L'Athenaion di Siracusa

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The Athenaion of Syracuse

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INDICE

CAPITOLO ILe vicende storiche, architettoniche ed

urbane della città di Siracusa e di Ortigia

CAPITOLO IIStratificazioni

CAPITOLO IIIL’iconografia e l’immagine letteraria

CAPITOLO IVIl rilievo

Presentazione - Mariella MutiPrefazione - Massimo GiovanniniPremessaMetodologia di ricerca

La colonizzazione grecaOrtigiaLe aree sacre di Ortigia: ritrovamenti tramite scavi archeologiciI templi della città aretusea

Riutilizzazione cristiana di edifici dell’antichità classica: conversione dei templi in chiese cristianeDall’Athenaion al Duomo: storia di una metamorfosi di pietra I restauri del duomo

Introduzione L’immagine letteraria

Il rilievo topograficoTaccuino del rilevatoreIl Rilievo FotogrammetricoIl Rilievo Laser Scanner 3D

AppendiceBibliografiaIndice delle illustrazioni

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CONTENTS

CHAPTER IThe city of Syracuse and the island of

Ortygia: historical, architectural and civil events

CHAPTER IIStratification

CHAPTER IIIIconography and literary images

CHAPTER IVThe survey

Presentation - Mariella MutiPreface - Massimo GiovanniniForewordResearch methodology

Greek colonizationOrtygiaThe holy areas of Ortygia: findings from archaeological excavationsThe temples of the ancient greek city

Christian adaptation of buildings from classical antiquity: conversion of temples into churchesFrom Athenaion to Cathedral: the story of a metamorphosis of stone Restoration of the Cathedral

IntroductionLiterary images

The topographic surveySurveyor’s notebookThe photogrammetric surveyThe 3D Laser Scanner Survey

AppendixBibliographyIndex of figures

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“Dal giorno in cui la statua è terminata, comincia, in un

certo senso, la sua vita. E’ superata la prima fase, che,

per l’opera dello scultore, l’ha condotta dal blocco alla forma umana; ora una seconda fase, nel corso dei secoli, attraverso

un alternarsi di adorazione, di ammirazione, di amore, di spregio o di indifferenza, per gradi successivi di erosione e di usura, la ricondurrà poco a poco allo stato di minerale

informe a cui l’aveva sottratta lo scultore”.

M. Yourcenar, Il tempo grande scultore.

M. Scolari, Eidola

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Presentazionedi Mariella Muti

Soprintendente ai BB.CC.AA. di Siracusa

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L’indagine proposta nel presente volume costituisce un nuovo ed in-teressante momento di riflessione su quello che rappresenta, forse, il monumento più rappresentativo di Siracusa: l’Athenaion-Cattedrale. Questo edificio è rimasto nei secoli il trait d’union tra passato e pre-sente, più che il luogo di culto poliade, più di un campanile-segna-colo, esso è, senza alcun dubbio, il sema di Siracusa. Con esso, più del teatro lungamente caduto nell’oblio, la città si identifica: visibile, già, come tempio greco ai naviganti che giungevano via mare alla Pentapoli; segno inconfondibile anche in seguito, quando nella città-bastione ridotta alla sola Ortigia, svettava come chiesa cristiana, fino alla scaene frons della città ricostruita dopo il terremoto del 1693. Ancora oggi, ad onta delle cicatrici del tempo e delle vicissitudini che l’hanno accompagnato, non ultimo il sisma del 13 Dicembre del 1990, l’Athenaion-Cattedrale risorge dopo i recenti lavori di studio e di restauro condotti dalla Soprintendenza ai BB.CC.AA. di Siracusa che hanno coinvolto sia il monumento che le prospicienti via Mi-nerva e Piazza Duomo. Tali lavori, condotti nell’ambito dei progetti di valorizzazione dei monumenti del Val di Noto inclusi nel patrimonio dell’UNESCO, hanno consentito una lettura e fruizione del tutto nuo-ve e prima impensabili del complesso monumentale, grazie anche all’apporto di studi specifici, a carattere multidisciplinare.Alla luce di queste nuove acquisizioni, il pregio del presente studio

