UN RICORDO «Il prete sa vedere i...

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Piazza del Seminario,13 56028 San Miniato (Pisa) tel. e fax 0571/400434 [email protected] Notiziario locale Direttore responsabile: Domenico Mugnaini Coordinatore diocesano: Francesco Ricciarelli Reg. Tribunale Firenze n. 3184 del 21/12/1983 NOTIZIARIO DELLA DIOCESI DI S. MINIATO 5 luglio 2020 aro Valter, carissimo amico mio, non ti ho potuto salutare di persona ma in questi lunghi mesi di sofferenza che hai affrontato con coraggio, determinazione e con la dignità di sempre, siamo stati molto vicini, tutti i giorni, attraverso quella incredibile, ed un po’ folle, comunione di fede e di preghiera che anche quando tutto rema contro, ancora ci appartiene. Grazie per aver contribuito con la testimonianza concreta della tua fede a forgiare la mia, e quella di chi, come me, ha avuto la fortuna e l’onore di averti incontrato. Grazie per avermi insegnato a nutrire la speranza che dobbiamo portare sempre con noi e regalare agli altri che incontriamo, al nostro Prossimo, senza chiederci il perché e senza aspettarne ritorni. L’essenza del dono. L’hai fatto con la potenza dell’umiltà e la riservatezza di chi sapeva, di chi sentiva nelle sue profondità di essere in missione per conto di Qualcuno e per Qualcosa di più grande. Hai rispettato la dignità della gente. Questa tua invincibile certezza racchiusa in sguardi non appartenenti a questo mondo mi ha sempre emozionato ed ogni nostro incontro è stato luminoso e pieno di gioia anche se si parlava di lavoro, o di problemi di vario tipo. C’era sempre «quel qualcosa» in più che faceva la differenza. Un diverso modo di vedere ed approcciarsi alle cose e ai problemi, che diventavano così meno problematici. Una sorta di prova del nove che indicava le vie più giuste da seguire. Alcuni la chiamano visione. A me piace chiamarla «visione ispirata» perché rende meglio l’idea di ciò che oggi serve a questa nostra società, e a noi esseri umani così fragili che invece dobbiamo ambire ad essere straordinari. Grazie Valter per il contributo unico e speciale che in questi anni hai portato nel Cda della Fondazione Stella Maris.Tante sono le sfide, ancora in corso, che abbiamo progettato. Le dovremo portare in porto insieme. «A Dio piacendo» amavi dire. Ecco, noi non ti molliamo, e a Dio, come vedrai di persona visto che ti trovi con Lui, piacerà questa nostra fiducia. Quindi, ti disturberemo ancora per un tuo aiuto perché dall’alto la visione è sempre più chiara e lassù le energie sono più vive, potenti e sapienti. Grazie Valter per il contributo importante che hai portato agli imprenditori del nostro Comprensorio del cuoio e della calzatura e del distretto conciario, ma anche all’imprenditoria italiana, ed alle famiglie dei tuoi collaboratori. Sei stato un vero numero uno! Oggi, più di ieri, qua sulla terra c’è bisogno di sguardi lungimiranti, nuovi e belli come i tuoi, di quelli che muovono le cose, le attività, il commercio e le relazioni umane e tu ce li hai lasciati e, soprattutto, ci hai insegnato come fare per acquisirli e metterli in moto. Speriamo di ricordarcene e di essere bravi ad azionarli. Ciao, carissimo Valter, costruttore e messaggero di bene. Sono contento di esserti stato amico ed aver ricevuto la tua stima. Sarai sempre vivo nella mia mente e nel mio cuore. Il collegamento con te e con la Stella Maris, con i nostri ragazzi e i loro genitori sarà mantenuto attraverso la «Scienza e l’Amore» che ci contraddistinguono da oltre sessanta anni. Porgo il più profondo cordoglio ed un abbraccio affettuoso ad Alessandra, Nicolò, Iacopo e ai tuoi cari ricordando loro quanto con la luce negli occhi mi dicevi: «Giuliano ricordati che al cielo si rinasce». Che strano caso, oggi è la ricorrenza di San Pietro e Paolo, le pietre d’angolo della sua fede. Forse, a Dio piacendo, Valter la festeggerà anche con loro. Ne sarebbe felice. Giuliano Maffei Presidente della Fondazione Stella Maris C opo il film brasiliano che, lo scorso Natale, irrideva il cristianesimo presentando Gesù come un gay frivolo e immaturo, è in lavorazione una pellicola indipendente americana in cui Gesù viene rappresentato come una donna lesbica. Non vorremmo criticare un film senza prima averlo visto, ma le indiscrezioni non fanno presagire niente di buono. Viene da chiedersi - vista anche la corsa in Italia ad approvare una legge anti-omofobia - se non sia necessaria piuttosto una legge contro la cristianofobia. Dfr D il CORSIVO S abato 27 giugno in Cattedrale, don Federico Cifelli ha ricevuto l’Ordinazione sacerdotale. Molti i sacerdoti che hanno concelebrato, i diaconi, seminaristi e ministranti che hanno servito all’altare e tanta la gente che ha occupato tutti i posti disponibili in cattedrale, ridotti a causa delle misure di precauzione ancora vigenti per il covid-19. diventato sacerdote. Altri hanno potuto seguire il rito in televisione o in streaming. Riportiamo l’omelia pronunciata dal vescovo Andrea, che ha fatto sentire subito, con una battuta, la sua sollecitudine paterna nei confronti di don Federico, che ha dovuto attendere due ulteriori mesi questo appuntamento rispetto alla data prevista: «C arissimo Federico, che scherzo ti ha fatto il coronavirus! Forse questo tempo ai supplementari ha potuto affinare e purificare ancor di più il desiderio di seguire il Signore, di amare i tuoi fratelli, di servire la Chiesa. E oggi ci siamo. È un dono quello da accogliere, perché fa tutto il Signore, fa tutto il suo amore. E lo si può accogliere con la gratitudine di chi si sente come un peccatore perdonato. Così diceva papa Francesco di sé: sono un peccatore a cui Dio ha guardato. A questo allude la parola della lettera agli ebrei parlando di chi il Signore sceglie e dicendo di lui "essendo anche lui rivestito di debolezza. Un dono che si accoglie nella gratitudine, il presbiterato. Una gratitudine che condividiamo anche tutti noi preti, facendo memoria del giorno della nostra ordinazione sacerdotale, il mio come oggi ventotto anni fa. La Parola di Dio proclamata illustra chi è il prete e cosa fa il prete. C’è un fascino straordinario nella vocazione del prete. Un fascino che la Parola di Dio racconta sempre con tanta forza e chiarezza. Ti auguriamo Federico di percepire questo fascino, che ti tocchi il cuore. E preghiamo che questo fascino tocchi il cuore di altri giovani che si decidano a seguire il Signore su questa strada. Qualcuno forse è qui in questa cattedrale. A loro, con te Federico, dico: non avere paura, fai quel passo che pensi magari nel tuo intimo, fidati di Gesù. Seguirlo è impegnativo anche, ma soprattutto affascinante. E la tua ordinazione