Terza Lezione Tracce per una storia da scrivere - iuline.it · BIBLIOPROF – II Edizione La...

12
BIBLIOPROF – II Edizione La editoria e la storia: il libro nel corso dei secoli Terza Lezione – Parte 1 Il libro per imparare, dall’età moderna al secolo dei Lumi. Tracce per una storia da scrivere Nel 1508, l’editore Manuzio pubblica a Venezia gli Adagia di Erasmo, una raccolta di proverbi commentati ad uso dei giovani studenti. Il volume si colloca in una tradizione editoriale dedicata alla produzione di libri per lo studio, volumi che hanno come obiettivo quello di raccogliere, selezionare, presentare, commentare alcuni elementi di base dell’eredità classica, per proporli agli allievi. Corrispettivo delle moderne antologie, i volumi in questione rappresentano il tentativo di avviare lo studente alla conoscenza dei classici e abituarli anche all’arte del commento. Il commento dell’autore è, infatti, parte integrante della trattazione e serve ad abituare l’allievo a riflettere, dopo aver imparato a memoria molti dei passi prescelti. Seguendo l’esempio del maestro, i discenti sono incoraggiati a commentare a loro volta i passi letti, utilizzando taccuini o lavorando direttamente sul volume, intervenendo su quegli spazi bianchi che lo stampatore ha intenzionalmente lasciato tra rigo e rigo, pensando proprio alle note chirografiche di un eventuale lettore. Sono questi i primi esempi di testi a stampa pensati per lo studio, ideati e realizzati con lo scopo di sostenere la didattica, sia essa svolta da un precettore che lavora con un unico allievo, piuttosto che esercitata nei collegi religiosi e laici. Proseguono, certo, una tradizione già inaugurata con la produzione manoscritta, ma perfezionano, in qualche modo, la loro funzione didattica. Accanto all’opera di Erasmo, altri maestri si profondono in questo tipo di scrittura, tra di essi, Ravisius Textor allestisce una vera e propria raccolta di fatti storici, quasi aneddoti, riuniti nella sua Officina, con l’intento di offrire allo studente esempi di comportamenti da giudicare e imitare 1 . 1 Si veda Anthony Grafton, L’umanista come lettore, in Guglielmo Cavallo e Roger Chartier (a cura di), Storia della lettura, Laterza, Roma Bari, 1995, pp 199-242

Transcript of Terza Lezione Tracce per una storia da scrivere - iuline.it · BIBLIOPROF – II Edizione La...

BIBLIOPROF – II Edizione La editoria e la storia: il libro nel corso dei secoli

Terza Lezione – Parte 1

Il libro per imparare, dall’età moderna al secolo dei Lumi.

Tracce per una storia da scrivere

Nel 1508, l’editore Manuzio pubblica a Venezia gli Adagia di Erasmo, una raccolta di

proverbi commentati ad uso dei giovani studenti. Il volume si colloca in una tradizione editoriale

dedicata alla produzione di libri per lo studio, volumi che hanno come obiettivo quello di

raccogliere, selezionare, presentare, commentare alcuni elementi di base dell’eredità classica, per

proporli agli allievi. Corrispettivo delle moderne antologie, i volumi in questione rappresentano il

tentativo di avviare lo studente alla conoscenza dei classici e abituarli anche all’arte del

commento. Il commento dell’autore è, infatti, parte integrante della trattazione e serve ad

abituare l’allievo a riflettere, dopo aver imparato a memoria molti dei passi prescelti. Seguendo

l’esempio del maestro, i discenti sono incoraggiati a commentare a loro volta i passi letti,

utilizzando taccuini o lavorando direttamente sul volume, intervenendo su quegli spazi bianchi che

lo stampatore ha intenzionalmente lasciato tra rigo e rigo, pensando proprio alle note

chirografiche di un eventuale lettore.

