Una piccola xiloteca - Istituto Nazionale di Fisica...

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Una piccola Xiloteca ISTITUTO STATALE DI ISTRUZIONE SECONDARIA SUPERIORE “Giuseppe Verdi” Via S. Venanzio Fortunato, 21  - 31049 VALDOBBIADENE (TV) tel. n. 0423/975973 – Fax n. 0423/975988Cod. Fisc. 92016270263 [email protected]  www.isissverdi.it Una piccola xiloteca Una piccola xiloteca Referente: Marzi Maria Consulente esterno: Frare Enrica Alunni:  2^ALS – Dal Fabbro Gilberto, Lahmidi Naoual, Men Simone, Paruzzolo Mara, Piloni Alberto, Rizzotto Claudia, Rushiti Aldiana, Rossetto Ariele, Rostirolla Alessandra; 2^BLS – Cesa Elena, De Piccoli Luca, Stefani Erica, Vettoretti Francesco, Vettoretti Luca. 1

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Una piccola Xiloteca

ISTITUTO STATALE DI ISTRUZIONE SECONDARIA SUPERIORE“Giuseppe Verdi”

Via S. Venanzio Fortunato, 21  ­ 31049 VALDOBBIADENE (TV)tel. n. 0423/975973 – Fax n. 0423/975988Cod. Fisc. 92016270263

[email protected] www.isissverdi.it

Una piccola xilotecaUna piccola xiloteca

Referente: Marzi Maria

Consulente esterno: Frare Enrica

Alunni:  2^ALS – Dal Fabbro Gilberto, Lahmidi Naoual, Men Simone, Paruzzolo Mara, Piloni Alberto, Rizzotto Claudia, Rushiti Aldiana, Rossetto Ariele, Rostirolla Alessandra;2^BLS – Cesa Elena, De Piccoli Luca, Stefani Erica, Vettoretti Francesco, Vettoretti Luca.

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1. SCOPO DELL'ATTIVITÀ. 

La capacità di riconoscere i diversi tipi di legno, è di estrema importanza in molti ambiti come ad 

esempio in falegnameria, in edilizia ed anche in campo artistico.

Comunemente il riconoscimento dei legnami si basa su alcune caratteristiche macroscopiche e 

la facilità e la sicurezza dell'identificazione dipendono dall'esperienza dell'operatore; inoltre, in 

alcuni casi, l'identificazione visiva appare difficile poichè si dispone solo di piccolissimi campioni 

di materiale, magari trattati o invecchiati che ne impediscono l'identificazione.

Un esempio è dato dall'attività di restauro dei mobili, in cui l'esigenza di identificare il campione 

si  scontra con  la  necessità  di  operare  in  modo da preservare  il  più  possibile   l'integrità  del 

manufatto.

Il   riconoscimento microscopico,  viene condotto su piccolissimi   frammenti  di   legno e con un 

minimo di esperienza consente di giungere ad un identificazione sicura del tipo di legno.

Per  poter   identificare un campione è  però  necessario  conoscere  la  struttura anatomica del 

legno e saperne riconoscere, identificare e codificare le caratteristiche.

Per   questa   ragione   abbiamo   deciso   di   intraprendere   l'allestimento   di   una   piccola   xiloteca, 

attraverso cui  approfondire   lo  studio  del   legno e  acquisire  sufficienti   conoscenze  per  poter 

riconoscere le principali specie legnose presenti nel nostro territorio.

La xiloteca ci ha inoltre permesso di apprezzare il valore scientifico ed economico dei boschi, ed 

intuire le proprietà fisiche e meccaniche del legno.

L'esperienza proposta.

L'esperienza che proponiamo consente di sperimetare  in prima persona, come sia possibile 

procedere all'identificazione del legno usato nella fabbricazione di oggetti di uso comune sia del 

passato che attuali.

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2. INTRODUZIONE.

2.1. Struttura generale di una pianta. 

Le   specie   arboree,   possono   essere   raggruppate   in   due   classi:   le   gimnosperme,   che 

includono le conifere, e le angiosperme o latifoglie tra cui troviamo gli alberi da fiore e da 

frutto.  Le  conifere  sono  anche dette   “sempreverdi”  poiché   fatta  eccezione per  alcune 

specie, mantengono i loro aghi per tutto l'anno. Le conifere crescono nelle regioni fredde o 

temperate del nord e forniscono la maggior parte del legname in commercio. Al contrario, 

le latifoglie perdono (in genere) le foglie durante la stagione fredda e sono divise in due 

classi   in base alla struttura del seme: abbiamo quindi  le  monocotiledoni  in cui   i  semi 

presentano una sola foglia embrionale e le dicotiledoni i cui semi presentano due foglie. 

