UIDICIALE DI ATTI E OIIOI RE TRIB DI SIRACUSA '* DEL oener ... · miliardi e 625 milioni da sei ......

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• QUINDICINALE DI FATTI E OPINIONI • REG. TRIB. DI SIRACUSA N.1509 DEL 25/08/2009 • DIRETTORE: FRANCO ODDO • VICEDIRETTORE: MARINA DE MICHELE venerdì 6 giugno 2014 prossima uscita 20 giugno 2014 Anno VI n.11 · € 0,80 e-mail: [email protected] Dal 2008 dieci proroghe, l’ultima appena un mese fa da giugno fino a dicembre di quest’anno “Mezzi malandati e poco personale” La Civetta rimuove il proprio archivio Salvo La Delfa Concetta La Leggia Franco Oddo Paolo Pantano di Marina De Michele L ’ass. al Bilancio Santi Pane: Abbiamo cercato di gravare il meno possibile. Si stima che l’incasso della Tasi, con le aliquote e le agevolazioni deliberate, si at- testerà intorno ai 5,5 - 6 milioni di euro, cifra ben distante dagli 8,1 L a notte successiva al comi- zio del giovane segretario del PSI Priolo viene forzata la saracinesca del negozio di famiglia e trafugato il registra- tore di cassa. Il giovane aveva denunciato alla pubblica opi- nione scandali ambientali. Il PSI regionale: “Nessuno pensi di intimidire il nostro dirigente. Reagiremo con forza”. milioni che costituiva il gettito in- cassato dal Comune con la vecchia IMU (cioè quanto corrisposto dal- lo Stato lo scorso anno). Quindi è chiaro che il carico medio della Tasi sarà inferiore a quello della vecchia IMU”. I GM ambiente s.r.l. gestisce la raccolta dei rifiuti solidi urbani a Siracusa dal dopo- guerra ad oggi. Sono passati più di sessant’anni ed IGM è risultata sempre vincitrice del bando di gara del comune per questa attività. Anche quan- do, come nel caso dell’appalto precedente a quello del 2003, risultava vincitrice un’altra società, la Gesenu, IGM in seguito a ricorso amministra- tivo riusciva ad avere la meglio e a riprendere in mano la ge- stione. Oggi si sta preparando il bando di appalto che avrà respiro europeo. O gnuno di noi conosce in media 50 perso- ne, questo significa che siamo collegati a 2500 persone con solo due gradi di separazione, a 123.000 di tre, a 6.250.000 di quattro, a 312.500.000 da cinque, a 15 miliardi e 625 milioni da sei gradi. Ciò grazie ad internet in pochi anni. TRASPORTI PUBBLICI DIRITTO ALL’OBLIO Pizzo alla mafia, aspra polemica tra alcuni politici e il vice presidente Lo Bello di Confindustria IGM, una gestione rifiuti vecchia di sessant’anni “Atti incendiari a chi si è opposto al megastore” pag.8 pag. 6 pag. 11 pag. 15 pag. 9 pag. 16 L’ex sindaco di Rosolini, Giovanni Giuca: “Ora è tutto bloccato, quattro indagati” “TASI, GIUSTO PAGARE A GIUGNO” “Detesto gli ingegneri molti di loro privi di ideali” “Detesto gli ingegneri molti di loro privi di ideali” “Smantelliamo il Talete” Dibattito acceso in città “Smantelliamo il Talete” Dibattito acceso in città “T utti coloro che hanno espresso dissenso dice l’avvocato Giuca – sono stati colpiti da atti incen- diari: ad alcuni hanno incendia- to la casa, ad altri la casa al mare o la casa in campagna, ad altri ancora la macchina… nessuno è stato escluso. Si capisce che c’era una situazione allarmante che, probabilmente, esiste anco- ra. Durante la scorsa campagna elettorale il nuovo sindaco, così come gli altri candidati, aveva dichiarato la sua contrarietà alla realizzazione del centro commerciale. Dopo neanche un mese dalla sua elezione, però, ha repentinamente cambiato idea.” Ognuno di quelli che ha subito danni ha fatto le denun- ce. Quando si fanno le denunce, partono le indagini, e si è rite- nuto necessario fare interveni- re anche la Dia. Al momento, quindi, è tutto bloccato, con quattro indagati, due apparte- nenti alla ditta edile interessata, un ex consigliere comunale e un funzionario del comune. di Marina De Michele pag. 3 PROGETTO SPARTACUS CARCERE AUGUSTA CHRISTIAN BOSCO Dopo il comizio attentato al negozio Si trova chiunque con solo 6 contatti di Antonio Gelardi T utto era iniziato quando tempo addietro Patrizia aveva proposto un corso di apnea a secco che la direzione accettò non avendo la minima idea di cosa si trattasse (si tratta- va, capimmo in seguito, di tec- niche di respirazione, control- lo, resistenza, pensiero portato altrove). “Una finestra sul mare” si chiamò il progetto. pag. 7 Con Patrizia Maiorca ora c’è una piscina di Leonardo Cino di Castello-Maiorca di Fiorenza Licitra I contendenti hanno messo in campo tutte le possibili risor- se per accaparrarsi un settore che è perno principale della politica. Non importa quante persone moriranno in battaglia (perché a loro dei lavoratori non gliene frega niente), l’importan- te è far capire che tutto si fa per la Legalità e per il rispetto della Democrazia. pag. 16 pagg. 4-5 pag. 2 pag. 14 Il Ciapi barcolla tra poteri opposti Lentini, casa a un “indigente” se la rende antisismica La tragedia trasmette ancora l’invisibile? Pag. 20 (di Brancatelli-Reale) pag. 8 pag.9 Pag. 15 Tre milioni di euro il buco della Società Mista per la gestione della Nettezza Urbana “Riusciamo, a captare il rumore di fondo dell’universo primordiale, 4 mld. di anni” Servizio idrico legittimo. La potestà esclusiva appartiene alla Regione Siciliana RADIOTELESCOPIO A NOTO SCANDALO A MELILLI TAR SU ROSOLINI E FERLA NESSI, RETI, SINERGIE Ci vogliono 600 ml. euro per la manutenzione del parcheggio Talete, gra- vemente ammalorato. La proposta è, con gli stessi soldi, di abbatterlo per ripristinare il paesaggio. ”Io detesto gli ingegneri, non li frequento più per- ché non sanno parlare di nulla. Nelle facoltà di in- gegneria metterei anche dei corsi di cultura classi- ca, perché molti sono pri- vi di ideali” ”Io detesto gli ingegneri, non li frequento più per- ché non sanno parlare di nulla. Nelle facoltà di in- gegneria metterei anche dei corsi di cultura classi- ca, perché molti sono pri- vi di ideali”

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• QUINDICINALE DI FATTI E OPINIONI • REG. TRIB. DI SIRACUSA N.1509 DEL 25/08/2009• DIRETTORE: FRANCO ODDO • VICEDIRETTORE: MARINA DE MICHELE

venerdì 6 giugno 2014prossima uscita 20 giugno 2014

Anno VI n.11 · € 0,80e-mail: [email protected]

Dal 2008 dieci proroghe, l’ultima appena un mese fa da giugno fino a dicembre di quest’anno

“Mezzi malandatie poco personale”

La Civetta rimuoveil proprio archivio

Salvo La Delfa

Concetta La Leggia

Franco Oddo

Paolo Pantano

di Marina De Michele

L’ass. al Bilancio Santi Pane: “Abbiamo cercato di gravare il meno possibile. Si stima che

l’incasso della Tasi, con le aliquote e le agevolazioni deliberate, si at-testerà intorno ai 5,5 - 6 milioni di euro, cifra ben distante dagli 8,1 La notte successiva al comi-

zio del giovane segretario del PSI Priolo viene forzata

la saracinesca del negozio di famiglia e trafugato il registra-tore di cassa. Il giovane aveva denunciato alla pubblica opi-nione scandali ambientali. Il PSI regionale: “Nessuno pensi di intimidire il nostro dirigente. Reagiremo con forza”.

milioni che costituiva il gettito in-cassato dal Comune con la vecchia IMU (cioè quanto corrisposto dal-lo Stato lo scorso anno). Quindi è chiaro che il carico medio della Tasi sarà inferiore a quello della vecchia IMU”.

IGM ambiente s.r.l. gestisce la raccolta dei rifiuti solidi urbani a Siracusa dal dopo-

guerra ad oggi. Sono passati più di sessant’anni ed IGM è risultata sempre vincitrice del bando di gara del comune per questa attività. Anche quan-do, come nel caso dell’appalto precedente a quello del 2003, risultava vincitrice un’altra società, la Gesenu, IGM in seguito a ricorso amministra-tivo riusciva ad avere la meglio e a riprendere in mano la ge-stione. Oggi si sta preparando il bando di appalto che avrà respiro europeo.

Ognuno di noi conosce in media 50 perso-ne, questo significa

che siamo collegati a 2500 persone con solo due gradi di separazione, a 123.000 di tre, a 6.250.000 di quattro, a 312.500.000 da cinque, a 15 miliardi e 625 milioni da sei gradi. Ciò grazie ad internet in pochi anni.

TRASPORTI PUBBLICI

DIRITTO ALL’OBLIO

Pizzo alla mafia, aspra polemica tra alcuni politici e il vice presidente Lo Bello di Confindustria

IGM, una gestione rifiuti vecchia di sessant’anni

“Atti incendiari a chi si è opposto al megastore”

pag.8

pag. 6

pag. 11 pag. 15 pag. 9

pag. 16

L’ex sindaco di Rosolini, Giovanni Giuca: “Ora è tutto bloccato, quattro indagati”

“TASI, GIUSTO PAGARE A GIUGNO”

“Detesto gli ingegnerimolti di loro privi di ideali”“Detesto gli ingegnerimolti di loro privi di ideali”

“Smantelliamo il Talete”Dibattito acceso in città“Smantelliamo il Talete”Dibattito acceso in città

“Tutti coloro che hanno espresso dissenso – dice l’avvocato Giuca

– sono stati colpiti da atti incen-diari: ad alcuni hanno incendia-to la casa, ad altri la casa al mare o la casa in campagna, ad altri ancora la macchina… nessuno è stato escluso. Si capisce che c’era una situazione allarmante che, probabilmente, esiste anco-ra. Durante la scorsa campagna elettorale il nuovo sindaco, così come gli altri candidati, aveva dichiarato la sua contrarietà alla realizzazione del centro

commerciale. Dopo neanche un mese dalla sua elezione, però, ha repentinamente cambiato idea.” Ognuno di quelli che ha subito danni ha fatto le denun-ce. Quando si fanno le denunce, partono le indagini, e si è rite-nuto necessario fare interveni-re anche la Dia. Al momento, quindi, è tutto bloccato, con quattro indagati, due apparte-nenti alla ditta edile interessata, un ex consigliere comunale e un funzionario del comune.

di Marina De Michele pag. 3

PROGETTO SPARTACUS CARCERE AUGUSTA CHRISTIAN BOSCO

Dopo il comizioattentato al negozio

Si trova chiunquecon solo 6 contatti

di Antonio Gelardi

Tutto era iniziato quando tempo addietro Patrizia aveva proposto un corso di

apnea a secco che la direzione accettò non avendo la minima idea di cosa si trattasse (si tratta-va, capimmo in seguito, di tec-niche di respirazione, control-lo, resistenza, pensiero portato altrove). “Una finestra sul mare” si chiamò il progetto.

pag. 7

Con Patrizia Maiorcaora c’è una piscina

di Leonardo Cino

di Castello-Maiorca di Fiorenza Licitra

I contendenti hanno messo in campo tutte le possibili risor-se per accaparrarsi un settore

che è perno principale della politica. Non importa quante persone moriranno in battaglia (perché a loro dei lavoratori non gliene frega niente), l’importan-te è far capire che tutto si fa per la Legalità e per il rispetto della Democrazia.

pag. 16

pagg. 4-5 pag. 2

pag. 14

Il Ciapi barcollatra poteri opposti

Lentini, casa a un “indigente”se la rende antisismica

La tragedia trasmetteancora l’invisibile?

Pag. 20 (di Brancatelli-Reale)

pag. 8

pag.9

Pag. 15

Tre milioni di euro il buco della SocietàMista per la gestione della Nettezza Urbana

“Riusciamo, a captare il rumore di fondodell’universo primordiale, 4 mld. di anni”

Servizio idrico legittimo. La potestà esclusivaappartiene alla Regione Siciliana

RADIOTELESCOPIO A NOTOSCANDALO A MELILLITAR SU ROSOLINI E FERLA

NESSI, RETI, SINERGIE

Ci vogliono 600 ml. euro per la manutenzione del parcheggio Talete, gra-vemente ammalorato. La proposta è, con gli stessi soldi, di abbatterlo per ripristinare il paesaggio.

”Io detesto gli ingegneri, non li frequento più per-ché non sanno parlare di nulla. Nelle facoltà di in-gegneria metterei anche dei corsi di cultura classi-ca, perché molti sono pri-vi di ideali”

”Io detesto gli ingegneri, non li frequento più per-ché non sanno parlare di nulla. Nelle facoltà di in-gegneria metterei anche dei corsi di cultura classi-ca, perché molti sono pri-vi di ideali”

Anno VI n.11 6 giugno [email protected] LA CIVETTA di Minerva

Sceso dal pulpito, ecco un ‘prete’, don Rosario Lo Bello, che cita Tolkien e Agostino,

che parla di ingegneri, cemento, economia e mafia. Ma anche di poesia e di mito. Altro che la so-lita predica. Qual è attualmente il rapporto tra la gestione del territorio e l’interesse comunitario?«In Italia la modernità è entrata solo negli ultimi cinquant’anni, ma nel modo più violento, attra-verso la mercificazione della real-tà, senza però quegli argini che il diritto, l’illuminismo e gli ideali liberali avevano posto alla stessa economia. Con l’avvento della modernità, insieme al nostro tes-suto sociale, è andato distrutto anche il rapporto che l’uomo ha con il territorio.

La modernità entra in Sicilia sem-pre in modo irruento. Se i paesi nordici, lungo gli anni, hanno creato dei deterrenti, qui da noi

il progresso continua ad entrare senza che qualcosa lo filtri. Que-sto vale ancora di più a Siracusa, che negli ultimi secoli non è mai stata un centro culturale. Ad esempio: deve fare riflettere che qui ci siano meno artigiani che a Palermo, o a Catania, perché que-ste due si sono evolute in tempi più lunghi; mentre Siracusa, da sempre città di provincia e perife-ria del potere, negli anni ’50 subì una violenta industrializzazione. Tutti andarono alla ricerca del posto fisso a discapito delle vec-chie maestranze che d’un tratto scomparvero. Siracusa ha ricevu-to molta ricchezza dalle industrie, è cresciuta economicamente e dunque anche politicamente: ab-biamo tanti deputati famosi. Pur-troppo, però, questa gente è spes-so priva di cultura e priva dunque d’amore per la propria terra; sono barbari che coltivano e raccolgo-no soldi per poi costruire ville o in altre isole del Mediterraneo o addirittura ai Caraibi. Questo è il rapporto attuale dell’uomo col territorio».Il caso del ministro Prestigia-como, che vuole cementificare un’intera area naturalistica, è sintomatico di come la politica sia stata ridotta a un comitato d’affari?«Non si può dire che il ministro voglia di suo cementificare quel tratto di costa. Tuttavia si può dire che il ministro è intervenuta a favore di tale scelta urbanistica.

Due strutture alberghiere e delle residenze alberghiere (ville) per un totale di 45 mila metri quadri sparse su tutti i terreni e con un elevatissimo impatto antropico. Bisogna anche sottolineare che la precedente amministrazione di sinistra non evitò che quella zona venisse resa edificabile. In generale è possibile dire che il piano regolatore di Siracusa non è nato in vista di un bene comu-ne prestabilito; è sorta a un cer-to punto l’idea per cui, essendo questo o quell’altro terreno di un mio parente o di quel mio gran-de elettore, ho la piena facoltà di renderlo un luogo in cui costruire una struttura commerciale. Ecco come vengono trasformati quella terra, da sempre sotto tutela, in terreni edificabili. Questo piano regolatore, che – contraddizione in termini – non prevede un luo-go di Siracusa in cui non si possa costruire, è diventato storicamen-te la grande macchina elettorale di una parte di quel partito che prima era il PDL e ora è tra PDL e Forza Sud».Questo abuso si fonda sulla con-traddizione per cui da una parte si favorisce una feroce specula-zione edilizia, mentre dall’altra non si fa altro che blaterare di sviluppo sostenibile.«La classe imprenditoriale sira-cusana è una classe fallimentare, ed essendo tale si è dedicata alla cosa più primitiva che possa esi-stere: il cemento. Invece di uno

sviluppo organico, in cui si parte da tecniche qualificate e da inte-ressi variegati, si pensa solo alle abitazioni. Basti pensare che nella provincia di Siracusa si sono per-si nell’ultimo anno tremila posti nel settore edile: non si costruisce più, perché non c’è più bisogno di alloggi; però l’imprenditoria, ot-tenendo finanziamenti sempre a livello statale e regionale, si butta sulle costruzioni; non percepisce il paesaggio come un’identità ma solo come un valore mercificabile. Ecco perché i politici sono igno-ranti. Io detesto gli ingegneri, non li frequento più perché non sanno parlare di nulla. Stai con loro a cena e ti parlano solo di indotto, leggi sulla sicurezza, finanzia-menti etc. Nelle facoltà di inge-gneria metterei anche dei corsi di cultura classica, perché molti ingegneri sono privi di ideali, è gente molto misera. È vero inoltre che nel momento in cui la globalizzazione cessasse, noi non potremmo più produrre alimenti per la nostra popolazio-ne, perché l’agricoltura in Sicilia non esiste più. La popolazione asiatica è in continua crescita, e le coltivazioni asiatiche non baste-ranno più tra venti o trent’anni, per cui è ovvio che il problema delle derrate alimentari diven-terà grave. Noi siamo pronti ad autosostenerci? Sicuramente no, ma potremmo sempre mangiare cemento».Gli antichi Greci chiamavano

‘tirannide’ l’evento in cui le ca-ste inferiori si sostituivano alla regalità senza averne il titolo, la funzione, la dignità e i doveri. È una condizione di profonda attualità: potere senza autorità.«Ogni epoca storica ha avuto una sua élite. La civiltà ha sempre compreso se stessa in modo ge-rarchico: in determinati periodi il guerriero diventa nobile e gode di certi diritti, perché è il primo che si tuffa nella battaglia, dimo-strando così un reale valore. Nel medioevo, quando il sistema valo-riale muta, l’élite è il monaco, cioè il santo che è capace di un’ascesi maggiore; la possibilità che ha di regolare la vita comunitaria, al-lora, gli è semplicemente dovuta. Oggi, invece, il politico non serve a niente: nel partito entra l’inca-

pace, o meglio colui che è bravo solo a raccogliere voti e a creare consenso, non in vista del bene comune – tale è l’ideale della de-mocrazia liberale in cui noi vivia-mo – bensì del bene di una ‘parte’. Il politico, l’incapace, ha usurpato un intero sistema valoriale con il sostegno della classe popolare, che non capisce niente. I politici possono anche vestirsi bene, in-dossare il doppio petto, celebrare feste nei luoghi più ameni della Sicilia, e i loro figli possono gode-re di enormi privilegi materiali, ma queste insegne di un potere decadente sono frutto di un’eco-nomia sorretta da quei quartieri che sono i più delinquenziali e i più popolari. C’è un legame molto forte tra parte della Siracusa bene e la delinquenza».

Tra le sue battaglie risalta quella di combattere la mafia, non tanto attraverso la lotta alla criminalità, ma creando una cultura dell’antimafia…«Non credo di combattere la mafia, anche se è da ingenui pensare che dietro il ‘sacco di Siracusa’ la criminalità orga-nizzata stia solo a guardare e in-chieste giornalistiche ne hanno data ampia prova. Non so nean-che cosa voglia dire per un pre-te essere antimafia. Può anche esserci un apostolato che non esiti ad essere ed anche dirsi ‘antimafia’, non per scelte stra-ordinarie o per riconquistare un perduto e compromesso ruolo sociale, ma solo per ordinaria e doverosa fedeltà al Vangelo. Essere cristiani oggi in Sicilia significa avere un’occasione in più di combattere il male, per non tacere. Come ricordava il compianto monsignor Cataldo Naro, arcivescovo di Monreale, credere, in certi ambienti, pre-suppone prese di posizione e di contrasto. La santità diventa un obbligo, come ci dice anche l’esempio di don Pino Puglisi: la sua re-sistenza a Cosa nostra non è stata fatta con proclami anti-mafia, ma come conseguenza della sua semplice adesione agli insegnamenti evangelici, che aveva appreso da giovanissi-mo alla scuola del francescano padre Rivilli. Se credi che Dio

ti è Padre e che gli uomini, in Lui, ti sono fratelli, come fai a non resistere? Sono cristiano e forse per questo vedo sempre e ovunque quello che la Bibbia chiama ‘peccato originale’: que-sta volontà di potenza che è il desiderio di schiacciare gli altri pur di affermare il proprio io e i propri bisogni. Questo peccato originale puoi chiamarlo mafia in Sicilia, ma se fossimo in mez-zo agli oceani potremmo dargli il nome di ‘pirateria’, ma è la stessa cosa. Il fenomeno mafioso non m’in-curiosisce per niente. È un tema costante della Sacra Scrittu-ra… Si deve avversare la mafia come bisogna avversare tutte le consorterie, che qui a Siracusa regnano imperverse; bisogna detestare il faraone che teneva gli egiziani in schiavitù, de-testare la mafia come bisogna detestare Giuda. La mafia è una delle tante manifestazioni del Male, banale come tutte le al-tre. Il problema della Sicilia non è legato solo alla mafia, ma ad aspetti culturali molto più pro-fondi e comuni a tutta l’Italia, che non è stata evangelizzata fino in fondo. La fede cattolica non interessa a tanti e la consue-ta festa popolare è solo un luogo in cui raccogliere un consen-so elettorale in una città in cui non accade nulla; molti che la domenica non vanno a messa, non vivono una vita di fede e

di chiesa, vanno alla processio-ne di Santa Lucia, così come gli inglesi vanno dietro alla regina. Inutilmente.». La religione è dunque svuotata di senso?«Sì. Aveva ragione Sciascia che è davvero attuale. La cifra di Scia-scia è visionaria: è lì l’uomo sici-liano, fondamentalmente ateo, ed è lì che la religione per l’a-nima di questo popolo gioca il ruolo dell’apparenza. Sono con-sapevole che il popolo siciliano è il più ateo che possa esistere, non crede in nulla ed è questo il problema del nostro vivere civile, perché non credendo in nulla si piomba nell’anarchia in cui a morire è il più fragile. C’è un dato che è la vita, poi si può anche pensarla come nulla all’interno dell’universo, però di fatto c’è e dare valore a questa vita vuol dire mettersi dalla par-te dei vinti e non dei vincitori. Di qui si potrebbe arrivare an-che alla fede in Gesù Cristo. Ma, come dicevo, il siciliano crede a poco e niente».Cos’è che spinge le sue batta-glie?«Posso deludere coloro che cre-dono in me, eppure fino a poco tempo fa mi sono sempre mosso per motivi prettamente estetici. Dopo l’incontro col professo-re Settis, mi rendo conto che il paesaggio è qualcosa di più complesso: incontro tra uomo e creazione, tra vita e bellezza.

E dal canto mio, direi anche tra l’opera creatrice di Dio e tutte queste cose».A ragione, senza estetica non può darsi etica… la bellezza redime dunque?«La mafia è qualcosa di de-vastante, se ne percepisce la drammaticità quando incontri un commerciante distrutto dal racket o quando vedi una zona così bella, fatta di piante sponta-nee e fiori selvatici (non le inuti-li aiuole) su cui buttano una co-lata cemento. È vedere Siracusa, la più antica città della Magna Grecia, trasformata in un ne-gozio commerciale di basso costo. Incontrai papa Ratzinger quando era ancora cardinale – andavo da Innsbruck a Monaco in bicicletta – e nel convento dei francescani un uomo dai capel-li bianchi, vestito da semplice prete, mi chiese da dove venissi. L’allora cardinale mi disse: «Ah, Siracusa, la Nuova York dell’an-tichità!». Quella cioè che oggi è un motore smontato a pezzi e rivenduto. La colpa è di chi non pone un freno all’economia, come se questa fosse tutto. Nella visione dei politici ignoranti, anche dei nostri, l’importante è che gli affari vadano avanti, ma si deve comprendere anche che il dare all’economia un valore assoluto a scapito di ogni cosa è un mito come tanti altri; allora il proble-ma è, come dice Platone nel V

L’INTERVISTA

“La nostra classe imprenditoriale è fallimentare, ed essendo tale si è dedicata al cemento”

“Mafia è vedere Siracusa, la più antica città della Magna Grecia, trasformata in un banale negozio”

Don Rosario Lo Bello: “Detesto gli ingegneri, molti di loro sono privi di ideali”“C’è stato un legame forte tra parte della Siracusa bene e la delinquenza”

“Per rendere una città allettante devi creare il mito e le quattrocento villette costruite di fronte a una delle più belle fortificazioni greche non possono essere un mito”

di Fiorenza Licitrada Il Ribelle.com

MODERNITA’entra

senza cheirruento

Qualcosa

MODO

La

La

IN SICILIA

FILTRIIn

sempre

libro della Repubblica, riempire la vita di buoni miti. Per rendere una città allettante devi creare il mito e le quattrocento villette costruite di fronte a una delle più belle fortificazioni greche, o i sette villaggi sulla costa, alcu-ni dei quali addirittura edificati sul glorioso Plemmirio di virgi-liana memoria, non possono es-sere mito. Da bambino leggevo i fratelli Grimm, in loro si ha una visione animata del bosco e da piccolo, quando di notte andavo là, vedevo i gatti inselvatichiti, le lepri che saltellavano sotto la luna e i furetti…Ecco, cos’è che mi spinge. Dio ci ha dato il dono della creazione che è manifesta-zione del Logos, di Cristo nella realtà. Si deve salvaguardarlo».Lei, da uomo di fede, crede davvero nel lieto fine delle sue lotte, o piuttosto è la fede che le impone il dovere di andare comunque avanti, nonostante la consapevolezza della scon-fitta?«È così. Cito una lettera di Tolkien al figlio prete in cui gli dice che, da buon cattolico, crede che la storia sia semplice-mente un continuo ripetersi di catastrofi, per cui non bisogna aspettarsi nulla di buono. E cito Agostino che, di fronte ai mille-naristi speranzosi in un’epoca di pace, gli dice «mundus se-nescens»; dopo l’Incarnazione

di Cristo, il mondo è vecchio e non abbiamo altro che aspettare la Fine. Però ecco che la fede ti ‘obbliga’ a combattere, perché la vittoria non sta nel fatto se co-struiranno villette o no, ma se tu hai vinto te stesso, senza pie-garti alla malvagità. Tante volte penso che non sarei voluto vive-re in quest’epoca priva di poesia, ma che avrei preferito morire di peste nel medioevo… Siamo qui però e abbiamo il compito di tenere la fiamma della mise-ricordia e della giustizia di Dio accesa, sì, e fino alla fine».Come diceva durante la sua omelia, l’ultima parola non è il Male?«Non è l’ultima parola, ma è la penultima: l’Anticristo, il mi-stero dell’iniquità è già in atto e il figlio della perdizione si sta poco per volta rivelando, ma non lo farà pienamente finché ci sarà il «katechon», colui che lo trattiene, una figura misteriosa di cui si parla nella seconda let-tera ai Tessalonicesi, e sulla qua-le, tanti, da Agostino fino a Carl Schmitt, si sono interrogati. È la fiamma della fede che trattiene il mistero dell’iniquità perché non si manifesti al massimo. E poi la serenità e la stessa felicità delle persone tante volte dipen-de da noi, abbiamo un potere anche nel bene».

