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Un nuovo patto intergenerazionalenel segno del dialogo e della solidarietà

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INDICE

PREMESSA ........................................................................................................................................................................................................................................... 5

un nuovo PAtto intERgEnERAzionAlE..................................................................................................... 8

giovAni E PEnSionE coMPlEMEntARE............................................................................................................... 10

lEggE di bilAncio E PREvidEnzA.................................................................................................................................... 12

PREvidEnzA-ASSiStEnzA-REddito di cittAdinAnzAPEnSionE di cittAdinAnzA............................................................................................................................................................. 14

REvERSibilità nEl MiRino dEll’ocSE .................................................................................................................... 16

unA PoliticA coRREttA di PARi oPPoRtunità............................................................................ 18

invEcchiAMEnto: PERcoRSo Ad oStAcoli........................................................................................... 20

AnziAni doPo i 75 Anni .............................................................................................................................................................................. 21

REddito di cittAdinAnzA E AnziAni................................................................................................................... 22

ltc, conFRonto FEdERS.P.ev. - EnPAM: PRoPoStE E PRogRESSi ............ 23

EuRoPA E ltc ............................................................................................................................................................................................................................ 27

REgionAliSMo diFFEREnziAto................................................................................................................................................ 28

SAnità....................................................................................................................................................................................................................................................... 30

concluSioni........................................................................................................................................................................................................................... 34

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care colleghe, cari colleghi ed amici,care delegate e cari delegati benve-nuti a questo 56° congresso della

FEdERS.P.ev..Prima di entrare nei temi della relazione per-mettetemi di ricordare tutti gli amici e i colle-ghi che non sono più con noi, oggi, ma aiquali siamo riconoscenti per il valido contri-buto che hanno dato alla FEdERS.P.ev..in loro ricordo vi chiedo un momento di rac-coglimento.desidero innanzitutto rivolgere un graziesincero alle autorità ed ai nostri graditi ospi-ti per la loro presenza e per l’attenzione checi dedicano. consentitemi di iniziare con un saluto affet-tuoso ai presidenti e loro delegati del Forumdei Pensionati per l’italia con i quali condi-vidiamo le ansie, le tensioni, le “incazzatu-re” per le discriminazioni che vengono con-tinuamente fatte subire ai pensionati ed allepersone più deboli. Ma condividiamo anchel’orgoglio e la determinazione di batterciunitariamente per ristabilire l’equità, la giu-stizia sociale, il ruolo politico dei pensionatinel nostro Paese ed in Europa.un saluto particolare e riconoscente ai caricolleghi Presidenti e Segretari generali del-le oo.SS. aderenti alla conFEdiR, di cui mipregio di esserne il Segretario generale.

Alla conFEdiR va il merito di essere unadelle parti sociali più attive ai tavoli istitu-zionali in materia previdenziale, consenten-do di rappresentare anche tutte le istanze diFEdERS.P.ev. e Forum Pensionati, che altri-menti, in quanto non rappresentativi, nonpossono essere convocati a questi tavoli diconfronto istituzionale.un ringraziamento sincero al mio caro ami-co e collega Stefano biasioli che, in qualità diconsigliere cnEl, in rappresentanza dellaconFEdiR, da anni si spende a favore del-le problematiche previdenziali e un ringra-ziamento affettuoso per la sua fattiva col-laborazione al caro amico carlo Sizia di cuimi onoro di essere stato il vicario durante lasua presidenza alla ciMo, una importantis-sima oS dei medici ospedalieri.Questo nostro congresso si svolge in un con-testo di grandi cambiamenti e trasformazio-ni in economia, politica e welfare. i cambia-menti sono spesso forieri di maggiore benes-sere e di migliori prospettive per il futuro deicittadini, ma anche di maggiori difficoltà e in-certezze con le quali dobbiamo confrontarci.Sembrava, all’inizio dello scorso anno, chefosse iniziata l’uscita dalla crisi economica efinanziaria che ha investito il nostro Paese, enon solo, negli ultimi 10 anni.Purtroppo così non è.

RELAZIONE56° CONGRESSO

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la crescita, negli ultimi 2 trimestri 2018, èstata negativa e la manovra di bilancio com-porta un impegno di circa 31 mld di euro nel2019, per fortuna alleggerita di circa 9 mlddall’intervento determinante della commis-sione Europea.il deficit nominale è sceso di 7,2 mld rispettoalla versione originaria (quella della panto-mima del balcone di Palazzo chigi), il rap-porto deficit/Pil è stato contenuto al 2%(rispetto al 2,4) l’obiettivo tendenziale di cre-scita del Pil è stato fissato al +1% (rispettoalla folle previsione iniziale del +1,5%) previ-sione che è stata abbattuta allo 0,6% e succes-sivamente allo 0,1% dal Fondo Monetariointernazionale, allo 0,2% da conFindu-StRiA, allo 0% dalle due più importanti agen-zie di rating (Fitch e Standard & Poor’s)e addirittura al - 0,2% dall’ocSE, dopo la pri-ma valutazione di novembre dello 0,9%.Reazioni alquanto stizzite, per non dire vio-lente, da parte del Presidente conte e deidue vicepresidenti Salvini e di Maio.Quasi british quella del Ministro tria: anali-si condivisibile quella dell’ocSE, anche secondita da un pizzico di eccessivo pessimi-smo. come dire che una crescita zero sareb-be stata plausibile.

Rimangono le misure simbolo per M5S e le-ga (rispettivamente reddito e pensione di cit-tadinanza e quota 100), ma i fondi previstiper l’avvio di questi provvedimenti sono sta-ti ridotti di 4,6 mld nel 2019. comunque, per finanziare nel tempo questebandiere elettorali le risorse indicate neltriennio sono assolutamente inadeguate, maquello che conferma l’intento elettoralisticodelle misure citate è l’insistenza di fissarel’avvio dei provvedimenti stessi immanca-bilmente prima delle elezioni europee del 26maggio prossimo.ciò con l’aggravante, nella realtà attuale, cheper evitare l’uso distorto e truffaldino delreddito di cittadinanza (in senso, cioè, profannulloni e pro lavoro nero) occorrerebberonumerosissimi centri per l’impiego attrezza-ti e qualificati (in italia sono poche centinaiain germania oltre 9.000) ed una situazionesocio economica del Paese con sovrabbon-danza di offerte di lavoro. cose che purtroppo non esistono nell’italiadi oggi, che è alla vigilia di una nuova re-cessione o, comunque, di un grave stagna-zione del ciclo economico, alla faccia “delbellissimo anno 2019”, sbandierato dal Pre-sidente del consiglio dei Ministri.

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zionale prevede per l’italia un 2019 con il se-gno meno.non si tratta di un giudizio politico somma-rio verso i governanti ma di una seria e pon-derata analisi economica.Alcuni sedicenti tecnici hanno sostenuto econtinuano a sostenere che la categoria cheha meglio retto l’impatto della crisi econo-mico–finanziaria è quella dei pensionati(non le grandi ricchezze, magari accresciutedurante la crisi, non gli evasori che conti-nuano ad evadere come prima e più di pri-ma) perché a differenza dei disoccupati, deigiovani senza lavoro, dei cinquantenni cheil lavoro lo hanno perso, continuano a per-cepire ogni mese la pensione e quindi sonostati tutelati.non dicono, però:

• che negli ultimi 11 anni le pensioni hannosubito per otto anni il blocco della pere-quazione prorogato dalla legge di bilan-cio 2019/21 di altri 3 e ben due trienni dicontributi di solidarietà cui se ne aggiun-gono altri cinque con gli ultimi provvedi-menti;

• non dicono che i pensionati pagano un ter-zo di tutta l’iRPEF riscossa in italia;

• non dicono che i nonni ed i padri rappre-sentano il più importante ammortizzatoresociale italiano per gli aiuti a figli e nipotidisoccupati o sottoccupati con una spesaannua di oltre 6 mld di euro (cEnSiS);

• non dicono che i disabili e i non autosuffi-cienti non hanno una legislazione adegua-ta né una rete di servizi decenti;

• non dicono che la nostra spesa sanitaria èsignificativamente più bassa di quella deipiù importanti paesi europei quali ger-mania, Francia ed inghilterra e si continuaa ragionare in termini di costi e non in ter-mini di diritti e bisogni.

dopo le elezioni politiche del 4 marzo 2018che praticamente hanno sancito una ingover-nabilità organica risoltasi con il “contratto”giallo-verde fra due forze politiche perenne-mente in contrasto (prima e dopo la sotto-scrizione del “contratto”) si è più volte votatoper il rinnovo di vari consigli regionali. come al solito hanno vinto tutti!le giunte uscenti perdono sonoramente: vin-ce il centro-destra e i perdenti manifestanosubito soddisfazione: “abbiamo recuperatomolto, siamo bravi”.nessuno, però, dice “abbiamo perso”.i 5 stelle perdono tantissimo e si temono ri-flessi negativi nel governo, in quanto il socioe alleato Salvini ha stravinto: in consigliodei Ministri il giggino nazionale mostra am-pi sorrisi per dire che è soddisfatto, in quan-to ha perso e l’altro, Salvini, ha vinto ed èsoddisfatto. non è più facile cogliere il concetto di sod-disfazione, molto relativo. da oggi in poi possiamo dire di avere sco-perto metaforicamente che anche i numeripossono essere relativi, oltre che primi.depone non bene: non tanto per i politici,che fanno il loro mestiere, ma per alcuni“blasonati” commentatori che non contri-buiscono a rendere informato il cittadino,diffondendo notizie fortemente politicizza-te e, in alcuni casi, vergognose.Sono profondamente convinto che il 26 mag-gio p.v. ne vedremo delle belle!!!la quasi uscita dalla crisi, sbandierata pertutto il 2018, non si è verificata e stiamo rien-trando in recessione se è vero, come è vero,che l’ocSE, come già detto, ha rivisto in net-to ribasso le stime sul Pil italiano per l’annoin corso portandolo a –0,2% dalla sua stessaprevisione dello +0,9% del novembre scorso. È la prima volta che un’istituzione interna-