La maggior parte delle monocotiledoni ha un portamento erbaceo e non producono quindi 

un fusto legnoso.

La materia prima legno ci viene fornita per la quasi totalità dalle piante appartenenti alle 

Gimnosperme  (conifere) ed alle Angiosperme (solo dalla classe delle dicotiledoni poiché 

le monocotiledoni raggruppano solo poche piante legnose in quanto esse sono in pratica 

delle “gigantesche erbe”).

Pur   essendoci   tra   l'abero   di   conifera   e   quello   di   latifoglia  molte   differenze   strutturali, 

l'albero adulto di ambedue è formato da un fusto, ricoperto da uno stratto protettivo detto 

corteccia, dai rami e dalle radici.

2.2. La cellula vegetale.

Gli   alberi   come   tutti   gli   esseri   viventi   sono   formati   da   tante   piccole   unità   elementari 

chiamate cellule, aventi origine dal tessuto meristematico.

La parete cellulare. 

Le   pareti  delle cellule   delle piante sono costituite prevalentemente da microfibrille di 

cellulosa variamente orientate, formanti la struttura portante dell'intera parete, da lignina e 

da emicellulose.

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In ogni parete cellulare possiamo distinguere vari strati chiamati (Figura 1): 

a) Lamella   mediana;  la   lamella   mediana   nasce   insieme   ad   ogni   nuova   cellula   nel 

momento   stesso   della   divisione   cellulare.   È   costituita   essenzialmente   di   sostanze 

peptiche, un materiale di consistenza gelatinosa che cementa le cellule fra loro.

b) Parete primaria;  le prime fasi della sua formazione sono quasi contemporanee alla 

comparsa   della   piastra   cellulare.   Nella   fase   di   maturazione,   la   parete   primaria 

asseconda  il   fenomeno di  distensione della parete e nel contempo accresce  il  suo 

spessore grazie all'apporto di nuovi materiali. Come nel caso del cemento armato la 

sua struttura presenta elementi “portanti”,  quali   le  fibrille di cellulosa,  inseriti   in una 

matrice comsposta da polisaccaridi idrofili, come le emicellulose e le pectine.

c) Parete secondaria;  quando presente,  è  posta all'interno della parete primaria e si 

forma dopo che  l'allungamento  della  cellulosa è   terminato;   la  parete  secondaria  è 

costituita prevalentemente di cellulosa e presenta uno spessore che è molto variabile 

(dipende del tipo cellulare e della specie). In alcune specie,  la parete cellulare può 

presentare  degli   ispessimenti   elicoidali   lungo   le  pareti   dei   vasi   (carattere  utile  per 

l'identificazione, Vedi Figura 2).

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Figura 1. La parete cellulare

Figura 2.Fotografia al microscopio e relativo disegno degli ispessimenti spiralati

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d) Parete terziaria; è raramente ben distinguibile dalle altre due pareti.

2.3. Accrescimento primario e secondario.

In molte piante (ad esempio quasi tutte le monocotiledoni e certe dicotiledoni erbacee) la 

crescita di una determinata regione del corpo si arresta una volta che i tessuti primari si 

sono differenziati. All'estremo opposto ci sono le gimnosperme e le dicotiledoni le quali 

continuano   ad   accrescere   in   spessore   sia   il   fusto   che   la   radice,   che   hanno   ormai 

completato   la   crescita   in   lunghezza.   La   crescita   in   spessore,   chiamata   crescita 

secondaria,  avviene ad opera di  due meristemi  laterali,   il  cambio cribro­vascolare e  il 

cambio sughero­fellodermico.

Come cresce un albero.

Durante il primo anno di vita, la pianta sviluppa uno strato interno di cellule generative (il 

cambio   cribro­vascolare),   un   involucro   di   cellule   continuo   all'interno   del   quale   sono 

racchiuse le parti viventi dell'albero. Le cellule del cambio portano ad un aumento del 

diametro del fusto: queste cellule si dividono formando nuove cellule che costituiscono lo 

xilema verso l'interno (sovrapponendo al legno già esistente un nuovo strato) e il floema 

verso l'esterno.

