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Umanesîino I te di PIERLUIGI PANZA e riscoperte di Piero della Francesca, di Leon Battista Alberti e di Donato Bramante avvenute negli ultimi vent'anni hanno consentito di sot- trarre le figure del pittore, dell'umanista e del- l'architetto a campi disciplinari che procedeva- no in maniera separata: da una arte gli storici dell'arte o dell'architettura e dall'altra gli studiosi della cultura let- teraria, filosofica e naturalistica. Quest'approccio poliva- lente, che ha consentito nuove acquisizioni e che sareb- be sbagliato giudicare «postmoderno» in senso negati- vo, si ritrova nella mostra Piero della Francesca. Il dise- gno tra arte e scienza che si inaugura a Palazzo Magnani di Reggio Emilia sabato 14 marzo (sino al 14 giugno, cata- logo Skira, pagine 430, €40, in mostra €35). La mostra, incentrata sul tema della prospettiva, espo- ne cento opere che vedranno accanto a Piero della Fran- cesca (1416-1492) opere di Lorenzo Ghiberti, Leon Batti- sta Alberti, Domenico Ghirlandaio, Giovanni Bellini, Al- brecht Dürer, Baldassarre Peruzzi, Michelangelo. Soprat- tutto, per la prima volta, sarà riunito l'intero corpus grafico-teorico di Piero, ovvero i sette esemplari, tra lati- ni e volgari, del De prospectiva pingendi conservati a Bordeaux, Londra, Milano (due esemplari all'Ambrosia- na), Parigi, Parma, Reggio Emilia, i due codici dell'Abaco (da Firenze), scritti forse già nel 1450, ilLibellus de quin- que corporibus regularibus (trattatello di geometria eu- clidea conservato in Vaticano) e il cosiddetto Archimede (Firenze). Quest'ultimo è stato riscoperto nel 2005 dallo studioso James Banker nella biblioteca Riccardiana di Fi- renze ed è una copia della traduzione del corpus archi- medeo eseguita nella prima metà del quat- trocento da Iacopo da San Cassiano, corre- dato da figure. Quando oggi osser- viamo un quadro di un antico maestro di- pinto in prospettiva, ci sentiamo di fronte a una rappresentazione consuetudinaria della realtà. Ma l'effetto che a un uomo del quat- trocento devono aver fatto le prime raffigu- razioni prospettiche, come quelle di Piero, è qualcosa che dob- biamo pensare come analogo alla rivoluzio- ne digitale dei nostri giorni: un evento che trasformò la pittura da arte per la rappresentazione di singole cose a strumento «scientifico» di rappresentazione della real- tà. Realtà rappresentabile attraverso una strumentazione per osservare le cose (le sperimentazioni che precedono la camera ottica). -ati d, Troviamo in Brunelleschi e nel De pictura di Alberti l'origine di questa rivoluzione, ma è nel De prospectiva pingendi la vera formulazione teorica, è questo il libro dove vengono codificatele regole della «scienza prospet- tica» consentendo un loro utilizzo nel disegno tecnico. La mostra di Reggio Emilia sarà una sorta di viaggio all'interno di questo manoscritto, che è il palinsesto del- l'arte del Rinascimento. Attraversare le sale sarà come sfogliare questo codice in una versione ideale che inclu- de rimandi all'opera degli artisti che, direttamente o in- direttamente, trassero profitto dal testo di Piero. Gli og- getti in mostra accompagnano il visitatore in un percor- so che segue i capitoli del trattato, esponendo opere di pittura, scultura, ceramica, disegno e trattatistica tra Quattrocento e Cinquecento, visualizzando i disegni più significativi, anche in forma tridimensionale. Installa- zioni didattiche presenteranno i disegni come oggetti materiali che restituiscono corporeità alle immagini bi- dimensionali del trattato. Sono state anche realizzate una biblioteca digitale te- matica sui codici del De prospectiva pingendi (a cura del Museo Galileo di Firenze) e animazioni tridimensionali di alcuni disegni dello stesso codice (a cura di Imago re- rum team, Università Iuav di Venezia). Per gli interessi specifici degli studiosi, i sette codici del De prospectiva resteranno accessibili sulla biblioteca digitale del Museo Galileo. Modelli in legno dei poliedri platonici traman- dati dagli scritti di Piero e di Luca Pacioli che lasciò una larga influenza nella Milano di Ludovico il Moro materializzano la geometria astratta del sistema cosmo- logico-proporzionale di origine pitagorica. Se della vita di Piero abbiamo solo frammenti, la sua pittura trova misura nella forte commozione che le sue immagini trasmettono al credente (vedila Leggenda del- la Vera Croce di Arezzo) ma anche nella lettura iconolo- gica alla quale si dispongono (vedi la Flagellazione di Ur- bino interpretata come annuncio della fine della Costan- tinopoli bizantina). La creazione di un percorso digitale di lettura della sua opera consente di prendere visione, con mezzi moderni, della sua influenza, partendo dai documenti. Evitando che la mostra si trasformi in un vi- deogioco. O RIPRODUZIONE RISERVATA

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Umanesîino I te

di PIERLUIGI PANZA

e riscoperte di Piero della Francesca, di LeonBattista Alberti e di Donato Bramante avvenutenegli ultimi vent'anni hanno consentito di sot-trarre le figure del pittore, dell'umanista e del-l'architetto a campi disciplinari che procedeva-

no in maniera separata: da una arte gli storici dell'arte odell'architettura e dall'altra gli studiosi della cultura let-teraria, filosofica e naturalistica. Quest'approccio poliva-lente, che ha consentito nuove acquisizioni e che sareb-be sbagliato giudicare «postmoderno» in senso negati-vo, si ritrova nella mostra Piero della Francesca. Il dise-gno tra arte e scienza che si inaugura a Palazzo Magnanidi Reggio Emilia sabato 14 marzo (sino al 14 giugno, cata-logo Skira, pagine 430, €40, in mostra €35).