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la FEdER.S.P.ev., nell’assordante si-lenzio di molte associazioni ed istitu-zioni interessate, da anni sostiene e

propugna un nuovo patto intergenerazio-nale nel segno del dialogo e della solida-rietà.il cEnSiS nel suo rapporto 2018 sulla situa-zione sociale del Paese rileva giustamenteche, molto spesso, si parla di pensioni, pen-sionati e giovani con assoluta genericitàe con una punta, più o meno esplicita, diriprovazione, come se le pensioni fosseroredditi erogati senza criterio e di solito im-meritati.concetto ripreso anche da Alessandra delboca ed Antonietta Mundo nel loro libro“l’inganno generazionale”. il conflitto generazionale è stato definito dal-le autrici un inganno e ciò è ampiamente di-mostrato nel libro sopracitato, che l’annoscorso ha fatto molto discutere, perché ha di-mostrato che alcune questioni poste a giu-stificazione dei tagli previdenziali sonofalsamente rappresentate.nei mesi scorsi si è è parlato più volte diequità del sistema previdenziale (nella pro-posta di legge d’uva-Molinari) o di equitàintergenerazionale e/o di patto intergenera-zionale.Ma che cosa dobbiamo intendere con tali de-finizioni?Il Patto intergenerazionale è il fondamentosu cui poggia il sistema previdenziale italia-no “a ripartizione”: i contributi ricevuti inun determinato anno sono utilizzati intera-

mente per erogare i trattamenti pensioni-

stici dello stesso anno.in pratica i contributi versati dai soggetti ob-bligati (lavoratori e datori di lavoro) al siste-

ma previdenziale vengono utilizzati per ero-gare le prestazioni pensionistiche.Per la FEdER.S.P.ev., il cui motto da circa 60anni è “Non soli ma solidali”, i futuri siste-mi di welfare devono basarsi sulla solidarie-tà intergenerazionale.È necessario per realizzare ciò che il gover-no ed il Parlamento investano nell’istruzionee nella ricerca, in migliori servizi per l’infan-zia e di assistenza a lungo termine. Per raggiungere l’equilibrio intergenerazio-nale, abbiamo bisogno di sollecitare la crea-zione di strutture in cui le generazionipossano parlare tra loro e capire le recipro-che sfide e trovare soluzioni che siano giu-ste per tutti. dobbiamo essere noi a sollecitare per primiil dialogo tra le generazioni, dialogo che nonpotrà realizzarsi nell’immediato ma che ri-chiede tempo ed energia.ciò che propongo ai delegati al congresso èdi lavorare per elaborare proposte da avan-zare agli interlocutori politici ed al Parla-mento.lavoriamo, dunque, ad un nuovo patto in-

tergenerazionale fondato sulla cooperazio-ne, sull’integrazione e sulla coesione.noi possiamo indubbiamente fornire il no-stro contributo in termini di capitale umano,di patrimonio culturale e di creatività per co-struire e lasciare ai nostri figli e nipoti unasocietà più giusta, più aperta e moralmentee civilmente più viva.i giovani hanno diritto a credere nel futuro eda vivere in un Paese che offra loro la possibi-lità di realizzare se stessi ed i propri progetti.la nostra generazione, dopo una vita di stu-dio, di lavoro e di impegno al servizio delPaese e delle famiglie, può ancora offrire

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UN NUOVO PATTO INTERGENERAZIONALE

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cerca, fondamento della conoscenza scien-tifica, può fare da volano per lo sviluppoeconomico del Paese.

Realizzare spazi e tempi comuni per gio-

vani ed anziani

in tal senso ci sono delle best practice sia al-l’estero che in italia che si potrebbero dif-fondere. Per esempio a Pisa e Piacenzaalcune case di riposo e asili si sono consor-ziati per condividere gli spazi e scambiarecompagnia, interazione e cura.tale modello potrebbe essere esteso ancheagli studenti universitari come hanno fatto adeventer, in olanda, in una long-term care,offrire cioè una stanza in cambio di assisten-za volontaria (competenze informatiche eduso di social media).

Accrescere le competenze digitali degli

adulti ed anziani con i giovani

il digitale è entrato nelle nostre vite, modifi-cando le nostre abitudini quotidiane ed iconsumi.il nostro Paese, oltre ad avere una delle quo-te di non utenti internet più alte, fa registra-re un livello di competenze digitali deci-samente basso anche fra gli utenti stessi diinternet. una bassa o inesistente capacità di relazio-narsi con gli strumenti digitali, come giusta-mente rilevato dal cEnSiS nel suo ultimorapporto, rappresenta sicuramente un pro-blema, sia nell’immediato che nel lungo pe-riodo, soprattutto se si pensa alla sempremaggiore digitalizzazione dei servizi offertidalla Pubblica Amministrazione. in materia di digitale si possono svilupparedei percorsi arricchenti per le diverse gene-razioni. internet può essere il punto d’in-contro perfetto tra giovani ed anziani.

molto iniziando dall’elaborazione di propo-ste per un nuovo patto intergenerazionale. le proposte della FEdERS.P.ev. che sotto-pongo all’attenzione del congresso potreb-bero essere:

Investire nell’istruzione, università e ricerca

• Investire nella qualità e nel metodo di in-

segnamento: la politica deve porre in es-sere le misure necessarie e le conseguentirisorse per incrementare i livelli di qualifi-cazione ed istruzione, non solo ai fini del-lo sviluppo economico, ma anche per unamigliore coesione sociale.

• Rivisitazione del numero chiuso all’Uni-

versità e sostegni economici per incorag-

giare le immatricolazioni: l’italia è inritardo in materia di istruzione, questo da-to è certificato dall’ocSE (organizzazioneinternazionale per la cooperazione e lo svi-luppo economico). nel 2017, l’italia avevasolo 27 giovani di 25/34 anni su centoin possesso di laurea, contro una mediaocSE del 44%.

• Investire nella formazione dei giovani ed

anziani.

• Incrementare i finanziamenti alla ricerca,

vittima sacrificale della spending review,posta in essere da diversi governi. la ri-

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• ha aumentato l’imposta sostitutiva sullerivalutazioni dei fondi tFR dall’11 al 17%;

• ha ridotto le esenzioni fiscali di cui gode-vano le polizze vita e no profit;

• ha raddoppiato quasi (dall’11.5% al 20%)la tassazione sul risultato netto maturatodai fondi dalle pensioni integrative, percui l’italia è diventata l’unico Paese euro-peo dove si colpisce la previdenza inte-grativa invece di incentivarla;

• ha colpito le casse previdenziali private(quindi l’EnPAM) la cui tassazione suiredditi di natura finanziaria passa dal 20al 26%, anche con effetto illegittimamenteretroattivo per il 2014.

Questa manovra penalizza pesantemente laprevidenza integrativa, quella che dovevaconsentire alle giovani generazioni di crear-si un secondo pilastro previdenziale.la politica dovrebbe rammentare che il ri-sparmio previdenziale merita una grande at-tenzione perché è l’unico che consente diproteggerci dal cosiddetto rischio di longe-vità (cioè che la vita effettiva sia più lunga diquella attesa) con il pericolo che i futuri an-ziani non abbiano le forze sufficienti per i lo-ro bisogni.inoltre, aumentando l’imposizione sui fondipensione, si va contro quel modello europeochiamato EEt, acronimo che sta per “Esen-zione, esenzione, tassazione”: esenzione peri contributi alla previdenza integrativa, esen-zioni dal reddito da investimento degli entiprevidenziali, tassazione delle prestazionipensionistiche (generalmente molto più bas-sa di quella italiana).Ma la previdenza integrativa è quasi com-pletamente scomparsa dal dibattito pubblicoe politico.

Èassolutamente incontestabile che lasituazione in cui si dibatte il nostro si-stema previdenziale sia molto grave,

dopo i ripetuti abbattimenti operati sullepensioni dei dipendenti pubblici e privaticon i vari blocchi della perequazione ed ivari contributi di solidarietà effettuati negliultimi anni.E non meno grave è la situazione pensioni-stica dei nostri giovani, il cui futuro previ-denziale vedo molto incerto se non sirealizzerà una vera previdenza integrativache, ad oggi, non è completamente partita,soprattutto nel pubblico impiego.la previdenza complementare è indispensa-bile per tutti, ma soprattutto per i lavoratoriche hanno iniziato la loro attività dal 1° gen-naio 1996 e per quelli con carriere disconti-nue.È indispensabile per i lavoratori dipenden-ti, per i lavoratori autonomi e per i profes-sionisti (da rilevare che gli autonomi e iliberi professionisti versano aliquote inferio-ri, rispettivamente il 24% ed il 16% rispettoal 33% dei lavoratori dipendenti). E quindiavranno pensioni più basse.il tasso di sostituzione (rapporto tra primapensione ed ultimo stipendio) per un lavo-ratore che non ha avuto interruzioni di car-riera sarà del 70% circa dell’ultimostipendio, e del 60% per un lavoratore auto-nomo con un importo che non consente ilmantenimento di un discreto tenore di vita.Ma ben poco è stato fatto dai governi che sisono avvicendati negli ultimi decenni, senon trascurare o addirittura penalizzare taledelicatissimo settore, come verificatosi conla legge di Stabilità 2015 del governo Renziche:

GIOVANI E PENSIONE COMPLEMENTARE

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cosa fare?Si potrebbe, nell’immediato, azzerare la tas-sazione per i più giovani oppure aumentarela deducibilità per i genitori che sottoscriva-no polizze in favore dei figli.la politica continua, però, a rinviare il pro-blema senza comprendere che tra poco lostesso potrebbe diventare non facilmente ri-solubile e continua a respingere le richiestedi un Fisco più leggero, rifiutando investi-menti in pubblicità-progresso per spiegarequanto sia importante iscriversi ad un fon-do pensione appena possibile.