Il legno (xilema) prodotto in questo modo, è composto da cellulosa, lignina e minerali vari 

che ne determinano la densità e la durezza. 

Nei   climi   temperati,   il   flusso   di   linfa   ha   inizio   in   primavera   e   termina   in   autunno 

determinando   così   l'interruzione   del   ciclo   di   crescita   e   la   formazione   degli   anelli   di 

accrescimento.  Nelle   zone   tropicali   invece,   l'accrescimento   tende  ad   essere  continuo 

portando, in alcuni casi, all'assenza degli anelli di accrescimento.

In ciascun anello di accrescimento sono quindi presenti due zone distinte: da una parte vi 

è   la porzione dell'anello più   interna, costituita da cellule formatesi  in primavera (legno 

primaticcio) che presenta pareti sottili e lumi ampi e dall'altra, la porzione di anello più 

esterna,  costituita  da cellule   formatesi   in  estate  (legno  tardivo)  che presentano pareti 

spesse e lumi piccoli.

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2.4. La struttura del fusto. 

Procedendo dall'esterno verso l'interno, si possono distinguere varie zone: la corteccia, il 

cambio, il legno ed il midollo (Figura 3).

La corteccia.

È costituita da cellule morte e suberificate (corteccia morta o ritidoma), viene generata da 

uno   strato   meristematico   detto   fellogeno   che   produce   verso   l'interno   uno   strato 

normalmente piuttosto sottile di parenchima secondario detto corteccia viva o felloderma. 

Nel suo insieme la corteccia, ha la funzione di proteggere il cambio ed il legno sottostante 

dalle perdite di umidità, dall'ingresso di parassiti e saprofiti, da agenti chimici, meccanici o 

termici, ecc. In certi casi la corteccia ha un impiego consolidato (sughero, pacciamatura), 

in altri è in via di sviluppo (estrazione di tannini dalla corteccia di Pino). 

Il libro o floema.

Il floema,  è il tessuto di conduzione usato dalla pianta per il trasporto della linfa elaborata 

dalle   zone   in   cui   è   prodotta   (foglie),   alle   parti   della   pianta   (radici,   frutti,   ecc.)   che 

necessitano degli zuccheri in essa contenuti.

Le   cellule   del   floema   sono   vive   a   maturità   anche   se   mancano   di   alcuni   organuli   e 

membrane quali il nucleo, il vacuolo, l’apparato di Golgi, il citoscheletro ed i ribosomi. Le 

pareti   cellulari,   che   non   presentano   lignificazione,   sono   dotate   di   aree   porose   che 

permettono la connessione del citoplasma tra una cellula e l’altra (punteggiature). 

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Figura 3. Struttura del fusto: fusti di conifera e latifoglia a confronto

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Gli elementi del floema sono associati ad una o più cellule compagne, che hanno il ruolo 

di controllori del flusso, poiché le cellule sono prive di nucleo.

Il cambio.

È  costituito da uno strato di cellule che, durante la stagione vegetativa, si suddividono 

tangenzialmente e radialmente generando verso  l'interno  lo xilema (avente funzione di 

sostegno meccanico e di conduzione della linfa grezza) e verso l'esterno il floema (avente 

funzione fisiologica di trasporto della linfa elaborata). 

Il legno o xilema.

Lo xilema, detto anche legno, è il tessuto adibito alla conduzione dell’acqua e dei minerali 

dalle   radici  alle   foglie.  Le  cellule  necessitano  di  un  continuo  apporto   idrico  per  poter 

svolgere la fotosintesi e le altre attività metaboliche indispensabili  per  la sopravvivenza 

della pianta. È costituito da cellule allungate specializzate, che corrono parallelamente a 

quelle del floema. L'abbandono dell'ambiente acquatico e la conquista delle terre emerse 

ha comportato per le piante un duplice problema: la necessità di un apparato di sostegno 

e   un   sistema   per   trasportare   le   sostanze   nutritive   a   tutte   le   parti   dell'individuo.   La 

comparsa di un sistema di vasi conduttori (trachee e tracheidi del legno e tubi cribrosi del 

libro)  capaci  di   trasportare  la   linfa e dotati  di  pareti   rigide e  lignificate (nel  caso delle 

trachee   del   legno)   ha   risolto   efficacemente   questi   problemi,   permettendo   alle   piante 

superiori di diffondersi in tutti gli ambienti subaerei e di raggiungere altezze considerevoli.

