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Il libro tra vecchie e nuove tecnologie

Formazione come processo che tende a “l’unificazione dei

saperi, la ricomposizione della loro unità a livello spirituale, di crescita soggettiva, ma nutrita di spirito oggettivo e solo attraverso di esso realizzabile”

Cambi, Frauenfelder (a cura di), La formazione. Studi di

pedagogia critica, Unicopli, Milano 1994, p. 63

Ricerca dei legami tra la tecnologia della comunicazione dominante e i tratti essenziali di una società

1. la base tecnica di una società è la condizione fondamentale che informa tutti i modelli dell’esistenza

2. le trasformazioni delle tecnologie rappresentano la più importante fonte di mutamento nelle società

Determinismo tecnologico

“In a culture like ours, long accustomed to splitting and dividing all things as a means of control, it is sometimes a bit of a shock to be reminded that, in operational and practical fact, the medium is the message. This is merely to say that the personal and social consequences of any medium – that is, of any extension of ourselves – result from the new scale that is introduced into our affairs by each extension of ourselves, or by any new technology”

Marshall Mc Luhan, Understanding Media, Rotledge and Kegan Paul, 1964, p. 7

Medium e messaggio

• Harold Innis

• Walter Ong

• Eric Havelock

• Marshal Mc Luhan

• Elisabeth Eisenstein

• Ivan Illich

Scuola di Toronto

“In ogni strumento è insito un pregiudizio ideologico, una predisposizione a costruire il mondo in un modo piuttosto che in un altro, a sopravvalutare una cosa rispetto a un’altra, a magnificare le proprie percezioni, le proprie capacità o atteggiamenti a svantaggio di altri“

Neil Postman, Technopoly, Bollati Boringhieri, 1993, p. 20

Il potere della tecnologia

“All’inizio però di un’avventura tecnologica, questi presupposti non sono sempre evidenti, e per questo nessuno può cospirare senza rischi per avere la meglio nel cambiamento tecnologico (…) Il cammino di coloro che presumono di discernere chiaramente la direzione in cui porterà una nuova tecnologia è cosparso di conseguenze impreviste“.

Neil Postman, Technopoly, Bollati Boringhieri, 1993, p. 20

Conseguenze impreviste

“Le nuove tecnologie alterano la struttura dei nostri interessi: le cose a cui pensiamo.

Esse alterano il carattere dei nostri simboli:

le cose con cui pensiamo.

Infine alterano la natura della comunità:

il terreno su cui si sviluppano i pensieri”.

Neil Postman, Technopoly, Bollati Boringhieri, 1993, p. 25

Influenza dei media come sistema

“The symbol systems of media affect the acquisition of knowledge in a number of ways. First, they highlight different aspects of content. Second, they vary with respect to ease of recoding. Third, specific coding elements can save the learner from difficult mental elaborations by overtly supplanting or short-circuiting specific elaboration. Fourth, symbol systems differ with respect to how much processing they demand or allow. Fifth, symbol systems differ with respect to the kinds of mental processes they call on for recoding and elaboration. Thus, symbol systems partly determine who will acquire how much knowledge from what kinds of messages”.

Gavriel Salomon, Interaction of Media, Cognition and Learning, Hillsdale 1979, pp. 226-227

I media nella formazione

“Media ecology is the study of media as environments”.

Neil Postman, “The Reformed English Curriculum.” in A.C. Eurich, ed., High School

1980: The Shape of the Future in American Secondary Education (1970)

Media Ecology

• “L’ecologia dei media funziona allo stesso modo. Una nuova tecnologia non aggiunge e non sottrae nulla: cambia tutto” (Postman, Technopoly p. 24)

• L’istituzione scuola si appropria del ruolo di termostato, in grado di regolare la ‘temperatura’ esterna, ovvero le dominanti proprie di una certa società.

La scuola come termostato

Ecologia dei media“The word ecology implies the study of environments: their structure, content, andimpact on people. An environment is, after all, a complex message system which imposes on human beingscertain ways of thinking, feeling, and behaving. • It structures what we can see and say and, therefore, do. • It assigns roles to us and insists on our playing them. • It specifies what we are permitted to do and what we are not. Sometimes, as in the case of a

courtroom, or classroom, or business office, the specifications are explicit and formal. In the case of media environments (e.g., books, radio, film, television, etc.), thespecifications are more often implicit and informal, half concealed by our assumption thatwhat we are dealing with is not an environment but merely a machine.Media ecology tries to make these specifications explicit.It tries to find out what roles media force us to play, how media structure what we are seeing, why media make us feel and act as we do”.

Neil Postman, “The Reformed English Curriculum.” in A.C. Eurich, ed., High School 1980:The Shape of the Future in American Secondary Education (1970)

“Nella sua funzione di ‘regolatore’ della società, la Media Ecology propone un’istruzioneche sia una risposta della cultura alle richieste di un’epoca particolare”

“La nostra cultura va esagerando nel cambiamento. Si parli di “shock del futuro”, “shockculturale”, shock tecnologico” o come dir si voglia, il fatto è che un cambiamentoeccessivo, troppo affrettato, di durata troppo lunga, ha l’effetto di rendere inutili leistituzioni sociali, e gli individui perpetuamente inadatti a vivere nelle condizioni della propria cultura (…). Basterà dire che siamo arrivati al punto che il problema da risolvere,ora, è quello della conservazione, non quello dello sviluppo. Sappiamo benissimo comecambiare, ma abbiamo perduto l’arte del conservare”.