oggi Federico fa risuonare nella nostra Chiesa di San Miniato l’appello che ai giovani dice: abbiamo bisogno, abbiamo bisogno di preti dal cuore bello, generoso, libero. Per tutto questo Federico sentiti accolto e abbracciato dalla nostra Chiesa. La prima lettura ci riporta la pagine che racconta la vocazione del profeta Isaia. È un testo che narra anzitutto l’iniziativa e la scelta di Dio. E’ Lui che fa il primo passo, guarda, sceglie, chiama, riveste col suo Spirito. E poi è lui che manda: è impressionante il programma di vita e di missione di Isaia. Questi due accenti diventano una prima parola per te Federico, oggi. È Dio che sceglie, che fa il primo passo. Mi colpisce come in questa pagina Isaia dicendo, “Lo spirito del Signore è su di me, perché il Signore mi ha consacrato con l’unzione…”, fa comprendere che lui si è accorto di questa attenzione di Dio, di questa sua opera, della sua iniziativa, del suo amore. È un primo tratto della identità del presbitero. È uno che si è accorto! È uno che ha scoperto, ha sentito l’amore di Dio, ne ha riconosciuto la voce, ha percepito che Dio guarda a Lui. Tu Federico oggi ti presenti al Signore chiedendo alla Chiesa di diventare prete. Ma ti sei accorto che è Lui che ti ha chiamato? È il Signore che ti ama? Sei capace di raccontare, di raccontarti il bene che ti ha fatto? Il prete, nel suo celibato, è un uomo che dice con maturità: “sono amato”, la mia vita è amata, l’amore di Dio mi riempie il cuore. Un celibato che non vibra di amore, che non ci rende amati e amanti è semplice sterilità che non serve e che nel tempo ci inacidisce, ci rende anche intrattabili. Con Isaia possiamo dire: “Lo spirito del Signore Dio è su di me”, l’amore di Dio mi riempie la vita e ci fa amanti, capaci di vere relazioni umane e ricche di amore. Anche nel vangelo risuona questo annuncio: incontriamo un Gesù guaritore, un uomo che fa il bene, soprattutto a chi è malato e povero. Allora ci chiediamo, ti puoi chiedere Federico: che bene ha fatto a te il Signore? Come ti ha liberato? Come ti sta amando? Isaia poi racconta il suo essere mandato, la sua missione. Isaia nella vocazione scopre che la sua vita è capace di bene, può far vivere altri. È il secondo tratto della vocazione del prete: una vita che si scopre capace di bene, capace di dono. Non sappiamo in concreto cosa la vita ti chiederà come servizio; da oggi vicario parrocchiale a Santa Croce, ma poi? Ebbene, non dimenticare mai Federico che la tua vita sarà sempre capace di bene, di vivere e di fare il bene, capace di diventare custode del cammino di altri, qualunque cosa ti verrà chiesta. La lettera agli Ebrei indica un altro tratto della vita del prete. Egli non è un uomo solitario e non si può pensare nel ministero in modo individuale. Il prete entra a far parte di un presbiterio anzitutto, appartiene al popolo di Dio, cammina insieme. Non abbiamo bisogno di giocatori solitari, ma di membri di una squadra. E si parte dalla concretezza del collaborare, all’arte dell’accogliersi e volersi bene (tra preti, badate bene), al vivere quella comunione di spirito che ci rende uno, unità. L’autore della lettera è molto chiaro: “Ogni sommo sacerdote è scelto fra gli uomini e per il bene degli uomini”, fino a vivere la solidarietà nella debolezza e anche nel peccato. Lo stesso Gesù è stato scelto nel popolo e si è fatto sacerdote, l’unico sacerdote del popolo. Mi piace pensare al popolo come a volti concreti. Prova a chiudere gli occhi, Federico, e lascia riaffiorare i volti. Sono i volti della tua vita. I volti della tua mamma anzitutto e poi il tuo babbo, i volti degli amici, i volti del seminario, i volti della Sanità a Napoli, i volti di Orentano e di Santa Croce, i volti dei preti sanminiatesi… Tanti volti. Sono questi volti, queste persone, queste storie che oggi ti fanno prete, danno contenuto, storia, respiro al tuo diventar prete. Lasciali abitare dentro di te questi volti. Ti aiuteranno a custodire una vita umana, nella sua umanità. Questi volti ti ricorderanno da chi sei amato e chi devi amare. Questi volti ti aiuteranno a rimanere legato ad un corpo che è la Chiesa, che è il popolo di Dio e ti auguro di non poter sopportare di dover camminare da solo come prete. Infine il vangelo. Non possiamo commentarlo tutto. Mi sono chiesto se prendere spunto più da Gesù o dal centurione per parlare di te. Poi mi ha colpito proprio il centurione. Egli è uno che va a cercare Gesù, gli presenta un problema e insieme non lo vuole scomodare, o meglio si fida di lui, sa che potrà fare il bene. Il centurione l’ha conosciuto bene Gesù, ha capito benissimo. E Gesù glielo dice: “In Israele non ho trovato nessuno con una fede così grande!”. Il centurione è uno che ha capito bene Gesù, ha visto quale uomo buono egli era, si fida. E lo chiama, lo cerca porta a lui. Ancora: il centurione si interessa di un servo. Ma siamo alla pazzia. Si interessa di un servo, cioè di un povero, di un “ultimo”. Egli ama chi è “ultimo”. Infine è capace di vedere il bene: “In quell’istante il suo servo fu guarito”. Federico arruolati… Il centurione è il tuo lavoro! Con il centurione ti puoi chiedere se tu Gesù l’hai capito davvero, se hai colto come lui fa il bene. Perché da prete devi lasciarti fare il bene da Gesù e devi diventare suo strumento perché lo faccia ancora oggi a chi ne ha bisogno. Con il centurione cerca Gesù, porta a Lui le domande e le attese, la vita del popolo di Dio, dei tanti volti di cui parlavamo. Parla a Gesù della gente che ti è affidata e della sua vita. Con il centurione non dimenticarti di chi è più povero, di chi sembrerebbe non meritarselo l’aiuto e l’amore e proprio di lui dovrai parlare al Signore. Con il centurione impara a vedere i miracoli. I miracoli accadono. Sarà un miracolo la celebrazione dell’eucaristia e le parole “io ti assolvo”, capace di ridare vita a chi è morto. Sarà un miracolo il cammino di un giovane che riprende o la vita che nel dolore trova consolazione. Sarà un miracolo come attraverso anche le nostre ferite e il peccato passerà l’amore di Dio. Che vita è la vita di un prete se non è capace di vedere i miracoli? Non dico di farli, ma almeno di vederli! Questo vangelo è un incalzare di incontri: il centurione e il servo, poi la suocera di Pietro, poi molti indemoniati e malati poi te Federico e poi anch’io, poi voi preti e tutti noi qui presenti oggi. È l’annuncio del vangelo: c’è posto davvero per tutti nella Chiesa e nel cuore di Dio. Questo è l’annuncio che il prete dovrà portare. C’è posto per tutti. E c’è posto anche per me e per te, Federico. «Il prete sa vedere i miracoli» L’omelia del vescovo Andrea per don Federico UN RICORDO DI VALTER CECCATELLI