Solamente poco più di 3milioni di italiani neusufruiscono e molto pochi sono gli under25, quelli che ne hanno più bisogno.Secondo i dati oggi disponibili sotto i 25 an-ni c’è solo il 2%, tra i 25 e i 34 il 12.6%, tra 45e 54 il 35%.i precari che hanno solo la partita iva e unainsufficiente continuità contributiva cosa do-vranno fare? A quale santo dovranno rivol-gersi? dovranno rassegnarsi a non avere unapensione che consenta loro di vivere digni-tosamente?Se non ci poniamo questo problema e non

lo risolviamo possiamo da ora affermare

che il patto intergenerazionale si è già rotto.

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ho già scritto un commento criticosulla legge di bilancio 2019-21 evorrei che rimanesse agli atti del

nostro congresso e a futura memoria la parterelativa alla previdenza, in quanto ritengoche il trattamento riservato ai pensionati siauno degli aspetti più scandalosi della ma-novra.come già detto dopo anni di penalizzazioni(8 anni negli ultimi 11) sui criteri di indiciz-zazione delle pensioni medio-alte in godi-mento, dal 1° gennaio 2019 si dovevaritornare ai migliori e più equilibrati criteridi cui alla legge 388/2000 (rivalutazione ascaglioni in base agli importi: 100% fino a trevolte il minimo inPS; 90% per gli importi tra3 e 5 volte il minimo; 75% per gli importi ol-tre le 5 volte il minimo). Con la legge di bilancio 2019-2021 (rispetto

ai criteri della rivalutazione secondo gli

scaglioni di diverso importo della legge

388/2000 prima richiamata) si penalizzano

le pensioni da circa 1.521 euro lordi mensi-

li in su, con note di particolare accanimento(anche rispetto alla legge letta) per le pen-sioni oltre le 7-8 volte il minimo inPS. Per-tanto per il prossimo triennio le pensionisaranno rivalutate (con una unica percen-tuale, di misura decrescente al crescere del-la misura complessiva della pensione)secondo il seguente criterio: 100% fino a 3volte il minimo inPS; 97% tra 3 e 4 volte;77% tra 4 e 5 volte; 52% tra 5 e 6 volte; 47%tra 6 e 8 volte; 45% tra 8 e 9 volte; 40% pergli importi complessivi oltre le 9 volte il mi-nimo.Al termine dei 13 anni (periodo 2008-2021)si potrà dire con certezza che la politica dide-indicizzazione delle pensioni intervenuta

per 11 anni (84,61% del periodo) ha determi-nato una perdita del potere d’acquisto dellepensioni medio-alte del 20% circa, in concre-to da 500 euro netti mensili a più di 1.000 eu-ro in meno per le pensioni lorde superiori8 volte il minimo inPS e 14-15 volte il mini-mo, anche senza tener conto dell’appesan-timento fiscale delle addizionali comunali eregionali intervenute dai primi anni 2000.i criteri anzidetti, a giudizio del Prof. Alber-to brambilla (grande esperto di previdenza,storicamente vicino alla lega) sono “bizan-tini, ingiusti, discriminanti”. concordiamo.Come se ciò non bastasse, sulle pensioni di

maggiore importo (oltre 100.000 euro lor-

di/anno) tornano i taglieggiamenti, ancorapeggiorativi rispetto alle decurtazioni intro-dotte dal governo letta nel triennio 2014-2016. il taglio è previsto per 5 anni (periodo2019-2023), quindi travalica il termine trien-nale della legge di bilancio, e consiste in:–15% per gli importi tra 100.000 e 130.000 e,che diventa –25% per gli importi tra 130.000e 200.000, –30% tra 200.000 e 350.000, –35%tra 350.000 e 500.000, –40% per gli importilordi oltre 500.000 euro/anno.Si tratta di provvedimenti di gravità e misu-ra inaudita, certamente anticostituzionaliper lesione almeno dei principi di cui agliartt. 3, 36, 38, 53 della costituzione vigente eche si fanno beffa di decine di sentenze del-la corte in materia che, pur tollerando pre-cedenti interventi lesivi dei diritti acquisitidai pensionati, hanno posto tuttavia limitiben precisi in termini di ragionevolezza, nondiscriminazione, progressività e proporzio-nalità a danno dei pensionati giustificata so-lo da situazioni di documentata necessità edurgenza e per brevi periodi non ripetitivi,

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LEGGE DI BILANCIO E PREVIDENZA

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tutti limiti superati dalla legge di bilancio inesame.Tutto ciò è avvenuto non certo “per equità”,

ma solo per “far cassa”, anche su suggeri-mento malevolo dell’ex Presidente inPS,Prof. tito boeri, in modo da continuare a di-rottare risorse dai fondi previdenziali sani aquelli assistenziali malati. Non credo però che l’attuale commissario

e futuro presidente INPS, Prof. Pasquale

Tridico, consulente economico di Di Maio,

sarà più benevolo di Boeri nei confronti

della nostra categoria; tutt’altro!

E così si tagliano le pensioni di chi le ha me-ritate con lavoro, sacrificio e contributi ade-guati per regalare privilegi a chi non halavorato, ha evaso o, comunque, non ha con-tribuito.Speriamo tuttavia che i giudici costituziona-li nuovamente chiamati in causa per valutarela costituzionalità degli ultimi provvedimen-ti ai danni dei diritti dei pensionati, non sianopiù così ossequienti al Palazzo in modo dascongiurare sentenze ambigue, talora con-traddittorie e certamente non rispettose dellalettera e dello spirito della nostra carta.non solo i pensionati da noi rappresentatidevono sentirsi preoccupati, ma anche i la-voratori attivi, incerti pensionati di doma-ni, devono avvertire i rischi di un governoche non rispetta i diritti acquisiti dagli ex la-voratori, tacciandoli di essere “parassiti so-ciali”, “ladri di pensione”, “soggetti che cihanno rubato il futuro” o “avari più dell’Ar-pagone di Molière” quando si vedono ruba-re la pensione maturata e meritata, oggi ingodimento.Impugneremo, comunque, attivando un

contenzioso legale, le disposizioni lesive dei

diritti dei pensionati contenute nella mano-

vra, in ogni sede competente consentita.

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Èun trentennio ormai che parliamo diprevidenza ed assistenza da separarenettamente. lo prevede l’art. 37 della

legge della Repubblica 88/1989. Rimastoinevaso!!negli ultimi 10–15 anni non si fa che ripete-re lo stesso ritornello: le famiglie sono in sof-ferenza, la povertà e le disuguaglianzeaumentano ma nemmeno l’ombra di un pia-no per cercare di risolvere il problema. Anzisiamo riusciti ad aumentare il debito pub-blico di qualche centinaio di miliardi nono-stante in questi ultimi 5 anni siamo riusciti arisparmiare 80 miliardi circa di interessi peresclusivo merito di Mario draghi con il suoquantitative easing.debito che sarà destinato ad aumentare conil reddito di cittadinanza e pensione di citta-dinanza. Ma l’italia ha proprio bisogno di queste duecosiddette riforme?gli italiani sono in difficoltà soprattuttoperché manca il lavoro per i loro figli, per ipadri e le madri che lo perdono e non lo ri-trovano, perché mancano grandi investi-menti in politiche attive per aumentarel’occupazione, nonostante nel maggio scor-so, in termini di mercato del lavoro, si siatoccato il record di tasso di occupazioneglobale degli ultimi anni e cioè il 58,7% (ol-tre 23.350.000 occupati) e il tasso di occu-pazione femminile del 49% circa battendoil record del 2008. tuttavia nelle classifiche europee siamo solodavanti a grecia, cipro e Malta e lontani daltasso di occupazione portoghese: 70% di oc-cupazione complessiva e 60% di quello fem-minile.

Questi dati saranno dovuti anche ai contri-buti dei numerosissimi nostri connazionalipensionati trasferitisi in questo Paese?gli investimenti per migliorare l’occupazio-ne, la produttività e la ricerca sono scarsimentre spendiamo molto in politiche socia-li. Se rapportiamo le spese sociali alle entra-te contributive e fiscali raggiungiamo laquota del 57% superando finanche la Svezia(culla del welfare). Resta poco per far fun-zionare tutto il resto (giustizia, scuola, am-ministrazioni centrali ed enti locali). Quasi nulla per ricerca e sviluppo.