Le cellule xilematiche, morte a maturazione, sono cave e con parete cellulare lignificata 

che permette il passaggio della soluzione da una cellula all’altra attraverso delle piccole 

perforazioni dette punteggiature.

Nello xilema sono presenti  anche cellule parenchimatiche con  funzione di  accumulo e 

fibre sclerenchimatiche di sostegno.

Lo xilema poi si può suddividere in legno primiccio e legno tardivo. Il legno primiccio è il 

legno che si forma in primavera ed è composto da cellule che formano vasi larghi a parete 

sottile, cosicché il legno di primavera è lasso e molle. Il legno che si forma in autunno al 

contrario è serrato e duro perché i vasi sono rigidi e tra questi sono presenti molte fibre.  Il 

contrasto   tra   legno  primiccio  e   legno   tardivo  permette  di  determinare  con  una  buona 

approssimazione l’età dell’albero.

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Il midollo.

È costituito da tessuto parenchimatico primario, situato in corrispondenza dell'asse lungo il 

quale si è successivamente trovato l'apice vegetativo del fusto o dei rami.

2.5. Le cellule del legno. 

Le cellule che si ritrovano all’interno del tronco di un albero hanno forma e dimensioni 

diverse a seconda della funzione svolta: conduzione dei liquidi, sostegno e accumulo di 

sostanze nutritive (Figura 4). 

La maggior  parte delle  cellule  che compongono  lo  xilema sono caratterizzate da una 

spessa parete  lignificata  e  sono disposte  una sopra   l'altra,   in   lunghe  file   longitudinali. 

Giunte a maturità,  muoiono svuotandosi  del  citoplasma e del  nucleo,  mentre  le  pareti 

trasversali che dividono una cellula dalla successiva si riassorbono (in parte o del tutto, a 

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Figura 4. Le cellule del legno. 1) Tracheide assiale, 2) Tracheide del raggio, 3) Fibre 4) Fibrotracheidi, 5) Fibra, 6) Parenchima assiale, 7) Cellule dei vasi, 8) Tracheide.

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seconda del   tipo di  cellula):  si   formano pertanto  lunghi   "tubi"  nei  quali  viene condotta 

l'acqua. Questi tubi, detti anche vasi, hanno forma cilindrica, lume cellulare ampio e parete 

sottile; la dimensione e la forma variano a seconda della specie legnosa e del periodo 

vegetativo in cui si sono formati, per cui, generalmente sono di maggiori dimensioni quelli 

formatisi alla ripresa vegetativa, mentre successivamente  il  diametro del  lume cellulare 

decresce fino all’interruzione del periodo vegetativo.

Le tracheidi.

Sono presenti solo nelle conifere dove le funzioni di sostegno e trasporto vengono svolte 

contemporaneamente   dalle   stesse   cellule,   le   tracheidi   appunto.   Queste   cellule   sono 

caratterizzate da pareti più o meno spesse e sezione trasversale di forma subpoligonale. 

L’ampiezza del lume cellulare varia a seconda del periodo vegetativo di formazione; in 

una sezione trasversale di legno di conifera, il diverso spessore delle pareti che comporta 

anche una diversa colorazione del legno, dà luogo ad anelli concentrici alternativamente 

chiari e scuri  (anelli  annuali di accrescimento). Le pareti delle tracheidi sono dotate di 

punteggiature attraverso le quali si ha lo scambio dei liquidi tra cellule diverse, essendo 

esse prive di apertura apicali (al contrario dei vasi). In alcune conifere esistono anche 

delle tracheidi poste radialmente, formanti file poste all’estremità dei raggi.

Le fibre.

Le fibre sono cellule allungate con pareti spesse e lignificate con lume cellulare ridotto: 

esse svolgono nella pianta la funzione di sostegno. Dallo spessore delle pareti delle fibre 

deriva  essenzialmente   la  densità   del   legno  e  di   conseguenza,  alcune  sue   importanti 

caratteristiche fisico­meccaniche.