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Page 1: UN RICORDO «Il prete sa vedere i miracoli»sanminiato.chiesacattolica.it/.../La-Domenica-2020-07-05.pdf2020/07/05  · comunione di fede e di preghiera che anche quando tutto rema

Piazza del Seminario,1356028 San Miniato (Pisa)tel. e fax 0571/[email protected] locale

Direttore responsabile: Domenico Mugnaini

Coordinatore diocesano: Francesco Ricciarelli

Reg. Tribunale Firenze n. 3184

del 21/12/1983

NOTIZIARIO

DELLA DIOCESI

DI S.MINIATO5 luglio 2020

aro Valter, carissimo amico mio, non ti hopotuto salutare di persona ma in questi

lunghi mesi di sofferenza che hai affrontato concoraggio, determinazione e con la dignità disempre, siamo stati molto vicini, tutti i giorni,attraverso quella incredibile, ed un po’ folle,comunione di fede e di preghiera che anchequando tutto rema contro, ancora ci appartiene.Grazie per aver contribuito con la testimonianzaconcreta della tua fede a forgiare la mia, equella di chi, come me, ha avuto la fortuna el’onore di averti incontrato. Grazie per avermiinsegnato a nutrire la speranza che dobbiamoportare sempre con noi e regalare agli altri cheincontriamo, al nostro Prossimo, senza chiederciil perché e senza aspettarne ritorni. L’essenzadel dono.L’hai fatto con la potenza dell’umiltà e lariservatezza di chi sapeva, di chi sentiva nellesue profondità di essere in missione per conto diQualcuno e per Qualcosa di più grande. Hairispettato la dignità della gente. Questa tuainvincibile certezza racchiusa in sguardi nonappartenenti a questo mondo mi ha sempreemozionato ed ogni nostro incontro è statoluminoso e pieno di gioia anche se si parlava dilavoro, o di problemi di vario tipo. C’era sempre«quel qualcosa» in più che faceva la differenza.Un diverso modo di vedere ed approcciarsi allecose e ai problemi, che diventavano così menoproblematici.Una sorta di prova del nove che indicava le viepiù giuste da seguire. Alcuni la chiamanovisione. A me piace chiamarla «visione ispirata»perché rende meglio l’idea di ciò che oggi servea questa nostra società, e a noi esseri umanicosì fragili che invece dobbiamo ambire adessere straordinari.Grazie Valter per il contributo unico e specialeche in questi anni hai portato nel Cda dellaFondazione Stella Maris.Tante sono le sfide,ancora in corso, che abbiamo progettato. Ledovremo portare in porto insieme. «A Diopiacendo» amavi dire. Ecco, noi non timolliamo, e a Dio, come vedrai di persona vistoche ti trovi con Lui, piacerà questa nostrafiducia. Quindi, ti disturberemo ancora per untuo aiuto perché dall’alto la visione è semprepiù chiara e lassù le energie sono più vive,potenti e sapienti. Grazie Valter per il contributoimportante che hai portato agli imprenditori delnostro Comprensorio del cuoio e della calzaturae del distretto conciario, ma ancheall’imprenditoria italiana, ed alle famiglie deituoi collaboratori. Sei stato un vero numerouno! Oggi, più di ieri, qua sulla terra c’è bisognodi sguardi lungimiranti, nuovi e belli come ituoi, di quelli che muovono le cose, le attività, ilcommercio e le relazioni umane e tu ce li hailasciati e, soprattutto, ci hai insegnato come fareper acquisirli e metterli in moto. Speriamo diricordarcene e di essere bravi ad azionarli.Ciao, carissimo Valter, costruttore e messaggerodi bene.Sono contento di esserti stato amico ed averricevuto la tua stima. Sarai sempre vivo nellamia mente e nel mio cuore.Il collegamento con te e con la Stella Maris, coni nostri ragazzi e i loro genitori sarà mantenutoattraverso la «Scienza e l’Amore» che cicontraddistinguono da oltre sessanta anni.Porgo il più profondo cordoglio ed un abbraccioaffettuoso ad Alessandra, Nicolò, Iacopo e aituoi cari ricordando loro quanto con la lucenegli occhi mi dicevi: «Giuliano ricordati che alcielo si rinasce». Che strano caso, oggi è laricorrenza di San Pietro e Paolo, le pietred’angolo della sua fede. Forse, a Dio piacendo,Valter la festeggerà anche con loro. Ne sarebbefelice.

Giuliano MaffeiPresidente della Fondazione Stella Maris

C

opo il film brasiliano che, lo scorsoNatale, irrideva il cristianesimo

presentando Gesù come un gay frivolo eimmaturo, è in lavorazione una pellicolaindipendente americana in cui Gesù vienerappresentato come una donna lesbica. Nonvorremmo criticare un film senza primaaverlo visto, ma le indiscrezioni non fannopresagire niente di buono. Viene da chiedersi- vista anche la corsa in Italia ad approvareuna legge anti-omofobia - se non sianecessaria piuttosto una legge contro lacristianofobia.