E poi ci meravigliamo se i nostri giovaniemigrano? Ma chi paga le spese? la spesa sociale è passata dagli 89 miliardidel 2012 ai 118 circa del 2017, una spesaenorme che aumenta ad un ritmo folle di cir-ca il 6% all’anno, a fronte di un aumento mi-nimo dello 0,2% della spesa pensionistica“vera” (quella sostenuta dai contributi di la-voratori e dei datori di lavoro) nel 2018. le pensioni, infatti, nel 2018 sono costate al-l’erario, al netto delle imposte, 157 miliardi afronte di contributi per 187 miliardi con unnetto positivo di 30 miliardi:

la Previdenza “vera” è in attivo!

la spesa per l’assistenza (sostenuta dalla fi-scalità generale ) chi la paga? il 46,5% deglioltre 40 milioni di contribuenti paga sola-mente il 2,8% di tutta l’iRPEF, ma per ga-rantire solo l’assistenza sanitaria a questafascia di popolazione sono necessari oltre 50miliardi pagati dal 30% dei cittadini che leimposte le versano. Eppure oggi il governogiallo-verde propone la “pensione di cittadi-

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PREVIDENZA-ASSISTENZA-REDDITO DI CITTADINANZAPENSIONE DI CITTADINANZA

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mo perfettamente, ad esempio, che ci sonosoggetti che prendono 460 euro di contri-buto sociale, 120 euro di sussidi dagli entilocali, hanno l’affitto calmierato (quando lopagano) e varie altre agevolazioni, arrivan-do anche a superare i 780 euro della pen-sione di cittadinanza, senza che lo Stato nesia a conoscenza perché, a differenza diquanto avviene in altri paesi (germania,Svizzera, Francia, inghilterra, Paesi bassiecc.), in italia manca un’anagrafe dell’assi-

stenza che ci dica quanto un soggetto in-cassa.Solo così potremmo aiutare, e molto megliodi oggi, i veri poveri e non anche i fannullo-ni, gli evasori, i lavoratori in nero e ancorpeggio i malavitosi. Solo così pensione di cittadinanza e redditodi cittadinanza potrebbero avere anche unaloro qualche funzione.non è, comunque, più differibile la netta se-parazione della “vera” previdenza dall’assi-stenza che deve essere completamente acarico della fiscalità generale.La FEDER.S.P.eV. dunque, presente in mo-

do capillare su tutto il territorio nazionale,

potrebbe farsi promotrice di un progetto di

legge popolare ai sensi dell’art. 71 secondo

comma della Costituzione.

nanza” (780 euro netti al mese per 13 mensi-lità) per chi non ha mai pagato né imposte,né contributi. Più di quanto guadagnanomolti giovani, donne e operai che hanno ver-sato contributi e imposte per 30–35 anni edoltre.E ci sarebbe da chiedersi: chi mai verserebbecontributi sapendo che se evadi, se lavori innero, o te ne stai sul sofà alla fine ricevi unapensione di 780 euro netti?È indispensabile che certi governanti si chie-dano come mai circa il 50% dei 16 milioni dipensionati sia assistito totalmente o parzial-mente e circa il 50% dei contribuenti italianiversino una iRPEF pari allo zero o poco più. Sono dati indecenti, da terzo mondo, e nonda settima potenza industriale mondiale, se èvero che per ottenere una pensione minimasono sufficienti solo 15 anni di versamenti!Qualche anima illuminata e progressista aquesto punto certamente mi chiederà: ma lapovertà economica esiste? certamente, ed è dovuta soprattutto, comegià scritto, ad un mercato del lavoro sta-gnante senza grandi investimenti in politi-che per l’occupazione, per il capitale umano,per la scuola, per la ricerca.Per il resto è imprescindibile far funzionarela macchina pubblica di controllo: sappia-

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l’ocSE ha recentemente pubblicatouno studio di alcuni suoi economi-sti relativamente alle pensioni di

reversibilità.nulla di male se non fosse che i documentiocSE, spesso e volentieri, diventano il ca-novaccio per le raccomandazioni delle variecommissioni europee e la via maestra dimolti politici quando c’è da decidere e giu-stificare tagli alla spesa pubblica.Secondo questa organizzazione, tra i paesimaggiormente sviluppati, l’italia è quellache spende di più per la reversibilità assie-me alla grecia ed alla Spagna: il 2,6% del Pilsu una media ocSE dell’1%.È pur vero, sostiene l’ocSE, che le pensio-ni per i superstiti svolgono anche un ruoloimportante nel rendere più equi gli stan-dard di vita dopo la morte del coniuge, maquando sono eccessivamente alte diventa-no un disincentivo per il lavoro e un van-taggio per le coppie rispetto ai single.Propone, quindi, che i superstiti ricevano lapensione solo a partire dall’età del pensio-namento e proporzionalmente al redditodel superstite.Suggerimenti da respingere immediatamen-te per vari ordini di motivi:1) il cervellotico rinvio dell’erogazione del-

l’assegno all’età di pensionamento perspingere le donne a lavorare (come se cifosse una sovrabbondanza di offerte di la-voro e come se la cura della famiglia nonfosse un “bene sociale” da tutelare) non èfacilmente realizzabile in italia a causadell’elevato tasso di disoccupazione;

2) la legge dini 335/95 già prevede sostan-ziali abbattimenti (al limite del furto) del-la reversibilità in rapporto al reddito del

superstite, il che rappresenta un vero eproprio tradimento del patto siglato conlo Stato all’epoca dell’attività lavorativa.ciò, sostengono eminenti giuristi, viola difatto principi della carta costituzionale aisensi degli articoli 3, 39 e 47, non garan-tendo più l’identico tenore di vita godutodurante la vita coniugale.Quasi che la vedovanza, oltre che rappre-sentare di per se stessa un momento di tri-ste passaggio in una fascia più deboledella società, fosse una pena da scontare;

3) si tratta di un approccio approssimativo epauperista secondo cui la discriminate èil reddito del superstite e non il montantecontributivo che ha generato la pensionedel de cuius.

l’approccio, quindi, è di tipo quantitativo:se il superstite ha un reddito dichiarato suf-ficientemente elevato si provvede alla de-curtazione che, però, comporta due errori difondo:

• il primo è che verranno colpiti i superstiticolpevoli di avere una propria pensionetassata alla fonte o una seconda casa tar-tassata di balzelli, mentre i superstiti deisoliti evasori “furbetti” (ma sarebbe piùopportuno chiamarli ladri) godranno del-l’intera pensione spettante;

• il secondo rappresentato dalla cosiddetta“continuità del reddito”. Potrebbe verifi-carsi che i superstiti abbiano un mutuo,che siano impegnati a far studiare i figli oche abbiano un anziano a carico, ma que-sti elementi non possono essere presi inconsiderazione da un legislatore superfi-ciale!

Ad esempio, se la persona deceduta avevamaturato una pensione di 1.500 euro netti

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REVERSIBILITÀ NEL MIRINO DELL’OCSE

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alta, circa il 30–40% in più del resto d’Euro-pa” senza precisare, però, che in italia i con-tributi sono molto più elevati, i più alti almondo.nel bilancio inPS la spesa per le pensioni aisuperstiti è di 40 mld per circa 4 milioni dipensioni erogate con un importo medio di565 euro.certo è la media dei polli di trilussa, ma conquesta cifra è difficile andare a pescare pri-vilegi corposi.E la legge di bilancio 2019/21 penalizza di-rettamente anche la reversibilità con il bloc-co parziale della perequazione.

mensili, il/la superstite, lavoratore attivo opensionato con una retribuzione mensile di1.700 euro, percepirà una reversibilità di 450euro anziché di 900 euro. È uno scandalo, perché la pensione matura-ta dal de cuius era sostenuta da contributi ef-fettivamente versati che sono costati sacrificinon solo al deceduto ma all’intera famiglia. Ma che la reversibilità fosse da tempo nelmirino di molti nostri eminenti politici, lo di-mostrano, tra le altre, le dichiarazioni dell’exPresidente del consiglio Renzi e del suo con-sigliere economico, Yoram gutgeld, che hadichiarato: “la reversibilità in italia è molto

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Secondo i dati iStAt del 2016 le lavora-trici italiane guadagnano in media il71,7% del salario degli uomini, esclusi

i redditi da pubblico impiego meglio tutelati.È vero che questo gap tende a restringersima con tale lentezza che per riassorbirsicompletamente richiederebbe vari decenni,salvo decisi interventi normativi che accele-rino l’equiparazione, sia in termini salariali,sia di progressione di carriera, sia di riorga-nizzazione dei tempi di lavoro.la condizione della donna lavoratrice, inol-tre, è penalizzata dalla rigidità dell’organiz-zazione del lavoro e dalla inadeguatezza delwelfare aziendale che rendono difficile laconciliazione dei tempi di vita e di lavoro,tanto da portare la quota dell’occupazionefemminile al 49% circa, ben al di sotto dellamedia uE del 60,4%. Al minor tasso di occupazione femminile c’èda aggiungere la minore durata media dellavita lavorativa (24,5 anni contro i 39,6 degliuomini) che comporta inevitabilmente unnotevole differenziale fra le pensioni delledonne rispetto a quelle degli uomini (33%).A tutto ciò si aggiunga la perdita economicadeterminata dal mancato pieno apportofemminile alla crescita ed alla competitività:nel 2013 l’ocSE stimava in un punto per-centuale del Pil tale mancato apporto. daqui la necessità di affrontare questo proble-ma determinato dall’elevato tasso di inatti-vità delle donne, registrato in concomitanzaalla nascita di figli o all’accudimento di an-ziani, soprattutto non autosufficienti.Alla luce del grave pregiudizio economicoderivante dall’alto tasso di inattività fem-minile è necessario ripristinare forme disgravio fiscale e incentivi a sostegno del-

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UNA POLITICA CORRETTA DI PARI OPPORTUNITÀ

l’ingresso delle donne nel mercato del lavo-ro e ridisegnare un nuovo sistema di servi-zi per la famiglia e del welfare familiare ingenere, da realizzare nell’ambito della con-trattazione collettiva di lavoro rifinanzian-do il fondo per la contrattazione aziendaledella conciliazione vita–lavoro.non è stata, quindi, una grande idea quelladi non rifinanziare nella legge di bilancio lanorma che consentiva alle neo mamme di“scambiare” il congedo parentale (6 mesi fa-coltativi pagati al 30% dello stipendio) conun bonus fino a 600 euro mensili da utiliz-zare per baby sitter e nido.A limitare, infatti, fortemente l’incrementodell’occupazione femminile nel nostro Pae-se è il fenomeno delle dimissioni dopo lanascita di un figlio: oltre 30mila madri nel2017 hanno lasciato il lavoro per motivi ri-conducibili alla mancanza di supporti pergestire i figli e allo stesso tempo per non ri-nunciare al lavoro.