Anno VI n.11 - 6 giugno [email protected] 3LA CIVETTA di MinervaSIRACUSA

Con un’evasione fiscale al 40%, urgente intervenire per recuperare il dovuto dai furbetti del quartierino

“Per il recupero dei crediti è necessario valutare il ricorso a società specializzate di settore”

Con il completamento dell’iter su Tasi e Tari prende forma l’IUCCambiati i nomi, sono le vecchie tasse. Il Comune può solo stabilirne l’equità

L’ass. Santi Pane: “Meglio pagare la Tasi a giugno che a ottobre, perché nell’ultimo trimestre ci saranno anche la tassa sui rifiuti e l’eventuale Imu”

La Giunta ce l’ha fatta: le cas-se comunali non resteranno all’asciutto. Completato en-

tro il 31 maggio l’iter relativo al livello di imposizione fiscale su cui calcolare la nuova Tasi (che si verserà in due soluzioni), il testo della delibera è stato cor-rettamente pubblicato sul sito dell’Agenzia delle Entrate e del Comune. Un passaggio obbligato per ve-der affluire, entro il 16 giugno, la metà della temuta tassa ed evitare che se ne riparlasse a settembre o addirittura a fine anno. Un ‘imperativo categorico’ ca-pace di mettere d’accordo tutti, se non nella forma certamente nella sostanza, essendo a rischio la stessa possibilità di far fronte ai tanti impegni di spesa da ri-spettare, in primis alcuni servi-

Assessore Pane, qual è at-tualmente l’entità dell’e-vasione fiscale e quale

confronto è possibile fare con la situazione pregressa? Nell’azione di contrasto a questa grave piaga quali strumenti sono stati utiliz-zati allora (se ne sono stati uti-lizzati) e quali saranno utilizzati oggi dall’amministrazione? In che modo sarete in grado di indivi-duare i grandi evasori? Sin dal nostro insediamento, obiet-tivo prioritario è stato “recuperare” una situazione finanziaria che ap-pariva ‘seriamente compromessa’, tale da incidere negativamente an-che sui programmi futuri.La principale costante criticità del nostro comune è proprio quella di riportare ogni anno in bilancio en-trate fittizie, con una percentuale insostenibile di crediti vantati e di dubbia riscossione che hanno mi-nato la credibilità stessa dell’assetto finanziario e di bilancio dell’Ente. Urgente, quindi, è il recupero dei crediti regressi, molti dei quali ri-salenti a parecchi anni addietro: nel bilancio 2012 qualcosa come 51 mi-lioni di euro di “residui attivi”, som-ma ingente e dietro la quale, come ben si comprende, si nasconde una notevole fetta di crediti inesigibili (e non solo di dubbia esigibilità). Per fronteggiare questa situazione, di concerto con i Revisori Contabili, abbiamo accantonato nel bilancio 2013, al ‘fondo svalutazione crediti’, somme ingenti, riportato nella con-

tabilità tutti i ‘debiti fuori bilancio’ accertati e accantonato un minimo di somme necessarie per fronteg-giare i potenziali esborsi del Co-mune per liti giudiziarie pendenti. Ma, effettivamente, occorre subito affrontare il problema dell’evasione fiscale: non tutta è riconducibile, in-fatti, alle difficoltà oggettive di mol-te famiglie indigenti. C’è una fetta consistente di evasori di professio-ne, che sfuggono all’accertamento e che gravano, con la loro insolvenza, sulla massa dei contribuenti onesti. Certo, non è un problema di im-mediata soluzione. Occorre sicura-mente migliorare l’azione dei nostri Uffici nella fase di accertamento e controllo, compito arduo che in-veste direttamente la formazione del personale addetto e la stessa struttura organizzativa. Un’ azione che va programmata e che va oltre il campo delle entrate tributarie ‘classiche’ (tassa sullo smaltimento rifiuti, IMU): penso, ad esempio, all’evasione legata alla mancata di-chiarazione (ed accertamento) per i tantissimi passi carrabili della città o al settore della cartellonisti-ca e delle affissioni pubblicitarie su spazi abusivi, per i quali abbiamo comunque intrapreso un intervento di censimento e riordino. Per concludere, ritengo necessario valutare il ricorso a società spe-cializzate al recupero dei crediti regressi, per noi eccessivi. Sarebbe opportuno sia per i costi conte-nuti (il Comune pagherebbe una provvigione minima in percentuale solo sulle somme che si riescono ad incassare), sia per “riaccertare” lo stato e la esigibilità di queste cre-

ditorie.Veniamo alla Tasi: forse non tutti hanno le idee chiare.È intanto bene precisare che questa nuova imposta, la vera novità dei tributi locali 2014, è stata introdot-ta dal legislatore nazionale ed è di fatto la reintroduzione della vecchia IMU sulla prima casa. Si potrà di-scutere finché si vuole sull’incapa-cità del legislatore nazionale di tro-vare risorse adeguate da destinare al fabbisogno della finanza locale, tali da eliminare definitivamente la tanto odiata tassazione sulla prima casa. Allo stato delle cose, però, il confronto non può limitarsi a vel-leitarie prese di posizione dal tono prettamente populistico, ma deve tenere conto dell’assetto fiscale così come voluto dallo Stato, e al quale il nostro Comune - come tutti gli altri - deve necessariamente uniformar-si. Ciò premesso, l’Amministra-zione Comunale cerca di gravare il meno possibile sui contribuenti, come dimostra l’aliquota applica-ta (2,3 per mille per le abitazioni), ben al di sotto del limite previsto dal legislatore (il 2,5, ma la ridu-zione, che sembra insignificante, pare si traduca in circa tre milioni di minor gettito ndr) e, soprattutto, senza ricorrere alla maggiorazione dello 0,8 per mille, scelta fatta in-vece dalla maggioranza dei comuni italiani. Una possibilità concessa dallo Stato per accantonare somme a sostegno dei meno abbienti. Noi abbiamo preferito mantenere più basso il prelievo per tutti e operare comunque detrazioni in particola-re a vantaggio delle abitazioni più piccole e a basso valore catastale

(detrazioni sino a 100 euro) e le famiglie numerose: 30 euro per ogni figlio a carico a partire dal se-condo. Inoltre, la Tasi della nostra città non impatterà sulle ‘seconde case’ e sugli immobili delle attività produttive. Vorrei evidenziare che, per quest’ultime (immobili ed opi-fici relativi all’esercizio di impresa), abbiamo anzi deciso di portare l’a-liquota della vecchia IMU dal 10,6 per mille degli anni precedenti al 9 per mille. Un segnale concreto di attenzione verso un settore impor-tante dell’economia cittadina, oggi in gravi difficoltà.La vecchia Imu prevedeva però una detrazione obbligatoria di 50 euro per ciascun figlio, anche il primo, e alcuni comuni l’hanno mantenuta anche per la Tasi. Non si poteva fare di più come vi rim-provera l’opposizione in consiglio comunale? Una fonte autorevole sostiene che a Siracusa la Tasi ri-sulterà più pesante dell’Imu pre-cedente.Abbiamo cercato di gravare il meno possibile, difficile fare di più. Si sti-ma che l’incasso della Tasi, con le aliquote e le agevolazioni deliberate, si attesterà intorno ai 5,5 - 6 milioni di euro, cifra ben distante dagli 8,1 milioni che costituiva il gettito in-cassato dal Comune con la vecchia IMU (cioè quanto corrisposto dallo Stato lo scorso anno come trasferi-mento compensativo dell’imposta soppressa). Quindi è chiaro che il carico medio della Tasi sarà inferio-re a quello della vecchia IMU.Si ripete che la tasi serve per i ser-vizi indivisibili. Un elenco lun-ghissimo! Ma in realtà riusciremo

a coprire questi costi? E se è vero che tra i servizi figura anche la manutenzione del verde pubblico, come mai andremo a un bando specifico dopo averlo scorporato da quello dei rifiuti?Tutti i cosiddetti servizi indivisi-bili si cifrano (come desunto dallo schema di bilancio di previsione per l’anno 2014) in oltre 28 milioni di euro: il gettito della Tasi si atte-sterà sui 6 milioni di euro… quindi contribuirà solo ad una copertura alquanto parziale dei costi com-plessivi. Per il resto si attingerà alla fiscalità generale e ai risparmi di spesa, per esempio della telefonia e l’energia elettrica o il personale, e altro. Avete differenziato il carico fisca-le in base alla tipologia e all’uso dell’abitazione? Questo riguarda la Tari, la tassa smaltimento rifiuti, il cui regola-mento è stato approvato nella se-duta di mercoledì. E sulla Tari mi preme far presente che questa Am-ministrazione ha deciso di ridurre il carico da ripartire sui contribuenti di circa 3 milioni di euro rispetto alla Tares 2013. Una riduzione at-tuata senza che si siano registrati ri-sparmi sostanziali o equivalenti nel costo del servizio, che - come noto - va avanti in regime di proroga, nell’attesa di emanare il nuovo ban-do di gara già inviato per la preven-tiva approvazione delle linee guida alla competente funzione della Re-

gione. Anche in questo caso siamo andati incontro alle fasce più debo-li, arrivando a detrazioni cumulati-ve che abbattono i costi fino al 70%. In particolare siamo passati dal 15 al 30% di riduzione per le famiglie numerose, oltre 4 componenti, con ISEE inferiore ai 15.000 euro. È pre-visto il 10% di riduzione dove non si effettua lo spazzamento delle strade e l’80%, non più il 60, nelle zone non servite.Perché per la Tasi non si è voluto concedere uno slittamento del tributo come chiesto dall’opposi-zione?Da cittadino, credo che convenga il pagamento a giugno. Lo slittamento al prossimo ottobre, prescindendo da quelli che possono essere i riflessi negativi sulla situazione finanziaria dell’ente, porterebbe il contribuente a dover concentrare tra ottobre e di-cembre una serie di pagamenti, non solo per la Tasi, ma anche per la tas-sa sui rifiuti che sarà in pagamento in quello stesso periodo, oltre che per l’eventuale Imu. Peraltro la Tasi non è lo spauracchio che molti vo-gliono prospettare: conteggi alla mano, per una rendita catastale me-dia di 500 euro, il carico semestrale sarebbe intorno a 70 euro, senza considerare le altre eventuali de-trazioni. Capisco che è pur sempre un esborso, ma in un’ottica di pro-grammazione familiare penso sia meglio dare respiro allontanando le due rate per come è possibile.

zi indispensabili.Come in un puzzle si va completando così, tessera dopo tessera, il mosaico della IUC, l’imposta unica co-munale, prevista nella legge di stabilità del 2014, che dovrebbe, secondo le intenzioni del governo, sempli-ficare e riordinare la

fiscalità locale, puntando “a una maggiore equità contributiva e ad alleggerire la pressione tri-butaria”. Principi e obiettivi la cui reale consistenza sfugge alla stragrande maggioranza dei cit-tadini, forse a tutti. Sorpassato, mesi orsono, lo scoglio della vecchia Imu - alla quale è piaciuto dare, con la ri-forma del sistema, un minore impatto per un perverso gioco delle tre carte - , nell’attesa del-la Tari che per molti (almeno i tanti che non godranno di alcu-na riduzione) sarà un salasso, la Tasi chiude il cappio di un siste-ma fiscale oppressivo al quale occorre aggiungere, in partico-lare nella nostra provincia, quei canoni per il servizio idrico che gridano vendetta per la loro esosità.Nel gioco delle nuove sigle, che di volta in volta hanno dato pro-va della estrosa creatività dei nostri legislatori, la IUC, che rende agitati i nostri sonni come

quelli dei professionisti chiama-ti a calcolarla, a lungo vittime di uno stato confusionale, appare una e trina. Una triade infatti compone l’u-nità perversa. Da una parte i tri-buti dovuti in quanto proprieta-ri di immobili, l’IMU, dall’altra, quelli, due, relativi ai servizi che, almeno in teoria, dovreb-bero essere erogati dall’ammi-nistrazione comunale: la Tasi, per i cosiddetti servizi indivisi-bili, e la Tari, per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti. Nuovi acronimi, vecchi cono-scenti. La Tasi altro non è se non l’Imu sulla prima casa con qualche ammennicolo, la Tari si chiamava Tarsu, e poi Tares, ma pur sempre, comunque, tassa sui rifiuti. Soprassediamo al momento su quest’ultima, in attesa che venga definita nella sua reale definiti-va entità quando si verrà a capo del complesso e faticoso percor-so che qui a Siracusa dovrebbe consegnare a una nuova gestio-ne (che ci si augura nuova alme-no nelle modalità e nella qualità se non nel nome del concessio-nario perché, si sa, la storia si ripete) tutto il servizio di rac-colta e smaltimento rifiuti che, essendo fortemente influenzato dalle scelte regionali, cioè da un piano di impiantistica bloccato dalle ecomafie visceralmente legate alle discariche, mai potrà

coniugare efficienza ad econo-micità.Tasi e Imu, se si guarda alla sostanza, e si spoglia la prima dalle mentite spoglie dei servizi cosiddetti indivisibili (in cui è compreso di tutto: un elenco che va dalle spese per l’illuminazio-ne pubblica e la manutenzione stradale e del verde, a quelle per la tutela del patrimonio ar-tistico, per i servizi a carattere socio-assistenziale, per la prote-zione civile e via dicendo), han-no in comune l’essere una tassa sugli immobili, tanto è vero che anche per il calcolo della Tasi si parte dalla base imponibile data dalla rendita catastale dell’im-mobile, rivalutato secondo le percentuali fissate dal governo per l’Imu, al quale si applicano le aliquote stabilite dall’ammi-nistrazione comunale. Tasse destinate ad aumentare se si considera che, per esempio, la percentuale del 5% di rivalu-tazione, previsto quest’anno da Roma per le abitazioni, è solo un’anticipazione di ciò che sarà dopo la revisione di tutti i valori catastali fermi al momento ad-dirittura al 1990.Che siano quindi tasse che, con un nome, gravano sulla casa di residenza e, con un altro, sulle seconde abitazioni e immobili vari, poco importa: conta piut-tosto che siano tra le voci più incisive nei bilanci comunali, i

pilastri dell’intero sistema e che sia, di fatto, rientrata dalla fi-nestra la tassa sulla prima casa, cacciata dal portone con le fan-fare dei berluscones. Ciò che rileva è che oggi, a detta di alcuni osservatori, fatte sal-ve le smentite locali, potrebbe risultare più alta del passato e solo l’esperienza diretta di cia-scun contribuente potrà quindi dire se è vero che a Siracusa, col-locata tra le 12 città capoluogo che registrano tale aumento, la Tasi supererà la precedente Imu di almeno 16 euro (l’assessore Pane lo nega decisamente). Ma appare davvero espressione di facile e insulsa demagogia, o di ignoranza, imputare agli enti locali tale esponenziale inaspri-mento fiscale: sappiamo tutti che è il prezzo che si paga all’o-sannato federalismo fiscale, alla fine del sistema centralistico e a una banale inversione dei flussi. Non più il cittadino che im-plementa la fiscalità generale e Roma che ‘allatta’, con mille rivoli, gli enti territoriali ma ba-nalmente il contrario: dalla pe-riferia al centro. Lo “strategico escamotage” che ha consentito il mantra del centro destra: non abbiamo messo le mani nelle ta-sche degli Italiani. La responsabilità delle ammi-nistrazioni comunali, sia nella componente attiva che in quel-la consultiva, così come d’altra

parte vediamo accadere negli accesi dibattiti di questi giorni nell’aula consiliare di Palaz-zo Vermexio, rimane quella di essere in grado di discernere e valutare lo stato economico di ogni singolo cittadino/con-tribuente, di predisporre re-golamenti saggi nell’equilibrio delle detrazioni e agevolazioni, senza inseguire il facile con-senso o scelte opportunistiche, calibrando bene pesi e misure, in nome dell’equità sociale e di una Costituzione che chiede proporzionalità di contribuzio-ne rispetto a quanto ciascuno possiede.Ma soprattutto, ed è qualcosa che probabilmente ancora non ha avuto la giusta attenzione, o un’efficace divulgazione, appare indispensabile e non più procra-stinabile una seria e incisiva lot-ta all’evasione o elusione fiscale. Se i dati riferiti dai media sono reali, appare urgente interveni-re per recuperare l’evaso, indi-viduare i giusti strumenti per recuperare quanto dovuto non certamente da chi versa in reali difficoltà economiche ma da chi da sempre fa parte del circolo dei furbetti del quartierino. Sarebbe oltremodo intollerabile consentire che neanche la metà dei contribuenti reggano da soli l’enorme peso della fiscalità lo-cale.

di Marina De Michele

di Marina De Michele

Anno VI n.11 6 giugno [email protected] LA CIVETTA di Minerva SIRACUSA

Implatini: “Ha senso spendere 600mila euro per la manutenzione del parcheggio? Meglio abbatterlo”

Talete, dalla provocazione al dibattito tra assessori, movimenti e associazioni“Costa di più”, “E’ della Protezione Civile”, “Decida il Consiglio”, “No, la Giunta”

Si è svolta di recente la conferenza-dibattito “Le-vante Libero”, una pro-

posta strutturata ed elaborata dall’Osservatorio Civico Turi-stico dell’Associazione Esedra che prevede l’abbattimento del parcheggio Talete e la realizza-zione di un lungomare libero da cemento e attrezzato per la fru-izione oltre che per l’eventuale parcheggio di autoveicoli. Non è la prima volta che si discute sull’utilità di quella struttura e sul danno ecologico ambientale e paesaggistico arrecato senza dubbio alla città. Varie confe-renze e dibattiti si sono susse-guiti negli anni, per ultima, in occasione della campagna elet-torale per le amministrative, la proposta avanzata da singoli e associazioni al futuro sindaco di abbattere quello che è stato definito un eco-mostro. Ma a Giuseppe Implatini, respon-sabile dell’Osservatorio Civi-co Turistico, va senza dubbio ascritto il merito di aver dato alla discussione non solo mag-giore enfasi e visibilità, ma so-prattutto di averla strutturata ed elaborata con tanto di studi, dati e proposte concrete.La questione è divenuta piut-tosto di attualità e urgenza per il fatto che, pur trattandosi di una costruzione recente, il ma-nufatto si presenta abbastanza fatiscente: pilastri ammalorati,

crepe e infiltrazioni d’acqua. In-somma, è bisognoso di urgenti interventi di manutenzione. Per questo motivo, nei primi mesi del 2014, il Comune prepara un progetto di riqualificazione che prevede lavori di intonaca-tura interna e pavimentazione, ascensore e spazzolatura del ce-mento, lavori in linea con quan-to già deliberato nel 2006: un accordo con la società che rileva il palazzo delle Poste che fissa in 600 mila euro l’ammontare dell’azione perequativa in cam-bio degli oneri di urbanizzazio-ne e modifica della destinazione

d’uso, da onorare in opere di riqualificazione della zona anti-stante al palazzo stesso. Insom-ma, la struttura è bisognosa di urgente manutenzione, il costo previsto per i necessari lavori ammontano a circa 600 mila euro e sarà sostenuto dalla so-cietà privata che ha rilevato Pa-

lazzo delle Poste.E qui si inserisce l’azione di Im-platini e della sua associazione e di quanti ha coinvolto: Vale la pena spendere 600 mila euro per mantenere un eco-mostro quando con la stessa somma si potrebbe invece abbatterlo e re-alizzare un lungomare fruibile e attrezzato?Della proposta elaborata dall’Associazione Esedra pub-blichiamo uno stralcio a fianco. Il dibattito ha registrato una fol-ta presenza di politici e ammi-nistratori - gli assessori Italia, Lo Giudice, Giansiracusa, Pane,

i consiglieri Castelluccio, Firen-ze, Pappalardo, Zappulla Prin-ciotta, Bottaro, Bonafede, i de-putati Zappulla (PD) e Bandiera (FI), l’ingegnere capo Figura, l’ex deputato Granata – e ha registrato l’unanimità delle po-sizioni sull’obbrobriosa presen-za del parcheggio inutilmente

pilastrato e terrazzato. Opinioni diverse, invece, si sono registra-te sulla possibilità di abbatterlo e sugli eventuali costi necessari.Riportiamo alcuni significativi interventi.Il vice sindaco Francesco Italia si dice d’accordo ad eliminare il parcheggio. Anzi egli rilancia con la proposta di liberare dalle macchine tutto il lungomare di levante e la valorizzazione delle piazzette antistanti (Largo della Gancia, Piazzetta Scibilia), ma nutre forti perplessità sui costi, che sarebbero triplicati rispetto a quelli quantificati dall’Asso-

ciazione. Infine Italia ritiene che la materia sia di competenza del Consiglio Comunale a cui va demandata la scelta finale. L’as-sessore Lo Giudice ammette che non esiste ancora un computo specifico sull’eventuale abbatti-mento e propone un tavolo tec-nico composto sia da tecnici del

comune che da esperti segnalati dall’associazione per confron-tarsi sui costi. Più in generale, l’ass. Giansiracusa è andato “ol-tre” parlando di “altro” nell’otti-ca di allargare lo scenario in di-scussione (se prevedere o meno comunque un parcheggio, se alberare o no il lungomare, se occuparsi anche del terzo ponte, se bonificare l’area dei calafata-ri, del collegamento con il resto della città). Il consigliere Firen-ze ha posto quesiti interessanti e propedeutici alla quantificazio-ne dei costi: è possibile abbatte-re un’opera costruita coi fondi della protezione civile? Potreb-be addebitarsi al Comune un conseguente danno erariale? Rimarrebbero salvaguardate le direttive di protezione civile? Domande che l’Amministrazio-ne dovrà necessariamente porsi prima di ogni eventuale deci-sione. Per l’on.le Zapulla abbat-tere o meno il parcheggio non è una questione economica ma politica. Bisogna che la giunta si esprima in merito, se i soldi non ci sono si trovano con l’im-pegno collettivo di tutti (fondi europei, nazionali, regionali). La consigliera Princiotta plaude all’associazionismo e alla mobi-litazione della società civile per quanto hanno saputo eviden-ziare. Adesso tocca alla politica fare la propria parte, ciascuno per il proprio ruolo (consiglio, giunta, deputati) e si auspica che l’argomento sia quanto prima portato in consiglio e che si de-liberi un atto di indirizzo.

Il neo deputato Bandiera si dice sconcertato dalle affermazioni del vicesindaco Italia che pensa di scaricare la decisione al con-siglio comunale. Per l’ex presi-dente del consiglio chi governa ha il dovere di indicare scelte e proporle al consiglio, e ritiene inaccettabile che un’ammini-strazione che gode di una mag-gioranza bulgara abbia paura di avere delle idee e manchi di coraggio nel perseguirle.Per Roberto Fai, infine la que-stione del confronto e della par-tecipazione è fondamentale: o questa amministrazione accetta la partecipazione dei cittadini e le proposte che vengono dal basso oppure abbia il coraggio di fare le proprie scelte e misu-rarsi con la base aprendosi al confronto con le varie forze rap-presentative della città.Naturalmente anche per noi de La Civetta il confronto e la par-tecipazione della società civile alle grandi questioni cittadine è fondamentale. Le scelte non possono scaturire solo da meri calcoli economici, che pure hanno la loro importanza. Biso-gna avere il coraggio di visioni lungimiranti e il gioco di squa-dra della politica a vari livelli non può essere assente. Auspi-chiamo, dunque, che si possano trovare le necessarie soluzioni per ripristinare lo stato di bel-lezza del luogo e restituirlo ai cittadini e visitatori.

di Aldo Castello

di Carmelo Maiorca

SOTTOIL MAREILBARCastigat ridendo mores

Corsi e ricorsi storici: l’ecomostro del parcheggio Talete eredità del famigerato progetto del tunnel di Ortigia 6 anni fa l’allora ministra

dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo si accorse

finalmente dell’orrida cola-ta di cemento, del parcheggio catacombale costruito sul lun-gomare Talete che fa brutta mostra di sé dal 1998. La Stefy usò il termine pertinente di “ecomostro”, affermando che era giunto il momento di ab-batterlo e che c’erano le condi-zioni economiche per poterlo fare. Sottintendendo che si po-teva fare grazie a lei, approdata nel ministero giusto. E infatti sappiamo com’è finita. Adesso l’iniziativa dell’associazione Esedra (vedi gli articoli nelle pagine 4 e 5) rilancia con tanto di progetto la proposta di fare tabula rasa dell’invasivo par-cheggio riscuotendo pubbliche adesioni. Della serie: “Non è mai troppo tardi”. L’importan-te è che si passi dalle parole ai fatti, in primo luogo indicando in maniera plausibile e detta-gliata come reperire le risorse economiche necessarie. Di cer-to l’immagine turistica e uno

scorcio di paesaggio siracusa-no trarrebbero beneficio dalla scomparsa di questa sconcezza architettonica, connessa all’al-tra famigerata vicenda del co-siddetto “tunnel di Ortigia” che ci riporta indietro di quasi 30 anni. Nell’ottobre del 1987 l’asses-sorato ai Lavori Pubblici della Regione Sicilia stanziò 6 mi-liardi di lire per la realizzazione di un nuovo ponte tra l’isola di Ortigia e la terraferma. Il Comune di Siracusa, un po’ in ritardo rispetto ai tempi stabili-ti dalla Regione, il 30 aprile del 1988 indisse il bando relativo alla gara d’appalto finalizzata alla creazione di un collega-mento tra via Nazario Sauro (dietro il palazzo delle Poste) e la sponda opposta dello “sbar-cadero” Santa Lucia. Nel bando si richiedeva anche la presen-tazione di progetti per la siste-mazione delle aree adiacenti al porto. Delle 32 ditte che in un primo tempo erano state am-messe alla gara, di fatto furono soltanto due raggruppamenti a

presentare i progetti: uno, for-mato dalla ditta del geometra Nino Giarratana e dalla SCS, che presentò la proposta di co-struire un tunnel sottomarino; l’altro, composto dalla società Incas (nella quale era presente lo stesso Giarratana) e dalla SII con sede a Roma, che invece propose la costruzione di un ponte sopraelevato. Nel mag-gio del 1989 la commissione giudicatrice, formata da tecnici e rappresentanti dell’ammi-nistrazione comunale, indicò quale vincitore il progetto del tunnel che prevedeva un costo di 4 miliardi e mezzo di lire, cui aggiungere lavori per la viabi-lità di collegamento per oltre 5 miliardi e la costruzione di due parcheggi: totale 20 miliardi delle vecchie lire. La Soprin-tendenza ai Beni Archeologici, alla quale era stato richiesto un parere, il 15 giugno dell’89 nel giro di appena una settimana espresse parare favorevole al progetto di massima. E meno di un mese dopo, il 7 luglio, il Consiglio comunale di Siracusa

approvò la relativa delibera con 29 voti a favore, 7 astensioni dei consiglieri del Pci, i 3 voti con-trari del gruppo missino (Fabio Granata, Glauco Reale e Nicola Bono) e undici assenti.Il 2 marzo del 1990 Il Comune chiese alla regione un ulterio-re finanziamento, che il pri-mo agosto dello stesso anno l’assessorato ai lavori pubblici concesse, stornando 20 mi-liardi di fondi della Protezione Civile destinati alla costruzione di svincoli stradali nei comuni di Augusta, Priolo, Melilli e Siracusa. Operazione che non pochi giudicarono un vero e proprio “scippo”, poiché quei soldi erano stati stanziati dallo Stato sin dal 1986 subito dopo il grave incendio scoppiato nello stabilimento dell’Icam di Priolo, che evidenziò in modo clamoroso il problema delle vie di fuga per le popolazioni che abitavano a ridosso dell’area industriale siracusana. Nell’ot-tobre, sempre del ’90, venne fir-mato il contratto tra il Comu-ne e l’impresa aggiudicatrice

dell’appalto, che prima ancora di cominciare i lavori chiese un finanziamento aggiuntivo di 13 miliardi e mezzo per revisione prezzi, spese impreviste e altro. In pratica, un’opera pubblica che originariamente prevedeva la costruzione di un ponte, stra-da facendo si era trasformata in qualcosa di decisamente diver-so e dai costi quadruplicati. Il progetto del tunnel sottoma-rino era però così demenziale che suscitò una netta e ampia opposizione con migliaia di firme di cittadini in calce a una petizione, la mobilitazione di Legambiente, Wwf e altre asso-ciazioni ambientaliste, interro-gazioni presentate alla Camera dei deputati e all’assemblea regionale dai Verdi, esposti alla magistratura, che avviò un procedimento penale per presunte irregolarità da parte degli amministratori comunali e della ditta vincitrice dell’ap-palto. Il capitolo giudiziario si sarebbe concluso alla fine degli Anni Novanta senza però ac-certare precise responsabilità,

tra assoluzioni e reati caduti in prescrizione sia per i politici, fra cui l’ex sindaco Dc Fausto Spagna, che per l’imprenditore Giarratana, l’unico che venne arrestato durante l’inchiesta. Il terremoto del 13 dicembre del ’90 contribuì ad alimentare la discussione sull’esigenza di una vera “via di fuga” da Ortigia in caso di eventi sismici. E figu-riamoci in tali frangenti quale attrazione di fuga rappresenti una galleria, per giunta sotto-marina. Per fortuna la buffona-ta del tunnel ce la siamo rispar-miata, ma a causa delle vicende che quel progetto innescò, una parte dei finanziamenti anda-rono perduti e un’altra parte (sarebbe utile ricostruire que-sto aspetto della storia) venne utilizzata per la costruzione del parcheggio sul Talete. Quindi, quella che doveva essere solo un’opera accessoria al progetto principale diventò l’unica rea-lizzazione. Dopo il danno an-che la beffa!