Dfr

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il CORSIVO

Sabato 27 giugno inCattedrale, don Federico

Cifelli ha ricevutol’Ordinazione sacerdotale.Molti i sacerdoti che hannoconcelebrato, i diaconi,seminaristi e ministranti chehanno servito all’altare etanta la gente che ha occupatotutti i posti disponibili incattedrale, ridotti a causadelle misure di precauzioneancora vigenti per il covid-19.diventato sacerdote. Altrihanno potuto seguire il rito intelevisione o in streaming.Riportiamo l’omeliapronunciata dal vescovoAndrea, che ha fatto sentiresubito, con una battuta, la suasollecitudine paterna neiconfronti di don Federico, cheha dovuto attendere dueulteriori mesi questoappuntamento rispetto alladata prevista:

«CarissimoFederico, chescherzo ti hafatto il

coronavirus! Forse questotempo ai supplementari hapotuto affinare e purificareancor di più il desiderio diseguire il Signore, di amare ituoi fratelli, di servire laChiesa. E oggi ci siamo. È un donoquello da accogliere, perchéfa tutto il Signore, fa tutto ilsuo amore. E lo si puòaccogliere con la gratitudinedi chi si sente come unpeccatore perdonato. Cosìdiceva papa Francesco di sé:sono un peccatore a cui Dioha guardato. A questoallude la parola della letteraagli ebrei parlando di chi ilSignore sceglie e dicendo dilui "essendo anche luirivestito di debolezza. Undono che si accoglie nellagratitudine, il presbiterato.Una gratitudine checondividiamo anche tuttinoi preti, facendo memoriadel giorno della nostraordinazione sacerdotale, ilmio come oggi ventottoanni fa.La Parola di Dio proclamataillustra chi è il prete e cosafa il prete. C’è un fascinostraordinario nellavocazione del prete. Unfascino che la Parola di Dioracconta sempre con tantaforza e chiarezza. Tiauguriamo Federico dipercepire questo fascino,che ti tocchi il cuore. Epreghiamo che questofascino tocchi il cuore dialtri giovani che si decidanoa seguire il Signore suquesta strada. Qualcunoforse è qui in questacattedrale. A loro, con teFederico, dico: non averepaura, fai quel passo chepensi magari nel tuointimo, fidati di Gesù.

Seguirlo è impegnativoanche, ma soprattuttoaffascinante. E la tuaordinazione oggi Federicofa risuonare nella nostraChiesa di San Miniatol’appello che ai giovanidice: abbiamo bisogno,abbiamo bisogno di pretidal cuore bello, generoso,libero. Per tutto questoFederico sentiti accolto eabbracciato dalla nostraChiesa.La prima lettura ci riporta lapagine che racconta lavocazione del profeta Isaia.È un testo che narraanzitutto l’iniziativa e lascelta di Dio. E’ Lui che fa ilprimo passo, guarda,sceglie, chiama, riveste colsuo Spirito. E poi è lui chemanda: è impressionante ilprogramma di vita e dimissione di Isaia. Questidue accenti diventano unaprima parola per teFederico, oggi. È Dio chesceglie, che fa il primopasso. Mi colpisce come inquesta pagina Isaiadicendo, “Lo spirito delSignore è su di me, perché ilSignore mi ha consacratocon l’unzione…”, facomprendere che lui si èaccorto di questa attenzionedi Dio, di questa sua opera,della sua iniziativa, del suoamore. È un primo trattodella identità del presbitero.È uno che si è accorto! Èuno che ha scoperto, hasentito l’amore di Dio, neha riconosciuto la voce, hapercepito che Dio guarda aLui.Tu Federico oggi ti presential Signore chiedendo allaChiesa di diventare prete.Ma ti sei accorto che è Luiche ti ha chiamato? È ilSignore che ti ama? Seicapace di raccontare, diraccontarti il bene che ti hafatto? Il prete, nel suo celibato, èun uomo che dice con

maturità: “sono amato”, lamia vita è amata, l’amore diDio mi riempie il cuore. Uncelibato che non vibra diamore, che non ci rendeamati e amanti è semplicesterilità che non serve e chenel tempo ci inacidisce, cirende anche intrattabili.Con Isaia possiamo dire:“Lo spirito del Signore Dioè su di me”, l’amore di Diomi riempie la vita e ci faamanti, capaci di vererelazioni umane e ricche diamore.Anche nel vangelo risuonaquesto annuncio:incontriamo un Gesùguaritore, un uomo che fa ilbene, soprattutto a chi èmalato e povero. Allora cichiediamo, ti puoi chiedereFederico: che bene ha fattoa te il Signore? Come ti haliberato? Come ti staamando?Isaia poi racconta il suoessere mandato, la suamissione. Isaia nellavocazione scopre che la suavita è capace di bene, puòfar vivere altri. È il secondotratto della vocazione delprete: una vita che si scoprecapace di bene, capace didono. Non sappiamo inconcreto cosa la vita tichiederà come servizio; daoggi vicario parrocchiale aSanta Croce, ma poi?Ebbene, non dimenticaremai Federico che la tua vitasarà sempre capace di bene,di vivere e di fare il bene,capace di diventare custodedel cammino di altri,qualunque cosa ti verràchiesta.La lettera agli Ebrei indicaun altro tratto della vita delprete. Egli non è un uomosolitario e non si puòpensare nel ministero inmodo individuale. Il preteentra a far parte di unpresbiterio anzitutto,appartiene al popolo diDio, cammina insieme.

Non abbiamo bisogno digiocatori solitari, ma dimembri di una squadra. E siparte dalla concretezza delcollaborare, all’artedell’accogliersi e volersibene (tra preti, badatebene), al vivere quellacomunione di spirito che cirende uno, unità. L’autore della lettera èmolto chiaro: “Ognisommo sacerdote è sceltofra gli uomini e per il benedegli uomini”, fino a viverela solidarietà nelladebolezza e anche nelpeccato. Lo stesso Gesù èstato scelto nel popolo e si èfatto sacerdote, l’unicosacerdote del popolo. Mipiace pensare al popolocome a volti concreti. Provaa chiudere gli occhi,Federico, e lascia riaffiorarei volti. Sono i volti della tuavita. I volti della tuamamma anzitutto e poi iltuo babbo, i volti degliamici, i volti del seminario,i volti della Sanità a Napoli,i volti di Orentano e diSanta Croce, i volti dei pretisanminiatesi… Tanti volti.Sono questi volti, questepersone, queste storie cheoggi ti fanno prete, dannocontenuto, storia, respiro altuo diventar prete. Lascialiabitare dentro di te questivolti. Ti aiuteranno acustodire una vita umana,nella sua umanità. Questivolti ti ricorderanno da chisei amato e chi devi amare.Questi volti ti aiuteranno arimanere legato ad uncorpo che è la Chiesa, che èil popolo di Dio e ti augurodi non poter sopportare didover camminare da solocome prete.Infine il vangelo. Nonpossiamo commentarlotutto. Mi sono chiesto seprendere spunto più daGesù o dal centurione perparlare di te. Poi mi hacolpito proprio il

