volta in una contaminazio-ne virtuosa l'idea-matrice del Reggio Approach.

E' in questo quadro che è nato il progetto Aperta-mente, un percorso partecipato nelle scuole prima-rie e secondarie, che ha coinvolto centinaia di edu-catori, insegnanti e genitori, e che è giunto alla sotto-scrizione del Patto per l'Educaziione e la Conoscenza a Reggio Emilia.

Ormai tutte le scuole primarie e secondarie re-stano aperte nelle ore pomeridiane, in alcuni casi le scuole reggiane aprono al mattino alle 7.00 e chiu-dono alla sera alle 20.00.

Il percorso didattico e integrato con laboratori musicali e teatrali, con esperienze in campo ambienta-

le, con l'ingresso nelle scuole delle società sportive, configura l'istituzione scolastica come grande luogo aperto, frequentemente come punto di riferimento e centralità civica del quartiere.

A questo si è aggiunto il lavoro sull'edilizia sco-lastica che porterà a settembre ad inaugurare la nuo-va scuola primaria presso il Centro internazionale dell'infanzia Loris Malaguzzi, e la nuova filiale della scuola Einstein finanziata grazie ai fondi Bei e ai contributi erogati dal governo Renzi.

Dunque, un lavoro sulla struttura del sistema sco-lastico - perché i luighi dell'apprendimento devono essere sicuri, belli, accoglienti - e un lavoro colletti-vo sulle persone come protagoniste, a partire dalla scuola, di un'idea di cittadinanza e di un senso di co-munità.

È la scuola il luogo in cui il futuro dei nostri figli può essere progettato, è la scuola il perno intorno a cui una comunità democratica aperta, plurale e inclu-siva può vincere le sfide del nostro tempo”.

Luca VecchiSindaco di Reggio Emilia

I numeri sull’edilizia scolastica presentati oggi dal Governo

4Martedi 18 luglio 2017

Una moneta parallela a Roma? Più che un progetto per risollevare una città sempre

più disperata e abbandonata, la proposta mette in evi-denza la cialtroneria al potere nella Capitale a guida pentastellata.

Intanto grande è la confusione nella mente dell’asses-sore al bilancio di Roma che ha parlato di moneta comple-mentare (che non si sostituisce all’euro), aggiungendo poi che sarebbe una moneta alternativa (ma non era complementare?) e infine affermando la nascita di un circuito parallelo (quindi né complementare, né alternati-va): insomma potremmo chiamarla moneta confusiona-ria. Così l’economista di riferimento, Nino Galloni, al Corsera di Roma fa una bella marmellata tra moneta complementare, banca del tempo, baratto amministrati-

vo… Galloni poi, con una bella dose di faccia tosta, ne fa una sorta di soluzione ai ritardi dei pagamenti della pubbli-ca amministrazione, come se la cosa potesse risolversi da sé anche in assenza di un circuito ben rodato ed esteso anche per quantità di servizi e beni offerti. Alcuni giorna-li hanno anche parlato di ipotesi relative a crediti fiscali che sono soltanto l’emissione di debito pubblico sono mentite spoglie. L’emissione di titoli di pagamento – chia-mateli moneta, buoni pasto o sesterzi – non può essere un sostituto della disciplina contabile: se l’Amministra-zione non è capace di tenere i conti in ordine, non sarà certo ridenominando parte dei pagamenti che le somme torneranno. Anzi: quello in atto sembra più un tentativo di nascondere la polvere sotto il tappeto, che di risolvere concretamente un problema drammatico.

A dispetto della faciloneria a cinque stelle, i circuiti di moneta complementare - Sardex il più noto - sono una

cosa seria e sparate di questo tipo non fanno che danneggiarne l’immagine. Funzionano sulla base di ade-sione volontaria e con regole ben precise, soprattutto si tengono in equilibrio grazie al ruolo dei gestori. Proprio per evitare truffe che potessero mettere in cattiva luce le buone esperienze ho presentato qualche tempo fa una proposta legislativa per delegare il governo a disciplina-re la materia consentendo l'utilizzo delle monete comple-mentari con piena garanzia degli interessi dei cittadini e degli utilizzatori.

E’ il mercato poi che deve alimentare con le adesioni il circuito, affermandone il successo, e dove un eventua-le fallimento di un partecipante sarebbe mutualizzato tra gli altri, ma non può certo essere una pubblica ammini-strazione, ancorché la Capitale, a diventare una sorta di banca centrale affidata ad apprendisti stregoni dell’eco-nomia e della finanza.