Sono questi i primi esempi di testi a stampa pensati per lo studio, ideati e realizzati con lo

scopo di sostenere la didattica, sia essa svolta da un precettore che lavora con un unico allievo,

piuttosto che esercitata nei collegi religiosi e laici. Proseguono, certo, una tradizione già

inaugurata con la produzione manoscritta, ma perfezionano, in qualche modo, la loro funzione

didattica. Accanto all’opera di Erasmo, altri maestri si profondono in questo tipo di scrittura, tra di

essi, Ravisius Textor allestisce una vera e propria raccolta di fatti storici, quasi aneddoti, riuniti

nella sua Officina, con l’intento di offrire allo studente esempi di comportamenti da giudicare e

imitare1.

1 Si veda Anthony Grafton, L’umanista come lettore, in Guglielmo Cavallo e Roger Chartier (a cura di), Storia della

lettura, Laterza, Roma Bari, 1995, pp 199-242

BIBLIOPROF – II Edizione La editoria e la storia: il libro nel corso dei secoli

Il commento, l’interpretazione del testo classico rappresenta la visione del docente

trasferita sulle pagine del libro. Talvolta ci si preoccupa di elaborare sistemi secondo cui lo

studente stesso possa leggere e interpretare i testi della storia. Jean Bodin, ad esempio, con il

volume Methodus ad facilem historiaum cognitionem, esprime il tentativo di istruire lo studente a

costruirsi una propria antologia di testi storici, setacciando quanti più libri sia possibile.

Questi libri di testo hanno un forte impatto, certamente più esteso dell’insegnamento di un

qualunque singolo maestro. Propongono e diffondono per tutta Europa un modo di fare scuola,

diventano, insomma, un modello destinato a durare negli anni, che condiziona profondamente il

modo di concepire lo studio e la didattica.

I libri per lo studio rappresentava, d’altra parte, una delle categorie più richieste dal

pubblico dei lettori e già tra i primi libri stampati a Magonza, assieme alla celebre Bibbia, c’è

proprio la grammatica latina di Elio Donato, la famosa Ars minor per i principianti, uno dei testi

propedeutici più importanti della tradizione medievale. Sembra che Gutenberg ne abbia prodotte

una ventina di tirature, con i suoi proto-caratteri in stile gotico, che presero appunto il nome di

“caratteri del Donato”2.

Se volessimo tentare la ricostruzione della storia del libro per imparare, una storia molto

antica, ancora in parte da scrivere, dovremmo risalire però fino ai tempi della Grecia classica o

dell’antica Roma, poi, scendendo giù attraverso il Medioevo fino all’età umanistica. Nato come

strumento di conservazione della conoscenza, il libro per apprendere trova la sua affermazione

con la diffusione della stampa, prima (sec XV) e con l’istituzione della scuola popolare, poi (sec

XVIII). In Francia si è soliti indicare come primo esemplare di libro scolastico un volume dal titolo

Gasparini pergamensis clarissimi oratoris epistolarum liber, pubblicato nel 1470. Tra i volumi

didattici degli anni seguenti si annovera poi l’Orbis pictus di Comenio, un volume risalente al 1658,

costituito per lo più di illustrazioni.

Prima ancora della stampa, del resto, molti codici manoscritti erano stati realizzati in

maniera tale da favorire l’apprendimento o la memorizzazione di concetti, la conservazione di

conoscenze. E’ implicito nella forma assunta dal libro l’intento didattico: pensiamo ad esempio

2 Si veda Armando Petrucci, I percorsi della stampa da Gutemberg all’”Encyclopédie” in Pietro Rossi (a cura di), La

memoria del sapere, Laterza, Roma Bari 1988

BIBLIOPROF – II Edizione La editoria e la storia: il libro nel corso dei secoli

all’uso degli indici, così diffuso durante tutto il Medioevo, ai capilettera istoriati, veri e propri

sommari anteposti alla trattazione, o, ancora, agli schemi, agli alberi, alle strutture logiche inserite

come tavole all’interno dei testi, elementi funzionali alla memorizzazione e al recupero delle

informazioni3.

Nella tradizione retorica, ricordare diventa sinonimo di “ritenere un testo”, durante

l’Umanesimo, il compito del maestro sarà quello di dar forma al materiale raccolto, una forma

adatta alla memorizzazione del testo. Si tratta di costruire il “manuale perfetto”, dal momento che

preparare il sapere per la memoria è diventato il primo compito dei letterati.