Anno VI n.11 - 6 giugno [email protected] 5LA CIVETTA di MinervaSIRACUSA

Quando ad Ortigia c’era “u taliu” (foto d’epoca a sinistra)

Ipotesi e dibattito per un Lungomare di Levante sull’isola di Ortigia

L’idea alternativa a costi contenuti

Levante Liberoa cura de OSSERVATORIO CIVICO TURISTICO ARETUSEO

I lavori post terremoto sono finanziati in ambito diProtezione Civile e questo

rende malauguratamente le procedure più snelle, meno rilevanti le osservazioni degli organi di controllo territoriali, che ad ogni modo non risulta-no agli atti così attivi nell’im-pedire un tale scempio.In questo modo, il mostro di cemento viene costruito e dopo qualche tempo collau-dato.Anche in questa fase però ci sono delle sorprese.

-il solaio del parcheggio non ha le caratteristiche per con-sentire il carico delle auto

- le dimensioni e altre ca-ratteristiche rendono la sua messa a norma complessa richiedendo consulenze e in-terventi

-partono idee per lo sfrutta-mento della terrazza ma in-contrano limiti economici e costruttivi della stessa. un’o-pera faraonica per ben 20 Mld di lire.

Si tratta di due approdi di convogliamento auto e stallo, uno sull’isola e uno sulla città nuova, collegati da un tunnel sottomarino!Dopo pochi anni i lavori ven-gono bloccati, ci sono risvolti giudiziari, la realizzazione del Tunnel viene abbandonata, ma non l’idea di trasformare in cemento armato una parte di quel capitolo di spesa e così si fa un bel parcheggio!Siracusa, un po’ addormentata come da tradizione, si sveglia e si trova davanti agli occhi un orrendo muro di cemento armato, come è potuto succe-dere? Ci si chiede, e ora che si fa? Che si fa con la più grande struttura in cemento armato di Siracusa. Si la più grande, più grande del tribunale, il Ta-lete è lungo 280 metri per 32!

Come una portaerei incagliata sul suo litorale! E si trova sulla città UNESCO e isola di Orti-gia!

Col passare degli anni la zona diviene molto de-gradata, (foto sotto) vi si

raccoglie, in attesa che sia por-tata in altri luoghi, persino l’im-mondizia prodotta sull’isola.Intorno alla metà degli anni ‘80 si inizia a discutere di pro-getti che possano riqualificare la zona di levante dell’isola di

Ortigia. Alcuni la immaginano come zona di approdo turistico ma proprio quando si stanno per avviare, l’amministrazione del tempo decide di intrapren-dere un’opera faraonica dal co-sto di ben 20mld di lire.Si tratta di due approdi di con-vogliamento auto e stallo, uno sull’isola e uno sulla città nuo-

va, collegati da un tunnel sotto-marino!Dopo pochi anni i lavori ven-gono bloccati, ci sono risvolti giudiziari, la realizzazione del Tunnel viene abbandonata, ma non l’idea di trasformare in ce-mento armato una parte di quel capitolo di spesa e così si fa un bel parcheggio! (foto sotto)

La Storia della

Costruzione

Anno 2006. La società che rile-va Il palazzo delle Poste firma un accordo che viene messo in Delibera dal Consiglio Comu-nale che fissa in 600 mila euro l’ammontare dell’azione pere-

quativa in cambio degli oneri di urbanizzazione e modifica della destinazione d’uso, da onorare in opere di riqualificazione della zona antistante al palazzo stes-so. È bene precisare che fermo

restando la somma, il Comune sceglie come e cosa riqualifi-care in quell’area, e il consiglio sceglie di intervenire sul Tale-te. Tale ammontare di “lavori” viene riconfermato nei primi

mesi del 2014, così come la de-stinazione, infatti, il Comune prepara un nuovo progetto di riqualificazione che prevede lavori di intonacatura interna e pavimentazione, ascensore e

spazzolatura del cemento, lavo-ri, è bene precisare, in linea con quanto previsto in passato, ma forse come tenteremo di dimo-strare, ad oggi non più oppor-tuni rispetto ad altre possibilità.

L’ecomostro viene de-molito, i posti auto vengo-no traslati nello spazio at-

tualmente sprecato per le strade di servizio al Talete e al posto della struttura chiusa si realizza il lungomare fruibile per svago e balneazione.La stima che segue è di massima ma ben rappresentativa della spesa da sostenere per realizza-

re l’opera.In particolare, le stime sono state fatte da tre professionisti diversi, perizie che con normali oscillazioni dimostrano la fat-tibilità dell’opera con una cifra molto vicina a quella a dispo-sizione. Ne diamo di seguito una media fra queste a titolo di esempio.

Riguarda le opere di demo-lizione, trasporto a discari-ca, oneri di discarica, com-

pattazione del fondo di scavo, fondazioni stradali, e quanto necessario al progetto base illu-strato. Stima Lavori compreso oneri discaricaTotale € 700.000,00 + IVA al 10% contrattazione per diffe-renza fra vuoto per pieno e reale volume da abbattere possibile riutilizzo materiale di risulta.l’idea di massima fruibilità, realizzabile in seguito, con costi aggiuntivi non calcolati:Il lungomare viene ampliato e dotato di spazi per lo svago e lo sport. Inoltre, si realizzano elementi e scale capaci di favo-rire il contatto e la fruizione del mare

Media delle stime di massima delle opere da realizzare

area Talete con servizi annessi visione ipotetica fruizione mare

Anno VI n.11 6 giugno [email protected] LA CIVETTA di Minerva ATTUALITÀ

Il sindaco Giancarlo Garozzo: “Stiamo preparando il bando di appalto che avrà respiro europeo”

Era lo “zio Bruno” Cavarra, cognato dell’on. Foti, a consegnare il denaro facendovi la cresta

Aspra polemica (“cacciateli”) tra gruppi politici e il vicepresidente di Confindustria, Ivan Lo Bello

IGM, 60 anni di gestione dei rifiuti siracusani. Dal 2008 di proroga in prorogafino a un mese fa, ora posposta fino a dicembre. Ci sarà l’11a anche a fine anno?

Sarebbe andato avanti dal 1990 il pagamento del “pizzo” di 5500 euro al meseche IGM di Quercioli versava alla “famiglia” Zucchero del gruppo Santapaola

di Salvo La Delfa

di Salvo La Delfa

E’ notizia di qualche giorno fa l’annuncio del primo cittadino del comune di

Siracusa, Giancarlo Garozzo, che il bando per l’ap-palto del servizio di igiene urba-na è ormai pronto e che “dovrà portare ad affidare il servizio di igiene urbana e a mettere fine all’era delle proroghe all’IGM”, la ditta che gestisce attualmen-te la raccolta e il conferimento dei rifiuti. E’ una notizia che attendevamo da anni, che lascia ancora dubbiosi i tanti, soprat-tutto chi ha vissuto e ricorda i passi salienti che hanno portato a far diventare Siracusa una del-la città italiane più anomale per quanto riguarda la gestione del servizio di raccolta e conferi-mento dei rifiuti. Cattiva gestio-ne che ha avuto negli anni ed ha ancora una incidenza notevole nelle tasche dei siracusani. Ma ripercorriamo meglio le tappe che hanno reso negli anni la città di Siracusa la più tassata sui rifiuti, con risultati prossimi allo zero e con la spazzatura che ha reso la qualità della vita sotto i limiti consentiti.Mettere fine all’era delle pro-roghe all’IGM? Che significa? IGM ambiente s.r.l. gestisce la raccolta dei rifiuti solidi urbani a Siracusa dal dopoguerra ad oggi. Sono passati più di ses-sant’anni ed IGM è risultata sempre vincitrice del bando di gara del comune per questa at-

tività. Anche quando, come nel caso dell’appalto precedente a quello del 2003, risultava vinci-trice un’altra società, la Gesenu, IGM in seguito a ricorso ammi-nistrativo riusciva ad avere la meglio e a riprendere in mano la gestione. Ma focalizziamo la nostra at-tenzione su cosa è accaduto dall’ultimo bando di gara, nel 2003. Nel 2003, appunto IGM Ambiente s.r.l. vince per l’en-nesima volta la gara di appalto e si aggiudica la raccolta diffe-renziata a Siracusa. Il contratto, di durata quinquennale, parte l’1 febbraio 2003. Alla scadenza naturale del 31 gennaio 2008, l’amministrazione comunale di allora dovrebbe indire una nuo-va gara di appalto ma, nel frat-tempo, sono subentrate nuove disposizioni di legge che trasfe-riscono la competenza della ge-stione dei rifiuti dai comuni agli ATO (Ambiti Territoriali Otti-mali), consorzi nel cui consiglio di amministrazione partecipa-

no i rappresentanti dei comuni in qualità di soci. In Sicilia se ne formano 27, di cui due in provincia di Siracusa. La città di Siracusa, insieme ad altri 15 comuni fa parte dell’ATO SR1. Il 22 gennaio 2008, qualche giorno prima della scadenza na-turale del contratto di appalto con concessionario IGM Am-biente, i responsabili dell’ATO SR1 comunicano al comune di Siracusa di non essere ancora in grado di assumere il servi-zio di gestione del servizio e, quindi, demandano al comune stesso qualsiasi decisione a ri-guardo. L’amministrazione co-munale recepisce e dà ad IGM una proroga del contratto di appalto della durata di 12 mesi. Alla scadenza di questa prima proroga, (gennaio 2009), l’ATO SR1 continua a non assumersi la responsabilità di gestione del servizio, non essendo ancora in grado di fare una nuova gara d’appalto. A questo punto, il comune di Siracusa proroga

di ulteriori 11 mesi (scaden-za dicembre 2010) l’appalto ad IGM. Ma un mese prima della scadenza di questa ulteriore proroga (novembre 2010), ATO SR1, ancora una volta, fa sapere che i comuni possono avvalersi di ulteriore proroga: il comune di Siracusa la accorda immedia-tamente all’IGM Ambiente s.r.l. (terza proroga, fino al 30 giugno 2010). Dal febbraio 2008 al giu-gno 2010, quindi, si va avanti in regime di proroga a causa dell’inefficienza dell’ATO Ri-fiuti SR1. Questo aspetto suscita qualche sospetto da parte della Commissione Parlamentare sul ciclo dei rifiuti che si chiede perché ATO SR1, pur trovando-si ora nelle condizioni di poter centralizzare la gestione dei ri-fiuti, non indica una nuova gara di appalto. Il sospetto è che ai singoli comuni conviene man-tenere nelle proprie mani que-sto potere di gestione dei rifiuti. Nel frattempo la legge regionale 09/2010 mette fine all’era degli ATO, mettendole in liquidazio-ne dopo aver appurato che in ambito regionale erano diventa-ti veri e propri carrozzoni, con gestione di tipo clientelare e con infiltrazioni di tipo mafioso, in taluni casi. Alla scadenza della terza proro-ga (30 giugno 2010), il comune di Siracusa, diventato ora nuo-vamente gestore del servizio di raccolta e conferimento dei ri-fiuti, decide, tanto per cambiare, di dare una quarta proroga (fino al 31 marzo 2011) al concessio-nario IGM. Il tempo che passa

durante la quarta proroga non viene sfruttato dall’ammini-strazione comunale per prepa-rare un nuovo bando (ne avreb-be facoltà adesso) ed ancora, poco prima della scadenza del marzo 2011, chiede al liquidato-re dell’ATO SR1 quali determi-nazioni assumere per la gestio-ne dei rifiuti. Ancora una volta, il Comune di Siracusa si ritrova a dover affidare la gestione ad IGM: una quinta estensione del contratto per ulteriori 6 mesi fino al settembre 2011. A diffe-renza dei casi precedenti, questo è un vero e proprio ordine pe-rentorio visto che pare che IGM non è d’accordo con questa mo-dalità di prosecuzione. Il 5 settembre 2011, a ridosso del termine della quinta estensione del contratto, il comune nomi-na, finalmente, due consulenti a cui viene affidato il compito di affiancare l’ufficio preposto per redigere un nuovo bando di gara. Ovviamente il Comune di Siracusa è costretto a pro-cedere ad una sesta estensione fino al 31 marzo 2012, ordinan-do ad IGM Rifiuti industriale s.r.l. (che aveva inglobato IGM Ambiente s.r.l.) la raccolta dei rifiuti urbani. Dopo il 31 mar-zo 2012 IGM continua a gestire ancora i rifiuti di Siracusa, in quanto l’ordinanza emessa dal sindaco vale per tutto il tempo strettamente necessario perché sia svolta la gara ad evidenza pubblica, obbligando il conces-sionario (IGM) a proseguire nel servizio fino alla nuova gara. Ri-epilogando, dal 2008 (data della

scadenza naturale del contratto di appalto del 2003) al 2014 si sono avuti una decina di esten-sioni del contratto (l’ultima del mese scorso fino a dicembre del 2014): quattro con proroghe e le altre con ordinanza.Da segnalare che IGM nel no-vembre del 2011 promuove al TAR un ricorso per l’annulla-mento dell’ordinanza sinda-cale che estendeva il contratto originario. Questo ricorso era stato proposto in quanto la so-cietà non intendeva continuare il lavoro alle stesse condizioni economiche del bando iniziale e chiedeva, pertanto, un risar-cimento. Inoltre, vanno anche segnalati due tentativi di pub-blicazione del bando dei rifiuti: uno avvenuto nel giugno del 2012 ma bloccato immedia-tamente dal consiglio comu-nale in quanto questo bando prevedeva maggiori oneri per i cittadini e l’altro nella prima-vera del 2013, gestito dal dott. Monterosso (dopo le dimissio-ni dell’allora Sindaco Visentin) ma bocciato dall’Assessorato Regionale di competenza.Oggi dopo la costituzione dell’ARO Siracusa, l’approva-zione del piano di intervento da parte dell’assessorato regionale, si sta preparando il bando di ap-palto che avrà respiro europeo e che speriamo che prima della scadenza dell’ultima proroga sia pubblicato in gazzetta. Per “mettere fine all’era delle pro-roghe all’IGM” come lo stesso sindaco di Siracusa ha tenuto a precisare qualche giorno fa.

La vicenda fu sollevata alla fine di febbraio quando il deputato nazionale Giusep-

pe Zappulla, attraverso una interrogazione parlamentare al Ministro degli Interni, chiedeva di avere maggiori informazioni riguardo ai rapporti tra i clan catanesi e l’impresa IGM Ser-vizi Industriali s.r.l., guidata da Giulio Quercioli Dessena, con-cessionaria del servizio di rac-colta e trasporto dei rifiuti solidi urbani di Siracusa, in regime di “prorogatio” già da diversi anni. Questa richiesta derivava dalla lettura delle carte dell’operazio-ne denominata “Reset”, che nel novembre del 2013 assicurava alla giustizia alcuni criminali catanesi, tra i quali Bruno Ca-varra. Lo “zio Bruno”, come veniva chiamato nell’ambiente malavitoso, autista e uomo di fiducia del titolare di IGM, co-gnato di Gino Foti, noto politico siracusano, aveva un ruolo im-portante nella vicenda scoper-chiata dalla Guardia di Finanza: infatti, prelevava mensilmente

“lo stipendio” di 5500 euro dal-le casse di IGM e lo consegnava alla famiglia Zucchero di Cata-nia (facente parte del “Gruppo della Stazione”), affiliata al clan Santapaola-Ercolano. Tutto ciò sembra che andasse avanti dal 1990.In questa storia la famiglia Quercioli Dessena e la IGM sembrerebbe che siano vittime del presunto reato di estorsione, mentre il Sig. Bruno Cavarra, esattore del pizzo per la cosca catanese, è stato arrestato an-che perché faceva la cresta alle somme che i vertici IGM gli af-fidavano per la consegna ai boss catanesi.Una vicenda alquanto scon-certante considerato l’enorme budget comunale che viene destinato ad IGM per il servi-zio e considerate le inefficienze osservate da anni per lo stesso servizio.Infatti, IGM Ambiente s.r.l., ora inglobata in IGM Servizi Industriali s.r.l. gestisce da più di sessanta anni, praticamente da sempre, il servizio di igiene urbana a Siracusa, con l’ultimo contratto scaduto nel 2008 e che ha avuto nei 6 anni successivi

almeno una decina di estensio-ni, tra proroghe e ordinanze con ordine perentorio. Inoltre, i Quercioli, proprietari e amministratori della IGM, sono tra i più importanti imprendito-ri siracusani e siciliani: Giulio Quercioli Dessena è, dal 2008, Presidente di FISE (Federazio-ne Imprese di Servizi) men-tre Caterina Quercioli è stata Presidente, dal 2009 al 2013, dell’Assemblea di Confindustria Siracusa, per le aziende che si occupano di ecologia, ambien-te, bonifiche e smaltimento dei rifiuti ed oggi occupa il ruolo di componente nel comitato ese-cutivo della stessa Associazione.Praticamente ci sono tutti gli elementi affinché questa notizia non potesse passare inosservata e diverse sono state le prese di posizioni a riguardo. Ultime, ma non meno im-

portanti, sono state quelle del gruppo politico Movimento Cinque Stelle e del deputato PD Giuseppe Zappulla. I pri-mi, in un comunicato stampa, hanno commentato che “tutto ciò stona con le regole di com-portamento che gli associati a Confindustria dovrebbero ave-re”. Riferendosi al codice etico di comportamento di Confin-dustria, nel quale testualmente si legge che: “Gli Associati do-vrebbero impegnarsi a “rispet-tare le direttive che l’Associa-zione deve fornire nelle diverse materie…” ed eventualmente a “rimettere il proprio mandato qualora per motivi personali, professionali o oggettivi la loro permanenza possa essere dan-nosa all’immagine dell’impren-ditoria e dell’Associazione”, gli esponenti del Movimento Cin-que Stelle hanno formalmente

chiesto al Presidente di Con-findustria Sicilia, Ivan Lo Bello, di prendere provvedimenti nei confronti della ditta IGM e dei suoi proprietari. Provvedimenti necessari anche, e soprattutto, in virtù dei ruoli che i Quercioli hanno avuto ed hanno all’inter-no dell’Associazione di Confin-dustria. L’on. Giuseppe Zappulla, a sua volta, rincara la dose richieden-do la disponibilità della Com-missione Nazionale Antimafia per accertare la situazione ve-nutasi a creare nel servizio di igiene urbana, alzando il tiro e tirando in causa lo stesso Pre-sidente di Confindustria, in quanto “stupito del silenzio di chi è vice presidente nazionale di Confindustria e fautore del codice”.La risposta di Ivan Lo Bello non si è fatta attendere: recente-

mente ha replicato affermando che “il codice etico serve a de-nunciare gli estortori e non a buttare fuori gli imprenditori” e sottolineando che, comunque, “è stata avviata una procedura nei confronti di IGM, gestita dall’associazione degli indu-striali di Siracusa”. L’iter ripor-tato nel codice etico prevede la notifica all’imprenditore, una verifica della documentazione, un confronto e alla fine la deci-sione per eventuale espulsione. Lo Bello, inoltre, afferma che “l’obiettivo di Confindustria è di avere il maggior numero di denunce e non di buttare fuori gli imprenditori. L’espulsione è prevista nei confronti di chi sottostà alle richieste della cri-minalità decidendo di pagare il pizzo”.Vicenda ancora in itinere, quindi; rimaniamo in attesa di sviluppi anche se i cittadini si-racusani, costretti a pagare una delle tasse per i rifiuti più alta di Italia e ad avere avuto in cambio uno dei servizi meno soddisfa-centi di Italia, pazienza, volontà ed energie per attendere non ne hanno proprio più.

Anno VI n.11 - 6 giugno [email protected] 7LA CIVETTA di MinervaLA CIVETTA IN GABBIA

Il Caso Aldrovandi una di-sgrazia? Un atto di scellerata superficialità nel trattare un

arrestato? Oppure il delibera-to omicidio da parte di alcuni tutori dell’ordine che, in grup-po, se la prendono con un pre-giudicato arrestato per motivi che adesso non ci interessa analizzare. Una tortura, a dir poco, secondo alcuni e non sono pochi. Comunque una cosa che non sarebbe mai dovuta accadere. Quando un imputato o un de-tenuto che dir si voglia, è nel-le mani delle forze di polizia, queste devono fare in maniera che la sua salute venga tutela-ta sotto tutti i punti di vista. Questo è un paradigma da non dimenticare, un assioma da tener presente sempre e punto di forza di ogni società civile e democratica. La tortura, com-piere una violenza, infliggere una sofferenza a un imputato per farlo confessare ad ogni costo è ormai disconosciuta e non più praticata in tutto il mondo civile, almeno ufficial-mente. E allora perché succe-dono di queste cose? Quale società può ancora permette-re che accadano simili eventi soprattutto se perpetrati da coloro che dovrebbero essere i baluardi e i difensori del dirit-to e dell’ordine sociale? Nes-suna, è la risposta obbligata e innanzitutto doverosa. Non vogliamo essere accusatori o giudici di nessuno, non si par-

la di criminalizzare assoluta-mente le forze dell’ordine che svolgono senz’altro un lavoro difficile, in condizioni esaspe-rate, nell’interesse di noi tutti. Vogliamo solo puntare il dito su quei pochi, pochissimi, che da soli guastano l’immagine pulita del tutore dell’ordine sociale e che contribuiscono a determinare nella pubblica opinione sentimenti di orrore e rivalsa che non fanno certo l’interesse della collettività.Certo è che le forze di polizia non sono nuove a fatti di tale gravità. Altrettanto acclarato è che ogni imputato o sospet-tato, nel momento in cui viene assicurato alla giustizia viene trattato con estrema durezza e, mi si dirà che ciò è assolu-tamente normale, a volte viene anche percosso o quantomeno strattonato in mala maniera. Senza troppo approfondire l’argomento, è innegabile e sa-crosanto il diritto della società civile di difendersi da mal-viventi di qualsivoglia sorta e quindi il medesimo diritto da parte dei tutori dell’ordi-ne di non essere innanzitut-to sbeffeggiati o danneggiati nell’espletamento delle loro doverose funzioni. Ma, tra l’applicazione del diritto e la tortura, come sembra nel caso Aldrovandi, e molti altri ad esso equiparabili, si è travali-cato quel limite che distingue l’uomo dalla bestia. Eccessi che perlopiù passa-no sotto silenzio o vengono minimizzati da entrambe le parti perché, soprattutto co-loro che vengono arrestati, sanno di non essere nel giusto

e legittimano essi stessi certe efferatezze anche perché adu-si a certi modi, solitamente e ripetutamente. Insomma la violenza è giustificata da en-trambe le parti come in un teatrino obbligato nel quale è sempre il più forte a vincere. Ma la legge deve essere giusti-ficata se per affermare i prin-cipi della civile convivenza deve usare la forza? Non è più giusto ed equo usare un tratta-mento umanitario verso colui che commette reati? Ci deve essere consentito di mettere comunque in discus-sione l’operato dei rappre-sentanti della legge se questi, nell’espletare le proprie giuste e doverose funzioni, ricorrono a mezzi illeciti e non consenti-ti. E tal è senz’altro l’applica-zione della forza inutile contro un debole, anche se esagitato o

in preda ai fumi dell’alcool o della droga. La legge deve essere uguale per tutti, è scritto in tutti i tri-bunali. E nel caso Aldovrandi questo non è stato. La morte di un uomo, sia essa acciden-tale o colposa, non dev’essere trattata alla stessa stregua di un reato minore e dunque è più che necessario punire i responsabili con una pena esemplare e non mite e mai consentire loro di tornare a lavorare nella pubblica am-ministrazione o ancor peggio permettere che lavorino anco-ra all’interno delle forze di po-lizia. Questo è senza ombra di dubbio un atto quantomeno discutibile. Ha ra-gione il capo della polizia nel condan-nare certi compor-tamenti. L’apparte-

nenza agli organi dello Stato è sicuramente un’aggravante e deve essere considerata per quello che è, senza costituire una diminutio della pena che in questo caso, come in molti altri, è assolutamente inade-guata. Lo dice il buon senso, lo af-ferma con forza l’opinione pubblica, lo ripetono tutti al bar, allo stadio, in spiaggia o al ristorante. Sono chiacchie-re da bar ma non vanno sot-tovalutate perché il comune sentire prima o poi prende il sopravvento e sfocia in feno-meni molto pericolosi e dema-gogici come, purtroppo, si sta verificando in questi ultimi

tempi con l’affermazione di movimenti popolari che, stufi delle sopraffazioni delle caste, poi sfociano nella protesta e nell’assurdo come i “vaffa” di Grillo o le proteste dei forconi o, ancor più clamorosamente, si traducono negli incidenti di Roma in margine alla ma-nifestazione del Movimento per la casa o negli sconcer-tanti fatti che si sono verificati

in concomitanza dell’ultima Coppa Italia. Un rimpallo di responsabilità che non fa bene alla democrazia e alla società civile. Costituisce, poi, di con-certo, il trionfo del qualun-quismo e dell’esasperazione e si potrebbe continuare anco-ra su questa falsariga e dare la stura a sentimenti sempre più esacerbati ma, la storia ce lo insegna, compito di uno statista intelligente, in una re-pubblica democratica e parla-mentare, è soprattutto usare il buon senso e dare alla politica il giusto primato che ormai si è perso in questi ultimi 25 anni. La classe politica deve ritornare ad assumere il ruolo

che ad essa compete perché la politica, la civile discussione democratica, devono tornare ad essere primari nell’affer-mazione di una moderna so-cietà civile. Lo dobbiamo a noi stessi, alle masse, ovverossia al popolo sovrano, vi siamo ob-bligati soprattutto per i nostri figli e per coloro che li segui-ranno, in sintesi per il bene dell’umanità tutta.

Dopo un’ora di esercizi in acqua i “malacarne“ si avviano verso le sezioni gocciolanti e perplessi.