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cietà, di essere meno compromesse e conmeno vincoli, più libere nel pensiero e nellescelte.Sarà uno scontro non indolore e le rispostedei maschi saranno dure, avranno carattereancestrale; del resto la paura della perditadel “potere” è forte e può produrre azioniviolente, politicamente, culturalmente espesso materialmente.Sono state le donne romane a mobilitarsicontro il degrado urbano e quelle torinesicontro i no tav. Sono protagoniste nellascienza, nelle nuove tecnologie, nell’educa-zione e nelle relazioni sociali. le donne, insomma, sono oggi il fattore po-litico più significativo e stanno producendonel mondo forti cambiamenti.È quindi indispensabile realizzare una po-litica concreta di pari opportunità e recu-perare l’apporto del “valore economicodelle donne”, l’adozione di un completo eglobale piano d’azione a contrasto del“gender gap” dotato di adeguate risorsepubbliche.

Riguardo, infine, il fenomeno della violenzadi genere e della salvaguardia delle lavora-trici riteniamo molto grave il “vuoto” regi-strato nella legge di bilancio 2019-21 echiediamo che venga reintrodotto il fondo diindennizzo previsto dal d.lgs. 80/2015 a co-pertura del congedo delle donne vittime diviolenza, riconoscendolo anche alle impren-ditrici. Ampliare, inoltre, da tre a sei mesi, il perio-do di congedo per le vittime di violenze, ri-pristinare i fondi per le vittime di femmini-cidio, ripristinare il tavolo tecnico sul capo-ralato.Plaudiamo, inoltre, al passaggio alla came-ra (all’unanimità dei presenti) del cosiddet-to “codice rosso”, la legge per arginare laviolenza contro le donne, con pene da 1 a 6anni di carcere per i ricatti sessuali con l’uti-lizzo di video postati sulla rete (revangeporn) senza l’autorizzazione dei diretti inte-ressati.comunque le donne oggi hanno la consape-volezza di essere pronte al governo della so-

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che l’italia non sia un Paese per vecchilo abbiamo più volte affermato persvariati motivi, a cominciare dall’as-

senza di un piano nazionale che punti aduna uniformità di servizi in tutto il Paese.Mancano posti letto per i non autosufficien-ti, le case di riposo, soprattutto quelle medi-calizzate, sono poche e molto costose e lepensioni non sono per lo più sufficienti a so-stenere tutte le spese. Spesso le strutture perla terza età non sono delle migliori (tra il2014 e il 2016 sono stati registrati 68 arresti esanzioni penali per 3177 individui).Aumentano sempre più gli over 65 (saranno4 milioni nel 2045) mentre i servizi diminui-scono. nell’ultima legge di bilancio è statoevitato per miracolo l’aumento della tassa-zione per le strutture no profit, fondamenta-li per l’assistenza degli anziani, il che facapire la disattenzione della politica nei con-fronti di questo annoso problema, nono-stante tutte le proiezioni ci dicano che neiprossimi anni la popolazione della terza etàsia destinata ad esplodere. un po’ come se si dicesse alle famiglie: “ar-rangiatevi da sole”.E se si considera che i contratti di lavoro e glistipendi sono sempre più “leggeri” la realtàdei prossimi anni è facile prevederla: ci saràuna generazione con pensioni talmente bas-se che non sarà in condizione di assistere ipropri genitori anziani e subito dopo ci saràuna generazione che non sarà quasi in gradodi badare a se stessa.urge cambiare direzione. Ed un primo sia pur debole segnale di cam-biamento lo troviamo, stranamente, in que-sta ultima legge di bilancio che, oltre a

depauperare tutte le pensioni, ha introdottoun fondo, pur scarso, per i caregiver fami-liari, cioè dei figli che lasciano il lavoro perassistere i genitori non autosufficienti.Si aggiunga inoltre la notevole carenza diposti letto nelle residenze per gli anziani(19,2 ogni 1000 residenti over 65 contro unamedia di 49,7 nei paesi ocSE) e i conse-guenti lunghi tempi di attesa per i ricoveri(da 60 a 180 giorni).i costi lievitano sempre più (dagli 80 ai 100euro al giorno nelle strutture convenzionatecon picchi di 3.500-4.000 euro al mese per al-cuni istituti privati). il motivo? i contributi sono fermi da anni e ilSSn si tara su 900 minuti di assistenza adospite come parametro standard. Ma i mi-nuti di cure a persona sono almeno il 20% inpiù perché nelle RSA entrano gli anziani inetà molto avanzata e spesso in uno statoestremamente compromesso. Esiste l’alter-nativa badante (peruviane, ucraine, rumeneecc.) quante siano realmente nessuno lo sa:l’inPS ne conta 375 mila regolari; il cEnSiS1,6 milioni e supereranno i 2 milioni nel 2030.il lavoro in nero è estremamente diffuso e larichiesta è destinata ad esplodere. l’iStAtcalcola che entro il 2045 ne serviranno 1 mi-lione e, a ben vedere, proprio l’assistenza do-miciliare potrebbe essere per molti italianiuna nuova opportunità di lavoro. Serve, però, trasparenza non solo sui contrat-ti ma anche sui metodi di reclutamento. i re-gistri sulle badanti esistono già da qualcheanno ma funzionano poco e non in modo uni-forme in tutto il Paese che speriamo riesca adiventare un Paese per vecchi prima del 2050quando ci saranno più over 60 che sedicenni.

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INVECCHIAMENTO: PERCORSO AD OSTACOLI

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È il prezzo da pagare che può, però, essererisolto dai progressi della medicina. Probabilmente il problema più serio è quel-lo sociale.cosa faremo fare a questa torma di vec-chietti? troveranno le motivazioni indispen-sabili per una vita serena e fattiva?dobbiamo, quindi, porci il problema di rior-ganizzare la vita sociale in modo da offrirenuove motivazioni a queste persone che vi-vono una terza o quarta epoca della vita perdare un senso agli anni che abbiamo guada-gnato, anche (perché no?) sul piano senti-mentale e sessuale.Aggiungono i geriatri che il 75enne di oggiha la forma fisica e cognitiva di un 55ennedel 1980 e il 65enne ha la forma fisica e co-gnitiva del 40-45enne del 1980.i progressi della scienza, nel corso del secoloappena passato e nei decenni del nuovo chestiamo vivendo, sono stati straordinari; pernon parlare dei progressi, compiuti dalla me-dicina e dall’“assistenza sanitaria”, che han-no del miracoloso. E tuttavia ogni progresso,anche il più evidente, nasconde quasi sempreuna trappola che nel caso di specie è l’illusio-ne di essere ciò che non si è: cioè giovani.i pericoli sono essenzialmente due: uno fisi-co e uno psicologico. Si può fare il botto e cisi può rendere patetici. Si esagera pensandodi essere ancora giovani e il corpo si ribella,si pensa di essere ancora giovani e si apparepatetici di fronte a chi lo è per davvero.in buona sostanza basta non fingere o pen-sare di essere ragazzini. ci vuole l’intelli-genza per capire se stessi con i propri limiti.Allora si riuscirà ad evitare le trappole delprogresso, proteggendo i vantaggi che pro-prio il progresso ci ha regalato.

“non importa quanto vivo, macome vivo” disse a suotempo Seneca. E cicerone

“nessuno è tanto vecchio da non pensare divivere ancora un anno”. dobbiamo tutti riconoscere di avere avuto lafortuna di vivere questa nostra epoca ancheper poter testimoniare l’incredibile allunga-mento delle nostre vite spesso attive e com-battive. Secondo la Società di geriatria e gerontolo-gia si è ufficialmente “anziani” dai 75 anniin su. Ai tempi di mio padre (non dico dimio nonno) un 70enne era un “vecchio” e un65enne un “vice-vecchio”. in occidente noi “maschietti” abbiamo gua-dagnato 10 anni di vita negli ultimi 40 anni e3 negli ultimi 12, mentre le “femminucce”qualche anno in più e non sappiamo il perché.i nostri geni non sono cambiati, ma le nostreabitudini alimentari si: cibo migliore più ab-bondante e bilanciato, meno parassiti, menogermi, lavori meno pesanti, più prevenzio-ne e più cure, migliori condizioni igieniche,l’introduzione degli antibiotici e degli anti-virali e una medicina “dell’età avanzata” cheprima non esisteva. non potremo esimerci dal morire, ma rag-giungere un secolo medio di vita non è im-possibile. Ma che vita sarà?dobbiamo ritornare al detto di Seneca: “vi-vere si, ma vivere bene”!ovviamente esistono lati negativi, medici esociali. dal punto di vista medico l’allungamentodella vita ha evidenziato malattie una voltapiù rare come disturbi cardiocircolatori, tu-mori, vari tipi di demenza senile ecc..