Il secolo XVIII inaugura la stagione del libro di scuola così come lo abbiamo concepito fino

ad oggi. Certo, per poter parlare di manuale scolastico nell’accezione odierna del termine,

dovremo attendere qualche decennio, ma, come Alain Choppin4 ci ha ben spiegato, il manuale è

solo un sottoinsieme della categoria ‘libro di scuola’, una categoria così larga e composita da

sfidare ogni tentativo di classificazione. Sotto il cappello di quello che definiamo ‘libro di scuola’ si

possono annoverare, infatti, forme editoriali le più disparate, che vanno dal libro di lettura per la

gioventù, alla raccolta di fiabe ‘edificanti’, fino al vocabolario, ai libri di abaco o ai trattati di

divulgazione scientifica del secolo XVII. Ci sono poi i volumi che non si caratterizzano come libri di

scuola, ma sono comunque strumenti destinati agli educatori, riflessioni sull’arte di educare,

indicazioni pratiche e teoriche da spendere nel momento in cui ci si accosta a questo difficile

compito.

Quando utilizziamo il termine “manuale”, poniamo l’attenzione soprattutto sulla sua

caratteristica fisica, sul fatto di essere facilmente trasportabile, tenuto in mano e consultato

all’occorrenza proprio grazie a quella «Enchiridii forma» proposta a Venezia da Aldo Manuzio, agli

inizi del 1500, e arrivata fino a noi. Ma i termini utilizzati per indicare questo oggetto sono diversi

3 Si veda Claudio Leonardi, Marcello Morelli e Francesco Santi (a cura di), Fabula in Tabula. Una storia degli indici

dal manoscritto al testo elettronico. Atti del convegno di studio (Firenze 21-22 ottobre 1994), Spoleto 1995

4 Da Alain Choppin, Le manuel scolaire, une fausse evidence historique, INRP, “Histoire de l'éducation”, n° 117,

janvier-mars 2008

BIBLIOPROF – II Edizione La editoria e la storia: il libro nel corso dei secoli

anche tra paese e paese, nelle differenti realtà territoriali d’Europa e del mondo5. Alcuni storici del

libro fanno risalire la comparsa del manuale scolastico ai tempi della Rivoluzione francese quando,

la necessità di diffondere la cultura popolare fa pronunciare a Taillerand, davanti all’Assemblea

Costituente una frase che riassume in breve la funzione principale del libro di testo: «Il faut que

des livres élémentaires, clairs, précis, méthodiques, répandus avec profusion rendent universelles

toutes les vérités et épargnent d’inutiles efforts pour les apprendre»6. Prima di allora, tuttavia, già

esistono altri esempi significativi in questo senso. Potremmo citare, infatti, il caso del granducato

di Sassonia-Weimer, nella prima metà del 1600, dove un’ordinanza impone l’obbligo scolastico e il

duca Ernesto di Sassonia-Gotha chiama, nel 1640, il pedagogo Andreas Reyher a riformare il

sistema scolastico. Ha così inizio una collaborazione tra Reyher e lo stampatore Peter Schmid per

la produzione di libri scolastici, testi ufficiali da utilizzare nelle scuole, composti proprio in virtù di

quanto previsto dall’istituzione7. Si stabilisce una stretta relazione tra programma di studio e libro

di testo che sarà una delle caratteristiche fondamentali negli anni a seguire.