Cinquestelle

Sergio Boccadutri

La moneta confusionaria della giunta Raggi

IL PRIMO TRAGICO

GIGGINO

“Esistela lobby dei

petrolieri e quelladegli ambientalisti,quella dei malatidi cancro e quelladegli inceneritori”

“Scusate,non avevo

capitola mail”

“Come sepresentassi 20

esposti contro Renzi, lo iscrivessero al registro

degli indagati, poi verrei in questa piazza

e urlerei Renziè indagato”

“Renziha occupato

con arroganzala cosa pubblica,come ai tempi

di Pinochetin Venezuela” “Sono stato

tutta la seraal telefono

con le ambasciate degli altri Stati europei

per chiedere l’inviodei loro canadair”

“Un certoBoneschi si è fatto

un giornoin Parlamento

e prendeogni mese

3.108 euro”

21 luglio 2016

7 settembre 2016

8 settembre 2016

13 settembre 2016

14 luglio 2017

17 luglio 2017

1

2

3 4

5

6

1 2 3 4 5 6Elisabetta Iannelli, vicepresidente dell’Associazione italiana malati di cancro, parenti e amici (Aimac): “Non credo ci sia lobby più pura di quanti fanno qualcosa per chi vive la malattia sulla pelle, di chi si batte per la propria vita e per quella altrui”.

Il commento del vicepresidente della Camera dopo che Paola Taverna diffuse la mail attraverso la quale lo stesso Di Maio veniva messo al corrente sull'indagine nei confronti di Paola Muraro.

Da un comizio del Movimento Cinque Stelle a Nettuno

Il generale Augusto Pinochet (1915 – 2006) ha promosso il golpe del 1973 contro Salvador Allende e guidato la dittatura militare cilena, rendendosi responsabile di crimini contro l'umanità.

La smentita dell'ambasciata francese a Roma: “Non c’è stato alcun contatto con Luigi Di Maio”.

Luca Boneschi è morto nell'ottobre del 2016. Avvocato di Giorgiana Masi, si dimise il primo giorno da deputato radicale per combattere la propria battaglia senza lo scudo dell’immunità.

5Martedi 18 luglio 2017

Esiste una sede del PD anche all’estero?: una domanda che a Bruxelles ci viene

rivolta spesso e a cui rispondiamo con un pizzi-co di orgoglio: certo! il PD è il partito degli ita-liani all'estero, è la forza politica più diffusa tra le nostre comunità nel mondo con oltre 100 circoli.

I circoli del PD nel mondo sono realtà vive e molto radicate - a Bruxelles siamo 350 iscritti - proprio come è vivace ed organizzata la comu-nità italiana all'estero, ormai in costante cresci-ta anche per i nuovi trend dell’emigrazione giovanile.

Una vera Italia oltre l'Italia, che si sforza di mantenere vivo un legame col nostro Paese, un legame che va letto oltre le immagini da cliché che la nostra opinione pubblica ha dell'emigra-zione italiana più storica o dei cosiddetti “cervelli in fuga”.

I nostri circoli, nella propria azione quotidia-na, sperimentano e vivono il significato dell'inte-

grazione culturale, politica e identitaria nei paesi di accoglienza, e questo può essere certamente un esempio utile davanti alle sfide che la socie-tà italiana affronta sul tema della cittadinanza e della multiculturalità.

Siamo un partito che si fa community orga-nizer, connettore di esperienze associative, di gruppi di cittadini, di istanze culturali che pro-prio all’estero hanno l’esigenza di essere messe in rete.

L'integrazione politica passa, soprattutto per

i nostri circoli in Europa, per un rapporto strettis-simo con i partiti della famiglia progressista e socialista, che sono per noi non solamente un ri-ferimento ideale, ma anche uno strumento per rafforzare la presenza sul territorio e per rende-re più efficace il messaggio politico verso i no-stri connazionali, come testimoniano le numerose candidature di iscritti del PD alle elezioni locali in tanti paesi europei. E proprio per questo qui a Bruxelles abbiamo lanciato la “casa dei pro-gressisti”, uno spazio che - proprio a partire dalla sede PD - si sta aprendo e allargando alla conta-minazione di altri partiti e attivisti europei.