centurione. Egli è uno cheva a cercare Gesù, glipresenta un problema einsieme non lo vuolescomodare, o meglio si fidadi lui, sa che potrà fare ilbene. Il centurione l’haconosciuto bene Gesù, hacapito benissimo. E Gesùglielo dice: “In Israele nonho trovato nessuno con unafede così grande!”. Ilcenturione è uno che hacapito bene Gesù, ha vistoquale uomo buono egli era,si fida. E lo chiama, lo cercaporta a lui. Ancora: ilcenturione si interessa di unservo. Ma siamo alla pazzia.Si interessa di un servo, cioèdi un povero, di un“ultimo”. Egli ama chi è“ultimo”.Infine è capace di vedere ilbene: “In quell’istante il suoservo fu guarito”. Federicoarruolati… Il centurione è iltuo lavoro! Con ilcenturione ti puoi chiederese tu Gesù l’hai capitodavvero, se hai colto comelui fa il bene. Perché daprete devi lasciarti fare ilbene da Gesù e devidiventare suo strumentoperché lo faccia ancora oggia chi ne ha bisogno. Con ilcenturione cerca Gesù,porta a Lui le domande e leattese, la vita del popolo diDio, dei tanti volti di cuiparlavamo. Parla a Gesùdella gente che ti è affidata edella sua vita. Con ilcenturione nondimenticarti di chi è piùpovero, di chi sembrerebbenon meritarselo l’aiuto el’amore e proprio di luidovrai parlare al Signore.Con il centurione impara avedere i miracoli. I miracoliaccadono. Sarà un miracolola celebrazionedell’eucaristia e le parole “ioti assolvo”, capace di ridarevita a chi è morto. Sarà unmiracolo il cammino di ungiovane che riprende o lavita che nel dolore trovaconsolazione. Sarà unmiracolo come attraversoanche le nostre ferite e ilpeccato passerà l’amore diDio. Che vita è la vita di unprete se non è capace divedere i miracoli? Non dicodi farli, ma almeno divederli! Questo vangelo èun incalzare di incontri: ilcenturione e il servo, poi lasuocera di Pietro, poi moltiindemoniati e malati poi teFederico e poi anch’io, poivoi preti e tutti noi quipresenti oggi. È l’annunciodel vangelo: c’è postodavvero per tutti nellaChiesa e nel cuore di Dio.Questo è l’annuncio che ilprete dovrà portare. C’èposto per tutti. E c’è postoanche per me e per te,Federico.

«Il prete sa vedere i miracoli»L’omelia del vescovo Andrea per don FedericoUN RICORDO

DI VALTERCECCATELLI

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LA DOMENICATOSCANA OGGI5 luglio 2020II

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LA DOMENICATOSCANA OGGI

5 luglio 2020 III

abato 4 Luglio - ore 8: Rosario eS. Messa a Cigoli nel primo sabato

del mese. Ore 10,30: Udienze. Ore18: S. Messa in Cattedrale con ilconferimento dei sacramentidell’iniziazione cristiana (Battesimo-Cresima-Eucaristia) a cinquecatecumeni adulti.Domenica 5 luglio - ore 11: S.Messa a Le Melorie. Ore 18: Festa deiGreppi a Galleno con S. Messa.Giovedì 9 luglio - ore 9,30: S.Messa al campo solare di Orentano.Sabato 11 luglio - ore 10,30:Udienze.

S

DI FRANCESCO FARAONI

l Servizio Nazionale dellaCei per l’Irc ha promossoanche in quest’annoscolastico la raccolta dati

degli studenti avvalentisidell’ora di religione su tutto ilterritorio nazionale, per tuttigli ordini di scuola, relativa all’anno scolastico 2019 – 2020.I dati sono stati raccolti daidocenti di religione e dagliistituti scolastici, coordinati alivello diocesano dall’UfficioScuola e trasmessi online alsistema di rilevazionenazionale.Il Servizio della diocesi per l’Ircha elaborato i risultatidell’indagine riguardanti ladiocesi di San Miniato, inparticolare le parti relative agliistituti, agli studenti italiani estranieri, alle attività collateralialternative attivate per i nonavvalentisi, ai docenti direligione, delle scuolepubbliche e delle scuoleparitarie. Sonostate prodotte quattro schede,una per ogni ordine di scuola:scuola dell’infanzia, scuolaprimaria, scuola secondaria di1° grado e scuola secondariadi 2° grado.Analizzando i dati riportatinelle schede è interessanterilevare che nella nostra

diocesi la percentualecomplessiva degli studenti chesi avvalgono dell’Irc è ancoramolto alta, anche se diminuitarispetto all’anno 2018-19. Ècomunque molto più bassarispetto a circa 10-20 anni fa;ciò è dovuto all’attualepresenza di molti studentistranieri.Confrontando i risultati 2019-20 con quelli dell’annoprecedente, rispetto al totalestudenti, si possono fare questirilievi:1) Gli studenti nelle scuole diogni ordine e grado delladiocesi sono stati 19.868 (80in meno rispetto all’annoscorso). Gli studenti che siavvalgono dell’Irc sonol’84,72% per un totale di16.832 studenti (377 in menorispetto all’anno precedente).La percentuale degli studentiche hanno scelto di seguirel’ora di religione è passata da86,26% a 84,72%,continuando a diminuirecome negli ultimi anni.2) Gli studenti italiani sonostati 16.451 (38 in menorispetto al precedente annoscolastico), ovvero l’82,80 %sul totale studenti. Gli studentiitaliani che si avvalgonodell’Irc sono 15.456 (con unadiminuzione di 139 unitàrispetto all’anno precedente),

ovvero il 93,95 % (- 0,63% ).Gli studenti italiani avvalentisisono passati dal 94,58 % del2018-2019 al 93,95 % del2019-2020.3) Il totale degli studentistranieri è stato di 3417 (- 42), ovvero il 17,20 % sul totalestudenti (- 0,14 % ). Tra glistranieri è drasticamente calatoil numero degli avvalentisi:1376 (238 in meno rispettoall’anno precedente con uncalo percentuale dal 46,66 % a40,27%.4) Fra gli studenti che non siavvalgono dell’ora di religione

prevale la scelta dell’«entrataposticipata / uscita anticipata»e il «libero studio senzadocente», in particolare fra glistudenti più grandi. Nellescuole dell’obbligo è moltoalta la scelta delle attivitàintegrative e dello studio condocente.Da questa analisi numericarisulta confermata lapercentuale fra studentiitaliani e studenti stranieri. Sinota altresì che gli studentistranieri che si avvalgonodell’ora di religione cattolicasono notevolmente diminuiti.

