Brevettata da Ugo Tognazzi in Amici miei, ha precedenti...
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Brevettata da Ugo Tognazziin "Amici miei", ha precedentiillustri in Dante e in JoycePerché è una forma di resistenza
MAURIZIO FERRARIS
a postverità è l'etere della nostra epo-ca ma, ovviamente, nulla nasce dalnulla, e - come molti hanno notato -l'albero della postverità affonda lesue radici in età lontane, riconducen-
doci forse agli albori della civiltà. Senza risalire tan-to indietro, vorrei svolgere qualche riflessione sul-la via italiana alla postverità, la supercazzola, cioè(leggiamo nello Zingarelli) «parola o frase senzasenso, pronunciata con serietà per sbalordire econfondere l'interlocutore», che sembra non soloanticipare le strategie della postverità, ma condivi-
derne aspetti profondi. In en-trambi i casi, accade come in To-tò d'Arabia (1964), quando unistruttore approva le comunica-zioni cifrate dell'agente 008, os-sia di Totò: «Meglio così: l'interlo-cutore lasciamolo nel dubbio». Siarguisce sin da qui la rilevanza fi-losofica della supercazzola, madi questo più avanti.
La sua prima occorrenza pub-blica è in Amici miei diretto daMario Monicelli nel 1975 in cuiUgo Tognazzi, alias Conte Ma-scetti, proferisce l'ur-Supercazzo-la a beneficio di un vigile: «Tara-pìa tapiòco! Prematurata la su-percazzola, o scherziamo?» Il bat-tesimo della supercazzola ha luo-go più avanti, quando Mascetti siarrabbia con Guido Necchi (Dui-lio Del Prete) perché lo interrom-pe: «Senti, Necchi, tu non ti devipermettere di intervenire quan-do io faccio la supercazzola!».
Ma l'invenzione della super-cazzola è antecedente, ed è attri-buita secondo alcuni a CorradoLojacono (1924 -2012) cantan-
percazzola . Istruzioni per l'Ugo(2006 ). La supercazzola , dicevo,è una parola o frase senza sensoche riceve una qualche luce (maanche no ) dal contesto come neIl fascino discreto della borghe-sia (1972 ) di Luis Buñuel, in cuiun diplomatico per restare solocon l'amante allontanandone ilmarito dice di doverle mostrare i"colcini". Ma in altri casi , come lecatchphrase di Totò "e io pago!"oppure "ma mi faccia il piacere!",non abbiamo a che fare con su-percazzole in senso stretto, macon frasi divenute proverbiali,nello stile di "o' famo strano" diVerdone. Così "ho visto cose chevoi umani..." e in Moretti "facciocose, vedo gente", "facciamocidel male", "di' qualcosa di sini-stra", "ve lo meritate Alberto Sor-di": il quale Sordi è passato allastoria con frasi come "io so' io evoi nun siete un cazzo". O con an-tonomasie : "Armata Brancaleo-ne", "Paparazzo", "Amarcord","Dolcevita", "Fantozzi" (e piùavanti il televisivo "Tafazzi" ). Ve-nendo alla radio e alla televisioneAlto gradimento , non è stata sol-tanto la fucina di infiniti perso-naggi diventati proverbiali, ai lo-ro tempi, e in parte ancora nei no-
stri, ma anche di perfette super-cazzole. Tale è il grido dell'ambu-lante sulla spiaggia: «Lumachecalde, sanguinacci caldi, sugnalardo sapone fangata schiumatacalda, aranciata calda, bibite cal-de, canottiere calde...».Fra la ra-dio e la televisione abbiamo Scar-pantibus , l'uccello preistorico cal-zato di anfibi catturato in Nicara-gua. Il Sarchiapone (di Campani-ni e Walter Chiari, affrontato nel-la sua giusta dimensione concet-tuale da Umberto Eco in Kant el'ornitorinco ). «Sta senza pen-zier» nella serie tv Gomorra, anti-