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ANZIANI DOPO I 75 ANNI

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dal 6 marzo u.s. si è aperta la cacciaal reddito di cittadinanza. un’ordadi soggetti è schizzata dal divanetto

e ha invaso le Poste, gli uffici inPS, cAF ePatronati, ma gli anziani continueranno anon ricevere nulla o quasi dallo Stato. Pensosoprattutto ai non autosufficienti che sonocirca 3 milioni (2.847.814 secondo il centro diricerche della bocconi) e non parlo di si-gnori che hanno qualche difficoltà a vestirsio ad andare in bagno, ma di anziani biso-gnosi di “tutto”, in molti casi immobilizzatia letto. Soltanto la metà usufruisce di qualche servi-zio socio-sanitario, mentre il resto viene as-

sistito da una moltitudine di caregiver (coluiche si prende cura) familiari: si tratta di circa8 milioni di persone coadiuvate da una mol-titudine di badanti, quasi tutte straniere, dicui si servono 14,2 ultrasettantacinquenni sucento.una egregia assistenza è fornita anche da as-sociazioni soprattutto cattoliche no profit(che il governo giallo-verde voleva pure pe-nalizzare): dove non arriva lo Stato arrivanoi samaritani che si appoggiano spesso astrutture di antica o recente tradizione (di-cono qualcosa i nomi di don orione, dongnocchi, giuseppe Moscati?).gli otto milioni su citati sono un esercito si-lenzioso, ma sarebbe cosa buona e giusta chesbattessero i coperchi delle pentole in piazza!!! Secondo iPSoS (una delle più importanti so-cietà di ricerca di mercato che si basa sui son-daggi in tutto il mondo) nel nostro bel Paesemancano 250.000 posti letto per gli anziani,per cui è molto grave per loro la situazionedelle politiche sanitarie. bisognerebbe chiedersi perché il fenomenodelle badanti è così diffuso in italia e perchél’assistenza domiciliare riguarda solo l’1%dei casi, mentre nei paesi ocSE la media èdel 20%. una differenza che certo non è imputabile aquesto esecutivo, ma ha radici molto antiche,anche se il famoso contratto di governo gial-lo-verde di tutto ciò non dice assolutamentenulla. Resta il fatto, però, che le RSA (resi-denze socio assistenziali) in italia interessa-no solo il 2,5% degli anziani mentre nel restod’Europa, in nessuna nazione, è sotto il 7%!!!Ma ciò che è più grave è che non ci sono pro-grammi, piani, progetti in corso per miglio-rare la situazione!

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REDDITO DI CITTADINANZA E ANZIANI

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LTC, CONFRONTO FEDERS.P.EV. - ENPAM: PROPOSTE E PROGRESSI

Abbiamo più volte affrontato il problema della long term care (ltc) e cioè la tu-

tela dei soggetti che si trovino ad aver bisogno di un’altra persona per aiutarla nello

svolgimento di almeno 3 su 6 delle attività ordinarie della vita quotidiana: lavarsi, ve-

stirsi e svestirsi, nutrirsi, andare in bagno, muoversi, spostarsi.

dal 1° agosto 2016 l’EnPAM ha attivato una ltc per i propri iscritti non esten-dendola però a tutti i medici.

la FEdER.S.P.ev., come già sapete, ha manifestato il proprio dissenso per cui ilPresidente oliveti si è visto costretto ad istituire un tavolo di consultazione. Abbiamoottenuto l’inserimento nella polizza anche dei pensionati non attivi infra 70enni al1° agosto 2016 (cioè 12.000 pensionati non attivi a cui oggi si estende tale tutela).Abbiamo ottenuto, inoltre, l’ampliamento della tutela assistenziale ai medici ultra set-tantenni che non possono usufruire momentaneamente della copertura ltc.

Ripartiamo da qui.

ci auguriamo che nel prossimo biennio tutte le parti in causa (EnPAM, FnoM-ceo, FEdER.S.P.ev. e onAoSi) lavorino in sinergia per riuscire ad ottenere quelle mo-difiche regolamentari che sono necessarie per l’ampliamento dell’assistenza EnPAM equindi della ltc a tutti gli iscritti, indipendentemente dall’età. la FEdER.S.P.ev., purapprezzando gli sforzi fatti dall’EnPAM, è assolutamente impegnata ad estendere la tu-tela a tutti gli iscritti; e per questo motivo continuerà a produrre proposte per arrivaread una soluzione definitiva di questo problema molto sentito dalla categoria che rap-presenta.

Si riportano di seguito i testi dell’ultimo scambio epistolare tra il

Presidente dell’ENPAM, dott. Alberto Oliveti ed il Presidente della

FEDER.S.P.eV., Prof. Michele Poerio.

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FEDER.S.P.EV.FEDERAZIONE NAZIONALE SANITARI PENSIONATI E VEDOVE

Il Presidente Nazionale

00192 Roma – Via Ezio 24 – Tel.: 063221087 – fax: 063224383

Sito Internet: www.federspev.it – e mail: [email protected]

Prot. 12501 Roma 7 Febbraio 2019

Ill.mo Dottor

Alberto Oliveti

Presidente Enpam

Roma

Caro Alberto,

quale Presidente della Federspev voglio ringraziarti sentitamente per quanto comunicato nella lettera del 23

gennaio ultimo scorso.

L’ampliamento delle tutele assistenziali previsto, già deliberato l’anno scorso dal Consiglio di Amministrazione

dell’Enpam, ed approvato il 28 dicembre 2018 dai Ministeri Vigilanti, sarà accolto con soddisfazione da tutti

coloro che non possono usufruire della copertura Long Term Care.

A questo proposito continuo ad essere convinto che vi sia la possibilità di estendere la stessa tutela anche agli

over 70.

Il rilevante bisogno di LTC degli anziani rimane senza risposta da parte dello Stato e chi se non l’Enpam deve dare

risposta alle difficoltà dei suoi iscritti?

Il diritto alla LTC deve essere esteso a tutti i medici.

Ti chiedo, caro Alberto, di fare un ulteriore sforzo per una soluzione definitiva, consolidando la tendenza della

Fondazione che tu presiedi ad incrementare i Fondi destinati all’Assistenza.

Ritengo che una azione comune Enpam, FnomCeo e Federspev potrebbe ottenere dai Ministeri Vigilanti un

ampliamento dei suddetti fondi.

Un cordiale saluto.

Michele Poerio

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FEDER.S.P.EV.FEDERAZIONE NAZIONALE SANITARI PENSIONATI E VEDOVE

Il Presidente Nazionale

00192 Roma – Via Ezio 24 – Tel.: 063221087 – fax: 063224383

Sito Internet: www.federspev.it – e mail: [email protected]

Prot. 12538 Roma 27 Febbraio 2019

Ill.mo Dottor

Alberto Oliveti

Presidente Enpam

RomaCaro Alberto,

la FEDER.S.P.eV. prende atto con soddisfazione del nuovo Regolamento adottato dalla Fondazione per migliorare

le prestazioni assistenziali e plaude alla loro estensione agli studenti di medicina del 5° e 6° anno, pur tuttavia

non può esimersi dal rimarcare che mentre vengono offerte giustamente garanzie (compresa la LTC ai futuri

colleghi) ci si dimentica di chi ha versato fior di contributi al Fondo Generale per 40 anni ed oltre.

La Federazione riconosce che l’Enpam ha dimostrato, nei precedenti contatti e confronti, disponibilità a mi-

gliorare ed ampliare le prestazioni a favore dei pensionati esclusi dalla Long Term Care ma resta il fatto che ne

rimangono ancora esclusi circa 40.000.

Nei precedenti incontri la nostra Federazione ha sempre avuto, oltre al legittimo ruolo istituzionale di difesa dei

diritti dei propri iscritti, un atteggiamento propositivo ed anche collaborativo con la Fondazione e si sente quin-

di motivata, alla luce delle novità introdotte dalla recente Legge di bilancio sugli investimenti in economia rea-

le da parte delle Casse di Previdenza private e privatizzate, a formularti considerazioni e proposte utili a

permettere al nostro Ente previdenziale di dare anche ai soggetti, sinora esclusi, la garanzia per la copertura del-

la perdita dell’autosufficienza, superando il fatidico discrimine del I° Agosto 2016. Il comma 210 dell’art. 1 del-

la Legge di bilancio 145 del 31 dicembre 2018 ha previsto per le Casse private l’innalzamento dal 5° al 10% della

quota di investimenti in economia reale agevolabile con la defiscalizzazione, in cui rientrano anche i servizi di

welfare. A tal riguardo, riprendendo il tuo intervento in veste di Presidente ADEPP al Convegno del settembre

2018, alla presenza del Sottosegretario Durigon, dove dicevi: “Il perimetro di defiscalizzazione degli investi-

menti dovrebbe essere allargato anche perché….. è un modo per ridurre la tassazione che grava sui nostri Enti

e per dare più servizi di Welfare ai nostri iscritti…”, riteniamo, in coerenza con quanto da te dichiarato ed au-

spicato, che con questo incremento l’Enpam possa trovare le risorse per garantire la Long Term Care anche ai

pensionati sinora rimasti esclusi dal provvedimento.