Grazie a Patrizia Maiorca, una piscina nel penitenziario di Augusta “Non ho fatto nulla di speciale, solo realizzare un sogno”

Il cortile è quello dell’accetta-zione come in gergo burocra-tico viene chiamato l’ingresso

del carcere. Di solito c’è il vai e vieni dell’ora d’aria. Oggi c’è in-vece una signora bionda in co-stume con gli occhi azzurri che il mondo ha conosciuto nel vol-to di suo padre Enzo. È Patrizia Maiorca. Al centro del cortile c’è una piscina e nel cornicione grigio in alto il sole produce il riflesso dell’acqua. I detenuti arrivano dalle sezioni con gli asciugamani ed i sandali, si spogliano di camice e magliette mostrando ovviamente un am-pio assortimento di tatuaggi, si avvicinano alla piscina e tocca-no l’acqua perplessi. Tutto era iniziato quando tem-po addietro Patrizia venuta ad assistere ad uno spettacolo ave-va proposto un corso di apnea a secco che la direzione accettò non avendo la minima idea di cosa si trattasse (si trattava, ca-pimmo in seguito, di tecniche di respirazione, controllo, re-

sistenza, pensiero portato altro-ve). “Una finestra sul mare” si chiamò il progetto. Progetto per modo di dire: senza soldi, senza contributi. Solo buona volontà ed immaginazione intorno alla competenza ed al carisma di Pa-trizia. Ed appunto l’immagina-zione portò a pensare che il cor-so potesse proseguire in modo più naturale se non a mare in una piscina.E così i dirigenti della UISP e delle FIAS, già lavorati ai fian-chi da Patrizia quando venne-ro al carcere per la cerimonia finale del corso e colpiti (per-ché tutti quelli che entrano in carcere anche i più bendisposti entrano con una idea ed escono con un’altra) si impegnarono a far avere la piscina e tutto ciò che occorreva. Da quel giorno iniziarono ad arrivare al di-rettore messaggi inconsueti di Patrizia “lunedì arrivano ma-schere e pinne per i detenuti…“. E discussioni su come livellare il fondo della piscina che appe-na veniva riempita si piegava a V. Dottore, appena entrano i detenuti si ribalta, dicevano gli addetti alla manutenzione… Va

bene, sistematela, dice il diret-tore, però chiamiamola vasca che se no mi dicono che ai dete-nuti gli faccio fare pure il bagno in piscina... .Ed ora sono li, gli uomini tatuati e la donna con gli occhi azzurri hanno piantato la scaletta e sono entrati in acqua. Il pavimento

del cortile del carcere, noto ne-gli anni per i rubinetti a secco, si riempie degli schizzi d’acqua. I “malacarne“ (così sono chia-mati in Sicilia quelli che delin-quono) eseguono disciplinata-

mente gli ordini dell’istruttrice. Patrizia dice, citando Euripide, “Il mare lava tutto il male“, sarà vero? Per intanto gli uomini tatuati rispondono ai comandi come agnellini ed escono dopo più di un’ora di disciplina. Allo-ra, che mi dite? chiede il diret-tore radunandoli. Mi pareva di

essere fuori, risponde uno, devo smettere di fumare, dice un al-tro, prima di avviarsi tutti verso le sezioni gocciolanti ed ancora perplessi.Scusa se ti ho bagnato la pol-

trona, dice Patrizia, ancora in costume, al direttore, conge-dandosi dopo essere risaliti in direzione per i commenti. Futti-tinne, le risponde il direttore… Patrizia, poi, rispondendo ad un suo sms in cui lui la ringrazia-va, dice “Non ho fatto niente di speciale, solo sognare e cercare

di realizzare il sogno”. Già, niente di speciale, solo cose normali che succedono nel car-cere di Augusta.

di Antonio Gelardidirettore Casa reclusione AugustaA Cavadonna

arrivano i computers

In arrivo al carcere di Ca-vadonna, se la Direzio-ne darà il via libera, una

ventina di computer ceduti da una scuola media della città. Dopo la gara a donare i libri che continuano ad es-sere raccolti grazie alla sen-sibilità di molti, finalmente i computer che potranno dare ai nostri amici ‘lontani’ la possibilità di avvicinar-si a una tecnologia ritenuta ormai fondamentale nella quotidianità come nel lavo-ro. Un piccolo passo nella conoscenza con l’augurio che possa essere loro utile soprattutto quando torne-ranno tra noi. Dal caso Aldrovandi una riflessione sulla responsabilità dello Stato

Necessaria una pena esemplare per riaffermare principi di civiltàdi F.G.

Anno VI n.11 6 giugno [email protected] LA CIVETTA di Minerva

La soppressione di vari treni e gli innumerevoli disservi-zi che ne derivano, nonché i

ritardi accumulati rispetto agli orari di tabella, determinano gravi disagi per lavoratori e stu-denti pendolari, che usufruisco-no giornalmente dei servizi di RFI S.p.A., per recarsi sul posto di lavoro e nelle scuole della cit-tà di Siracusa.Stiamo parlando della ferrovia Siracusa-Modica, una ferrovia a semplice binario non elettri-ca. Più volte sono state riscon-trate le carenze organizzative strutturali che affliggono la Divisione Trasporto Regionale in Sicilia, ma la Società, invece di affrontare le problematiche con uno spirito costruttivo fi-nalizzato al rispetto del CCNL e alle corrette Relazioni Indu-striali, ricorre allo strumento delle soppressioni dei treni sca-ricando i disagi sull’utenza, non essendo legata a nessun vincolo contrattuale con la Regione che la possa obbligare a rispondere delle proprie azioni in termini di penali per i disservizi creati. La ferrovia è ormai l’emblema consolidato della vergogna di questa classe politica siciliana. Siracusana in particolare. Una classe politica autoreferenziale, preoccupata soltanto della pro-pria sopravvivenza, del proprio attaccamento alle poltrone dei singoli e nulla più. E inoltre,

cosa ancor più grave, tace an-che il sindacato. Molte le lettere di reclamo mandate a quest’ul-timo, ma non ne è derivata al-cuna risposta. Sembra invece che la vera risposta siano i tagli, continui e inevitabili, che Treni-talia continua a effettuare. Il po-tenziamento delle tratte interne è necessario per incentivare il turismo e agevolare i pendolari. Assolutamente improrogabile è il ripristino della fermata di Fontane Bianche, almeno tra giugno e settembre, periodo di “risveglio” per questo centro balneare. Già dall’anno scorso era prevista tale fermata, ma non è mai stata rispettata. Per quest’anno la sosta a Fontane Bianche è prevista dall’8 giugno al 13 settembre. Speriamo che le Ferrovie dello Stato rispetteran-no il tutto, favorendo l’afflusso di passeggeri anche in questa stazione, ormai inutilizzata da anni.

È altrettanto improrogabile il ri-pristino delle corse da Siracusa a Noto anche solo la domenica, giorno di massima affluenza di turisti che nel fine settimana spesso non sanno come muo-versi per raggiungere i paesi del-la provincia. Esisterebbe inoltre la possibilità di sostare in altre due stazioni: S. Teresa Longari-ni e Cassibile. Due stazioni qua-si dimenticate, ridotte in rovina e declassate nel 2002 a “posti di movimento”. Un tempo frut-tuosi scali mercantili e riferi-mento per la gente del luogo, vengono ormai utilizzate solo per la corrispondenza dei treni.I pendolari che giornalmente viaggiano in treno compren-dono le utenze più varie. La maggior parte è composta da studenti frequentanti gli istituti tecnici e professionali di Siracu-sa (Nautico, Alberghiero, Indu-striale Enrico Fermi) e licei; una buona parte è invece composta

da lavoratori della pubblica amministrazione (personale docente, personale A.T.A.), del settore sanitario (ASL di Siracu-sa) e pubblici ufficiali (finanza, polizia, capitaneria di porto).Giornalmente il disagio mag-giormente riscontrato sta nella mancanza di posti a disposizio-ne per i viaggiatori, soprattutto di coloro in salita dalla stazione di Avola. Ciò è dovuto alle ri-dotte dimensioni di ogni “tre-no”, poiché altro non è che una semplice littorina di 68 posti a sedere. Dato l’elevato numero di viaggiatori, circa un’ottantina, ogni giorno decine di persone rimangono in piedi per tutta la durata del viaggio. Basterebbe un semplice vagone in più per eliminare tale problema, ma purtroppo la pubblica ammi-nistrazione non ha fatto sapere nulla a riguardo.

T r o p p o spesso i treni ven-gono sop-pressi. In particolar modo i treni 12835

e 12837, per Siracusa, che arri-vano rispettivamente alle 7:15 e alle 7:55, sono quelli che creano maggiori difficoltà dato che vi si concentra la maggior parte delle persone che vanno a scuola o al lavoro. In media tali treni solo una volta su cinque arrivano perfettamente in orario. Ma se vengono soppressi, le Ferrovie dello Stato intervengono? Ini-ziamo col dire che nella mag-gior parte dei casi, facendo ri-ferimento alla stazione di Noto, la soppressione delle corse non viene per niente annunciata; ciò implica che i singoli pas-seggeri rimangano in attesa per minuti e minuti aspettando il treno, senza essere a conoscen-za delle reali condizioni della situazione. Quando finalmente

qualcuno che ne viene a cono-scenza informa tutti i passeggeri in stazione, le soluzioni sono tre: ritornare a casa saltando il lavoro, prendere il treno succes-sivo o fare rife-rimento ad altri mezzi pubblici quali pullman, non sempre di-

sponibili in tali fasce orarie (la fermata pullman si trova da una parte diametralmente opposta alla stazione ferroviaria). Oltre alla soppressione e alla mancanza di posti dei treni, al-tri incidenti si verificano duran-te il viaggio; sempre più spesso

queste locomotrici Aln688, tra le più vecchie d’Italia, si guasta-no nel bel mezzo di una corsa, provocando notevoli ritardi. A volte è addirittura necessario ricorrere a rimorchiatori; infatti i treni rimangono bloccati nei binari impedendo ad altri treni di transitare. Tutto ciò è dovuto da un lato alla mancanza di per-sonale addetto alla manutenzio-ne delle locomotrici, dall’altro all’indifferenza di Trenitalia e dello Stato a far fronte a questa situazione disastrosa che rende vergognosa questa nostra Sici-lia. Ecco un esempio sulla situazio-ne che ogni giorno incombe sui viaggiatori. Siracusa. La parten-za del treno regionale 8592 delle ore 17:37 per Modica è segnata nella tabella orari, ove si legge che il treno si trova al binario 3 piazzale ovest. Vi si recano così alcuni turisti. Dopo un po’ si scorge un treno in arrivo al bi-nario due, ma di quello del bi-nario 3 ovest neanche la traccia. Ad un certo punto l’altoparlante annuncia che “il treno regionale 8592 per Modica è in partenza dal binario 2”. I turisti sono a stento arrivati a prendere il tre-no lamentandosi col macchini-sta di questo inconveniente. C’è comunque da dire che il treno è partito alle 17:41, quindi con 4 minuti di ritardo. Intanto nel binario uno si vede arrivare il treno Intercity da Roma Termi-ni con 20 abbondanti minuti di ritardo. Niente però è segnato nel tabellone.

ATTUALITÀ

di Gabriele FalesiStudente pendolare

I liceo scientifico Corbino

“Nella zona sud della provincia la rete ferroviaria attende da troppo tempo di essere elettrificata”

Tabelloni infingardi e le corse su e giù insieme ai turisti alla caotica ricerca del binario di partenza

Angelo Cifali (Filt Cgil): “I mezzi AST sono vecchi e il personale è al minimo Altro che Europa! In Sicilia meno soldi, meno corse e dunque meno servizi”

“Dimenticate” le soste a Fontane Bianche, Cassibile, per Noto almeno la domenicaPendolari pigiati sulle littorine pregando che non si guastino lungo il tragitto

di Concetta La Leggia

Che la Regione siciliana sia tra quelle che investo-no meno per il trasporto

pubblico locale, ledendo il dirit-to alla mobilità dei cittadini e la qualità dei servizi offerti non è una novità, come ormai da tem-po è richiesta forte e chiara da parte delle forze sindacali che si vari il Piano regionale dei tra-sporti per una integrazione tra il trasporto ferroviario e quello su gomma e l’individuazione

di risorse aggiuntive per am-

modernare anche i mezzi circo-lanti. Invece la Regione stanzia sempre meno fondi spingendo sempre più il sistema traspor-ti al collasso. Gomma, ferro, mare e cielo: tutti in difficoltà. E così arrivano tardi gli stipendi dei lavoratori e si razionalizza tagliando corse e posti di lavoro. Tanto per non cambiare scelte e decisioni l’Ast, Azienda Sicilia-na Trasporti, deve ancora rice-vere 10 milioni di euro dal tra-sferimento regionale per il 2014. Certo il trasporto ha un costo alto sull’Isola ma forse 384 con-cessioni regionali sui trasporti sono un po’ troppe e una seria programmazione con interventi di razionalizzazione e di regola-zione sarebbero necessari. Vi è poi l’altro problema, quello che nessuno vuole mai affron-tare: l’inefficienza del sistema di trasporti pubblici nasce an-che dall’abitudine tutta sicilia-na di ricorrere all’automobile. Dunque un doppio problema: da un lato la scarsa cultura alla mobilità pubblica, dall’altro una forte disattenzione del Comune su sosta, mobilità pedonale e ciclabile, parcheggi e fermate,

rivisitazione dei percorsi, mi-glioramento dell’accesso alle fermate pubbliche, linee radiali di collegamento fra il centro della città e le zone periferiche. E noi cittadini stiamo lì, silen-ziosi, senza obiettare. Una situazione che prima o poi esploderà tant’è che proprio in questi giorni le manifestazio-ni e le mobilitazioni sindacali procedono: i lavoratori del ser-vizio pubblico su gomma non hanno ancora percepito gli sti-pendi di aprile e maggio 2014 con notevoli difficoltà che si riversano sulle famiglie, senza disponibilità economica l’azien-da siciliana trasporti non riesce a procedere né al pagamento dell’assicurazione dei mezzi né alla manutenzione del parco auto, mancano ancora 10 milio-ni al budget 2014 dell’Ast senza i quali non si potrà procedere alla sua liquidazione e ovvia-mente l’esito lo pagano utenti e lavoratori. “La domanda che è indispen-sabile porsi per capire quanto accade nella nostra terra e in provincia – ci spiega Angelo Cifali, segretario generale della

Filt Cgil di Siracusa - è quale futuro si sta riservando all’Ast e qual è il futuro del trasporto in Sicilia nel suo complesso. I mezzi sono vecchi e il personale è al minimo; se vogliamo che i servizi funzionino bisognereb-be muoversi quanto meno sulle direttive europee. Invece nella nostra realtà si opera in antitesi: meno soldi, meno corse e dun-que meno servizi e chi ne paga le conseguenze è sempre il cittadi-no e l’utente. Vi è l’esigenza che ci si sieda attorno ad un tavolo e si cominci realmente a discutere di Piano urbano dei trasporti. I sindacati in modo unitario stanno chiedendo a gran voce e da tempo la convocazione di un tavolo regionale per fare il punto della situazione e capire come migliorare i servizi, man-tenere l’occupazione ed un ser-vizio qualitativamente valido. Inoltre vi sono 384 concessioni regionali sui trasporti che dalla Regione andrebbero verificate e sarebbe inoltre indispensabile una razionalizzazione capace di coprire tutte le tratte, senza vuoti nel servizio e decidendo come e dove integrare e che tipo

di trasporto usare. Bisogna col-mare le carenze partendo anche da quelle relative a una non ade-guata politica degli orari”. Anche la situazione delle fer-rovie locali lascia l’amaro in bocca: un treno giornaliero per Milano e due su Roma, spes-so vuoti, rete non elettrificata a sud con pendolari in piedi e numerose corse saltate. E Tre-nitalia tace. “I treni sono vuo-ti – aggiunge Cifali - perché è scadente il servizio, i tempi di percorrenza inaccettabili e i costi alti. Dovrebbero essere potenziate le linee per i pendo-lari che vi sono tra Catania e Messina e nella zona sud della nostra provincia la cui rete at-tende tra troppo tempo ormai di essere elettrificata. Tanto per essere chiari, anche la sbandie-rata fermata a Fontane Bianche partirà con le frequenze che at-tualmente ci sono: sarà lo stesso treno che va verso Avola-Noto a sostare nell’area in questione. Non è però prevista la corsa né di domenica né nei festivi”. E a che serve visto che i turisti e i cittadini sono più liberi e si muovono proprio quando il tre-

no non c’è? E poi come si arriva in spiaggia? Percorrendo a piedi un bel po’ di strada, 2 km, visto che non è previsto alcun colle-gamento con bus o altro! Ma le fermate non devono essere fun-zionali alle istanze del cittadino e dell’utente? O l’obiettivo è solo dire c’è una fermata in più? E che dire del mare? I lettori ricorderanno la TT Line che of-friva il servizio Napoli –Augu-sta e viceversa. Ebbene non c’è più. Poca richiesta. “ Anche in questo campo sarebbe utile una rivisitazione complessiva – con-clude il segretario provinciale Filt Cgil - che parta dalla consa-pevolezza che le tre realtà di Si-racusa, Catania e Ragusa hanno interessi comuni, rappresenta-no gran parte dell’economia di quest’Isola ed hanno l’esigenza di avere un’unica autorità por-tuale con un unico e razionale pensiero di sviluppo che veda anche il porto di Augusta, che ha vissuto finora solo di prodot-ti petroliferi, protagonista as-sieme agli altri. Forse è arrivato il momento di imparare a fare squadra”. E per i cittadini-utenti ad avere servizi più dignitosi.

Anno VI n.11 - 6 giugno [email protected] 9LA CIVETTA di MinervaATTUALITÀ

Per realizzare ecosistemi le specie, nel processo evo-lutivo, hanno selezionato

sfavorevolmente i forti com-petitori esclusivi e preferito le popolazioni dotate di elevate capacità di condivisione delle risorse. La strategia vincente in biologia, ma è così anche in eco-nomia, è quella dell’equilibrio dinamico poiché abbassando il coefficiente di competizione, mettendo insieme ed ottimiz-zando le risorse, si può arrivare ad ottenere sinergie di sistema. E’ stato recentemente pubbli-cato sulla prestigiosa rivista “Science” un esperimento che consiste nel creare catene di collegamento tra persone. Una persona gira un’email che aveva ricevuto da un amico che vo-leva fare arrivare l’email ad un matematico dell’Università di Cornell (USA). La persona non conosceva il professore, ma ha girato l’email ad un universita-rio. L’universitario è in contatto col suo professore che conosce-va un altro professore dell’Uni-versità di Cornell che si è messo in contatto col matematico. Il risultato di un altro espe-rimento ideato dal sociologo Duncan Watts pubblicato su “Nature” al quale hanno par-tecipato 61.166 persone di 166 paesi dimostra che per colle-gare due persone scelte a caso bastano sei passaggi. Lo psi-cologo Stanley Milgram aveva

fatto un esperimento analogo con 97 lettere spedite da Kansas e dirette a Boston e con grande sorpresa aveva scoperto che le conoscenze umane costituisco-no una struttura con solo sei gradi di separazione.Quindi su questo pianeta solo sei individui separano qualun-que altro individuo dal Presi-dente degli USA o da un gondo-liere di Venezia. La spiegazione scientifica è questa: ognuno di noi conosce in media 50 perso-ne, questo significa che siamo collegati a 2500 persone con solo due gradi di separazione, a 123.000 di tre, a 6.250.000 di quattro, a 312.500.000 da cin-que, a 15 miliardi e 625 milioni da sei gradi. Ciò spiega anche la strabiliante diffusione di inter-net in pochi anni.Mark Buchanan ha pubblicato il libro “Nexus” sulla rivoluzio-naria teoria delle reti (sottotito-lo: perché la natura, la società, l’economia, la comunicazione agiscono e/ o funzionano allo stesso modo). Le leggi e gli schemi sono simili: le mole-cole delle cellule, i neuroni del cervello, le centraline delle reti elettriche, i ripetitori dei cellu-lari, gli organismi delle catene alimentari degli ecosistemi, i nodi di internet. Vi sono nessi anche tra econo-mia ed ecologia e sono governa-te dalle stesse leggi. Fin dal 1897 Vilfredo Pareto, un ingegnere italiano, scoprì che il modello della distribuzione della ric-chezza era simile alle leggi della chimica e della termodinamica.

In economia vi è la curva dei ricchi: al raddoppio della cifra, il numero di individui posses-sori di quella certa cifra dimi-nuisce di un fattore costante e vi è anche il “Principio dell’80-20” cioè il modello fa capire come la maggior parte della ric-chezza si accumula nelle tasche di pochi. Negli USA il 20% del-la popolazione possiede l’80% delle ricchezze; così in Messico, GB, Russia, Europa occidentale, ecc.; ma la concentrazione della

ricchezza nelle mani di pochi oltre che creare diseguaglianze insopportabili, problemi di or-dine pubblico ed aumento della criminalità, comporta diseco-nomie e perdita complessiva di sistema. L’economia, come si sa, ha come scopo lo studio del rapporto ottimale tra i beni li-mitati in natura ed i fini cui tali beni sono destinabili, l’ecologia studia il rapporto dinamico tra le risorse disponibili e gli orga-nismi viventi nella biosfera. L’ecologia si è sviluppata nel ventesimo secolo e serve per capire il meccanismo con cui

agisce la selezione naturale nel-la biosfera, per comprendere i motivi del successo o dell’in-successo delle varie forme di vita nel popolare il Pianeta. La scoperta più importante di questa scienza sperimentale è che ha successo o insuccesso non un individuo, ma una po-polazione che adatta le sue esi-genze alle risorse disponibili e che minimizza la competizione nel loro uso sia all’interno della stesso popolo, sia con altre po-

polazioni. I Fenici e i Maya, gli Azte-chi e gli Assiro-ba-bilonesi, gli abi-tanti dell’Isola di Pasqua e gli Anasazi sono popoli scomparsi. Molti altri popoli prima erano potentissimi: egizi, greci, roma-ni, ottomani avevano costituito imperi (Jared Diamonds nel suo “Collapse – come le società scelgono di morire o vivere”, ha analizzato perfettamente i motivi per cui sono scomparsi alcuni popoli). Quindi hanno più fitness (sa-lute, ben-essere) ed efficienza

ecologica (rapporto costi – ri-sultati e/o costi-opportunità), cioè il migliore rapporto tra l’ammontare dell’energia utiliz-zata e la sua quantità disponibi-le, non gli individui ma le specie che interagiscono in maniera da utilizzare il flusso di ener-gia con efficienza cooperativa e non con esclusione compe-titiva. Il modello individuali-sta in economia è un assurdo ecologico, non compatibile con il permanere della vita sulla Terra, inclusa la vita umana. Se consideriamo i parametri più importanti e più utili per va-lutare sia i sistemi e le aziende economiche, sia gli ecosistemi e le popolazioni viventi in natura,

chi resiste e chi perde nella sele-zione naturale? Risulta vincente la popolazione che, nella fase di ampia disponibi-lità di risorse, fa nascere e cresce-re velocemente molti figli e nella fase di risorse li-

mitate sa utilizzare in maniera differenziata e più efficiente le risorse. In quest’ultimo caso risultano vincenti gli individui meno esigenti e più adattabili al mutare delle condizioni am-bientali. La prima strategia nel-la popolazione umana è adot-tata da coloro che vivono nei paesi poveri: facendo molti figli, dotati di diversità genetica, que-sti invadono i paesi sviluppati dove allora viene adottata una

diversa strategia specializzan-do con la formazione tecnologi-ca i figli, pochi e geneticamente più uniformi. Con l’aumento dei flussi migratori da una parte e con la disoccupazione dall’al-tra, la strategia vincente è di chi utilizza un mantenimento parsimonioso della nicchia di risorse del territorio. Vi è una strategia delle specie che le fa moltiplicare e riempire velocemente un territorio con risorse disponibili e scarsamen-te o per niente utilizzate da al-tre specie e come per le specie, anche i popoli si adattano a fare i lavori non cercati dagli altri e ciò avviene per gli emigranti Ma queste specie e questi popoli non hanno capacità di compe-tere con le specie e le culture più specializzate nell’uso delle ri-sorse e diventano emarginati in quartieri disabitati ed occupati in ruoli abbandonati. Le specie con strategia dell’equilibrio tol-lerano gli stress e riescono a far permanere e a condividere una nicchia di risorse abbassando la competizione ed aumentando la condivisione delle nicchie tra le specie, diversificando modi, tempi e spazi per utilizzare la stessa risorsa.Questo tipo di strategia origi-na gli ecosistemi relativamente stabili e durevoli come quelli che formano i paesaggi a noi familiari (boschi, macchie, praterie, ecc…); per i popoli ciò avviene nei territori a culture miste, multietniche e multire-ligiose.

di Paolo Pantano

di Concetta La Leggia

La natura, la società, l’economia, la comunicazione agiscono e/o funzionano allo stesso modoNella nostra era solo 6 individui separano chiunque dal presidente USA o da un gondoliere di Venezia. Si fa sistema creando nessi, reti e sinergie

Carlo Nocita: “Questo luogo è il punto più a sud d’Europa e si trova sulla placca africana”

“Col radiotelescopio di Noto, insieme alle altre antenne distribuite nel mondoriusciamo a captare e studiare il rumore di fondo dell’universo primordiale”

Preziosi gioielli di cultura presenti sul nostro terri-torio, strumenti di sapere

spesso trascurati da noi stessi siracusani troppo intenti a cer-care altrove ciò che abbiamo in casa. Tra questi spicca Noto, punta di diamante dell’Istituto di radioastronomia, con sede principale a Bologna. “Il nostro radiotelescopio - spiega Carlo Nocita tecnico ed Rsu dell’Inaf di Noto - lavora in sintonia con l’antenna gemel-la della stazione di Medicina (Bo) e, insieme al Radio Tele-scopio di Cagliari (65 metri di diametro) costituisce un polo di ricerca di eccellenza a livel-lo internazionale. Medicina ha poi un altro radiotelescopio, la Croce del Nord, un insieme di antenne ad arco di parabola usato quasi esclusivamente per lo studio delle pulsar. Il nostro Istituto di radioastronomia è parte integrante dell’INAF, l’I-stituto Nazionale di Astrofisica che è anche il principale Ente di Ricerca italiano per lo studio

dell’Universo. Un’antenna, la nostra, che è utilizzata da stu-diosi italiani e di tutto il mon-do che hanno come obiettivo la ricerca nello spazio astrofisico. 2L’antenna della stazione di Noto utilizza e lavora con una

tecnica nota come VLBI (Very Long Baseline Interferometry) ed è collegata ad altre antenne simili, ubicate in tutta Europa e nel mondo. Alta circa 37 metri e con un diametro di 32 metri l’antenna parabolica ci consente di studiare i fenomeni astrofi-sici nel campo delle onde radio

che sono una parte dello spettro delle onde elettromagnetiche. Il nostro lavoro consiste nel regi-strare i segnali elettromagnetici che provengono da stelle, galas-sie, buchi neri, pulsar, elaborarli e trasformare i dati in fotografie a vari colori (i livelli di energia vengono associati a determinati colori: più è forte il segnale più la colorazione è viva) che con-sentono, attraverso lo studio di tutte le parti che compongono lo spettro elettromagnetico, di capire come si evolve una spe-cifica sorgente. Le immagini dunque, a differenza dei tradi-zionali telescopi, sono rilevate attraverso l’analisi delle onde elettromagnetiche emesse dai corpi celesti”. Non è facile seguire il ragiona-mento del nostro esperto tecni-co ma si legge in lui la passione che contraddistingue il suo la-voro. “Operiamo come antenna singola per i progetti dei ricerca-tori italiani e stranieri ma spes-so in concomitanza ad altre an-tenne distribuite per il mondo: Russia, Olanda, Gran Bretagna, Spagna, Cina, Australia, Sud Africa. Tutti, contemporanea-mente, osserviamo in determi-

nati periodi, il segnale che pro-viene dalla stessa sorgente. Con le nostre osservazioni riuscia-mo a simulare un radiotelesco-pio grande quanto tutta la Terra (a volte anche di più quando la nostra collaborazione si estende al radiotelescopio russo in orbi-ta) con una eccezionale risolu-zione”. Più grande è il radiotele-scopio, più si può individuare la struttura della sorgente. “I dati vengono poi puliti dalle interferenze e convogliati in un correlatore che analizza gli esiti provenienti da tutte le antenne. “Riusciamo a sentire e studiare – aggiunge Nocita - sino all’o-rigine dell’Universo: 14,5 mi-liardi di anni perché captiamo il rumore di fondo dell’universo primordiale” All’interno del radiotelescopio di Noto lavorano 12 persone: 2 tecnologi, un ricercatore-astro-nomo, 7 tecnici e 2 ammini-strativi e l’antenna è attiva da 26 anni. Ma perché proprio Noto e quale motivazione ha spinto l’ubica-zione nel comune? “Noto è im-portante per un duplice motivo – aggiunge il tecnico – E’ il pun-to più a sud d’Europa e si trova

sulla placca continentale afri-cana. I nostri studi, attraverso osservazioni astronomiche, ci consentono di determinare an-che lo spostamento della crosta terrestre e delle placche conti-nentali (geodinamica). Dati sui quali si sta studiando e che nel futuro torneranno utili per cer-care di capire come prevenire i terremoti. Più antenne guarda-no alla stessa sorgente e dalla differenza (frazione di secondo) che intercorre quando il segnale arriva ad esse si riesce a determi-nare lo spostamento della crosta terrestre (5 millimetri l’anno). Essendo poi il punto più a sud d’Europa per l’osservazione astronomica garantiamo una copertura più ampia. Più a sud di Noto vi è solo un’antenna in Sud Africa”. Purtroppo negli ultimi anni, come tutta la P.A. anche l’Inaf ha risentito di tagli ai fondi con notevoli difficoltà per lo sviluppo di nuove tecno-logie e cerca di reperire risorse attraverso collaborazioni scien-tifiche con altri Paesi. Così la penuria di soldi sta attualmente impedendo all’Italia di parteci-pare al progetto internazionale Twins Antennas già partito in

Germania e pronto in Olanda. Due piccole antenne di 12 metri di diametro piazzate per studia-re il campo della geodinamica, funzionano 24 ore su 24, 365 giorni l’anno. E visto che l’Italia è a forte rischio sismico sarebbe una bella idea aiutare gli esperti del settore! Attualmente si rea-lizzano osservazioni geodina-miche 2 o 3 volte al mese mentre in quel modo si fruirebbe di dati continui. “Attualmente stia-mo lavorando su  SKA  (Square Kilometer Array), - conclude la Rsu dell’Inaf - ambizioso progetto radioastronomico, at-tualmente in fase di studio. Io con altri colleghi italiani siamo parte integrante del team ita-liano che si sta occupando del più grande insieme di antenne e radiotelescopi mondiale e che si realizzerà in Sud Africa ed Australia. Migliaia di antenne e circa 3 mila km di suolo costitu-iranno la più grande rete locale di radiotelescopi del mondo. E il mio team sta studiando la pa-rametrizzazione dei sistemi di controllo delle antenne”. Una bella responsabilità ma anche un onore per un gioiello tutto siciliano.