cipato nel real world da MatteoRenzi con il suo "#Enricostaisere-no" rivolto al suo predecessore al-la presidenza del consiglio Enri-co Letta. Ma, sempre per la miagenerazione, la supercazzola te-levisiva è essenzialmente legataa Quelli della notte. Dalla sigla«Lo diceva Neruda che di giornosi suda - Ma la notte no!» sino al"Leopardo da Vinci" di Frassica,passando per Roberto D'Agosti-no che, citando i maggiori trenddella moda e della società, evoca-va Il Pensiero debole curato daVattimo e Rovatti cui ebbi l'ono-re di contribuire. Cambiamo regi-stro: "riverrun, past Eve andAdam's, from swerve of shore tobend of bay, brings us by a com-modius vicus of recirculationback to Howth Castle and Envi-rons." E l'incipit del FinnegansWake. È una supercazzola? Pen-so di sì, qualcuno si indignerà,ma non ne vedo il motivo. La let-teratura, grande e piccola, rigur-gita di supercazzole, dal «papè sa-tan aleppe» di Dante e dal «mil-lanta, che tutta notte canta» sinoal «Madama... veramente... inquesto mondo / Conciòssiacosaq-uandofosseché... / Il quadro nonè tondo...» del Don Giovanni diDa Ponte, alle stralunate rifles-sioni di Achille Campanile sull'e-tà del cucco, ainonsense, ai cada-vre exquis dei surrealisti. Quella
te, attore e compositore italiano,secondo altri (tra cui, pare, lostesso Monicelli) a Marcello Ca-sco (1936 -1999), scrittore, atto-re e regista italiano. Si noti que-sto: ho detto sin qui (e dirò in se-guito) "supercazzola", con la el-le, come appare nello Zingarelli.Eppure la dizione corretta (diffi-cile da distinguere nei film per lavelocità con cui la pronuncia To-gnazzi) è "supercazzora", con laerre. Così infatti appare nel libroAmici miei (1976) scritto daglisceneggiatori del film, LeonardoBenvenuti, Piero De Bernardi eTullio Pinelli. Si noti tuttavia cheabbiamo a stampa - ma è testi-monianza ben più tardiva e apo-crifa - anche un Ugo Tognazzi (acura di Roberto Buffagni). La su-
del surrealismo è una pista im-portante anche fuori della lette-ratura. L'intera opera di Lacan(che dal surrealismo è stato mol-to influenzato), e in particolare isuoi seminari, può essere consi-derata una ininterrotta succes-sione di supercazzole dotate divalore terapeutico. Se l'inconscioè strutturato come un linguag-gio, sembra troppo ottimisticopensare che l'inconscio abbia unsenso qualsiasi e non sia, invece,una supercazzola, come suggeri-sce in teoria e in pratica Lacan.Questo ovviamente vale ancheper la filosofia, che non solo hastigmatizzato la supercazzolafuori di sé (in Bullshit di Frank-furt, del 1986), ma l'ha praticatain prima persona, come nei casisegnalati da Sokal e Bricmont inImposture intellettuali (1997 ), enei casi migliori l'ha teorizzata:che cosa sono il "blitris" di Tom-maso d'Aquino, il "buf baff" diGiovanni Buridano se non dellesupercazzole metafisiche? Un'al-tra celebre supercazzola filosofi-ca è poi stata coniata nel secoloscorso da Quine: fremono le fo-glie, passa un coniglio, e un indi-geno che parla una lingua a noiignota dice "Gavagai". Sarebbe
ingannevole concluderne che si-gnifica "coniglio" perché potreb- Una versione dotta è quelladi Buñuel oppurebe significare una parte di coni- lavarianteterapeuticanelleteoriediLacanglio, il passaggio del coniglio, o laconiglità. Come stabilire il signifi-cato? Quine sollevava un granproblema. Che però ne nascondeuno ancora più grande, un dub-bio iperbolico che non potremomai risolvere: e se l'indigeno, pro-ferendo "Gavagai", altro nonavesse fatto che esprimere, in for-ma sintetica e nel suo idioma,"Tarapia tapioco, come se fosseantani, blinda la supercazzola"?.
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Sul piano filosofico cos'altro sono i "blitris"di Sa n Tommaso se non "ta rapia tapio co"?
LASCENAUgo Tognazzi è "il Mascetti"in Amici miei "; sotto, Dante