Tutto questo anche in considerazione del fatto che, molto probabilmente, il vincolo del controllo dei Ministeri

vigilanti per il contenimento della spesa dovrebbe già cessare quest’anno e quindi la Fondazione potrebbe de-

stinare risorse maggiori per dare copertura a lungo termine (LTC) a tutta la platea dei pensionati, anche senza

ricorrere al 5% della quota del Fondo Generale destinata all’assistenza.

Ti chiedo pertanto voler riaprire il tavolo di consultazione coordinato dal dr. Pulci come già avvenuto nello scor-

so anno. Ti ringrazio e ti saluto cordialmente.

Michele Poerio

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la FEdERS.P.ev., in quanto aderentetramite la conFEdiR, alla cESi (con-federazione europea dei sindacati in-

dipendenti) e al cESE (comitato economicoe sociale europeo) partecipa attivamente allepolitiche in difesa dei pensionati e degli an-ziani in seno alla comunità Europea.Purtroppo già nel 2014 un’iniziativa pro-mossa in collaborazione con altre associa-zioni, al fine di garantire i cittadini europeinon autosufficienti e disabili di ogni età unaassistenza di lunga durata (long term care),non ha ottenuto risultati positivi.la commissione Europea ha prima respintoe poi congelato questa iniziativa.

Si è trattato di un atto grave ed ingiustifica-to in considerazione del fatto che il drammadella non autosufficienza interessa e inte-resserà in futuro sempre più ogni nazioneeuropea alla luce degli ultimi dati demo-grafici.Ancora una volta nella commissione hannoprevalso considerazioni burocratico-conta-bili che da tempo ispirano la politica comu-nitaria.Abbiamo continuato, comunque, a fare pres-sioni perché riteniamo che questo tema diimportanza strategica per milioni di cittadi-ni debba essere affrontato a livello europeooltre che nazionale.

EUROPA E LTC

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Suscitano molto allarme, fra i medici e leassociazioni dei malati, le conseguenzeche potrebbero esserci nel SSn, in se-

guito all’approvazione del regionalismo dif-ferenziato poiché solo poche Regioni riusci-rebbero a mantenere un servizio pubblicodecente mentre il diritto alla salute dovrebbeessere garantito in egual misura su tutto ilterritorio nazionale.le Regioni che non ce la faranno dovrannovicariare con le assicurazioni e sistemi pri-vati che inevitabilmente aumenteranno le di-suguaglianze fra i cittadini, fra chi potràpermettersi un’assistenza migliore e chi do-vrà rinunciarvi.Ma più gravi ancora sono le conseguenze delregionalismo differenziato sull’unità delPaese. le norme sull’autonomia differenzia-ta prevedono il trasferimento di 23 compe-tenze dal centro alla Regione, ma solo per chile chiede e per quante se ne chiedono: sani-tà, scuola, trasporti, protezione civile ecc. ele risorse relative sarebbero fornite dalla Re-gione e non più dallo Stato.con una grave scorrettezza istituzionale ilgoverno gentiloni, quattro giorni prima del-la sua scadenza, ha firmato il preaccordo conil veneto, la lombardia e il Piemonte men-tre avrebbe dovuto lasciare al governo suc-cessivo questa decisione che trasformeràradicalmente l’assetto dell’italia.dopo il primo anno le risorse non sarannoin proporzione al costo dei servizi, ma al get-tito fiscale dei territori, sino al raggiungi-mento del 90%: cioè non più diritti in quantocittadini italiani, ma ai ricchi sempre di più,ai poveri sempre di meno. Di tutto ciò non vi è cenno nella Costitu-

zione più bella del mondo!

con il decimo delle tasse residue lo Stato po-trà far fronte ai suoi compiti (forze armate eil resto)? Sorge qualche dubbio!!E tutto ciò avviene nel silenzio più assolutodell’opposizione di centro destra e anzi conl’appoggio del Pd del nord e il silenzio delPd del Sud. Si avvicina il ritorno all’italia dei comuni?nell’evoluzione dell’umanità la civiltà agri-cola eliminò il nomadismo creando i recinti,la civiltà industriale creò gli Stati nazionali el’italia ne fu il laboratorio.ora si vuole la distruzione degli Stati na-zionali che intralciano la globalizzazione: ri-sorgono così identità separatiste (veneto, ca-talogna, baviera, texas e così via). Steve bennon, già consigliere di trump e oradi Salvini, sotto questo aspetto, afferma cheoggi “Roma è il centro della politica mon-diale”.la secessione dei ricchi è il mezzo per sfa-sciare il Paese che, in verità, non è mai statounito, scappando con la cassa e lasciando adaltri il debito. Su questo (chi lo paga?) si are-nò la secessione fra Fiamminghi e valloni inbelgio!dobbiamo confidare in una simile evenien-za? Anche perché questa riforma in fieri avràin Parlamento spazi di intervento molto li-mitati in quanto la riforma costituzionale del2001 ha messo in posizione paritetica lo Sta-to e la Regione che chiede maggiori poteri. i disegni di legge che dettano le regole dimaggiore autonomia di veneto, lombardiaed Emilia dovranno essere approvati in baseall’intesa raggiunta dallo Stato e dalla Re-gione proponente, per cui il Parlamento nonpotrà modificare che marginalmente la stes-sa intesa.

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REGIONALISMO DIFFERENZIATO

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d’altra parte, che ci potesse essere maggioreautonomia di alcune Regioni rispetto ad al-tre, è stato previsto nella stessa riforma del2001 e le intese con veneto, lombardia edEmilia ne sono l’attuazione.Questa impostazione è stata voluta dal Le-

gislatore per cui Stato e Regione sono alla

pari e lo Stato non è più gerarchicamente

sovraordinato.

i governatori del Sud, in testa de luca del-la campania, minacciano fuoco e fiamme e

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sostengono che la riforma segnerà la spacca-tura fra Regioni povere e ricche e il Pd par-la di secessione nonostante il suo precedentesilenzio. da rilevare, però, che già adesso cisono enormi divari fra le Regioni del Sud edel nord e già ci sono 5 Regioni ad autono-mia speciale di cui due al Sud (Sicilia e Sar-degna).inoltre è tutto da dimostrare che avere mag-giore autonomia significhi avere maggioresviluppo, efficienza di spesa e competitività.

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la legge di bilancio avrebbe dovutoprevedere un aumento del fondo sa-nitario nazionale di 3,5 mld di euro,

che si aggiungono al miliardo già stanziatodalla precedente legislatura per il 2019.il fabbisogno era stato valutato in circa 4 mldper coprire le inderogabili necessità della sa-nità pubblica e, visto che l’incremento delfondo sanitario nel triennio 2019-21 è di cir-ca 4,5 mld oltre alle risorse finalizzate, i nu-meri sembrano esserci. tuttavia i 3,5 mld che il governo giallo-ver-de mette sul piatto sono utilizzabili solo dal2020 e inevitabilmente legati alla crescitaeconomica attesa (1% del Pil). crescita chenon si realizzerà visto lo stop del Pil nel3° e 4° trimestre del 2018 e la crescita nega-tiva –0,2% prevista dagli organismi interna-zionali (FMi e ocSE). inoltre l’utilizzo dellerisorse assegnate era subordinato alla stipu-la, entro il 31 gennaio 2019, di una intesaStato–Regione; intesa che ad oggi non si èrealizzata. Sarà l’ennesimo bluff?Abbiamo celebrato lo scorso anno il quaran-tennale della costituzione del SSn. indub-biamente è stata una conquista irrinunciabileper tutti i cittadini.Ammalarsi in italia non è la stessa cosa cheammalarsi negli Stati uniti dove c’è sì la me-dicina scientificamente più avanzata ma, senon si dispone di una buona assicurazione,si rischia di non essere curati, per lo meno almeglio delle possibilità. Essere ammalatigravemente significa spesso indebitarsi o an-dare in rovina. E quanto accade negli uSAavviene in molti altri Paesi.in italia chi ha un tumore viene trattato conle terapie più innovative anche se costosissi-

me e non paga nulla. lo stesso per molte al-tre gravi patologie (trapianti, dialisi, inter-venti cardiochirurgici, ecc.).niente di tutto questo, con esclusione di ca-si molto limitati, sarebbe sostenibile con lerisorse economiche di un singolo o di ungruppo familiare. ciò si può realizzare per-ché il 23 dicembre 1978 è stato istituito il Ser-vizio Sanitario nazionale che, sulla linea diquello britannico, assicura l’assistenza a tut-ti i cittadini, indipendentemente dalle loropossibilità economiche.Eppure il Servizio Sanitario spesso e volen-tieri è molto criticato. il motivo è semplice:niente è perfetto e quando, ad esempio si habisogno di un esame la cui lista d’attesa è di6-8-10 mesi, non si pensa, giustamente, a ciòche accade in America, ma al fatto che quel-l’accertamento serve ora e che fra dieci mesipotrebbe essere troppo tardi. Ma nonostante questo ed altri difetti il no-stro sistema sanitario è un bene da difende-re a tutti i costi. ci si deve solo chiedere se a quarant’annidalla nascita continua a tutelare i suoi prin-cipi fondamentali: universalità, uguaglian-

za ed equità.il suo continuo sottofinanziamento, però, fanascere grandi dubbi e testimonia comel’universalismo del diritto alla salute, fon-damento del nostro SSn, si stia disgregandoe sia ormai legato al cAP di residenza da cuidipendono anche forti differenze nei “pre-lievi” dalle tasche dei cittadini come ticket eaddizionali iRPEF.un neonato di caserta, complice il degradoambientale, ha una speranza di vita più bre-ve di oltre tre anni rispetto ad un piccolo fio-rentino. chi possiede una laurea vive cinque