The study presented here is a new and interesting reflection on what is arguably Syracuse’s most representative monument: the Athenaion-Cathedral. Through the centuries, this building has remained the trait d’union between the past and present. More than a place of worship dedicated to the city’s protectress, more than a bell tower and symbolic monument, it is, without doubt, the sema of Syracuse. The city is identified more with this building than with the Greek theatre, which has long since fallen into disuse. Indeed, as early as Ancient Greek times, the temple was visible to sailors travelling by sea to the Pentapolis. It continued to be an unmistake-able landmark later on, as a Christian church, when all that remained of the bastion city was the Ortygia district, and became the scaene frons of the city rebuilt after the earthquake of 1693. Today, defying the scars of time and the traumatic events of its life (not least the earthquake of 13th December 1990), the Athenaion-Cathedral rises once again thanks to the recent studies and restoration works conducted by the Superintend-ence of the Sicilian Department for Cultural and Environmental Heritage in Syracuse on the monument and the Via Minerva and Piazza Duomo views. These works, part of the projects to promote the Val di Noto UNESCO heritage monuments, permitted

Presentazione

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completely new and previously inconceivable analysis and enjoyment of the monu-ment thanks, in part, to the contributions of specific, multi-disciplinary studies.In the light of these new developments, the value of the study presented here lies, in my view, in the fact that it perfectly traces the monument’s history in two opposite directions in space and time: backwards, through the graphic survey (from the exist-ing building to the original intended design), and forwards, through the inevitable adaptations to the building, the changes in use of the evolved monument and, con-sequently, the new meanings it has assumed through time. The graphic documentation acquired during this study constitutes a significant achievement in itself and, at the same time, a valuable tool for further surveys, which we hope will be many and fruitful.

consiste, a mio parere, nell’aver percorso idealmente la storia del mo-numento in due direzioni opposte nello spazio e nel tempo: quella a ritroso, attraverso il rilievo grafico, dal costruito alle intenzioni pro-gettuali; quello progressivo, dal progetto originario alla costruzione, alla vita dell’edificio, con le modificazioni intervenute, sia per gli ine-vitabili adattamenti di cantiere, sia attraverso le modificazioni d’uso e, conseguenti, risemantizzazioni che hanno coinvolto nel tempo il monumento-palinsesto. La documentazione grafica acquisita costituisce, già, un significativo punto di arrivo di questo lavoro e, al contempo, un prezioso stru-mento per ulteriori indagini che auspichiamo numerose e proficue.

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Le vicende storiche, architettoniche ed urbane della città di Siracusa e di Ortigia

The city of Syracuse and the island of Ortygia: historical, architectural and civil events

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“A Minerva, et a Marte, et a Hercole”, secondo Vitruvio (1, II, p.35), “si fanno tempij di maniera Dorica: percioché a questi Dei per la virtù loro si conviene fare le fabriche senza delicatezze, et tenerezze”. Le tipologie edilizie proprie dell’ordine dorico sono definite dal Serlio (IV, proemio) - “l’opera toscana, al parere mio, conviene alle fortezze come sarebbe a porte di città, a rocche, a castelli, a luoghi da conservar tesori, o dove si tengon le munitioni, et le artiglierie, alle prigioni, a porti di mare, et altri simili per l’uso della guerra” - mentre gli elementi formali dell’ordine sono sottolineati dal Palladio (1570, I, XIV, p.16) - “il più schietto, e semplice di tutti gli ordini della Architettura: perciochè ritiene in sé di quella primiera antichità, e manca di tutti quegli ornamenti, che rendono gli altri riguardevoli e belli” -.

Raspi Serra J., L’architettura parlante, in, La fortuna di Paestum e la memoria moderna del dorico, 1750-1830, a cura di Raspi Serra Joselita, Firenze 1986, pp. 106-107.

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I. Le vicende storiche, architettoniche ed urbane della città di Siracusa e di Ortigia 35

1. Distribuzione dei popoli sul territorio siciliano nell’VIII sec. a. C. (rielaborazione da Gabba, Vallet, 1980). Population distribution over the Region of Sicily in the eighth century BC. (editing by Gabba, Vallet, 1980).