Anno VI n.11 6 giugno [email protected] LA CIVETTA di Minerva ATTUALITÀ

Perché Floridia e Solarino dovrebbero confluire nella società mista verso cui Siracusa spinge?

Piovono inviti ai sindaci affinché saltino su scialuppe di salvataggio abbandonando la volontà di pilotare il servizio idrico comunale

di Concetto Rossitto

Che i Comuni non siano in condizioni di grande prosperità è noto a tutti.

Che siano imbrigliati dal patto di stabilità e posti in condizio-ni di sopravvivere, rimanendo sulla linea di galleggiamento, è vero; ma i loro sindaci non do-vrebbero essere indotti a rifug-gire dalle loro responsabilità o ad abbandonare le loro navi, bensì incoraggiati ad affrontare le difficoltà e a superarle. Non ci sembra che stia accadendo esattamente questo: si moltipli-cano invece gli inviti a lasciare i servizi idrici a privati o ad una società mista. Secondo un servizio giornalisti-co apparso sulla stampa quoti-diana, il Commissario Ortello nell’ultima riunione coi sindaci, martedì scorso, avrebbe «af-frontato la questione riguardan-te la spesa per la fornitura elet-trica, che raggiunge somme che nessun Comune può sostenere». Egli, inoltre, avrebbe «proposto una sorta di panoramica sui costi di gestione del servizio idrico: un quadro generale che è servito a mettere ancor più in luce la quasi impossibilità per i Comuni di gestire in proprio, e da soli, gli impianti. E ancor più di assorbire il personale. E anche di riuscire a dare lavoro alle imprese dell’indotto». Lo sbocco quasi obbligato di questa situazione sarebbe l’affidamen-to ad altra società privata o la costituzione di una società mi-sta con il 40% di azioni in mani private e il 60% in possesso dei Comuni. E poiché alcuni Co-

muni (come Noto, che può con-tare ancora sull’Aspecon) non hanno intenzione di confluire in un calderone unico, certi si-gnori si accontenterebbero di costituire una sorta di SOGEAS allargata, almeno, a Floridia e a Solarino. La motivazione di tale ampliamento viene trovata nel fatto che i due Comuni dell’en-troterra utilizzano il depuratore consortile vicino al cimitero. Noi troviamo del tutto insuffi-ciente e per nulla convincente tale motivazione: già prima che si insediasse SAI8, Floridia e So-larino utilizzavano il depurato-re, senza per questo far parte di SOGEAS. Cosa vieta di pensare che quanto sarà pagato in bol-letta dai floridiani e dai solari-nesi possa essere integralmente riversato al Servizio Idrico del Comune di Siracusa? I cittadi-ni dei tre Comuni potrebbero pagare la stessa tariffa di depu-razione, usufruendo del depu-ratore consortile, pur mante-nendo gestioni distinte. Perché Floridia e Solarino dovrebbero confluire nella stessa società mista verso la quale i siracusani sembrerebbero orientarsi? La legge regionale in itinere pre-vede un solo ambito regionale e tanti sub-ambiti territoriali, non certo di dimensioni provin-ciali o necessariamente estese.

L’obiettivo dei cittadini e dei sindaci è quello di puntare su strutture organizzative non

pesanti e semplici da gesti-re e da controllare. La recente esperienza della fallimentare (in tutti i sensi) gestione priva-ta ha ampiamente dimostrato quanto sia difficile monitorare una struttura di cui neanche gli stessi manager sembravano ave-re un reale controllo. Qualcuno poi vorrebbe addirittura che della nuova struttura entrasse-ro a far parte le ditte private coi loro duecento dipendenti circa. Per salvare, si dice, il lavoro di tutti. Altro che salvataggio! Sa-rebbe un modo per mandare incontro ad un naufragio sicuro una imbarcazione decisamente sovraccarica. Noi riteniamo che per le ditte dell’indotto ci sia solo la pos-sibilità dell’inserimento in un albo dei fornitori di servizi idri-ci, dal quale i Comuni potranno attingere per lavori vari, a tur-no, anche per comparare prezzi e prestazioni. E, oltretutto, tali ditte operavano sicuramente in modo saltuario ed a turno per SAI8. Abbiamo appreso tutti che quella ditta fallita privile-giava il rapporto con alcune imprese (che pagava subito) la-sciando le briciole alle ditte lo-cali, spesso pagate in ritardo e, infine, lasciate con consistenti crediti pendenti. Quell’idea di farle confluire in una sorta di

bad company (predestinata al fallimento sicuro) non ci sem-bra affatto geniale, a meno che

qualcuno non stia meditando di avviare al naufragio l’esperien-za prossima ventura di servizio idrico, pensando già, sin da ora, ad un affidamento da varare più in là. Che al varo di una carretta del mare, che imbarchi tutti gli ex dipendenti SAI8, si mostrino favorevoli i sindacati, incuranti della sorte di tale avventura, ci sembra del tutto incompren-sibile. La soluzione di una co-operativa di servizi idrici a cui potrebbero essere esternalizzati lavori (per 80/85 unità dal Co-mune di Siracusa, per 8 persone dal Comune di Priolo, da quan-to avrebbe dichiarato il sindaco, e, in misura minore e varia, da altri Comuni) ci sembra essere, sino a questo momento, l’idea migliore e quella più facilmente realizzabile. Quanto alle diffi-coltà, bisogna aiutare i sindaci ad affrontarle ed a superarle. Invece si sostiene che essi non sarebbero in grado di pagare le spese per le forniture elettri-che, divenute insostenibili. E si spiega che la tariffazione attuale sarebbe ampiamente superiore all’ordinaria perché la società elettrica (nei confronti della quale SAI8 ha lasciato un debito di 15 milioni) avrebbe applicato una tariffa di “salvaguardia” che comporta una maggiorazione annua di circa 500mila euro. Ma allora perché non dovrebbe-ro i sindaci (sicuramente più af-fidabili dei signori di SAI8) po-ter ottenere una tariffa normale e, magari, il beneficio di una di-lazione del pagamento delle forniture dei pri-mi due mesi, al fine di poter attingere dai pro-venti delle prime riscossioni? I

sindaci (affidabili, irreprensibili e stimabili) non sono certo mo-rosi in relazione al pagamento dell’energia fornita alle utenze comunali. L’ENEL non pre-tenderà certo da essi la tariffa che ha imposto alla gestione uscente, poi fallita. E questo sarebbe un modo migliore per affrontare il problema: invece si rappresenta l’onere della tariffa maggiorata “di salvaguardia” per indurre i sindaci a liberarsi dell’impiccio del servizio idri-co, delegandolo ad una società privata o mista. Ci sembra di sentire, da più fonti, inviti rivolti ai sindaci affinché si af-frettino a saltare su scialuppe di salvataggio, abbandonando precocemente la volontà di pi-lotare un servizio idrico co-munale che tutti aspettiamo da tempo. Quasi tutti. Alcuni tifano per soluzioni diverse. E sono (o si dicono) convinti che i Comu-ni da soli non possano gestire il servizio. Questa corbelleria l’abbiamo già sentita. Ma non diventerà più convincente solo per il fatto di essere ripetu-ta come un mantra: i privati metterebbero in gioco le loro risorse per beneficenza? O non piuttosto per ricavarne un uti-le! E allora sarà meglio che i Comuni si diano da fare per respingere ogni caritatevole intromissione di sedicenti soccorritori. Si applichi il principio di scaricare tutti i costi in

bolletta (e sulle tasche dei cit-tadini): ma solo i costi. Non si lasci a nessun privato

il pri-vilegio d i

frapporsi tra le no-stre fonti idriche e le

nostre case, per ser-virci la nostra acqua: abbiamo già toccato con mano quello che accade. E la magi-stratura sta indagan-do su sversamenti nel mare del porto, probabilmente ad opera di chi aveva in gestione il depuratore e percepiva le tariffe per il trattamento dei reflui. L’esperienza del recente passato ci è bastata. Nel fu-turo ci sarà spazio solo per la gestione pubblica: efficien-te e trasparente. Senza lucro per

benefattori pri-vati &c.CITTADINI SINDACI

organizzativeSEMPLICI e facili da CONTROLLARE

e dei

Quello di puntare

obiettivo

SU STRUTTUREL’è

Una scelta condivisa dall’intera redazione, anche se le normative presentano numerose lacune

In ottemperanza al nuovo Regolamento europeo sul “diritto all’oblio”La Civetta ha cancellato tutti i numeri d’archivio dal proprio sito internet

In ottemperanza ai contenuti del Regolamento generale sul-la protezione dei dati persona-

li approvato dal Parlamento eu-ropeo il 12 marzo di quest’anno, immediatamente applicabile negli Stati membri senza ne-cessità di recepimento nazio-nale - regolamento che supera le precedenti leggi nazionali sul diritto all’oblio e impone la can-cellazione di dati personali e la rinuncia all’ulteriore diffusione - “La Civetta” ha depennato dal proprio sito www.lacivettapress.it l’intero archivio, conservan-dolo solo per consultazioni in-terne alla redazione, garanten-done tuttavia l’accesso a quanti, studiosi e ricercatori, con do-manda formale, ne chiedano la visione. Una grande scelta di

civiltà, condivisa dall’intera re-dazione, riunita appositamente per decidere in merito.In Italia, finora, il Codice della Privacy era normato dal Decre-to legislativo del 30 giugno 2003 n. 196, che, all’art. 8, prevedeva una esplicita richiesta della par-te interessata per “la cancella-zione, la trasformazione in for-ma anonima o il blocco dei dati trattati in violazione di leggi, compresi quelli di cui non è ne-cessaria la conservazione in re-lazione agli scopi per i quali per i quali i dati sono stati raccolti e successivamente trattati”. C‘e-rano, però, dei limiti all’accogli-mento di tale formale richiesta, condensati del secondo comma dell’art. 8.Il Comitato di redazione, acco-gliendo la ratio della normativa europea, che sancisce il diritto di qualunque cittadino all’oblio di accadimenti del passato che

– concluse quelle vicende – si trovano in permanenza citati

nei diversi siti o nei network con nocumento per la loro vita so-ciale e/o lavorativa, ha ritenuto di non fare distinzione tra chi presenta un’istanza formale e chi, magari ignaro, non chiede nulla. Ciò, a maggior ragione, vale per i cosiddetti giornali di

investigazione, com’è La Civet-ta, che nel corso della sua bre-

ve storia ha condotto decine di inchieste su vari problemi del territorio, citando – all’interno degli articoli – dati sensibili sui personaggi della politica, dell’e-conomia, delle professioni.Certo, sia la normativa italia-na del 2003 che quella europea

del marzo scorso presentano lacune evidenti, poiché non ten-

gono nel dovuto conto i diritti dell’opinione pubblica ad essere informati, anche a distanza di mesi, su fatti che hanno costitu-ito autentici scandali. Né è chia-ro, dopo questo Decreto, quan-to tempo un’inchiesta potrà rimanere visibile ai lettori, né se

durante la fase processuale, ove essa ci sia, l’inchiesta con i dati personali potrà essere accessibi-le. Siamo convinti che le ecce-zioni sollevate da alcuni giuristi ma anche da alcuni giornali (Il Fatto Quotidiano, Libero ecc.) si tradurranno in successive inte-grazioni. Per il momento, intanto, la can-cellazione alla fruizione pub-blica dell’intero archivio della Civetta va oltre il dettato della 196 italiana e del Regolamento europeo. Del resto, sarebbe im-possibile a un piccolo giornale come il nostro – formato quasi esclusivamente da dopolavoristi (presidi, insegnanti, impiegati, professionisti autonomi) – in-tervenire nei singoli numeri e nei singoli articoli in pdf per trasporre in forma anonima dati pubblicati in evidenza. Non ne abbiamo il tempo, né la com-petenza.

di Franco Oddo

Anno VI n.11 - 6 giugno [email protected] 11LA CIVETTA di MinervaSERVIZIO IDRICO

SAI8 aveva fatto ricorso contro Comune e ATO per violazione degli obblighi derivanti dal contratto 2008 (sic!)

Il Tar di Catania statuisce la legittimità del servizio idrico di Rosolinidifendendo la potestà legislativa esclusiva della Regione siciliana

È giunto a sentenza il ricorso n. 605 del 2013, proposto da Sai 8 contro il Comune

di Rosolini e il Consorzio Ato, per l’annullamento del ban-do di gara, pubblicato in data 19.02.2013, avente come oggetto il servizio di direzione, gestio-ne operativa, manutenzione, e smaltimento rifiuti dell’impian-to di depurazione comunale di C/da Tagliati, la relazione tec-nica, il preventivo di spesa e il capitolato speciale d’appalto ad esso allegati. La sentenza è stata depositata il 27 maggio scorso. Relatore nell’udienza pubblica del 12 marzo il dott. Gustavo Giovanni Rosario Cumin.Tali provvedimenti di avvio della gara sarebbero stati ille-gittimi in quanto adottati mal-grado la perdurante efficacia del contratto stipulato in data 8 feb-braio 2008. La società di gestione lamentava che, malgrado l’asserita efficacia del contratto intercorrente tra di essa e il Consorzio ATO di Siracusa, diversi Comuni non avevano provveduto a conse-gnare gli impianti. Il Comune di Rosolini avrebbe addirittura avuto l’ardire di indire illegit-timamente il bando impugna-to, al quale venivano pertanto mosse, attraverso il ricorso, una serie interminabile di vio-lazioni e di false interpretazioni di articoli vari di leggi diverse. Una vera alluvione di censure: «Eccesso di potere per contrad-dittorietà, illogicità, ingiustizia manifesta, travisamento dei fat-ti, sviamento, difetto d’istrut-toria e di motivazione. Viola-zione del principio generale di ragionevolezza, violazione della libertà di iniziativa economica privata, violazione del principio del legittimo affidamento nella sicurezza dei rapporti giuridi-ci, violazione del principio di buon andamento della pubblica

amministrazione e dei criteri di imparzialità, economicità ed efficacia dell’azione ammini-strativa, violazione del principio di unitarietà della gestione dei servizi pubblici locali […] di ri-levanza economica a livello pro-vinciale. Violazione degli obbli-ghi derivanti dalla convenzione fra Enti Locali stipulata per atto pubblico del 13/11/2002, rep. n, 35999 e racc. n. 14182. Viola-zione degli obblighi derivanti dal contratto di affidamento del servizio idrico integrato e lavori connessi stipulato per atto pub-blico dell’ 08/02/2008…» Sì, cari lettori, avete letto bene: SAI8 ha fatto ricorso contro il Comune di Rosolini e contro l’ATO per violazione degli ob-blighi derivanti dal contratto dell’8 febbraio 2008. Sì, proprio

di quel contratto di affidamento del servizio idrico integrato che proprio essa, la rispettabilissi-ma società SAI8, non ha mai rispettato. Quando si dice del bue che dà del cornuto all’asi-nello…! Ma tant’è. SAI8 lamen-ta che «in violazione degli obbli-ghi scaturenti dalla legge, dalla convenzione e dal contratto, il Comune di Rosolini non solo non ha provveduto a conse-gnare gli impianti al gestore del servizio, ma ha successivamente deciso di indire la gara […]im-pugnata».Tra le varie amenità spigola-bili nel ricorso ci piace riferire la seguente: «Dopo avere pun-tualizzato che l’art. 1, commi 5 e 6 della L. Reg. n. 2/2013 non può avere effetto retroattivo, e pertanto non può incidere sul

contratto dell’ 8/02/2008 di affidamento del servizio […]la società ricorrente contesta la legittimità costituzionale di tale normativa […], in quan-to risulterebbero palesemente violati gli artt. 117, c.2, lettere e), m), p) e s) e 118 della Costi-tuzione, in relazione alla potestà legislativa esclusiva statale in materia di tutela dell’ambiente

e della concorrenza, di determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni del S.I.I. […] nonché del principio di unita-rietà della gestione dei servizi pubblici locali […]. La dispo-

sizione, con la quale si intende-rebbero “sanare” retroattiva-mente comportamenti illeciti dei comuni che si sono rifiutati di consegnare gli impianti in ottemperanza a norme di legge e di contratto, violerebbe anche l’art. 3 della Costituzione sotto il profilo della ragionevolezza e del legittimo affidamento nella sicurezza dei rapporti giuridici che costituisce elemento essen-ziale dello Stato di diritto». Accidenti! Ma può essere pro-prio SAI8, che ha qualche gatta da pelare in relazione ad inda-gini su sversamenti nel mare del porto siracusano e che si è aggiudicata una gara dichiara-ta illegittima dal CGA, ad er-gersi a paladina della «potestà legislativa esclusiva statale in materia di tutela dell’ambiente

e della concorrenza»? Proprio SAI8 può alzare la voce o anche solo fiatare in relazione a questi temi? Boh! Vacci a capire qual-cosa, caro lettore sprovveduto come noi della Civetta, scribac-chini per diletto e per mera pas-sione civica! E quel che segue ci lascia ancora più interdetti: «Con atto deposi-tato in data 20 gennaio 2014, la

SAI 8 S.p.A., premesso di essere stata dichiarata fallita con sen-tenza del Tribunale fallimentare di Siracusa n. 56 /20013, emessa in data 26 novembre 2013, ha di-chiarato di volere riassumere in proprio il ricorso in epigrafe». Con memoria depositata in data 10/01/2014 si è costituita in giu-dizio la Curatela del fallimento, «insistendo in tutte le difese spiegate e nelle conclusioni con-tenute in ricorso, nei motivi ag-giunti e nelle memorie deposita-te in atti da parte della SAI 8.» La curatela ragiona come SAI8? Fa suoi e condivide tutti gli ar-gomenti sostenuti dalla società ricorrente? Ci sembra incredi-bile, ma forse è così. Infatti, con successiva memoria depositata in data 24/02/2014 «la curatela fallimentare della SAI 8, pre-via domanda preliminare di estromissione dal giudizio del-la società Sai 8 s.p.a. dichiarata fallita, ha ribadito: a) la sussi-stenza dell’obbligo del Comune di consegnare gli impianti a SAI 8 […]; b) l’obbligo di consegna degli impianti del S.I.I. al gesto-re SAI 8, in quanto scaturente

dalle clausole del contratto di affidamento della concessione di gestione […]; c) la sussistenza dell’interesse della Curatela al ricorso, in quanto è stato dispo-sto dal Tribunale fallimentare l’esercizio provvisorio per sei mesi dei contratti pendenti al momento della dichiarazione del fallimento; ecc.Possibile che nessun dubbio cir-ca la legittimità delle pretese di SAI8 abbia sfiorato la curatela? In merito alla presunta incosti-tuzionalità della legge regionale n. 2/2013, la sentenza oppone una risposta tranciante: «Sotto un primo tranciante aspetto, si rileva che la Regione siciliana, in forza dell’art. 14 del proprio Sta-tuto speciale, gode di potestà le-gislativa esclusiva nelle materie ivi indicate, tra le quali, intan-to, è espressamente ricompresa non solo la gestione delle “acque pubbliche” ma anche la tutela del “paesaggio”, nozione questa che implica una certa incidenza anche nella materia ambientale. Di conseguenza non è dato ri-scontrare l’invocata violazione dei principi contenuti nell’art. 117 della Costituzione, a soste-gno della quale la parte ricor-rente richiama varie sentenze della Corte Costituzionale, che tuttavia si riferiscono a norme emanate da Regioni a statuto ordinario, non dotate della au-tonomia normativa […], goduta dalla Regione siciliana secondo le lett. “i” ed “n” dell’art. 14 dello Statuto regionale, avente forza di legge costituzionale». Vo-lesse il Cielo che anche i nostri politici (tutti!) si ricordassero dello Statuto e lo facessero vale-re nel giusto modo: come legge di rango costituzionale appun-to. Sotto tutti gli aspetti. Senza opinabili limitazioni! Infine il TAR espone delle con-siderazioni interessantissime che vale la pena di fissare bene nella mente di ciascuno di noi: «l’ultimo comma [della citata legge regionale] fa sistema con quanto previsto in tutti i commi

precedenti; e nel conferire tem-poraneamente ai Comuni la ge-stione diretta del servizio idrico, si inserisce nell’ambito di una situazione interlocutoria ed ec-cezionale (non a caso la legge si intitola “Norme transitorie per la regolazione del servizio idri-co integrato”), volta alla radica-le trasformazione del servizio in argomento, sia mediante la sop-pressione degli ATO tradizio-nali, posti immediatamente in liquidazione, sia mediante una possibile diversa dislocazioneterritoriale ed organizzativa; il che, in definitiva, supera l’im-postazione della L. 36/1994 (or-mai abrogata), nel cui ambito si innesta la posizione, ormai qua-si anacronistica, della ricorrente Sai 8 e dei suoi rapporti con l’A-TO idrico di Siracusa risalenti al 2008.La ratio di tali disposizioni, aventi efficacia temporanea, fino all’approvazione della legge cui fa riferimento il comma 5, va ricercata quindi nella necessaria complessiva restituzione alla gestione pubblica locale dei ser-vizi connessi al servizio idrico integrato, anche alla stregua [si intenda “alla luce”] del risulta-to del referendum popolare del giugno 2011[…]. Del resto, non sarebbe stato logico, tenuto con-to della evidenziata ratio legis, imporre ai comuni c.d. inadem-pienti, l’obbligo di consegnare gli impianti all’ente privato ge-store, che poi, ex lege, dovrebbe restituirli ai nuovi enti previsti dalla futura disciplina. In conclusione il Collegio giudi-cante «rigetta il ricorso e i colle-gati motivi aggiunti, anche - ov-viamente - nella parte con cui si avanzano pretese risarcitorie». Riportiamo la lapidaria conclu-sione: «P.Q.M. il Tribunale Am-ministrativo Regionale per la Si-cilia sezione staccata di Catania (Sezione Terza) definitivamente pronunciando sul ricorso, come in epigrafe proposto, e sui con-nessi motivi aggiunti li rigetta». Si dia pace SAI8. Requiescat.

di Concetto Rossitto

Anno VI n.11 6 giugno [email protected] LA CIVETTA di Minerva SERVIZIO IDRICO

“Pretendeva il pagamento immediato di 8.500 euro di consumo presunto, dopo un ritardo di pochi mesi”

“Sai 8 ha interrotto il servizio idrico a tre palazzine, 30 famigliesenza riguardo per gli anziani, gli invalidi e i neonati lì residenti”

Si è aperto un nuovo fron-te nella guerra per l’acqua pubblica. A dare i primi

segnali gli amministratori di condominio che subiscono l’in-terruzione del servizio idrico per morosità spesso presunte più che reali.“Morosità tutte da dimostrare - afferma Ivana Di Iorio, ammi-nistratrice di ben 27 condomîni alcuni dei quali investiti dal problema -: ritengo, infatti, il termine decisamente impro-prio se il ritardo è di un solo trimestre e di un altro ancora incompleto. Da quando è la curatela fallimentare ad agire, è diventata quasi prassi consoli-data inviare le fatture prima che si concluda il relativo periodo, naturalmente su consumi non effettivi bensì presunti. In parti-colare, in un caso, consumi ipo-tizzati dopo che si era registrata una grossa perdita d’acqua e quindi sicuramente non ripeti-bili, non regolari. A fronte di un costo per il servi-zio che è aumentato in maniera esponenziale, quasi il doppio, e che è peggiorato nella qualità, dal momento che ormai non si sostituiscono più le vecchie tu-bature ma si applicano semplici cravatte, usare la voce grossa senza tener alcun conto delle difficoltà economiche delle fa-miglie è insensato. E lo è ancor di più se ciò si veri-

fica dopo che viene manifestata da parte dei debitori la chiara volontà di ripianare il debito. Se nei tanti anni di gestione la società fosse stata capace di mo-strare maggiore rigore e equità nel recupero dei crediti, edu-

cando i cittadini al rispetto dei propri impegni, non saremmo oggi arrivati a questo punto. Così come per i condomîni si sarebbe dovuto incentivare l’installazione dei contatori indivi-duali, certo non a quei prezzi, perché solo così l’utente si rende veramente conto degli sprechi e non carica costi indebiti sugli altri condomini”.Ad ascoltare l’intervista alla Di Iorio, una piccola rappresen-tanza di cittadini che, nei gior-ni scorsi, per 24 ore, si son visti privati di un bene essenziale, ognuno di loro con una storia differente, con domande cui è difficile dare risposte sensate

perché nulla ha senso nell’intera vicenda, con richieste e propo-ste tra le più varie e concrete per affrontare l’emergenza. In parti-colare un invito anche agli altri amministratori di condominio ad agire in sede legale, a presen-

tare denunce proprio come ha fatto la Di Iorio.“Ai primi di maggio - continua l’amministratrice - ho ricevuto una telefonata da parte di un in-caricato al recupero crediti della Sai8 con la quale mi veniva inti-mato, con toni per nulla gentili, di effettuare i pagamenti dovuti,

in caso contrario sarebbe sta-to sospeso il servizio. Mi sono attivata immediatamente pres-so i condomini per recuperare almeno una parte delle somme dovute: 1.200 euro prima, e al-tre 800 dopo, subito versate, su un credito presunto di 8.500 euro. Presunto, lo ripeto, per-

ché l’ultima fatturazione era sul consumo previsto e non effetti-vo. Voglio essere precisa perché i numeri chiariscono meglio di cosa parliamo, dell’inopportu-nità della richiesta di Sai8. La fattura del primo trimestre

del 2014, datata al 4 marzo,

con scadenza al 14 aprile, era di 4.471,50 euro; la lettura di mc 25.081 e il consumo di mc 2.177, tutto presunto ovviamente. Un’esagerazione se si pensa che i precedenti acconti si aggiravano intorno ai 2.000 euro per consu-mi di mc 1.400.Il giorno successivo alla scaden-za, veniva interrotto il servizio idrico alle tre palazzine, 30 fa-miglie, senza alcun riguardo per anziani, invalidi e neonati lì residenti, senza prendere in alcuna considerazione la lettera dell’8 aprile e le telefonate con cui comunicavo l’impegno a

sanare il sospeso quanto prima.