5 “Ce flottement sémantique s'est même manifesté dans le vocabulaire officiel: livres élémentaires ou livres classiques,

mais aussi ouvrages classiques (13), livres de classes (14), livres scolaires (l 5), manuels scolaires (16), etc. Par ailleurs,

le même mot ne recouvre pas toujours la même signification. Ainsi l'épithète « classique», outre son sens étymologique

«( réservé aux classes»), a pris une acception plus restreinte dans les textes législatifs (par opposition à élémentaire) ;

son champ sémantique s'est par la suite considérablement étendu dans l'expression « librairie classique}), jusqu'à

englober les livres de pédagogie, de vulgarisation, les livres de lectures instructives et récréatives pour la jeunesse et ...

les cartes et tableaux muraux! (17). L'expression « manuel scolaire», en plus de sa signification première - ouvrage que

l'on tient à la main ou à portée de la main - s'applique également à « un livre qui expose les notions essentielles d'une

discipline donnée, à un niveau donné» (18) ou bien, « outre les livres destinés explicitement aux classes depuis l'école

élémentaire jusqu'à l'université ... » « ...ce qui a un caractère didactique exclusif, ce qui découpe, explique, résume,

adapte, oriente ... » (Da Alain Choppin, Le manuel scolaire, une fausse evidence historique, INRP,

“Histoire de l'éducation”, n° 117, janvier-mars 2008, p. 19)

Si veda anche Alain Choppin, Dictionnaire encyclopédique de l'éducation et de la formation, Nathan Université, 2ème

éd., Paris 1998

6 Da Alain Choppin, Le manuel scolaire, une fausse evidence historique, INRP, “Histoire de l'éducation”, n° 117,

janvier-mars 2008, pp. 7-56 7 Frédéric Barbier, Storia del libro Dall’antichità al XX secolo, Edizioni Dedalo, Bari 2004, p. 316

BIBLIOPROF – II Edizione La editoria e la storia: il libro nel corso dei secoli

Nel 1776 escono a Milano le Novelle Morali ad uso de’Fanciulli, di Francesco Soave, un

volume proposto come libro di lettura nelle prime classi di scuola. L’autore, incaricato di una

riforma dell’istituzione scolastica in Lombardia, sostiene un nuovo metodo di insegnamento

basato sulla pratica di lezioni collettive da effettuarsi tramite l’uso della “tavola nera”, la lavagna di

ardesia. Sono i primi segnali di un interesse diffuso nei confronti della formazione delle classi

popolari, fra illuministica affermazione dei diritti dell’uomo e rivoluzione industriale, che da quel

momento in poi diverrà centrale, ponendo in maniera decisa anche la questione dei testi di studio.

Dal secolo XVIII in poi, il manuale assolverà diverse funzioni fondamentali: si proporrà

come depositario di un sapere certificato, sarà vettore di una cultura e di un sistema di valori,

diverrà uno strumento fondamentale per l’apprendimento e per l’insegnamento, costituirà un

archivio di risorse selezionate e validate.

Con la proclamazione del Regno d’Italia, nel 1861, sorge l’esigenza di avviare un processo

di formazione della coscienza nazionale. Il libro di testo assume allora una funzione politica e si

connota di sfaccettature morali, civili e religiose, con l’obiettivo di costruire i valori condivisi della

nuova nazione.

Il libro di testo diverrà poi unico negli anni Trenta del Novecento, quando il fascismo

imporrà testi comuni, strumenti di propaganda, così come gli apparati, i riti proposti a tutte le

scuole del territorio nazionale.

Dopo la guerra, dopo la lenta e difficile ricostruzione, si diffondono in Europa idee

alternative, legate al movimento delle scuole nuove. L’idea di libro di scuola cambia

profondamente, anche grazie all’attività di Célestin Freinet, sostenitore della produzione in

proprio dei manuali di studio.

Il libro, tuttavia, sopravviverà nelle forme e nei modi che sono noti fino ad oggi, fino al

momento in cui l’avvento del digitale innesca una profonda trasformazione nella forma e negli usi

di questo strumento.

Oggi, a distanza di molti anni, il manuale è, prima di tutto, un oggetto didattico, uno

strumento concepito per favorire l’apprendimento degli studenti, ma anche e soprattutto per

sostenere il lavoro dell’insegnante. La sua funzione prevalente è stata, negli anni, quella di

garantire l’attinenza ad un programma di studio definito e di rappresentare, allo stesso tempo, il

BIBLIOPROF – II Edizione La editoria e la storia: il libro nel corso dei secoli

veicolo principale di idee, principi, valori culturali di una società. In quanto oggetto, è sottoposto a

precise regole di produzione, all’interno di un particolare contesto economico e politico. La

legislazione ne regola la produzione e l’uso, all’interno dei diversi sistemi di istruzione. La sua

produzione è altresì soggetta all’evoluzione delle tecniche e delle tecnologie di realizzazione e

diffusione.