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SANITÀ

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sta e 1,71 in campania e Puglia. i centri perl’autismo variano dai 6 della Puglia ai 309del veneto, quelli per la riabilitazione dall’1del Molise ai 109 del veneto. Si tratta di po-chi esempi delle disuguaglianze sanitarie initalia. non meravigliamoci, quindi, del turismo sa-nitario e del fatto che l’aspettativa di vita siainferiore di qualche anno al Sud rispetto alnord.Ma la “salute è uguale per tutti” dice la co-stituzione per cui sarebbe indispensabileuna modifica dell’art. 117 laddove parla ditutela della salute, aggiungendo “nel rispet-to dei diritti dell’individuo e in coerenza conl’art. 18 che fa riferimento al principio di sus-sidiarietà” prevedendo, quindi, l’obbligato-

anni in più rispetto a chi ha un basso livellodi istruzione. nelle regioni del nord-Est sivive più a lungo (la speranza di vita per gliuomini è di 81,2 anni e per le donne di 85,6)mentre nel Sud si ha un’aspettativa di 79,8per gli uomini e di 84,1 per le donne. in liguria un’ambulanza interviene media-mente dopo 13 minuti, in basilicata dopo 27minuti a fronte di un tempo standard di 18minuti per un intervento efficiente in emer-genza. tali variazioni non riguardano, però, solo leemergenze ma anche le cure e l’assistenza.Ad esempio in Molise si contano 19,15 strut-ture oncologiche per milione di abitanti esolo 4,65 in Puglia, 7,79 strutture di radiote-rapia per milione di abitanti in valle d’Ao-

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rietà dell’intervento dell’Ente superiore (loStato) quando quello inferiore (la Regione)non funziona. divario che tra il 2005 e il 2016 non è mi-gliorato ma addirittura peggiorato.Ma tutto ciò non sarà possibile con il nuovosistema di “Regionalismo differenziato”.Ad accertare tali disuguaglianze è l’osser-vatorio sulla salute nelle regioni italiane del-l’università cattolica del Sacro cuore, se-condo cui la priorità per attenuare queste di-seguaglianze è di incidere sui comporta-menti dando spazio adeguato nelle scuole aitemi della salute e degli stili di vita, lottandocontro la povertà e la deprivazione, vista lastretta relazione fra la condizione economicae la salute.È indispensabile, inoltre, una suddivisionedel fondo sanitario più coerente con i biso-gni di salute della popolazione. non è plausibile, infatti, che regioni come lacalabria e la campania ricevano percen-tualmente minori finanziamenti avendo con-dizioni di salute peggiori di altre regioni.il che è strettamente collegato alla sosteni-bilità economica delle cure per la quale siparla sempre più spesso di fondi sanitariprivati e di welfare aziendale che, a mio pa-rere, non possono e non debbono essere so-stitutivi ma complementari, integrandotutte quelle prestazioni sanitarie non com-prese nei lEA.È vero che le modifiche demografiche dellapopolazione italiana, l’aumento della longe-vità, l’evoluzione tecnologica ed i nuovi far-maci mettono a rischio la sostenibilità delsistema sanitario del nostro Paese sia dalpunto di vista finanziario sia in termini dicapacità assistenziale.Proporre, però, l’introduzione di un secon-do pilastro sanitario con lo scopo di inter-

mediare i 40 mld circa di spesa privata e, so-prattutto, sostituire, almeno in parte, unaquota di quella che attualmente è a caricodella fiscalità generale, potrebbe determina-re effetti collaterali spiacevoli: premi elevatiper i cittadini più a rischio, esclusione dallacopertura assicurativa di anziani e malatigravi, effetti collaterali che potrebbero ac-centuare le diseguaglianze sociali di cui giàsoffre il settore.il nodo, comunque, è sempre politico. A contrapporsi sono la sostenibilità econo-mica dell’assistenza sanitaria e il principiodi solidarietà ed universalità che ispirano ilnostro welfare. contrapposizione che potrebbe essere evita-ta rivedendo, da una parte i criteri di esen-zione dalla compartecipazione alla spesasanitaria e dall’altra combattendo energica-mente l’enorme elusione-evasione fiscaleche mina la sostenibilità dell’intero sistemadi welfare state e combattendo la corruzio-ne all’interno del sistema.Ma invece di attuare l’art. 32 della costitu-zione e cercare di eliminare queste intollera-bili diseguaglianze, il governo gentiloni,come già detto, qualche giorno prima dellasua scadenza, ha creato le premesse persmantellare l’universalismo e l’equità di ac-cesso alle cure volute dalla legge 833/78, at-traverso l’accordo firmato nel febbraio 2018sulla cosiddetta autonomia differenziata conle Regioni lombardia, veneto ed Emilia Ro-magna.Lo Stato, quindi, non è più gerarchicamen-

te sovraordinato.

Apprezziamo, pertanto, l’iniziativa dellaFnoMceo ai fini della modifica radicale deltitolo quinto della costituzione per riporta-re in capo allo Stato la garanzia dei dirittifondamentali, esigibili allo stesso modo per

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ropa ottenuta nella valutazione bloomberg.le classifiche internazionali sono condizio-nate da numerose variabili (sicurezza, effi-cacia, appropriatezza, equità, partecipazionedei cittadini e pazienti, efficienza e così via)per cui passiamo dal primo posto in Europanella classificazione bloomberg al ventesimosu 35 in quella di Euro health consumerindex.che in questo particolare momento il SSnsia in crisi, è evidente a tutti.tra le varie criticità una in particolare sta as-sumendo proporzioni notevoli: è la carenzadi personale in particolare medico, carenzache rischia di determinare un vero e propriodefault della sanità pubblica. Molte sono state le iniziative a livello regio-nale. veneto, Piemonte, Molise e umbriahanno deciso che le proprie aziende possanoconferire incarichi libero-professionali ancheai pensionati oppure ricercare medici stra-nieri.Sarebbe, però, più opportuno conferire inca-richi a tempo determinato agli specializzan-di del penultimo ed ultimo anno e contem-poraneamente istituire un fondo straordina-rio per finanziare immediatamente almeno10mila borse per la formazione post-laure-am sia degli specialisti che dei medici di fa-miglia; per non ritrovarci prima curati damedici centenari, poi, senza medici ed allafine senza SSn, come affermato da FilippoAnelli, Presidente FnoMceo.

tutti i cittadini indipendentemente da resi-denza e reddito. lascia, però, molto perplessi l’iniziativadel precedente governo di limare le spesedella cosiddetta mobilità sanitaria interre-gionale (negare, ad esempio, alla lombar-dia 30 mln di rimborsi). Ma ancor piùnegativa è la posizione delle regioni delSud che, invece di cercare di migliorare laqualità delle loro prestazioni sanitarie, pen-sano di ostacolare con blocchi e divieti ilturismo sanitario in un’Europa che ha san-cito già da tempo la libera circolazione del-le persone e il diritto di farsi curare dove sipuò avere una risposta migliore per far va-lere il diritto alla salute sancito dalla nostracostituzione. Quindi, sarebbe molto più serio, economica-mente sostenibile ed eticamente corretto che,anziché innalzare barriere, la conferenzaStato–Regioni prendesse provvedimenti fi-nalizzati a migliorare la qualità delle cure,lasciando la libertà ai malati di farsi curaredove le competenze sono più elevate.non esaltiamoci troppo, quindi, per la clas-sifica dell’oMS del 2000 formulata sulla ba-se di dati riferiti al 1997 che poneva il SSndell’italia al secondo posto nel mondo, clas-sifica che oggi ha solo un valore storico e chenon dovrebbe essere più citata, diversamen-te da quanto fanno alcuni. così come non cidovrebbe molto rallegrare la terza posizionedel nostro SSn nel mondo e la prima in Eu-

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vado a concludere, non prima di rin-graziarvi per l’attenzione con laquale avete seguito la mia relazione.

Ringrazio gli amici toscani ed in particolareil Presidente del congresso dott. Fulvio cor-soni, per il suo notevole contributo organiz-zativo, come pure tutti gli amici componentigli organi statutari.non posso però non ringraziare la dott.ssaMaria Assunta Miele, responsabile della Se-greteria tecnica ed istituzionale della con-FEdiR, nonché coordinatrice dell’enormemacchina da guerra dei ricorsi contro le pe-nalizzazioni delle nostre pensioni; la nostraaddetta stampa dott.ssa cinzia boschieroche ha incrementato notevolmente la visibi-lità della nostra FEdERS.P.ev. favorendo ladiffusione dei nostri articoli e con numero-sissime interviste televisive; la nostra consu-lente previdenziale ombretta Fabiani, per la

sua puntuale attività a favore di tutti i no-stri iscritti; la dott.ssa concetta lauretta e iltecnico informatico Roberto Miele per le lo-ro consulenze.Ma, un particolare e affettuoso ringrazia-mento deve andare al più importante pila-stro della nostra sede romana, la dott.ssanaria colosi, con la collaborazione dellesignore caterina Quattrocchi e lucilla bel-trame.vi chiedo un calorosissimo applauso.cari amici abbiamo creduto profondamentenel nostro lavoro, nella necessità di discute-re di tutta la problematica che investe gli an-ziani nel convincimento assoluto che laFEdERS.P.ev. esiste, è viva e sicuramentedarà il suo contributo determinante a difesadei sacrosanti diritti dei pensionati.viva la FEdERS.P.ev., viva il Forum dei Pen-sionati italiani.

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CONCLUSIONI

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