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L’EMPORIO DELLA SOLIDARIETÀA SANTA CROCE

iuscire a mantenere la dignità anche nellapovertà. È con questo spirito che nascerà

a Santa Croce sull’Arno, al numero 13 di viaPuccioni l’Emporio della solidarietà dellanostra Caritas diocesana. Si tratta di un veroe proprio market alimentare, dove chi è insituazione accertata di disagio economicopotrà fare la spesa senza pagare nulla,scegliendo i prodotti che più preferisce.L’idea è nata dal nostro direttore donArmando Zappolini che ha pensato unprogramma pluriennale per realizzare inogni Vicariato una realtà di questo tipo, alfine di superare in modo strutturale eorganico l’esperienza del «paccoalimentare».Questo Emporio, nato dalla collaborazionetra Caritas San Miniato e la parrocchia diSanta Croce sull’Arno, con il significativoapporto anche di Caritas Italiana, di fattoriunisce in un unico luogo i centri didistribuzione già presenti nel Vicariato. Lagestione sarà curata dai volontari, cheavranno tra i primi compiti a cui provvederequello di cercare nuovi contatti per ilreperimento delle merci nelle aziende dellazona, nelle parrocchie e tra le persone…persone che proprio durante i mesidell’emergenza covid, non si sono fattevincere in generosità portando e regalandoun numero commovente di borse spesa ainostri centri di distribuzione. Ma come funzionerà il supermercatosolidale? Tutto passerà attraverso i Centri diascolto Caritas e i servizi sociali dei Comuniche hanno attivato il progetto del «BuonSamaritano». Alle famiglie in difficoltà verràconsegnata una tessera con un punteggioprestabilito e quella tessera darà diritto agliacquisti tra i banchi dell’emporio, dove nonsi troverà tutto ma si troveranno sicuramentei generi alimentari di prima necessità e tantoaltro. I prodotti non avranno un prezzo ma,appunto, punteggi a seconda del tipo dialimentare che si vuole portare a casa.L’inaugurazione è prevista per il giorno 14settembre, festa dell’esaltazione della SantaCroce. L’opera è realizzata con il contributo dell’8 x1000 della Chiesa Cattolica.

Romano Menichini

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I giovani volontari di San Miniato Basson un momento didifficoltà come quello

che abbiamo vissuto acausa del coronavirus, inostri giovani hannosaputo darci l’esempio.La Caritas parrocchialedi S. Miniato Basso è datanti anni attiva peranimare, formare ecollegare le diverserealtà ecclesiali presentiintorno a noi attraversotanti volontari chehanno svolto unservizio verso coloroche, a diverso titolo,hanno bisogno.A causa dell’emergenzaCovid 19, nel nostrocentro Caritas, comenegli altri della Diocesi,è emersa una criticitàimprevista; come haavuto modo di dire ilDirettore della CaritasDiocesana, donArmando Zappolini «lamaggior parte deivolontari è compostada persone anziane,ossia proprio quellacategoria dipopolazione a cui èstato consigliatofortemente di restare acasa. E che,prudentemente,abbiamo messo ariposo».Da qui l’invito delnostro parroco donFabrizio a tutti i ragazziaffinché rispondesseroall’appello della Caritasdiocesana di mettere adisposizione qualcheora del loro tempo peraiutare chi ha davverobisogno.I ragazzi hanno rispostosubito, senza indugi,pur coscienti dei rischi

che comunque eranopresenti. Nel frattempo sonoaumentate in mododavvero significativo lerichieste di cibo e diaiuto e, anche lasolidarietà deiparrocchiani e delleassociazioni che hannomesso a disposizionegeneri alimentari. I ragazzi, molti deiquali dell’Oratorio, sisono resi operativi,hanno pulito eriorganizzato gli spazi e

così la sala parrocchialeè divenuta un centro diraccolta e distribuzioneanche per le parrocchievicine, e il mercoledì,giorno da semprededicato alla consegnadelle spese, è divenutoper loro un momentodi confronto con ibisogni che sonointorno a noi. Successivamente la retedella solidarietà si èconsolidata tanto cheabbiamo dovutoscegliere un altro

giorno della settimana,il giovedì, per accoglieretutto ciò che iparrocchiani, invitatidurante la messadomenicale instreaming da donOrsini, continuavano adonare alla Caritas. Le persone cheaccedevano già alnostro servizio, sonostate felicissime divedere queste nuoveleve, cariche di energia,sempre disponibili aconfezionare pacchi, adaiutare a portare laspesa, e a spenderesemplici parole divicinanza con loro. Unagiovane donna, unadelle prime volte, ci haconsegnato dellemascherine cucite econfezionate da leistessa e dalla mammaper mostrarci

gratitudine e vicinanza.Dalle parole di Alicealla sua primaesperienza in Caritas unbellissimo messaggio:«Ieri mi sono trovatamolto bene, i ragazzi e ivolontari sono statidisponibili e gentili conme, ho aiutato nellaconsegna delle spesesettimanali e mi hafatto molto bene allospirito. Anche dietroalle mascherine è statobello vedere gli occhisorridenti dellepersone. Quando sonoandata via mi sonosentita utile, oltre amolte altre emozioni eper me è statoimportante. Non vedol’ora di tornaremercoledì». Con la riapertura dellachiesa alle celebrazionicon il popolo, donFabrizio ha chiesto lacollaborazione deiragazzi per il servizio diaiuto ai fedeli nelrispetto delle normepreviste, ed anche inquesto caso tutti hannorisposto conentusiasmo, affiancatidai volontari dellaMisericordia.Donare è il segretodella felicità e ciascunodi questi ragazzi inquesti giorni davverodifficili, lo hasperimentato. Un graziea nome di tutta lacomunità ad Alessio,Camilla, Dario, Kamila,Ilenia, Matteo, Simone,Pietro, Tommaso, Alice& Alice.