La mostra, incentrata sul tema della prospettiva, espo-ne cento opere che vedranno accanto a Piero della Fran-cesca (1416-1492) opere di Lorenzo Ghiberti, Leon Batti-sta Alberti, Domenico Ghirlandaio, Giovanni Bellini, Al-brecht Dürer, Baldassarre Peruzzi, Michelangelo. Soprat-tutto, per la prima volta, sarà riunito l'intero corpusgrafico-teorico di Piero, ovvero i sette esemplari, tra lati-ni e volgari, del De prospectiva pingendi conservati aBordeaux, Londra, Milano (due esemplari all'Ambrosia-na), Parigi, Parma, Reggio Emilia, i due codici dell'Abaco(da Firenze), scritti forse già nel 1450, ilLibellus de quin-que corporibus regularibus (trattatello di geometria eu-clidea conservato in Vaticano) e il cosiddetto Archimede(Firenze). Quest'ultimo è stato riscoperto nel 2005 dallostudioso James Banker nella biblioteca Riccardiana di Fi-renze ed è una copia della traduzione del corpus archi-medeo eseguita nellaprima metà del quat-trocento da Iacopo daSan Cassiano, corre-dato da figure.

Quando oggi osser-viamo un quadro diun antico maestro di-pinto in prospettiva, cisentiamo di fronte auna rappresentazioneconsuetudinaria dellarealtà. Ma l'effetto chea un uomo del quat-trocento devono averfatto le prime raffigu-razioni prospettiche,come quelle di Piero,è qualcosa che dob-biamo pensare comeanalogo alla rivoluzio-ne digitale dei nostri giorni: un evento che trasformò lapittura da arte per la rappresentazione di singole cose astrumento «scientifico» di rappresentazione della real-tà. Realtà rappresentabile attraverso una strumentazioneper osservare le cose (le sperimentazioni che precedonola camera ottica).

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Troviamo in Brunelleschi e nel De pictura di Albertil'origine di questa rivoluzione, ma è nel De prospectivapingendi la vera formulazione teorica, è questo il librodove vengono codificatele regole della «scienza prospet-tica» consentendo un loro utilizzo nel disegno tecnico.

La mostra di Reggio Emilia sarà una sorta di viaggioall'interno di questo manoscritto, che è il palinsesto del-l'arte del Rinascimento. Attraversare le sale sarà comesfogliare questo codice in una versione ideale che inclu-de rimandi all'opera degli artisti che, direttamente o in-direttamente, trassero profitto dal testo di Piero. Gli og-getti in mostra accompagnano il visitatore in un percor-so che segue i capitoli del trattato, esponendo opere dipittura, scultura, ceramica, disegno e trattatistica traQuattrocento e Cinquecento, visualizzando i disegni piùsignificativi, anche in forma tridimensionale. Installa-zioni didattiche presenteranno i disegni come oggettimateriali che restituiscono corporeità alle immagini bi-dimensionali del trattato.

Sono state anche realizzate una biblioteca digitale te-matica sui codici del De prospectiva pingendi (a cura delMuseo Galileo di Firenze) e animazioni tridimensionalidi alcuni disegni dello stesso codice (a cura di Imago re-rum team, Università Iuav di Venezia). Per gli interessispecifici degli studiosi, i sette codici del De prospectivaresteranno accessibili sulla biblioteca digitale del MuseoGalileo. Modelli in legno dei poliedri platonici traman-dati dagli scritti di Piero e di Luca Pacioli che lasciòuna larga influenza nella Milano di Ludovico il Moromaterializzano la geometria astratta del sistema cosmo-logico-proporzionale di origine pitagorica.

Se della vita di Piero abbiamo solo frammenti, la suapittura trova misura nella forte commozione che le sueimmagini trasmettono al credente (vedila Leggenda del-la Vera Croce di Arezzo) ma anche nella lettura iconolo-gica alla quale si dispongono (vedi la Flagellazione di Ur-bino interpretata come annuncio della fine della Costan-tinopoli bizantina). La creazione di un percorso digitaledi lettura della sua opera consente di prendere visione,con mezzi moderni, della sua influenza, partendo daidocumenti. Evitando che la mostra si trasformi in un vi-deogioco.

O RIPRODUZIONE RISERVATA

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Omm

Dall'alto: Santidi Tito, Ritrattodi Piero dellaFrancesca;immagine dalVitruvio curatoda Jean Martin,L'architecture ouArt de bien bastir(1547); modello3D del progettodi pagina 68(in basso)dell'esemplaredel Deprospectivapingendiconservato aReggio Emilia