Le cellule parenchimatiche.

Le   cellule   parenchimatiche   sono   cellule   contenenti   sostanze   nutritive,   principalmente 

amido,   impiegate   dalla   pianta   soprattutto   all’inizio   della   ripresa   vegetativa.   Esse   si 

dispongono nel   fusto  in  direzione assiale e radiale.  Le cellule  parenchimatiche  radiali 

danno   luogo   ai   cosiddetti   raggi   parenchimatici   o   midollari,   che   possono   essere 

omocellulari   (composti   da   cellule   aventi   la   stessa   forma),   eterocellulari   oppure 

monoseriati (composti da una sola fila di cellule) o pluriseriati (più file di cellule). Le cellule 

parenchimatiche assiali risultano molto importanti in fase di riconoscimento delle specie, 

tanto nel legno di latifoglia quanto in quello di conifera (carattere abbastanza raro) per la 

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disposizione che tali cellule vengono ad avere nel piano trasversale.

Cellule secretrici. 

Molti legni di gimnosperme contengono una 

sostanza   scura   chiamata   resina   formata 

chimicamente   da   molte   sostanze   la   cui 

composizione varia notevolmente da specie 

a specie. Questa resina è prodotta da cellule 

a   parete   molto   sottile   e   con   un   nucleo 

grosso; queste cellule sono chiamate cellule 

epiteliali poiché circondano le pareti di spazi 

intercellulari detti canali resiniferi (Figura 5). 

Le tille.

Le   tille   (Figura  6)   sono  dovute  ad  estroflessioni 

della   parete   di   cellule   parenchimatiche   che 

penetrano attraverso le punteggiature nel lume dei 

vasi occludendoli.

2.6. Il legno di conifera e di latifoglia. 

Le latifoglie.

Il legno delle latifoglie (Figura 7) è detto eteroxilo per la maggior varietà di cellule presenti 

rispetto al legno delle conifere: abbiamo così una maggiore specializzazione, cellule per la 

conduzione dei liquidi (vasi), cellule svolgenti funzioni meccaniche di sostegno (fibre) oltre 

alle cellule parenchimatiche e secretrici presenti anche nel legno di conifere. 

I vasi (o trachee) hanno forma cilindrica con un grosso lume cellulare e pareti sottili; sono 

disposte una sopra all'altra e,  a differenza delle  tracheidi  del   legno omoxilo,  hanno  le 

pareti   terminali   che   possono   o   scomparire   totalmente   (perforazione   semplice)   o 

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Figura 5. Canale resinifero. 1) canale resinifero, 2) cellula epiteliale, 3 ) raggio midollare (monoseriato).

Figura 6. Tilla. 1) vaso, 2) tilla, 3 ) raggio midollare (pluriseriato), 4) limite dell'anello di accrescimento.

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presentare delle aperture di varia forma e disposizione (perforazione multipla). 

Le   trachee  possono  avere  dimensioni  diverse  e  distribuirsi   in   vari  modi,   più   o  meno 

caratteristici, all'interno di ogni anello di accrescimento: possono così, talvolta, dare luogo 

a   cerchi   porosi   visibili   ad   occhio   nudo,   che   costituiscono   un   importante   elemento 

diagnostico per il riconoscimento delle specie.

Le fibre hanno pareti spesse e lignificate senza punteggiatura, con lume cellulare ridotto e 

costituiscono la maggior parte del tessuto legnoso. Essendo abbastanza omogenee per 

dimensioni e spessore delle pareti, sono di scarsa utilità ai fini diagnostici, ma assumono 

primaria importanza determinando le caratteristiche fisiche e meccaniche del legno.

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Figura 7. Schema del legno di una latifoglia.

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Le cellule  parenchimatiche sono  presenti  nelle   latifoglie   in  maggior  numero che nelle 

conifere  e  sono disposte  sia   radialmente   (formando  raggi  uniseriati  o  pluriseriati)   che 

assialmente. Una stessa pianta può presentare contemporaneamente sia raggi uniseriati 

che pluriseriati; quelli pluriseriati sono formati da più file di cellule (al massimo 30 per le 

specie della zona temperata) e se in numero maggiore od uguale ad otto, i raggi risultano 

visibili ad occhio nudo. Altre volte i raggi uniseriati tendono a raggrupparsi formando così 

raggi visibili ad occhio nudo (detti "raggi aggregati").