Simona dellaMaggiore

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Agenda delVESCOVO

La Fondazioneringrazia...

a Fondazione «Madonna del soccorso»Onlus di Fauglia ringrazia i seguenti

istituti di credito e fondazioni per ilcontributo assicurato a supporto delle sueattività di assistenza e carità: la FondazioneCassa di risparmio di S. Miniato per la RsaMadonna del Rosario di Orentano, La Bancadi Lajatico per il dono di una autovetturaper i servizi di carità, la Banca di Pisa eFornacette, la Fondazione Pisa e laFondazione Prosolidar di Roma ed Intesa S.Paolo per i contributi a supporto dei servizicaritativi ed adeguamento in sicurezza delleRsa. La Fondazione ringrazia anche laDiocesi di S. Miniato per i contributi 8 permille a favore della carità, la FondazioneCassa di risparmio di Volterra per l’acquistodei tablet per i nonni delle Rsa e il CentroCommerciale delle Frazioni di Castelfrancodi sotto.

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I dati sull’ora di religionenel nostro territorio

Page 4: UN RICORDO «Il prete sa vedere i miracoli»sanminiato.chiesacattolica.it/.../La-Domenica-2020-07-05.pdf2020/07/05  · comunione di fede e di preghiera che anche quando tutto rema

LA DOMENICATOSCANA OGGI5 luglio 2020IV

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LA DOMENICATOSCANA OGGI

5 luglio 2020 V

i aspettavamo una trentina di persone, nesono arrivate centocinquanta... Tanto era

forte il desiderio di guardarsi indietro - e diguardarsi dentro - per trovare un senso alloshock dei mesi passati. Il luogo era tra i piùsuggestivi: la collina di Moriolo, oltre la«valle della quiete», la valle dell’Egola. Qui ilregista e autore teatrale Andrea Mancini hamesso in scena «In memoria», una liturgiadella Parola con inserti di musica, teatro edanza, per ricordare i morti del covid-19. Dalpiccolo portico accanto alla chiesa, con i suoitre archi a sesto acuto, si affacciavano gliattori Paolo Giommarelli e Silvia Bagnoli perdare voce ai morti del coronavirus, storie vereapparse sui giornali messe in formapoetica da Andrea Mancini sullostile di «Spoon River». Queiracconti in prima persona chesintetizzano il corso di una vita dalpunto di vista dell’aldilà, eranointervallate e sottolineate dallecanzoni eseguite, con voce echitarra, da don Mario Costanzi.Due brani suoi e due di Fabrizio DeAndré. Tra gli archi del portico e sulprato si muoveva la ballerina ecoreografa Daniela Maccari, chenon solo con i passi ma anche con igesti, il volto, lo sguardo, traducevae amplificava in pura emozione leparole e le note. Il sottoscritto hacurato la parte liturgica, esplorando - inmodo, spero, non troppo prosaico - ilconcetto di «Comunione dei Santi». A dettadi molti, si è trattato di un evento necessario,che ha suscitato oltre a una profondacommozione negli spettatori e negli stessi

artisti, un senso di consolazione, compliceanche l’amenità del luogo e del clima. Allamemoria delle vittime del covid-19 si èaffiancata quella del grande artista LindsayKemp, maestro di Daniela Maccari, e unomaggio al sacerdote poeta don Luciano

Marrucci, che di Moriolo aveva fatto la suapatria del cuore e nel cui piccolo cimitero orariposa. Nella foresteria era stata inoltreallestita una mostra del pittore di CorazzanoStefano Renieri, recentemente scomparso.Grande soddisfazione per la riuscitadell’evento è stata espressa da MarzioGabbanini, presidente della FondazioneDramma Popolare, che ha sponsorizzato laserata, e dall’assessore alla cultura delComune di San Miniato, Loredano Arzilli,che ha sottolineato anche il proprio legameaffettivo con Moriolo e con la memoria didon Luciano Marrucci.(Fotografie di Danilo Puccioni e FrancescoSgherri)

Don Francesco Ricciarelli

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DI ANTONIO BARONCINI

e origini della mezzadriarisalgono al BassoMedioevo come usanza,inquadrata nel sistema

feudale mediante il quale unproprietario di terreniassegnava al colono un podereidoneo alla produzione dibeni agricoli, che poi dividevaa metà con lui. In Toscanaquesto sistema era moltodiffuso, si potrebbe dire checirca il 90% dei terrenicoltivati era condotto con ilsistema della mezzadria,organizzata in fattorie didimensioni quasi semprenotevoli.In alcuni casi esistevanopoderi coltivati direttamentedai proprietari (i contadini aconto diretto) e anche piccoliproprietari di due o tre poderi,fenomeno questo spessolegato a benefizi ecclesiastici oreligiosi.Nella grande maggioranza deicasi le fattorie di decine dipoderi erano in mano afamiglie nobili o di casatoillustre ed antico, pur nonmancando anche entipubblici o istituzioni dinatura socio-sanitaria comeospedali, educandati,orfanotrofi, ecc. Ladimensione dei singoli poderivariava a seconda della lorocollocazione. Ad esempio ipoderi di pianura avevanodimensioni più ampie diquelli di collina per l’ovviomotivo del diverso tipo dicoltivazione e conduzione(prettamente a frumento iprimi, a olio e vino i secondi),ma difficilmente superavano i10 ettari di estensione. Lalavorazione della terra eraaffidata alla fatica dell’uomo,uomini e donne, e nonraramente anche ai figliminorenni, coadiuvati daglianimali della stalla: boviniquasi sempre, equiniraramente.Il lavoro si protraeva, comediceva un detto in uso allora,

da sole a sole, cioè sicominciava appena facevagiorno e si smetteva quando ilsole era ormai calato dietrol’orizzonte da quasi un’ora.Le grandi famigliedifficilmente si dedicavanoalla cura e alla vigilanza dellaloro proprietà terriera,incombenza che affidavano aun uomo di fiducia: il fattoreche, come dice il terminestesso, era colui che stabilivale modalità della conduzionedei terreni. Ogni podere era dotato di casacolonica, per lo più costruitanell’area della proprietàpoderale, sicché la campagnaera punteggiata di costruzionidi dimensioni diverse checomprendevano, oltre alladimora dei contadini, anchealtri locali adibiti adalloggiamento degli animali edegli arnesi, le cosiddettestalle e capanne. L’insieme ditutto questo, cioè terrenicoltivati e abitazioni,formavano le unità paesaneche nella chiesa, per lo piùpriorile, trovavano la lorosintesi di paese, di borgo, difrazione comunale.Era infatti attorno alla chiesache si svolgeva tutta la vita