Mi sono vista così costretta a inviare una diffida alla società, chiedendo l’immediato ripri-stino del servizio sospeso, a mio avviso, illegittimamente; quindi ho dato seguito alla de-nuncia, presentata in questura. L’unica risposta opportuna al modo con cui veniamo trattati: le minacce offendono la nostra stessa dignità e sono inutili”.Da tempo ormai i tribunali am-ministrativi come quelli ordi-nari considerano la sospensione del servizio idrico un rimedio ‘sproporzionato’ rispetto a un inadempimento pecuniario. E già da molto l’Antitrust, che ha anche comminato pesantis-sime sanzioni, ha richiamato le società erogatrici di questo “servizio pubblico essenziale” - e quindi, trattandosi di un ina-lienabile diritto della persona, garantito dal dettato costituzio-nale - a fornire preventivamente agli utenti tutte le informazioni necessarie a regolarizzare con tempestività la loro posizione, concordando piani di rientro e altro, prima di arrivare a even-tuali distacchi del contatore.Una extrema ratio secondo

l’Autorithy, possibile solo in presenza di grave e perdurante morosità e certamente non lad-dove sussista una reale difficoltà economica o comprovate gravi malattie dell’utente.Ancor più complessa la que-stione per quanto attiene i condomîni perché, secondo giurisprudenza, “se è vero che sono essi i titolari formali del rapporto di somministrazione dell’acqua, è altrettanto vero che beneficiario effettivo è il singolo condomino, soggetto tenuto al pagamento delle quantità con-sumate e destinatario finale del-le condotte commerciali dell’o-peratore che agisce a tutela del proprio credito”.La società erogatrice, che di fatto agisce in condizione di mono-polio, ha certo diritto di adotta-re tutte le misure necessarie per recuperare i propri crediti e di sospendere la fornitura in caso di morosità accertata, accertata si badi bene, mai presunta, ma non può procedere alla risolu-zione unilaterale del contratto e ha l’obbligo di informare di-rettamente il consumatore del reale stato di insolvenza. A tutti gli effetti, ogni volta che le procedure non siano state corrette, sembra quindi che le-gittimamente si possa parlare di sospensione di pubblico ser-vizio, reato che prevede, oltre a una pena pecuniaria, anche la reclusione, pene da modulare secondo la gravità dei fatti e le responsabilità individuali.

COSTRETTAinviare una

ALLA società

così...MI

DIFFIDA

sono vista

adi Marina De Michele

nella foto da sinistra: Ivana Di Iorio, Angelo Correnti, Salvatore Giacchi, Maria Marotta

EditriceASSOCIAZIONE CULTURALE MINERVA

Via Pordenone, 5 - 96100 Siracusa

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Direttore: Franco OddoVice direttore: Marina De Michele

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Anno VI n.11 - 6 giugno [email protected] 13LA CIVETTA di MinervaPROVINCIA

Lascia interdetti la facilità con cui la Marina militare ha ceduto l’area ex idroscalo nei pressi dell’Hangar

Sbaglia chi afferma che la gestione del servizio in Sicilia dev’essere unitaria in ambito provinciale

Enrico Pujia, commissario dell’Autorità: “Augusta è un porto coreRispetto ad altri scali ha molte chance in più sul piano dei finanziamenti”

SAI8 e la curatela perdono anche la battaglia amministrativa contro Ferla: Sentenza TAR respinge il loro ricorso per la consegna degli impianti idrici

di Ciccio Magnano

Ancora un convegno sul porto di Augusta, cam-biano gli organizzatori,

cambia la location, cambiano i relatori. Non cambiano di molto i contenuti e i verbi coniugati al futuro. Proprio con lo sguardo a ciò che potrà essere, il Rotary club di Augusta ha voluto riuni-re dietro un tavolo tanti esperti di portualità che, seppure con competenze diverse, hanno det-to la propria sullo stato attuale, sui progetti in essere e su quelli che presto saranno proposti. “Porto di Augusta: ritorno al futuro” è certamente un titolo evocativo che accende qualche speranza, ma anche qualche le-gittimo dubbio.Tra i tanti interventi uno dei più attesi è stato quello di En-rico Pujia, dirigente del Mini-stero delle infrastrutture e dei trasporti, attuale commissario dell’Autorità portuale di Augu-sta. Il quale nel proprio discorso si è concentrato sulla necessità che vengano portati a termine i lavori di natura infrastrutturale che riguardano il porto. “Gli interventi di potenzia-mento infrastrutturale – spie-ga Pujia – devono essere fatti anche nell’interesse dell’intera portualità italiana, per essere meglio competitivi con il nord Africa. Proprio in questi giorni abbiamo presentato il nostro piano regolatore portuale che sarà modulato sulla base della

capacità del porto di attirare traffici e investimenti. Occorre avere una mentalità aperta, es-sere ambiziosi e non campanili-stici, ed una visione complessiva del fenomeno, basti pensare alle nuove rotte che si stanno apren-do al polo nord per via dello scioglimento dei ghiacciai e che rischiano di cambiare comple-tamente il flusso dei traffici ma-rittimi. Bisogna anche interve-nire nella riorganizzazione della governance del settore, dove è molto avvertita la necessità di

una riforma della legge 84/94 che speriamo sia modificata an-che nel senso di una riduzione del numero di Autorità portuali, in Sicilia potrebbero essere due. Augusta è un porto “core”, stra-tegico per l’Europa, che rispetto ad altri scali ha molte chance in più sul piano dei finanziamenti

e non solo della riorganizzazio-ne, occorre però fare sistema. Non a caso Augusta fa parte della “macro regione adriatico jonica”, strategia che prevede anche interventi legati alla coe-sione territoriale. Altri progetti che riguardano Augusta sono il “COSTA”, con il quale si mira ad utilizzare il gas naturale li-quefatto nella propulsione delle navi, e “ANNA”, riguardante l’informatizzazione dei porti. In questi mesi ho avuto il supporto delle istituzioni militari”.

Se il dialogo tra istituzioni è ne-cessario ed auspicabile, lascia interdetti, però, la facilità con cui, nei mesi scorsi,la Marina militare abbia ceduto all’Au-torità portuale l’area dell’ex idroscalo, naturale compendio del parco dell’Hangar, che for-se avrebbe generato maggiore

crescita se valorizzato per quella che è la propria vocazione sto-rica e turistica anziché essere trasformato in un triste par-cheggio per containers. Inau-gurato nel 1926, l’idroscalo ha rappresentato una porzione importante della storia militare della città che, forse, andava ri-spettata e valorizzata al meglio, anche come strumento di mag-giore integrazione dello scalo megarese con la città e quindi di riqualificazione urbanistica.Non a caso alla fine degli anni

ottanta è stato anche oggetto di un progetto, diventato tesi di laurea in Architettura, di recu-pero e riconversione in porto turistico. Invece, è stato dato in pasto alle ruspe in nome di un futuro i cui contorni rimangono tutt’altro che affascinanti. Chi ha guardato al futuro con occhi

forse più aperti sono state altre città portuali come Glasgow o Malmoe che hanno affrontato la crisi legata al proprio ingresso nell’era post industriale imma-ginando davvero qualcosa di nuovo per sè. Non è un caso, che gli idrovolanti a Glasgow ancora volino.Un intervento che ha acceso un barlume di novità sul futuro del porto di Augusta è stato quello di Massimo Franco, presidente di Confagricoltura Siracusa, il quale, sottolineando che “tutte

le organizzazioni di categoria riconoscono il ruolo di questo porto nello scenario del sud est della Sicilia” ha elencato una serie di interventi di natura in-frastrutturale che gioverebbero all’economia dell’intero di-stretto.“Siamo tra le principali regioni per l’agricoltura – chia-risce Franco - con un numero addetti che cresce sia a Ragusa che a Siracusa. Il nostro com-parto cresce e in questo perio-do di crisi ha sofferto meno di altri. Per compiere un ulteriore salto di qualità e per tutelare il settore agricolo, occorre che il territorio si doti di infrastruttu-re migliori, tra queste il porto di Augusta ha un ruolo fondamen-tale. Anche l’Autoporto rappre-senterebbe una infrastruttura logistica importante, come lo sarebbe la costruzione di celle frigorifere e una linea di naviga-zione efficiente e poco costosa. Anche il rigassificatore sareb-be stato importante. Come lo sarebbe la banda larga. Ma noi siamo molto lontani da queste prospettive, il nostro contesto è fortemente disincentivante.”

Per molti aspetti analoga alla sentenza esaminata nell’ar-ticolo precedente è l’altra

del TAR di Catania (Sezione Terza - Presidente Calogero Ferlisi), pronunciata in merito al ricorso opposto inizialmente da SAI8 (e proseguito poi dalla curatela fallimentare) contro il sindaco del Comune di Ferla, il quale avrebbe avuto l’ardire di affermare che l’atto di diffida e messa in mora di SAI 8 S.p.a. del 3 gennaio 2013, per la conse-gna degli impianti comunali del S.I.I. dovesse «intendersi tam-quam non esset». Come al solito, l’avvocato della ditta ormai fallita ha elenca-to una sfilza interminabile di violazioni e di comportamenti censurabili (false applicazioni, eccesso di potere per contrad-dittorietà, illogicità, ingiustizia manifesta, travisamento dei fatti, sviamento, difetto d’i-struttoria e di motivazione, vio-lazione del principio generale di ragionevolezza, violazione della

libertà di iniziativa economica privata, […] violazione degli obblighi derivanti dal contratto di affidamento del servizio sti-pulato per atto pubblico dell’8 febbraio 2008). C’era di che far tremare le vene e i polsi. Ma anche qualcosa di involontaria-mente comico, come quell’ulti-ma violazione del contratto di affidamento del servizio, adde-bitata al sindaco del Comune di Ferla (uomo rispettoso delle leggi, dei patti e delle persone) proprio dal contraente che quel-lo stesso contratto non ha mai onorato (ad esempio nelle clau-sole di garanzia, aventi valore risolutorio). Anche in questo ricorso si ar-rivava a muovere l’accusa di anticostituzionalità alla legge regionale n.2/2013, che ha sta-bilito che i Comuni non con-segnatari degli impianti do-vessero continuare la gestione in proprio. Anche in relazione a questo ricorso la curatela ha ritenuto di dover subentrare alla ditta fallita, condividendo-ne ovviamente l’orientamento o sperando di ottenere per via amministrativa una estensione del servizio idrico a quel Comu-

ne. A quale scopo? Ai curatori non poteva interessare una bat-taglia su questioni di principio. Evidentemente speravano di poter ricavare maggiori introiti da utilizzare per pagare i debiti lasciati da SAI8. A tale scopo anche la “conquista” del servi-zio idrico di un Comune, per quanto piccolo come Ferla, po-teva tornare utile. Ma contro il giusto diritto della bella e fiera cittadina montana andarono per suonare e furono suonati. Riteniamo inutile riprodurre la serie di serrate argomentazioni con cui il TAR analizza e smonta le tesi dei ricorrenti. Sono mol-to simili a quelle presenti nella sentenza relativa a Rosolini. Ci piace mettere in evidenza solo qualche punto della sentenza: per esempio quello in cui il TAR liquida la convinzione dei ricor-renti in merito alla presunta ne-cessità di una gestione unitaria provinciale. Secondo i ricorren-ti, «lo Stato, nell’esercizio della sua potestà legislativa esclusiva, avrebbe già previsto, per tutti i servizi pubblici locali a rete di rilevanza economica, l’obbligo della gestione per ambiti terri-toriali ottimali di dimensioni

quantomeno provinciali ad opera “unicamente” di un appo-sito ente di gestione dell’ambito ottimale e non dei singoli Co-muni (art. 25, comma 1, lett. “a”, del D.L. n. 1/2012, conv. in L. n. 27/2012)». Ma ecco come il TAR smonta l’affermazione: «L’ecce-zione, pur abilmente articolata e ricca di interessanti spunti di riflessione, appare manifesta-mente infondata perché trascu-ra di considerare che la Regione siciliana, in forza dell’art. 14 del proprio Statuto Speciale, gode di potestà legislativa esclusiva nelle materie ivi indicate, tra le quali, intanto, è espressamente ricompresa non solo la gestione delle “acque pubbliche” (e quin-di i connessi servizi) ma anche la tutela del “paesaggio”,[…]. Di conseguenza, non è dato ri-scontrare l’invocata violazione dei principi contenuti nell’art. 117 della Costituzione […]; la parte ricorrente richiama varie sentenze della Corte Costituzio-nale, che tuttavia si riferiscono a norme emanate da Regioni a statuto ordinario (per la Regio-ne Puglia, cfr. Corte Cost. sent. n. 62/2012), non dotate dell’au-tonomia normativa goduta, in

subiecta materia, dalla Regio-ne siciliana, secondo le lett. “i” ed “n” dell’art. 14 dello Statuto regionale, avente forza di leg-ge costituzionale […]; è ancora la peculiare potestà legislativa esclusiva di cui gode la Regione siciliana ad impedire che la rela-tiva disciplina possa essere con-siderata in modo avulso dalla più generale riorganizzazione, in fieri, del S.I.I., al cui interno la predetta determinazione rientra come parte di un tutto, con con-seguente conferma del legittimo esercizio della potestà normati-va della Regione siciliana». Gli stralci sopra riportati ci con-sentono di puntualizzare due nostre convinzioni, opinabili, ma confortate, indirettamente e incidentalmente, dalla sentenza: 1) sbaglia chiunque affermi che la gestione del servizio idrico in Sicilia debba essere unitaria in ambito provinciale; 2) la potestà legislativa esclusiva in ordine alle acque non riguarda solo gli aspetti generali e tecnico-orga-nizzativi della risorsa (bacini idrografici, reti impiantistiche, sicurezza degli alvei, etc.), ma anche quelli amministrativi dell’affidamento del servizio

idrico (che la legge regionale 2/2013 legittimamente modi-fica) e «la gestione delle “acque pubbliche” (e quindi i connessi servizi)». Ergo la legge regionale in itinere potrà anche escludere, in Sicilia, l’applicazione delle ta-riffe della AEEG, in virtù della potestà legislativa stabilita dallo Statuto Speciale, avente rango costituzionale. Sarà il caso che i sindaci si ricordino della prima questione durante la vertenza in corso e che i nostri parlamenta-ri regionali tengano conto della seconda in fase di revisione del testo di legge in itinere. Lo sug-gerisce indirettamente il TAR.

di Concetto Rossitto

Anno VI n.11 6 giugno [email protected] LA CIVETTA di Minerva PROVINCIA

L’ampio dibattito in consiglio comunale e infine il voto largamente trasversale

Noto dice sì al registro delle unioni civili. L’ass. Raudino: “Non si è leso nessun diritto, semmai abbiamo allargato la base dei diritti civili”

La funzione essenziale dei registri delle unioni civili è quella di dare visibilità a tali

unioni, confermandone dignità e importanza sociale e quindi mettere sempre più in eviden-za una lacuna della costituzio-ne. Noto si è impegnata in que-sto senso, infatti dopo l’incontro con la cittadinanza avvenuto do-menica 18 maggio ecco che il 30 dello stesso mese la città ha detto il suo “si” alle unioni civili. Il re-gistro delle unioni civili è stato approvato dopo due ore di dibat-tito con undici voti favorevoli ed uno contrario. In aula i presenti erano 13, fortunatamente sono stati presenti anche gli esponenti di minoranza, poiché purtroppo la maggioranza come in altre occasioni non si è presentata al completo. Uno degli interventi a favore della proposta è stato quello del vice presidente Gio-vanni Campisi, che oltretutto era

uno dei firmatari della proposta in oggetto. Egli ha affermato che la proposta, la cui realizzazione ha impiegato svariati mesi, “…non ha alcuna paternità politi-ca. Come si evince chiaramente dai colleghi che l’hanno, con la loro firma, sottoscritta”; inoltre Campisi ha sottolineato come sia “importante evidenziare che il regolamento del registro si limi-ta ad un riconoscimento di una “formazione sociale” con pari dignità”. In consiglio però si sono avuti anche dei dissensi rispetto alla questione, come quello espresso dal consigliere Salvatore Vene-ziano: “Vanno evidenziate più cose, a mio avviso, intanto que-sto regolamento agisce su atti di squisita competenza comunale. Altri ambiti di applicabilità sono inesistenti. Se il settore servizi sociali fosse capace di erogare quanto richiesto dalla comunità con efficienza, questo registro non servirebbe. Anzi questo re-gistro, per dirla tutta, ha solo un valore simbolico e l’autorevole

quotidiano La Repubblica ha ri-portato e definito come flop questi registri istituiti nei Comuni - con-tinua rivolgendosi alla maggioranza - Vi siete anche fatti una mani-festazione, nella

domenica dell’Infiorata, firmata dal Pd, per dare maggiore forza e raccogliere consensi. Manca la Legge, anzi ci sono sentenze della Cassazione, per non parla-re del Commissario dello Stato in merito alle voci che Crocetta aveva messo nella finanziaria regionale, che hanno blocca-to interventi di questa natura. Quindi, di fatto, è un puro atto simbolico. Deve invece restare l’impegno per queste categorie, agendo con efficacia attraverso il settore welfare”. A questa provocazione ovvia-mente ha risposto uno degli esponenti del PD, il consigliere Salvatore Valvo, che in merito alla manifestazione verificata-si durante l’infiorata sottolinea come sia stata semplicemente un gesto della città a favore del-la giornata contro l’omofobia; inoltre Valvo ha fatto notare come l’approvazione del registro

sia un segno dell’evoluzione dei tempi e delle esigenze sociali, evidenziando come questa pro-posta non rappresenta solo un simbolo, ma ha reale fattività: “Questo registro potrà contribu-ire a rendere meno complicato il riconoscimento del convivente come “parente prossimo”, che non è un fatto da poco e nem-meno simbolico. Ci sono tante

persone che, per vari motivi, non possono sposarsi. Noto è patri-monio dell’UNESCO, facciamo in modo che da stasera sia anche esempio di civiltà”. Alle parole di Veneziano ha re-plicato Giovanni Campisi, che riprendendo la parola ha voluto dare vigore nuovo a quanto già espresso in apertura di consiglio: “Noi abbiamo il compito di va-lutare cosa è bene per la nostra Comunità, ascoltarne le istanze e impegnarci a soddisfarle per quanto è in nostro potere. É vero, manca la legge, ma più siamo maggiore potrà essere la pres-sione affinchè si giunga ad una svolta e ad un riconoscimento sull’intero territorio nazionale. E ricordo che i consiglieri firma-tari erano di centro, di destra e di sinistra. Un consenso in senso trasversale”. I toni del dibattito si sono accesi quando il consiglie-re Tiralongo ha accusato Vene-

ziano di ipocrisia, ed ecco che è risultato necessario l’intervento del sindaco Corrado Bonfanti che ha voluto ricordare come una città come Noto, che aspira ad aprire le porte alla cultura internazionale, debba aprirsi anche verso le diverse esigenze sociali e lo debba fare nel modo giusto. Il consiglio si è chiuso quindi tra polemiche e toni forti con 11 voti a favore, 1 contrario, ovviamente quello già annuncia-to di Veneziano, e con un aste-nuto, ovvero Tiralongo che si è allontanato dall’aula. Per concludere sembra interes-sante la riflessione dell’asses-sore alla cultura Cettina Rau-dino, che in prima persona si è impegnata per la realizzazione del registro e che ha espresso il suo pensiero su facebook nella speranza di un dialogo: “Ieri in consiglio comunale il consiglie-re Veneziano accusava un’area politica della maggioranza, cioé il PD, di avere strumentalizzato la proposta di istituire il registro delle unioni civili. Capisco che essere all’opposizione porta per definizione ad assumere ruoli di contrasto. Ma stavolta mi è sembrata una forzatura davvero inutile e controproducente per lo stesso consigliere di cui ho sem-pre avuto stima. La proposta è stata approvata da consiglieri di più aree con grande apertura e maturità. Questo mi dà davvero la misura di un’evoluzione e di una crescita di coscienza. Noto cambia e si allinea tra quelle co-munità che oggi costruiscono il proprio futuro su una scala di valori che aderisce ad un mutato tessuto sociale e antropologico. I diritti civili non hanno e non

devono avere colore. Il vero ri-sultato che abbiamo ottenuto ieri è un tassello in più verso una comunità plurale e libera che al di là di ogni schieramento dà la possibilità ad ogni persona di realizzare se stessa con dignità e pari opportunità. È un fatto sim-bolico? Può darsi. Ma sappiamo bene quanta forza possiedono i simboli, i segni per radicarsi nell’immaginario collettivo e traghettare verso il Nuovo.

Di cosa ha paura chi è contra-rio all’istituzione del Registro? Non capisco. Nascondendosi dietro i tecnicismi è il pensiero dominante che resiste? Non si lede nessun diritto ma semmai si allarga la base dei diritti. Si stru-mentalizzano situazioni, per-sone o cose quando agendo con ipocrisia non si crede davvero in ciò per cui si lotta o si scende in campo. La nostra comunità cit-tadina è cambiata noi abbiamo il dovere di stare al passo con questi mutamenti raccogliendo istanze e interpretando segni. A cosa serve la politica se non a questo? sono tante le persone che ci credono e come si dice in ger-go, ci mettono la faccia. È un fat-to di evoluzione e di coscienza. Peccato consigliere Veneziano, sono sicura che in fondo sei dei nostri.>>

di Eleonora Nicolaci

UNIONICIVILI

ha detto Sì

IL registro delle

Patrimonio NOTO

DELL’UNESCO

Sul fatto che i grandi cen-tri commerciali siano un complicato sistema di sca-

tole cinesi, nonché grandi spe-culazioni edilizie, si è scritto fiumi di inchiostro, e il sospet-to che potessero anche servire per riciclare denaro non pro-prio pulito, in una terra dove purtroppo queste ‘operazioni’ sono all’ordine del giorno, sarà venuto in mente a più di qualcu-no. Era il 2009 quando Arturo Linguanti, presidente di Con-fesercenti di Siracusa, espri-meva forti preoccupazioni per l’imminente - come si palesava all’epoca - apertura del centro commerciale di contrada Zac-chita a Rosolini, “La Carrua”. Si parlava dell’ennesimo gioco di scatole cinesi ma con una loca-tion diversa dalla ‘solita’ contra-da Spalla, e con un protagonista diverso, la ditta Ma.p.i. spa che

aveva presentato richiesta per una struttura di ben 12mila me-tri quadrati. Questa volta, però, sembra che il meccanismo si sia inceppato dal momento che la Dia di Catania sta indagando sull’eventuale esistenza di cor-relazioni con un clan mafioso

catanese che, a quanto pare, avrebbe esercitato pressioni per

la realizzazione della Carrua.Abbiamo ripercorso con l’avvo-cato Giovanni Giuca, ex sindaco di Rosolini, la storia del centro commerciale di contrada Zac-chita, il cui progetto era stato bocciato per ben due volte dal precedente consiglio comuna-le. “Le motivazioni – ci spiega il penalista – sono sempre state di carattere tecnico ed econo-mico. Tecniche, perché si so-steneva che prima di procedere all’approvazione del progetto si sarebbe dovuto modificare il piano urbanistico commercia-le, che non consentiva di avere strutture del genere. Economi-che, perché ormai è risaputo che i centri commerciali non porta-no soldi”. Ne è triste esempio lo scheletro dell’outlet di contrada Spalla a Siracusa, che ha chiuso i battenti subito dopo essere stato inaugurato. I fautori del centro commerciale erano stati osteggiati anche dai commercianti rosolinesi, già duramente colpiti dai devastan-

ti effetti di sei anni di crisi, e che chiedevano uno studio dell’im-patto economico sul territorio prima di realizzare una struttu-ra così imponente. Nel frattem-po, Rosolini è stata colpita per alcuni anni da una ‘campagna’ di atti incendiari. “Tutti coloro che hanno espresso dissenso – continua l’avvocato Giuca – sono stati colpiti da atti incen-diari: ad alcuni hanno incendia-to la casa, ad altri la casa al mare o la casa in campagna, ad altri ancora la macchina… nessuno è stato escluso. Si capisce che c’era una situazione allarmante che, probabilmente, esiste anco-ra. Durante la scorsa campagna elettorale il nuovo sindaco, così come gli altri candidati, aveva dichiarato la sua contrarietà alla realizzazione del centro commerciale. Dopo neanche un mese dalla sua elezione, però, ha repentinamente cambiato idea.” E’ con un articolo apparso su un quotidiano, infatti, che il sindaco a settembre annuncia-

va la possibilità di realizzare la Carrua, definendola una grande opportunità per il comune di Rosolini. Approvata la modifica al pia-no urbanistico commerciale, come richiesto dal Tar, si arriva al consiglio comunale dove la maggioranza tenta un colpo di mano. Alcuni consiglieri, colpiti dagli atti incendiari nella prece-dente legislatura e rieletti nella nuova amministrazione, non hanno partecipato alla votazio-ne, mentre era presente un solo consigliere in rappresentanza dell’opposizione al quale non viene però data la possibilità di formulare le proprie opposizio-ni, per cui si limita a depositare l’atto scritto. Il progetto viene quindi approvato per soli nove voti, perché nel frattempo anche tre consiglieri della maggioran-za si dissociano. Contro questa deliberazione del consiglio, tut-tavia, cinque consiglieri comu-nali propongono un ricorso, che vincono poiché il Tar riconosce

che, durante quel consiglio co-munale, non era stato rispetta-to il diritto al contraddittorio. “Successivamente – continua l’ex sindaco di Rosolini – c’è sta-to l’annullamento delle elezioni su mio ricorso, a cui è seguito il commissariamento e le indagi-ni da parte dei carabinieri della divisione investigativa antima-fia. Questo perché ognuno di quelli che ha subito danni ha fatto le relative denunce. Quan-do si fanno le denunce, partono le indagini, e da lì evidente-mente si è ritenuto necessario fare intervenire anche la Dia.” Al momento, quindi, è tutto bloccato, con quattro indagati, due appartenenti alla ditta edi-le interessata, un ex consigliere comunale e un funzionario del comune, nonché un’indagine parallela da parte della procura di Siracusa, avviata successiva-mente ad un esposto presentato da un gruppo di commercianti e da un consigliere comunale.