2. Localizzazione dei templi e delle latomie a Siracusa (rielaborazione). Locations of the temples and quarries in Syracuse (editing).

Greek ColonizationThe populations of Sicily in the eighth century BC were as follows: the Siculi to the east of the Platani River, the Sicani to the west, the Elimi on the western point, and the Ausoni and Morgeti to the north-east (fig. 1). The Phoenician colonies were located in Western Sicily and the island of Mozia. The study of Greek colonies in Sicily breaks down into two parts: those founded by Greeks who came from the motherland, namely Naxos, Zancle (now Messina) and Megara Hyblaea, and those founded later on by the peoples that inhabited the more ancient colonies, namely Himera (a colony of Zancle), Selinunte (a colony of Megara Hyblaea), and Agrigento di Gela1. Syracuse (or “Syrakousai”) grew up as a Greek colony in around 733 BC. The city gradually developed with the expansion of its quarters, the most ancient of which was the island of Ortygia, later “connected by a small bridge … to form a little peninsula from the Porto Piccolo to the north to the Porto Grande to the south”2. His-torians agree that, from the fifth century BC, Syracuse was a colony of Corinth at the wish of Archias, a member of the Doric aristocracy ruled by the Bacchiadae3. The mainland area, which was most directly linked to the island, extended from the docks to the Lusimeleia marshes, now the Pantanelli area. During the seventh

La colonizzazione greca Le popolazioni della Sicilia nell’ VIII sec. a.C. erano così divise: Siculi ad est del Platani, Sicani ad ovest, Elimi sulla punta di occidente, Ausoni e Morgeti nell’area nord-orientale, fig.1. Le colonie fenicie erano loca-lizzate in Sicilia occidentale e sull’isola di Mozia.Lo studio delle colonie greche in Sicilia si divide in due casi: quel-le fondate dai greci venuti dalla madrepatria (Naxos, Zancle ovvero Messina, Siracusa e Megara Iblea) e quelle fondate in epoche suc-cessive dalle genti che abitavano nelle colonie più antiche (Imera, colonia di Zancle, Selinunte di Megara Iblea, Agrigento di Gela).1 Siracusa «Syrakousai» si espande come colonia greca intorno all’anno 733 a.C.; si parla di sviluppo progressivo della città con l’estensione dei quartieri, il più antico dei quali fu l’isola di Ortigia, successivamen-te “collegata con un molo… in modo da formare una penisoletta tra il Porto Piccolo a nord e il Porto Grande a sud”.2

A partire dal V sec., gli storici sono concordi a reputare Siracusa colo-nia di Corinto, per volontà di Archia, esponente dell’ aristocrazia dori-ca governata dai Bacchiadi.3

La zona della terraferma, che risultò essere quella più direttamen-te collegata all’isola, si diramava dalle darsene alle zone palustri di Lysimeleia, l’attuale zona Pantanelli. Sempre nel corso del VII sec., la

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I. The city of Syracuse and the island of Ortygia: historical, architectural and civil events44

14. Modello dell’Artemision (Museo Archeologico Regionale “P. Orsi”, Siracusa). Model of the Artemision (Museo Archeologico Regionale “P. Orsi”, Siracusa).

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I. Le vicende storiche, architettoniche ed urbane della città di Siracusa e di Ortigia 45

15. L’ Athenaion con il vicino Artemision (Museo Archeologico Regionale “P. Orsi”, Siracusa). The Athenaion with the Artemision nearby (Museo Archeologico Regionale “P. Orsi”, Siracusa)..

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I. The city of Syracuse and the island of Ortygia: historical, architectural and civil events50

24. Prospetto laterale secondo la ricostruzione di J. P. Adam. Side elevation according to J.P. Adam’s reconstruction.25. Spaccato assonometrico. Axonometric view.

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I. Le vicende storiche, architettoniche ed urbane della città di Siracusa e di Ortigia 51

26. Sezione longitudinale ipotetica. Hypothetical longitudinal section.27. Assonometria iposcopica trasversale. Transversal hyposcopic axonometric view.