sociale dei contadini, fatta diricorrenze religiose, diavvenimenti tradizionali, difeste familiari e anche dimemoria e di cordoglio per lepersone decedute. Questo comportavaovviamente un mutuo aiutoquando e come si rendessenecessario: fosse l’aiuto nellavoro dei campi (ad esempioal tempo della battitura delgrano), o in occasione dicircostanze gioiose odolorose. Questo modo di vitasi trascinava di anno in anno,senza comportare sostanzialicambiamenti e, se questiavvenivano, erano di entitàtale che non stravolgevano iltessuto socio-lavorativo dellavita della campagna.Molto spesso però tra icontadini regnaval’analfabetismo e ciòcomportava purtroppo ildoversi affidare a chi «sapeva»con il rischio spesso di caderein mano ad approfittatori. Lepersone a cui gli agricoltori siaffidavano con fiducia eranoin primis il parroco, il maestrodella scuola del paese e ancheil dottore di condotta. Ciònon significava che i contadinifossero sciocchi o facilmente

abbindolabili: laconsapevolezza del loro statosuggeriva sempre di prenderele giuste precauzioni equando magari offrivanoaiuto in denaro o in natura adaltri contadini nel bisogno, lofacevano con generosità,sempre però attenti a farsimettere nero su bianco alloscrittoio del Sor Priore, e nona quello del fattore di cui,purtroppo, non sempreavevano completamentefiducia.Questa era la civiltà contadinache per secoli ha regnato nellenostre campagne: una civiltàfatta da un reticolo direlazioni, umane, lavorative,sociali, culturali, religiosedove tutti si conoscevano edove spesso la miseria eraquasi per ognuno il teatro incui recitare senza vergogna ilproprio ruolo, con la famesempre in agguato.Questa civiltà oggi non c’èpiù: cose d’altri tempi! Tuttocambia, e anche noi siamocambiati. Anche se nonsaremmo disposti a tornareindietro, quello era il mondoin cui siamo nati e cresciuti, celo portiamo sempre con noi,con la speranza che qualcosanon ci conduca davvero adoverlo rimpiangere.Nel mio tour attraverso i paesie le campagne della nostraDiocesi, raccontato sullepagine di questo settimanaleLa Domenica e che sto perraccogliere in un volume, hoincontrato tanti segni diquella civiltà perduta: dallamorfologia dei terrenicompletamente trasformata,dall’abbandono dei terreniuna volta intensamentecoltivati, dallo spopolamentodella campagna, masoprattutto dai ruderi di tantecase coloniche, infestati dauna selvaggia vegetazione, cheancora raccontano la faticanon solo fisica di interegenerazioni, ma soprattuttoquella interiore di ogni animache va.

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La nostra civiltà contadina

uesta settimana affrontiamo ilterzo capitolo di «Pronti a

salpare…». Testo – lo ricordiamo -scritto dal nostro vescovo Andrea sullabase delle conclusioni dei laboratoridel 2018 e 2019. Il terzo capitolo tratta il tema delle«unità pastorali». Le considerazioni inesso espresse sono da integrare con larelazione finale del laboratorio e leannesse schede e osservazioni su ognisingola unità pastorale, che proprio inquesti giorni vengono pubblicate sulsito diocesano tra i documenti dellasegreteria pastorale.Una possibile definizione: durante lesessioni del laboratorio è sembratoimportante cercare di delineare unadescrizione e una definizione di «unitàpastorale», cercando di esplicitare benecosa si intenda con questa espressione.Siamo in sostanza in presenza di unaforma di pastorale d’insieme, pensatanon solo a motivo della scarsità disacerdoti, ma soprattutto per crescerenell’esperienza di comunione e dimissione cui la comunità cristiana èchiamata. Il progetto delle unitàpastorali va quindi interpretato comerisposta nuova all’unica missione dellaChiesa che è l’annuncio del vangelo.Nel realizzarle occorre «avere sempreestrema attenzione a non sopprimere omortificare le tradizioni locali e lavitalità pastorale delle singole comunitàparrocchiali», è richiesto anzi chevengano valorizzate tutte le peculiaritàche possano contribuire al servizio diuna comunità più ampia. L’obiettivonon è allora «la realizzazione di “superparrocchie” che assorbano osopprimano le singole identità, bensì diuna “comunione di comunità”, dovel’intento è quello di una valorizzazionee di un aiuto vicendevole».Un cammino di gradualità: partendodalle unità pastorali già identificate,occorrerà ripensare le variesistemazioni, verificarne ilfunzionamento, individuare correzioni,incoraggiando il percorso dicomunione. «Il cammino della diocesiin questa direzione è determinato e siprospetta la realizzazione di questeunità pastorali, mano a mano che se necrea l’occasione». L’obiettivo è arrivarealla completa realizzazione dei soliconsigli pastorali di unità pastorale perla fine del 2022, inizio dell’annogiubilare in diocesi. Nel cammino digradualità, le unità pastorali sonoinvitate, quindi, a unificare entro taletermine la pastorale rendendola unicanei seguenti ambiti: pastorale giovanile,familiare e della terza età, formazionecatechisti, pastorale dellaevangelizzazione missionaria e dellacarità, cammino dopo cresima. Dovepossibile vanno inoltre incoraggiate leintegrazioni tra i percorsi parrocchialidi catechesi dei ragazzi, i momenti dilectio divina comune e le esperienzeestive. Ogni unità pastorale è invitata apredisporre, in vista del giubileodiocesano, un proprio concretoprogetto circa la gradualità della suarealizzazione, stimolando unaspiritualità di comunione attraversomomenti di incontro e conoscenza trale comunità parrocchiali.L’unità pastorale nella sua formadefinitiva dovrà prevedere un parrocounico, affiancato da un’équipe di unitàpastorale costituita da alcuni laici e, sepresenti, dal diacono permanente, dareligiosi/e e altri sacerdoti quali pretiresidenti, vicari parrocchiali e parrociemeriti. Per la realizzazione di tuttoquesto sarà sempre più decisivolavorare per la formazione del clero giàdal Seminario. «Questo camminofavorirà la costruzione di una Chiesa edi una comunità più ministeriali, conl’emergere dei vari carismi e ministerinella vita comunitaria».

F.F.

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«PRONTI A SALPARE...»LE UNITÀPASTORALI

Un evento a Moriolo,oltre la «valle della quiete»