Nella nostra azione quotidiana cerchiamo anche di dare il nostro contributo alla costruzio-ne di una vera e tangibile cittadinanza europea, attraverso attività di formazione sull’Europa ri-volte in Italia a amministratori locali e dirigenti territoriali del PD.

C’è bisogno di un nuovo slancio nel rapporto tra PD e Europa, anche per questo occorre tene-re vivo il partito all’estero e rafforzare i legami con le nostre comunità fuori confine.

Dal Partito Per il Partito

Francesco Cerasani

Segretario PD Bruxelles

Pd, partito degli italiani anche all'estero

Francesco Cerasani. 35 

anni, dottore di ricerca in 

storia dell’Europa 

contemporanea. È segretario del 

PD Bruxelles e fondatore 

dell’associazione EuDem, nel 

2013 è stato candidato alla 

Camera per il PD nella 

circoscrizione Europa. Membro 

della SPD e del PS belga.

F.Cerasani

@fcerasani

L’incredibile storia del suicidio PD

Silvia FregolentRenzi prende il 40 cento alle europee e dà una prima bastonata alle stupide ambizioni grilline. Fa delle cose sensate e importanti per l’economia e l’occupazione, che molti prima di lui avrebbero voluto fare e non sono riusciti a fare (...). Si infrange infine sullo scoglio della legge elettorale e del referendum, si dimette onorevolmente, ci lascia in eredità un governo Pd a guida Genti-loni che ora raccoglie la crescita all’u-no e quattro per cento e una pro-spettiva seria di ripresa nazionale in molti campi decisivi. Sono passati quattro anni e mezzo dalle elezioni. Gli eletti sono pagati per governare

e cercare o trovare delle soluzioni convincenti, levando il paese dai pa-sticci quando i pasticci ci sono. È esattamente quanto ha fatto il Pd, anno per anno, sensatamente. Ri-sultato: il Pd è in mille pezzi. Il succes-so ha dato alla testa alle sue correnti rottamate.

Ha azzeccato tutto o quasi tutto, si è diviso in uno scontro di potere insensato. Ha vinto e stravinto, sembra un partito perdente, incalzato da cazzoni che hanno eletto sindaci de-menzialmente incapaci di fare il lo-ro lavoro. Non è surreale? Non è straordinario? Non è del tutto inve-rosimile, tipo strano ma vero? In un paese appena normale il Pd farebbe la figura della Merkel in Germania, non quella di Hollande in Francia.

L’odio per Renzie il lutto della sinistra

Silvia FregolentMa possibile che ogni atto, ogni momento, ogni pensiero, ogni gesto politico di Renzi sia sba-gliato? (...) Renzi per la "sinistra si-nistra" è l'incarnazione maligna di una eterogeneità che resiste ad ogni assimilazione. Le sue origini culturali e antropologiche sono differenti da quelle del vecchio gruppo dirigente del Pci che è mi-grato nel Pd. Un'altra cultura, un'altra sensibilità, ma anche un'altra generazione. Il fatto che questo "eterogeneo inassimilabile" sia divenuto, attraverso il legittimo voto delle primarie, il segretario del maggiore partito della sinistra

italiana non è stato vissuto come il segno di un arricchimento, ma co-me una vera e propria usurpazio-ne.

La vera ragione di tutto questo odio è la difficoltà della vecchia si-nistra di fare il lutto della sua fine storica. Più schiettamente: Renzi è colpevole di avere messo la sinistra di fronte al suo cadavere. (...)

La morte irreversibile di questo paradigma imporrebbe un lavoro del lutto estremamente impegnati-vo. Molto più facile allora imputa-re al carattere spurio, meticcio, eterogeneo, sciamanico di Matteo Renzi la crisi del Pd e della sinistra in generale che affrontare questo immane e, in realtà, inaggirabile compito.

Giuliano Ferrara (Dal Foglio,

martedì 18 luglio 2017)

Massimo Recalcati(Da la Repubblica,

lunedì 17 luglio 2017)

La discussione sulla stampa

Cosa ne pensi? Scrivi a [email protected]

7Martedi 18 luglio 2017

Devendra Banhart costruisce le sue canzoni come un bambino che ha appena cominciato a dipingere. A se-

conda dei punti di vista, potrebbero suonare incomplete, rudi-mentali o naive, ma sotto la loro superficie ribolle un mondo oni-rico e garbatamente surreale, che a volte sembra antico, altre addirittura fuori dal tempo. Perché, in fondo, quella del 36enne texano è una musica che ha le sue radici piantate nel folk e nel blues, anche se si slancia verso territori del tutto personali.