In alcune latifoglie i raggi midollari sono percorsi da canali gommiferi.

Le conifere.

Il legno delle gimnosperme (Figura 8) è detto omoxilo per la omogeneità degli elementi 

che lo costituiscono, che sono: per la quasi totalità tracheidi (90%), raggi midollari, canali 

resiniferi e parenchima del legno (1%).

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Figura 8. Schema del legno di una conifera.

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I   raggi midollari  sono composti  da cellule  parenchimatiche assiali,  dalle   tracheidi  o  da 

ambedue i tipi di cellule e per definizione hanno un andamento radiale.

I   canali   resiniferi,   circondati   da   cellule   parenchimatiche   (che   si   dividono   in   cellule   di 

rivestimento, di secrezione, cellule morte o parenchima aerifero) e tracheidi che sono posti 

sia   assialmente   che   in   direzione   radiale   all'interno   dei   raggi   parenchimatici;   fanno 

eccezione l'Abete bianco,  il  Cipresso, il Tasso ed i Cedri che però possono presentarli 

come conseguenza di ferite o di traumi;  tuttavia questi canali   resiniferi  traumatici sono 

facilmente riconoscibili per la loro disposizione accentrata in una certa zona.

Il parenchima del legno è costituito da sole cellule parenchimatiche assiali.

Le tracheidi sono lunghe cellule a forma di fuso che, poste le une sopra le altre, svolgono 

funzioni   sia   di   sostegno   che   di   conduzione   a   testimonianza   della   mancata 

specializzazione che contraddistingue il legno delle latifoglie; nonostante questo, il legno 

delle conifere è un  sistema molto efficace, infatti basta pensare alle dimensioni raggiunte 

dalle gigantesche sequoie del Nord America. Proprio per questa duplice funzione vengono 

denominate fibro­tracheidi.

Esse hanno sezione  trasversale  a   forma sub­poligonale  e  pareti  più  o  meno spesse, 

caratterizzate   dalle   punteggiature;   queste   ultime   possiedono   configurazioni   diverse   a 

seconda che si  osservino tracheidi  disposte assialmente o  tracheidi  disposte  in  senso 

radiale.

Le cellule parenchimatiche sono disposte per la maggior parte radialmente formando raggi 

uniseriati,  cioè   formati da una sola fila di cellule (raramente possiamo trovare qualche 

raggio formato da due file di cellule). Le cellule parenchimatiche disposte assialmente si 

distinguono bene dalle   tracheidi:   in sezione  longitudinale perché  presentano sia  i  setti 

finali   delle   cellule   disposti   orizzontalmente,   sia   le   punteggiature   semplici;   mentre   in 

sezione  trasversale per  il  colore scuro dato dalle sostanze che riempiono  il   loro  lume 

cellulare.

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3. MATERIALI e METODI.

3.1. Raccolta dei campioni. 

In fase di progettazione si è deciso di allestire una xiloteca che risultasse rappresentativa 

delle piante legnose presenti sul nostro territorio; a tal fine, i campioni sono stati raccolti in 

boschi e giardini principalmente nel nostro comune (Valdobbiadene), e solo in pochi casi 

in un comune  vicino (Miane).

In   fase  di   raccolta   si  è   deciso   inoltre   di   non   raccogliere   campioni  di   piante  presenti 

esclusivamente   nei   giardini   e   quindi   introdotte   artificialmente,   mentre   sono   state 

collezionate ugualmente alcune piante che pur non essendo originarie del  luogo, sono 

ormai diffuse o utilizzate quali fonte di legname (Cedro, Pawulonia).

Per   qunato   riguarda   i   campioni   si   è   cercato   di   raccogliere   porzioni   di   fusto   o   rami, 

possibilmente freschi, di diametro compreso tra 4 e 5 cm, che non presentassero segni di 

malattia, deformazioni o l'emergenza di rami in modo da evitare la presenza di legno con 

caratteristiche particolari (legno di reazione) e non utilizzabili nell'identificazione. In alcuni 

casi non è stato possibile raccogliere un tronchetto, ma è stato possibile raccogliere solo 

materiale sufficiente per l'allestimento di un vetrino.