Neil Postman, Ecologia dei media, p. 23, titolo originale Teaching as aConserving Activity

Difendersi con amore …

“Nella scuola due grandi tecnologie si scontrano, senza possibilità di compromesso, per conseguire il controllo dei cervelli degli studenti. Da una parte sta il mondo della parola stampata che punta alla logica, i rapporti di successione, la storia, l’esposizione, l’obiettività, il distacco e al disciplina. Dall’altra sta il mondo della televisione, imperniato sulla fantasia, il racconto, la contemporaneità, la simultaneità, l’intimità, la gratifica immediata e la risposta emotiva”.

Neil Postman, Technopoly, Armando Editore p. 23

• Educare PER le tecnologie• Educare CON Le tecnologie• Educare A le tecnologie

1. fornire una serie di competenze, di tipo per lo più informatico, che possono andare dalla conoscenza di un software fino all’elaborazione di una semplice programmazione;

2. utilizzare nella lezione canonica altre forme comunicative che possano integrare il percorso formativo proposto;

3. proporre percorsi di studio specifici che affrontino l’argomento dei media da un punto di vista teorico, considerandolo oggetto di studio a tutti gli effetti.

Educare AI media: la MEDIA EDUCATION

“Lo studio, l’insegnamento e l’apprendimento dei moderni mezzi di comunicazione ed espressione considerati come specifica e autonoma disciplina nell’ambito della teoria e della pratica pedagogiche, in opposizione all’uso di questi mezzi come sussidi didattici per le aree consuete del sapere”.

Len Masterman, Teaching the media, Routledge 1990

“Insegnare dentro i media significa, allora, sporcarsi anche la testa insieme alle mani: una volta accolta la propria natura di “esseri multimediali” la scena che si apre è quella dell’ibridazione di saperi formali e informali, del gioco delle identità, della moltiplicazione delle rappresentazioni, della “rimediazione” delle forme, dunque dei contenuti. Significa, allora, poter rivedere buona parte dello scibile scolastico avvicinandone i temi e i meccanismi di produzione –riproduzione a quelli che operano nel mondo circostante la scuola”.

Roberto Maragliano, Nuovo manuale di didattica multimediale, Editori Laterza, 2004, pp. 184-5

“I media vanno studiati perché sono centrali per la nostra vita quotidiana, in quanto dimensioni sociali, culturali, politiche ed economiche del mondo contemporaneo e in quanto elementi che contribuiscono alla nostra capacità variabile di dar senso al mondo, di costruire e condividere i suoi significati”.

Roger Silverstone, Perché studiare i media?, Il Mulino, 2002, p. 15

“Non possiamo sfuggire ai media, perché essi sono coinvolti in ogni aspetto della nostra vita quotidiana. (…) Volevo che lo studio dei media emergesse da queste pagine come un’impresa umanistica, oltre che umana. Doveva essere umanistica in quanto attenta all’individuo e al gruppo; umana nel senso che avrebbe sviluppato una logica ben precisa, sensibile alla specificità storica e sociologica, rifiutando la tirannia del determinismo tecnologico e sociale”.

Roger Silverstone, Perché studiare i media?, Il Mulino, 2002, p. 15

“essi (i media) sono stati pensati come canali che consentono un passaggio più o meno lineare dal messaggio alla mente; possono essere visti come linguaggi, che offrono all’interpretazione testi e rappresentazioni; oppure possono essere considerati come ambienti che ci racchiudono nell’intensità di una cultura mediale, provocando di volta in volta saturazione, repressione o ponendo sfide (…).Il mio intento è (…) esaminare i media come processo, come agenti e come oggetti dati, a tutti i livelli, ovunque gli esseri umani si aggreghino in uno spazio reale o virtuale, comunichino, tentino di persuadere, informare, divertir, educare; ovunque tentino, in una molteplicità di modi e con diversi gradi di successo, di connettersi l’uno all’altro”.

Roger Silverstone, Perché studiare i media?, Il Mulino, 2002, p. 21

“Intendo sostenere che i testi sono importanti, che le storie vivono e che i media hanno bisogno di una propria poetica (…). Una poetica dei media dovrebbe esaminare le strutture del discorso mediale, i principi della sua organizzazione e i processi con cui si manifesta; ma dovrebbe anche esaminare il modo in cui questi discorsi coinvolgono lettori e spettatori, il modo in cui creano significati, i piaceri e le strutture del sentire che emergono nell’inconscio di coloro che si permettono anche un minimo di incantamento, a fianco della radio, alla tastiera, di fronte allo schermo”.

Roger Silverstone, Perché studiare i media?, Il Mulino, 2002, pp. 76-77