In virtù di questo, risulta chiaro come il libro scolastico stia vivendo oggi una nuova fase

della sua storia, che prelude a trasformazioni radicali nelle pratiche didattiche e di studio, con

ripercussioni sulle modalità di produzione e distribuzione. In questo delicato momento di

passaggio, si rende necessaria una riflessione culturale che sostenga l’innovazione, riproponga la

questione del libro di scuola in genere, recuperando l’attenzione alle finalità educative, alle

motivazioni didattiche che hanno indotto, negli anni, a sostenerne l’adozione, facendone uno degli

strumenti privilegiati dei percorsi di formazione. La storia del libro di testo e dei suoi usi, la

sconfessione che di esso si è fatta in anni recenti, sono fondamentali per interrogarsi sul ruolo che

ancora può assumere nella formazione delle giovani generazioni.8

Si tratta di una riflessione che può aiutarci a comprendere appieno i vantaggi e le reali

opportunità che il digitale oggi ci offre, anche per il potenziamento di alcune funzionalità che solo

oggi possono trovare, per la prima volta, una piena applicazione. Si pensi, ad esempio, alle nuove

possibilità di manipolazione del testo e al ruolo che lo studente, il lettore, può più chiaramente

assumere nei confronti del testo o alla ricchezza espressiva, fatta di una commistione di codici, che

oggi l’autore dei ha a disposizione.

Il fondo antiquario di Indire testimonia il valore di un ambito editoriale tutto particolare,

che interessa un arco temporale molto ampio, prima di giungere ad una definizione

più canonizzata. Sfogliare i testi in questione rappresenta l’occasione per comprendere la storia di

un artefatto che sta divenendo qualcosa di nuovo sotto i nostri occhi, dal momento in cui la

diffusione della testualità digitale sta modificando l’approccio alla lettura e soprattutto allo studio

8 Si veda in proposito il lavoro commissionato dal Ministero francese nel 2010, una pubblicazione sul manuale di

scuola che raccoglie interventi di noti studiosi, Le manuel scolaire à l’heure du numérique. Une «nouvelle donne» de la

politique de ressources pour l’enseignement (di: Alain Séré, Alain-Marie Bassy, Catherine Becchetti-Bizot; Gérard

Bonhoure; Yves Cristofari; Jean-Louis Durpaire; Paul Mathias; Michel Pérez; Pascal-Raphaël Ambrogi; Patrice

Bresson; Alain Brunet; Alain Dulot).

BIBLIOPROF – II Edizione La editoria e la storia: il libro nel corso dei secoli

delle discipline. Ricostruire la sua storia, seguirne le tracce per capire il profondo rapporto tra

pratiche di insegnamento e natura dei testi, tra oggetti di studio e discipline rappresenta oggi una

grande opportunità per riflettere in maniera sapiente e consapevole sulla funzione e sulla natura

di un oggetto ancora centrale nelle pratiche didattiche.

Tra i testi presenti, ci si imbatte in volumi destinati a chi educa, nella forma di trattati,

indicazioni rivolte a genitori, alle madri, ad educatori in genere, libri che affrontano il tema

dell’educazione in ambito privato.

Nei volumi del secolo XVI come del XVII si guarda all’educazione del principe o delle classi

nobiliari, mentre tra i volumi del secolo seguente, quelli dell’età dei lumi, compare qualche titolo

espressamente dedicato all’educazione popolare, primo cenno di un interesse per la funzione

sociale che l’istituzione scolastica avrebbe assunto da lì in avanti, per tutti gli anni a seguire.