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3.2. Elenco delle specie legnose esaminate.

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n Genere Specie Nome comune

1 Acer campestre Acero campestre

2 Acer pseudoplatanus Acero montano

3 Ailanthus altissima Ailanto

4 Betula spp. Betulla

5 Buxus sempervirens Bosso

6 Carpinus betulus Carpino bianco

7 Castanea sativa Castagno

8 Cedrus spp. Cedro

9 Celtis australis Bagolaro

10 Chimonanthus praecox Calicantus

11 Cornus mas Corniolo

12 Cornus sanguinea Sanguinella

13 Corylus avellana Nocciolo

14 Crataegus oxyacantha Biancospino

15 Diospyros kaki Caco

16 Diospyros virginiana Caco selvatico

17 Eriobotrya japonica Nespolo

18 Fagus sylvatica Faggio

19 Ficus carica Fico

20 Fraxinus spp. Frassino

21 Hedera helix Edera

22 Ilex aquifolium Agrifoglio

23 Juglans regia Noce

24 Juniperus communis Ginepro

25 Laburnum anagyroides Maggiociondolo

26 Larix decidua Larice

27 Laurus nobilis Alloro

28 Lavandula officinalis Lavanda

29 Ligustrum vulgare Ligustro

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n Genere Specie Nome comune

30 Malus spp. Melo

31 Morus alba Gelso

32 Olea europea Olivo

33 Ostrya carpinifolia Carpino nero

34 Paulownia imperialis Paulonia

35 Picea abies Abete rosso

36 Pinus nigra Pino nero

37 Platanus occidentalis Platano

38 Populus spp. Pioppo

39 Prunus avium Ciliegio

40 Prunus domestica Susino

41 Prunus lauroceraso Lauro

42 Prunus persica Pesco

43 Punica granatum Melograno

44 Puyrus spp. Pero

45 Quercus ilex Leccio

46 Quercus petraea Rovere

47 Rhamnus frangula Cornostrela

48 Robinia pseudoacacia Robinia

49 Rosa spp. Rosa

50 Rosmarinus officinalis Rosmarino

51 Salix spp. Salice

52 Sambucus nigra Sambuco

53 Syringa vulgare Lillà

54 Sorbus aucuparia Sorbo dell'uccellatore

55 Taxus baccata Tasso

56 Tilia spp. Tiglio

57 Ulmus spp. Olmo

58 Viburnum lantana Lantana

59 Vitis vinifera Vite

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3.3. Preparazione dei campioni.

Campioni macroscopici.

Dai campioni raccolti sul campo abbiamo ottenuto mediante taglio dei piccoli tronchetti di 

10 cm circa, che sono stati correttamente numerati e posti a seccare in luogo asciutto e al 

riparo dalla luce.

Tra tutti  i  tronchetti  ottenuti ne è  stato scelto uno per l'esposizione e uno da destinare 

all'analisi microscopica.

Una   volta   seccato,   la   superficie   di   taglio   del   campione   da   esporre   è   stata   lisciata 

utilizzando della carta vetrata.

Campioni microscopici.

I tronchetti destinati all'analisi microscopica sono stati spaccati a metà e posti a bollire per 

circa 12 ore o fino al temine del galleggiamento. Questa operazione permette di eliminare 

l'aria contenuta nei vasi e di ammorbire il tessuto al fine di facilitarne il taglio.

A partire dai tronchetti sono state effettuate le sezioni (trasversale e radiale o tangenziale) 

utilizzando un bisturi;   le sezioni sono state controllate velocemente al  microscopio per 

verificarne la bontà quindi avviate alla colorazione.

Colorazione con fucsina basica.

Sbiancamento. Si ottiene immergendo le sezioni in una soluzione di candeggina, per 5­10 

minuti o finchè abbiano assunto una colorazione bianca.

Risciacquo. Le sezioni vengono risciacquate in acqua distillata per 3­4 volte in modo da 

eliminare i residui di candeggina.

Colorazione.  Le sezioni vengono poste a colorare  in una soluzione di   fuscina per 2­3 

minuti.

Decolorazione e disidratazione. Le sezioni vengono passate in alcool a 70% 80% 90% e 

infine in isopropanolo.

Montaggio. Le sezioni vengono poste su una goccia di balsamo del Canadà e incluse tra il 

vetrino portaoggetto e il vetrino copri­oggetto.