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Stratificazioni

Stratification

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“…ogni pietra comincia a respirare perché strettamente legata alla vita, e ogni volta che lo si guarda, l’intero edificio, colossale e perfetto, è colto nel suo divenire. E anche se le statue dovessero sostenere le pietre per l’eternità, è come se la loro attuale posizione non fosse che un istante di un’attività interrotta… Le pietre della costruzione più antica sono passate ad una costruzione più recente, così come un’epoca trascolora in un’altra...un movimento senza fratture, senza confini. La pietra scorre come il tempo...Le pareti, i muri, i monumenti e le rovine diventano vivi con il trascorrere del tempo. Le mura antiche diventano più sonore ogni anno che passa, come fossero vecchi violini.”

Doccione dell’Athenaion (Museo Archeologico Regionale “P. Orsi”, Siracusa). Waterspout of the Athenaion (Museo Archeologico Regionale “P. Orsi”, Siracusa).

Joseph Roth, Le città bianche.

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1. S. Maria dei Greci ad Agrigento (rielaborazione Russo M. T.). St. Mary of the Greeks in Agrigento (editing by Russo M. T.).

Christian Adaptation of Buildings from Classical Antiquity: Conversion of Temples into ChurchesThe passing of time leads to changes which, whether they look to the future or attempt to cling to the past, result in distortion of the course of events that influ-ence the actions of men and the architecture that surrounds them. Buildings are the traces left behind by men; on them, an imprint is left of men’s actions and wishes. This study relates to certain buildings of religious worship which became precursory containers testifying to the passage from one religion to another; namely from poly-theistic pagan worship to the monotheistic Christian faith.Buildings that underwent religious conversion included dwellings, villas, abbeys, public basilicas, bath houses, theatres, barracks, fortresses, libraries and ancient bridges. It is highly probable that classical temples were the last in this series of transformations since they spanned a long period of time between the end of an-cient worship and the beginning of Christianity. In Milan, in 313 AD, Emperor Constantine issued the Edict of tolerance, which marked an important turning point in the history of Christianity and the Roman Empire. Constantine’s Edict ordered governors to give Christians real freedom of

Riutilizzazione cristiana di edifici dell’antichità classica: conver-sione dei templi in chiese cristiane

Il susseguirsi della storia porta a cambiamenti, che, siano mirati verso il futuro o tentino il ritorno verso il passato, determinano uno stra-volgimento del corso degli eventi che si ripercuotono sull’operato dell’uomo e sulle architetture che lo accolgono. Gli edifici sono l’in-dizio del passaggio dell’uomo: in essi viene lasciata l’impronta del suo operato e delle sue volontà. Nel caso di questa ricerca sono stati interessati alcuni edifici di culto religioso che divennero contenitori precursori e testimoni del passaggio tra due religioni, dal culto poli-teistico pagano a quello monoteistico cristiano.Gli edifici vessillo della conversione religiosa furono domus, ville, ab-bazie, basiliche pubbliche e private, edifici termali, edifici teatrali, ca-serme, fortezze, biblioteche e ponti antichi, i templi classici furono gli ultimi nella serie delle trasformazioni con molta probabilità perché intercorse un lungo periodo di tempo fra la fine dell’antico culto e l’origine di quello cristiano. Nel 313 d.C., l’Imperatore Costantino a Milano emanò l’Editto di tol-leranza, che segnò una svolta memorabile nella storia del cristianesi-mo e dell’Impero. L’Editto di Costantino ordinava ai governatori di as-sicurare concretamente ai cristiani la libertà di religione e di restituire

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62 II. Stratification

loro i beni confiscati. Nel 380 d.C. con l’Editto di Tessalonica, emanato dall’imperatore Te-odosio I, il cristianesimo diventò l’unica religione consentita entro i confini dell’Impero e i cristiani furono autorizzati ad edificare sopra strutture pagane.Le diverse soluzioni architettoniche, impiegate nel corso dei secoli per la conversione dell’uso, dimostrano vastità di adattamento e di inventiva che investirono gli edifici che ne divennero emblema; un esempio particolare può essere il Pantheon: “nel 399, in seguito all’edit-to di Onorio, fu chiuso al culto e così rimase fino al 608, quando, salvatosi dalle incursioni barbariche per la sua stessa mole, venne donato dall’im-peratore bizantino Foca al papa Bonifacio IV che lo dedicò il 13 maggio del 609 alla Vergine e a tutti i santi, deponendovi le ossa di un gran nu-mero di martiri raccolte nelle Catacombe, donde il nome della chiesa di S. Maria ad Martyres.”1