Ci sono poi grammatiche, volumi di divulgazione scientifica che poco hanno da invidiare ai

nostri contemporanei; testi che introducono ai primi rudimenti delle discipline matematiche,

compendi di geometria o di algebra, manuali nel senso più moderno del termine; antologie di testi

selezionati ad hoc al fine di costruire percorsi dedicati alla formazione sentimentale delle giovani

generazioni, della loro sensibilità o del loro senso civico. Accanto a questo, abachi, testi illustrati,

vocabolari, strumenti per accrescere le conoscenze. I ‘classici per l’infanzia’ completano la serie, in

quanto testi non espressamente scritti per la scuola, ma consacrati a questo uso grazie ai

contenuti ‘edificanti’ in essi trattati.

Al di là del valore storico, di una ricchezza che ci consente di tracciare alcune delle

fondamentali linee di sviluppo di questo straordinario oggetto, i volumi in questione aprono la

strada ad una riflessione più trasversale, che considera una serie di elementi che possono essere

oggetto di attenzione anche per la produzione odierna dei testi di scuola.

Il primo punto su cui vale la pena spendere qualche parola riguarda l’attenzione che, negli

anni, gli estensori dei libri di scuola hanno posto nella selezione dei contenuti trattati e soprattutto

la corrispondenza che si stabilisce tra gli argomenti proposti e l’esperienza, ovvero il nesso tra la

trattazione teorica e le implicazioni pratiche dell’apprendimento. Ce lo rivelano già da un primo

esame i titoli assai parlanti di alcuni volumi sull’apprendimento della Matematica, come ad

esempio il volume di Pietro Cattaneo, Le pratiche delle due prime matematiche di Pietro Cattaneo

BIBLIOPROF – II Edizione La editoria e la storia: il libro nel corso dei secoli

con la aggionta, Libro d'abaco geometria con il pratico e vero modo di misurar la terra, non più

mostro da altri, pubblicato a Venezia nel 1559, presso lo stampatore Giovanni Griffio, oppure la

Pratica di Geometria in carta e campo. Per istruzione della nobile Gioventù, scritta da Sébastien Le

Clere e pubblicata nella Stamperia del Bernabò e Lazzarini, nel 1746 a Roma. Nei volumi in

questione è evidente la stretta connessione tra le nozioni illustrate e la loro applicazione nelle

professioni o comunque nella vita di ogni giorno, lo stretto rapporto che il libro stabilisce con la

realtà.

Il secondo punto riguarda l’attenzione alla forma del testo, a quella che potremmo definire

una tipografia funzionale all’apprendimento. Il libro è spesso strutturato per consentire un rapido

recupero delle informazioni laddove si dota di indici analitici e glossari alfabetici, o si propone di

favorire la fissazione dei concetti, oltre che la memorizzazione della trattazione. L’evoluzione della

forma del libro, intesa in senso lato come insieme di caratteristiche tipografiche e paratestuali,

dalle prime esperienze di stampa fino alle più moderne soluzioni, è legata agli elementi sopra

enunciati; elementi che sono necessariamente collegati all’apprendimento. Il flusso ininterrotto di

parole disseminate nello spazio bianco di una pagina sembra presupporre un apprendimento di

tipo mnemonico, dove ad assumere rilievo è proprio l’aspetto sonoro del testo. Le parole

diventano un discorso tanto fluido quanto lo è quello che si pronuncia ad alta voce e si recita di

fronte ad un maestro. Lo studio condotto in silenzio, la consultazione rapida di un testo alla ricerca

di informazioni prevede, invece, il ricorso a quegli aspetti visivi, capaci di costruire un paratesto

funzionale alla leggibilità e alla comprensione del testo. Informazioni editoriali, formati,

spaziature, suddivisione in capitoli, paragrafi, indici, ma anche elementi tipografici più fini come

capilettera, corsivi, sono gli elementi studiati da una sapiente competenza editoriale per favorire

la lettura individuale e silenziosa di un volume, per trasformare il libro in un mediatore efficace di

contenuti, capace di parlare, di spiegare e di creare le condizioni necessarie per la costruzione

della conoscenza.