Per il suo tour europeo, l'artista ha attraversato anche la suggestiva cornice dell'anfiteatro di Ostia Anti-ca, animandola con atmosfere pescate da un repertorio oramai quindicinale. È infatti il 2012 quando esce il suo primo, caleidoscopio e incompiuto lavoro, dal tito-lo fiume di "Oh Me Oh My… The Way The Day Goes By The Sun Is Setting Dogs Are Dreaming Lovesongs Of The Christmas Spirit"; album che stupisce per la ve-na poliedrica del suo autore, capace di mettere insieme una serie di bozzetti sonori che sguazzano nel minima-lismo in una sorta di psichedelia a bassa fedeltà.

Ma ciò che colpisce è soprattutto la mitologia che si è venuta a creare intorno agli esordi di Devendra Ba-nhart. Come narra la leggenda, Michael Gira, storico musicista statunitense, fondatore dell'etichetta discografica Young Goods e oggi leader degli Swans, va a vedere Devendra che suo-na all'interno di un sushi bar di Los Angels: "All'epoca non ave-vo contratti discografici e spesso mi capitava di fare dei concerti in posti assurdi", ha commentato al riguardo Banhart. Nel loca-le c'è anche Sammy Hagar, il corpulento e riccioluto cantante rock conosciuto soprattutto per la sua militanza nei Van Halen: ad un certo punto, tra gli amici di Hagar comincia a montare lo scontento per l'esibizione di Banhart e qualcuno si alza dal tavo-lo e accende il juke box. Devendra reagisce sputando nei piatti dei commensali, e di lì a poco scoppia una rissa: "Ricordo di aver afferrato Hagar dalla testa, appigliandomi ai suoi ricci mentre

lui cercava di afferrarmi - ha in seguito ricordato il cantante - alla fine mi allontanarono dal locale".

L'indole battagliera dell'artista convince Micheal Gira a fargli stipulare un contratto con la sua casa discografica. Devendra, infatti, non è solo un delicato sognatore, ma un artista capace di imporre la sua cifra stilistica con veemenza, forte delle espe-rienze che lo hanno temprato da giovanissimo quando, dopo il divorzio dei genitori, viene portato dalla madre a vivere a Ca-racas: luogo suggestivo e pericoloso, ma che dà modo all'artista di fortificare il suo carattere e di cogliere il fascino del cantato

spagnolo, che avrebbe poi riutilizzato in alcuni suoi brani.

Nei dieci dischi che Devndra Banahrt ha regi-strato fino a oggi (l'ultimo è Ape in Pink Marble, del 2016) viene tracciato un percorso che, per quanto multiforme e variopinto, segue una dire-zione molto precisa: quella di un suono poco cata-logabile, ma allo stesso tempo capace di evocare scenari remoti: "Mi sembrava di sentire qualcosa che appartenesse a un passato lontano", disse Gi-ra dopo aver ascoltato le prime registrazioni del cantante.

Durante gli anni, Devendra è stato capace di spiazzare anche nel look: una sorta di estetica hippy

fuori tempo massimo, che convive, nonostante l'apparente contraddizione, con una consistente dose di "glamour"; si di-rebbe quasi un hipster ante-litteram. Famose in questo senso anche le sue storie d'amore con donne altrettanto conturbanti, da Bianca Casady delle CocoRosie, fino a Natalie Portman, per arrivare alla sua attuale compagna, la fotografa serba Ana Kras, alla quale, si dice, Devendra abbia chiesto la mano appena co-nosciuta, dopo un primo, folgorante sguardo.

Ma forse anche questo particolare, come l'essenza della sua musica, è destinato a rimanere in un limbo tra ciò che è reale e ciò che è immaginario, più vicino alla materia dei sogni che alla bruta fattualità.

Pensieri e parole

Daniele Bova

Dal folk alla psichedelia.

La sua musica

ha un pregio: è ineffabile

Il fascino di DevendraRitratto di Devendra Banhart, l’hippie del folk-blues

Ape In Pink Marble (20

16)

Mala (201

3)What W

ill W

e Be (W

arner, 200

9)Smoke

y Rolls Down Thunder Can

yon (20

07)

Cripple Crow (XL Rec

ordings, 200

5)Niño Rojo (20

04)

Rejoicing in

 the Han

ds (Young God, 200

4)

8Martedi 18 luglio 2017