Tra gli esempi di intervento su manufatti architettonici classici posso-no essere fatte delle distinzioni per tipologia d’intervento; un esem-pio, che ha avuto larga diffusione, ha interessato le strutture murarie della cella. In esse sono stati ricavati degli archi in maniera da mettere in comunicazione lo spazio unico della cella con il resto della chie-sa, ottenendo uno spazio suddiviso in navate. Lo spazio della cella è stato quello più duttile all’uso; ha assunto almeno tre variazioni di

worship and return their confiscated goods to them. In 380 AD, Emperor Theodosius issued the Edict of Thessalonica making Christianity the only religion permitted within the confines of the Roman Empire and authoris-ing Christians to build on top of pagan structures.The various architectural solutions used over the centuries to convert buildings to their new use demonstrate incredible adaptability and inventiveness, something these buildings came to symbolise. A prime example is the Pantheon in Rome. In-deed, “in 399, following the edict of Honorius, it was closed to religious worship and so it remained until 608, when, having survived the Barbarian invasions thanks its massive structure, it was donated by Byzantine Emperor Phocas to Pope Boniface IV. The Pope dedicated it to the Virgin and all the saints on 13th May 609 and moved the bones of a large number of martyrs previously housed in the Catacombs to it, hence the name of the church of St Mary of the Martyrs”1.Distinctions can be made between the different types of changes made to classi-cal buildings. One particularly widespread example of such changes related to cella wall structures, in which arches were cut in such a way as to join the cella space with the rest of the church and achieve a space subdivided into naves. The cella was

2. Tempio di Cecere a Thuburdo Maius, Tunisia (J. Vaes). Temple of Ceres in Thuburbo Majus, Tunisia (J. Vaes).

3. Tempio della Concordia ad Agrigento (J. Vaes). Temple of Concordia in Agrigento (J. Vaes).

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63II. Stratificazioni

4. Tempio di Athena a Siracusa e successive trasformazioni (rielaborazione dei disegni concessi da J. P. Adam). Temple of Athena in Syracuse and subsequent transformations (rev. of the drawing by J. P. Adam).

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40. La colonna d’angolo. The corner column.

39. Stralcio di planimetria prima della liberazione della colonna d’angolo dalle cortine murarie (Rao G.). Extract from the plan before the corner column was freed from its enclosing walls (Rao G.).

riportate alla materia originale, il calcare siracusano.Alcune colonne della navata a sud sono state scarnificate dagli stuc-chi fino a far rivivere, nella piena dimensione, i capitelli dorici. Furono asportati gli altari che invadevano le navate minori.Sul prospetto esterno, allo spigolo nord-est del Duomo, sono stati eseguiti dei sondaggi esplorativi che hanno rivelato la colonna d’an-golo, l’unica interamente visibile all’esterno, fig. 40.

of the beautiful Doric city, stretched out on the ancient Greek shore; a sigh from Athens”38.The restoration work was intended to give the Cathedral an austere appearance through the structures of the Greek temple.Midway up the wall of the central nave, there had been a jutting cornice which ran around the entire circumference of the nave. Its demolition restored to view the perceptive unitary nature of the building (fig. 33), bringing to the surface the ashlars of the naos, the arches and the Byzantine pillars.The two columns of the opisthodomos (fig. 8), which had been stuccoed, were re-stored to their original Syracuse limestone.Some of the columns of the south nave were stripped of the stuccowork so that the Doric capitals could be seen in their entirety. The altars that had invaded the smaller naves were removed.On the external elevation, at the north-east corner of the Cathedral, exploratory probing was carried out which revealed the corner column, the only one entirely visible externally (fig. 40).