Terzo punto, l’uso delle illustrazioni. L’arte di corredare di immagini i libri rivolti all’infanzia

e destinati alla formazione nasce molto presto nella storia dell’editoria. Il già citato Orbis

sensualiuym pictus di Comenio, pubblicato nel 1658, rappresenta in questo senso uno degli

esempi più significativi. L’autore stesso giustifica il ricorso all’uso delle immagini nella premessa al

BIBLIOPROF – II Edizione La editoria e la storia: il libro nel corso dei secoli

testo: “Lucida erit, ac per id firma et solida, si, qui quicquid docetur et discitur, non obscurum sit

aut confusum, sed distinctum, articulatum, tamquam digiti manuum. Huius rei fundamentum est,

ut sensualia recte praesententur sensi bus, capi non possint”. “Dico et alta voce repeto, postremum

hoc reliquorum omnium esse fundamentum: quia nec agere nec loqui sapienter possumus, nisi

proius omnia, quae agenda sunt et de quibus loquendum est, recte intelligamus. In intellectu

autem nihil est, nisi prius fuerit in sensu” (dalla Praefatio ad lectorem).

Il ricorso alle immagini può sostituire l’esperienza diretta e la visione serve a compensare

l’impossibilità di entrare in contatto diretto con alcuni oggetti di studio. Le immagini sono, inoltre,

generalmente gradite ai giovani studenti e contribuiscono a rendere più allettante

l’apprendimento (“Notum enim est, pueros (ab ipsa propemodum infantia) picturis delectari,

oculosque his spectaculis libenter pascere”), sono lo stratagemma attraverso cui si tiene avvinta

l’attenzione di chi apprende e permettono un approccio ludico all’acquisizione delle conoscenze.

L’Orbis raffigura oggetti della vita quotidiana, anche quelli immateriali, in semplici

rappresentazioni, riportate in centinaia di tavole della grandezza di carte da gioco.

L’uso delle immagini (e ora, con il digitale, anche del video o dell’audio) come espediente

per favorire l’apprendimento trova riscontro, prima, nelle edizioni illustrate dei testi scientifici del

1500, così attenti a divulgare quella conoscenza del corpo umano e della natura appresa

attraverso l’osservazione minuziosa degli elementi e la loro rappresentazione visiva e prosegue, in

maniera emblematica, con l’operazione condotta dagli estensori dell’Encyclopédie, consapevoli del

fatto che l’immagine potesse rappresentare una modalità assai funzionale alla trasmissione di

alcune nozioni, della conoscenza anche presso le classi meno colte.

Le conseguenze di questo tentativo di facilitare l’acquisizione delle conoscenze, riducendo

la fatica dell’apprendere, attraverso l’uso delle figure saranno segnalate da Walter Benjamin, che

denuncerà la tendenza ad un uso prevalente dell’immagine sul testo scritto. “Questa opera è uno

dei risultati più grandi e inconsueti nell’ambito del libro pedagogico per l’infanzia, e se ci si pensa

bene appare come l’indizio di uno sviluppo assai gravido di conseguenze e ancora oggi, dopo due

secoli e mezzo, non concluso. Anzi: oggi meno che mai”9. Siamo ai primi del Novecento, ma la

9 Walter Benjamin, Ombre corte, Scritti 1928-1929, Einaudi, Torino 1993, p. 417

BIBLIOPROF – II Edizione La editoria e la storia: il libro nel corso dei secoli

discussione risulta ancora oggi aperta e pone alla nostra attenzione uno dei nuclei fondanti della

riflessione del rapporto tra semplificazione e banalizzazione dei concetti insegnati.

La questione del ricorso, nei nuovi libri di testo, ad elementi visuali, ad una ricchezza di

linguaggi che il supporto digitale consente oggi di assemblare, rappresenta senza dubbio una

questione aperta. In particolare si tratta di riconsiderare il ruolo assegnato al testo scritto, in un

panorama sempre più caratterizzato dall’uso del parlato e delle immagini anche per l’acquisizione

di nozioni e conoscenze. Un ruolo che è stato ribadito più volte, anche in volumi divulgativi di

recente pubblicazione10.