3.4. Schede guida per l'analisi dei campioni.

Ciascun vetrino è  stato osservato al microscopio  in modo da rilevare  le caratteristiche 

microscopiche del legno in esame. Per facilitare il lavoro, è stata predisposta una scheda 

in cui vengono sono elencate tutte le caratteristiche osservabili e su cui vengono segnate 

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con una crocetta quelle presenti nel campione (Scheda 1).

Ad ogni campione è stata inoltre assegnata una scheda in cui vengono riportati alcuni dati 

relativi all'albero, alla sua diffusione e al suo utilizzo (Scheda 2)

3.5. L'identificazione dei campioni.

L'identificazione delle specie legnose è avvenuta principalmente sul campo, attraverso il 

risonoscimento diretto dell'albero. In fase di analisi dei campioni,  le identificazioni sono 

state confermate utilizzando delle chiavi dicotomiche per l'identificazione microscopica del 

legno presenti in letteratura o in rete. I campioni di cui non è stato possibile reperire dati in 

letteratura sono stati schedati in base a quanto osservato da noi.

3.6. L'esperimento proposto per la mostra.

Considerata la difficoltà e il tempo necessario per poter studiare e imparare a risonoscere 

i caratteri identificativi di ciascu legno, si è deciso di proporre un percorso semplificato che 

consenta di apprezzare e utilizzare il lavoro da noi svolto. 

Nel  caso specifico  si  propone di   identificare   la  specie   legnosa utilizzata  per  costruire 

alcuni oggetti presenti nelle nostre case, attraverso l'osservazione guidata al microscopio 

del   preparato   corrispondente   all'oggetto   e   una   chiave   dicotomica   semplificata   da   noi 

elaborata.

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4. CONCLUSIONI e PROSPETTIVE FUTURE

Grazie a questo lavoro abbiamo scoperto quanti e quali alberi sono presenti nel nostro 

territorio e le caratteristiche microscopiche che presentano.

Abbiamo inoltre imparato come le caratteristiche tecniche e di utilizzo dei legnami siano 

spiegabili in base alla loro particolare struttura microscopica e perchè quindi per costruire 

alcuni oggetti vengano scelti alcuni tipi di legno rispetto ad altri. 

Il lavoro di laboratorio ci ha inoltre permesso di acquisire una buona manualità nell'utilizzo 

del microscopio ottico e nelle tecniche di preparazione colorazione e montaggio di vetrini.

Nonostante   il   buon   numero   di   campioni   raccolti   ed   analizzati   non   può   comunque 

considerarsi  completo  in quanto mancano ancora all'appello alcune specie  legnose;  in 

futuro sarà quindi possibile ampliare ulteriormente la xiloteca con altri campioni, locali ma 

anche “stranieri” , e magari predisporre delle chiavi ultili  anche per il riconoscimento di 

quelle piante legnose minori, ad oggi non considerate.

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5. BIBLIOGRAFIA

Testi.

◦ Nardi Berti R.,  “La struttura anatomica del legno, ed il riconoscimento dei legnami  

italiani di più corrente impiego” , II Ed. CNR ­IVALSA 2006 .

◦ Speranza A.,  Calzoni G.L.,  “Struttura delle piante  in  immagini,  guida all'anatomia 

microscopica delle piante vascolari” , Zanichelli 1996.

◦ Walker A., “Atlante del Legno, guida ai legnami del mondo”, Hoepli 2006.

◦ Raven P.H., Evert R.F., Eichhorn S.E., “Biologia delle piante”, Zanichelli, 1990.

◦ AA.VV., “Alberi, come riconoscere gli alberi”, Arnoldo Mondadori editore, 1977.

Sitografia.

◦ Schoch W.,  Heller   I.,  Schweingruber  F.H.,  Kienast  F.,  ”Wood anatomy of  central  

European Species”. Online version http:www.woodanatomy.ch, 2004

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Pianificazione del 

lavoro

Raccolta dei 

campioni e 

classificazione

Preparazione dei 

campioni 

macroscopici

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Preparazione 

dell'espositore

Preparazione   dei 

vetrini

la Xiloteca 

microscopica

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Analisi dei campioni 

al microscopio

Un esempio di un 

campione..

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