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83II. Stratificazioni

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41. Sovrapposizione del prospetto settentrionale della Cattedrale con il prospetto dell’Athenaion. Superimposition of the Cathedral’s north elevation with the Athenaion’s north elevation.

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Il rilievo

The survey

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“...quando nuove tecnologie possono permettere nuovi metodi per tradurre la vita reale di un edificio nella sua rappresentazione che ne permetta di riconoscere in tutta la loro complessità tutte le mancanze, le eccezioni, le permanenze, le sovrapposizioni, le irregolarità, i fuori piombo, le variazioni di curvatura, gli spanciamenti, gli avvallamenti, i cedimenti, gli innalzamenti che sono la testimonianza del tempo e di quelle forme mai disegnate, ma semplicemente scolpite, che ne hanno arricchito la forma oltre lo schema originario”.

M. Gaiani, Traduzioni dal reale al virtuale in architettura.

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119IV. Il rilievo

The Topographic SurveyThe methodology adopted when carrying out the topographic survey may be con-sidered the essential basis for the photogrammetric survey. During the preliminary stages of the topographic survey, the operator identifies a tri-orthogonal system of axes to which the coordinates of the points measured by the individual stations will refer.In order to plan the survey procedures, various inspections were indispensable for assessment of the most appropriate positioning for the survey stations. The topo-graphic map (fig. 1), with compensation for the average quadratic error, is made up of vertices materialised using topographic nails. The survey procedures carried out required tracing of a general topographic grid overlay made up of a limited number of high-precision vertices comprising the “station” for measurement of the detailed points. In order to survey the elevation of the Cathedral on the Via Minerva side, a topo-graphic grid was opted for which covered the surface to be surveyed and beyond. Topographic nails were affixed to the pavement opposite, since the street was in use by vehicles and closure of the road was not possible. The station points used for

1. Schema dei punti di stazione (Rielaborazione dei disegni concessi da J. P. Adam.. Diagram of the station points (editing by J. P. Adam).

Il Rilievo Topografico

La metodologia con la quale si esegue un rilievo topografico può essere considerata la premessa indispensabile alla base per il rilievo fotogrammetrico. L’operatore individua nelle fasi preliminari del rilievo topografico una terna triortogonale di assi alle quali verranno riferite le coordinate dei punti misurati dalle singole stazioni.Per stabilire il progetto delle operazioni di rilievo sono stati indispensabili diversi sopralluoghi per valutare la migliore col-locazione delle stazioni di ripresa. La rete topografica, fig. 1, sottoposta alla compensazione degli scarti quadratici medi, è costituita da vertici, materializzati mediante chiodi topografici. Le operazioni di rilievo eseguite hanno richiesto il tracciamento della rete topografica generale di inquadramento, costituita da un numero limitato di vertici accertati con elevata precisione, dai quali fare ‘stazione’ per misurare i punti di dettaglio.Per rilevare il prospetto del Duomo sul lato della via Minerva si è optato per una rete topografica che coprisse, in esubero, la superficie da rilevare. Sono stati fissati dei chiodi topografici sul marciapiede prospiciente in quanto risultando la strada car-rabile è stato impossibile imporre il divieto di transito. I punti

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132 IV. The survey

14 (in alto). Vista del prospetto del Duomo sulla via Minerva (dati forniti dalla ditta Geogrà). View of the Via Minerva elevation of the Cathedral (information provided by Geogrà.15 e 16. Viste prospettiche prodotte dal laser scanner. Perspective views created by the laser scanner.

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139IV. Il rilievo

tematiche dove possono essere visualizzati i processi di strati-ficazione sull’ organismo architettonico; è come se si attuasse un processo archeologico quindi di scavo, rilievo e rappresen-tazione di ogni cambio significativo della materia. Nel caso di questa ricerca, lo scavo archeologico viene effettuato sui segni del disegno del rilievo, per cercare di interpretare e testimonia-re una stratificazione lunga 2500 anni.

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29. Ridisegno del prospetto dall’ortofoto. Reworking of the elevation from the orthophoto.

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