Dall’analisi del fondo antiquario Indire, di fronte alla complessità e alla varietà di un

patrimonio librario che fa dell’attenzione ai contenuti e della ricchezza espressiva uno dei motivi

principali della ricerca di qualità, potremmo trarre qualche suggerimento per l’oggi. Recuperare,

ad esempio, la capacità di trattare i contenuti e la loro forma comunicativa come un tutto unico,

lavorando nella direzione di quella sintesi virtuosa che ancora oggi ci lascia senza parole davanti

alle pagine ingiallite di un libro di cinquecento anni. Potremmo provare a cogliere le specifiche che

rendono singolari le trattazioni in base alle diverse discipline e riescono a trasferire sulla carta di

un volume precise e riconoscibili idee sulla formazione, sui diversi metodi e sugli approcci

didattici. I libri digitali per la scuola, i nuovi testi per imparare, potranno così proseguire sulla

strada di una ricerca avviata molti secoli fa e non ancora conclusa.

10 Roberto Casati, Contro il colonialismo digitale. Istruzioni per continuare a leggere, Laterza, Roma Bari 2013

BIBLIOPROF – II Edizione La editoria e la storia: il libro nel corso dei secoli

BIBLIOGRAFIA

Anichini Alessandra, Nel libro e in altri media, in AA.VV., Comunicazione formativa, Apogeo,

Milano 2012

Anichini Alessandra, Il testo digitale, Apogeo, Milano 2010

Barbier Frédéric, Storia del libro Dall’antichità al XX secolo, Edizioni Dedalo, Bari 2004

Barbieri Edoardo, Guida al libro antico. Conoscere e descrivere il libro tipografico, Le Monnier,

Firenze 2006

Benjamin Walter, Ombre corte, Scritti 1928-1929, Einaudi, Torino 1993

Chartier Roger Cavallo Gugliemo, Storia della lettura, Laterza, Roma Bari 1995

Chiosso Giorgio, La stampa pedagogica e scolastica in Italia (1820-1943), La Scuola, Brescia 1997.

Chiosso Giorgio, TESEO ’900. Editori scolastico-educativi del primo Novecento, Editrice

Bibliografica, Milano 2008

Chiosso Giorgio, TESEO. Tipografi e editori scolastico-educativi dell’Ottocento, Editrice

Bibliografica, Milano 2003

Choppin Alain, Le manuel scolaire, une fausse évidence historique, “Histoire de l’éducation” 117, 7-

56 2008

Choppin Alain, Les Manuels scolaires en France de 1789 à nos jours. Les Manuels d’anglais, INRP

Klincksieck, Paris 1999

Choppin Alain, Voyage en Lecture. L'évolution des manuels de lecture, trace de l'évolution de l'École, Savoir Livre, Paris 2002

Epstein Jason, Il futuro di un mestiere. Libri reali e libri virtuali, Sylvestre Bonnard, Milano 2001

Freinet Célestin, Le mie tecniche, La Nuova Italia, Firenze 1971

Freinet Célestine, Nascita di una pedagogia popolare, Editori Riuniti, Roma 1973

Leonardi Claudio, Morelli Marcello Santi Francesco (a cura di) Fabula in Tabula. Una storia degli

indici dal manoscritto al testo elettronico. Atti del convegno di studio (Firenze 21-22 ottobre 1994),

Spoleto 1995

BIBLIOPROF – II Edizione La editoria e la storia: il libro nel corso dei secoli

Maragliano Roberto, Didattica del libro, Edizioni Anicia, Roma 1992.

McKenzie Donald F. Bibliografia e sociologia dei testi, Sylvestre Bonnard, Milano 1999

Petrucci Armando, Libri, scrittura e pubblico nel Rinascimento, Universale Laterza, Roma Bari 1979

Richardson Brian, Stampatori autori e lettori nell'Italia del Rinascimento, Sylvestre Bonnard,

Milano 2004

Roberto Casati, Contro il colonialismo digitale. Istruzioni per continuare a leggere, Laterza, Roma

Bari 2013

Rossi Paolo (a cura di), La memoria del sapere, Laterza, Roma Bari 1988