“Al momento è tutto bloccato, con quattro indagati, e c’è un’indagine parallela della Procura” Giovanni Giuca: “Tutti coloro che hanno dissentito sul megastore a Rosolini sono stati colpiti da atti incendiari, chi la casa, la villetta, la macchina”

di Stefania Festa

Anno VI n.11 - 6 giugno [email protected] 15LA CIVETTA di MinervaPROVINCIA

A Carlentini vi è una solu-zione per ogni problema, basta chiedere al Sinda-

co. È il caso di un ventenne che, aspettando un bambino dalla sua compagna, non avendo un tetto sotto il quale farli vivere, ha pensato bene di chiedere al primo cittadino, Pippo Basso, di cercare una sistemazione consona per lui e la sua fami-glia. Detto fatto, l’1 aprile scor-so, con determina n°13, il sin-daco ha autorizzato il giovane carlentinese ad usufruire di un immobile prendendolo in affit-to, situato in pieno centro stori-co, di proprietà del comune e ad oggi inutilizzato, solo dopo aver effettuato i lavori previsti dalla legge per renderlo antisismico e sicuro per essere abitato. La struttura in questione, infat-ti, fa parte degli immobili resi inagibili dal terremoto del 13 dicembre 1990 ai quali le varie amministrazioni, succedutesi in ventiquattro anni, non hanno prestato attenzione. La casa che abita la giovane coppia è, quindi, effettivamen-te inagibile, per potervi risie-dere il giovane dovrebbe “farsi carico di tutti gli interventi di manutenzione necessari per

rendere agibile l’immobile”, così si legge nella determina, così come si legge chiaramente la motivazione di tale atto e cioè la situazione “di grave indigen-za” nella quale versa il ventenne carlentinese. Ora, ci chiediamo, come può una persona indigen-te farsi carico di tutte le spese previste per rendere antisismica e a norma di legge una casa? E ancora, come può pagare un ca-none d’affitto e le relative uten-ze domestiche? Si legge inoltre nell’atto del comune che l’im-mobile potrà essere acquistato da subito dal richiedente, viene lecito pensare con quali soldi dal momento che versa in uno stato di grave indigenza. Altro punto poco chiaro è la possibi-lità di un sindaco di disporre autonomamente dei beni comu-ni come se fossero cosa propria, come se non ci fossero regole, graduatorie o altro.Dunque a Carlentini le opzioni sono due: o non esistono gra-duatorie o l’unico caso di indi-genza è rappresentato da questa giovane famiglia che sta per for-marsi. Questa non è l’unica ano-malia della città di Carlentini, i risparmi del comune sembrano, infatti, essere un vantaggio non per tutti  i cittadini ma per po-chi, anzi in questo caso, per uno solo. Esistono altri immobili come quelli in questione, che il

comune potrebbe ristrutturare, realizzando un triplice obietti-vo: in primo luogo scongiura-re qualunque pericolo causato dallo stato di totale abbandono in cui versano queste case, dare lavoro alle imprese edilizie loca-

li che hanno subito una battuta d’arresto dopo i tempi d’oro post ricostruzione sisma 1990 e usare gli immobili ristrutturati e sicuri per dismettere qualche altro affitto comunale.

Con sentenza del Tribunale di Siracusa del 5/12/2013 è stato dichiarato il falli-

mento della Società Mista per la gestione della nettezza urbana tra il comune di Melilli al 60% e un socio privato al 40%. Per questo motivo, da settimane, ogni mercoledì al Tribunale di Siracusa, si riuniscono i credito-ri assieme al giudice e agli avvo-cati delle parti offese. Per segui-re più da vicino e meglio capire le cause del fallimento della so-cietà mista, abbiamo incontrato il consigliere Antonio Annino, sicuramente memoria storica degli avvenimenti in oggetto. Consigliere Annino, ci aiuti a comprendere meglio le cause del fallimento. Col fallimento della Società Mista si chiude una parentesi indescrivibile della gestione amministrativa del duo Sorbel-lo Cannata. Una società mista nata dalla formazione di una cooperativa sociale creata alla bisogna, composta da ex arti-colisti, così da poter affidare direttamente l’incarico, ed una ditta privata di smaltimento ri-

fiuti, a suo tempo vicina al ”cer-chio magico”, che si costituisce in ATI SIRACUSA AMBIEN-TE UNO sorta con i migliori auspici dell’amministrazione. Una società nata per garantire l’igiene pubblica comunale deve quanto meno dotarsi di un au-tocompattatore e di almeno sei

cosiddetti gasoloni, in conside-razione della effettiva difficoltà territoriale, poichè Melilli ha due frazioni molto articolate dal punto di vista urbanistico. Insomma si arriva ad un totale di investimento pari a 500.000

euro . Nulla da eccepire. Pec-cato che, nuovo di zecca, l’auto-compattatore sia sempre guasto. Allora senza badare a spese, dovendosi garantire la nettezza urbana, ecco subito pronto un mezzo sostitutivo a noleggio. E che noleggio! Diecimila mila euro al mese, “momentanea-

mente” solo dal 2008 al 2011, raggiungendo la folle cifra di circa 400.000 euro. La ditta di noleggio la troviamo a Nicolosi, Ditta ECOLANDIA s.r.l, che con Determina Diri-genziale n. 128 del 13/06/2008

(n. 739 del R.G.), inizia il suo affitto “naturalmente” tramite affidamento diretto. Torniamo alla nostra società mista: venti dipendenti, di cui sei ammini-strativi, i soci fondatori, gli ex articolisti per intenderci. Quat-tordici sono gli operai. Scusi Annino, ma com’è possi-bile, su quattordici operai sei amministrativi?Aspetti! In un momento di misticismo post elettorale, con un miracolo degno della moltiplicazione dei pani e dei pesci, la società assume altri sette dipendenti, e arriviamo a ventisette. Ma una società mi-sta che si rispetti necessita di un consiglio di amministrazione. Ed ecco allora un super consi-glio di amministrazione! Con ventisette dipendenti, la società mista si permette undici com-ponenti. E siccome, dai soliti faziosi, giunsero troppe criti-che, per arginare le male lingue invidiose si ridusse il numero dei componenti a cinque. Però, in compenso, piuttosto che un solo amministratore delegato, come ad esempio alla Fiat, ecco che la società mista ne insediò un secondo. Nel frattempo la società spro-fondava nei debiti. Cominciò a

non pagare gli stipendi, l’Inail, l’Inps, gli accantonamenti Tfr, e - cosa gravissima - le rate re-lative al pagamento del prestito pari al quinto dello stipendio che i lavoratori avevano ottenu-to da alcune finanziarie, che le-gittimamente adesso chiedono ai lavoratori la restituzione. Tuttavia, per far fronte alle più che sacrosante proteste dei la-voratori senza stipendio, l’am-ministrazione Sorbello, prodi-galmente, si assunse l’onere di pagare gli stipendi dei lavorato-ri sobbarcandosi la spesa, visto che la società mista ormai senza regolarità contributiva (durc) non poteva esigere le fatture dal Comune.Quindi dopo aver investito 500.000 euro in mezzi si sono spesi 400.000 euro in noleggio. Si arriva allora a quanto? Ad oggi la società mista sem-bra avere un debito di circa tre milioni di euro, come comuni-cato dal dottor Terranova, con-sulente incaricato dal comune per determinare la sofferenza accumulata.Fallita la Società Mista come avviene la raccolta rifiuti?Un comune come Melilli, sud-diviso in tre nuclei abitativi con Villasmundo e Città Giardino,

non si poteva certamente la-sciare senza servizio di nettezza urbana. Ecco che, sprezzanti del rischio di gratuiti giudizi dei soliti nemici, in fretta e furia col precetto dettato dalla “somma urgenza”, si affida alla sempi-terna IGM il servizio di Igiene Urbana. Ma vediamo l’ammon-tare del contratto: a fronte del milione di euro stabilito per ogni anno di servizio affidato alla società mista, ecco che il contratto secondo IGM subisce un balzo straordinario raggiun-gendo il milione e seicentomila euro. Ma in tutto questo, dob-biamo essere sinceri, è vero che è aumentato del 60% il costo del servizio, però in compenso hanno licenziato sei lavoratori e demansionato tutti gli altri. E chi sono i lavoratori licenziati? I sei ex articolisti soci fondatori della cooperativa che ebbe l’ap-palto dal comune. Adesso ci chiediamo se quanto narrato è già al vaglio della Cor-te dei Conti e se mai, nella logica degli amministratori melillesi al momento sospesi, potrà ba-lenare l’idea di buone prassi e legalità.

di Ciccio Magnano

ll caso dell’autocompattatore nuovo di zecca e sempre guasto che costrinse al noleggio da 10mila euro/mese

Dovrà pagare affitto e utenze, ma il povero in canna potrà anche comprarlo (con quali soldi?)

“Con l’IGM il costo è balzato da uno a 1,6 milioni nonostante il licenziamento dei 6 ex articolisti”

Annino (Melilli): “Tre milioni di euro il buco della Società Mista per la Nettezza UrbanaCon 27 dipendenti si nominò un cda prima di 11, poi di 5 membri più due AD”

Strana determina sindacale a Carlentini: a un “grave indigente” futuro papàun appartamento nel centro storico a condizione che “lo renda agibile”

Anno VI n.11 6 giugno [email protected] LA CIVETTA di Minerva PROVINCIA

Il PSI siciliano: “Nessuno pensi di intimorire i compagni di Priolo, ci faremo sentire in Parlamento”

Dopo le forti denunce, il diciottenne Christian Bosco parla alla piazzae la notte successiva al comizio qualcuno forza la saracinesca del negozio

di sopravvivere

Quale ruolo ha la Corte dei Conti in questa battaglia giocata con violenza inaudita?

Progetto Spartacus, il CIAPI di Priolo navigatore nella tempesta di poteri contrapposti. La verità in un business da 300milioni di euro

Dalle notizie diffuse in que-sti giorni si apprende che IL CIAPI, società in house

della Regione Sicilia, è attenzio-nata dalle autorità giudiziarie per avere gestito un progetto che prevedeva l’inserimento di quasi 1800 lavoratori prove-nienti dagli Sportelli Multifun-zionali e che un recente provve-dimento avrebbe consentito agli stessi un ulteriore periodo di la-voro in attesa della riforma dei CPI. La percezione che si regi-stra è la sincronizzazione tra le informazioni giornalistiche dei risultati negativi forniti dagli investigatori e gli eventi risolu-tivi ma temporanei proposti dal Governo per i lavoratori. Non tutto avviene per caso, gli investigatori fanno il loro do-vere - “questo è il compito cui sono preposti!”, essere strumen-to utile allo Stato per garantire che tutto avvenga nel rispetto

della Legalità.. Ci sono però aspetti in questa vicenda che la-sciano molto perplessi. Nella tragedia di Seneca si pro-nuncia la frase ormai famosa “cui prodest scelus, is fecit” (colui al quale il delitto porta giovamento, quello ne è l’auto-re). Nella fattispecie stiamo assi-stendo ad una lotta dove il con-tendere è il mercato del lavoro. I contendenti hanno messo in campo tutte le possibili risorse per accaparrarsi un settore che è perno principale della politica. Non importa quante persone moriranno in battaglia (perché a loro dei lavoratori non gliene frega niente), l’importante è far capire che tutto si fa per la Legalità e per il rispetto della Democrazia. Ma la cosiddetta “democrazia”, se mai ci fosse stata, è una parola dietro cui spesso ci si trincera per garan-tire il malaffare di cui ormai le cronache sono piene. La verità si nasconde in un business che arriva o supera i 300milioni di

euro e i grandi manovratori non possono perdere questa partita. Mi chiedo se i dirigenti del CIA-PI fossero a conoscenza del ve-spaio di interessi in cui si erano invischiati. Al di là delle proce-dure più o meno corrette, quale ruolo ha la Corte dei Conti in questa battaglia giocata con vio-lenza inaudita, se solo si pensa che quasi tutto il finanziamento copre il personale preposto al “Progetto Spartacus”? Dov’e-ra questa grande Istituzione in tutti gli anni in cui il malaffare regnava sovrano dentro i Pa-lazzi del potere? Quali controlli sono stati effettuati per evitare disastri eclatanti e sperperi di cene, gite, soggiorni e stipendi da nababbi?

Gli unici colpevoli sono i lavo-ratori che hanno rubato uno stipendio di 1200 euro, colpa molto grave, sia per la giustizia ordinaria che per quella ammi-nistrativa. Infatti sono loro che pagano e pagheranno queste beghe di potere.Per ogni giorno di ritardo una famiglia muore e muore la spe-ranza di sopravvivere in questo sistema che diventa sempre più bieco e incomprensibile.Il potere ormai è perversione, si gioca a chi meglio può esercitar-lo e per questo uso illecito si usa qualsiasi arma, “il fine giustifica i mezzi “. Se vogliamo poi ana-lizzare la tempistica, notiamo che, con sorprendente precisio-ne, ad un’azione risolutiva (si fa per dire) corrisponde immedia-tamente una reazione di con-trasto che scoraggia qualsiasi forma di interlocuzione diversa da quella precostituita.L’unica forma di difesa per la sopravvivenza ormai è la lotta contro questo sistema becero e

obsoleto, dove compaiono sem-pre gli stessi attori che hanno imparato un solo spartito e lo ri-petono con la stessa monotonia di sempre, ma restano e sono

solo “sepolcri imbiancati” che hanno distrutto e continuano a distruggere quello che di buono potrebbe nascere.

GIORNOfamiglia

e muore la speranza

PER ogniRitardo

uoreDI una

M

di Leonardo Cino

di Marina De Michele

Domenica, primo giugno. Cielo velato e per le stra-de d’accesso a Priolo poca

gente. Da lontano solo un certo movimento verso piazza Quat-tro Canti dove già è iniziato un comizio del partito socia-lista. Proseguendo a piedi la sensazione è strana: sembra di essere sprofondati nella Sicilia di qualche decennio fa, quel-la delle strade frequentate solo dagli uomini, piccoli gruppetti addossati ai muri che parlotta-no distrattamente e ti guardano come una mosca bianca men-tre passi. Nella piccola piazza il palco. Tutto intorno su al-cune panchine gente seduta, tre o quattro donne in tutto; al centro Salvo Maccarrone con la sua inseparabile telecamera, po-chi ad ascoltare e sul palco lui, Christian Bosco, il giovanissi-mo responsabile locale nonché dirigente regionale del partito. Magro alto maglietta rossa – ri-evocativa? – propone al micro-fono, che ogni tanto si imballa, la sua proposta politica. A ve-derlo così, nella sua splendida solitudine – mi dirà che anche i ragazzi del suo gruppo han-no preferito oggi non esserci – forte nelle sue idealità, nella tenace convinzione che ancora sia possibile, che si debba fare politica perché è attraverso que-sta nobile arte che si cambia il mondo, mi fa tornare alla mente un altro diciottenne coraggioso, capace di sfidare con grandissi-ma tranquillità la massa scom-

posta, e per lo più fischiante, degli studenti del liceo Corbino in assemblea d’istituto, quando chiedeva silenzio per esprimere la sua opinione, spesso lontanis-sima da quella degli altri, per lo più dissonante: quel Rosario Lo Bello che, scelto il sacerdozio, ha proprio in questi giorni rilascia-to una lunga graffiante intervi-sta sulle pecche della classe diri-gente di questa provincia. Giovani contro corrente, che decidono di ragionare con la propria testa e che non si fanno piegare né dalla disapprovazio-ne della massa né dalle intimi-dazioni dei prepotenti. Due giorni prima del comizio, a causa del suo impegno civico, del movimento creato per otte-nere l’avvio delle bonifiche nel vallone Monachella inquinato da perdite di petrolio da una tubatura che si diceva dismessa da tempo (bonifiche finalmen-te avviate: una prima vittoria), Christian ha proprio sperimen-tato questo: la violenza verbale di chi pensa che la verità non si debba dire, che le denunce non possano essere presentate e che non si possano fare nomi e co-gnomi perché è pericoloso, per-ché possono esserci ritorsioni, perché è facile che la risposta sia una querela, l’arma letale che in questa terra sostituisce sempre più spesso il confronto civile e maturo, che viene minacciata urlando anche da sedicenti de-mocratici e libertari. Vicino a lui, per sostenerlo, l’av-vocato Ulisse Signorelli segreta-rio provinciale dei socialisti, e in bella vista, su un manifesto,

la solidarietà espressa dal se-gretario regionale, l’onorevole Giovanni Palillo: “Se qualcu-no spera di intimorire il PSI di Priolo per le battaglie sostenute a favore dell’ambiente sappia che il PSI nazionale e regionale svolgerà in tutte le sedi la sua battaglia contro il degrado am-bientale. Ho interessato il PSI di Roma e a giorni preparere-mo interpellanze apposite al governo nazionale e regionale. Nessuno si illuda di tappare la bocca ai socialisti”.A vigilare che tutto filasse liscio, che nessuno si permettesse di interrompere ‘d’autorità’ il co-mizio, come era stato minac-ciato, anche alcuni poliziotti, si dice mandati da Siracusa: una presenza dissonante con quella figura esile. Ma a chi mai potrà fare paura un ragazzo di diciot-to anni? Probabilmente danno fastidio le sue parole, quelle che molti adulti non sanno dire, quelle che proprio a Priolo, co-mune in questi giorni squassato dalle indagini della Procura su numerosi atti dell’amministra-zione, dicono che “la politica non può essere vista solo come un mezzo con cui arricchir-si alle spalle dei cittadini e dei lavoratori, che non è un’utopia cambiare e creare le condizioni per rendere vivibile e più acco-gliente la propria città”. Troppe proposte forse. Troppa fiducia in un cambiamento possibile in una terra che si vuole irredi-mibile. Gli episodi della notte successiva al comizio (la sara-cinesca forzata del negozio di famiglia e il furto del registra-

tore di cassa, e un’altra minac-cia giunta a una persona che preferisce che il suo nome non si faccia ma che ha già denun-ciato l’episodio - olio infiam-mabile sotto la saracinesca del garage) con buona probabilità sono riconducibili a quanto ac-caduto, verrà accertato. Sono la reazione, anche irrazionale e infruttuosa, di chi vede che intorno è un sistema di impu-nità che si sta sfaldando, e lo dimostrano anche i tantissimi attestati di vicinanza al giovane Christian, della gente comune così come dei dirigenti del par-tito. Scrive tra l’altro il segreta-rio regionale Giovanni Palillo: “Il PSI siciliano, nel denunciare una situazione di grave degrado della democrazia a Priolo dove si incrociano omissioni della pubblica amministrazione con atteggiamenti lesivi della dialet-tica democratica e civile, chiede alle forze dell’ordine di tutelare la famiglia Bosco e di individua-re gli autori della rappresaglia contro il PSI di Priolo, provoca-ta sicuramente dalla denuncia degli esponenti socialisti. Invita il segretario nazionale del PSI, Riccardo Nencini, ad interve-nire nelle forme più appropriate per tutelare i compagni di Prio-lo e le loro battaglie sacrosante e chiede ai gruppi parlamentari di Camera e Senato di far pre-sente nelle aule parlamentari la gravità degli incresciosi fatti verificatisi affinché non si ripe-tano mai più le azioni violente e persecutorie che tanto hanno turbato i socialisti siciliani e l’o-pinione pubblica di Priolo”.

Anno VI n.11 - 6 giugno [email protected] 17LA CIVETTA di Minerva

Al via oggi la IX edizione dei Dialoghi Internazio-nali sulle Tragedie Gre-

che, organizzata dall’Istituto “Gestalt Therapy HCC Kairós” e dall’Istituto di clinica e for-mazione “Nino Trapani”.Il tradizionale appuntamento si articolerà in due giornate di stu-dio aperte dalla lectio magistra-lis del prof. Flavio Keller. Già nel titolo scelto per l’evento, Athena e Oreste tra mente, corpo e re-lazione, è insito il tema del rap-porto corpo-mente-relazione che sarà affrontato negli inter-venti della prof.ssa Di Pietro, docente di Bioetica dell’Uni-versità Cattolica di Roma, e del prof. Salonia, docente di “Pro-cessi formativi” presso l’Uni-versità Pontificia Antonianum di Roma, e Direttore scientifico dell’Istituto Gestalt Therapy Kairòs (GTK) di Ragusa, Roma e Venezia.Alla dr.ssa Paola Argentino, dirigente psichiatra e psicote-rapeuta del Dipartimento Sa-lute Mentale di Siracusa, pre-sidente dell’Istituto di clinica e formazione “Nino Trapani” di Siracusa e organizzatrice delle nove edizioni dei Dialoghi In-ternazionali, chiediamo come si svolgeranno le due giornate.L’intenso programma spazierà dalla neurofisiologia della men-te, con l’atteso intervento del prof. Keller, che ha lavorato, nel team di Er. Kandel (premio Nobel 2000), alle tematiche innovative delle neuroscienze presentate nell’ottica della Ge-stalt Therapy dal prof. Salonia, riconosciuto tra i più grandi psi-coterapeuti mondiali. Da non perdere l’intervento Nascere dalla relazione, della prof.ssa Di Pietro, che illustrerà il punto di vita della bioetica sulla nascita oggi, indicando la differenza tra generatività e riproduttività. Gli aspetti antropologici ed esisten-ziali verranno sviluppati dal

prof. S i c h e -ra, letterato e saggista, con riman-di di raffinata competenza all’Orestea di Eschilo e all’Ore-stiade di Pasolini. Nei laborato-ri pomeridiani la dr.ssa Conte - responsabile didattica dell’I-stituto - esaminerà le cause e i possibili interventi clinici nelle violenze intrafamiliari, pur-troppo in crescente aumento nell’attuale contesto sociale. In-fine io mi occuperò degli aspetti psicopatologici tratti dall’espe-rienza clinica, in un intreccio inedito con le neuroscienze, la fenomenologia e la Gestalt The-rapy.Quale nesso lega la dramma-turgia greca antica alla terapia gestaltica?La drammaturgia greca affron-ta i grandi temi dell’uomo: sensi e non-sensi dell’esistenza, gli istinti e la colpa, i corpi e le re-lazioni, la giustizia e la respon-sabilità. La psicoterapia ha evi-denziato come il non assumersi questi nodi dell’umana esisten-za conduca a derive di violenza distruttiva e di patologie psi-chiche. E la Gestalt Therapy, in sintonia con il linguaggio e la sensibilità della postmodernità, ha indicato nei molteplici falli-menti dell’incontro con l’altro (e con se stesso) i luoghi dello smarrimento individuale e del non riconoscimento reciproco procurati dalla liquidità delle emozioni e delle relazioni. Es-sere aiutati a ritrovare i percorsi corporeo-relazionali che por-tano all’incontro con l’alterità costituisce la teoria e la clinica della Gestalt Therapy. Come si traduce la terapia ge-staltica, che prende spunto dal mito, in applicazione clinica?La clinica gestaltica è ascolto del proprio corpo e delle pro-pria intenziona-lità di trovare integrità e pie-nezza nell’in-contro con

l’al-t r o . Tut t a la pa-tologia psichi-ca è il raccon-to dei t a n t i modi in cui l’or-ganismo u m a n o non ri-esce ad incontrare l’altro: perché incapaci di es-sere fino in fondo se stessi o di essere in relazione con gli altri. Fobia dell’uni-cità e fobia dell’ap-partenenza come s m a r r i me nt i d e l l ’ u m a n o esistere e co-e-sistere. Il mito greco svolgeva la sua funzione di ‘terapia di gruppo’ in quan-to riportava (e riporta) nelle v ibrazioni dei corpi e delle relazio-ni gli smar-rimenti del prendersi c u r a

di s é ,

degli a l t r i e de-gli dei. D e n -t r o quest i territo-ri, che n e l l a parteci-pazione alle rap-p r e s e n -

t a z i o n i classiche si

avvertono, si colloca il lavo-

ro del paziente e del terapeuta.

L’Orestea ci offre numerosi spunti di

riflessione: quello giuridico, per la

fondazione di un tribunale che si occupa

dei diritti di sangue; quello

socio -pol i-tico, perché

tale fondazio-ne avviene ad

Atene, culla della de-mocrazia e,

in tal modo, la polis della dea Atena

pone ter-m i n e

a l l a d i -

s g r e g a z i on e del ghenos; quello

psicologico, perché Atena è la ragione, Oreste è il pendolo che oscilla tra l’amore per la madre e il dovere di vendicare il padre. Come e quanto que-sti piani si intersecano ancora oggi?Nella postmodernità questi nodi esistenziali diventano sfide che richiedono di riscrivere la grammatica del vivere insieme, di inventare nuovi cammini di umanizzazione che regolino i rapporti ripartendo da nuove istanze regolative: l’interiori-tà e la reciprocità come intima autoregolazione del singolo, della casa e della città. Nella ri-scrittura delle regole dell’uma-no con-vivere, la giustizia deve essere ripensata in vista di una nuova coniugazione del dirit-to e dell’etica che connetta le soggettività singole e plurime in condivisioni aggreganti. An-che le regole della democrazia necessitano di essere riscritte muovendosi da modelli di rap-presentatività ormai al capoli-nea verso una partecipazione coinvolta e coinvolgente di cui ancora non si intravedono stra-de percorribili e significative. Le professioni educative e cliniche si inseriscono nella complessità (al limite caotica) di queste sfi-de per co-costruire itinerari e luoghi di identità flessibili e di alterità molteplici. La IX edizione dei Dialoghi Internazionali sulle Tragedie Greche sarà anche l’occasione per festeggiare il ventesimo anniversario del riconosci-mento della Scuola di specia-lizzazione dell’Istituto GTK diretto dal prof. Salonia e dal-

la dott.ssa Conte. L’Istituto, presente nel

territorio nazionale ed estero da tren-

tacinque anni, nel maggio del 1994 ha otte-nuto, primo

in Sicilia, il riconoscimento del MIUR come Scuola di Specia-lizzazione di Psicoterapia e, nel-lo specifico, di Gestalt Therapy. Un riconoscimento alla pas-sione e alla competenza di un gruppo di psicoterapeuti, che, fuori da ogni copertura accade-mica, ha creato una comunità di formazione, di cura, di ricerca conosciuta e sperimentata nel mondo della Gestalt Therapy e ha sviluppato modelli originali di intervento terapeutico che offrano possibilità di ripristi-nare le vibrazioni che rendono integra e piena ogni esistere e co-esistere. Durante il convegno verran-no inaugurati i nuovi master universitari in sessuologia, psiconcologia e per psicologo di base di cui sono aperte le iscrizioni in Sicilia a Siracusa, Ragusa, Catania e Palermo: quali risultati hanno ottenuto sinora?Dal 2001 ad oggi ho coordinato, in Sicilia, con l’Università Cat-tolica, ben18 Master Universita-ri di II livello. Siamo stati i pri-mi in Italia a bandire i Master in Psiconcologia, con un pro-gramma di formazione su cin-que aree tematiche: dalla psico-neuroendocrinoimmunologia alla narrazione dell’esperienza di malattia nell’immaginario nel cinema, teatro e sogni; dal-la gestione delle emozioni degli operatori e la prevenzione del burn out, fino al riadattamento funzionale, alla qualità di vita e all’etica del morire. A Siracusa è stata avviata, in questo anno ac-cademico, la terza edizione del Master in Sessuologia, per una qualificata formazione sugli aspetti relazionali interpersona-li che influenzano l’espressione della sessualità, e sarà inaugura-to, durante il convegno, il Ma-ster per Psicologo di base con lo scopo di promuovere una qua-lificata formazione sugli aspetti relazionali interpersonali tra medico e psicologo di base per una visione olistica del benesse-re psico-fisico.

CULTURA

Dialoghi Internazionali dell’Istituto “Gestalt Therapy HCC Kairós” e del “Nino Trapani”

A Siracusa il neuroscienziato Keller: parlerà di neurofisiologia della menteAthena e Oreste tra mente, corpo e relazione: terapia gestaltica e tragedie

Dialoghi Internazionali Sulle Tragedie Greche - IX Edizione“Athena e Oreste tra mente, corpo e relazione”Sala Di Rappresentanza - Circolo Ufficiali Aeronautica MilitareVia Elorina, 25 - Siracusa, 6 e 7 Giugno 2014 ORARIO 8.30 – 18.30

di Alessandra Privitera

Sarà presente un monaco buddistavenuto da Milano,

KotikawatteDhammakusalaTero

L’8 giugno alla sala Randone cerimonia buddhista dei cingalesi a Siracusa

Da diversi anni è pre-sente a Siracusa una comunità di cingalesi,

che lavorando in maniera discreta e silenziosa costitu-iscono un elemento impor-tante nella gestione di tante situazioni familiari difficili e dolorose. Ma perché ci sia vera inte-grazione occorrono anche iniziative come quella di cui scriviamo. “La Civetta” ha

ricevuto una segnalazione interessante che riguarda una festa chiamata Vesak (ri-correnza in cui si celebrano la nascita, l’illuminazione e la dipartita di Buddha Sha-kyamuni, la festa buddhista più importante) e che si ter-rà ininterrottamente tutto il giorno 8 giugno, dalle otto del mattino alle ventuno, presso la sala Randone di Si-racusa, e verrà curata dall’U-nione Buddhisti di Siracusa, presieduta da LaksiriPas-sikkuHannadiige.Sarà presente l’Avis con uno stand e ci sarà anche un

pranzo a buffet con piatti tipici della tradizione cinga-lese. Durante la mattinata ci sarà un programma di preghiera e meditazione (seelaviyapa-raya) e la cerimonia si con-cluderà con la baktigeeta (una funzione religiosa can-tata). Sarà inoltre presente un monaco buddista venuto da Milano, Kotikawatte-DhammakusalaTero. L’in-gresso è aperto a tutta la cit-tadinanza.

di Maria Luisa Riccioli

Anno VI n.11 6 giugno [email protected] LA CIVETTA di Minerva CULTURA

L’ass. Lo Giudice: “Vogliamo valorizzare i nostri talenti facendoli dialogare con realtà nazionali”

“Per la mia libreria mi ero ispirata ai caffè del nord Europa, leggere un libro, bere un the, conversare”

Grande successo al Convento del Ritiro della conversazione letterariatra Marco Drago e Stefano Amato, Orlando Meloni e Veronica Tomassini

Luisa Fiandaca (libraia): “Ragusa risponde meglio alle manifestazioni letterarieA Siracusa conta molto l’appartenenza a giri, c’è poca curiosità, poco dinamismo”

di Maria Luisa Riccioli

di Aldo Castello

Ieri pomeriggio, presso il cor-tile del Convento del Ritiro, si è tenuto il terzo appunta-

mento con “Terra da scrivere” - Conversazioni su scritture e scrittori: Marco Drago ha con-versato con Stefano Amato, An-gelo Orlando Meloni e Veronica Tomassini. Ha introdotto l’in-contro l’assessore alla Cultura, Alessio Lo Giudice.Marco Drago, autore di “L’ami-co del pazzo” (1998, Feltrinel-li), “Cronache da chissà dove” (2000, minimum fax), “Dome-nica sera” (2001, Feltrinelli), “Zolle” (2005, Feltrinelli), “La vita moderna è rumenta”, (2012, Feltrinelli Zoom), “Baladin”, con Teo Musso (2013, Feltrinel-li), “La prigione grande quanto un paese” (2013, Barbera Edito-re), ha diretto la rivista Maltese Narrazioni dal 1989 al 2006. Di-rige la collana di eBook Laurana Reloaded per l’editore Laurana e come autore e conduttore radio ha lavorato per RadioRai, Ra-dio24 e Radio Svizzera Italiana (Razione K, La fabbrica di polli,

Chiedo Asilo, Spiaggiati).Stefano Amato ha invece scritto “Il 49esimo Stato” (Feltrinelli/Transeuropa, 2013), interessan-te narrazione distopica su un’i-potetica Sicilia come stella degli Stati Uniti all’indomani della seconda guerra mondiale, “Do-mani gli uccellini canteranno” (NullaDie edizione, 2011), “Le sirene di Rotterdam” (Transeu-ropa, 2009), “Soggetti del verbo perdere” (Verbavolant, 2007) e si pone come una delle voci più significative della generazione contemporanea di scrittori sira-cusani insieme ad Angelo Orlando Meloni, sur-reale e originalissimo autore di “Cosa vuoi fare da grande”, scritto insieme a Ivan Baio (Del Vecchio Editore, 2013), “Io non ci volevo venire qui” (Del Vec-chio Editore, 2010), “Trivia-le”, dietro le cattive intenzioni - sceneggiatura graphicnovel, insieme a Gabriele Galanti, di-segnato da Massimo Modula (Verbavolant edizioni, 2013), “Ciao campione” (Limina edi-zioni, 2004).Veronica Tomassini, giornali-sta e scrittrice, “cantatrice” di un mondo dolente di vinti con

la sua scrittura sensibilissima e densa, è autrice del fulminan-te romanzo “Sangue di cane” (Laurana Editore, 2010) e de “Il polacco Macjej” (Zoom - Fel-trinelli, 2012). Ha partecipato a un’antologia per Transeuropa. Collabora con Il Fatto quotidia-no per il quale cura anche un blog.“Terra da scrivere”, iniziativa promossa dall’Assessorato alle politiche culturali e dalla Bi-blioteca Comunale di Siracusa, ha proposto alla cittadinanza autori del calibro di Pietrangelo Buttafuoco e Jean-Paul Man-ganaro, il primo presentato da Cetty Amenta, Luciano Modica ed Elvira Siringo, mentre il se-condo ha avuto come interlocu-tori Fernando Gioviale, Giovan-ni Di Maria e Salvo Gennuso.Gli incontri hanno proposto uno scambio d’idee e di espe-rienze fra scrittori di fama na-zionale e scrittori siracusani, mettendo a fuoco il tema della territorialità, dello spazio abita-to o immaginato come luogo e topos della scrittura.Si è partiti dalla terra come densità di memorie e di sto-rie, di storie rivissute e ricreate

dalla memoria, per dialogare e mettere a confronto esperienze letterarie che si proiettano in territori, culturali e di pubbli-co, diversi nella loro risonanza e per modi di “fare scrittura”. “Questi incontri – dice Alessio Lo Giudice – testimoniano la volontà mia e dell’Amministra-zione di porre l’attenzione sui nostri talenti, cercando soluzio-ni per aprire i confini del nostro territorio e dialogare con realtà nazionali”. È significativo infat-ti che i talenti più importanti del siracusano dialoghino su temi come terra e scrittura con autori di respiro nazionale: Siracusa non può e non deve essere pro-vincia della cultura, ma capitale a tutti gli effetti. Si auspica che incontri di questo tipo non restino isolati ma che siano tasselli di una politica cul-turale di ampio respiro, inseriti in una programmazione seria e volano sia per le “penne” aretu-see – ricordiamo che sono stati coinvolti nella programmazio-ne della rassegna anche Luca Raimondi, Maria Lucia Riccioli e Daniele Zito – che per tutto il tessuto socioculturale della cit-tà.

Siracusa e i libri. Pochi let-tori, mercato in crisi ma tante iniziative letterarie

grazie anche all’instancabi-le opera di alcuni coraggio-si librai presenti in città. Ne parliamo con Luisa Fiandaca, palermitana trapiantata a Si-racusa, con una visione molto particolare della libreria.Ho aperto la mia libreria 12 anni fa, dopo aver vissuto diver-si anni in Germania. Mi sono ispirata ai caffè’ del nord Euro-pa, pensavo proprio all’idea di poter leggere il libro che si è ap-pena comprato, bere un the, un bicchiere di vino, scambiare due chiacchiere. Abbinare la caffet-teria facilita sicuramente questa funzione, un po’ romantica se vuoi, della libreria. La tua proposta si rivolge a un pubblico di élite?Forse i primi anni ero più di nicchia, adesso sono più gene-ralista anche se, per gli spazi che ho, cerco sempre di pren-dere qualcosa di “nicchia” e non prendere quello che ritengo troppo commerciale. Ma un li-braio indipendente deve pren-dere ciò che gli piace per saperlo vendere e questa può essere la sua forza, diversamente per me non avrebbe senso perché, non dico che riesco a leggere tutto ovviamente, ma quello che met-to in mostra è perché mi è pia-ciuto, ho letto le schede, ho visto

le interviste dell’autore ecc..Fare il libraio è un’attività che rende molto?Avessi aperto un ristorante o una pizzeria o un bar piuttosto che una libreria forse avrei gua-dagnato di più, ma non sono una ristoratrice.. ho creato que-sto posto perché è quello che cercavo e non trovavo. In tutti questi anni mi è stato spesso rimproverato di non ampliare il lato caffetteria offrendo più ristorazione. Forse questo è sta-to un limite ma se una cosa non mi piace non la faccio. Non mi piacciono neanche le presenta-zioni dei libri a cui si abbina il cibo e in genere trovo che se vai in libreria è perché ti interessa il libro, vai a sentire, a capire, non vai certo perché ci trovi l’aperi-tivo.Ma almeno con questo lavoro ricevi delle soddisfazioni?Lavorando per anni in una pic-cola libreria si ha il privilegio di conoscere le persone a fondo, instaurare con loro rapporti di amicizia vera, cioè puoi parla-re più direttamente del libro o autore preferito, cosa ti piace o non ti piace e poi ne scopri altri insieme e scambi idee, opinioni.

Tramite i lettori ho scoperto an-ch’io tanti autori, tante letture interessanti. Per me è una cosa meravigliosa riuscire ad avere in libreria un autore che ho se-guito dalle prime pubblicazioni, che mi è piaciuto molto, che mi ha colpito..., come per esempio Gianrico Carofiglio, invitato proprio agli inizi della sua car-riera con “Ad Occhi Chiusi”, oppure gli esordienti che ma-gari l’anno dopo vincevano il Premio Vittorini, come Nicola La Gioia. Sono stata felicissima di avere conosciuto Matteo B. Bianchi e Andrea Bajani, che tornano spesso e con i quali ho quasi un rapporto di amicizia; Lorella Zanardo che è stata da me dopo essere stata ospite da Gad Lerner o Valeria Parrella con il suo primissimo “Mosca più balena”. Oggi non potrei più invitare alcuni di loro perchè sono “famosi” e sarebbe diverso l’impatto... Certo, non sempre la soddisfazione personale si traduce anche in soddisfazione economica, come è avvenuto per esempio portando a Siracu-sa Fabio Volo, che ha riempito all’inverosimile il salone di pa-lazzo Vermexio e che rientrava proprio nell’ambito di una pro-mozione commerciale.Cosa non funziona, secondo te, in questo ambito?La mia è un’esperienza nel com-plesso positiva per l’opportunità che ho avuto con questo lavoro di conoscere molte persone, umanamente quindi importan-te, ma vendere libri è un fatto

commerciale e se si pensa a questo aspetto allora direi che la promozione non mi ha aiutato, ha creato poca affezione, che poi è lo scopo commerciale di que-ste iniziative. Ecco, questo posso dire che non è avvenuto. Le cau-se? sono tante. Dipenderanno da errori di gestione personale, dalla comunicazione, ma molto anche da dinamiche locali diffi-cili da intaccare come diffiden-za, chiusura. Non so se si può parlare di tipologia di “siracusa-no” ma noto che qui conta mol-to l’appartenenza a giri, c’è poca curiosità, poco dinamismo. Ho constatato, per esempio, che Ragusa risponde meglio alle manifestazioni letterarie. Pur essendo una città più piccola c’è più vitalità e maggiore coraggio. Si riesce ad organizzare iniziati-ve che a Siracusa avrebbero un seguito molto limitato. Forse ci si dovrebbe muovere in maniera più organizzata e professionale, senza improvvisazioni e con programmazioni a lungo ter-mine, magari con una maggiore partecipazione delle istituzioni che spesso si muovono per con-to proprio.Progetti futuri?Vorrei vendere di più libri per ragazzi, fascia d’età 12-14 ma è un mercato che conosco poco e penso che si debba essere molto preparati per affrontarlo con re-sponsabilità perché sono lettori che devi intercettare e interes-sare, è l’età in cui si allontanano dalla lettura... infatti mi sto pre-parando. Ci sto pensando..

SCOPERTOanch’io

INTERESSANTI

I LETTORI

autori

hoTramite

TANTITante LETTUREe

Anno VI n.11 - 6 giugno [email protected] 19LA CIVETTA di Minerva

Domani 7 giugno, alle ore 19, il MOA presenta a Palazzo Montalto la Ras-

segna delle mostre personali di grandi maestri: ogni tre setti-mane verranno esposti i lavori di artisti di rilevanza nazionale ed internazionale. Si parte con il vernissage del maestro Gian-ni Brusamolino: due sculture e nove quadri saranno inseriti nella splendida cornice dello storico Palazzo Montalto, re-centemente restaurato e che si spera divenga sempre più frui-bile da parte della cittadinanza siracusana e dei visitatori, anche

grazie alle iniziative come quel-le del Movimento Ortigia Arte.Gianni Brusamolino vive e la-vora a Milano, ma il Castello di San Pietro in Cerro è divenuto per l’artista luogo di riflessione e meditazione creativa: qui sono nate diverse poetiche relative al sacro, sia attraverso il lin-guaggio pittorico, sia attraverso grandi opere scultoree. Inte-ressante è la sua definizione di sacro: resistenza ed espressione di ciò che ha valore. “È solo la capacità progettuale di carattere teoretico – rileva Gianni Brusa-molino - che rende gli uomini capaci in qualsiasi circostanza di “sopportare” ma vivere con serenità e coralità il dramma esistenziale. All’umanità con-

temporanea, servono in primo luogo consapevolezza razionale e mondana, unitamente a quella particolare sensibilità, che, de-rivando dall’astrazione verso il sublime, consente, insieme alla coscienza, di affrontare i dram-mi dai quali l’umanità di oggi non è certo esclusa, anche se, con tutti i mezzi si cerca invece di tenere lontana la percezione di essi”.Da qui l’arte “cubismatica” di Brusamolino, ovvero la pro-prietà di unire arte e scienza in una nuova ricerca condivisa di carattere sacro ed esistenziale. Il termine “cubismatica” infatti allude alla dinamica conoscitiva - ovvero di “appropriazione del mondo” - messa in pratica dal

cubismo, su cui Brusamolino si è originariamente formato, e alla continuità della volontà di ricerca della conoscenza, in termini chiaramente epistemi-ci, come indica la stessa parola μάθημα (màthema), da cui ma-tematica: “che concerne il sape-re della scienza”.Il critico Flavio Caroli parla di “primari”, gli elementi come la curva e la retta, elementi primi dell’espressione artistica. L’arte, via intuitiva al sacro – e qui ci soccorrono le moderne neu-roscienze che ci parlano delle “scorciatoie” del nostro percepi-re, sentire e reagire, quindi del nostro cogliere immediatamen-te il mondo – è quindi sentiero privilegiato e da coltivare.

Curatore della mostra è Marco Marinacci; sarà presente Ric-cardo Panigada, direttore del Centro Studi Gianni Brusamo-lino e direttore responsabile di Tempo e Arte. Ricordiamo ai lettori che la mostra del MOA inaugurata a maggio a Palazzo

Impellizzeri rimarrà aperta fino al 30 agosto e probabilmente verrà prolungata.Arte in Ortigia, dunque, e in due dei più bei palazzi dell’iso-lotto, isola nell’isola, isola d’arte che fa da ponte per la cultura.

CULTURA

“La vacanza del professor Gibson e altri scritti” del figlio del grande scrittore siracusano

Parte il progetto MOA: ogni tre settimane i lavori di artisti di fama internazionale

“Ai giovani scrittori consiglio di andarci cauti, pubblicare un libro non è un punto di arrivo ma di partenza”

“Mio nonno, Sebastiano Vittorini, era notissimo perché pur senza titoliinsegnava a giovanissimi somari come me italiano, latino e tedesco”

Domani nel restaurato Palazzo Montalto vernissage di Brusamolinoleader della “cubismatica”, fusione di arte e scienza sui temi del sacro

Già in libreria “Kafka e il mistero del processo” di Salvo Zappulla “Il mio è un romanzo stravagante

sui grandi della letteratura classica”

C’è un libro al quale l’au-tore Demetrio Vitto-rini è particolarmente

legato. S’intitola “La vacanza del professor Gibson e altri scritti”, Edizioni Ulivo. Di Demetrio Vittorini sappiamo che si è lau-reato in letteratura inglese a Mi-lano, che ha insegnato italiano a Dublino, a Los Angeles, nel Galles, in Sud Africa a Stellen-bosch e a Cape Town. Insegnando anche letteratura inglese, Vittorini ha indubbia-mente subito il fascino (annota Carlo Monteforte in prefazio-ne) “dei grandi scrittori come Chaucer, Swift, Mark Twain, e anche il più recente Wodehouse, assorbendone in parte lo spirito ironico”.Monteforte asserisce poi che se-

condo lui Vittorini si sia diver-tito creando immagini fantasti-che per prendere in giro i miti della nostra epoca, assieme ai viaggi nello spazio e nel tempo.Tra i vari racconti, infatti, ci-tiamo “La nave negriera” dove il personaggio narrante descri-ve il suo rapimento da parte di una nave pirata che in realtà sarebbe venuta dallo spazio, con un equipaggio dedito al sesso estremo. E a questo proposito Demetrio Vittorini trascrive “Non del sognatore la vergogna, ma del sogno” secondo Talmud Babilonese.

Ne “II racconto del pastore”, poi, Vittorini motteggia con quel dialetto siracusano a lui ben noto, con un “pot-pourri” gustosissimo di un pecoraio che nell’esperienza onirica si accor-ge “che Sciva masculu era, e non fimminedda. E si vedeva bene. E poi l’angelo puntando alla minchia di Sciva disse: Lingam. Ma che lingua e lingua, dissi iu, questa è minchia”. Percorrendo l’itinerario nar-rativo di Demetrio Vittorini si incontrano scintillanti capitoli come “II linguaggio dell’assas-sino”, “Lilith e Eva”, “Queve-do”, “ Libero come un cervo”, “Le amazzoni”, solo per citarne alcuni. E non poteva mancare alla fine un suo “ritorno” alla amata Siracusa, la casa dove ha trascorso gli anni del ginnasio Gargallo. Bocciato in latino e venuto a Siracusa per riparare, era il nonno Sebastiano ad in-

segnargli. “In un grande studio, dietro una grande scrivania cir-condata da una libreria colma di volumi aspettava quello che tutti chiamavano U prufissuri. Si chiamava Sebastiano Vitto-rini (rammenta Monteforte) ed era notissimo perché, pur non avendo alcun titolo accademico, impartiva ai giovanissimi so-mari che mi assomigliavano le-zioni di italiano, latino e perfino tedesco. Ricordo perfettamente il colore azzurro intenso di que-gli occhi che dietro spesse lenti esercitavano su di me un potere magnetico”.Il grande studio dove Elio Vitto-rini giovane aveva letto, studia-to e scritto prima di lasciare la natia Siracusa.“La vacanza del professor Gi-bson e altri scritti” – Libreria Diana

VITTORINImotteggia

a lui ben NOTO...DIALETTO siracusano

quelCon

di Aldo Formosa

di Maria Luisa Riccioli

di Maria Luisa Riccioli

Recentemente presentato da Simona Lo Iacono durante un pomeriggio letterario

presso la libreria “Casa del Li-bro” di Rosario Mascali, che ha visto anche la performance dell’artista Irene Bongiorno e l’esibizione alla fisarmonica del maestro Aurelio Caliri, è usci-to per i tipi di Melino Nerella edizioni l’ultimo libro di Salvo Zappulla, scrittore, giornalista e operatore culturale: “Kafka e il mistero del processo”. “La Ci-vetta” lo ha incontrato per voi.Ci spieghi il titolo di questo tuo ultimo romanzo? Già co-nosciamo la tua verve dissa-cratoria - che ha colpito Dante,

tanto per dire - e ironica, sulle orme di Buzzati e di altri gran-dissimi artisti della narrazio-ne. Ritengo di avere scritto un ro-manzo che definire stravagante mi sembra poco, dove sono pre-senti i grandi scrittori della let-teratura classica, gli autori che hanno contribuito alla mia for-mazione: da Kafka a Pirandello, Borges, Buzzati, Dumas, Calvi-no. Kafka ha un ruolo di primo piano nel romanzo, da qui il ti-tolo ma non voglio rivelare altro per non togliere il gusto della sorpresa all’unico lettore che lo leggerà. Qual è il tuo rapporto con l’e-

ditoria? Cosa ti senti di dire a chi esordisce, a chi vuole perse-guire il sogno della scrittura? Il mio rapporto con l’editoria? Amo promuovere l’editoria si-ciliana, dare una mano a chi ha coraggio di investire in que-sta terra ostica. Ho collaborato prima con Terzo Millennio di Caltanissetta e ora con Melino Nerella. È dura competere con i grandi colossi del Nord ma noi ci proviamo. Ai giovani scrittori consiglio di andarci cauti, pub-blicare un libro non è un punto di arrivo ma di partenza, rivol-gersi a qualche piccolo editore che cerca di fare le cose in ma-niera seria, farsi conoscere ma-

gari attraverso il web. C’è trop-pa gente che scrive e non è facile districarsi in questo pantano. Si parlava qualche tempo fa di new wave siracusana e su Pen-telite è uscito un interessante saggio di Salvo Sequenzia in merito. Qual è la tua opinione?

Ho molta stima del professore Sequenzia e il suo giudizio sui miei scritti mi lusinga molto. Sono d’accordo con lui, Siracusa offre un bel panorama di gio-vani scrittori che si stanno af-fermando; mi fa molto piacere, un valore aggiunto per il nostro territorio.

Anno VI n.11 6 giugno [email protected] LA CIVETTA di Minerva CULTURA

Come già ho avuto modo di dire, ricordando gli uomini che le istituirono,

le rappresentazioni al Teatro Greco di Siracusa nacquero in un momento di grande trasfor-mazione sociale e di ebollizione culturale anche nell’ambito del-la messinscena. Così i nostri predecessori, mes-so al bando il naturalismo, inte-sero il Teatro come rivelazione, dovendo comunicare oltre il vi-sibile l’invisibile. Il complesso scenico fu formato “del gesto, che è l’anima della recitazione, delle parole, che sono il corpo dell’opera, delle linee e dei colori, che sono l’esi-stenza stessa dello scenario, del ritmo, che è l’essenza della dan-za”. Questi uomini straordinari,

diretti da Romagnoli che curò la messinscena, inventarono il tra-vestimento e la mimica per una cerimonia magica, scoprirono la danza, il canto, la poesia per le preghiere religiose, crearono la liturgia che li condusse ad organizzare il dialogo, l’azione, lo scenario. Il teatro giunse così a possedere tutti i suoi mezzi d’espressione, come un tempo. Nella cerimonia alla quale in-tervennero per il culto dram-matico essi non portarono con sé solo timore e religione, ma nervi, sensi, dolori e pene. Ed ecco che, mentre partecipa-vano alla cerimonia, sentivano qualcosa che li avvolgeva, una forza che li afferrava sin nel profondo e li rapiva, fondendo-li, come in un crogiuolo, in una comunità d’intenti, in un essere unico. Eschilo tornava a vivere non più imbalsamato in schemi solo letterari. L’Agamennone

cento anni dopo, come tutti gli anniversari, voleva essere una celebrazione. E gli ingredienti per uno spettacolo di altissimo livello e di grande richiamo sono stati cercati. E tutti insieme gli artisti (sem-plice ed enigmatica la sceno-grafia, la regia senza fronzoli, curata la coreografia, gradevole la musica, ricercati i costumi, bravi tutti gli interpreti, in par-ticolare la scolta, Clitennestra, Cassandra, l’Araldo) hanno meritato. Il pubblico applaude ma senza emozioni, forse per-ché poche volte le parole hanno tagliato come lame. È un brutto sintomo.Eppure ora come nel 1914 gli anni a venire sono un enigma e l’attesa dell’ignoto dovrebbe acuire la nostra sensibilità.Ma forse il teatro non riesce più a comunicare l’invisibile.

Sere fa, riflettendo sulla messa in scena al colle Temenite del dittico Co-

efore-Eumenidi di Eschilo, mi sono chiesto perché mai, al mo-mento fatale del matricidio di Clitennestra da parte di Oreste, non avessi avvertito i brividi del “pathos” sulla pelle. Colpa mia che, avanti negli anni, non rece-pisco appieno i messaggi emo-zionali di una simile tragedia o non piuttosto di una rappresen-tazione, più formale che sostan-ziale, del groviglio di spinte e pulsioni che agitano l’animo dei protagonisti?Chi conosce il dramma antico e lo ama visceralmente sa che in ogni tragedia spiccano le “sce-ne-madri”, quelle, cioè, la cui bellezza, nella accezione teatrale

del termine, impone una pecu-liare messa a fuoco da parte del regista, degli attori e, perché no, degli spettatori, e dalla quale non si può prescindere. Pen-so, ad esempio, ad Antigone, la sfortunata eroina, portata al supplizio per avere trasgredito la legge della “polis”, e che, in una nobilissima lamentazione, si duole delle mancate nozze e della perduta giovinezza. Penso ad Andromaca, nel suo stra-ziante addio al figlio Astianatte, condannato ad essere “precipi-tato” dalle torri di Troia, che si avvinghia alle sue vesti come un uccellino. Penso a Medea, che, nella lucida follia di donna tradita, prima di uccidere i pro-pri figli, ne magnifica accorata-mente la bellezza delle loro vite e sembianze.Orbene, il matricidio di Cliten-nestra da parte di Oreste, da definirsi senza alcun dubbio il

momento topico, vero e proprio “climax” della tragedia, si snoda in pochi attimi, e tutto questo

secondo una sequenza eretisti-ca di espressioni, movimenti e gesti, che lasciano poco o nulla

alla fruizione e in definitiva al godimento dello spettatore. Di fronte alla spada del figlio che le

annunzia l’imminente sua mor-te, Clitennestra “sguaina” come arma di difesa il seno che lo ha allattato, impetrando pietà, ma Oreste, ligio al mandato di Apollo, esegue in quattro e quattr’otto il matricidio sotto gli occhi degli spettatori atto-niti (ma non doveva ucciderla dentro la reggia, al riparo da occhi indiscreti?) e scappa via in preda ad uno stato febbrile. E il famoso “pathos”, quella acuta e lacerante compartecipazione del pubblico al dolore dei pro-tagonisti e che si materializza quasi sempre nel “frisson à fleur de peau”, dove è andato a finire? Chi l’ha sentito, chi lo ha perce-pito?Ancora una volta, spiace dirlo e ripeterlo, la spettacolarizzazio-ne dei fatti e dei sentimenti ha avuto la meglio sulla sacrale bel-lezza dell’antico pensiero.

Il matricidio di Clitennestra da parte di Oreste, momento topico della tragedia, si snoda in pochi attimi

Cento anni dopo, come tutti gli anniversari, voleva essere una celebrazione, ma…

Alla ricerca del brivido perduto. Nelle Coefore, la spettacolarizzazione di fatti e sentimenti ha soppiantato la sacrale bellezza dell’antico pensiero

La tragedia trasmette ancora l’invisibile? Nell’Agamennone gli artisti braviapplausi però senza emozioni, poche volte le parole hanno tagliato come lame

di Domenico Brancatelli

di Glauco Reale

PH Franca Centaro

PH Franca Centaro